Ai REFERENDUM del 12-13 Giugno 2011 HO VOTATO SI alla Abrogazione : NUCLEARE, ACQUA 1, ACQUA 2, LEGITTIMO IMPEDIMENTO

No alla chiusura dell'ILVA Taranto,lo stabilimento è Ricchezza,finchè Vive possiamo disinquinare,altrimenti muore la Citta!. Pdf Ascolta http://consulenteambientale.eu

S. Messa Quotidiana Registrata a Cristo Re Martina F. Mese di Luglio 2011 Pubblicata anche su YOUTUBE http://www.youtube.com/user/dalessandrogiacomo Vedi e Ascolta cliccando sul giorno Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gi07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gi14. Ve15. Sa16. Do17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Me27. Gi28. Ve29. Sa30. Do31. Giugno 2011 Me01. Gi02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Do12. Lu13. Ma14. Me15. Gv16. Ve17. Sa18. Do19. Lu20. Ma21. Me22. Gv23. Ve24. Sa25. Do26. Lu27. Ma28. Me29. Gv30. Maggio 2011 Do01. Lu02. Ma03. Me04. Gv05. Ve06. Sa07. Do08. Lu09. Ma10. Me11. Gv12. Ve13. Sa14. Do15. Lu16. Ma17. Me18. Gv19. Ve20. Sa21. Do22. Lu23. Ma24. Me25. Gv26. Ve27. Sa28. Do29. Lu30. Ma31. Aprile 2011 Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gi07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gi14. Ve15. Sa16. Do17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Do27. Lu28. Ma29. Me30. Marzo 2011 Ma01. Me02. Gv03. Ve04. Sa05. Do06. Lu07. Ma08. Me09. Gv10. Ve11. Sa12. Do13. Lu14. Ma15. Me16. Gv17. Ve18. Sa19. Do20. Lu21. Ma22. Me23. Gv24. Ve25. Sa26. Do27. Lu28. Ma29. Me30. Gi31. Febbraio 2011 .Ma01. .Me02. .Gi03. .Ve04. .Sa05. .Do06. .Lu07. .Ma08. .Me09. .Gi10. .Ve11. .Sa12. .Do13. .Lu14. .Ma15. .Me16. .Gi17. .Ve18. .Sa19. .DO20. .Lu21. .Ma22. .Me23. .Gi24. .Ve25. .Sa26. .Do27. .Lu28. Gennaio 2011 Sa01. Do02. Lu03. Ma04. Me05. Gv06. Ve07. Sa08. Do09. Lu10. Ma11. Me12. Gv13. Ve14. Sa15. Do16. Lu17. Ma18. Me19. Gi20. Ve21. Sa22. Do23. Lu24. Ma25. Me26. Gi27. Ve28. Sa29. Do30. Lu31. Dicembre 2010 Me 01. Gv02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Do12. Lu13. Ma14. Me15. Gv16. Ve17. Sa18. Do19. Lu20. Ma21. Me22. Gv23. Ve24. Sa25. Do26. Lu27. Ma28. Me29. Gv30. Ve31. Novembre 2010 Lu 01. Ma02. Me03. Gv04. Ve05. Sa06. Do07. Lu08. Ma09. Me10. Gv11. Ve12. Sa13. Do14. Lu15. Ma16. Me17. Gv18. Ve19. Sa20. Do21. Lu22. Ma23. Me24. Gv25. Ve26. Sa27. Do28. Lu29. Ma30. Ottobre 2010 Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gv07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gv14. Ve15. Sa16. DO17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Me27. Gv28. Ve29. Sa30. Do31. Settembre 2010 Me 01. Gi02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Il Sito Ufficiale della Parrocchia Cristo Re Martina F. è http://www.parrocchie.it/martinafranca/cristore.it Il Canale YOUTUBE di CRISTO RE è http://www.youtube.com/results?search_query=cristoremartina&aq=f Vedi La PASSIONE http://www.youtube.com/watch?v=sjt8rPDLYlY

17 Marzo Festa Nazionale 150° UNITA' d'ITALIA. 2764 Anni dalla FONDAZIONE di ROMA AUGURI ITALIANI - L'INNO di MAMELI

APPELLO PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI VEDI IL VIDEO dell'APPELLO Video Viaggio in Terra Santa clicca qui sopra: Sulle Strade del VANGELO

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E-mail: studiotecnicodalessandro@virgilio.it Siti Internet:

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10a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file clicca sopra

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ROMA FONT. di TREVI

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MATERA SASSI

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MARTINA

S. MARTINO

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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-10-21 ad oggi 2011-07-27 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

ECOLOGIA, INQUINAMENTO, RIFIUTI

GIAPPONE TERREMOTO E TZUNAMI

OLTRE 20.000 VITTIME PER LO TZUNAMI, 3 ESPLOSIONI ALLE CENTRALI NUCLEARI

2011-01-28 INQUINAMENTO Polveri sottili, livelli record fuorilegge quasi 50 città

ROMA - Lo scorso anno 48 capoluoghi di provincia hanno superato il limite giornaliero di polveri sottili nell'aria per più dei 35 giorni consentiti dalla legge. La situazione più grave è quella registrata dalle centraline di monitoraggio a Torino e Frosinone con 134 e 108 sforamenti. A seguire Asti (98), Lucca (97), Ancona (96) e Napoli (35). Sono questi i dati salienti del dossier "Mal'aria di città 2011" presentato da Legambiente alla vigilia dello stop alle auto a Milano 1 e Torino 2.

Al di là dei livelli eccezionali registrati in alcuni capoluoghi, a destare particolare allarme è la situazione complessiva della Pianura Padana, dove sono concentrati 30 dei 48 capoluoghi fuorilegge. La principale fonte d'inquinamento urbano deriva dai trasporti, responsabili, secondo il dossier, del 50% delle polveri sottili a Roma e dell'84% degli ossidi di azoto a Napoli. I trasporti su strada emettono annualmente circa il 34,7% del Pm10, il 55,5% del benzene, il 51,7% degli ossidi di azoto, il 43,1% del monossido di carbonio.

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Appello su YouTube : Raccolta Differenziata Rifiuti http://www.youtube.com/watch?v=4RXdpl0hTHg

DIFFERENZIAMO NOI,

Appello a : STUDENTI,

PRESIDENZA REPUBBLICA , PARLAMENTO, REGIONI, MAGISTRATURA, GOVERNO,

RAI, TELEVISIONE, RADIO, GIORNALI, STAMPA,

FORZE SOCIALI, SINDACATI, LAVORATORI, PENSIONATI, CITTADINI, VOLONTARIATO,

CHIESA CATTOLICA, ORDINI RELIGIOSI CATTOLICI e di altre RELIGIONI,

ISTITUZIONI PER LA COSTITUZIONE, FORZE SANE DEI PARTITI DEMOCRATICI,

FORZE dell'ORDINE, FORZE ARMATE, INTENDENZA di FINANZA

SUPERMERCATI, COMMERCIANTI, IMPRESE, ARTIGIANI, LIBERO PROFESSIONISTI, MEDICI, AVVOCATI,

DIFFERENZIAMO VOLONTARIAMENTE I RIFIUTI,

DIFFERENZIAMOCI

DA MAFIA, CATTIVA POLITICA, TANGENTI, COLLUSIONI, CONCUSSIONI,

CHIEDIAMO AL GOVERNO un DL con attuazione IMMEDIATA VALIDO PER TUTTA ITALIA,

LEGGI A PROMULGAZIONE IMMEDIA REGIONALI, REGOLAMENTI PROVINCIALI E COMUNALI

Clicca qui sopra per leggere amnche " EMERGENZA RIFIUTI NAPOLI, FALO'…"

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto,

pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio.

Per conoscer le mie idee Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF

Il mio commento sull'argomento di Oggi è :

DIFFERENZIAMO NOI,

Appello a:

STUDENTI,

PRESIDENZA REPUBBLICA, PARLAMENTO, REGIONI MAGISTRATURA, GOVERNO,

RAI, TELEVISIONE, RADIO, GIORNALI, STAMPA,

FORZE SOCIALI, SINDACATI, LAVORATORI, PENSIONATI, CITTADINI, VOLONTARIATO, CHIESA CATTOLICA ed altre RELIGIONI,

ISTITUZIONI PER LA COSTITUZIONE, FORZE SANE DEI PARTITI DEMOCRATICI,

FORZE dell'ORDINE, FORZE ARMATE, INTENDENZA di FINANZA

SUPERMERCATI, COMMERCIANTI, IMPRESE, ARTIGIANI, LIBERO PROFESSIONISTI, MEDICI, AVVOCATI,

DIFFERENZIAMO VOLONTARIAMENTE I RIFIUTI,

DIFFERENZIAMOCI

DA MAFIA, CATTIVA POLITICA, TANGENTI, COLLUSIONI, CONCUSSIONI,

CHIEDIAMO AL GOVERNO un DL con attuazione IMMEDIATA VALIDO PER TUTTA ITALIA,

LEGGI A PROMULGAZIONE IMMEDIA REGIONALI, REGOLAMENTI PROVINCIALI E COMUNALI

Questo è un APPELLO rivolto a tutte le Istituzioni, Cittadini, Forze Sociali, a partire dai GIOVANI STUDENTI (che possono fare tantissimo per tutti noi, aiutandoci a dialogare con le Famiglie, perché si apra un serio dibattito per il loro futuro), perché tutti insieme

proclamiamo da Domenica 9 Gennaio 2011, per tutta l' ITALIA UNITA , un'Azione Unitaria Nazionale per la

Raccolta Differenziata dei RIFIUTI,

senza spendere neanche una lira in piu' rispetto ad oggi, rispetto a quanti, eventualmente interessati al Businnes dei Rifiuti, paventano costi esorbitanti per la Raccolta Differenziata.

Noi invece asseriamo che, con l'aiuto cosciente dei cittadini, otterremo risparmi e non aumenti, che saranno resi dall'attuazione del riciclaggio da parte dei Cittadini Italiani.

I Fondi recuperati saranno da destinare alla Scuola, Ricerca, Innovazione, Ambiente, Energie Rinnovabili..

Sapete quale è l'Uovo di Colombo della Raccolta Differenziata dei Rifiuti?

Un Decreto Legge Nazionale sull'Attuazione del Riciclaggio Rifiuti, ed in assenza del DL Governativo Leggi Regionali, Regolamenti Locali, con sui si impone il Deposito e la Raccolta Differenziata dei Rifiuti (da parte dei Cittadini dovunque ancora non esiste) a secondo delle categorie, selezionati per giorni della Settimana, utilizzando i medesimi contenitori attuali, eventualmente utilizzando quelli con coperchi funzionanti per la raccolta di carta, cartone, il tutto da svolgere nella seguente modalità:

I mezzi di raccolta scaricheranno direttamente eventualmente in siti diversificati, o in luoghi diversi selezionati comunque per cumuli omogenie, a seconda del materiale raccolto.

Fra l'altro, considerando che gli imballaggi rappresentano oltre il 70% dei rifiuti in volume, è concretamente pensabile che l'Umido, rappresentando circa il 20% dei rifiuti, sarà di più facile smaltimento nei medesimi luoghi di origine (richiedendo meno spazio, ovvero 20% rispetto al 100% della raccolta indifferenziata) perché ad ognuno spetta smaltire quello da lui stesso prodotto.

Sarà quindi possibile raccogliere l'Umido in discariche ben definite e protette per evitare dispersione di percolato ed emissioni nauseabonde, in attesa che si possa procedere, con la realizzazione di Strutture di Compostaggio e simili, nella trasformazione in Fertilizzante o BioCombustibile.

Gli altri rifiuti potranno essere smaltiti in maniera più agevole presso altre discariche diversificate in attesa di riciclo o recupero energetico, con ritorni economici notevoli.

In questo questo modo si possono raccogliere anche i rifiuti differenziati a Napoli, a costo zero.

Quelli non umidi selezionati per tipologia, possono essere accettati da altre discariche soccorritrici di quelle del Napoletano, senza che i relativi abitanti abbiano ripercussioni negative per liquami e odori neusabondi.

I notevoli ritorni economici dovranno essere ridistribuiti, sotto il diretto controllo di rappresentanti eletti dai cittadini, per :

  • Aiuti agli Studenti (Borse di Studio)
  • Scuola (Tempo Pieno a costo pressochè zero utilizzando Esperti con Back-Ground ultratrentennale in Mobilità o Cassa Integrazione, risparmiando sui costi della Formazione Esterna 10 Euro anziché 100 della Formazione Esterna)
  • Finanziamenti ad Università, Enti di Ricerca
  • Aiuti da distribuire nelle medesime località e territori da cui provengono i rifiuti riciclati, in proporzione alla quantità, qualità e bontà della Raccolta Differenziata.

Si attui immediatamente un DL che decreti nel merito di quanto sopra, e disponga multe salate per i cittadini che non collaborano (10 Euro per la prima infrazione registrata, 20 Euro la seconda, 40, 80, 160… a seguire sempre raddoppiando le successive infrazioni.

Per le aziende, commercianti ecc. gli importi partiranno da 500 Euro con raddoppi successivi. Il monitoraggio ed il rilievo delle infrazioni dovranno essere accertate da tutte le istituzioni, Vigili, Forze dell'Ordine, ecc.

Si dia in'oltre autorizzazione alla prosecuzione della diffusione dei Sacchetti tradizionali, che già di per sé sono nello spirito del riciclo essendo utilizzati per il contenimento dei rifiuti delle famiglie, da utilizzare per la Raccolta Differenziata.

I sacchetti autorizzati dovranno essere idonei per consentire di smaltire correttamente in maniera differenziata :

  • Di colore diverso per Differenziare i Rifiuti da raccogliere
  • Con iscrizioni per Informare ed Educare i Cittadini, con indicazioni specifiche sopra ciascun sacchetto di colore diverso, riportante le indicazioni dei giorni di deposito dalla sera precedente a quello della Mattina del Prelievo, della tipologia di prodotti da inserire,

In questo modo si aiuterà la raccolta differenziata, senza imporre ai cittadini costi aggiuntivi per l'acquisto di sacchetti specifici per la differenziata che hanno costi superiori 30-50% in più, quelli riciclabili sono fra l'altro di qualità pessima, capaci di rompersi e spandere facilmente la spesa, oltre che i rifiuti, e forse sono ancora più dannosi degli altri non biodegradabili, perchè disperdendosi anonimamente dovunque inquinano il terreno per i colori e sostanze usate nella preparazione.

Inoltre è insulso parlare solo dei sacchetti quando il relativo volume della plastica è molto meno rilevante risapetto a quella di tutti gli altri imballaggi, bottiglie, cassette, contenitori, ecc..

Tutta la Stampa, l'informazione RadioTelevisiva deve giornalmente annunciare deontologicamente e gratuitamente la tipologia di rifiuti da smaltire ciascun giorno della settimana, in maniera molto più seria e realistica nello stesso modo se non al posto dell'enunciazione quotidiana di oroscopi fasulli.

Così facendo si da un idoneo servizio di corretta informazione, valida per funzione, prevenzione, benefici, e quanto altro c'è di positivo nel riuscire a far attuare da parte di tutti la Raccolta Differenziata ed il relativo Riciclo dei Rifiuti.

Tutti i Cittadini onesti terranno conto e risponderanno positivamente con indici di ascolto delle TV e Radio, di lettura dei Giornli, di Valenza e correttezza dei Politici, comportamento di Enti ed Istituzioni, di quanti si adopreranno Gratuitamente ed Onestamente per dare una Svolta di Democrazia, Cultura, Capacità, Solidarietà, Sapienza per la risuluzione di questo problema:

FACCIAMO VEDERE A TUTTO IL MONDO DI COSA SIAMPO CAPACI NOI CHE

SIAMO ITALIANI

oltre che

CITTADINI d'EUROPA

e

GIA' OGGI VOGLIAMO COSTRUIRE INSIEME

a

Studenti, Giovani, Lavoratori, Imprenditori, Pensionati, Padri e Figli, Politici e Partiti Onesti, Associazioni Religiose e Laiche,

il

MONDO del FUTURO.

A partire da domani sarà disponibile il ns. Sito Internet, in fase di elaborazione,

http://www.consulenteambientale.eu

al quale quanti vorranno potranno dare il loro contributo di idee ed iniziative per il

BENE di TUTTI.

Martina F. 4 Gennaio 2011

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

studiotecnicodalessandro@virgilio.it

Questo Messaggio, oltre che essere inviato alle istituzioni ed organizzazioni sopra indicate in indirizzo, è pubblicato in Internet su YOUTUBE all'indirizzo

http://www.youtube.com/watch?v=4RXdpl0hTHg

ed inoltre su:

http://www.cristo-re.eu

http://www.engineering-online.eu

 

GIAPPONE TERREMOTO E TZUNAMI

OLTRE 10.000 VITTIME PER LO TZUNAMI,

3 ESPLOSIONI ALLE CENTRALI NUCLEARI

CORRIERE della SERA

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http://www.corriere.it

2011-03-13

 

 

CORRIERE della SERA

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2011-03-13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2011-03-13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2011-03-13

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2011-03-13

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2011-03-13

 

 

il SOLE 24 ORE

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2011-03-13

 

 

 

dal Sito del CORRIERE della SERA

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2011-01-07

LIVELLI MASSIMI - Di seguito i livelli massimi di diossina e diossine simili ai Pcb ammessi dall'Unione Europea nei prodotti alimentari destinati all'uomo (la quantità è espressa in picogrammi per grammo di grasso):

- carni bovine e ovine: da 3,0 a 4,5

- pollame: da 2,0 a 4,0

- carni suine: da 1,0 a 1,5

- fegato: da 6,0 a 12,0

- latte crudo, burro e prodotti caseari: da 3,0 a 6,0

- uova: da 3,0 a 6,0

- nel pesce i livelli sono compresi fra 4,0 e 8,0 pg/g di peso fresco. (Fonte: Ansa)

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-10-17 ad oggi 2011-07-25

AVVENIRE

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http://www.avvenire.it

2011-07-27

 

 

 

 

 

2011-07-20

20 luglio 2011

TENSIONI NELLA MAGGIORANZA

Decreto rifiuti, Governo

battuto alla Camera

La Camera ha dato il via libera al rinvio del decreto legge sui rifiuti in commissione. In precedenza, con i voti della sola opposizione era passata una parte di una mozione dell'Idv, su cui il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo si è astenuta contrariamente ai deputati di maggioranza e tutti i ministri. Prestigiacomo si è poi astenuta mentre tutti i membri del governo in aula votavano no. Il testo dell'Idv, su cui comunque il ministro aveva espresso parere favorevole, è passato con 287 no, 296 sì e sei astenuti. Dai banchi di opposizione si è ripetutamente urlato: "Dimissioni, dimissioni".

Alla fine il governo è risultato battuto per 296 voti a favore e 287 contrari (sei astenuti) e la mozione dell'Idv è passata. La scena si è ripetuta sulle altre mozioni: anche quando il ministro Prestigiacomo ha reso parere favorevole, maggioranza e membri del governo hanno votato contro. Il Pdl ha ritirato lapropria mozione. In aula è un continuo di conciliaboli tra membri di maggioranza e membri del governo.

 

 

 

 

 

 

2011-07-04

Stangata su banche e titoli

Interni

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4 luglio 2011

LE MISURE DEL GOVERNO

Manovra, stretta sulle pensioni

Stangata su banche e titoli

Il testo definitivo del decreto Manovra è stato trasmesso al Quirinale intorno alle 12.30. Il provvedimento è composto da 39 articoli e due allegati: il primo articolo riguarda gli stipendi dei politici e l'ultimo il riordino dei giudici tributari. Confermate tutte le misure anticipate nei giorni scorsi, nonostante le polemiche nella maggioranza.

Nel testo torna il taglio del 30% di "tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni" presenti in bolletta relativi alle energie rinnovabili. "Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - dice l'articolo 35 - a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010". L'entità degli incentivi, dei benefici e delle agevolazioni sarà rideterminata dal ministero dello Sviluppo su proposta dell'Autorità per l'energia entro 90 giorni.

La manovra toglie risorse alla politica: previsto un ulteriore taglio del 10% al finanziamento dei partiti "cumulando così una riduzione complessiva del 30%". Ridimensionati anche gli "aerei blu", previsti solo per le prime cinque cariche dello Stato.

Confermato per il biennio 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps. Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%". Confermato al 2014 l'avvio della misura che aggancia l'età pensionabile alla speranza di vita. La norma precedente faceva cominciare questo processo dal 2015.

A partire dal 2011 torna il superbollo: "per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt, da versare alle entrate del bilancio dello Stato".

Stangata Irap per banche e assicurazioni. Per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie l'Irap sale al 4,65% mentre per le assicurazioni passa al 5,90%. Salasso anche per i depositi di titoli: il bollo che si applica alle comunicazioni relative al deposito di titoli può salire infatti fino a 380 euro se ha un ammontare complessivo a cinquantamila euro ed è gestito da una banca. L'importo varierà infatti in base al valore del "conto": dai 120 euro annuali per le comunicazioni di intermediari finanziari ai 150 per i conti inferiori ai 50 mila euro relativi a comunicazioni di depositi titoli presso banche, fino ai 380 euro annuali se si supera questa soglia.

Fa discutere l'inserimento di una norma che potrebbe sospendere l'esecutività del mega risarcimento di 750 milioni di euro a carico della Fininvest e a favore della Cir di Carlo De Benedetti, se fosse confermato in appello dai giudici di Milano il verdetto di primo grado sul Lodo Mondadori.

Si tratta di una modifica a due articoli del codice di procedura civile che obbliga il giudice, a differenza di quanto accadeva sinora, a sospendere l'esecutività della condanna nel caso di risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) dietro il pagamento di "idonea cauzione", in attesa che si pronunci in via definitiva la Cassazione.

LA PUNTUALIZZAZIONE DEL COLLE

In mattinata la stessa presidenza della Repubblica aveva precisato di non aver ancora ricevuto il testo, prendendo le distanze dai mezzi di informazione che l'hanno descritta come già al vaglio del capo dello Stato. "Poiché molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvata dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della presidenza della Repubblica già da venerdì, si precisa che a tutt'oggi la Presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge".

La puntualizzazione, per quanto affidata ad un comunicato asettico, è apparsa irrituale e ha dato lo spunto alle opposizioni per un nuovo attacco all'esecutivo. Secondo il Pd, per bocca del senatore Francesco Ferrante, "la nota del Quirinale conferma il fatto che sulla manovra il governo alle prese con un work in progress".

 

 

4 luglio 2011

EMERGENZA

Rifiuti, 14 Regioni e Trento:

"A Napoli emergenza nazionale"

"È un'emergenza nazionale, le istituzioni devono essere chiamate a fare la loro parte" sui rifiuti di Napoli: "Si è determinata una situazione di stallo da cui bisogna uscire al più presto, per evitare rischi alla salute dei cittadini e ulteriori danni all'immagine del Paese". Così un comunicato congiunto sottoscritto dal presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai e da 14 presidenti di Regione: Claudio Burlando (Liguria), Vito De Filippo (Basilicata), Vasco Errani (Emilia-Romagna), Roberto Formigoni (Lombardia), Michele Iorio (Molise), Raffaele Lombardo (Sicilia), Catiuscia Marini (Umbria), Renata Polverini (Lazio), Augusto Rollandin (Valle d'Aosta), Enrico Rossi (Toscana), Gian Mario Spacca (Marche), Giuseppe Scopelliti (Calabria), Renzo Tondo (Friuli Venezia Giulia), Nichi Vendola (Puglia).

"Le diverse istituzioni della Repubblica devono essere chiamate a fare la loro parte", si legge nel comunicato, diffuso a Bologna, dove lavora il presidente della Conferenza delle Regioni, Errani: "A tal fine riteniamo che sia indispensabile agire su due fronti. Da un lato occorre aprire subito nuove discariche in Campania. Dall'altro il Governo deve innanzitutto dire se ritiene sia giusto e necessario che tutte le Regioni intervengano per affrontare questa emergenza nazionale e, di conseguenza, se per questo obiettivo intenda impegnarsi".

"In questo quadro di chiarezza e di responsabilità - concludono i presidenti -, individuate e decisa la realizzazione di nuove discariche e impianti in Campania e confermato l'impegno del governo, le nostre Regioni sono pronte a dare il loro contributo assicurandosi, come è ovvio, tutte le necessarie garanzie per la salute dei cittadini e le sicurezze ambientali sulla qualità e caratteristiche dei rifiuti".

Questo comunicato congiunto è di fatto la risposta alle voci che si sono rincorse per tutta la giornata e che davano l'Umbria e l'Emilia-Romagna contrarie all'accoglienza dei rifiuti partenopei. Voci che, soprattutto a Bologna, stridevano particolarmente: neanche una settimana fa era stata approvata a larga maggioranza in aula una risoluzione regionale (Udc e "grillini" con la maggioranza di centrosinistra, contrari Pdl e Lega nord) per offrire lo smaltimento in Emilia-Romagna di quantitativi "da concordare", nell'ambito di una "soluzione del problema che coinvolga tutte le Regioni italiane secondo possibilità, in uno spirito di collaborazione e cooperazione nazionale".

 

 

 

 

 

 

 

2011-07-02

2 luglio 2011

EMERGENZA A NAPOLI

Rifiuti, primo ok dalle Regioni:

20 mila tonnellate in Liguria

Primo via libera per il trasferimento dei rifiuti campani. A dare l'ok è stata la regione Liguria. Ora "si attende il nulla osta da altre 7 Regioni". Lo ha annunciato il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, riferendo che "un primo nulla osta per il trasferimento di circa 20 mila tonnellate di rifiuti campani al di fuori della regione è giunto stamattina dalla Liguria".

"Da altre 7 regioni - sottolinea Prestigiacomo - si attende un analogo nulla osta per avviare i trasferimenti in altri 16 impianti fuori dalla Campania, in base alle intese che sono state già raggiunte a livello di enti locali preposti allo smaltimento dei rifiuti". "Cominciano quindi ad arrivare - osserva Prestigiacomo - le prime risposte positive del lavoro avviato dalla Campania e dal ministero dell'Ambiente subito dopo l'emanazione del decreto governativo, che non rappresenta, da solo, come si è sempre detto, la soluzione per il problema, ma consente di superare la criticità attuale".

Il nodo da sciogliere, secondo la responsabile dell'Ambiente, resta l'attivazione di un corretto ciclo dei rifiuti "per il quale esistono risorse adeguate e sono stati conferiti poteri commissariali appropriati per velocizzare le procedure e per la individuazione delle discariche da attivare nella more dell'avvio degli impianti".

 

 

 

 

 

 

2011-06-24

24 giugno 2011

EMERGENZA INFINITA

Rifiuti a Napoli, il governo

muove i primi passi

"Sì, certamente. Affronteremo il problema che è già sul tavolo da diversi giorni cercando le soluzioni più appropriate". Lo afferma il premier Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa al termine del Consiglio Ue, rispondendo a chi gli chiede se al prossimo Consiglio dei ministri sarà discusso anche un decreto per l'emergenza rifiuti a Napoli.

Metteremo insieme "delle norme per consentire che ci sia un flusso extra-regionale dei rifiuti". Così il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, offre - al termine di una riunione con il sindaco di Napoli Luigi De Magistris - un dettaglio di come sarà costruito il provvedimento che permetterà di liberare Napoli dai rifiuti e dai cumuli per strada. "Si tratta - spiega il ministro - di un provvedimento temporaneo e straordinario solo per la Campania e per liberare Napoli dai rifiuti". "Il governo ha allo studio un provvedimento straordinario per agevolare il trasferimento dei rifiuti napoletani", ha annunciato il ministro dell'Ambiente. La Prestigiacomo ha "assicurato che si adopererà affinché al più presto da parte della Regione vengano ripartiti i 150 milioni di euro che sono stati assegnati alla Campania", e pertanto "in quota parte anche a Napoli per impianti intermedi e per la raccolta differenziata".

Questo quanto emerge dalla riunione tra il ministro Prestigiacomo e il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Con questo tipo di impegno si tenta così di affrontare "la problematica dei fondi per promuovere la raccolta differenziata nel Comune di Napoli". Ritenuto sia dal ministro che dal neosindaco partenopeo "un elemento essenziale e decisivo per un corretto ciclo dei rifiuti e per ridurre le quantità da smaltire".

Sull'emergenza rifiuti a Napoli è intervenuto ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In una dichiarazione a Il Mattino, ha sottolineato che è "assolutamente indispensabile e urgente un intervento per l'aggravarsi della acuta e allarmante emergenza".

Per il sindaco De Magistris "c'è un rischio concreto per la salute dei cittadini", ma per il ministro della Salute Fazio "è estremamente improbabile".

 

24 giugno 2011

Non ci si può illudere che esistano bacchette magiche

Quello che serve

Non servono bacchette magiche per risolvere l’eterna emergenza rifiuti in Campania. Né azzardati annunci di soluzioni a portata di mano in pochi giorni. Si è scottato un paio di volte il premier Silvio Berlusconi, si sta scottando il neosindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Niente magie, niente colpi di teatro. Serve altro. In primo luogo verità e onestà. "Siamo in una situazione di fortissima criticità", ammise – su queste pagine – l’assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Romano. Era il 2 giugno 2010. E appena sei mesi prima, con un decreto del governo, era stata dichiarata formalmente chiusa l’emergenza che durava da quindici anni. E invece..."Il sistema è ancora fragile e corre il rischio di continue crisi", ci ha ripetuto l’assessore lo scorso 6 maggio. Facile profeta? No. Lui conosce bene l’argomento "monnezza", come sindaco di Mercato San Severino portò il suo Comune al 65% di raccolta differenziata, e come assessore non nasconde la gravità della situazione.

Per prima cosa, dunque, bisogna farla finita con annunci tipo: "tutto risolto" o "ci penso io". Non basta l’uomo della provvidenza, non bastano i militari-spazzini (anzi, meglio utilizzarli per altro...), non basta annunciare che la differenziata lieviterà dal 20 al 65% (ma in quanto tempo?), mentre i rifiuti non si sa dove portarli. Non bastano neanche singole brave persone al posto giusto. Come Romano, come il neoassessore comunale all’Ambiente di Napoli, Tommaso Sodano, o come il neopresidente di Asia, l’azienda del comune partenopeoi che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, il tecnico piemontese Raphael Rossi. No, non bastano se non c’è collaborazione. Tra tutti. Governo, Regione, Province, Comuni. E, se serve, come in questi giorni, anche l’aiuto di altre Regioni. Utilizzando pure provvedimenti d’urgenza, come giustamente chiesto dal capo dello Stato. Quel decreto, sollecitato sia dalla Regione che dal Comune di Napoli, e che per due volte è stato "stoppato" (Lega determinante) in Consiglio dei ministri.

"Serve un filiera istituzionale, basata sulle fiducia reciproca", ci diceva ieri il presidente di Legambiente Campania, Michele Buonomo. Bella definizione, visto che questa "filiera" dovrebbe far funzionare un’altra filiera, quella dei rifiuti, dalla produzione alla raccolta, dal recupero all’eventuale trasformazione in energia e al deposito. E la collaborazione è proprio quella che è mancata, e non solo in questi giorni. Per incapacità, per bassi calcoli politici o elettorali, per difendere interessi più o meno leciti. Per assurdi egoismi campanilistici. Altro che federalismo solidale! Ancora una volta ripetiamo che quella dei rifiuti in Campania o in qualunque altra Regione, è solo una questione di buona gestione, di buona amministrazione. Non è un’emergenza. I rifiuti vengono e verranno prodotti sempre. Magari, finalmente, in quantità inferiori. Quante volte è stato scritto su questo giornale: consumare meno e meglio, produrre e scegliere imballaggi meno voluminosi. Un altro aspetto di quella vita più sobria (che non vuol dire peggiore, anzi...) alla quale ci ha più volte richiamato Benedetto XVI. Difficile da realizzare? Noi siamo convinti di no, perché ci sono esperienze che dicono che si può. Se davvero ci fosse collaborazione tra tutte le istituzioni, se davvero ci fosse fiducia reciproca, si creerebbero anche fiducia e voglia di impegno tra i cittadini. Anche tra quelli campani che in questi giorni reagiscono con delusione, disperazione e rabbia all’ennesima crisi. Solo coinvolgendoli potremo chiudere il cerchio: verità, competenza, collaborazione, fiducia, impegno. Non c’è altra strada. Perché anche in questi giorni c’è chi specula, soffia sul fuoco, rema contro. E c’è chi gioca sporco, sporchissimo, anzi criminale. Mettere in piedi, rapidamente, un circuito virtuoso vorrebbe dire togliere loro ruolo e spazio. E cominciare a navigare davvero in acque pulite.

Antonio Maria Mira

 

 

 

 

 

2011-05-06

6 maggio 2011

RIFIUTI

Napoli: emergenza "mimetica"

Emergenza rifiuti: torna in campo Berlusconi. Che ieri ha annunciato, a partire da lunedì prossimo, l’impiego dell’Esercito (di nuovo) per ripulire le strade del capoluogo campano. Settantatre mezzi e centosettanta uomini "per far ritornare Napoli ad essere una città civile". Visto che – e la stoccata stavolta è pesante – gli enti locali non hanno fatto quanto di loro competenza: "Non è vero – ha detto il premier – che il governo italiano e in particolare il presidente Berlusconi non hanno compiuto un miracolo, il miracolo fu fatto e in quella situazione noi lasciammo Napoli pulita indicando cosa le amministrazioni locali avrebbero dovuto fare. Non l’hanno fatto". Così come non è stata fatta "nemmeno la gara d’appalto per i due termovalorizzatori", ha chiuso secco il Cavaliere.

Le affermazioni hanno sollevato accese polemiche. Su tutte quella del sindaco del capoluogo campano, Rosa Russo Iervolino: "Berlusconi non si è commosso di fronte al fatto che a Pasqua siamo stati tra i rifiuti, col rischio di perdere i turisti – ha detto –. Berlusconi non si è commosso vedendo Napoli tra l’immondizia nel giorno della festa di San Gennaro; ora si commuove per le elezioni". Un intervento, quello dell’Esercito, che viene invece salutato con soddisfazione dal presidente della Giunta regionale della Campania, Stefano Caldoro. "Dove c’è crisi di raccolta come a Napoli, è sempre bene che ci sia l’affiancamento di chi sostiene e aiuta a farla e che in questo caso è l’Esercito", ha detto, mentre per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, "è ora di smetterla con i miracoli a Napoli. Berlusconi come al solito lo sta allestendo usando l’Esercito per fini elettorali".

Polemiche politiche a parte, la situazione in città è sempre pesante anche se l’Ufficio flussi della Regione Campania ha fatto sapere che fino alle 11.30 di ieri sono state conferite negli impianti complessivamente 850 tonnellate provenienti da Napoli città e che le operazioni sono andate avanti con regolarità. Inoltre mercoledì sono partiti i piani specifici di recupero per i comuni di Pozzuoli, Quarto, Casoria e Melito; comuni della provincia dove i disagi si sono avvertiti pesantemente. Il vero problema, avvertono da più parti, è che il sistema dello smaltimento è fragile. Ieri i carabinieri del gruppo Tutela Ambiente hanno sequestrato una parte della discarica di Chiaiano, a Napoli, nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte infiltrazioni della camorra. Dalla Regione però hanno fatto sapere il provvedimento non comporteranno difficoltà nei conferimenti.

Ma dove dovranno finire i rifiuti che giacciono lungo le strade della città e che da lunedì anche i militari (si tratta di 170 uomini con 73 mezzi) dovranno raccogliere? Per evitare crisi è necessario garantire quotidianamente regolari conferimenti della spazzatura raccolta. Nei giorni scorsi era stata suggerita la riapertura del sito di Taverna del Re, alla periferia di Giugliano, dove sono già stoccate – da diversi anni – oltre sei milioni di ecoballe per l’allestimento di un sito di trasferenza. Ipotesi che ha suscitato l’immediata reazione dei comitati di lotta (che da anni, ma invano, chiedono la rimozione delle ecoballe) che ieri hanno chiesto un incontro col sindaco di Giugliano, Giovanni Pianese (Pdl). "Riaprirà il sito di Taverna del Re? A me non risulta perché non c’è alcun documento ufficiale", ha risposto il sindaco Pianese ai rappresentanti dei comitati.

Valeria Chianese

 

6 maggio 2011

Al cuore dell'emergenza monnezza

Quando cominceremo a "rifiutare" di meno?

Miracolo a... Napoli. Forse ci vorrebbe l’ironico talento di De Sica e Zavattini (autori del bellissimo film "Miracolo a Milano") per raccontare l’ennesimo coup de théâtre sul fronte dei rifiuti napoletani. È di nuovo emergenza, con circa 12.800 tonnellate di immondizia per le strade della città e della sua provincia. Ma in realtà non lo è da ieri. E neanche da poche settimane. Lo è almeno dall’inizio dell’anno. Basterebbe scorrere i titoli dei giornali di questi mesi: "Natale a rischio rifiuti", "Pasqua in mezzo alla monnezza", "Primo maggio tra i rifiuti".

Insomma niente di nuovo. Come ammette l’onesto e competente assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Romano, "il sistema è ancora fragile e corre il rischio di continue crisi". Basta poco, quindi, per far tornare l’emergenza. Bastano, come in questo caso, alcune discariche chiuse o il termovalorizzatore di Acerra che funziona a singhiozzo, e le strade si riempiono di rifiuti. Non perché non si riesca a raccoglierli ma perché non si sa dove portarli. Ma ora, annuncia il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, tornano i militari e tutto sarà risolto. In realtà i soldati non se ne sono mai andati. Continuano a presidiare le discariche, il termovalorizzatore di Acerra e gli impianti Stir di tritovagliatura. "Area di interesse strategico nazionale", si legge sui cartelli. Siamo l’unico Paese del Mondo dove i militari fanno la guardia alla monnezza, come fosse oro. Assurdo? Mica tanto. "Qui trase munnezza e iesce oro", affermava in una vecchia intercettazione il boss camorrista, raccontando gli affari coi rifiuti, quelli delle ecomafie. In realtà in molte parti d’Italia si fanno davvero affari coi rifiuti. Tanti e puliti. Anche in alcune zone della martoriata Campania. A dimostrazione che non è impossibile. Rifiuti come risorsa e non come problema. Nella gran parte della regione, però, purtroppo sembrano solo un eterno problema. Certo, siamo in campagna elettorale per Napoli e tanti altri Comuni, e la spinta a ingigantire la questione, a soffiare sul fuoco del malcontento, a cercare colpevoli, è forte. E, forse, qualcuno mette anche i bastoni tra le ruote di un sistema che fatica ad andare a regime. Tanto peggio, tanto meglio... per poi passare all’incasso al momento del voto. E dimenticarsi di risolvere il problema.

Anche i militari in fondo cosa potranno fare? Raccogliere i rifiuti. Ma dove li metteranno? In quale "buco"? Sotto quale "tappeto"? È come svuotare l’oceano col secchiello... bucato. Lo è da decenni e lo è anche oggi. Perché la raccolta differenziata è ferma ancora al 20%, una media tra zone virtuose come il Salernitano, l’Avellinese e il Beneventano che vanno oltre il 50% e il Napoletano bloccato assai sotto la soglia del 20. E poca differenziata vuol dire tanti rifiuti nelle discariche. Ma quando queste chiudono tutto resta per strada. Eppure, come ricorda il bravo presidente di Legambiente Campania, Michele Buonomo, "raddoppiare la differenziata vorrebbe dire allungare del doppio la vita delle discariche e una loro migliore gestione". Ma per ridurre ulteriormente i rifiuti servirebbero anche gli impianti che trasformano l’umido in compost, concime per l’agricoltura. Malgrado tanti soldi spesi, la Campania ha un unico impianto in funzione, appena inaugurato a Salerno. Come è unico il termovalorizzatore di Acerra, mentre per gli altri due ci vorranno non meno di tre anni. E così se questo "fragile" sistema si inceppa, o qualcuno lo fa inceppare, la monnezza torna a riempire le strade.

Perché, intanto, nulla si fa per ridurre la produzione di rifiuti. Un impegno che riguarda tutti. Riguarda il sistema industriale che dovrebbe privilegiare prodotti riciclabili o con imballaggi ridotti. Riguarda la pubblica amministrazione che dovrebbe sempre più scegliere prodotti riciclati e, soprattutto, evitare inutili sprechi. Ma riguarda anche tutti noi. Noi cittadini che siamo invitati "ad adottare nuovi stili di vita", e a "una vita più sobria", come ha più volte sottolineato Benedetto XVI. Soprattutto noi che viviamo nelle aree del mondo più ricche e sprecone. Meno rifiuti, dunque, anche come atto di responsabilità e di giustizia. Molto meglio che qualche drappello di militari-spazzini in strada.

Antonio M. Mira

 

6 maggio 2011

LA BATTAGLIA DI NAPOLI

L'assessore regionale Romano:

"A casa i sindaci incapaci"

"Adesso basta! I sindaci che non fanno il loro dovere devono andare a casa!". È durissimo l’assessore all’Ambiente della Regione Campania, Giovanni Romano. E lui se lo può permettere. Come sindaco di Mercato San Severino, nel Salernitano, è arrivato al 65% di raccolto differenziata. Tra i migliori Comuni "ricicloni", la classifica stilata annualmente da Legambiente. Non solo accuse, le sue. "Abbiamo firmato al ministero dell’Ambiente due protocolli d’intesa Regione-Ministero-Conai, uno per tutta la Regione e l’altro solo per Napoli. Metteremo a disposizione dei sindaci il Conai in maniera gratuita per fare i piani e far decollare la differenziata. Non ci sono più alibi: chi non fa il proprio dovere viene commissariato". L’obiettivo è presto detto: "Se noi portiamo la differenziata al 50% abbiamo sottratto 1.200 tonnellate ogni giorno, cioè abbiamo guadagnato una discarica". Evitando che "un sistema ancora fragile entri continuamente in crisi", almeno per i prossimi 36 mesi, il tempo necessario per far entrare a regime il nuovo Piano che prevede, tra l’altro, due nuovi termovalorizzatori.

Dunque assessore, mano pesante sui sindaci inefficienti?

Chi non fa, deve essere messo nelle condizioni di fare. Ma se non ce la fa o se non ha la volontà di farlo, deve essere sostituito. I commissariamenti, però, non devono essere l’alibi per scaricare su altri le colpe o peggio ancora la mancanza di volontà. L’intervento sostitutivo deve avere natura straordinaria, non diventare un sistema diffuso. Solo come extrema ratio di sanzione laddove la crescita culturale non si è verificata. Uno strumento di accompagnamento, altrimenti correremmo il rischio di incappare negli errori del passato, la deresponsabilizzazione generalizzata: tanto arriva il commissario...

E oltre alla differenziata come reggere per tre anni?

Non faremo nuove grandi discariche, ma utilizzeremo le tante cave abbandonate. Ci porteremo il "compost" fuori specifica, un inerte che per legge può essere usato sia nelle ricoperture sia nelle ricomposizioni ambientali. Sarà la più grande opera di riappropriazione del territorio, sottraendo queste cave alla camorra che in questo momento le sta usando, anche all’insaputa dei sindaci, come sversatoi abusivi, anche di rifiuti pericolosi.

Niente viaggi fuori Regione?

Abbiamo in piedi un buon sistema con le Regioni: Toscana, Marche, Puglia, Emilia Romagna.

"Soccorso rosso"?

Non è una battuta, è una constatazione. Sarei scorretto a non dirlo. Le uniche Regioni che ci hanno aiutato sono quelle a guida del centrosinistra.

Perché hanno sistemi efficienti.

Certo, ma anche Lombardia e Veneto... Ognuno è libero di fare quello che vuole a casa propria, ma poi non ci faccia la lezione. Questo non lo accetto!

I rifiuti sono ogni volta tema di scontro politico o peggio...

L’importante è che mi mettano nelle condizioni di avere strumenti normativi e finanziari per operare. Non è più possibile fare politica sui rifiuti e tanto meno fare partito sui rifiuti. Io sto leggendo delle cose assurde in questi giorni… Sarà il condizionamento della campagna elettorale. Posso anche capirlo ma poi basta! È una questione dei responsabilità che non ha colore, non è di destra o di sinistra.

Antonio Maria Mira

 

 

6 maggio 2011

L'ANALISI

Camorra e inefficienza. I mille volti della crisi

Una crisi adolescente, diciassette anni, come è quella dei rifiuti a Napoli e in Campania è cresciuta di emergenza in emergenza. Sfruttata politicamente e a fini elettoralistici, mutando i cosiddetti piani-rifiuti secondo l’emergenza in corso senza che nessuno abbia mai istituzionalmente indirizzato il senso civico della popolazione e sfruttato le potenzialità del territorio.

Diciassette anni, ma per una singolarità tutta italiana quello che manca alla soluzione della crisi rifiuti in Campania è proprio il tempo. Tempo per inceneritori e impianti di compostaggio, tempo per la differenziata, tempo per le discariche: manca e così si giustificano amministratori e politici, trasversalmente. "Tre anni per la normalità", si affermava sei anni fa. "Tre anni per la normalità" è stato assicurato l’anno scorso e ancora quest’anno. Nulla è cambiato. Così Napoli, la Campania, l’Italia pagano un prezzo altissimo per le scelte mancate e le decisioni frettolose che complicano una già intricata crisi formata da variabili intangibili – umane e sociali – e variabili concrete – ambientali e legislative.

Discariche. Ad ogni emergenza se ne cerca una o più scavando in una regione che tra cave (1.532) e discariche legali e abusive vede aumentare l’instabilità del suo fragilissimo equilibrio idro-geologico.

Rifiuti pericolosi. Non ha grossi insediamenti industriali, ma in Campania è alta la presenza di scarti speciali e pericolosi: un paradosso che si spiega con l’importazione, forse, illegale da altre regioni. Come gli pneumatici o il "fluff" – residuo tossico della frantumazione degli autoveicoli – sparso nelle campagne di Marigliano.

Treni. È il costoso mezzo per trasportare i rifiuti fuori regione o all’estero. I viaggi continuano ancora per lo più verso la Germania e i Paesi del Nord. Fuori regione va anche la frazione organica raccolta dai Comuni con la differenziata: 180-200 euro a tonnellata.

Esercito. Presidiano i siti della monnezza. Il Genio Civile a Natale scorso è intervenuto per liberare Napoli e la provincia dall’emergenza rifiuti. La settimana prossima 73 mezzi e 170 uomini toglieranno dalle strade l’immondizia dell’emergenza di Pasqua.

Magistratura. Un pool di magistrati alla Procura di Napoli si occupa dei reati ambientali e della crisi dei rifiuti. Indagini per scoprire che ogni emergenza è infarcita di reati, in cui sono coinvolti anche politici, funzionari pubblici, imprenditori. Una delle inchieste più note è quella denominata "Rompiballe" dalla fretta con cui i rifiuti indifferenziati venivano triturati e assemblati nelle false eco-balle.

Compost. È il grande assente poiché gli impianti di compostaggio, che trasformano la frazione umida dell’immondizia (il 33% del totale) in fertilizzante non hanno mai funzionato e non funzionano nonostante ci siano, costruiti con soldi pubblici: 4 impianti nell’Avellinese, 1 nel Beneventano, 2 nel Casertano, 1 nel Napoletano, 2 nel Salernitano (dati Ispra).

Camorra. Nel 1989 si passa dalla fase artigianale a quella industriale dello smaltimento illecito dei rifiuti in Campania. Riuniti a cena ci sono i camorristi di Pianura e dell’area flegrea, i casalesi, un imprenditore massone – in rappresentanza di politici nazionali e locali – i proprietari delle discariche e di aziende di trasporto. Per la criminalità la monnezza è un affare d’oro e rende possibile il controllo di politica e territorio. Ieri la Direzione distrettuale antimafia ha sequestrato una parte della discarica di Chiaiano, a Napoli, per sospette infiltrazioni del clan dei casalesi nella realizzazione dell’invaso.

Proteste. Pacifiche – per l’avvio della differenziata, la chiusura delle discariche – e violente – a Pianura, a Chiaiano, a Terzigno, a Napoli e in provincia. A volte manovrate per secondi fini – dalla camorra per interessi connessi all’edilizia sul territorio o per mantenere inalterato lo sversamento illecito dei rifiuti – più spesso frutto dell’esasperazione e della paura.

Salute. In Campania non esiste un Registro dei tumori nonostante la stessa Regione, come pure la Protezione civile, nelle indagini sullo stato di salute della popolazione e sulle malattie più frequenti non hanno mai escluso il rapporto tra la presenza di invasi, soprattutto abusivi, e il picco di malattie tumorali o debilitanti.

Unione Europea. Controlla la situazione rifiuti in Campania e l’Italia per la continua violazione delle norme europee in tema di smaltimento e per la non autosufficienza proprio nello smaltimento. Una procedura d’infrazione si è conclusa con la condanna dalla Corte di giustizia europea e il blocco di 500milioni di euro.

Valeria Chianese

 

 

 

2011-04-05

5 aprile 2011

GIAPPONE

Fukushima, cresce la paura

per lo iodio radioattivo

Quantitativi di iodio-131 pari a 7,5 milioni la norma sono stati rilevati nelle acque davanti al reattore n.2 della centrale nucleare di Fukushima. Lo riferisce in una nota la Tepco, il gestore dell'impianto, spiegando che il campione esaminato è stato raccolto il 2 aprile. La Tepco (la società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima) ha cominciato a riversare 11.500 tonnellate di acqua radioattiva direttamente nell'Oceano Pacifico, sperando di dare un'accelerata ai lavori per rimettere in sicurezza la centrale danneggiata dal terremoto dell'11 marzo.

Il rilascio dell'acqua contaminata "direttamente in mare è stato autorizzato come misura eccezionale e per i bassi livelli di radioattività", ha precisato in serata Hidehiko Nishiyama, portavoce dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Nulla esclude, però, che lo scenario possa ripetersi in futuro. "Al momento la situazione è questa", ha tagliato corto Nishiyama. La Tepco, in una nota, ha motivato la decisione con la grande quantità di liquido contaminato accumulatosi nel sito, in particolare nell'edificio della turbina del reattore n.2. "Pensiamo - si legge nel comunicato - sia necessario trasferire l'acqua dei rifiuti radioattivi alla centrale di raccolta, per poterla conservare in condizioni di stabilità.

Quindi, 10mila tonnellate di liquido a basso livello di contaminazione, pari a dosi che possono essere assorbite naturalmente in un intero anno dagli adulti, "devono essere scaricate" per poterle sostituire con acqua più pericolosa. C'è, inoltre, la priorità di neutralizzare un fenomeno di accumulo nei pozzi di scarico dei reattori 5 e 6, che potrebbe creare problemi "ad apparecchiature importanti per garantire la sicurezza. Sulla base del punto 1 dell'articolo 64 del regolamento sui reattori nucleari, abbiamo deciso - conclude la nota - di scaricare in mare circa 10mila tonnellate di acqua radioattiva di basso livello e altre 1.500 tonnellate stoccate nei pozzi di scarico dei reattori n.5 e 6".

Un quantitativo di liquidi contaminati per 11.500 tonnellate (meno delle 15mila ipotizzate all'inizio) che non costituiscono "un problema alla salute", ha osservato sul punto Nishiyama. Sulla Tepco, il governo giapponese ha esercitato il pressing anche oggi perché blocchi la falla del pozzo di contenimento del reattore n.2, che riversa acqua altamente radioattiva in mare.

"Dobbiamo fermare assolutamente l'infiltrazione d'acqua contaminata, al più presto possibile: con questa forte determinazione, abbiamo chiesto alla Tepco di agire in fretta", ha detto il capo di gabinetto, Yukio Edano. In mancanza di una svolta immediata, ha aggiunto, l'accumulo di materiale radioattivo "avrà forte impatto sull'Oceano".

La grande utility asiatica ha reso noto che pagherà indennizzi provvisori a residenti e agricoltori colpiti dalla crisi. Circa 80mila i residenti costretti all'evacuazione, più un'ulteriore fascia di rispetto di dieci chilometri. La Tepco ha dato disponibilità al rimborso spese mediche e perdita di reddito a causa dell'evacuazione. La borsa nipponica oggi chiude a -1,06%, sui timori legati agli ultimi sviluppi della crisi nucleare.

 

 

il presidente della repubblica riceve i vertici dell'anm. E attende il testo della riforma

Napolitano alle toghe:

"Autonomia inderogabile"

"Confronto senza pregiudiziali sulla riforma, ma sia rispettata la divisione dei poteri dello Stato"

il presidente della repubblica riceve i vertici dell'anm. E attende il testo della riforma

Napolitano alle toghe:

"Autonomia inderogabile"

"Confronto senza pregiudiziali sulla riforma, ma sia rispettata la divisione dei poteri dello Stato"

Il capo dello Stato

Il capo dello Stato

MILANO - "Ci sentiamo rinfrancati". Sono soddisfatti i vertici dell'Associazione nazionale dei magistrati al termine dell'incontro con Giorgio Napolitano, nel corso del quale il sindacato delle toghe ha espresso le sue preoccupazioni sulla riforma della giustizia annunciata dal governo Berlusconi. Il capo dello Stato, è spiegato in una nota diffusa dal Quirinale dopo l'incontro, ha ribadito la convinzione che "l'autonomia e l'indipendenza della magistratura costituiscono principi inderogabili in rapporto a quella divisione tra i poteri che è parte essenziale dello Stato di diritto". Auspicando un "più sereno clima istituzionale", Napolitano ha anche affrontato più specificatamente il tema della riforma della giustizia, sottolineando la necessità di un "confronto senza pregiudiziali" tra tutte le forze politiche e culturali e in particolare tra tutte le componenti del mondo della giustizia.

POTERI E GARANZIE - Per Napolitano è fondamentale che la riforma della giustizia rispetti poteri e garanzie. Il capo dello Stato "ha riaffermato la legittimità di interventi di revisione di norme della seconda parte della Costituzione che possano condurre a una rimodulazione degli equilibri tra le istituzioni quali furono disegnati nella Carta del 1948". Ma questa rimodulazione, si legge in un passaggio del messaggio del Quirinale, "in tanto può risultare convincente in quanto comunque rispettosa della distinzione tra i poteri e delle funzioni di garanzia".

BOSSI: "E' GIUSTO" - Un richiamo, quello di Napolitano, che trova la condivisione del leader della Lega Nord, Umberto Bossi. "È giusto" ha detto il Senatùr ai giornalisti che alla Camera gli chiedevano un giudizio sull'appello del presidente della Repubblica al rispetto della divisione e dell'equilibrio dei poteri.

IL TESTO NON ANCORA AL COLLE - Nella nota del Quirinale è anche detto per inciso che il testo del disegno di legge costituzionale in tema di riforma della giustizia approvato l'11 marzo 2011 dal Consiglio dei ministri non è stato ancora trasmesso al capo dello Stato per la presentazione alle Camere. A stretto giro, arriva la risposta da fonti del ministero della Giustizia secondo le quali il testo è stato inviato lunedì sera a Palazzo Chigi seguendo la procedura ordinaria e sarà entro oggi nella disponibilità del Presidente della Repubblica. Il ddl, varato nel corso della riunione del consiglio dei ministri del 10 marzo scorso, è stato quindi licenziato martedì mattina da Palazzo Chigi con la sua relazione di accompagnamento e - sottolineano le stesse fonti - inviato al Quirinale, dove sta seguendo il regolare iter.

"GRANDE ATTENZIONE" - "Abbiamo colto una grande attenzione da parte del capo dello Stato" hanno detto i leader del sindacato delle toghe che all'inquilino del Quirinale hanno espresso tutte le loro preoccupazioni "sia in riferimento all'annunciata riforma costituzionale della giustizia, che in riferimento ai progetti di legge ordinaria come per la responsabilità civile dei giudici e la prescrizione breve". Quello che le toghe temono principalmente è che i principi dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura possano risultare "fortemente alterati" nel caso in cui si dovesse approvare la riforma costituzionale della giustizia". Una preoccupazione che i magistrati hanno espresso a Napolitano nel corso dell'incontro. "Da parte nostra - ha spiegato il presidente dell'Anm, Luca Palamara parlando con i giornalisti alla fine della riunione - non c'è una chiusura corporativa ma la volontà di mantenere fermi questi principi che sono capisaldi dello stato di diritto e che sono a garanzia dei cittadini".

LA PROTESTA - Quanto all'ipotesi di uno sciopero delle toghe contro le riforme della giustizia alle quali lavora il governo Berlusconi, Palamara ha spiegato che "la magistratura non vuole essere trascinata sul terreno dello scontro. Stiamo seguendo - ha detto Palamara - un percorso istituzionale presentando le nostre posizioni ai principali organi istituzionali. E per le nostre decisioni ci sono sedi prestabilite, cioè il Comitato direttivo centrale a cui riferiremo l'esito degli incontri".

Redazione online

05 aprile 2011

 

 

2011-04-04

4 aprile 2011

GIAPPONE

Fukushima, acqua radioattiva

versata nell'Oceano Pacifico

Sono iniziate le operazioni di travaso in mare dell'acqua radioattiva della centrale di Fukushima. A riferirlo sono i media nipponici. Complessivamente verranno riversate nell'oceano 11.500 tonnellate di acqua radioattiva accumulate durante i tentativi di raffreddamento dei reattori. L'operazione servirà per fare spazio nell'impianto ad altra acqua che presenta livelli di radioattività molto maggiori.

La Tepco, la società che gestisce la centrale di Fukushima, ha assicurato che il travaso di acqua radioattiva nell'oceano non comprometterà l'ecosistema marino e la sicurezza del pescato. Un ufficiale della società ha assicurato che, se si consuma pesce proveniente dal mare contaminato una volta al giorno per un anno, si potranno assorbire circa 0.6 millisievert di radioattività, pari a un quarto delle normali radiazioni provenienti dall'ambiente nell'arco di un anno.

Due operai della centrale nucleare di Fukushima, scomparsi dal giorno del sisma/tsunami dell'11 marzo, sono stati ritrovati morti, sempre nello stesso sito. Sulla base di quanto riferito in conferenza stampa dalla Tepco, il gestore dell'impianto, i due, di 24 e 21 anni, sarebbero deceduti per le ferite multiple riportate associate a tracce di annegamento. Le analisi fatte dai medici legali hanno ipotizzato la morte poco più di un'ora dopo il terremoto, avvenuto alle ore 14.46 dell'11 marzo, cui è seguito il devastante tsunami. I loro corpi sono stati trovati mercoledì e poi ripuliti e decontaminati, visto che l'impianto continua a rilasciare forti dosi di radiazione in quella che è la peggiore crisi nucleare del Giappone. La Tepco ha reso noto di aver individuato la perdita al reattore n.2 della centrale di Fukushima dalla quale c'è la fuoriuscita di acqua radioattiva che si riversa poi in mare.

La compagnia, dopo diverse verifiche, ha spiegato di aver trovato acqua radioattiva in uscita da un pozzo di calcestruzzo lesionato, parte del reattore n.2. Le radiazioni, misurate in 1.000 millisievert/h, creano problemi anche alla messa a punto di interventi efficaci che, secondo l'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, prevedono un'iniezione di cemento per tappare la perdita. Allo stesso tempo, l'Agenzia ha spiegato che sono in corso accertamenti per verificare l'integrità delle condutture degli altri reattori.

 

 

 

 

 

2011-04-02

2 aprile 2011

GIAPPONE

A Fukushima individuata

perdita radioattiva in acqua

La Tepco ha reso noto di aver individuato la perdita al reattore n.2 della centrale di Fukushima dalla quale c'é la fuoriuscita di acqua radioattiva che si riversa poi in mare. La compagnia, dopo diverse verifiche, ha spiegato di aver trovato acqua radioattiva in uscita da un pozzo di calcestruzzo lesionato, parte del reattore n.2. Le radiazioni, misurate in 1.000 millisievert/h, creano problemi anche alla messa a punto di interventi efficaci che, secondo l'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, prevedono un'iniezione di cemento per tappare la perdita. Allo stesso tempo, l'Agenzia ha spiegato che sono in corso accertamenti per verificare l'integrità delle condutture degli altri reattori.

Il primo ministro giapponese Naoto Kan si è recato per la prima volta in tre settimane nella regione del nord-est del Giappone devastata l'11 marzo da un forte terremoto seguito da uno tsunami. Kan è arrivato da Tokyo con un elicottero militare nel piccolo porto di Rikuzentakata (prefettura di Iwate), particolarmente colpito dalla doppia catastrofe: circa 1.000 persone sono morte e altre 1.300 risultano ancora disperse.

Il premier incontrerà in seguito nella prefettura di Fukushima le squadre di soccorso che stanno intervenendo nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Naoto Kan aveva annullato il 21 marzo scorso una prima visita prevista nel nord-est del paese per il maltempo. Il 12 marzo, il giorno dopo il terremoto e lo tsunami, Kan aveva sorvolato in elicottero la centrale nucleare di Fukushima per rendersi conto dei danni che aveva subito. Kan era stato in seguito criticato da alcuni parlamentari secondo i quali il sorvolo delle zone colpite aveva ritardato le operazioni di intervento, in particolare il rilascio controllato di vapore radioattivo per far abbassare la pressione nel reattore.

 

 

2011-04-01

1 aprile 2011

DRAMMA NUCLEARE

Fukushima, "abnormi quantità

di iodio radioattivo nella falda"

La quantità di iodio radioattivo nella falda sotto il reattore n1. di Fukushima presenta valori abnormi di iodio, pari a 10.000 volte i limiti legali. È quanto afferma la Tepco in una nota, confermando la validità delle analisi annunciate ieri notte e messe in dubbio dall'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare.

Secondo l'Agenzia, i valori di concentrazione radioattiva nei campioni di acqua sotterranea presa martedì e mercoledì scorsi attorno all'edificio della turbina del reattore n.1 potevano essere rivisti al ribasso, visto che erano stati inclusi da Tepco materiali come tellurio, molibdeno e zirconio su cui erano stati fatti degli errori.

La utility, tuttavia, ha confermato nelle controprove la correttezza della stima dei valori sullo iodio, rilanciando altri pesanti dubbi sull'attendibilità delle sue comunicazioni. Nel tentativo di evitare che le particelle radioattive possano essere disperse nell'ambiente da venti e pioggia, la Tepco ha iniziato oggi i test sulla stesura di resina solubile in acqua che ha un effetto verniciatura sullo stabilimento.Il piano prevede l'uso di 60.000 litri di resina che sarà spruzzato in un periodo superiore alle due settimane.

 

 

1 aprile 2011

TERREMOTO

Giappone, al via grande operazione

per cercare i 16.500 dispersi

Al via in Giappone una maxi-operazione per cercare i 16.500 dispersi nel terremoto e nello tsunami dell'11 marzo. In 25.000 tra militari delle Forze di Auto-Difesa, l'Esercito giapponese, e soldati americani hanno avviato una grande battuta che durerà tre giorni e riguarderà le prefetture di Iwate, Miyagi e Fukushima, le più colpite. Vengono impiegati 120 tra aerei ed elicotteri e 65 imbarcazioni, tra cui 20 velivoli e 15 unità navali statunitensi.

Le ricerche si concentreranno "lungo le coste, nell'alveo dei fiumi e sull'entroterra sommerso" dalla gigantesca onda anomala, fino a una distanza di 18 chilometri dal litorale. Esclusa dalle ricerche soltanto l'area di 'rispettò istituita dalle autorità in un raggio di 30 chilometri dalla disastrata centrale nucleare di Fukushima 1, onde evitare che i 18.000 militari locali e i settemila americani siano esposti alla radiazioni emanate dai reattori del complesso. Dovrebbe invece essere regolarmente ispezionata la cittadina di Iitate, di cui inutilmente ha chiesto l'evacuazione l'Aiea, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, giacchè vi sono stati rilevali livelli di radioattività tali da richiederne lo sgombero: l'esecutivo nipponico ha infatti rifiutato, almeno per ora, di estendere oltre i 20 chilometri dall'impianto l'area di allontanamento forzato della popolazione, e Iitate sorge a una quarantina di chilometri dalla centrale; a tutt'oggi vi si trovano ancora 3.800 abitanti su un totale di seimila.

Si calcola che il disastro di tre settimane fa abbia causato la morte accertata di almeno 11.578 persone. In giornata è atteso un discorso alla Nazione da parte del primo ministro Naoto Kan.

 

 

 

 

 

2011-03-30

30 marzo 2011

SCENARI ENERGETICI

Boom di rinnovabili

Stangata in bolletta

Le energie rinnovabili piacciono ai Comuni italiani. Hanno successo e crescono. Certo toccano fortemente la bolletta dei consumatori grazie ai discussi incentivi che, però, incidono per 2,7 miliardi contro i 3 delle fonti non rinnovabili. Mentre fanno risparmiare notevolmente chi li installa sulla propria abitazione o azienda (soprattutto il solare). Oltre a ridurre drasticamente l’inquinamento e creare molti nuovi posti di lavoro. È davvero boom per queste fonti in tutto il Paese.

Ben 7.661 Comuni, il 94% del totale, ha almeno un impianto da rinnovabili: erano 6.993 nel 2010 e 5.580 nel 2009. E ospitano più di 200mila impianti. Una crescita che riguarda ognuna delle fonti "pulite". Ben 964 comuni riescono a essere elettricamente autosufficienti producendo più energia di quanta ne riescano a consumare. E grazie a una sola fonte rinnovabile. Altri 27 superano abbondantemente il proprio fabbisogno termico, con impianti di teleriscaldamento da biomassa o geotermia. Mentre sono 20 le amministrazioni al 100% (sia elettricità che calore) rinnovabili: dove cioè hanno dimenticato cosa voglia dire collegarsi a una grande rete. Questi "primi della classe" delle energie pulite sono tutti al Nord: Morgex, Pollein e Prè-Saint-Didier in Val d’Aosta; Brunico, Prato allo Stelvio, Sluderno, Dobbiaco, Glorenza, Vipiteno, Rasun Anterselva, Lasa, Racines, Monguelfo, Badia, Valdaora, Silando e Sesto in Alto Adige; Cavalese e Fondo in Trentino; Sellero in provincia di Brescia. A conferma che si tratta soprattutto di buona e previdente amministrazione, più che di risorse naturali, visto che sole e vento sono molto più presenti al Sud.

Dati sorprendenti ma molto concreti, quelli presentati nel rapporto "Comuni rinnovabili 2011", elaborato da Legambiente col contributo del Gse (Gestore servizi energetici) e di Sorgenia. Comuni virtuosi e premiati, come Morgex, Brunico e Peglio, o come la provincia di Potenza (vedi box). Ma anche il resto non scherza: i Comuni del solare sono 7.273 (erano 6.801 lo scorso anno) cioè l’89% del totale, ospitando 3.217 MW (2.462 nel solo 2010, a conferma di una crescita impressionante).

Per il fotovoltaico sono 56 i Comuni italiani che hanno già superato l’obiettivo dell’Ue di 264 mq/1000 abitanti. I Comuni dell’eolico sono 374, con una potenza di 5.758 MW (610 MW in più rispetto al 2009). Nel 2010 hanno prodotto 8.374 GWh di energia pulita, pari al fabbisogno elettrico di oltre 3,5 milioni famiglie. I Comuni del mini idroelettrico sono 946 (impianti fino a 3 MW). La potenza totale installata è di 988 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 3.952 GWh pari al fabbisogno di energia elettrica di oltre 1,6 milioni di famiglie. I Comuni della geotermia sono 290, per una potenza installata pari a 868 MW elettrici e 67,9 termici. Gli impianti producono circa 5.031 GWh di energia elettrica, in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 2 milioni di famiglie. I Comuni della biomassa e del biogas sono 1.033 per una potenza di 1.088 MW elettrici e 702 MW termici. Consentono di produrre 7.631 GWh pari al fabbisogno elettrico di oltre 3 milioni di famiglie. In forte crescita gli impianti collegati a reti di teleriscaldamento, che permettono alle famiglie un significativo risparmio in bolletta (fino al 30-40% in meno). Sono 296 i Comuni in cui gli impianti di teleriscaldamento utilizzano biomasse "vere" (ossia materiali di origine organica animale o vegetale provenienti da filiere territoriali, e quindi a "chilometri zero"), che riescono a soddisfare larga parte del fabbisogno di riscaldamento e acqua calda. Oltre a evitare di scaricare questi materiali sui terreni.

"Occorre sostenere questo scenario, dando certezze a imprese, cittadini, enti locali, per sviluppare innovazione e qualità nel territorio, e consentire in poco tempo di raddoppiare gli attuali 120mila occupati nel settore", commenta il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. Rispetto alla discussione in corso sugli incentivi, che dovrebbe portare di qui a pochi giorni al quarto conto energia, il direttore generale di Sorgenia, Riccardo Bani, parla "dell’incertezza" causata "dall’interruzione del quadro legislativo" pur ritenendo "opportuno un meccanismo di riduzione graduale degli incentivi". Per il presidente del Gse, Emilio Cremona, "tutto verrà fatto in maniera equilibrata" e "nel giro di 15-20 giorni le aziende potranno ripartire". Anche per Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente, "il meccanismo incentivante allo studio è intelligente se offre garanzie, all’interno di un sistema elastico, almeno fino alla fine del 2017". Intanto il direttore operativo del Gse, Gerardo Montanino, rivela che "l’obiettivo di 8.600 megawatt previsto per il 2020" dal piano italiano sulle rinnovabili verrà raggiunto "già quest’anno o al massimo all’inizio dell’anno prossimo".

Antonio Maria Mira

 

 

30 marzo 2011

GIAPPONE

Fukushima, iodio radioattivo

3.335 volte superiore al limite

Un tasso di iodio radioattivo 3.355 volte superiore al limite legale è stato misurato nel mare a 300 metri dalla centrale nucleare di Fukushima. Lo ha reso noto l'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese. Il vice direttore generale dell'agenzia, Hidehiko Nishiyama, ha minimizzato i potenziali effetti dell'acqua di mare radioattiva dal momento che la popolazione locale è stata evacuata ed è stata bloccata l'attività di pesca nella zona.

Masataka Shimizu, presidente dalla Tepco, la società che gestisce l'impianto nucleare di Fukushima, è stato ricoverato ieri sera. Lo hanno reso noto oggi i media giapponesi, il giornale Nikkei e l'agenzia Kyodo, precisando che Shimuzu soffre di pressione arteriosa troppo elevata. Nei giorni scorsi il numero 1 della Tepco si era assentato per motivi di salute. Il manager era apparso in pubblico l'ultima volta nella conferenza stampa del 13 marzo, due giorni dopo la catastrofe che ha distrutto il Giappone del nordest.

"PLUTONIO FUORI CONTROLLO"

La situazione nei reattori di Fukushima 1 sta ormai sfuggendo a ogni controllo. Ieri il governo ha dovuto ammettere la parziale fusione delle barre di combustibile nucleare e che tracce di plutonio sono state rinvenute in almeno cinque punti del sottosuolo della centrale. Il problema è che la finora mancata riattivazione dei sistemi di gestione della centrale non consente di avere una situazione chiara della funzionalità degli impianti come dei danni e dei rischi connessi. Allo stesso tempo le maestranze ancora al lavoro sono sottoposte a rischi di cui non è chiara l’entità. Come quando la settimana scorsa tre tecnici si sono trovati a guadare vaste pozze di acqua fortemente contaminata raccoltasi sotto le turbine dei reattori e sono stati per questo ricoverati in osservazione in un centro specializzato. Due di essi con ustioni alle gambe.

Anche ieri il portavoce governativo Yukio Edano ha confermato la necessità di mantenere un costante afflusso di acqua all’interno dei reattori per raffreddare il materiale fissile, ma questo in sé è ormai uno dei problemi maggiori, perché da un lato provoca vapore sotto pressione che pone a rischio di diffusione della radioattività nell’aria, e dall’altro va ad aumentare la massa di liquido presente al di fuori delle aree previste, con una tasso di elementi radioattivi che arriva a 100mila volte la quantità tollerabile,

Da due giorni, a preoccupare è soprattutto l’acqua che si è raccolta nelle trincee di drenaggio che collegano tra loro, esternamente, i reattori 1, 2 e 3. In alcuni punti quasi al limite della capacità, rischia di uscire dalle condotte e di finire nell’oceano distante poche decine di metri.

Per le autorità, si tratterebbe in parte di liquido immenso nel tentativo di raffreddare gli impianti, ma in parte di acqua marina portata dallo tsunami, che ha colpito l’impianto superando in altezza l’elevazione della centrale. Nelle condotte si sono registrati tassi di radiazioni superiori a 1.000 millisievert per ora. Con questo livello di contaminazione, basta un’esposizione di quattro ore per condannare a morte un essere umano entro 30 giorni. Un incubo che mette in second’ordine la cronaca dell’emergenza nelle prefetture colpite dal sisma e dallo tsunami, dove si cerca di riattivare una parvenza di vita civile e sociale. Almeno al di fuori della fascia di attenzione di 30 chilometri da Fukushima 1. Sono 10.901 morti accertati e 17.649 i dispersi registrati finora. Dramma nel dramma, di circa 4.000 cadaveri rinvenuti non si conosce l’identità.

Continuano le attività di assistenza agli sfollati e la loro evacuazione volontaria verso altre regioni del Paese. Per quanti hanno scelto finora di restare, la visita prevista per oggi dell’imperatore Akihito e dell’imperatrice Michiko ad alcuni centri di accoglienza, sarà un segnale forte di unità della nazione dietro le loro sofferenze.

Segnale di solidarietà internazionale, che già va sviluppandosi seppure in modo poco propagandato dai media locali nelle attività delle squadre di soccorso di molti Paesi e degli esperti che cooperano con le autorità per cercare di individuare una via d’uscita dall’emergenza, è stata annunciata per giovedì la visita del presidente francese Nicholas Sarkozy a Tokyo. Primo capo di Stato estero a recarsi in Giappone dall’11 marzo, Sarkozy incontrerà il primo ministro Naoto Kan e la comunità dei connazionali nel Paese. Il presidente transalpino arriverà da Pechino, dove si trova da oggi in vista ufficiale.

Intanto Corea del Sud, Hong Kong e Filippine e si sono uniti alla lista di nazioni che registrano quantità di radiazioni nell’aria superiori alla norma, come probabile conseguenza della situazione giapponese. Manila ieri ha bloccato l’importazione, allo studio da giorni, di alcuni prodotti agricoli e alimentari dal Paese del Sol Levante. Stefano Vecchia

 

 

 

 

 

2011-03-28

GIAPPONE

Fukushima parziale fusione

Nuova scossa di terremoto

Il governo giapponese ritiene che l'acqua altamente radioattiva al reattore n.2 della centrale nucleare di Fukushima sia dovuta "alla parziale fusione delle barre di combustibile" che il capo di gabinetto, Yukio Edano, definisce come fenomeno "temporaneo".

Una nuova forte scossa di terremoto di magnitudo 6.5 ha colpito stamattina (poco dopo la mezzanotte in Italia) il nord-est del Giappone. Al momento non si hanno notizie di vittime o danni. Allerta tsunami di 50 centimetri. Intanto alla centrale nucleare di Fukushima sale l'allarme radioattività: un livello di iodio-131 100.000 volte superiore alla norma ha provocato ieri l'improvvisa evacuazione dal reattore n.2 dei tecnici che da giorni cercano di riportare la centrale sotto controllo. Stamani il governo giapponese ha bacchettato la Tepco, la società che gestisce la centrale, per avere parlato in un primo momento di un livello di radioattività 10 milioni di volte sopra la norma.

 

 

 

 

2011-03-27

26 marzo 2011

DRAMMA NUCLEARE IN GIAPPONE

Fukushima, stime contrastanti

su radioattività dopo incidente

Sono contrastanti le prime stime della radioattività liberata nell'area di Fukushima subito dopo

l'incidente nella centrale nucleare. Secondo i calcoli dell'Istituto centrale austriaco di Meteorologia e geodinamica (Zamg), riportati dal settimanale britannico New Scientist, il livello di iodio 131 rilasciato a Fukushima 1 è pari al 73% di quello liberato nell'incidente di Chernobyl del 1986 e il rilascio di cesio 137 è pari a circa il 60% rispetto ai livelli di questa stessa sostanza rilevati a Chernobyl. Le misure, acquisite per mezzo di una rete internazionale di rilevatori destinati a individuare test clandestini di bombe nucleari, sono "da valutare con molta attenzione", ha rilevato l'esperto dell'Enea Eugenio Santoro.

Si tratta infatti di dati più elevati rispetto a quelli ufficiali, riportati dall'Agenzia Internazionale per l'EnergiaAtomica (Aiea). Gli stessi ricercatori austriaci riconoscono, comunque, che a Chernobyl erano state rilasciate grandi quantità di molti materiali radioattivi, mentre a Fukushima sono stati rilasciatisolo elementi volatili come iodio e cesio.

 

 

 

2011-03-25

25 MARZO 2011

GIAPPONE

Kan: A Fukushima situazione

rimane "imprevedibile"

La situazione nella centrale nucleare di Fukushima rimane "imprevedibile". Lo ha detto oggi il primo ministro giapponese Naoto Kan. "La situazione rimane altamente imprevedibile. Lavoriamo per evitare che non peggiori. Dobbiamo essere estremamente vigilanti", ha detto Kan in una conferenza stampa, a due settimane dal sisma e dallo tsunami che hanno devastato il nord-est del Paese provocando più di 10mila vittime. L'operatore della centrale di Fukushima, Tokyp Electric Power (Tecpo), ha ammesso oggi che le operazioni di raffreddamento dei reattori con cannoni ad acqua e i lavori di ripristino delle pompe ad acqua elettriche avanzano lentamente lentamente a causa della pericolosità del sito. Ieri due tecnici sono stati ricoverati in ospedale dopo aver subito un'alta dose di radiazioni. La Tepco ha avvertito inoltre che la vasca del reattore n.3 della centrale, che contiene barre di combustibile, potrebbe essere danneggiato.

I lavoratori ustionati nel tentativo di raffreddare i reattori nella centrale nucleare giapponese di Fukushima Daiichi sono stati esposti a livelli di radazioni 10.000 volte superiori al normale. Lo riferiscono oggi le autorità, aggiungendo che non ci sono prove di una rottura nel reattore numero 3. Una rottura in un reattore comporterebbe un pericoloso passo indietro dopo giorni di piccoli progressi nella centrale, danneggiata dal sisma e dallo tsunami e dove si cerca di evitare la catastrofe nucleare.

Oltre 10.000 persone hanno perso la vita nel terremoto e nel successivo tsunami e i dispersi sono circa 17.500, secondo le ultime cifre.

Più di 700 i tecnici che dall'11 marzo lavorano ai sei reattori di Fukushima Daiichi per cercare di evitare un disastro nucleare. Tre di loro sono stati contaminati, e due di loro sono stati ricoverati con possibili ustioni da radiazioni dopo che l'acqua di un radiatore è entrata nei loro stivali. "L'acqua contaminata aveva 10.000 volte la quantità di radiazioni che si può trovare nell'acqua che circola in un reattore che opera normalmente", ha detto Hidehiko Nishiyama, funzionario dell'agenzia nucleare giapponese.

"È possibile che ci siano danni al reattore", ha detto Nishiyama, spiegando però più tardi ai giornalisti: "Potrebbe essere stato per le operazioni di sfiato e potrebbe esserci una perdita d'acqua dai tubi o dalle valvole, ma non ci sono dati che suggeriscano una rottura". Comunque, contribuendo ad accrescere la confusione, Tokyo Electric Power (Tepco), la società che gestisce la centrale, ha detto che è possibile che l'acqua contaminata provenga dal nocciolo del reattore.

Sempre oggi, le autorità hanno invitato decine di migliaia di persone che vivono a una distanza fra i 20 e i 30 chilometri dall'impianto danneggiato ad allontanarsi, mentre la Cina ha fatto sapere che due viaggiatori provenienti dal Giappone avevano un livello di radiazioni eccessivamente alto.

Anche Hideo Morimoto, direttore dell'Agenzia per le risorse naturali e l'energia, ha detto che l'incidente al reattore numero 3 - l'unico a utilizzare plutonio, più tossico dell'uranio usato negli altri - non è serio.

L'Agenzia Onu per il nucleare (Aiea) ha detto che sono 17 i lavoratori che sono stati esposti a livelli elevati di radioattività a Fukushima dall'inizio delle operazioni, e che altri 14 hanno ustioni.

Finora nessuno in Giappone, eccetto i lavoratori della centrale nucleare di Fukushima Daiichi al centro della crisi, è stato trovato con livelli particolarmente alti di radiazioni, e il ministero degli Esteri giapponese sottolinea che l'International Civil Aviation Association il 18 marzo ha dichiarato che non è necessario lo screening dei passeggeri aerei provenienti dal Giappone.

Nonostante aumentino le notizie di radioattività, sembra comunque diminuire il timore di una catastrofica fusione nella centrale nucleare. Due dei reattori ora sono considerati spenti. La situazione resta incerta negli altri quattro, da cui periodicamente escono fumo e vapore, ma procedono i lavori per ripristinare le pompe del sistema di raffreddamento.

Gli Stati Uniti stanno offrendo aiuto al Giappone, e due loro navi forniranno 2 milioni di litri di acqua dolce per raffreddare i reattori. È stata vietata la vendita di verdure e latte provenienti dalle aree vicine alla centrale, e ai 13 milioni di abitanti di Tokyo questa settimana è stato detto di non dare acqua del rubinetto ai bambini dopo che la contaminazione portata dalle piogge ha fatto salire la radioattività a due volte i livelli di sicurezza. Il giorno dopo i livelli sono comunque tornati nella norma.

 

 

 

2011-03-22

22 marzo 2011

GIORNATA MONDIALE

Acqua, una risorsa

sempre più contesa

"Acqua per le citta - rispondere alla sfida urbana": questo il titolo dell'edizione 2011 della Giornata mondiale dell'acqua, il 22 marzo con sede principale a Cape Town. Uno slogan, quello dell'iniziativa delle Nazioni Unite, che lancia un campanello d'allarme: l'oro blu sarà sempre più conteso all'interno di città, ormai sempre più affollate. "La sfida delle acque urbane deve essere riconosciuta per quello che realmente è: una crisi di governance, politiche inadeguate e cattiva gestione, piuttosto che una crisi dovuta alla scarsità della risorsa", spiega nel suo messaggio Joan Clos, sottosegretario generale delle Nazioni Unite. "Abbiamo bisogno di puntellare la sicurezza idrica contro i problemi dell'inquinamento e del cambiamento climatico - prosegue Clos - Abbiamo bisogno di idee innovative e buone pratiche da attuare". I dati sul rapporto tra acqua e urbanizzazione, pubblicati sul sito ufficiale del World Water Day 2011 (worldwaterday2011.org), parlano chiaro: la crescita della popolazione urbana avanza al ritmo di 2 persone al secondo. Attualmente la metà della popolazione mondiale vive nelle città, percentuale che entro due decenni salirà al 60%, con punte del 95% nei Paesi in via di sviluppo.

In Africa e Asia, per esempio, si calcola che la popolazione urbana si raddoppierà tra il 2000 e il 2030. E anche se tra il 1998 e il 2008 1,052 miliardi di abitanti delle città hanno avuto accesso ad acqua potabile e 813 milioni a servizi igienici adeguati, la popolazione urbana nello stesso periodo è cresciuta di 1,089 miliardi di persone persone compromettendo così il progresso raggiunto. Un abitante su quattro delle città del mondo, 789 milioni in totale, vive senza adeguate strutture igienico-sanitarie. Sono circa 497 milioni le persone che nelle città usufruiscono di servizi igienici in comune, cifra che nel 1990 era 249 milioni. E' del 27% la percentuale della popolazione urbana che nei Paesi in via di sviluppo non ha accede alla rete idrica da casa propria. La sfida dell'oro blu nelle città aumenta se si considerano i dati sulla povertà: 828 milioni di persone vivono in baraccopoli o in insediamenti impropri, senza adeguati servizi idrici e igienico-sanitari. Inoltre, i poveri pagano fino a 50 volte in più per un litro d'acqua rispetto ai loro vicini più ricchi, poiché spesso devono comprarla da fornitori privati. Altre problematiche legate all'urbanizzazione riguardano aspetti diversi: l'impatto ambientale con un "eccessivo sfruttamento delle risorse idriche" e "due milioni di tonnellate di rifiuti al giorno smaltiti in corsi d'acqua"; la salute umana, compromessa dalla scarsità di acqua potabile "che provoca malattie come il colera e la malaria"; i disservizi dovuti alle perdite nelle reti di distribuzione urbana dove le percentuali di perdita arrivano anche al 50%, con una stima annuale che si aggira tra i 250 e i 500 milioni di metri cubi di acqua potabile smarrita nelle grandi città, che invece potrebbe rifornire dai 10 ai 20 milioni di persone.

 

 

 

 

 

 

2011-03-19

19 marzo 2011

GIAPPONE

Fukushima, sarà ripristinata

l'energia elettrica

Il gestore della centrale nucleare di Fukushima, la Tokyo Electric Power, ha annunciato che a breve sarà ripristinata l'elettricità all'interno del sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. L'energia elettrica dovrebbero essere ripristinata oggi per i reattori 1, 2, 5 e 6 e domani per i reattori 3 e 4. Lo ha annunciato l'Agenzia per la sicurezza nucleare.

Incidente di raggio maggiore. Con ricadute, cioè, all’esterno della struttura causate dal rilascio di materiale radioattivo. Anche le autorità giapponesi sono arrese. E, ieri, dopo una settimana di tentennamenti – che hanno attirato su Tokyo gli strali della comunità internazionale – si sono decise ad innalzare il livello di allerta sulla centrale. Quest’ultimo – secondo quando stabilito dalla Nuclear and Insutrial Safety Agency (Nisa), l’agenzia nucleare nipponica – è passato da 4 a 5 sulla scala Ines (International nuclear scale event), che va da 1 a 7. A cambiare è, sostanzialmente, l’ampiezza degli effetti: quello che accade alla centrale di Fukushima non è più un problema locale. Le particelle di radioattività in fuga dai quattro reattori danneggiati rischiano di contaminare una vasta porzione di territorio. Come accadde 32 anni fa a Three Mile Island, in Pennsylvania, altro incidente di quinto livello. E, insieme a Fukushima, il più grave della storia nucleare dopo quello di Chernobyl, in Ucraina, la catastrofe per antonomasia, che raggiunse il livello 7, il massimo, di allerta. In realtà, nei giorni scorsi, l’agenzia nucleare francese aveva classificato l’incidente di Fukushima al livello 6.

Non a caso, il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Yukiya Amano, arrivato ieri in Giappone per una valutazione della crisi, ha rinnovato al premier Naoto Kan l’invito "alla chiarezza". Invito rivoltogli già due giorni fa da più parti. L’innalzamento del livello di allerta è stata la risposta indiretta di Tokyo a questa richiesta.

Una scelta che ha provocato le lacrime di Akio Komiri, il direttore di Tepco, la società responsabile della centrale. Di fronte alla crescente gravità dell’incidente. il manager è scoppiato a piangere nel mezzo di una conferenza stampa. Il governo giapponese ha comunque precisato che la quantità di radiazioni nell’area intorno alla centrale non è aumentata. Perciò non è stato ancora ordinato alla popolazione della zona – è stata evacuata quella residente in un raggio di 20 chilometri – di prendere le 250mila dosi di ionio distribuite nei giorni scorsi. Anche l’Aiea ha voluto rassicurare l’opinione pubblica internazionale. Il consigliere tecnico Graham Andrew ha sottolineato che la situazione dell’impianto di Fukushima è "stabile". Ovvero non è peggiorata.

Lo scenario, in ogni caso, – come ha sottolineato il premier – non "autorizza all’ottimismo". Eppure Tokyo non è disposta ad arrendersi alla tragedia. Nella centrale in panne si lavora con ostinata determinazione per fermare l’incubo radioattivo. In quella Amano ha definito una "corsa contro il tempo". Che procede in due direzioni: da una parte, abbassare la temperatura nei reattori con potenti iniezioni di acqua per arginare la fusione dei nuclei – già scoperti e parzialmente fusi – e, dall’altra, ripristinare l’impianto elettrico e, di conseguenza, l’impianto di raffreddamento. Ieri, gli elicotteri hanno scaricato 50 tonnellate d’acqua sul sito, mentre i pompieri sono più volte intervenuti con gli idranti. Si ripone sempre maggiore speranza, intanto, nell’idea di coprire le quattro carcasse fumanti con mastodontici sarcofaghi di cemento, sul modello Chernobyl. Dei mega-coperchi per contenere la fuoriuscita di radiazioni. Un’impresa titanica, affermano, però, gli esperti: per completarla potrebbero volerci anni. Un tempo infinito per il Giappone e il resto del mondo, oppressi dall’incubo nucleare. Si confida di avere maggiori dettagli nella riunione straordinaria dell’Aiea in programma lunedì a Vienna. Nell’incontro, Amano riferirà i dettagli della missione.

 

19 marzo 2011

IL REPORTAGE

Solo un minuto disilenzio

Poi ricomincia la lotta

Un minuto di silenzio, prima di ricominciare. Ieri il Giappone ha ricordato la settimana dal sisma e dallo tsunami. Alle 14.46, brevi ma commosse e partecipate cerimonie, scandite dal suono delle campane, si sono svolte in molte località delle aree colpite e nelle sedi ufficiali. Mai settimana è stata più lunga nella storia del dopoguerra in questa nazione che aspetta con tensione crescente lo svolgersi degli eventi. I prezzi continuano a salire ovunque. Al Nord sono alle stelle. Molti beni, poi, sono introvabili. Il costo del carburante sale procedendo da Sud verso settentrione e se a Osaka le code sono limitate, a Tokyo si allungano notevolmente. Nella capitale c’è in più il limite di 3.000 yen di benzina, cerca 20 litri per rifornimento, la metà in alcune zone.

Una situazione difficile per tutti. A Osaka, a quasi 800 chilometri dai reattori di Fukushima, molti alberghi e locali pubblici hanno il riscaldamento spento, nonostante questa "quasi primavera" sia più rigida del solito. Qui, però, ci sono pochi altri disagi, se non quelli che gli abitanti della seconda città del Giappone, come molti altrove, decidono di sopportare per ridurre i consumi di generi di prima necessità, di energia e elettrica e di carburante. La capitale, invece è sottoposta a una serie di tagli, divieti, limiti che rende precaria la vita della popolazione.

Questa vive con apprensione la "battaglia" in corso alla centrale di Fukushima, mentre la terra continua a tremare per le scosse d’assestamento. L’ambasciata italiana a Tokyo resta comunque aperta, per assistere i connazionali, a differenza delle sedi di molti Paesi che hanno scelto di trasferire tutto a Osaka. Mentre acqua, e da oggi forse anche cemento, continuano a piovere sulle fornaci radioattive di Fukushima 1, al limite dei trenta chilometri della zona di sicurezza dalla centrale sono stati rilevate elevate concentrazioni di radioattività.

I giapponesi si interrogano sulla sorte dei piloti di elicottero, dei pompieri e dei tecnici che combattono corpo a corpo contro un drago che non si arrende. Ci sono segnali di ripresa di vita civile, in contemporanea con l’avvio dei lavori di rimozione delle macerie dalle aree devastate. Un impegno che durerà mesi. La ricostruzione si profila come la più grande – e costosa – della storia delle catastrofi naturali. In vista di questo obiettivo, va concretizzandosi l’evacuazione degli ospiti di almeno una parte degli oltre 2.500 centri di raccolta in aree meno difficili da rifornire. Il Paese si prepara ad accoglierli, almeno per quanto riguarda bambini, le loro madri, gli ammalati. Gli altri, con ogni probabilità, resteranno sul territorio per propiziare con il loro lavoro la ricostruzione del Paese e delle loro stesse esistenze devastate.

Il timore è che il processo di pulitura dai detriti riporti alla luce un gran numero di vittime, togliendo anche l’ultima esile speranza alle famiglie, in molti casi decimate. Intanto l’ultimo bilancio diffuso dalle autorità indica 6.911 morti accertati e almeno 11mila dispersi, ma stime arrivano a 25mila complessivi. La tensione si trasforma in polemica e in sfiducia verso le autorità. Una situazione che emerge chiaramente ogni giorno di più parlando con la popolazione. La calma, la ponderazione prevalgono ma è chiaro che la gente non dà più pieno credito alle verità ufficiali.

A controbattere questa tendenza che potrebbe portare a serie conseguenze politiche una volta stabilizzatasi la situazione, ieri ha pensato il premier Naoto Kan in un intervento televisivo. "Dobbiamo essere forti e convinti che ci riprenderemo, non ci possiamo permettere di essere pessimisti", ha detto Kan rivolgendosi idealmente agli almeno 600mila sfollati privi di cibo, riscaldamento e medicinali sufficienti. Il Paese "si riprenderà da questa tragedia e ricostruiremo il Paese ancora una volta", ha affermato. La sua carta per affrontare "la crisi più grave dalla Seconda Guerra Mondiale" per "superare questa tragedia e riprendersi" è chiara, ma non nuova: avere fiducia in chi guida il Paese e tornare alla determinazione che ha permesso alla nazione di ricominciare per migliorarsi dopo il conflitto del Pacifico. Non c’è "tempo per essere pessimisti" nonostante la situazione all’impianto nucleare di Fukushima 1 sia "molto grave", ha riconosciuto. Kan ha lodato quanti, polizia e vigili del fuoco, stanno rischiando la vita per risolvere la situazione. Nel corso della conferenza stampa il primo ministro ha anche accennato all’attendibilità del governo, messa in discussione. Il premier ha detto che "al pubblico è stato divulgato tutto. Abbiamo condiviso con la comunità internazionale – ha aggiunto – quello che sappiamo".

Stefano Vecchia

 

 

 

19 marzo 2011

LA STORIA

I 120 "samurai" in lotta contro il tempo

Sono in nuovi eroi del Giappone: centoventi persone, tutte volontarie, che rischiano la vita per evitare il peggior disastro nucleare dopo quello di Chernobyl. Tecnici, impiegati, ingegneri e operai della Tepco, la società elettrica che gestisce la centrale di Fukushima, lavorano incessantemente al fine di permettere alle turbine di pompare acqua nei reattori contenenti le barre di combustibile. È solo grazie alla loro abnegazione, che si sta evitando il surriscaldamento del sistema e la fusione del nocciolo, con il conseguente rilascio del combustibile nucleare nell’ambiente.

Per permettere a queste persone di entrare all’interno dell’area considerata off-limits per l’elevata concentrazione di radionuclidi, il ministero della Salute giapponese ha innalzato il limite legale di esposizione radioattiva a 250 milliSievert annui, cinque volte il livello standard. Pompando acqua marina attraverso le tubazioni antincendio, si spera che la fusione dell’uranio 235, già parzialmente avvenuta, possa essere interrotta.

Secondo il fisico della salute Peter Caracappa, del Rensselaer Radiation Measurement & Dosimetry Group, ci sono sole tre modi per ridurre i rischi connessi alle radiazioni: "diminuire il tempo di esposizione, aumentare la distanza dalla sorgente di emissione e la protezione. Per i lavoratori di Fukushima, è solo il tempo che può essere controllato".

I 120 lavoratori si alternano, quindi, in turni relativamente brevi. "Per evitare di respirare direttamente il cesio 137 e lo iodio 131, sono dotati di autorespiratori che isolano l’apparato respiratore dall’ambiente esterno", ha confermato il portavoce della Tepco. Il rischio per questi lavoratori di contrarre malattie cancerogene, ha indotto la compagnia elettrica giapponese a preferire dipendenti prossimi alla pensione, visto che la gestazione delle cellule cancerogene – prima che queste inizino eventualmente a propagarsi – può durare anche diversi anni. "Ogni sievert assorbito può aumentare la probabilità del cancro del 4 per cento", afferma Caracappa.

La radioattività attorno ai reattori è talmente elevata che dei 40-50 lanci di acqua previsti con l’uso di elicotteri ne sono stati effettuati solo quattro. Il forte vento ha però deviato il getto, facendo cadere la maggior parte dell’acqua di raffreddamento fuori bersaglio. L’utilizzo dell’acqua marina è l’ultima risorsa che la Tepco ha per impedire la fusione, ma porterà anche alla definitiva fermata dell’impianto di Fukushima, visto che l’alta quantità di impurità e di minerali contenuti nel liquido incrosterebbe le barre di combustibile, rendendo il loro utilizzo antieconomico.

La missione degli "eroi di Fukushima", già definita da molti suicida, ricorda le gesta dei samurai giapponesi, che non esitavano a togliersi la vita pur di difendere l’onore del proprio daimyo. Lo spirito di appartenenza alla nazione giapponese, che nei decenni passati aveva condotto il Paese a colonizzare gran parte dell’Asia Orientale, oggi si traduce in un sacrificio collettivo dove non è più l’onore l’aspetto da salvare, ma la vita stessa di migliaia di connazionali.

Piergiorgio Pescali

 

 

11 marzo 2011

ROMA

Anche la Caritas si attiva per emergenza terremoto

Il Presidente di Caritas Giappone, S.E. Mons. Isao Kikuchi, vescovo di Niigata, ha assicurato l'impegno di Caritas Giappone, il cui direttore, padre Daisuke Narui si sta attivando per far fronte ai bisogni più urgenti in seguito al violentissimo terremoto e lo tsunami che hanno colpito il nord del Giappone. Onde alte dieci metri hanno devastato la costa di Sendai, nel nordest del Giappone e il Paese è sconvolto da questa emergenza.

La Caritas in Giappone è un piccolo organismo che ogni anno riesce a sostenere un centinaio di progetti nel Paese e all'estero per circa 3 milioni di dollari. Si è attivata in passato per grandi emergenze in Asia, come lo tsunami del 2004, il terremoto in Pakistan del 2005 e quello a Yogyakarta nel 2006. In tutto il territorio nazionale con 127 milioni di giapponesi i cattolici sono circa 450 mila, pari allo 0,35%, sparsi in 16 diocesi.

Caritas Italiana esprime "solidarietà e vicinanza nella preghiera a Caritas Giappone e alla popolazione colpita ed è pronta, in collegamento con la rete internazionale, a sostenerne gli sforzi una volta messo a punto un piano di primo intervento. Resta anche in contatto con le altre Caritas del Pacifico per monitorare l'evolversi dell'allerta tsunami". In particolare gli operatori di Caritas Italiana in Indonesia riferiscono al momento, dopo l'allarme lanciato, di "una vigile situazione di attesa".

Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite

C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: maremoto Pacifico 2011.

Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:

UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma – Iban: IT 95 M 03069 05098 100000005384

Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113

CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio).

 

 

 

 

 

 

2011-03-18

18 marzo 2011

CENTRALE

Fukushima, il Giappone

alza livello allerta nucleare

Il Giappone ha alzato il livello della gravità dell'incidente alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, riferisce oggi il sito web dell'agenzia Onu per il nucleare. Il livello dell'incidente è stato stimato a livello 5 - dal precedente livello 4 - sulla scala 1-7 Ines dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). Anche l'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese oggi ha alzato a livello 5 - da livello 4 - l'incidente per quanto riguarda i reattori 1, 2 e 3. Questo suggerisce che l'incidente nucleare in Giappone sia grave quanto quello di Three Mile Island verificatosi nel 1979 negli Stati Uniti. L'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese dice che l'incidente al reattore 4 è invece a livello 3.

Gli ingegneri giapponesi oggi ammettono che seppellire la centrale nucleare danneggiata di Fukushima Daiichi sotto il cemento potrebbe essere il solo modo per prevenire una catastrofica fuoriuscita di radiazioni. I responsabili sperano ancora di riuscire a ripristinare l'elettricità in almeno due dei reattori per riavviare il sistema di raffreddamento delle barre. Intanto si continua a versare acqua sul reattore numero 3, uno di quelli in condizioni più critiche tra i sei dell'impianto.

È la prima volta che il gestore della centrale ammette che la creazione di un sarcofago di cemento - come a Chernobyl nel 1986 - sia un'opzione. Segno che i tentativi di raffreddare i reattori non stanno avendo successo. "Non è impossibile chiudere i reattori nel cemento. Ma la nostra priorità ora è cercare di raffreddarli prima", ha detto in conferenza stampa un funzionario della società che gestisce la centrale, Tokyo Electric Power.

A una settimana dal sisma di magnitudo 9 e dal successivo tsunami di 10 metri che hanno causato migliaia di morti, la crisi nucleare in Giappone sembra dunque ancora lontana da una conclusione.

Milioni di persone a Tokyo restano in casa, per il timore di una fuoriuscita di materiale radioattivo dalla centrale, 240 chilometri a nord della capitale, anche se i venti sembrano portare la radioattività verso il Pacifico. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, le radiazioni non rappresentano un rischio immediato per la salute.

Il disastro nucleare in Giappone ha innescato un allarme globale e la revisione delle misure di sicurezza nelle centrali sparse nel mondo. Il G7, per tranquillizzare i mercati finanziari dopo una tumultuosa settimana, ha concordato un intervento per contenere lo yen.

Yukiya Amano, numero uno dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), oggi è arrivato in Giappone con una squadra di esperti dopo aver lamentato la scarsità di informazioni dal Paese.

Graham Andrew, il suo principale assistente, ha definito la situazione nella centrale "ragionevolmente stabile", anche se il governo dice che fumo bianco o vapore si leva da tre reattori e che gli elicotteri impiegati per versare acqua sull'impianto sono stati esposti a ridotti quantitativi di radiazioni.

"La situazione resta molto seria, ma non ci sono stati significativi peggioramenti da ieri", ha spiegato Andrew.

L'agenzia nucleare dice che il livello di radiazioni nell'impianto è di 20 millisievert per ora. Il limite per i lavoratori è di 100 per ora. Nel caso venisse ripristinata l'energia elettrica nella centrale, non si sa comunque se le pompe di raffreddamento sarebbero in grado di funzionare. Un funzionario della Tepco ha detto che l'elettricità dovrebbe tornare entro domenica nei reattori 3 e 4, quelli con la situazione più critica.

I soccorritori impegnati negli aiuti hanno osservato oggi alle 14.46 locali (le 06.46 in Italia) un minuto di silenzio in memoria della vittime del terremoto e dello tsunami che hanno devastato il nordest del Giappone esattamente una settimana fa. La televisione di Stato Nhk ha mostrato le immagini dei

sopravvissuti, in piedi con la testa abbassata nei centri di evacuazione. Il bilancio ufficiale è di oltre 6.000 morti e di oltre 10.000 dispersi.

L'ambasciata d'Italia in Giappone "rimane esattamente dove è". Lo ha detto da Tokyo l'ambasciatore Vincenzo Petrone, mentre alcune sedi diplomatiche vengono spostate a Osaka. "Stiamo rafforzando la nostra cellula operativa a Osaka perchè tutti i voli Alitalia partiranno da Osaka, ma la cellula operativa dell'ambasciata qui Tokyo, incluso me stesso, rimane qui". L'ambasciatore ha quindi riferito che stanotte rientreranno in Italia 140 connazionali che usufruiranno di biglietti aerei gratuiti.

 

18 marzo 2011

IL PAESE E L'INCUBO

Tokyo ora ha paura. "Meglio andarsene"

Lo Shinkansen corre veloce con la cri­si più grave del Giappone in poppa. Benché il Paese sia per metà in gi­nocchio e per metà impaurito, il 'treno proiettile' brucia in 2 ore e 34 minuti i 515 chilometri che in direzione Sud separano Tokyo da Osaka. Al completo di compagni di viaggio che sono per un terzo l’abitua­le truppa aziendale che si sposta per mo­tivi aziendali e il resto uomini, donne e bambini, molti nuclei familiari. Dire che sia fuori dalla norma è difficile, come pu­re la ressa alla Stazione di Tokyo. La coin­cidenza con la Festa della Primavera che cade lunedì avrebbe comunque incenti­vato una breve vacanza. Non si parla di evacuazione, né di esodo, ancora. Tuttavia, la paura crescente fa al­meno ponderare una partenza. Osaka, storicamente e bonariamente rivale di Tokyo, segnata dai commerci più che dal­la politica, rischia di diventare una retro­via della devastazione. In un colpo, la trincea della paura si è abbassata di centinaia di chilometri a ridosso del secondo aero­porto internazionale del Paese, quello del Kansai, progettato da Renzo Pia­no. Qui le compagnie eu­ropee stanno dirottando i propri voli e presto altre seguiranno. Qui, a diluir­si tra 3 milioni di abitanti, vanno ripiegando le trup­pe dell’informazione mondiale, allonta­nate dalla difficoltà di operare verso Nord, dal timore della radioattività, dalle pres­sioni dei Paesi d’origine. Ultimo dal rischio di restare bloccati in quarantena nel Pae­se del Sol Levante. Il treno che a un certo punto corre ai pie­di del Fuji, innevato e incorniciato dal ce­mento, sembra passare longitudini diver­se, dai sub-tropici all’Artico, ma soprat­tutto sembra attraversare un altro paese: sereno, moderno ma con ampie enclave di una rusticità ordinata, quasi museale. Un Paese a cui lo Shinkansen, esempio di tecnologia 'buona' e di precisione fuori dall’ordinario mondiale appartiene e ren­de servigio tenendolo unito nella quoti­dianità. Uno ogni dieci minuti tra Tokyo e Osaka, incidenti così rari da mettere a pro­va la memoria. Una via di fuga ideale, fin­ché resterà aperta.

Si parte nell’incertezza

Una cantante d’opera che vive a Tokyo sa­rebbe dovuta partire il 28 per l’Italia. Non potrà farlo, con ogni probabilità. Il mari­to che l’aveva preceduta ieri l’altro, con u­na sosta a metà pista di rullaggio per un improvviso terremoto e conseguente rin­vio di ore della partenza, chissà invece quando potrà rientrare. Un’altra, pittrice, ha con sé ora la madre che dal terremoto dell’11 marzo non ne vuole sapere più di vivere da sola nel paesino degli avi sulle montagne. Il dilemma è se restare en­trambe in una Tokyo sentita ora come in­sicura oppure spostarsi a Sud prima che l’imponderabile le raggiunga. Storie mi- nime, pescate a caso... Ci sono poi i dubbi: che cosa realmente sta succedendo, qual è il vero livello i perico­lo, eccedono in prudenza i gestori della crisi oppure di scandalismo i mass media stranieri e i diplomatici accreditati? Nien­te si sa di 'valorosi 50', i tecnici ritornati nella centrale mercoledì sera dopo esser­ne usciti con altri 700 al mattino. Incer­tezze...

Troppi buchi nell’informzione

Chi parte lascia una Tokyo che comincia a dimostrare qualche dubbio, qualche ten­sione. Qualche paradosso, anche. In aree della metropoli i negozi vanno svuotan­dosi, le code si allungano, le luci si spen­gono e la dedizione al sistema comincia a mostrare la corda. In altre, quelle meno popolate di gente comune e più di mana­ger, funzionari e travet – insomma da chi la famiglia ce l’ha altrove –, mini-market e grandi magazzini restano ben forniti di merci ma con un pubblico che va ridu­cendosi a soli passanti... In genere, la coda – dove prima era alle biglietterie dei teatri e alle casse delle librerie – è di norma ormai nei distributori di carbu­rante, nonostante il razio­namento che riduce a soli dieci litri il rifornimento. Tutti in metrò, in treno o in autobus, allora? No, perché le linee hanno ridotto trat­te e orari e perché la cor­rente elettrica, che da un paio di giorni va disperdendosi in milioni di stufe accese per l’ondata di gelo, non ba­sta. Ieri si è sfiorato il blackout della capi­tale, almeno parziale, ma oggi potrebbe essere un fatto compiuto. Come la fame che incombe sui 400mila sfollati, ospitati dignitosamente sotto un tetto, ma privati del cibo che non posso­no cuocere perché manca il gas per cuci­narlo, con riscaldamento di fortuna a con­frontarsi con la tempera­tura in picchiata e la neve che tutto copre e tutti u­guaglia. Povera gente, prima orgo­gliosa di essere, come il 90 per cento dei connaziona­li, 'classe media', ora ri­dotta a sopravvivere ai margini di una devastazio­ne che da ieri ha iniziato a vedere le prime rimozioni. In compagnia sempre cre­scente dato che ieri la pre­fettura di Fukushima ha ordinato l’evacuazione di altri 30mila residenti. Intanto, dai campi, da una vita di stenti che accomu­na sopravvissuti e soccor­ritori, molti cominciano ad andarsene. Per chi resta negli alloggi di fortuna e per chi è sopravvissuto, si sta muovendo la solida­rietà nazionale, tra molte incertezze e parecchi limi­ti. Milioni di litri di carbu­rante, è stato deciso, saranno dirottati da oggi dal Sud del Paese verso Tokyo e il Nord. Come vi arriveranno, non è stato specificato, visto che è impossibile reca­pitare anche la biancheria che manca agli sfollati, raccolta dalla solidarietà pubblica.

Crescono i prezzi

Cresce anche il costo della vita, non apparentemente connesso, in senso inversamente propor­zionale, al 'caro Yen', terrore dell’economia giapponese. Ie­ri la valuta giapponese ve­niva data a quota 79 contro il dollaro, però il prezzo dei carburanti e dei ge­neri alimentari non si è arrestato nella sua corsa. Sconcer­to comune a Tokyo e Osaka davanti agli slanci e alle marce indietro degli spe­cialisti e dei tecnici sulla vicenda dei reattori, ma anche, più prosaicamente sui 500 Yen cadau­no dei cavoli venduti all’esterno degli ac­quartieramenti degli sfollati, sui banconi sotto la neve, a una fila muta, infreddoli­ta, ma nipponicamente ordinata. I com­menti raccolti dalle tv suonano come "Mi considero fortunato", ma "Che cosa sta succedendo al nostro Paese?" è la do­manda più incalzante. La coincidenza più drammatica della sto­ria fra avversità naturali, rischio nucleare, imprevidenza umana e – forse – rapacità di qualcuno non piega i giapponesi alla regola della giungla. Increduli nel presen­te, hanno smarrito il futuro e temono il medioevo nucleare, ma sanno ancora es­sere d’esempio al mondo e, in fondo, gra­ti a chi resta.

Stefano Vecchia

 

 

 

 

 

 

2011-03-17

17 marzo 2011

GIAPPONE IN GINOCCHIO

Fukushima, un cannone

per fermare la "bomba"

Il morso del terrore non abbandona il Giappone prostrato da un’emergenza che sembra non conoscere fine. La "guerra" continua a combattersi attorno all’impianto di Fukushima, mentre il numero dei dispersi schizza a quota 20mila, con 5.321 morti accertati, e le condizioni climatiche diventano sempre più proibitive. Anche ieri il "bollettino" sembrava registrare una sconfitta. Ancora incendi, ai reattore 3 e 4. E ancora scosse violente. È soprattutto il reattore 4 a preoccupare. Per il responsabile della Commissione nucleare Usa Gregory Jaczko le radiazioni intorno alla centrale sono "letali". Fallito il tentativo di raffreddare il reattore lanciando acqua dal cielo con gli elicotteri. Ora la speranza è tutta riposta in un "cannone" che irrori con un getto potentissimo di acqua l’impianto. E che la situazione sia sempre più tesa, si intuisce dallo sfogo del premier Naoto Kan che ha interrotto una riunione dei dirigenti della Tokyo Power Company – Tepco, che gestisce la centrale nucleare – e, infuriato per la mancanza di informazioni, ha chiesto ai dirigenti della società "cosa diavolo sta succedendo?".

Allarme blackout: il Paese rischia di subire interruzioni generalizzate della somministrazione di ci corrente elettrica se non saranno ridotti i consumi. Il monito è stato lanciato lanciato da Banri Kaieda, ministro nipponico per l'Economia, il Commercio e l'Industria. "L'equilibrio tra domanda e offerta di elettricità è già molto difficile", ha avvertito Kaieda facendo riferimento ai problemi legati alla centrale nucleare di Fukushima e ai danneggiamenti alla rete provocati dal terremoto di venerdì scorso e dal conseguente tsunami.

L'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo tsunami, dalle prefetture a nord della capitale e dalla stessa capitale". Per quanto riguarda i dati delle misure di radioattività ambientale riportate dal governo metropolitano di Tokyo - informa il sito dell'ambasciata - vengono confermati "valori compatibili con quelli normalmente registrati in città.

Ieri i giapponesi hanno potuto seguire in tv le immagine dell’elicottero bimotore che volava sulla centrale. L’obiettivo era sganciare acqua. Fallito. Troppo alto il livello delle radiazioni attorno alla centrale. Due gli incendi registrati. A lungo una fitta nube di vapore è fuoriuscita dalla centrale. I tecnici hanno così deciso di ricorrere a una nuova "strategia": irrorare il reattore con un potente getto d’acqua, ricorrendo a un mega-idrante montato su un camion.

Il personale della centrale, compresi i 50 "eroi" che da giorni stanno combattendo per evitare la tragedia nella tragedia, hanno dovuto lasciare l’impianto per un’impennata nei livelli della radiazione. Solo in un secondo momento sono potuti rientrare. La Francia ha fatto sapere di considerare "cruciali" le prossime 48 ore nella centrale, non escludendo che nel peggiore scenario si tratti di un disastro più grave di Chernobyl. Gli Usa hanno annunciato che un drone, un aereo senza pilota, ispezionerà la centrale.

A quasi una settimana dal terremoto la situazione nelle centrale appare drammaticamente incerta. Nel reattore 1 sono riprese le operazioni volte al raffreddamento con acqua marina e boro (un "assorbitore" di neutroni e utilizzato per fermare gradualmente la reazione), iniettati nel contenitore primario attraverso le condotte del sistema antincendio. Nel reattore 2 il sistema di raffreddamento è interrotto e il nocciolo ha rischiato di surriscaldarsi e di fondere. Di conseguenza sono state messe a punto le operazioni per iniettare acqua marina e boro per raffreddare il combustibile. Nel reattore 3 sono riprese le operazioni volte a raffreddare il nocciolo. Infine la reattore 4 dopo il nuovo incendio, con rilascio di radioattività pari a 400 microsievert/ora, nella piscina di soppressione, ossia nella struttura a forma di ciambella che si trova alla base del contenitore secondario del reattore.

Si è anche scatenata una "guerra" di dichiarazioni. Per il commissario europeo per l’Energia, Guenther Oettinger "nelle prossime ore corriamo il rischio di assistere a una nuova catastrofe" alla centrale di Fukushima dove la situazione "è fuori controllo". Oettinger si è detto convinto che "il nuovo incidente potrebbe coinvolgere la città di Tokyo con i suoi 35 milioni di abitanti". Per il capo dell’Agenzia atomica russa, Serghiei Kirienko, "la crisi nucleare si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore". Frena invece l’Aiea: per il capo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Yukiya Amano "non è il momento di dire che le cose siano fuori controllo".

Di tutt’altro tenore le affermazioni ufficiali che provengono da Tokyo. Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha detto di ritenere "improbabile che si siano verificati gravi danni alla gabbia di contenimento" dei reattori.

Luca Miele

 

17 marzo 2011

GIAPPONE IN GINOCCHIO

Il Giappone davanti alla tv

circa briciole di normalità

Incollati davanti agli schermi televisivi, gli abitanti di Tokyo guardano con stupore quanto succede a 250 chilometri più a Nord. Non solo perché lì ci sono pezzi martoriati del loro Paese, punti in uno sterminato campo di rovine che copre forse 10mila chilometri quadrati, ma perché qui si gioca anche il loro destino. Nelle fornaci nucleari di Fukushima 1 e 2 che tutto il mondo ormai conosce, si consuma il futuro il questo Paese. Un domani da dimenticare, ma che resta invece da esorcizzare con la quotidianità sempre meno convinta e da affrontare con le armi della tecnica e del cuore.

Dove non basta, con il sacrificio. I 50 tecnici che prima sono rimasti ad fronteggiare il rischio di nuove esplosioni e radiazioni dopo che i 700 compagni erano stati allontanati dagli impianti impazziti e ieri sera sono tornati per tentare l’impossibile, sono la versione attuale di una tradizione antica. Mentre gli elicotteri che ieri dovevano scaricare tonnellate d’acqua sulle vasche di raffreddamento del combustibile atomico sono stati fermati già in volo, tenuti a bada dall’entità delle radiazioni, gli uomini, "i 50", sono tornati protagonisti e, forse, eroi.

Questo guardano i passanti di Tokyo, chi si ferma in un locale il tempo di un caffè, di uno spuntino, di un poco di calore in una metropoli resa gelida da un vento siberiano che altrove, su mezzo Giappone scarica neve e nuova miseria. Forse si fermano solo per un poco di calore umano, per condividere la propria solitudine e la propria paura silenziosa con la solitudine e la paura degli altri. Perché la lotta fallita della tecnica e delle macchine contro i reattori imbizzarriti e quella dei 50 cuori sincronizzati contro l’impensabile non sono argomento da salotto, reale o virtuale. Vero è che per una volta, da italiano, non si viene assalito dall’elenco dei calciatori del momento o dalle classifiche del campionato, ma nel silenzio clamoroso forse sarebbe stato meglio.

Yukio Edano, il portavoce governativo rassicurante già nell’aspetto, è ormai diventato talmente popolare da essere quasi ignorato. Soprattutto da quando ha iniziato a portare in video le contraddizioni e le verità parziali di questa vicenda, sostenute da dibattiti ricchi di plastici tridimensionali, piantine diagrammi, grafici e rassicurazioni sempre più flebili.

Un po’ come la ricaduta casuale delle radiazioni tra Fukushima e Tokyo: troppo qui, poco là, senza una ragione apparente, mischiando caso, scienza e interpretazioni esperte. Come i terremoti di magnitudine sei e rotti che da noi spianerebbero le città e qui lasciano i portalampade a pendere dai soffitti, qualche tegola spezzata al suolo, al massimo una strage di bottiglie nei supermercati.

I giapponesi, guardano e non commentano e non si capisce se perché siano tutti d’accordo nell’accettare la verità ufficiale, nel digerire il destino avverso o nel disconoscere la dura realtà. L’apparizione dell’Imperatore Akihito – evento raro fuori da poche ricorrenze ufficiali – è stata importante, in qualche modo ugualmente dovuta e accettata, ma difficilmente ha cambiato l’atteggiamento dei giapponesi verso una catena di eventi che singolarmente avrebbero messo in ginocchio un continente, ma allineati qui, sulle strade della megalopoli, sembrano solo rafforzare la determinazione del Paese.

Il Giappone non prova ancora a reagire, ma guarda con ammirazione ai suoi soldati che prima nel fango e ora nella neve portano in spalla anziani e ammalati; agli uomini della protezione civile che scavano e scavano, segnando poi con una X rossa le case sventrate visitate una per una. All’appello mancano ancora 20mila nomi che nessuno vuole semplicemente ricordare, ma chiede invece di associare a un volto, a una storia. La tv del "dopo-tutto", in attesa di "qualcos’altro" è fatta così: spot sulle autorità e storie uniche di un dramma comune. Da ieri si sono riaffacciati programmi più leggeri: segnale della situazione in miglioramento mentre "i 50" marciano sul reattore armati di idranti oppure indicazione che la dura realtà ha bisogno di un digestivo?

Tutti lavorano, mangiano, discutono, leggono davanti a uno schermo e a volte fatichi a capire se la realtà sia "al di qua"o "al di là". Una che va cambiando per prepararsi al peggio, l’altra che cerca di risollevarsi dal dolore e dalla disperazione.

Il Giappone è, come ha detto Roland Barthes, "civiltà dell’immagine", "impero dei segni". Insomma, bisogna vedere per credere prima ancora che per capire. E se tutti vedono e fingono di credere a quello che passa sugli schermi accesi, molti probabilmente credono a quelli spenti. Alle centinaia di televisori di dimensioni, spessore, tecnologie diverse ma tutti immancabilmente bui allineati nei templi della tecnologia, prima una psichedelia di suoni e di colori. Spenti dall’austerità energetica, inquietano più degli scaffali sempre meno forniti dei supermercati o delle code sempre più lunghe ai distributori di carburante.

Stefano Vecchia

 

17 marzo 2011

GIAPPONE IN GINOCCHIO

Conto da 200 miliardi

Ma le aziende sono in piedi

È la tempesta perfetta: terremoto, tsunami e crisi nucleare potrebbero infliggere al Giappone danni fino a 200 miliardi di dollari, pari a oltre 143 miliardi di euro. A meno di una settimana dall’inizio dell’emergenza inizia a prendere forma il consenso degli analisti, che tuttavia avvertono: le stime sono ancora provvisorie, poiché gli esiti dell’incidente alla centrale di Fukushima restano imprevedibili.

L’impatto della tripla catastrofe sull’economia giapponese potrebbe essere però limitato, se paragonato alla distruzione: un taglio di circa mezzo punto di Pil nel 2011, con previsioni che vanno dallo zero pronosticato da Citigroup (stima inalterata a +1,7% quest’anno) all’1% del "worst case scenario" prefigurato da Credit Suisse. Una ulteriore ventata di ottimismo è arrivata ieri dalla Borsa. L’indice Nikkei è rimbalzato del 5,7%, anche se resta sotto dell’11% da inizio settimana, mentre l’attenzione degli operatori resta puntata su Fukushima. Le Borse europee hanno fallito invece il rimbalzo, condizionate dai pessimi dati sul mercato immobiliare americano.

La ricostruzione, come avviene di solito in questi casi, rappresenta un’occasione di crescita. Ma non ci sarà un’immediata ripartenza "a V", come accadde dopo il sisma di Kobe nel 1995. Si prevede una frenata che potrebbe protrarsi almeno fino a giugno e quindi uno scatto deciso solo a partire dal secondo semestre dell’anno. L’analisi poggia sulle differenze tra i due eventi che hanno funestato la storia recente del Sol Levante. La regione colpita venerdì scorso, quella di Sendai, è considerata relativamente marginale rispetto all’economia nipponica, di cui rappresenta al massimo il 5-7% del Pil e il 7% dell’industria. Paragonata all’Italia, non è la Lombardia ma nemmeno la Basilicata in termini di incidenza sulla generazione complessiva di ricchezza. Allo stesso tempo però le scosse di terremoto, cui si somma l’onda d’urto dello tsunami, hanno devastato centri nevralgici per l’economia del Paese. Gli stabilimenti automobilistici e di elettronica della regione producono pezzi insostituibili per le rispettive filiere e le ripercussioni si sono già avvertite anche all’estero. Ancora più pesanti le conseguenze dei guasti alla centrale atomica di Fukushima: il razionamento dell’energia elettrica, secondo un report di Nomura, dovrebbe cancellare lo 0,29% del Pil.

Le grandi aziende come Toyota, Sony, Mitsubishi e Bridgestone hanno comunque iniziato a riaprire gli impianti. Le imprese straniere presenti in Giappone, nel timore di una contaminazione radioattiva, hanno invece invitato il proprio personale a rimpatriare. Le immediate sorti della terza economia mondiale dipendono anche dalla capacità di rifinanziamento del governo e dall’andamento dello yen. Il Giappone ha chiuso il 2010 con un debito pubblico esorbitante, pari al 224% del Pil, e un deficit appena sotto il 10%. Le spese da affrontare per la ricostruzione costringeranno Tokyo ad emettere altro debito. Le iniezioni di liquidità da parte della Bank of Japan hanno finora contribuito a mantenere bassi i rendimenti. La banca centrale si appresterebbe a intervenire anche per frenare la corsa dello yen. La valuta si è rafforzata sulle attese di grandi rimpatri di capitali per la ricostruzione, ma rischia di colpire le esportazioni aggravando l’emergenza.

Alessandro Bonini

 

 

 

17 marzo 2011

SCENARI

Referendum nucleare, l’incubo del premier

Berlusconi ha annusato un pe­ricolo: sull’onda emotiva del­la crisi giapponese, il referen­dum sul nucleare può essere un’insi­dia. Perché farebbe crescere il quo­rum su un altro quesito ben più 'sen­sibile', quello in cui si chiede l’abro­gazione del legittimo impedimento. Il ragionamento fila, i fedelissimi so­no d’accordo, e il premier decide di mandare in avanscoperta il ministro Romani. "Le scelte non devono essere di pancia", dice il ti­tolare dello Sviluppo economico.

Dello stesso parere è an­che la collega al­l’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che in un duro question­time alla Camera ri­badisce come il te­ma della sicurezza vada affrontato "in sede comunitaria" e non nazionale. Ma Romani va anche oltre, e sembra quasi lanciare la cam­pagna referendaria: "Noi daremo informazioni precise e rigorose all’o­pinione pubblica". E meno male, si sussurra in serata durante l’ufficio di presidenza del Pdl, che il pericolo e­lection- day è scampato: se - dicono i presenti - la data del referendum fos­se stata accorpata con quella delle amministrative, si sarebbe potuto produrre un "dannoso" effetto-trai- no tra i due voti. È invece vivo e vegeto l’altro ostaco­lo sulla strada del referendum: il 'no' dei governatori (anche di centrode­stra) all’installazione di siti sul loro territorio. Le parole di Vendola danno l’idea del clima: "In Puglia le centrali le potranno fare solo con i carrarma­ti... ".

Ma in realtà è un coro senza ec­cezioni: solo ieri si sono pronunciati contro i siti Cappellacci (Sardegna), Errani (Emilia-Romagna), Polverini (Lazio), Rossi ( Toscana) le giunte di Calabria e Sicilia. U­na posizione che pe­sa, alla quale l’ese­cutivo ha involonta­riamente dato cor­da: il sottosegretario allo Sviluppo econo­mico Stefano Saglia, intervenendo nelle commissioni unifi­cate Ambiente e At­tività produttive, si è lasciato scappare che "non si fa un im­pianto contro le au­torità regionali...", e che prima di in­dividuare i terreni si arriverà al 2012. Un mezzo scivolone che ha dato vi­gore al forcing delle opposizioni, con Bersani che prova ad infilarsi nelle in­certezze di esecutivo e maggioranza ("è un piano irrealistico e sbagliato") e pensa ad una più decisa mobilita­zione del Pd sul referendum (l’Idv ci è già dentro fino al collo).

Per il premier è una tegola nuova. Con un bersaglio - il legittimo impedi- mento - troppo significativo. Che si aggiunge ai tanti nodi cui deve veni­re a capo. Ieri notte li ha snocciolati in un ufficio di presidenza del partito cui hanno partecipato, in vista delle am­ministrative, anche i coordinatori re­gionali. A loro ha ribadito di essere "perseguitato per delle cene", che oc­corre "andare in tv" a spiegare una riforma della giustizia "chiesta dai cit­tadini " e apprezzata dal "77 per cen­to dei nostri elettori". E restando ai sondaggi, informa che Fli è al 2,6. Ha poi confermato che a Napoli il candi­dato del centrodestra sarà l’impren­ditore Gianni Lettieri, contro il quale si sono sollevati pezzi del partito e del mondo produttivo locale. Infine scherza ma non troppo sull’allarga­mento della maggioranza: "Arrivia­mo a 330, anzi... 336, l’anno della mia nascita".

Marco Iasevoli

 

 

 

 

 

2011-03-16

16 marzo 2011

TERRORE NUCLEARE

Giappone, si temono

20 mila dispersi

Gli elicotteri delle Forze di autodifesa, l'esercito giapponese, si sono oggi levati in volo per versare dall'alto acqua sui reattori della centrale nucleare di Fukushima, che rischiano la fusione del nocciolo. Ma dopo qualche ora hanno sospeso le operazioni a causa delle forti radiazioni, senza essere riusciti a riversare sulla centrale il carico. In precedenza, un ennesimo incendio aveva provocato l'innalzamento del livello di radioattività nella centrale costringendo all' evacuazione anche i 50 tecnici rimasti a cercare di riprendere il controllo della situazione a rischio delle loro vite. I tecnici, ha affermato l'agenzia Kyodo, sono in seguito rientrati nella centrale. Il portavoce governativo Yukio Edano ha affermato che le radiazioni nella zona di pericolo di 30 chilometri dalla centrale si sono fortemente abbassate.

A Tokyo, minacciata dalla nube nucleare che potrebbe levarsi dalla centrale, a 240 chilometri di distanza, le strade sono vuote come in una giornata di festa, e molti negozi chiusi. Un brivido è stato vissuto per una nuova scossa di terremoto del grado 6.0 della scala Richter, che ha avuto il suo epicentro alla periferia est della megalopoli.

L'ambasciata francese ha annunciato l' inizio dell'evacuazioni dei connazionali dalla capitale, mentre molte multinazionali hanno spostato i loro uffici a sud.

In una rarissima apparizione in diretta televisiva l'imperatore del Giappone, Akihito, si è rivolto attraverso gli schermi ai sudditi, affermando di pregare per la Nazione e per il bene di coloro che sono stati colpiti dal terremoto e dal conseguente 'tsunamì di una settimana fa. Il monarca nipponico ha quindi aggiunto di essere "profondamente preoccupato" per la crisi in corso nella centrale nucleare di Fukushima 1, e ancor più per la "natura imprevedibile" di quanto vi sta accadendo. "Auspico sinceramente che si riesca a evitare che la situazione peggiori ulteriormente", è stato il suo accorato commento. "Il numero delle persone uccise sta crescendo di giorno in giorno", ha quindi osservato Akihito, "e nemmeno sappiamo quante siano state le vittime. Io", ha sottolineato, "prego per la salvezza di quante più persone possibile".

Il bilancio provvisorio dei morti e dei dispersi del disastro giapponese ha raggiunto la cifra di 12.471 individui. Le morti registrate, secondo quanto riferiscono i dati della polizia, sono 4.277, mentre i dispersi sono 8.194. I feriti sono 2.282, una cifra, quest'ultima, che appare decisamente sottovalutata. Le cifre ufficiali, pur se ancora provvisorie, del cataclisma che ha devastato il Paese

venerdì scorso, appaiono, inoltre sottodimensionati se si considera che, nella sola prefettura di Miyagi, i dispersi, a detta del sindaco, sono almeno 20.000.

 

 

16 marzo 2011

Giappone, la ricerca di un senso nella tragedia

La speranza di vincere il male nell’eterna lotta per il bene

La melma nera è uguale. E anche lo sfacelo lasciato dall’acqua che si ritira: binari divelti, case sventrate, Tir come accartocciati dalla mano di un gigante stizzito. Per chi è stato in Indonesia e in Thailandia dopo lo tsunami del dicembre del 2004 le immagini dal Giappone acquistano come una più concreta dimensione: di quel fango colloso ancora senti l’odore molle, dolciastro di putredine. E le domande dei figli, dei colleghi, e sui giornali, sono le stesse: dov’era Dio, e perché ha permesso tanta morte? Che Dio è un Dio distratto o indifferente, che lascia annegare i malati immobili nei letti, e i vecchi troppo lenti per scappare?

Sei anni fa, arrivando a Banda Aceh, la prua dell’isola di Sumatra colpita in pieno dall’onda, avevo queste domande addosso. Dall’aereo quella terra era rigogliosa come un paradiso terrestre, e così azzurro e pacifico l’oceano. Ma poi d’improvviso vedevi la costa mangiata e sfregiata dall’onda, per chilometri; e solo melma nera, dove c’erano i villaggi degli uomini. In un povero mercato tra le macerie si vendeva pesce infangato che nessuno comprava; e da un registratore chissà come scampato usciva struggente la voce di Bob Dylan, knockin’ on Heaven’s door, "bussando alle porte del paradiso". Già, il paradiso, e il mio Dio buono, dov’erano?

A Banda Aceh, regione islamica integralista, c’era un unico missionario cattolico, un prete italiano. Lo incontrai mentre guidava una jeep decrepita d’anni e di fango; era andato a benedire altri morti di quella strage infinita. Senza fiato per ciò che vedevo gli feci prima di tutto, con urgenza, quella domanda: dov’era Dio? Perché lo ha permesso? Il missionario, un romagnolo di settant’anni ancora dritto e vigoroso, mi guardò con durezza: "Queste sono le domande che vi fate voi oggi in Occidente", rispose secco. "Noi cristiani dovremmo sapere che dal giorno del peccato di Adamo il mondo è in equilibrio precario, come in bilico. Che è incrinato nella profondità: e qualche volta il male prevale e scoppia, in modo anche terribile. Ma non è colpa di Dio: è il male scelto da Adamo, è il nostro male. E però noi sappiamo anche che Cristo ha vinto la morte, e che quindi ogni volta dobbiamo ricominciare".

Mentre mi dava questa brusca lezione il prete non perdeva tempo: intanto caricava sulla sua jeep cibo e acqua da portare ai superstiti, chissà dove. Se ne andò con il rombo faticoso del motore vegliardo, e mi lasciò nella missione. Con una suora biellese e un giovane camilliano arrivato dagli Usa facemmo un giro: che sfacelo, e quanti morti ancora nei campi allagati. Il 'nostro' male? Rimuginavo le parole del prete. A me nessuno aveva parlato del peccato originale così, come di un motore attivo e potente di male; alimentato da tutte le infinite violenze palesi e nascoste che ogni giorno si compiono nel mondo. Omicidi, stupri, bambini violati, ma anche l’avarizia di chi accumula e affama, anche il nostro piccolo garbato calunniarci fra vicini. Tutta la massa di male degli uomini, capace di avvelenare il creato, di muovere gli abissi: possibile? Io ricordavo il libro della Sapienza: "Dio non ha creato la morte, e non gode per la rovina dei viventi". Che cosa dunque avvelena le faglie, e spinge gli uragani? Nel catechismo della Chiesa cattolica ho letto: in conseguenza del peccato originale "la creazione visibile è diventata ostile e aliena all’uomo. A causa dell’uomo la creazione è soggetta alla schiavitù della corruzione".

Dunque il giudizio del vecchio missionario era ortodosso, e io ignorante o dimentica, come tanti? "Tutta intera la storia umana è pervasa dalla potenza delle tenebre, lotta incominciata fin dall’origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno", dice la Gaudium et Spes. Ho visto quella lotta: era un prete dall’accento romagnolo che si affannava a sfamare i bambini, era la suora biellese che gemeva di pena davanti alle risaie distrutte dall’acqua marina. Ma già pensava a come cominciare di nuovo: cosciente del male e però ostinatamente certa di un Dio più forte della morte.

Marina Corradi

 

16 marzo 2011

REPORTAGE

Tokyo, obiettivo sopravvivenza

Scrivere con la terra che balla sotto i piedi... nella seconda notte di Tokyo oscurata. Il secondo terremoto superiore a 6 gradi di magnitudo nel giro di 8 ore. Che sia quello previsto come forte aftershock e il cui termine secondo i calcoli arcani degli esperti scade oggi? Difficile dirlo, inutile soprattutto pensarlo.

Il paese, l’antica terra dei samurai che ha con il suo territorio un rapporto ancestrale inimitabile per le ricadute sulla storia, sulla cultura e sulla fede vive alla giornata e non può dare una scala di valori negativi ai tre drammi che l’assediano. Quello umanitario, quello radioattivo e quello energetico. Ci sarebbe anche l’economia, che in due giorni ha visto ridursi di un quarto il valore della maggiore borsa valori dell’Asia. In altri tempi sarebbero state dimissioni di massa e un’impennata nella classifica già eccessiva dei suicidi ma, come ha suggerito il premier Naoto Kan ieri in televisione, per adesso è meglio non pensarci, le priorità sono altre.

Vero, in questa terra per tanti aspetti futuribile ma con salde radici nel suo humus isolano, si potrebbe dire che l’obiettivo è ora sopravvivere. Almeno per una parte consistente della popolazione che non sa più da che parte potrebbe venire il colpo definitivo. Ieri a rubare la scena è stato ancora l’incubo radioattivo. Come le centrali spente dall’elettronica ai primi forti tremori venerdì scorso abbiano iniziato a fondere esplodere, diffondendo nel vento particelle letali, i giapponesi fingono di non saperlo o preferiscono ignorarlo. Le responsabilità, se ci sono, saranno accertate e questa volta, forse, le scuse di rito offerte con un inchino solo un poco più profondo non basteranno.

Ieri mattina la nuova esplosione di un reattore della famigerata centrale di Fukushima 2 ha sollevato isotopi in abbondanza, sospinti da un malaugurato vento verso sud, verso province un tempo prospere e il maggiore agglomerato urbano del pianeta. Il veleno radioattivo si è sparso con una disomogeneità maligna, arrivando nel centro città in quantità consistente ma ufficialmente non pericolosa per la salute.

Non è ancora il tempo del dubbio nella Tokyo che si spegne, ma occorre poco per prevedere l’effetto negativo che un altro episodio del genere potrebbe avere sull’equilibrio già al limite dei pur pazienti nipponici. Ogni persona che incontri per strada, in un caffè, compagno di viaggio su un convoglio sempre più rado della metropolitana, ti parla di "paura", ti suggerisce incertezza. In fondo, davanti a una natura spesso matrigna, la solidità del sistema, l’affidabilità dei suoi componenti e la fiducia incontrastata concessa alle autorità hanno permesso al Giappone di essere quello che è. Nel passato il paese ha vissuto drammi ecologici che hanno fatto scuola nel mondo e gli hanno permesso di porsi all’avanguardia della sicurezza. I giapponesi, che in fondo sono ancora un popolo frugale, hanno sacrificato non poco del loro benessere a un ideale di nazione omogenea, forte, senza disparità e alla fine senza problemi. Ritrovarsi ora a tastare il vento, per capire se gli isotopi finiranno al largo nel Pacifico o per coprire di tossicità campagne e metropoli isolane, è insopportabile. Un paese scosso dal suo maggiore terremoto, devastato dal suo peggiore tsunami, prostrato dalla crisi energetica più grave dalla chiusura dei petrorubinetti negli anni Settanta, ha perso la sua sicurezza, potrebbe perdere anche la fiducia in chi finora ha di fatto incassato un assegno in bianco sulla sicurezza e la salute della popolazione.

Per due giorni Tokyo ha tenuto, da oggi potrebbe andare in tilt. Le autolimitazioni individuali, familiari e collettive al consumo di energia elettrica stanno diventando un obbligo davanti al 20 per cento di megawatt non più disponibile per i roghi delle centrali. I tagli attenti, mirati alla circolazione di mezzi pubblici, sta trasformando in incubo la vita quotidiana di milioni di lavoratori e studenti. Le ferrovie metropolitane che contano un intreccio di decine di linee hanno ridotto la percorrenza dal 20 al 60 per cento. Il territorio della megalopoli è stato diviso in settori, dove a rotazione si applicano le limitazioni alla circolazione una, anche due volte al giorno, in una babele di orari che gli stessi giapponesi non capiscono. Le linee di trasporto privato non dispongono più di ferrovieri sufficienti perché molti non possono presentarsi al lavoro per il blocco quasi totale delle linee pubbliche.

Il caos avanza. Chiudono scuole e aziende, che non saprebbero a chi o dove vendere servizi e beni. Il paese va spegnendo i suoi centri vitali e riattivarli potrebbe costare in termini economici e sociali più che riaccendere pochi reattori risparmiati dal caso o dalla previdenza umana. Incentivato da questa situazione di precarietà, in sordina è iniziato pure un movimento di esodo verso aree più sicure. Anche questo reso difficile dalla scarsità dei mezzi pubblici, come dalla crescente difficoltà di riempire i serbatoi dell’auto di famiglia.

Davanti ai disincentivi a operare, produrre, servire... chi ha deciso di restare cerca di garantirsi il necessario facendo incetta nei supermercati. Non è ancora corsa all’accaparramento, probabilmente non nello spirito giapponese e nella sua filosofia just in time, ma si alimenta di notizie frammentarie, di regole di igiene postatomica rispolverate per l’occasione. Meglio acquistare verdura e frutta non contaminate – finché ce n’è – prima che sui banchi arrivi quella arricchita dal cesio che poco o tanto da ieri avvelena i prodotti di campi e orti di un gran numero di prefetture orientali.

Nessun pericolo serio per la salute, assicurano in televisione autorità e esperti. Sarà...

Sarà anche vero che un volo Giappone-Los Angeles vale in termini di assorbimento di radiazioni quattro giorni di esposizione all’aria comune di Tokyo; sarà che una radiografia vale dodici volte tanto e che una tomografia moltiplica per tre le dosi annue accettabili. Sarà, ma poco importa. Il fatto stesso che l’incubo nucleare si sia ripresentato nel Giappone, bersaglio di due atomiche, va allentando il legame del paese con la sua leadership, con il sistema pubblico.

I due sopravvissuti estratti ieri pomeriggio dalla devastazione di Miyagi, dopo quattro giorni di freddo pungente, sono un piccolo bonus per il Giappone che barcolla. Ma pochi ignorano che cosa davvero si trovi sotto macerie, fango e sicurezza di facciata.

Stefano Vecchia

 

 

 

16 marzo 2011

LA PAURA NEL MONDO

"Radioattività in aumento fino a cento chilometri"

Una sequenza impressionante, fatta di incidenti, allarmi e improvvisi si­lenzi. Il Giappone tenta di scon­giurare l’incubo atomico, ma la paura cre­sce. "Ora sono realmente possibili conse­guenze all’esterno per l’impianto di Fuku­shima" commenta l’ingegnere Stefano Monti, responsabile Enea dell’unità tec­nica per la sicurezza dei reattori, quando gli diamo la notizia confermata dall’Ispra del passaggio a livello 5 dell’emergenza (che sarebbe addirittura a livello 6 per l’Ue). "Adesso è probabile il danneggia­mento del nocciolo del reattore" spiega Monti, anticipando l’analisi dell’Aiea. Da giorni questo ingegnere nucleare sta se­guendo, ora dopo ora, il lavoro dei tecni­ci giapponesi in prima linea nella battaglia per arginare i rischi di radioattività. "La si­tuazione si è complicata lunedì sera, con l’esplosione nell’unità 2 di Fukushima".

Cosa è accaduto precisamente?

Fino a lunedì nelle unità 1 e 3 coinvolte da incidenti, erano rimasti integri, oltre al nocciolo centrale, anche i due sistemi di sicurezza interni, che rappresentano la barriera più importante contro il diffon­dersi di radiazioni. Nell’ultima esplosio­ne, invece, sembra sia stato danneggiato il guscio di contenimento primario. Sono fuoriusciti prodotti di fissione e si sono re­gistrati picchi di radioattività importanti.

Cosa cambia per la popolazione?

Il rilascio di radioattività è destinato ad aumentare rispetto all’inizio, quando era relativamente basso. La zona interessata adesso è più ampia, nell’ordine di un cen­tinaio di chilometri. Le stesse squadre o­perative che lavorano per congelare il reat­tore non possono più stare in quell’area, perché i livelli di esposizione rischiano di creare forti danni alla salute.

C’è una spiegazione dietro alla sequenza cui stiamo assistendo?

No, la sequenza è incidentale ed è analo­ga a tutti i reattori. Non va dimenticato che, nei primi giorni dell’emergenza, non si sono registrate complicazioni dal pun­to da punto di vista epidemiologico per­ché gli eventi cui abbiamo assistito sono stati circoscritti. Nel caso dell’esplosione di sabato, che ha fatto il giro del mondo sulle tv, è saltato il tetto dell’edificio e­sterno ma il doppio sistema di sicurezza della centrale è stato interamente preser­vato. Semmai, il problema è un altro.

Quale?

La difficoltà ad avere informazioni è e­norme, nonostante il gran­de impegno delle autorità internazionali delle energia atomica e locali. Non è fa­cile trovare le contromisu­re a quanto sta succeden­do, quando arrivano notizie contrastanti.

C’è chi ha parlato di rischio plutonio. È d’accordo?

Non credo che la radioattività possa arri­vare da metalli pesanti come il plutonio, semmai può originarsi da prodotti di fis­sione: i valori di iodio e cesio possono sa­lire ma finora non ci sono in circolazione dosi letali. Non solo: tutte le misure di pre­cauzione adottate sono state corrette, per cui chi sventola i fantasmi del passato si sbaglia. In Europa si è già aperto un dibattito sul­l’opportunità di investire sulla tecnolo­gia nucleare.

L’ha sorpresa?

Parlo da tecnico, non da politico: credo sia necessario un ripensamento sulle centra­li più vecchie, non sugli impianti di nuo­va generazione. In fondo, la Germania ha bloccato i reattori in uso da più anni. Il problema è fare una valutazione sui crite­ri di estensione della vita media delle cen­trali. In Giappone i reattori di cui stiamo parlando risalgono al 1971 e normalmen­te restano in funzione per 30 anni. Uno di quelli coinvolti negli incidenti sarebbe sta­to posto in arresto definitivo nei prossimi mesi.

Sta dicendo che è meglio sostituire le cen­trali vecchie con le nuove, che possono contare su sistemi di sicurezza maggiori?

Penso semplicemnte che questo sia un passaggio critico su cui vale la pena riflet­tere. In Giappone, i quattro impianti nu­cleari di terza generazione hanno tenuto perfettamente.

Diego Motta

 

 

 

16 marzo 2011

IL DILEMMA ENERGIA

Nucleare, il governo rassicura e tira diritto

Il Governo tiene d’occhio la situa­zione giapponese, ma tira dritto. L’opposizione lo invita a fermarsi. Mentre le Regioni quasi in blocco fan­no sapere che sul loro territorio le cen­trali atomiche proprio non le vogliono. E le associzioni ambientaliste incalza­no sulle fonti rinnovabili. Con il crescere dell’allarme che viene da Oriente, sale anche da noi la pole­mica su un argomento che già promet­teva di avvicinarsi alla soglia di fusione per gli appuntamenti referendari pre­visti a giugno.

Antonio Di Pietro bran­disce il voto come una sciabola e chie­de al governo di "rivedere immediata­mente" la decisione. La segreteria del Pd dal canto suo ritiene che "sarebbe da irresponsabili se il governo italiano, u­nico al modo, non sentisse il bisogno di fare almeno una pausa di riflessione". E chiede la sospensione dell’esame dei decreti per la localizzazione dei siti e al­lo stesso tempo di sbloccare gli investi­menti per la energie da fonti rinnova­bili, modificando il decreto del mini­stro dello Sviluppo economico Paolo Romani. Non si tratta di reazioni emo­tive, taglia corto il segretario Pier Luigi Bersani.

Dal Pd, che porterà le temati­ca del nucleare al question time di oggi a Montecitorio, arrivano anche accuse di "dilettantismo" all’esecutivo, visto che era assente nelle Commissioni Am­biente e Attività produttive, denuncia­no i capigruppo del Pd nei due organi­smi Raffaella Mariani e Andrea Lulli. E proprio i ministri di questi due setto­ri sono in prima linea nel difendere le proposte governative. "È inimmagina­bile tornare indietro su un percorso già attivato", dichiara Romani al termine dell’incontro straordinario convocato da Bruxelles sull’emergenza.

A poche ore dalla nuova esplosione che ha scos­so la centrale di Fukushima e diffuso materiale radioattivo nell’atmosfera il ministro dell’Ambiente Stefania Presti­giacomo, sottolinea che l’Italia non ha cambiato idea sul nucleare contando che "nel referendum di giugno gli ita­liani non votino sull’onda dell’emoti­vità". Bisogna "spiegare cos’è il nuclea­re perché l’Italia ha davvero un’oppor­tunità avvalendosi delle tecnologie più innovative, 100 volte su­periori a quelle del Giap­pone".

Poi aggiusta il ti­ro: il governo "non è né cieco né sordo" rispetto alle notizie che arrivano dal Sol Levante, assicu­rando di avere "a cuore la sicurezza dei cittadi­ni". Parole che vanno in consonanza con la posi­zione del ministro della Salute Ferruccio Fazio, il quale sottolinea come "dal governo c’è una grande attenzione a quanto sta avve­nendo ", aggiungendo di ritenere che "insieme con l’Europa ci sia tutto il tem­po e la tranquillità per fare una serena considerazione". Dicono un "no" quasi corale le Regio­ni, alle quali un recente intervento del­la Corte Costitizionale ha attribuito il diritto al coinvolgimento in materia, anche se solo a carattere consultivo e non vincolante. Solo quattro le favorevo­li, pur con dei distin­guo: Lombardia, Piemonte, Campa­nia e Veneto. Ma il governatore di que­st’ultima, Luca Zaia, precisa: "Il Veneto non ha le caratteri­stiche necessarie per ospitare una centra­le nucleare, per cui fino a quando ci sarò io sarà sempre no a questa ipotesi".

Il collega della Lom­bardia Roberto Formigoni fa notare che le centrali del Giappone "sono di anti­chissima generazione". Gian Carlo Muzzarelli, assessore alle Attività Pro­duttive e Piano Energetico dell’Emilia Romagna, ricorda che "in due anni, con le rinnovabili è stata prodotta energia pari ad una centrale nucleare: noi con­tinuiamo per quella strada". Intanto, in attesa di essere ricevute og­gi pomeriggio dalla Prestigiacomo, le principali associazioni di settore delle energie rinnovabili (Anie, Aper, Anter, Vera online e Asso Energie future) fan­no sentire la protesta insieme a Wwf e Legambiente. Quest’ultima, anticipan­do alcuni dati dal rapporto Comuni Rin­novabili 2011, prova a confutare il ten­tativo del governo di sostenere l’inade­guatezza delle fonti pulite, settore che "nel 2010 ha avuto un vero e proprio boom, coprendo il 22,1% dei consumi e­lettrici italiani. E, se sostenuto adegua­tamente, potrebbe arrivare al 35% nel 2020", afferma il responsabile Energia del sodalizio Edoardo Zanchini.

Gianni Santamaria

 

 

16 marzo 2011

LA CATASTROFE DEL SOL LEVANTE

Caritas Giappone organizza gli interventi

nelle zone colpite dal terremoto

Caritas Giappone organizza gli interventi nelle zone colpite da terremoto e tsunami. In generale grande compostezza e dignità, ma anche grande solidarietà, sia pur in una comprensibile situazione di paura diffusa. Così il direttore di Caritas Giappone, padre Dasuke Narui sintetizza il comportamento del popolo giapponese. Le dimensioni della catastrofe che ha colpito il Paese sono sempre più preoccupanti, la terra non smette di tremare e cresce il timore per le conseguenze dei danni agli impianti nucleari.

Caritas Giappone e la Chiesa, attraverso le 4 diocesi, le numerose parrocchie, i volontari e lo staff stanno contribuendo in maniera coordinata allo sforzo che a livello nazionale si sta facendo per fornire gli aiuti alla popolazione. Confortante è la disponibilità di moltissimi volontari, soprattutto giovani, che da tutte le diocesi chiedono di poter andare nelle zone più colpite per rendersi utili. Lì il problema principale è la mancanza di cibo e di carburante. Chi riesce ad allontanarsi si sposta principalmente verso sud. Caritas Giappone ha messo a disposizione le proprie strutture e si sta coordinando col governo per assistere i casi più bisognosi, in particolare le persone anziane, disabili e le famiglie con bambini piccoli.

Oggi a Sendai si è svolto un incontro di tutti i Vescovi, con la partecipazione dunque del presidente di Caritas Giappone S.E. Mons. Isao Kikuchi e di padre Narui, per condividere un piano globale di aiuti come Chiesa cattolica.

Caritas Italiana ha immediatamente espresso vicinanza e solidarietà a Caritas Giappone e alla popolazione giapponese, mettendo a disposizione un primo contributo di centomila euro. Si tiene in costante collegamento con Caritas Giappone e con la rete internazionale attraverso aggiornamenti e teleconferenze per coordinare gli interventi, analizzare i bisogni di tutta l’area colpita dal terremoto e dallo tsunami, cercare di raggiungere anche le zone più lontane e inaccessibili.

Innumerevoli i messaggi di vicinanza e gli aiuti offerti dalle Caritas di tutto il mondo. In particolare va segnalata la mobilitazione delle Caritas dei Paesi asiatici colpiti dallo tsunami del 2004 o da successive emergenze che hanno sempre ricevuto anche il sostegno di Caritas Giappone. Ad esempio la Caritas del Myanmar, colpita anche dal ciclone Nargis nel 2008, ha indetto per domenica 20 marzo una giornata di solidarietà in tutte le parrocchie.

In costante coordinamento con le altre realtà presenti sul terreno, Caritas Giappone ha confermato che pur essendo già attiva in questa fase di emergenza, si concentrerà in particolare nelle fasi di riabilitazione e sviluppo, nel medio e lungo periodo, con grande attenzione anche al sostegno psicologico. Roma, 16 marzo 2011 Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite

C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: "Emergenza Giappone 2011".

Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:

UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma – Iban: IT 95 M 03069 05098 100000005384

Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113

CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio)

 

 

 

2011-03-15

15 marzo 2011

DOPO IL TERREMOTO

Fukushima, nuova esplosione

Sale radioattività a Tokyo

Una nuova esplosione si è verificata nella centrale nucleare di Fukushima 1, provocando un innalzamento dei livelli di radioattività, che è stato registrato anche nell'area di Tokyo, 250 chilometri più a sud. L'esplosione si è verificata nel reattore numero 2 della centrale e i gestori hanno ammesso di temere che sia stata danneggiata la vasca di contenimento. Intanto nel reattore 4 si è verificato un incendio che è però stato spento, riferisce l'agenzia Kyodo. nei giorni scorsi si erano verificate esplosioni ai reattori 1 e 3.

"Stiamo parlando di di livelli di radiazione che possono danneggiare la salute umana", ha ammesso il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano.

La nuova esplosione si è verificata alle 6:10 (ora locale) nel reattore numero 2. Subito dopo il livello di radiazioni nell'area è salito a 965,5 microsievert l'ora . Alle 8:31 le radiazioni erano già schizzate a 8.217 microsievert, più di otto volte il limite massimo annuo, riferisce l'agenzia Kyodo, citando la società Tepco che gestisce la centrale.

Sono stati tutti evacuati tutti gli abitanti che risiedevano entro un raggio di 20 chilometri dalla centrale di Fukushima 1. Lo riferisce la tv nipponica NHK, spiegando che polizia e personale militare hanno avorato senza sosta per trasferire 450 persone, tra ricoverati in ospedale e ospiti di case di riposo. Auto della polizia stanno pattugliando le zone comprese tra i 20 e i 30 chilometri di distanza per esortare tutti gli abitanti a restare in casa con le finestre chiuse.

Anche i voli aerei sono stati vietati entro un raggio di 30 chilometri dalla centrale. La Tepco, che non esclude ora il rischio di una fusione, ha evacuato tutti i suoi dipendenti dalla centrale di Fukushima, salvo le 50 persone impegnate negli sforzi per il raffreddamento dei sei reattori dell'impianto.

I venti che soffiano verso sud hanno intanto portato particelle di cesio e iodio nell'area di Tokyo. Nella prefettura di Ibaraki, vicino Fukushima, il livello di radiazioni è di 100 volte superiore al normale, mentre in quella di Kanagawa a sud di Tokyo è cresciuto di 10 volte. Il ministero per la scienza, citato dall'agenzia Kyodo, afferma che i livelli di radioattività nella capitale non minacciano la salute. Ma parte degli abitanti ha scelto di lasciare la città per dirigersi verso sud.

 

 

15 marzo 2011

MERCATI

Crolla la Borsa di Tokyo, tensione in Europa

Prevalgono paura e tensione nelle principali borse di Asia e Pacifico, con l'allarme nucleare scattato in Giappone dopo l'esplosione di un altro reattore atomico. Nuovo crollo per Tokyo, che ha lasciato sul campo il 10% dopo lo scivolone del 6% della vigilia, mentre avanza proprio verso la capitale nipponica la nube tossica sprigionata dalla centrale di Fukushima. Il governo potrebbe intervenire direttamente sul mercato azionario. Lo ha detto il ministro delle Politiche economiche e fiscali, Kaoru Yosano, suggerendo un'insolita mossa per sostenere i listini. "Potrebbe essere un po' presto per parlare, ma il governo ha un'opzione di questo genere", ha concluso.

Difficoltà anche ad Hong Kong (-3%), Taiwan (-3%), Seul (-2,4%) e Sidney (-2,1%), mentre à apparsa relativamente più cauta Shanghai (-1,4%).

Su quello che resta del listino nipponico, che ha funzionato anche oggi nonostante la catastrofe, si segnalano i gruppi del comparto energetico Tokyo Electric Power (-24,68%), Toshiba

Corporation (-19,46%), Oki Electric (-19,05%) e Fuji Electric Holdings (-17,67%), assieme a quelli dell'alimentare come Nippon Meat Packers (-18,09%), che ha dovuto fermare la produzione.

Più cauta, se è lecito il termine, Toyota (-7,4%), la cui produzione automobilistica è ferma.

Sotto pressione a Hong Kong China Resources (-3,92%) e Petrochina (-3,7%), mentre a Seul le vendite interessano il comparto della logistica e delle costruzioni con Kepko Engineering (-12,71%) e Logistics Energy (-10%). In controtendenza il cementiero Ssangyong (+14,96%), spinto dalla speculazione su un possibile balzo della domanda di materia prima per la ricostruzione in Giappone.

Difficoltà a Sidney per gli estrattivo-minerari Extract Resources (-18,45%), Paladin Energy (-17,47%) ed Energy resiources (-14,3%), particolarmente esposti sul nucleare in Giappone.

Peggiorano anche le principali borse europee con l'allarme atomico in Giappone e l'andamento in calo

dei futures Usa, che preannunciano un'apertura pesante anche a Wall Street. Francoforte cede il 4,7% e Parigi il 3,8%, mentre riduce il calo Milano (-2,6%). Tra i titoli più colpiti quelli dell'energia E.On (-5,5%), Rwe (-4,8%) ed Edf (-4,3%), esposte nel settore nucleare.

 

 

15 marzo 2011

LA CAPITALE SOTTO CHOC

Incubo, quinto giorno

Tokyo spegne le luci

Tokyo abbassa le sue luci e il Giappone la segue. La necessità di risparmio energetico, e forse le ragioni di precauzione rispetto ad eventi al momento solo ipotizzabili, da ieri hanno fermato le corse dei treni sulle linee superstiti verso il Nord devastato. Ieri mattina i viaggiatori approdati all’aeroporto di Tokyo-Narita, il maggiore del paese, nell’arco di mezz’ora si sono trovati privi della possibilità di utilizzare un ramo della JR, le ex ferrovie pubbliche da tempo privatizzate, e le linee della privata Keisei. Uniche alternative, autobus con capolinea presso i maggiori alberghi cittadini oppure una costosissima corsa in taxi per 70 e più chilometri che contano ore nel traffico e nei cantieri.

Il Giappone, a cui il premier Kan ha chiesto di reagire, lo fa a modo suo: concreto ma discreto. Con quell’insieme di costrizione sociale e di orgoglio di corpo che ha sempre sottolineato l’unicità dei giapponesi, la loro compattezza che per manifestarsi non ha bisogno di confronti con l’esterno. Inimitabile.

Volumi abbassati, tempi e intensità dell’illuminazione ridotti; milioni di pendolari costretti a disagi enormi oppure a un riposo forzato; diversi negozi e locali chiusi; palinsesti ridotti nella programmazione televisiva... La megalopoli, che da sola conta la popolazione di un paese di medie dimensioni un’economia da primato, spegne i suoi luoghi-simbolo, come la Tokyo Tower, e riduce linee e percorrenze dei trasporti urbani, in tempi normali la sua linfa vitale.

Questi però non sono tempi di normalità. Il Giappone potrebbe inorgoglirsi se valutasse solo che la sua tecnologia, la sua previdenza e la sua standardizzazione hanno impedito che la megalopoli si accartocciasse, ma bastano il pianto o il silenzio altrettanto disperati dei sopravvissuti visti in tv per aprire alla vergogna di non avere evitato quelle vittime e quelle sofferenze. Tutti immaginano, sanno, che i 1.897 morti ufficiali nella notte giapponese sono solo un dato certo davanti a un abisso colmo di dispersi o morti "presunte".

Il Giappone è oggi diviso a metà; un paese "normale" che vive nell’attesa di quello che ancora potrebbe accadere e pianifica il riscatto; un paese devastato che cerca ragioni e scopre le vere dimensioni della sua sventura. Nelle molte enclave in parte ancora irraggiungibili che il fango, le acque e le fratture del suolo hanno disegnato sul territorio, i morti sono molte migliaia, forse decine di migliaia. Semplicemente non si possono al momento trovare, perché le loro cittadine strette tra il mare e le colline sono state livellate dall’onda di tsunami oppure perché l’oceano in riflusso le ha portate al largo per restituirle dopo giorni.

Allora, in omaggio ai suoi morti, il paese rallenta, cerca una ragione e un pretesto, perché l’immobilità non è nel suo Dna, ma la convivenza con una natura insieme benevola e terrifica, sì. La quiete di Tokyo nella notte è illusoria, la città ha rallentato i suoi battiti per onorare le vittime, per aprirsi a una nuova vita che sarà comunque diversa, ma anche perché la sospensione è realtà di queste ore.

A soli 200 chilometri a Nordest, nelle profondità di un reattore al collasso, un’energia inimmaginabile ruggisce la sua sete; un altro sisma di terrificanti dimensioni potrebbe essere realtà – dicono gli scienziati – entro dopodomani... Lo sfondo sonoro della notte cittadina non sono clacson, musica e richiami dei butta-dentro davanti ai locali di divertimento, ma le voci e le immagini della tragedia, rilanciate, rimbalzate tra una gigaschermo e una vetrina, da un appartamento a un ristorante.

Il personale del mio piccolo albergo di Ikebukuro, una delle aree semi-centrali della megalopoli, ha l’affabilità di sempre e una nuova voglia di comunicare. Occhi e orecchie sfiorano di continuo gli schermi televisivi che nessuno nemmeno immagina potrebbero trasmettere altro che le immagini dell’incubo. Loro, che da cinque giorni non si nutrono d’altro che di disgrazia, che sanno delle decine di squadre di soccorso di mezzo mondo in arrivo o già al lavoro, alla fine faticano a credere che il "loro" terremoto, il "loro" tsunami, la Passione, insomma, della loro terra e della loro gente possano davvero essere conosciute e condivise dall’esterno. Alla fine, però, sembrano contenti di un sorriso, di un cenno del capo, di uno sguardo rubato agli schermi digitali che un poco annacqua a loro ansia.

Più che gli infiniti locali "a tema" tanto di moda in Giappone, briciole di mondi caricaturali che mischiano voglia di esotismo e vera cultura, il riposo di Tokyo sembra ora fittizio. La gente non è ancora sazia di sapere, di capire: perché è stato e che cosa potrebbe essere. Insieme si parla, si scherza anche, ci si distrae un attimo dalla paura che ieri era di ciascuno e di tutti secondo sensibilità e cultura, ma che già oggi potrebbe essere realtà dura, condivisa, inevitabile.

In questi giorni il trauma colpisce gli anziani che pensavano di avere vissuto tutta la gamma delle minacce naturali ma che si sono improvvisamente ritrovati analfabeti, con un terrore cieco che li rende più fragili e più soli. Per tutti, i binari della normalità garantita, spesso anche sbandierata come antidoto a individualismo e diversità, sono stati deviati, per molti verso la catastrofe. Ecco allora che una sirena nelle notte senza traffico accende l’ansia, che un tremore percettibile sul marciapiede fa alzare lo sguardo e accelerare istintivamente il passo in cerca di un luogo meno esposto ai crolli.

Da ieri, tuttavia in modo più concreto, il pericolo è quello subdolo, invisibile e forse invincibile della radioattività che filtra dal cemento sgretolato dei reattori di Fukushima e tra le righe dei comunicati ufficiali. Ogni foglio passato in diretta al giornalista televisivo, ogni passaggio di esperto o ogni dichiarazione del premier in tv, potrebbe essere l’inizio di un incubo che nella psiche collettiva nipponica è radicato a Hiroshima e Nagasaki, in fughe di isotopi temibili ma finora circoscritte. Ogni volta la realtà è tornata ad essere rassicurante. Un poco come succede per le catastrofi su celluloide. Non a caso, la paura delle radiazioni è stata tenuta a bada nel Paese del Sol Levante con una specifica produzione cinematografica che ha raggiunto livelli di inverosimiglianza sempre più alti... fino al’11 marzo, quando la realtà ha superato ogni immaginazione.

Da ieri la megalopoli, abituata a vivere la sua notte con ostentazione, ha abbassato le luci, ha toni più sommessi, ma non sembra più credere che alla fine anche questo sia un film, che alla fine la normalità sia la sua dimensione più vera. Da venerdì scorso il Giappone, la superpotenza che aspirava al primato mondiale, ha scoperto una fragilità nuova che anche le ombre, più profonde, di Tokyo non riescono a nascondere.

Stefano Vecchia

 

 

 

15 marzo 2011

TERRORE NUCLEARE

"C'è il rischio plutonio"

"C’è un rischio che non è stato ancora appieno valutato. Uno dei tre reattori della centrale 1 di Fukushima è alimentato con Mixed Oxide Fuel, ovvero uranio e plutonio, quest’ultimo elemento rende di più ma è anche molto più inquinante e pericoloso. C’è davvero da augurarsi che non fonda quel nucleo". Maurizio Martellini, docente di fisica teorica all’Università dell’Insubria e segretario generale del Landau Network-Centro Volta, salta da una riunione all’altra. Come esperto di nucleare è interpellato di continuo da istituzioni e media.

Professore, che cosa succede alla fusione del nucleo di una centrale?

In ogni reattore vi sono decine di migliaia di barre di combustibile fissile. In una camicia di zirconio sono incapsulate pillole di uranio. Quando si superano i duemila gradi per problemi al raffreddamento, lo zirconio comincia a sciogliersi, con conseguente dispersione di scorie e altro materiale radioattivo. Le conseguenze variano secondo la portata dell’incidente, fusione parziale o totale. A Fukushima si tratta comunque di una situazione seria.

Che cosa è stato fatto e che cosa si può fare ora?

La società che gestisce l’impianto mi pare abbia compreso subito la gravità della situazione nei tre reattori attivi al momento del sisma. Lo si capisce da un dato: si è usata acqua di mare per il raffreddamento d’emergenza, ben sapendo che essa danneggerà in modo irreparabile i reattori, che costano circa 10-12 miliardi di dollari l’uno. E il loro smantellamento può avere un prezzo tre volte più alto. Adesso bisogna raffreddare gli altri reattori, in particolare quello a plutonio.

Quali possono essere le conseguenze per la popolazione?

Per ora il livello di radioattività è basso. La zona di evacuazione a 20 chilometri mette al sicuro gli abitanti. Certo, la fusione porterebbe a una fuoriuscita maggiore e quindi a una diffusione di sostanze cancerogene, tra le quali il plutonio è la più insidiosa. I venti spirano verso Usa e Canada, un’ipotetica nube si dirigerebbe in tre/quattro giorni verso quei Paesi.

Era un evento prevedibile quello che ha messo in ginocchio la centrale considerata sicurissima?

La probabilità di un terremoto così forte seguito dallo tsunami era bassissima. Inoltre, nessun artefatto può resistere davvero a un’onda di quel tipo. D’altra parte bisogna costruire vicino al mare o a fonti idriche. Per quanto riguarda la sicurezza, si tratta comunque di un problema di costi-benefici.

Ci sarà un ripensamento sul nucleare in Giappone?

Penso di sì. Mi azzardo a dire che una decina di centrali verranno spente e chiuse. E questo provocherà, inevitabilmente, uno choc energetico. Il Giappone, che dall’atomo trae oltre il 30 per cento della propria energia, aumenterà le importazioni di idrocarburi; l’accresciuta domanda, insieme con la crisi libica, farà salire il prezzo del petrolio a nuovi record, forse 130 dollari al barile.

E negli altri Paesi che sono già sulla strada del nucleare cosa accadrà?

Va considerato che gli stessi Stati Uniti non costruiscono centrali da decenni. I costi per garantire la sicurezza sono diventati altissimi. E Washington ha deciso di puntare sul petrolio estratto dalle rocce e dalle sabbie. Altri Paesi diventeranno molto più cauti. Il nucleare ha, in genere, rischi molto bassi, ma quando accade un incidente le conseguenze possono essere molto pesanti.

Andrea Lavazza

 

 

 

15 marzo 2011

IL DILEMMA ENERGIA

Nucleare, l'Europa adesso si interroga

Se l’Europa si interroga sul futuro dell’energia atomica, l’Italia tira dritto. Il rischio di una catastrofe nucleare in Giappone spinge i governi europei a una riflessione. La Germania decide di chiudere gli impianti più vecchi e accorciare la vita degli altri. Lo stesso fa il Belgio, mentre Francia e Gran Bretagna si dicono pronte a trarre utili insegnamenti. La Svizzera frena sui progetti. E mentre a Bruxelles non si esclude la presa di misure europee di emergenza, il governo italiano ribadisce la volontà di proseguire col programma nucleare: "La linea non cambia", dice senza esitazioni il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, tra le proteste dell’opposizione. Dubbi che circolano anche nel centrodestra, visto il "no grazie" del sindaco Alemanno e della governatrice Polverini all’ipotesi di centrali nel Lazio.

Alla frenata della Germania si accoda anche il Belgio: "Quello che è accaduto influenzerà la nostra riflessione sul prolungamento dell’uso delle centrali", ammette il ministro degli interni Annemie Turtelboom. Il ministro austriaco dell’Ambiente Nikolaus Berlakovich propone uno "stress-test" per verificare la resistenza delle centrali europee al consiglio dei ministri dell’ambiente della Ue. Il premier britannico David Cameron dice che "se ci sono lezioni da imparare, le impareremo". Analoga la posizione della Francia, da sempre nuclearista convinta: "Trarremo gli insegnamenti utili". Di possibili "misure di emergenza e sicurezza" a livello europeo si parlerà comunque oggi a Bruxelles nella riunione dei 27 rappresentanti europei delle autorità sul nucleare. Anche la Svizzera, che ha cinque impianti, vuole una pausa di riflessione. Berna decide di sospendere le tre procedure sulle domande di autorizzazione per nuove centrali.

L’Italia non sembra avere dubbi. La linea sul nucleare "non cambia", dice Stefania Prestigiacomo. Il ministro dell’Ambiente definisce "sciacallaggio politico a fini domestici" la posizione degli antinuclearisti: "Il dibattito si deve svolgere in serenità, non condizionati da qualcosa che neppure sappiamo, perché le informazioni che arrivano dal Giappone non sono certificate". L’allarme giapponese "ha riaperto il dibattito nel modo come sempre sbagliato – dichiara Frattini – e l’Italia non ha mai immaginato di fare una centrale in zona sismica". "Il governo andrà avanti – taglia corto Brunetta – perché non si può decidere uno stop in base ad eventi ancora confusi". E la decisione tedesca? "C’è molta ipocrisia". Dove mettere le nuove centrali? "Non può esserci a priori un sito vietato – ragiona il trevigiano Sacconi – vedremo se in Veneto ci sarà una procedibilità che allo stato non sembra esserci". Il sindaco di Roma Alemanno ricorda di aver già detto col governatore Polverini "la volontà di non avere centrali nel Lazio che ha la sua autosufficienza energetica".

E l’opposizione? Casini dice di "non avere cambiato idea dopo il Giappone. Non cavalchiamo le paure, niente di per sé è sicuro". Fini invita a non decidere sull’emozione perché gli impianti previsti da noi "sono molto più sicuri". Mentre il segretario de La Destra, Storace invita a "riflettere seriamente". Compatto il centrosinitra. "Siamo e saremo contro il piano nucleare", ribadisce Bersani. "Investire 30 miliardi pubblici per il 4% di di energia tra 20 anni non ha senso", ragiona la Bonino. "Un paese sismico come il nostro dovrebbe affrontare spese molto superiori", dice Rutelli. "Il nucleare sicuro non esiste, il governo si fermi o ci penseranno i referendum", taglia corto Di Pietro.

Luca Liverani

 

 

 

2011-03-14

14 marzo 2011

GIAPPONE

Fukushima: barre uranio

scoperte in 3 reattori

Due esplosioni provocate da fughe di idrogeno si sono verificate nella centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Giappone, danneggiata dal potente terremoto di venerdì scorso. Dopo le esplosioni, ha affermato la società che gestisce l' impianto, la Tepco, sette persone sono date per disperse, tra cui sei soldati delle Forze di Autodifesa, l'esercito giapponese. Sono undici le persone rimaste ferite nelle esplosioni che si sono verificate in uno dei reattori della centrale nucleare giapponese di Fukushima, afferma l'agenzia Kyodo, precisando che si tratta di operai dell'impianto e di soldati della Forza di autodifesa, l'esercito giapponese.

Intanto, una scossa di assestamento più forte delle altre, del 6.2, con epicentro a un centinaio di chilometri da Tokyo, ha scosso di nuovo la capitale. Un nuovo allarme tsunami nel nordest è poi fortunatamente rientrato. Le esplosioni a Fukushima si sono verificate nel reattore n.3 e sono state molto simili a quella che si era verificata in precedenza in un altro dei reattori della centrale, il n.1. Le autorità affermano che le possibilità di una grossa fuga di gas radioattivo dalla centrale sono attualmente "molto basse".

L'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, ha fatto sapere di essere stata informata dalle autorità giapponesi che la gabbia di contenimento del reattore n.3 nella centrale di Fukushima non è stato danneggiato nell'ultima esplosione. Lo riferisce la Bbc sul suo sito.

In mattinata un brivido è stato causato dall'annuncio di un nuovo allarme per l' imminente arrivo di un secondo tsunami, con onde altre tre metri, sulla costa nordorientale dell' isola, dove oggi i soccorritori hanno trovato circa 2mila cadaveri. Il bilancio ufficiale della polizia parla di 5 mila morti e migliaia di dispersi. L' allarme tsunami è rientrato quando l' Agenzia metereologica giapponese ha affermato che era stato rilevato alcun terremoto sottomarino.

Il razionamento dell' energia nella regione di Kento, che comprende Tokyo, è stato rinviato a causa di un consumo di energia più basso del previsto. Gran parte dei cittadini sembrano essersi recati al lavoro e le strade hanno il loro aspetto normale se si escludono molti negozi chiusi e insoliti vuoti sugli scaffali dei supermercati.

Le barre di combustibile nucleare nel reattore n.2 della centrale di Fukushima n. 1 sono totalmente esposte. Lo ha annunciato la societa' che gestisce l'impianto, la Tepco, secondo quanto riportato dall'agenzia Kyodo news. A questo punto, il rischio di fusione delle barre di combustibile non puo' essere escluso.

AIEA, 140MILA EVACUATI DA AREA FUKUSHIMA

Sono circa 140mila le persone evacuate dall'area in cui sorgono Fukushima 1 e Fukushima 2, le due centrali nucleari rimaste danneggiate dal violento sisma che ha colpito il Giappone. Lo ha reso noto l'Aiea, l'Agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, in un comunicato diffuso dalla sua sede di Vienna dopo avere ricevuto informazioni direttamente dalle autorità nipponiche. Secondo l'Aiea, dall'area di Fukushima 1 sono state allontanate 110mila persone che si trovavano all'interno di un raggio di 20 chilometri dall'impianto. Dall'area attorno alla seconda centrale sono state fatte evacuare 30 mila persone. La procedura, secondo l'Aiea, è stata completata.

Intanto è stato decretato lo stato d'emergenza in una seconda centrale nucleare in Giappone, colpita dal devastante terremoto di venerdì. Lo ha reso noto l'Aiea (Agenzia internazionale dell'energia atomica). "Le autorità giapponesi - scrive un comunicato dell'agenzia dell'Onu, che ha sede a Vienna - hanno informato l'Aiea che il primo (cioé il più basso) stato d'allerta è stato deciso nella centrale di Onagawa dalla Tohoku Electric Power Company". Secondo le autorità giapponesi, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito nucleare di Onagawa "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale. Le autorità giapponesi stanno tentando di stabilire l'origine delle radiazioni".

L'uscita di fumo è stata anche segnalata da un'altra centrale nucleare della prefettura di Miyagi. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk.

Barre scoperte. Il reattore n.2 della centrale nucleare di Tokai, 120 chilometri a nord di Tokyo, è in funzione secondo la Japan Atomic Power, che gestisce l'impianto. La Jpa ha precisato che due dei tre generatori usati per il raffreddamento sono in avaria ma che il terzo e' in funzione. Il reattore si e' spento automaticamente venerdi' scorso dopo il terremoto e il devastante tsunami che ne e' seguito.

GOVERNO, PROBLEMA REATTORE RESTA GRAVE

"Stiamo verificando lo stato delle barre del combustibile del reattore n.3". Lo ha detto il portavoce del governo, Yukio Edano, precisando che "l'acqua nel reattore tende a non salire. La situazione resta critica".

"È il momento più difficile dalla fine della Seconda guerra mondiale: chiedo a tutti la massima unità". È l'appello lanciato dal premier giapponese Naoto Kan, parlando alla Nazione. "Non ci sarà un'altra Chernobyl", ha affermato Kan. "Le radiazioni sono state rilasciate in aria, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura", ha detto Kan, in relazione ai gravi problemi della centrale di Fukushima 1, citato dall'agenzia Jiji. "Questa è una situazione fondamentalmente diversa dall' incidente di Cernobyl. Stiamo lavorando per evitare i danni causati dalla diffusione delle radizioni".

AMBASCIATA FRANCIA INVITA A LASCIARE TOKYO

L'ambasciata di Francia a Tokyo invita i propri cittadini a lasciare Tokyo e la sua regione, per i rischi collegati al terremoto, incluso "il rischio di contaminazione". L'ambasciata di Francia ha raccomandato ai suoi cittadini di lasciare Tokyo e la regione del Kanto, l'area metropolitana, a causa del rischio di altri terremoti e l'incertezza circa la situazione dei danni agli impianti nucleari. "Sembra ragionevole consigliare a coloro che non hanno un particolare motivo per rimanere nella regione di Tokyo, a lasciare la regione del Kanto per un paio di giorni", si legge in una nota sul web della rappresentanza diplomatica in Giappone, che può essere letto con difficoltà a causa dell'eccessivo numero di contatti. "Consigliamo caldamente ai nostri cittadini - si può leggere ancora - di non recarsi in Giappone e si consiglia vivamente di ritardare un viaggio previsto". Quanto alle ipotesi sullo scenario nucleare, "forse l'esplosione di un reattore ha causato il rilascio di gas radioattivo che potrebbe raggiungere Tokyo in poche ore, a seconda della velocità e direzione del vento. Il rischio è quello della contaminazione. Il periodo critico è di tre o quattro giorni a venire".

L'allarme sulla tenuta del reattore n.3 della centrale nucleare di Fukushima, in aggiunta a quello sul reattore n.1, sta spingendo molti stranieri a pianificare la partenza da Tokyo e dalle aree limitrofe. "Non siamo al panico, ma c'é molta apprensione", spiega un manager di una multinazionale. Secondo altre fonti, sono migliaia le prenotazioni aeree già fatte, "almeno per i bambini, approfittando della pausa scolastica".

STIMATI OLTRE 10MILA MORTI A MIYAGI

Sono più di 10mila i morti stimati nella prefettura di Miyagi, una delle più colpite dal terremoto-tsunami di venerdì. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk, citando fonti della polizia. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, nel resoconto della Nhk, in relazione alla stima catastrofica. Il capoluogo Sendai, infatti, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Il bilancio ufficiale, tuttavia, parla di poco più di 800 vittime, che fanno di Miyagi la prefettura più colpita.

BORSA TOKYO CHIUDE A -6,18%

La Borsa di Tokyo chiude gli scambi in picchiata (-6,18%), alla ripresa delle contrattazioni dopo il sisma di venerdì scorso: il Nikkei cede 633,94 punti, a quota 9.620,49.

 

 

 

14 marzo 2011

GIAPPONE

Fukushima, esplosioni

nella centrale nucleare

Due esplosioni provocate da fughe di idrogeno si sono verificate nella centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Giappone, danneggiata dal potente terremoto di venerdì scorso. Dopo le esplosioni, ha affermato la società che gestisce l' impianto, la Tepco, sette persone sono date per disperse, tra cui sei soldati delle Forze di Autodifesa, l'esercito giapponese. Sono undici le persone rimaste ferite nelle esplosioni che si sono verificate in uno dei reattori della centrale nucleare giapponese di Fukushima, afferma l'agenzia Kyodo, precisando che si tratta di operai dell'impianto e di soldati della Forza di autodifesa, l'esercito giapponese.

Intanto, una scossa di assestamento più forte delle altre, del 6.2, con epicentro a un centinaio di chilometri da Tokyo, ha scosso di nuovo la capitale. Un nuovo allarme tsunami nel nordest è poi fortunatamente rientrato. Le esplosioni a Fukushima si sono verificate nel reattore n.3 e sono state molto simili a quella che si era verificata in precedenza in un altro dei reattori della centrale, il n.1. Le autorità affermano che le possibilità di una grossa fuga di gas radioattivo dalla centrale sono attualmente "molto basse".

L'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, ha fatto sapere di essere stata informata dalle autorità giapponesi che la gabbia di contenimento del reattore n.3 nella centrale di Fukushima non è stato danneggiato nell'ultima esplosione. Lo riferisce la Bbc sul suo sito.

In mattinata un brivido è stato causato dall'annuncio di un nuovo allarme per l' imminente arrivo di un secondo tsunami, con onde altre tre metri, sulla costa nordorientale dell' isola, dove oggi i soccorritori hanno trovato circa 2mila cadaveri. Il bilancio ufficiale della polizia parla di 1.700 morti e di altrettanti dispersi. L' allarme tsunami è rientrato quando l' Agenzia metereologica giapponese ha affermato che era stato rilevato alcun terremoto sottomarino.

Il razionamento dell' energia nella regione di Kento, che comprende Tokyo, è stato rinviato a causa di un consumo di energia più basso del previsto. Gran parte dei cittadini sembrano essersi recati al lavoro e le strade hanno il loro aspetto normale se si escludono molti negozi chiusi e insoliti vuoti sugli scaffali dei supermercati.

AIEA, 140MILA EVACUATI DA AREA FUKUSHIMA

Sono circa 140mila le persone evacuate dall'area in cui sorgono Fukushima 1 e Fukushima 2, le due centrali nucleari rimaste danneggiate dal violento sisma che ha colpito il Giappone. Lo ha reso noto l'Aiea, l'Agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, in un comunicato diffuso dalla sua sede di Vienna dopo avere ricevuto informazioni direttamente dalle autorità nipponiche. Secondo l'Aiea, dall'area di Fukushima 1 sono state allontanate 110mila persone che si trovavano all'interno di un raggio di 20 chilometri dall'impianto. Dall'area attorno alla seconda centrale sono state fatte evacuare 30 mila persone. La procedura, secondo l'Aiea, è stata completata.

Intanto è stato decretato lo stato d'emergenza in una seconda centrale nucleare in Giappone, colpita dal devastante terremoto di venerdì. Lo ha reso noto l'Aiea (Agenzia internazionale dell'energia atomica). "Le autorità giapponesi - scrive un comunicato dell'agenzia dell'Onu, che ha sede a Vienna - hanno informato l'Aiea che il primo (cioé il più basso) stato d'allerta è stato deciso nella centrale di Onagawa dalla Tohoku Electric Power Company". Secondo le autorità giapponesi, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito nucleare di Onagawa "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale. Le autorità giapponesi stanno tentando di stabilire l'origine delle radiazioni".

L'uscita di fumo è stata anche segnalata da un'altra centrale nucleare della prefettura di Miyagi. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk.

Il reattore n.2 della centrale nucleare di Tokai, 120 chilometri a nord di Tokyo, e' in funzione secondo la Japan Atomic Power, che gestisce l'impianto. La Jpa ha precisato che due dei tre generatori usati per il raffreddamento sono in avaria ma che il terzo e' in funzione. Il reattore si e' spento automaticamente venerdi' scorso dopo il terremoto e il devastante tsunami che ne e' seguito.

GOVERNO, PROBLEMA REATTORE RESTA GRAVE

"Stiamo verificando lo stato delle barre del combustibile del reattore n.3". Lo ha detto il portavoce del governo, Yukio Edano, precisando che "l'acqua nel reattore tende a non salire. La situazione resta critica".

"È il momento più difficile dalla fine della Seconda guerra mondiale: chiedo a tutti la massima unità". È l'appello lanciato dal premier giapponese Naoto Kan, parlando alla Nazione. "Non ci sarà un'altra Chernobyl", ha affermato Kan. "Le radiazioni sono state rilasciate in aria, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura", ha detto Kan, in relazione ai gravi problemi della centrale di Fukushima 1, citato dall'agenzia Jiji. "Questa è una situazione fondamentalmente diversa dall' incidente di Cernobyl. Stiamo lavorando per evitare i danni causati dalla diffusione delle radizioni".

AMBASCIATA FRANCIA INVITA A LASCIARE TOKYO

L'ambasciata di Francia a Tokyo invita i propri cittadini a lasciare Tokyo e la sua regione, per i rischi collegati al terremoto, incluso "il rischio di contaminazione". L'ambasciata di Francia ha raccomandato ai suoi cittadini di lasciare Tokyo e la regione del Kanto, l'area metropolitana, a causa del rischio di altri terremoti e l'incertezza circa la situazione dei danni agli impianti nucleari. "Sembra ragionevole consigliare a coloro che non hanno un particolare motivo per rimanere nella regione di Tokyo, a lasciare la regione del Kanto per un paio di giorni", si legge in una nota sul web della rappresentanza diplomatica in Giappone, che può essere letto con difficoltà a causa dell'eccessivo numero di contatti. "Consigliamo caldamente ai nostri cittadini - si può leggere ancora - di non recarsi in Giappone e si consiglia vivamente di ritardare un viaggio previsto". Quanto alle ipotesi sullo scenario nucleare, "forse l'esplosione di un reattore ha causato il rilascio di gas radioattivo che potrebbe raggiungere Tokyo in poche ore, a seconda della velocità e direzione del vento. Il rischio è quello della contaminazione. Il periodo critico è di tre o quattro giorni a venire".

L'allarme sulla tenuta del reattore n.3 della centrale nucleare di Fukushima, in aggiunta a quello sul reattore n.1, sta spingendo molti stranieri a pianificare la partenza da Tokyo e dalle aree limitrofe. "Non siamo al panico, ma c'é molta apprensione", spiega un manager di una multinazionale. Secondo altre fonti, sono migliaia le prenotazioni aeree già fatte, "almeno per i bambini, approfittando della pausa scolastica".

STIMATI OLTRE 10MILA MORTI A MIYAGI

Sono più di 10mila i morti stimati nella prefettura di Miyagi, una delle più colpite dal terremoto-tsunami di venerdì. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk, citando fonti della polizia. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, nel resoconto della Nhk, in relazione alla stima catastrofica. Il capoluogo Sendai, infatti, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Il bilancio ufficiale, tuttavia, parla di poco più di 800 vittime, che fanno di Miyagi la prefettura più colpita.

BORSA TOKYO CHIUDE A -6,18%

La Borsa di Tokyo chiude gli scambi in picchiata (-6,18%), alla ripresa delle contrattazioni dopo il sisma di venerdì scorso: il Nikkei cede 633,94 punti, a quota 9.620,49.

 

14 marzo 2011

ROMA

Il Papa all'Angelus: prego per il Giappone

"Le immagini del tragico terremoto e del conseguente tsunami in Giappone ci hanno lasciato tutti fortemente impressionati". Lo ha detto, ieri mattina, Benedetto XVI, dopo l’Angelus, facendo riferimento al dramma che sta vivendo in queste ore il Giappone. "Desidero rinnovare la mia spirituale vicinanza alle care popolazioni di quel Paese – ha dichiarato -, che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità". "Prego – ha aggiunto il Papa - per le vittime e per i loro familiari, e per tutti coloro che soffrono a causa di questi tremendi eventi. Incoraggio quanti, con encomiabile prontezza, si stanno impegnando per portare aiuto. Rimaniamo uniti nella preghiera. Il Signore ci è vicino!".

 

 

13 marzo 2011

IL TESTIMONE

"Una tragedia immane e incredibile

La gente riesce a dare il meglio di sé"

Haruka Arai è un giornalista freelance che lavora per il Kahoku Shimpo, il giornale locale di Sendai. La sua testimonianza racconta della difficoltà con cui i soccorsi sono potuti intervenire per prestare aiuto alle vittime del terribile tsunami.

Come è la situazione a Sendai, descritto da tutti come l’epicentro del dramma giapponese?

È ancora confusa. La popolazione sta cercando di scrollarsi di dosso la paura e lo choc. Le autorità hanno chiesto ai commercianti che hanno la possibilità di tenere aperti i loro negozi, ma sono pochi coloro che lo fanno. Tutto ciò che poteva essere utile è stato acquistato.

I soccorsi sono stati tempestivi ed organizzati?

Nel limite del possibile. Tutte le strade e le ferrovie erano bloccate; l’aeroporto è stato chiuso perché lo tsunami ha raggiunto anche le piste rendendolo impraticabile. Solo stamattina sono giunti le prime squadre organizzate. I primi ad intervenire sono stati i volontari, le squadre di soccorso del comune e della prefettura e i militari.

Come si sono organizzati i cittadini?

Quando si è di fronte ad una emergenza e ad una catastrofe umanitaria di queste proporzioni, è sorprendente come la gente cerca di dare il meglio di se stessa. Non ho mai visto tanta solidarietà come in queste ore. Ci si scambia i vestiti, si condividono i cibi, l’acqua, soprattutto si parla. Si parla tanto, forse per scacciare i pensieri, i ricordi, ciò che si è vissuto.

I centri di accoglienza funzionano?

Il Comune e la prefettura hanno subito messo in moto le procedure di emergenza, permettendo a migliaia di cittadini di dormire al coperto e di avere un pasto caldo. Stamattina hanno distribuito i contenitori per raccogliere l’acqua ed alcuni generatori.

C’è qualcosa che avrebbe dovuto o potuto essere stato fatto con più criterio?

L’organizzazione non è stata impeccabile: i soccorsi hanno impiegato parecchio tempo a giungere e le disposizioni non erano chiare. La corrente elettrica ha cominciato a funzionare solo stamattina e non in tutta la città, ma il terremoto e lo tsunami che hanno colpito la città sono eventi che nessuno si aspettava potessero accadere con tanta violenza.

Che cosa vi manca maggiormente?

Personalmente le notizie. Siamo isolati, le linee telefoniche sono ancora intasate, internet non funziona. Abbiamo saputo solo poche ore fa dei problemi che si stanno verificando alla centrale nucleare di Fukushima. Non sappiamo cosa sia accaduto al resto del Paese e cosa sta accadendo nella nostra stessa città. È un paradosso, ma voi, che siete a migliaia di chilometri di distanza, sapete meglio di noi cosa è accaduto. Altri invece si lamentano per il freddo, per la mancanza di acqua, di servizi igienici.

Piergiorgio Pescali

 

 

 

2011-02-09

9 febbraio 2011

SALUTE A RISCHIO

Smog, Milano soffoca

Italia multata dalla Ue

Si avvicina la multa europea per l’aria inquinata di Mila­no. Da ieri, infatti, il capo­luogo lombardo è "fuorilegge" a­vendo già esaurito il bonus annuo dei 35 giorni oltre i limiti massimi di inquinanti in atmosfera con­sentiti dall’Unione Europea, che adesso potrebbe elevare all’Italia una sanzione compresa tra i 100 milioni e il miliardo e mezzo di eu­ro all’anno. Per quanto riguarda il Pm10, che misura la concentrazione delle polveri sottili in atmosfera e il cui valore limite consentito è di 50 mi­crogrammi per metrocubo, le cen­traline hanno registrato 157 mi­crogrammi per metrocubo a Città Studi, 181 microgrammi in via Se­nato e 176 al quartiere Verziere.

E questo avviene, senza sosta, prati­camente dall’inizio dell’anno, con valori più che tripli rispetto al mas­simo tollerato. Finora il 2011 è an­che tra gli anni peggiori dell’ultimo decennio con il 2006 e il 2002, quando il bonus europeo fu esau­rito, rispettivamente, il 5 e il 4 feb­braio. Nel 2010 le cose andarono un po’ meglio, con lo sforamento "solo" il 15 febbraio, mentre il 2009, anno migliore degli ultimi dieci da questo punto di vista, il supera­mento del limite massimo con­sentito dall’Ue arrivò il 22 febbraio.

Anche per i prossimi giorni le pre­visioni non sono delle migliori. Se­condo l’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente (Arpa), sia oggi che domani e venerdì so­no considerate giornate molto fa- vorevoli all’accumulo degli inqui­nanti, con alta pressione e venti deboli. Per fare il punto della situazione, la Provincia di Milano ha convo­cato per oggi pomeriggio un tavo­lo tecnico con i sindaci milanesi a Palazzo Isimbardi, cui prenderan­no parte, oltre al presidente Guido Podestà e all’assessore ai Traspor­ti e alle Infrastrutture, Giovanni De Nicola, anche il presidente del-­l’Arpa, Enzo Lucchini, il presiden­te del Codacons, Marco Maria Donzelli, il segretario generale del­l’Unione del commercio, turismo, servizi e professioni, Gianroberto Costa, l’assessore regionale al­l’Ambiente, Marcello Raimondi e il professor Antonio Ballarin Denti, docente di Fisica dell’ambiente al­l’Università Cattolica.

A questo tavolo il Codacons ha già annunciato l’intenzione di chie­dere l’istituzione delle targhe al­terne e la riduzione dei limiti di ve­locità, come già fatto dalla Provin­cia di Brescia, misure che, secon­do il presidente Donzelli, "abbat­terebbero lo smog del 20%". Nella stessa occasione potrebbero anche essere discusse le nuove i­niziative, annunciate ieri dal pre­sidente della Regione, Roberto Formigoni. Che ha negato che la Lombardia sia la regione più in­quinata d’Europa. "Non è vero – ha aggiunto il governatore lom­bardo – perchè ci sono regioni e città più inquinate di Milano e del­la Lombardia in Italia e in Euro­pa ". La Regione, però, deve fare i conti con "condizioni meteorolo­giche e orografiche che ci sfavori­scono, la pianura padana e Milano sono il luogo più sfortunato del mondo e questo tempo bello che prosegue senza pioggia e senza vento ci sfavorisce particolarmen­te".

Una giustificazione sposata in pie­no anche dal vice-sindaco di Mi­lano, Riccardo De Corato, che ri­corda: "Non è Milano ad aver e­saurito il bonus dei 35 giorni fuo­ri legge per l’inquinamento, ma è il Nord Italia". Che, ha aggiunto il vice-sindaco "negli ultimi giorni è stato uniformemente caratteriz­zato da condizioni meteo-clima­tiche sfavorevoli". Quanto alla possibile infrazione europea per lo smog De Corato ha ricordato che la procedura sarà i­struita contro l’intero Paese e non contro una sola città. "L’eventua­le sanzione comunitaria – ha vo­luto precisare De Corato – sarà dunque da imputare all’intero Paese, così come potrebbe andare a colpire una decina di Paesi eu­ropei per i quali è stata aperta una procedura d’infrazione sullo smog, e non certo le singole città che ne fanno parte: Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Austria e persino la Svezia si trovano nella stessa situazione dell’Italia".

Paolo Ferrario

 

 

 

 

 

2011-01-29

29 gennaio 2011

EMERGENZA INFINITA

Napoli: rifiuti in mare

Arresti eccellenti

Si apre un nuovo capitolo giu­diziario e si fa nuova luce sul­la passata gestione dell’emer­genza rifiuti in Campania. Percola­to, il liquido inquinante prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urba­ni, è stato sversato per anni in mare, nel lungo tratto di costa da Caserta a Napoli. È quanto ha scoperto la Procura di Napoli, un’indagine sfo­ciata ieri nell’operazione effettuata in varie zone d’Italia dai carabinieri del Noe (nucleo operativo ecologi­co) e dalla Guardia di finanza di Na­poli e che ha condotto 14 persone in carcere con le accuse di associazio­ne per delinquere, truffa e reati ambientali. Tra gli arrestati Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione civile, il prefetto Cor­rado Catenacci, ex commissario ai rifiuti in Campania, e Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del ministero dell’Ambiente e commis­sario in Abruzzo per la gestione di 40 milioni di euro finalizzati a interventi per far fronte al rischio idrogeologi­co. La nomina dell’ingegnere - di competenza ministeriale - era stata comunicata lunedì scorso dal presi­dente della Regione, Gianni Chiodi, nella presentazione dell’accordo di programma quadro tra il ministero dell’Ambiente e la Regione relativo al rischio idrogeologico. Ai tre è stato concesso il beneficio degli arresti do­miciliari. Sono invece finiti in carce­re, fra gli altri, Lionello Serva, ex sub­commissario per i rifiuti della Re­gione Campania, Claudio Di Biasio, ex sub-commissario tecnico degli impianti del Commissariato, Generoso Schiavone, responsabile della gestione acque per i depuratori del­la Regione Campania, e Mario Lu­pacchini, dirigente del settore Eco­logia della Regione. Complessiva­mente sono 38 le persone indagate, tutte legate alla gestione commissa­riale dell’emergenza rifiuti. Tra loro ci sono anche l’ ex presidente della Regione Antonio Bassolino, l’ex as­sessore regionale Luigi Nocera e l’ex capo della segreteria politica di Bas­solino, Gianfranco Nappi.

Secondo la Procura esisteva un ac­cordo illecito tra pubblici funziona­ri e gestori di impianti di depurazio­ne campani che ha consentito, ne­gli anni dal 2006 al 2008, lo sversa­mento in mare del percolato non trattato, in violazione delle norme a tutela dell’ambiente, ma con grande risparmio per il Commissariato sui costi di smaltimento. L’indagine, du­rata fino al luglio 2010, è relativa a u­na vicenda iniziata nel 2006, e pro­seguita fino al dicembre 2009 dopo la risoluzione del contratto con la As­sociazione temporanea di impresa Impregilo-Fibe-Fisia. Uno dei filoni dell’inchiesta parte dall’impianto di Villaricca: il sito immortalato nelle foto shock diffuse da Giovanni Parascandola Ladonea, appuntato dei carabinieri particolarmente inviso a Marta Di Gennaro e Guido Bertola­so. Ladonea aveva fotografato la massa liquida del percolato che schizzava in aria: una sorta di im­mondo geyser. Da quelle immagini è nata l’indagine sullo smaltimento illegale del percolato, come ha pre­cisato in conferenza stampa Gio­vanni Ravitti consulente della Pro­cura per la precedente inchiesta "Rompiballe", conclusa nel maggio 2008 e che aveva portato all’arresto di 25 indagati per traffico illecito di rifiuti. Per gli inquirenti erano tutti consapevoli di quanto accadeva. In particolare Marta Di Gennaro "non solo era informata sulla cattiva qua­lità del percolato ma anche delle conseguenze che avrebbe avuto sul funzionamento degli impianti di de­purazione " ed ebbe un ruolo attivo nell’illecita gestione del suo smalti­mento. La Di Gennaro sapeva che tutto ciò che usciva dagli impianti di trattamento rifiuti della regione "è munnezza, punto e basta". L’unica cosa importante era far sparire il per­colato, e in fretta.

Valeria Chianese

 

 

 

29 gennaio 2011

Impressionante atto d'accusa sulla gestione dell'emergenza rifiuti

C'è un mare di percolato

nel cuore del disastro Campania

Emergenza rifiuti, colletti bianchi e tanta, tanta sporcizia. Pesantissimi danni all’ambiente e alla salute. Se saranno confermate le accuse per le quali sono stati arrestati ieri quattordici tra funzionari, dirigenti e tecnici pubblici, saremmo di fronte a qualcosa di più e di diverso dall’ennesima e maleodorante, puntata dell’interminabile e criminale telenovela della monnezza campana. Il "se" è d’obbligo, visto che siamo appena alle accuse che dovranno poi passare al vaglio del giudizio. Ma è un fatto che gli elementi raccolti dai magistrati napoletani descrivano uno scenario da antro infernale. Futto marcio di un sistema che in nome dell’emergenza, della necessità (vera o presunta...) di fare in fretta avrebbe permesso o tollerato anche azioni dannose.

No, non ci stancheremo mai di ripeterlo, l’emergenza, pur reale come i rifiuti in Campania, non può in nessun caso essere un alibi per violare leggi e ancor di più per attentare al Creato e alle Creature. Laudato si’, mi’ Signore per sora aqua, la quale è molto utile et humile, et pretiosa et casta. Chissà se a qualcuno, mentre il percolato finiva tra le onde del mare, è tornato alla mente il Cantico delle creature del poverello di Assisi. Pretiosa e casta, non certo ricettacolo di veleni, risorsa a perdere, buco nero dove far finire ciò che si è incapaci di gestire.

Ma avete un’idea di cosa sia il percolato? Un liquido denso, nerastro, prodotto dalla fermentazione dei rifiuti, carico di batteri, un concentrato di sostanze tossiche. Pericoloso, certo, ma non "intrattabile". Ci sono tecniche, ampiamente sperimentate e applicate, per smaltirlo in tutta sicurezza. Lo si fa in tanti impianti in Italia. Anche al Sud. Ma in Campania impianti per trattare rifiuti speciali – e il percolato è speciale e pericoloso – non ce ne sono. Lo abbiamo denunciato su queste pagine tre mesi fa. È il vero problema di questa regione. Molto più dei cumuli di rifiuti per strada. E la Campania di percolato ne produce moltissimo perché, facendo pochissima raccolta differenziata, manda gran parte della monnezza in discarica ed è lì che si forma quel liquido infernale.

Dove smaltirlo allora? La brillante idea è stata di portarlo nei depuratori. Impianti industriali, se ben gestiti. Già, "se"... In Campania no, come dimostrano tante inchieste della magistratura, clamorosi sequestri e scandali a ripetizione. Lo si può verificare, e toccare con mano (anzi con tutto il corpo...), se si prova a fare il bagno in gran parte del mare della regione. Mare non balneabile, in particolare lungo le coste casertane e napoletane. Un mare-fogna. Nel quale, se già non fossero bastati i liquami umani e industriali, sarebbe finito il percolato non trattato o trattato male. Lo si sapeva da tempo che quei depuratori non funzionavano. Ma, secondo l’accusa, non ci si è fermati lo stesso. Una scelta, oltre che assurda, doppiamente colpevole. "Ha messo gravemente a rischio la salute e alterando profondamente gli equilibri naturali", ha sottolineato il procuratore aggiunto Aldo De Chiara, capo del pool reati ambientali.

La ciliegina sulla torta o, se preferite, monnezza su monnezza.In nome di questa interminabile emergenza, per poter sostenere che è stata risolta, per allontanare la "brutta" immagine delle vie di Napoli traboccanti rifiuti. "Ma è come legittimare gli scippi dei ragazzi napoletani con la scusa della disoccupazione giovanile...", commentava ieri, tra l’amaro e l’ironico, un amico campano. Tanto, si sa, com’è grande il mare e – lo cantava Lucio Dalla – "com’è profondo". Non abbastanza, però, da sostenere questi continui colpi. In Campania o nella recente vincenda dello sversamento di olio combustibile sulla costa sarda di Porto Torres. Violenze che, prima o poi, si pagano. Anzi, ormai si pagano in tempi molto stretti.Se davvero cominciassero a pagare anche i responsabili accertati, non sarebbe male... Ma non basterà neanche questo se poi, ha denunciato ieri il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore, non ci sarà "la volontà politica di risolvere il problema dei rifiuti". Perché tanto c’è il mare, come già ci sono stati campi coltivati, cave, fiumi, pascoli... Il Creato violato e violentato da incapacità e malaffare.

Antonio Maria Mira

 

 

2011-01-28

28 gennaio 2011

RIFIUTI

Rifiuti a Napoli, arrestati prefetto

ed ex vice di Bertolaso

Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile, e il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania, sono stati arrestati nell'ambito di un'operazione per reati ambientali eseguita in varie zone d'Italia dai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) e dalla Guardia di Finanza di Napoli, coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli. Ai due è stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari.

Nella stessa operazione sono state arrestate altre 12 persone - le accuse sono di associazione per delinquere, truffa e reati ambientali - e risultano indagati in 38, tra questi Bassolino, l'ex capo della sua segreteria politica Gianfranco Nappi e l'ex assessore regionale all'epoca della giunte bassoliniane Luigi Nocera.

Sarebbe stata accertata l'esistenza di un accordo illecito tra pubblici funzionari e gestori di impianti di depurazione campani che avrebbe consentito, per anni, lo sversamento in mare del percolato (rifiuto liquido prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urbani), in violazione delle norme a tutela dell'ambiente.

Il percolato veniva versato senza alcun trattamento nei depuratori, dai quali finiva direttamente in mare, contribuendo ad inquinare un lunghissimo tratto di costa della Campania, dal Salernitano fino al Casertano.

 

 

2011-01-19

19 gennaio 2011

MADE IN ITALY TUTELATO

Etichette, ok alla legge

Ma ora è rischio Europa

Etichette "trasparenti" per i prodotti alimentari. Col sì definitivo all’unanimità della Camera è legge, prima in Europa, l’obbligo di indicare il luogo di origine degli alimenti. I consumatori potranno quindi essere sicuri di comprare made in Italy e non cibi preparati in Italia ma con materie prime importate. Una norma che potrà rafforzare la competitività del settore agroalimentare, spingendolo a distinguersi ulteriormente per qualità. Verrà dunque estesa ad esempio a pasta, salumi, succhi, passata, formaggi quanto già oggi è previsto per pollo, carne, latte, olio. Ora servono i decreti attuativi per i diversi prodotti. La Commissione europea avrà tre mesi per esaminare il provvedimento e autorizzarlo. E non sarà una passeggiata, avverte il ministro delle Politiche agricole: "Questa è una legge innovativa nell’Ue – spiega Giancarlo Galan – e combatteremo per sostenerla, portando avanti la battaglia filiera per filiera. Sull’olio ricordo che l’abbiamo vinta".

La legge ieri è passata anche con i voti dell’opposizione in commissione Agricoltura in sede legislativa. Cuore del provvedimento è l’articolo 4, con l’obbligo in etichetta del luogo di origine o provenienza dei prodotti agroalimentari o di ingredienti ogm. I consumatori potranno così essere sicuri del made in Italy: niente più formaggi "tipici" con latte in polvere d’importazione o "pummarola" con pomodori cinesi. Prodotti del genere non saranno illegali, ma chi compra potrà scegliere con cognizione di causa. L’omissione, articolo 5, sarà pratica commerciale ingannevole. Altro cardine è all’articolo 2 la tracciabilità dei prodotti agroalimentari e le nuove sanzioni, raddoppiate se le omissioni riguardano prodotti Dop, Igp o specialità tradizionali garantite, cioè Sgt. Per gli allevatori di bufale c’è l’obbligo di strumenti per misurare il latte prodotto giornalmente da ogni animale.

Galan ringrazia per il sostegno l’opposizione e le organizzazioni agricole, "in particolare Coldiretti". E riconosce "i tanti padri del provvedimento, compreso l’ex ministro Zaia", suo predecessore. Sarà ricordata come legge Galan? "Allora – replica sorridendo – si sarebbe dovuto chiamare così il passante autostradale di Mestre: ma non ho fiducia nella gratitudine umana...".

Nicodemo Oliverio del Pd spiega che "i democratici intendono accelerare il percorso nell’Ue: è un solenne mandato al governo a impegnarsi in Europa". "In Italia i controlli funzionano – fa eco Nello Di Nardo dell’Idv – ma occorre soprattutto prevenire". "Misura importante per la sicurezza alimentare con il moltiplicarsi di emergenze alimentari", dice Coldiretti. Per la Cia "è un forte baluardo all’agropirateria che all’agricoltura nazionale fanno perdere 2 miliardi l’anno". Federalimentari invece teme un aggravio dei costi di produzione fino al 15% per le "frequenti modifiche alle etichette" e pone, fuori dal coro, il problema della "carenza quantitativa e a volte qualitativa delle materie prime presenti in Italia".

Luca Liverani

 

 

19 gennaio 2011

Storica vittoria di Coldiretti e consumatori

Ora l'etichetta c'è. Usiamola bene

Sul piano politico, la normativa varata ieri, che impone di dichiarare in etichetta l’origine della materia prima degli alimenti, porta la firma della Coldiretti e rappresenta una vittoria storica per questa grande e radicata organizzazione, paragonabile solo alla riforma agraria del 1950.

Per il consumatore cambierà tutto. Ci viene riconosciuto il diritto a essere informati su ciò che mangiamo e si colma un vuoto ventennale, aperto dalla crisi della "mucca pazza". In quel caso e ancor di più in occasione delle successive emergenze alimentari, non fu il numero delle vittime a scuotere le coscienze, ma la percezione di vivere in una condizione di consumo vulnerabile, che l’internazionalizzazione dei mercati ha reso più vasta e più "democratica". Finché il nostro problema era l’approvvigionamento alimentare – tale è stata la priorità nell’area dell’Europa comunitaria dal dopoguerra all’allargamento – a nessuno è mai importato che i poveri si ammalassero perché mangiavano peggio dei ricchi. Lo scandalo del vino al metanolo si risolse con lievi condanne; quello dell’atrazina innalzando i limiti delle concentrazioni di residui. Con la globalizzazione, però, la qualità del cibo è diventata un problema di massa e di consenso, al punto che persino le grandi industrie del Nord Europa si sono poste il problema di garantire la salubrità (e il valore aggiunto) delle produzioni.

Il regolamento europeo 178 assolve dal 2002 a questa funzione, imponendo un sistema logistico che consente di rintracciare e ritirare dal commercio, partendo da una confezione nociva, l’intera produzione sospetta. Con quel regolamento il mercato europeo è diventato una democrazia alimentare fondata sulla salute del consumatore; la legge italiana le fa compiere il passo successivo e, per quanto la norma valga solo sul territorio nazionale e la sanzione sia irrisoria, ha un forte valore culturale ed economico.

Finora, per effetto di direttive e ordinanze, si doveva dichiarare in etichetta solo l’origine di carne bovina, pollame, passata di pomodoro e olio, mentre la nuova disciplina coprirà come un grande ombrello tutto il "made in Italy" che non potrà più essere commercializzato per tale se non sarà prodotto con materie prime italiane. Può sembrare cosa di poco conto e invece – nel momento stesso in cui si tutela la produzione nazionale – si impone al mercato di riconoscere al consumatore un diritto, quello all’informazione, che è la base per l’esercizio di tutti gli altri: il diritto di scegliere come nutrirsi, da chi rifornirsi, se considerare congruo un prezzo, scelte che è possibile fare – consapevolmente – solo conoscendo l’origine delle materie prime.

Una democrazia è matura, giova ricordarlo, quando sa cosa farsene dei diritti che si riconoscono ai cittadini. Anche questa norma risulterà insomma inefficace se non la sosterremo – noi, grandi consumatori di latte uht (il 52% di quello che beviamo viene dall’estero) e di merendine a base di soia (il 60% proviene da coltivazioni Ogm...) – con un costante impegno educativo nei confronti delle nostre stesse famiglie, troppo spesso inconsapevoli di tutele e diritti.

Sicuramente – e arriviamo al pendant economico (e politico) – ci penserà a tenerle informate la Coldiretti, la quale da anni associa alla tradizionale azione di "sindacato dei campi" un’alleanza con i consumatori che la mette in concorrenza con i marchi industriali e con la grande distribuzione. Questa legge farà un gran bene alle nostre imprese agricole: se è vero che con l’etichetta d’origine il sistema Paese risparmierà cinque miliardi di euro – tanti sono i danni provocati al "made in Italy" dalle emergenze alimentari altrui – e che solo una parte di quelle perdite grava sul settore primario, impedendo di vendere come italiani i prodotti realizzati con materie prime importate dall’estero gli agricoltori possono riportare "a casa" un fatturato annuo di 51 miliardi. Non è esagerato quindi paragonare questa leggina alla riforma del 1950, che assegnando 700.000 ettari a 113.000 coltivatori diretti, cambiò faccia all’agricoltura italiana.

Paolo Viana

 

 

19 gennaio 2011

L'ESPERTO

Ci aiuterà a tutelare la salute

Bene, è fatta! Finalmente è stata approvata la legge che regolamenta l’etichettatura degli alimenti, anche se ci metterà ancora un bel po’ di tempo prima di diventare operativa, perché sono necessari i decreti interministeriali delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico, d’intesa con la Conferenza unificata e delle organizzazioni maggiormente rappresentative della produzione e trasformazione. Sono passati tanti anni di mie battaglie come nutrizionista per ottenere questo risultato dalle istituzioni. Perché come consumatori dobbiamo esserne felici? Perché un’onesta etichetta ci aiuta non solo a star meglio di salute ma ci rende anche la vita più longeva e di qualità. Inoltre, anche i produttori e i punti di vendita sono più tranquilli e possono vendere meglio e di più i vari alimenti.

Questa legge ha il pregio di etichettare tutti gli alimenti e non solo, come è stato fatto fino ad oggi, la carne bovina, il latte il miele, ecc. Quando questa legge sarà operativa, tutti gli alimenti, nessuno escluso, avranno la loro carta d’identità e ciò infastidisce l’Europa, che guarda quasi esclusivamente il lato commerciale e non ama queste giuste leggi che moralizzano la vendita del cibo. Nel Nord-Europa ciò che conta sono l’economicità e il guadagno, non tanto la qualità di produzione! Ciò non vuol dire che se troviamo un cibo finlandese o polacco, noi dobbiamo rifiutarlo, ma dobbiamo valutare se contemporaneamente sullo stesso banco di vendita ci sia l’omologo italiano, che sceglieremo con più serenità. Ad esempio, i recenti episodi di alimenti tedeschi contaminati da diossina (carni suine, uova e latte), ci costringono, per tutelarci, a conoscere sempre di più l’origine dei cibi e oggi la Germania ha annunziato che sta per redigere, con urgenza, una legge sull’etichettatura pari alla nostra. Meno male! Ma l’Unione Europea farà lo stesso? Mah? Chissà… speriamo!

Questo disegno di legge si prefigge di segnalare l’origine obbligatoria dei prodotti o del loro componente principale, la tracciabilità e l’eventuale presenza di Ogm; inoltre aumenta i poteri di controllo sia del Corpo forestale dello Stato che dell’Ispettorato centrale antifrodi. Ciò che ci lascia perplessi è l’esiguità della pena di chi froda il consumatore, infatti, chiunque venda prodotti alimentari non etichettati in conformità alle disposizioni di legge, è punito con la sanzione da 1.600 euro a 9.500 euro! Comunque è un ottimo primo passo che speriamo potremo adeguare sempre più al massimo rigore nella qualità e nella sicurezza alimentare.

Giorgio Calabrese

 

 

2011-01-11

11 gennaio 2011

ALLARME

Diossina anche nella carne di maiale

Animali abbattuti in Germania

Alti tassi di contaminazione da diossina sono stati rilevati per la prima volta nella carne di maiale in Germania: lo ha reso noto oggi ad Hannover il portavoce del ministero dell'Agricoltura della Bassa Sassonia, la regione tedesca più colpita dallo scandalo. Si trova nella cittadina di Verden, nel centro della regione, ha reso noto il ministero, sottolineando che tutti gli animali dell'azienda - diverse centinaia - dovranno essere abbattuti.

Non si conosce ancora l'esatto grado di contaminazione rilevato nel maiale esaminato, ma si tratta di un livello elevato, ha detto il portavoce del ministero, Gert Hahne. Anche in un altro allevamento di suini del Land è stato trovato un animale contaminato, ma sembra che in questo caso i livelli siano entro il limite consentito.

La notizia dell'elevato tasso di contaminazione riscontrato nella carne di maiale segue le dichiarazioni rassicuranti rilasciate ieri a Berlino dal portavoce del ministero federale dell'Agricoltura, Holger Eichele, il quale aveva detto che migliaia di allevamenti sono stati riaperti dopo i controlli degli ultimi giorni.

Questi sviluppi, aveva commentato, "limitano la dimensione dello scandalo". Da parte sua, sempre ieri, il ministro dell'Agricoltura, Ilse Aigner, aveva detto che "non c'è alcun motivo di panico, ma non c'è nemmeno motivo di minimizzare", sottolineando che non si può ancora parlare di "cessato allarme".

 

 

 

12 gennaio 2011

IN PRIMAVERA ALLE URNE

Sì della Consulta a 4 referendum

La Consulta ha dichiarato oggi ammissibili quattro referendum e ne ha bocciati due. Il via libera è arrivato al referendum abrogativo della legge sul legittimo impedimento, al referendum che vuole bloccare il ritorno del nucleare in Italia e a due referendum contro la privatizzazione dell'acqua. Inamissibili altri due referendum sulla gestione delle risorse idriche.

Il referendum sul legittimo impedimento, la legge che permette al premier Silvio Berlusconi di congelare i suoi processi fino al prossimo ottobre, si dovrebbe tenere, come gli altri, in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. In realtà tutto dipende dal giudizio che domani i giudici della Corte daranno sulla costituzionalità della legge, in una attesa sentenza sui ricorsi presentati dal tribunale di Milano, davanti al quale Berlusconi è imputato in tre processi. Il referendum, presentato dal leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, sarà inutile se la Consulta si pronuncerà per l'incostituzionalità del legittimo impedimento, perché in questo caso la legge viene cancellata dall'ordinamento. Si terrà, invece, se i giudici decideranno per la costituzionalità. Esiste anche una terza ipotesi, quella in cui la Consulta faccia cadere solo una parte della legge. In questo caso sarebbe l'ufficio centrale della Corte di Cassazione a decidere se il referendum si terrà o meno.

La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile anche il referendum, promosso sempre da Antonio Di Pietro, contro la costruzione di nuove centrali nucleari in Italia e a due quesiti su quattro sull'acqua ai privati. I due quesiti ammessi -- presentati dai comitati promotori della campagna "L'acqua non si vende" -- chiedono di abolire la possibilità di dare la gestione dei servizi idrici ai privati.

Non ammesso è stato il referendum sull'acqua presentato dall'Idv che chiedeva l'abrogazione parziale delle norme che limitano la gestione pubblica del servizio idrico e il terzo del comitato per l'acqua pubblica su forme e procedure di affidamento delle risorse idriche. A fissare la data dei referendum sarà un decreto del presidente della Repubblica su deliberazione del consiglio dei ministri. Nel caso di scioglimento anticipato delle Camere o di una di esse, i referendum già indetti vengono sospesi.

Il referendum è valido se a votare va la metà più uno degli elettori.

 

2011-01-08

8 gennaio 2011

IL CASO

Uova e alimenti alla diossina

Fazio esclude rischi in Italia

Un doppio filtro per controllare l'eventuale presenza di diossina nei prodotti alimentari provenienti dalla Germania con un controllo all'origine da parte delle stesse aziende importatrici e un sistema di verifica al dettaglio nelle regioni con l'aiuto dei Nas. È il doppio filtro previsto dal ministro della Salute Ferruccio Fazio per evitare l'ingresso di qualsiasi alimento contaminato dalla diossina prodotto in Germania.

Ma il ministro rassicura sottolineando che i prodotti italiani latte, carne e uova sono e restano sicuri: "Oggi stiamo scrivendo una nota a tutte le aziende che importano dalla Germania perché facciano,

oltre ai controlli di routine anche quelli sulla diossina".

Un altro step sarà nella prossima settimana. Il 12 infatti è prevista una riunione tecnica a Bruxelles sulla contaminazione da diossina. "E il 13 a Roma ho già convocato una riunione a cui parteciperanno i tecnici che hanno partecipato all'incontro di Bruxelles, i Nas e le Regioni. Insieme si metteranno a punto modalità di controllo a campione per realizzare un secondo filtro", conclude Fazio ricordando che il latte italiano è sicuro al 100% così come la carne bovina e le uova.

Per il latte a lunga conservazione e le carni suine sui quali invece non è prevista l'etichetta che indica

l'origine potremmo contare "su questo doppio filtro".

 

 

 

 

 

 

 

2011-01-01

1 gennaio 2010

RACCOLTA STRAORDINARIA

Napoli, migliora la situazione dei rifiuti

Capodanno di roghi in città e provincia

Una notte di roghi tra la città e la provincia. I botti hanno innescato le fiamme dei cumuli di rifiuti che faticosamente si sta tentando di rimuovere dopo circa due mesi di pesanti disagi sia per la città di Napoli che per diversi comuni della provincia.

La situazione nel capoluogo sta migliorando dove l'Asia, l'Azienda speciale di igiene urbana, sta attuando un piano di raccolta straordinaria; piano che è stato possibile realizzare grazie al fatto che l'1 gennaio gli impianti sono stati aperti. Si è scaricato nella discarica di Chiaiano (la notte scorsa sono state portate circa 600 tonnellate) e nell'impianto Stir di Santa Maria Capua Vetere (150 le tonnellate conferite). Soddisfazione è stata espressa dall'assessore regionale all'Ambiente, Giovanni Romano: "I dispositivi per gli impianti hanno funzionato e la città è ormai sgombra dai rifiuti; occorrerà ora uno sforzo per potenziare spazzamento e pulizia della città di Napoli".

Alla rimozione stanno collaborando anche gli uomini dell'Esercito: i soldati del Genio ieri hanno portato via 44 tonnellate di spazzatura. Sabato sono scesi in campo, in via Terracina, nel quartiere Fuorigrotta. E domenica il ministro Ignazio La Russa sarà a Napoli per salutare i militari impegnati nell'operazione 'Strade pulitè e per verificare i risultati conseguiti.

Nonostante gli sforzi e gli appelli lanciati da più parti i roghi non sono mancati. Incendi accidentali ma in alcuni anche dolosi. E i danni sono stati notevoli. Per i vigili del fuoco è stata una notte (140 interventi) di superlavoro mentre l'aria è stata ammorbata oltre che dai miasmi anche dei fumi nocivi chesi sono levati nell'aria. E gli interventi sono proseguiti anche in mattinata.

Il rogo più esteso spento questa notte dai vigili del fuoco è stato quello a pochi passi dal Museo Archeologico Nazionale. Una montagna di immondizia ha preso fuoco intorno all'una della scorsa notte. Ma anche via Toledo, la strada dello shopping, non è stata risparmiata. Subito dopo la mezzanottealcuni cassonetti davanti all'ex palazzo della Rinascente hanno preso fuoco. In via Duomo all'incrocio con il quartiere di Forcella stessa sorte per una massa di rifiuti le cui fiamme hanno coinvolto un'altra auto.

Sul fronte della raccolta, almeno in città si stanno intensificando gli sforzi. L'Asia ha messo in campo tutti i mezzi. "Vorrei ringraziare tutti i dipendenti dell'Asia che con grande impegno stanno lavorando inquesta giornata festiva non facendo mancare il loro indispensabile contributò", ha detto l'assessore all'Igiene Urbana, Paolo Giacomelli.

Secondo l'assessore "nel centro di Napoli non c'è ormai più presenza di situazioni critiche; ci sono, tuttavia, dei punti nei quali dobbiamo intervenire. Per esempio in via Santa Brigida mentre si registra una presenza di cumuli in Via Marina ed in alcune zone della periferia". La giacenza a terra, afferma Giacomelli, "non è quantificabile proprio per la particolarità dell'ultimo giorno dell'anno e del primo gennaio; faremo un bilancio lunedì mattina". L'assessore evidenzia anche l'impegno dell' Esercito che stamane è intervenuto rimuovendo, a quanto mi risulta, circa 26 tonnellate". "Nei prossimi giorni - conclude Giacomelli - ci sarà bisogno di una integrazione delle attività di spazzamento e ripulitura".

Non va, invece, meglio in diversi Comuni della provincia dove i cumuli di spazzatura continuano a crescere.

 

 

2010-12-30

29 dicembre 2010

CAMPANIA

Capodanno senza rifiuti a Napoli

Intesa raggiunta a Palazzo Chigi

Capodanno pulito a Napoli. Entro il 31 dicembre verranno eliminati i rifiuti dalle strade della città. Entro 15 giorni dalle strade della Provincia. Il 4 gennaio prossimo, poi, nuova riunione a Palazzo Chigi per

indicare soluzioni strutturali al problema. È questa l'intesa raggiunta nella riunione, presieduta dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e alla quale hanno partecipato il Presidente della Regione Campania, Caldoro, il sindaco di Napoli, Russo Jervolino, i presidenti e i prefetti delle Province campane, il responsabile della Protezione Civile, Gabrielli.

"L'intesa è stata possibile - ha sottolineato il sottosegretario Gianni Letta - grazie al profondo senso di responsabilità e sensibilità istituzionale di tutti i partecipanti alla riunione; a partire dalle Province

campane. Ma anche grazie al consistente apporto allo smaltimento dei rifiuti proveniente da diverse regioni italiane". Ne dà notizia un comunicato di Palazzo Chigi.

 

 

 

29 dicembre 2010

BRASILIA

Caso Battisti, Lula verso

il no all'estradizione

Il presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha già preso la decisione riguardo l'estradizione di Cesare Battisti (e secondo la stampa brasiliana, gli concederà lo status di rifugiato); ma farà l'annuncio solo giovedì. Lo ha reso noto lo stesso presidente brasiliano: "Ho già preso la decisione, ma la posso annunciare solo dopo la firma", ha detto parlando con i giornalisti, dopo aver poggiato la prima pietra in una raffineria che sarà operativa a partire dal 2017, nel complesso industriale a Portuario de Pecem.

Lula ha confermato che terrà in considerazione il parere dell'Avvocatura generale dello Stato, il cui presidente, Luis Inacio Adams, si è già espresso a favore della permanenza in Brasile dello scrittore. Secondo la stampa brasiliana, Lula concederà l'asilo permanente all'ex leader dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac), condannato in contumacia per l'assassinio di quattro persone in Italia, negli anni '70. Nel novembre 2009, la Corte Suprema federale autorizzò l'estradizione di Battisti ma rimandò la decisione finale al presidente della Repubblica; e Lula vuole risolvere l'annosa questione, senza lasciare la patata bollente in mano alla sua delfina, Dilma Rousseff. Il neo presidente, che si insedierà il 1 gennaio, tra l'altro, prima di essere eletta, lo scorso giugno si era espressa esplicitamente a favore

dell'estradizione di Battisti.

Adesso tra i parenti delle vittime di Battisti: "Mi aspettavo una decisione simile. Vorrà dire che ci muoveremo in modo molto più deciso", ha dichiarato Alberto Torreggiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979, che non si aspettava un esito diverso. "Sarei stato sorpreso se fosse stato il contrario", continua, "ma non sono deluso perchè ero preparato. Adesso bisogna fare qualcosa di veramente forte perchè questa è una gran presa in giro. Le parole non bastano più, ora contatterò gli organi competenti

e decideremo come mobilitarci perchè questa non è tanto una questione personale ma la scelta apre un precedente molto pericoloso. Qualsiasi delinquente saprà di poter contare su una scappatoia, e questo non è giusto".

 

 

 

2010-12-28

27 dicembre 2010

EMERGENZA CONTINUA

Napoli, 1500 tonnellate di rifiuti

In azione l'esercito

Cassonetti stracolmi, sacchetti in strada, gli uomini dell'esercito in azione per evitare il collasso. È questo lo scenario con il quale napoletani e turisti si sono confrontati negli ultimi due giorni. Le feste non hanno certo aiutato ad uscire da una situazione che era già preoccupante: lo stop degli impianti Stir nel giorno di Natale ha inciso negativamente sulla raccolta del 25, ben al di sotto della media, vanificando i progressi registrati nei giorni precedenti. E così i napoletani si sono trovati a fare i conti con 1500 tonnellate di rifiuti non raccolti.

Imprevisti problemi tecnici alla discarica di Chiaiano, poi, non hanno permesso la notte di Natale sversare più di 600 tonnellate nell'unico invaso che ingoia i rifiuti cittadini. Tutti inconvenienti che hanno limitato il recupero dell'arretrato.

All'alba di ieri sono quindi entrati in azione anche gli uomini dell'esercito: i militari, coordinati direttamente dal generale Antonio Monaco, capo dell'unità operativa, hanno operato una raccolta straordinaria lungo due arterie importanti di Napoli, Corso Maddalena e via Don Bosco, consentendo il recupero di ulteriori 50 tonnellate di rifiuti. Complessivamente sono stati impegnati dodici mezzi tra camion e pale meccaniche. All'opera gli uomini del Genio e quelli della sanità militare.

In totale, a fine giornata, sono state raccolte tra le 1200 e le 1300 tonnellate di spazzatura, pari al quantitativo prodotto in un giorno, il che consentirà di non far peggiorare la situazione in attesa che, da oggi con la riapertura a tempo pieno degli Stir, la raccolta possa riprendere a pieno regime.

Nel frattempo dal Comune di Napoli viene rinnovato l'appello a non disfarsi prima di domani della frazione secca dei rifiuti, cartoni, scatole e imballaggi.

E se Napoli soffre, le cose non vanno meglio in provincia dove le tonnellate per strada sarebbero circa 17.000.

 

2010-12-27

27 dicembre 2010

EMERGENZA CONTINUA

Napoli, 1500 tonnellate di rifiuti

In azione l'esercito

Cassonetti stracolmi, sacchetti in strada, gli uomini dell'esercito in azione per evitare il collasso. È questo lo scenario con il quale napoletani e turisti si sono confrontati negli ultimi due giorni. Le feste non hanno certo aiutato ad uscire da una situazione che era già preoccupante: lo stop degli impianti Stir nel giorno di Natale ha inciso negativamente sulla raccolta del 25, ben al di sotto della media, vanificando i progressi registrati nei giorni precedenti. E così i napoletani si sono trovati a fare i conti con 1500 tonnellate di rifiuti non raccolti.

Imprevisti problemi tecnici alla discarica di Chiaiano, poi, non hanno permesso la notte di Natale sversare più di 600 tonnellate nell'unico invaso che ingoia i rifiuti cittadini. Tutti inconvenienti che hanno limitato il recupero dell'arretrato.

All'alba di ieri sono quindi entrati in azione anche gli uomini dell'esercito: i militari, coordinati direttamente dal generale Antonio Monaco, capo dell'unità operativa, hanno operato una raccolta straordinaria lungo due arterie importanti di Napoli, Corso Maddalena e via Don Bosco, consentendo il recupero di ulteriori 50 tonnellate di rifiuti. Complessivamente sono stati impegnati dodici mezzi tra camion e pale meccaniche. All'opera gli uomini del Genio e quelli della sanità militare.

In totale, a fine giornata, sono state raccolte tra le 1200 e le 1300 tonnellate di spazzatura, pari al quantitativo prodotto in un giorno, il che consentirà di non far peggiorare la situazione in attesa che, da oggi con la riapertura a tempo pieno degli Stir, la raccolta possa riprendere a pieno regime.

Nel frattempo dal Comune di Napoli viene rinnovato l'appello a non disfarsi prima di domani della frazione secca dei rifiuti, cartoni, scatole e imballaggi.

E se Napoli soffre, le cose non vanno meglio in provincia dove le tonnellate per strada sarebbero circa 17.000.

 

2010-12-11

11 dicembre 2010

MESSICO

Clima, approvato il "pacchetto" di Cancun

Approvato il "pacchetto" di Cancun sul clima, ovvero gli obiettivi a lungo termine tra cui un fondo verde e il riconoscimento della scienza per fermare il riscaldamento a 2 gradi. Il via libera da parte della 16/a Conferenza Onu sul clima a Cancun, in Messico, riguarda un pacchetto di "visione condivisa" che rilancia il negoziato dopo il fallimento di Copenaghen.

È composto da 32 pagine e sette capitoli con premessa e annessi. Oltre alla creazione di un fondo verde, ancora non contabilizzato, da gestire attraverso un comitato di 40 membri, 15 dei paesi industrializzati e 25 dei paesi in via di sviluppo, il pacchetto prevede azioni di adattamento, mitigazione (tagli di Co2), finanza (subito 30 miliardi di euro per il periodo 2010-2013 e successivamente la necessità di mobilitare 100 miliardi di euro l'anno fino al 2020 in favore dei paesi in via di sviluppo), trasferimento di tecnologie.

 

2010-11-25

25 novembre 2010

EMERGENZA

Sos rifiuti, la Campania

sempre più sola

Il Quirinale fa pressing sul governo sul decreto rifiuti. Ha inviato a palazzo Chigi una serie di rilievi tecnici e giuridici sul testo. E fa sapere di essere un atteso di una risposta. Intanto la trattativa governo-regioni per ospitare i rifiuti campani frena di fronte ai "no" e ai distinguo del Nord e del Centro. Anche se alla fine i presidenti rilanciano la palla all’esecutivo: "Dichiarino lo stato d’emergenza e ci facciano una proposta chiara", spiega Vasco Errani, presidente della Conferenza Stato-Regioni. Quasi in contemporanea, dai parlamentari campani del Pdl (riuniti per smorzare le tensioni interne a seguito del caso-Carfagna...ma la ministra non c’era) filtra la notizia che sarà riaperta la discarica di Macchia Soprana, a Serre, nel salernitano. La reazione del sindaco, Palmiro Cornetta, è netta: "Qui si rischia il disastro ambientale, bloccheremo tutto". Dalla riunione con i governatori il ministro Fitto esce con una certezza: "Tutte le regioni hanno dato la disponibilità tranne Veneto e Piemonte, mentre la Sardegna presenta difficoltà oggettive...".

Le amministrazioni a guida leghista dunque seguono la linea che il leader Bossi ha dettato anche ieri: "Il problema va risolto nel luogo dove ci sono i rifiuti, se li portano al Nord la gente si inc....". Il senatur, auspicando comunque che "altre regioni dicano si", ha inoltre chiesto alla magistratura di "intervenire sul sindaco di Napoli", perché "bisogna colpire chi è responsabile". Parole "vergognose" secondo il segretario Pd Bersani, e anche il primo cittadino Iervolino si difende: "Ho mani e coscienza pulita". Allo sbarramento di Zaia e Cota ("basta con lo scaricabarile", dice il governatore piemontese) si affiancano le preoccupazioni - soprattutto di tipo ambientale - di altri presidenti.

Ribadisce il presidente campano Caldoro: "Decideremo insieme senza deroghe al codice ambientale - una condizione necessaria per tranquillizzare i colleghi del Nord -, sarà l’esecutivo a fare sintesi". A sbilanciarsi per l’aiuto è il toscano Enrico Rossi: "Occorre un riflesso di dignità e solidarietà, è un quantitativo modesto da smaltire...". Disponibile anche il Lazio "a patto che lo siano tutti", spiega Renata Polverini. E Vendola, per la Puglia, da il suo ok purché "il governo rispetti l’impegno preso nel 2008", ovvero un trasferimento da 5 milioni di euro. Le Marche avvisano che in regione "al momento non ci sono le condizioni per accogliere molti rifiuti", e la Liguria ricorda la "capacità residua di smaltimento delle discariche". La Lombardia non ha partecipato alla riunione. "Prima il governo ci chiami per le risorse aggiuntive da dare alle regioni", ha dichiarato Formigoni. "Doveva andare e dire no", lo incalzano i leghisti. (M.Ias.)

Antonio Maria Mira

 

 

2010-11-01

30 ottobre 2010

EMERGENZA RIFIUTI

Terzigno, dissenso su cava Sari

Scontri a Giugliano

Scontri tra manifestanti e forze dell'ordine si sono verificati davanti al sito di Taverna del Re a Giugliano (Napoli). I manifestanti hanno tentato di impedire di far uscire i camion dal sito di stoccaggio. I carabinieri hanno tentato di liberare la strada per gli automezzi e alcuni dimostranti sono caduti a terra. Altri sono restati con le mani alzate in senso di resa.

Sono stati circa 5mila, secondo stime delle forze dell'ordine, i manifestanti scesi in piazza questo pomeriggio tra Boscoreale, Terzigno e gli altri comuni interessati dall'area delle discariche. Alla rotonda di via Panoramica a Terzigno si sono raccolte circa 300 persone in attesa dei due cortei principali provenienti da Terzigno e da Boscoreale.

Il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio, che, come i suoi colleghi dell'area interessata dalle discariche, non ha partecipato alla manifestazione, ribadisce la fiducia nell'accordo sottoscritto venerdì sera nella Prefettura di Napoli e annuncia un piano straordinario per la raccolta differenziata, già a partire dalla prossima settimana. "La manifestazione di oggi era annunciata da tempo - ha detto - è una protesta pacifica e la gente a Terzigno è favorevole all'accordo e ha compreso che i patti saranno rispettati".

"Adesso bisogna fare con più impegno la raccolta differenziata - ha aggiunto Auricchio - dalla prossima settimana avvieremo la raccolta "porta a porta" di vetro e metallo e realizzeremo un'isola ecologica".

LE REAZIONI ALL'ACCORDO

Notte di confronto, invece, al presidio della rotonda di via Panoramica, la strada di accesso alla discarica di Terzigno (Napoli). I manifestanti sono rimasti per ore a discutere dei contenuti dell'accordo sottoscritto venerdì sera in Prefettura a Napoli tra il premier Silvio Berlusconi e i sindaci dei comuni vesuviani.

Il premier Silvio Berlusconi ha ottenuto la firma a un accordo che prevede, tra l'altro, lo stop alle proteste e la cancellazione dell'apertura di una discarica nel sito di cava Vitiello. Non si darà corso neanche all'apertura della discarica di Valle della Masseria, a Serre, nel Salernitano. Altro punto chiave dell'accordo riguarda il sito di cava Sari, dove verranno sversati solo i rifiuti dei 18 comuni del vesuviano.

Ma ai manifestanti di Terzigno l'intesa raggiunta tra i sindaci e il premier Berlusconi non è piaciuta: non ci sarebbero le garanzie chieste per la non riapertura e la bonifica della discarica. L'ala più intransigente non condivide, tra gli altri punti, in particolare quello che riguarda la discarica Sari la cui attività è stata temporaneamente sospesa dopo i miasmi che per mesi hanno ammorbato le popolazioni dei territori vesuviani - anche stanotte l'aria è stata invasa dal cattivo odore - e per la necessità di effettuare controlli ambientali nella cava.

Gli ultimi dati disponibili, a maggio 2009, avevano evidenziato la presenza di una serie di elementi inquinanti. Per i comitati, in particolare, non è stato ottenuto un risultato centrale della battaglia: la non riapertura della discarica Sari.

 

 

2010-10-26

26 ottobre 2010

EMERGENZA

Rifiuti, notte tranquilla

al presidio di Terzigno

Notte tranquilla alla rotonda di via Panoramica dopo gli scontri dei giorni scorsi per le proteste contro l'ipotesi di apertura della seconda discarica a Terzigno (Napoli) e i disagi provocati da primo sversatoio, già operativo, nella ex Cava Sari. Al presidio sono rimasti, forse anche per la pioggiaabbondante caduta nelle ultime ore, pochi manifestanti mentre hanno regolarmente sversato 13 camion di terreno vegetale per la copertura della discarica: un'operazione avviata per porrerimedio ai miasmi che hanno provocato le forti proteste della popolazione vesuviana, inasprendo le tensioni negli ultimi mesi.

I sindaci vesuviani hanno nominato propri tecnici di fiducia che collaboreranno per il monitoraggio ambientale della cava, anche al fine di accertare l'esistenza di fattori di inquinamento. I primi cittadini confermano il no irremovibile alla apertura di una seconda discarica sul territorio.

 

 

 

2010-10-24

23 ottobre 2010

CAMPANIA

Rifiuti, Ue: misure insufficienti

Bertolaso: Ue dia una mano

La Ue è preoccupata per la situazione dei rifiuti in Campania e teme che le misure adottate dal 2007 in poi siano "insufficienti". Lo ha affermato in una nota il commissario Ue all'Ambiente Janez Potocnik. "L'Unione Europea - gli ha replicato il capo della Protezione civile Bertolaso - farebbe bene invece di dare giudizi a dare una mano a trovare alternative". Controreplica di Potocnik: la Ue è sempre pronta

ad aiutare gli Stati.

Intanto a Terzigno i manifestanti antidiscarica hanno occupato la stazione della Circumvesuviana. Costituito comitato sindaci vesuviani contro la discarica a Terzigno. Mentre due poliziotti e tre carabinieri sono rimasti contusi: è il bilancio finale della notte di scontri nei pressi della discarica Sari di Terzigno (Napoli) dove non è ancora arrivato nessun compattatore. Alla difficoltà di attraversamento delle strade, chiuse da una serie di barricate costruite da manifestanti, si accompagna la paura denunciata dagli autisti di subire eventuali aggressioni.

La polizia ha risposto con un nutrito lancio di lacrimogeni a pietre, petardi, razzi e molotov lanciate dalla parte più violenta dei manifestanti nel corso delle tre ore di guerriglia iniziata a mezzanotte. Alle 3 è stata liberata la statale 268, nei pressi di Ottaviano mentre in mattinata, in via Nazionale, a Boscotrecase, non lontano dalla discarica, due persone a bordo di un motorino hanno lanciato bottiglie incendiarie nell'isola ecologica danneggiando due mezzi mentre il custode, un immigrato, è rimasto ustionato a un piede nel tentativo di spegnere le fiamme.

La notte di scontri e distruzioni - le strade adiacenti il teatro delle violenze sono piene dei segni della guerriglia - ha fatto così da epilogo ai blocchi stradali, agli incendi ed alle occupazioni della ferrovia della giornata di ieri.

 

 

23 ottobre 2010

IL MESSAGGIO

Rifiuti, Papa: una giusta e condivisa soluzione al problema

Il messaggio di Papa Benedetto XVI, a firma di monsignor Filoni, della Segreteria di Stato Vaticano, rivolto alle popolazioni di Terzigno e Boscoreale, è stato recapitato oggi al vescovo di Nola, monsignor Beniamino Depalma. "Il Santo Padre - si legge nel breve testo - che segue con paterna attenzione le preoccupanti notizie provenienti dal territorio di Terzigno, La prega di farsi interprete della Sua vicinanza spirituale nell'auspicio che, con il concorso e la buona volontà di tutti, sia trovata una giusta e condivisa soluzione al problema. Sua Santità volentieri imparte la Sua benedizione alle care popolazioni dell'area".

Il messaggio segue le numerose iniziative messe in campo dalla Diocesi di Nola a sostegno delle popolazioni di Terzigno e Boscoreale contro l'apertura della seconda discarica nel Parco nazionale del Vesuvio. Ieri il vescovo aveva invitato i cittadini alla calma ed alla non-violenza, lanciando allo stesso

tempo un appello alle istituzioni a "non svendere la nostra terra"

 

 

 

 

23 ottobre 2010

CAMMPANIA

Rifiuti, Sepe: la Chiesa non può tacere e richiama al coraggio

Il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe ha lanciato un accorato appello a reagire di fronte alla nuova emergenza rifiuti che stanno vivendo Napoli e la sua provincia nell' omelia pronunciata in Cattedrale nella solenne concelebrazione eucaristica di ringraziamento per la canonizzazione di Santa Giulia Salzano.

"C' è forse chi, come le forze del male e della violenza, appare pronto a dare l' ultima spallata o il colpo di grazia, perchè tutto precipiti e il caos regni su tutto - ha detto il cardinale Sepe - e non mancano neppure, come sempre nei momenti delle crisi più acute, coloro che invitano a desistere, a considerare tutto il territorio come una specie di "pratica chiusa" e abbandonarlo, andare a vivere oltre".

"Napoli non è e non sarà mai una "partita persa" - ha aggiunto il Cardinale - nessuna emergenza può arrivare a scalfire quel sentimento, allo stesso tempo ordinario ed estremo, come la speranza: una risorsa che questa nostra terra si è guadagnata attraverso secoli e secoli di sofferenze".

"Viene facile, soprattutto di fronte alle nauseabonde suggestioni del dramma rifiuti accorciare il passo verso una deriva, anch'essa generalizzata, e senza ritorno - ha proseguito il cardinale - l' orlo del precipizio, lo vediamo da molti segni, non è forse lontano. Ma è proprio in momenti come questi che la voce della Chiesa è chiamata a levarsi alta e forte per richiamare al coraggio".

"La Chiesa - e parlo anche a nome dei vescovi della Campania - non ha titolo per parlare di soluzioni tecniche - tuttavia non può tacere, perchè anche il silenzio sarebbe colpevole rispetto alla visione - ancora più importante e decisiva - del futuro di questa nostra terra".

"Io stesso, pastore di questa Chiesa, ho parlato, nella solennità del nostro patrono, San Gennaro, di un punto di svolta - ha concluso Sepe - il punto di svolta lo indicavo in un rischio. E affermavo che Napoli ha sempre vissuto di pane e speranza. Ora niente è più scontato, né il pane né la speranza. Un rischio: non ancora - e Dio non lo permetta mai - un dato di fatto".

 

 

23 ottobre 2010

Emergenza rifiuti / 1

I roghi di bandiere un popolo "bruciato"

Quello che sale dalle bandiere italiane bruciate da alcuni manifestanti è, forse, il fumo più nocivo tra i tanti che, con miasmi, lacrimogeni, auto e camion in fiamme, funestano il cielo di Terzigno e di Boscoreale. È il simbolo del senso dell’unità nazionale che va in cenere, proprio alla vigilia dell’assai celebrato (almeno a parole) 150° anniversario. Non è retorica, è nuda cronaca. Strano destino, quello del Tricolore: un tempo agognato e mostrato con orgoglio; oggi, troppo spesso, buono solo per i campionati di calcio o, peggio, trattato come un comune straccio. In questo 2010 si moltiplicano le iniziative e non si contano le mostre pittoriche dedicate all’Italia unita. In una, tuttora in corso al Museo di Roma a Palazzo Braschi, si possono ammirare dipinti che, letteralmente, annegano nel verde, bianco e rosso delle bandiere sventolate (in battaglia, in segno di festa, nei giorni di lutto) da popolani e nobiluomini di ogni parte della Penisola.

Negli anni, altre volte il Tricolore ha garrito con onore ed è stato onorato dagli italiani. Poi qualcosa deve essere accaduto, qualcosa di lento e quasi d’impercettibile come può essere un processo di sfilacciamento. Al Nord si è cominciato a snobbare la bandiera e, con lei, l’inno di Mameli, talvolta perfino a sostituirli. Al Sud sono state le mafie a macchiarlo, contrapponendo il loro anti-Stato sanguinario e disonesto allo Stato legittimo.

Ciò che sta avvenendo oggi alle porte di Napoli, si dirà, è diverso. C’è una popolazione che teme gli effetti che potrebbe avere sulla salute la realizzazione di una nuova discarica. E fin qui niente di strano: il mondo è pieno di gente che protesta (a ragione o a torto, non è questo, qui, il punto) in nome di un principio che negli Stati Uniti definiscono Nimby. Not in my back yard, "non nel mio cortile".

Ma è raro che si arrivi a bruciare la bandiera del proprio Paese. In Cile, ad esempio, il vessillo nazionale è divenuto il simbolo della terribile avventura dei 33 minatori, dall’inizio drammatico al lieto fine. Negli Usa, neanche nei cortei dei pacifisti radicali contro gli interventi armati americani si oltraggiano le stelle e le strisce. Right or wrong, it’s my country, dicono sempre da quelle parti. "Giusto o sbagliato, è il mio Paese". E quella bandiera lo rappresenta tutto.

Non a caso, i sindaci che manifestano al fianco dei loro concittadini indossano la fascia tricolore. Lo stesso che campeggia sulle uniformi dei militari e delle forze dell’ordine, a Terzigno come in Afghanistan. Li unisce, infatti, l’appartenenza a una medesima comunità nazionale, che nessun localismo o particolarismo può travalicare, pena la perdita del senso del bene comune. Noi non sappiamo se i cittadini di Terzigno e Boscoreale troveranno pace e ragione. Non sappiamo se la nuova missione di Guido Bertolaso sarà coronata dal successo. Non sappiamo se un giorno, come ha sostenuto ieri il presidente del Consiglio, sulle cave colme di rifiuti sorgeranno parchi pubblici con prati verdi dove passeggiare, andare in bicicletta, far giocare i bambini, far correre i cani. Sappiamo però che dare fuoco a una bandiera non è un gesto qualunque. È un gesto di una gravità simbolica incontestabile, che si potrebbe definire ultimativa: chi brucia una bandiera nazionale "brucia" un popolo. Ma noi italiani, da Adro a Terzigno, ci sentiamo ancora un popolo?

Danilo Paolini

 

 

 

23 ottobre 2010

LA BATTAGLIA DEI RIFIUTI

Berlusconi invia Bertolaso

"Risolveremo in 10 giorni"

"Prevediamo che in 10 giorni la situazione potrà tornare nella norma". Silvio Berlusconi si affida di nuovo a Guido Bertolaso, che da ieri è a Napoli per coordinare le attività della Protezione civile, alla quale viene affidata la gestione della discarica di Terzigno, il terreno di battaglia di questi giorni nella provincia di Napoli invasa dai rifiuti. Una situazione che fa esprimere al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano "pena e crescente allarme" per l’"avvilente degrado che essa ha determinato in provincia e in città".

Il capo dello Stato sottolinea che "era necessario e urgente che il governo si assumesse le sue responsabilità: e oggi l’ha fatto al più alto livello". Allo stesso tempo per il Quirinale è indispensabile che "nessuna istituzione, nessuna comunità, nessuna forza politica si sottragga alle proprie responsabilità, al dovere di contribuire al superamento della crisi e mi attendo che vengano dai napoletani comportamenti ispirati a un rinnovato, più forte senso civico e spirito di solidarietà".

Un intervento che arriva nel mezzo di una giornata convulsa. Nella quale il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano lancia un primo sasso nello stagno quando avanza l’ipotesi che dietro gli scontri di Terzigno e Boscoreale ci sia chi agisce con fini eversivi. La cui matrice, secondo Mantovano, potrebbe essere collegata a filoni di "area antagonista e anarco-insurrezionalista".

Ma il premier - al termine di un vertice che ha fatto seguito al Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi con i sottosegretari Gianni Letta e Bertolaso, i ministri Roberto Maroni, Stefania Prestigiacomo, Mara Carfagna e il governatore della Campania, Stefano Caldoro - fornisce una versione meno allarmante. Secondo Maroni, ha detto il presidente del Consiglio in conferenza stampa, non "dovrebbero esserci altre motivazioni sottostanti", oltre all’esasperazione per i rifiuti e nessun piano di emergenza è necessario visto il carattere locale del fenomeno. Nessun problema neppure per la salute dei cittadini, assicura Berlusconi sulla scorta di una relazione del ministro Ferruccio Fazio. Infine, per il premier - che ha assicurato uno stanziamento di 14 milioni per le opere di compensazione ambientali (reti idriche, fognarie, riqualificazione) per la cittadina di Terzigno (ma nulla si è detto per i promessi 240 per altri comuni) - il sistema non è al collasso. "La soluzione che avevamo individuato è assolutamente valida e duratura".

Nessuno ha mai detto che il problema era definitivamente risolto, ma le discariche ci sono (proprio il governo in carica ne ha aperte cinque), sono capienti e il termovalorizzatore di Acerra funziona pieno regime, ha assicurato Bertolaso. "Il problema di Terzigno – spiega il capo della Protezione civile – nasce da un fortissimo disagio della popolazione per il cattivo odore, il passaggio dei camion e la gestione precaria della discarica". Si tratta di tornare alla situazione di un anno fa quando il sito era a norma, conclude Bertolaso, che promette l’apertura di un tavolo con i cittadini dei comuni del parco del Vesuvio.

Al vertice di Palazzo Chigi ha fatto capolino anche il direttore del Dipartimento informazioni per la sicurezza Gianni De Gennaro. E a insistere sull’ordine pubblico è Adolfo Urso (Fli) che invita a "non prescindere dalla legalità". La Lega Nord, con Umberto Bossi, invita a intervenire, perché "non possiamo aspettare che ci scappi qualche morto". Mentre il capogruppo Marco Reguzzoni punta il dito contro gli amministratori locali. Si difende Rosa Russo Iervolino, sindaco di Napoli: "La colpa è mia? Mi viene da ridere". Napoli, spiega, non è affatto indietro sulla raccolta differenziata: "Balle, siamo al 19%, Roma è al 20%". Il primo cittadino si dice anche in disaccordo sulla mancanza di pericolo per la salute: "Se non c’è con 2mila tonnellate a terra... per fortuna è ottobre e non agosto". Infine un elogio a Caldoro per come ha esercitato i poteri sostitutivi. Il governatore, che subito ha incontrato Bertolaso insieme al presidente della provincia Luigi Cesaro, ha anche annunciato che la regione è pronta con l’appalto per il termovalorizzatore di Napoli Est. C’erano anche i sindaci dell’area. "I cittadini hanno perso la fiducia", ha detto entrando alla riunione in Prefettura il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella. Bordate contro il governo arrivano dal Pd, per il quale ricominciare da Bertolaso è la "certificazione del fallimento". E da Pier Ferdinando Casini: "Dopo tante promesse siamo a zero". Secondo l’Idv, infine, "i cittadini sono stati ingannati".

Gianni Santamaria

 

 

 

23 ottobre 2010

APPELLO

"Meglio poveri che sudditi tra i veleni"

La Chiesa di Nola è molto preoccupata per quanto sta accadendo a Boscoreale e Terzigno e giudica "inopportuna e improvvisa" la notizia dell’apertura della seconda discarica. Il vescovo monsignor Beniamino Depalma nei giorni scorsi aveva già lanciato il suo appello alle istituzioni perché ascoltassero "il grido di dolore di quanti vogliono difendere la qualità della propria vita" e aveva guidato le veglie di preghiera con le popolazioni del vesuviano in piazza Pace a Boscoreale: "la gente vesuviana vuole solo avere il diritto a respirare aria salubre per poter vivere una vita normale".

Ora invita tutti i cittadini "alla calma, alla ragionevolezza ed alla non violenza" e gli amministratori locali a "non svendere la nostra terra". Attraverso il direttore dell’ufficio per i Problemi sociali e il lavoro don Aniello Tortora, il vescovo ha poi espresso la vicinanza della diocesi e alle popolazioni vesuviane, "che stanno vivendo momenti terribili e drammatici" si legge nella nota diffusa ieri pomeriggio e significativamente intitolata ’Custodire il Creato per coltivare la Pace’. "È giusta la protesta - sottolinea don Aniello - ma come è stato fatto finora da gente onesta e pacifica, bisogna far sentire la propria voce senza ricorrere alla violenza e nei limiti nella legalità".

Nello stesso tempo la Chiesa di Nola lancia un ulteriore appello alle Istituzioni, affinché "prestino ascolto alle validissime ragioni della gente vesuviana. L’apertura di un’altra discarica sarebbe provocare la morte definitiva di un territorio dove va rilanciato con forza lo sviluppo, il lavoro, il turismo. La legge è per l’uomo e non l’uomo per la legge", ribadisce la nota. Dalla diocesi, "da noi cristiani" sottolinea monsignor Depalma, giunge un appello anche agli amministratori locali: "Con forza vi supplichiamo, non svendete la nostra terra. Non ci sono soldi o compensazioni ambientali che giustificano la compravendita di un territorio. Meglio poveri e dignitosi, che sudditi e destinati a vivere di veleni. A nessuno è lecito, lo gridiamo in nome di Dio, comprare la dignità di un popolo, neanche per salvare l’immagine o per scopi di propaganda elettorale. Tutti abbiamo un dovere gravissimo: consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla". La nota si chiude con un saluto di pace: "Shalom! Il nostro popolo vuole solo vivere in pace. Ma non esiste pace senza giustizia".

Valeria Chianese

 

 

 

2010-10-22

22 ottobre 2010

TERZIGNO

Rifiuti, il governo promette:

"A posto in 10 giorni"

Ancora scontri nella notte tra manifestanti e forze dell'ordine a Terzigno, nel Napoletano, dove da giorni proseguono le proteste contro l'apertura di una nuova discarica, mentre il premier Silvio Berlusconi ha annunciato che la situazione tornerà "nella norma" in dieci giorni.

A Napoli, intanto, continua ad accumularsi la spazzatura, che aumenta ogni giorno di 900 tonnellate, secondo i dati forniti oggi in una conferenza stampa a cui ha preso parte il sindaco Rosa Russo Jervolino. Secondo quanto riferito dalla polizia, a mezzanotte circa c'è stato un violento scontro tra i manifestanti -- circa 2.000 -- e le forze dell'ordine, con i primi che hanno lanciato pietre, biglie e anche materiale esplodente contro la polizia che ha risposto con cariche di alleggerimento. Nei disordini, un uomo di 52 anni è stato arrestato con l'accusa di detenzione abusiva di materiale esplodente, adunata sediziosa, lesioni e resistenza e due persone sono state denunciate. Oggi un altro tricolore è stato dato alle fiamme.

"Prevediamo che in dieci giorni la situazione a Terzigno può tornare nella norma", ha detto Berlusconi in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, al termine di un vertice sull'emergenza. "Il governo garantisce anche le disponibilità dei fondi per le opere di compensazione, per un totale di 14 milioni che riguardano Terzigno", ha aggiunto. Il premier ha poi precisato che "in questo momento non ci sono preoccupazioni per la salute dei cittadini", riferendosi alla relazione svolta al governo dal ministro della Salute Ferruccio Fazio.

Dalla Commissione europea però si esprime "preoccupazione" per quanto sta avvenendo.Il portavoce del commissario all'Ambiente, Janez Potocnik, ha parlato di "situazione seria", auspicando che le autorità italiane "risolvano la questione il più presto possibile ed in maniera

adeguata".

Stamani, anche se a rilento, stanno entrando nella discarica di Terzigno i 16 camion che erano stati bloccati nella notte.

1.900 TONNELLATE DI "MONNEZZA" PER LE STRADE DI NAPOLI

Sono 1.900, attualmente, le tonnellate di spazzatura che occupano le strade di Napoli, con un incremento di 900 tonnellate al giorno. Sono i dati resi noti oggi dal Comune in una conferenza stampa, in cui si è precisato che la raccolta è rallentata anche dal fatto che alcuni mezzi sono stati bruciati o danneggiati dai manifestanti. Intanto il sindaco Jervolino ha risposto alle accuse del governo - secondo il quale il degenerare della situazione dipenderebbe da suoi errori nella gestione della raccolta - dicendo che due anni fa l'emergenza rifiuti non avrebbe dovuto essere dichiarata finita.

Jervolino ha precisato che l'acutizzarsi della crisi non ha nulla a che fare con la raccolta differenziata a Napoli, che ha percentuali "addirittura leggermente superiori a (quelle di) altre città capoluogo".

La discarica di Terzigno, secondo fonti delle forze dell'ordine, è ormai vicina alla saturazione. E una fonte giudiziaria afferma che non ha trovato applicazione l'ordinanza d'urgenza con cui nei giorni scorsi è intervenuto il presidente della Regione Campania Caldoro, che permette ai Comuni e agli impianti che conferiscono i propri rifiuti alla discarica di Terzigno di depositarli presso quelle di Savignano Irpino (Av), San Tammaro (Ce) e Sant'Arcangelo Trimonte (Bn). I rifiuti conferiti alla struttura di Terzigno avrebbero dovuto passare da 1.800 a 800 tonnellate. In realtà, la quantità di rifiuti conferita all'impianto è diminuita solo in virtù dei blocchi messi in atto dai manifestanti, dicono le fonti.

Le tensioni sono riesplose dopo le nuove difficoltà nella raccolta dei rifiuti, che hanno ricordato l'emergenza di due anni fa, ma che l'amministrazione comunale ha ricondotto a problemi contrattuali con una società per la raccolta della spazzatura.

 

 

 

22 ottobre 2010

LA DENUNCIA

Tonnellate di rifiuti speciali

"smaltiti" dalle ecomafie

Quattro milioni di tonnellate di rifiuti speciali. E nessun impianto (o quasi) per smaltirli. Mentre in Campania ci si scontra violentemente, si polemizza, si scrivono pagine e pagine di giornali, sulla nuova crisi dei rifiuti solidi urbani, nulla si dice, si scrive, si protesta per quelli industriali. Ben più pericolosi. Eppure mentre quelli urbani prodotti ogni anno nella regione sono circa 2,5 milioni di tonnellate, quelli speciali superano i 4 milioni. Dati ufficiali, ma potrebbero essere molti di più. E, fatto ancor più grave, mentre i primi, in qualche modo, tra discariche e termovalorizzatore di Acerra, hanno impianti dove essere smaltiti, quelli prodotti dall’industria praticamente non ne hanno. Ufficialmente tra il 15 e il 20% verrebbe smaltito o stoccato in Campania. Meno del 20% finisce fuori regione, a costi altissimi (ma, stranamente, ne arrivano anche 270mila tonnellate da altre regioni). E il resto? È il vero regno delle ecomafie e degli ecofurbi, imprenditori che a prezzi stracciati forniscono uno smaltimento illegale, in cave, corsi d’acqua, terreni agricoli o bruciati in quelli che l’assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Romano, definisce "termovalorizzatori diffusi senza ciminiere". E ricordiamo che si tratta dei rifiuti del mondo produttivo, pericolosi e non, degli scarti delle grandi industrie o dei piccoli artigiani: sostanze chimiche, metalli pesanti, ceneri tossiche, liquami, e via dicendo.

Un problema che riguarda anche altre regioni ma la Campania in modo particolare. In tutta l’Italia i rifiuti speciali prodotti ogni anno sono circa 134 milioni di tonnellate, quelli "gestiti" sono 103 milioni. Quindi mancano all’appello ben 31 milioni di tonnellate, l’equivalente di una montagna di tremila metri d’altezza. Il fatto curioso è che in molte regioni gli impianti di trattamento ci sono ma non si vedono mai file di camion davanti. Sicuramente, però, ci sono quelli che vengono dalla Campania. Infatti, mentre le norme nazionali e comunitarie sui rifiuti vietano (tranne i casi di emergenza) di esportare fuori regione quelli urbani, per quelli speciali è permesso. La Campania esporta poco più di 800mila tonnellate. "Io li devo spedire in Puglia – ci spiega Antonio Diana, imprenditore della plastica nel casertano – con costi superiori del 50%, rispetto ai 70 euro a tonnellata che pagherei se potessi smaltire in regione. Ma per altre tipologie di rifiuti, come quelli pericolosi, si parla anche del 100-200%". E si tratta di pagare tra 300 e 1.000 euro a tonnellata. Costi che i piccoli imprenditori o gli artigiani non si possono permettere. La camorra e gli smaltitori illegali lo sanno e offrono "sconti" fino al 50%. È il vero affare delle cosche.

Un problema ben noto da tempo e per il quale già undici anni fa era stata trovata una soluzione. Nel luglio 1999 fu firmato un Accordo di programma tra Confindustria-Federindustria Campania, Ministri dell’Ambiente e dell’Industria, Commissario delegato Presidente della Campania. Prevedeva la realizzazione di una Piattaforma regionale per il trattamento dei rifiuti speciali a Pignataro Maggiore (Ce) e una discarica per inerti e rifiuti inertizzati in una cava a Tora Piccilli (alto casertano). Sarebbe costata 50 milioni di euro, tutti a carico degli imprenditori. Aveva avuto già la Valutazione di impatto ambientale del ministero dell’Ambiente, ma per l’opposizione degli enti locali e per lentezze burocratiche non se ne fece niente. Confindustria ha allora stipulato un nuovo Accordo di programma il 14 aprile 2005, ma anche questo non è andato avanti ed è scaduto il 14 aprile di quest’anno.

Perché tutto questo? L’assessore Romano ha la risposta pronta. "Mettendo regole ben precise andiamo a scoprire certi "altarini", andiamo a toccare una serie di interessi. Ecomafie ed ecofurbi. È un sistema che funziona perfettamente e nel quale il confine tra vittime e carnefici, tra imprenditori e smaltitori illegali, è molto labile. È in tutto questo che la camorra fa i suoi migliori affari". Insomma, taglia corto Romano, "tranne pochissimi e piccoli impianti, il resto è totalmente fuori controllo, anche per quanto riguarda i rifiuti che vanno fuori regione, visto che non esiste un sistema di tracciabilità".

Eppure anche parte del mondo ambientalista sostiene il progetto di piattaforma. "La questione dei rifiuti speciali – spiega il presidente di Legambiente Campania, Michele Buonomo – si può risolvere solo in termini di corretta gestione industriale. Solo così potremo tenere fuori camorristi e truffatori". E allora ci si riprova. "Il sistema è completamente fermo, ora tentiamo di rimetterlo in moto – aggiunge l’assessore –. Ho ripreso in mano il progetto, l’ho aggiornato e fatto approvare in giunta. Ora è stato pubblicato ed è in attesa delle osservazioni. Poi, a breve, lo porterò in consiglio regionale. Sarebbe la prima volta". In attesa gli inceneritori della camorra vanno a pieno ritmo.

Antonio Maria Mira

 

 

 

 

 

2010-10-21

21 ottobre 2010

RIFIUTI

Terzigno, scontri fino all'alba

Una notte di scontri, paura e lacrime a Terzigno (Napoli). Uno spiegamento massiccio di forze dell'ordine, probabilmente con pochi precedenti, con una azione condotta in tempi rapidi ha sgomberato tutta l'area della rotonda di via Panoramica, la strada di accesso alla discarica Sari. La zona era stata presidiata da diverse ore da alcune migliaia di manifestanti, tra cui donne e bambini, portati via

al primo accenno di tensioni. Il blitz è stato condotto con una quarantina di mezzi blindati ed oltre 200 uomini tra agenti di polizia, carabinieri e guardia di finanza che a piedi, in assetto antisommossa, impugnando manganelli e scudi, hanno stretto d'assedio tutte le zone circostanti e inseguito i dimostranti.

Numerose le cariche e i lanci di lacrimogeni: alcune persone sono state raggiunte e bloccate all'interno di un deposito di bibite. Due persone, una donna ed un ragazzo, sono stati fermati e successivamente rilasciati. Altre tre hanno riferito di essere rimaste contuse negli scontri.

L'attacco, con veri e propri corpo a corpo in alcuni casi, è arrivato al termine di una serata di altissima tensione. Un gruppo di giovani con il volto coperto da sciarpe ha lanciato grossi petardi, razzi, pietre e, secondo quanto riferito da alcuni testimoni, due molotov rudimentali nei confronti dei blindati della polizia a presidio della strada di accesso alla discarica.

Gli agenti hanno risposto con un ripetuto lancio di lacrimogeni, che sono caduti in mezzo alla folla. Sono stati momenti drammatici, con gente che scappava alla ricerca di un riparo, provocando momenti di panico. Nella fuga qualcuno ha rovesciato e bruciato un'auto, sembra appartenente alla polizia.

A scatenare la nuova ondata di proteste era stata la decisione dei parlamentari del Pdl campano, insieme con il governatore Stefano Caldoro e i presidenti delle Province di Napoli, Avellino e Salerno, Cesaro, Sibilia e Cirielli, di dare il via libera alla seconda discarica nel Parco nazionale del Vesuvio, in località Cava Vitelli. Si tratterebbe del più grande sversatoio d'Europa. Un via libera che non è affatto andato giù ad amministratori locali (il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella, si è dimesso dal Pdl) e alle popolazioni, che denunciano i gravissimi disagi già provocati dalla prima discarica aperta, la Sari, che sarebbe causa dell'inquinamento delle falde acquifere e dalla quale provengono da mesi miasmi insopportabili.

Alla fine degli scontri, a terra restano detriti di ogni genere, nell'aria la puzza insopportabile della discarica.

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2011-07-27

 

 

 

 

 

2011-07-25

Italia Nostra invoca la demolizione

Puglia, quando l'ecomostro

è di proprietà della Regione

Angolo suggestivo del Gargano con vincoli paesaggistici deturpato dal Centro direzionale per il turismo

Benvenuti nell’ex California d’Europa: terra di sprechi faraonici e scempi ambientali approvati dallo Stato e finanziati con denaro pubblico. Nelle carte istituzionali si scrive "sviluppo integrato del turismo". Invece nella realtà si legge e si traduce abusivismo edilizio a tutto spiano di aree "protette". Se chiedi a Nichi Vendola del centro pilota, la narrazione latita: infatti il governatore non risponde alle domande del cronista; eppure era stato informato già nel 2006.

L'ecomostro del Gargano L'ecomostro del Gargano L'ecomostro del Gargano L'ecomostro del Gargano L'ecomostro del Gargano L'ecomostro del Gargano L'ecomostro del Gargano L'ecomostro del Gargano

ECOMOSTRI - La Puglia pullula di ecomostri privati, ma anche pubblici. Il caso dimenticato sonnecchia a Baia Campi, addirittura nel Parco nazionale del Gargano, a qualche chilometro da Vieste: 60 mila metri cubi di cemento abusivo di proprietà della Regione, in riva al mare Adriatico. Un bunker cementizio che ha fatto tabula rasa di pini d’Aleppo e ulivi, firmato dall’architetto Paolo Portoghesi. Il reato di alterazione di bellezze naturali era stato acclarato definitivamente dalla Cassazione nel 1996 respingendo il ricorso dell’ex assessore Alberto Tedesco (attuale senatore agli arresti domiciliari per gli scandali sanitari).

ICI NON VERSATA - Non si tratta della speculazione del solito palazzinaro, ma di un complesso immobiliare ideato e posseduto dalla Regione Puglia. Da anni il falansterio, arredato di tutto punto, è completamente abbandonato. Addirittura, il presidente Vendola non ha mai versato l’Ici. E così il Comune di Vieste ha cominciato a reclamare il dovuto: 528.969,75 euro. E la Commissione tributaria di Foggia, con sentenza numero 197 dell’8 ottobre 2007 e sentenza numero 22 del 25 gennaio 2010 ha sanzionato, tanto per iniziare, il pagamento degli arretrati.

MAI UTILIZZATO - Il mastodontico complesso non è mai stato utilizzato: tutto sommato è preda dei vandali. Entrare, trafugare o distruggere arredi e suppellettili - compresi, telefoni, computer e condizionatori d’aria - è scontato. L’opera era stata cofinanziata dal Fondo europeo sviluppo regionale. In soldoni: 50 miliardi di lire in appalto all’Italscavi spa con sede a Campobasso e in subappalto alle imprese Icamar e Trisciuglio di Foggia. Costo iniziale: 40 miliardi ottenuti con finanziamento statale e altri dieci dalla Cee. Altri 4 miliardi di lire sono stati erogati e spesi dalla Regione nel 1994 per arredare il faraonico complesso destinato ad accogliere un albergo di 370 posti letto dotato di varie attività connesse: bar, ristorante, sala congressi, vasca relax, campi da tennis, centro interaziendale per la produzione di 15 mila pasti precotti al giorno, lavanderia, sala giochi, discoteca, scuola di perfezionamento alberghiero, nonché gli uffici e tutti i servizi annessi alle tre attività. E perfino la piscina olimpionica - unica in tutta la Capitanata - arrugginisce.

LA VICENDA - La vicenda ebbe inizio nel 1983, quando la Regione Puglia decise di promuovere una richiesta di finanziamento Fio (Fondi investimento occupazione) per un "progetto di sviluppo integrato del turismo". L’affare consisteva nell’edificazione di due enormi agglomerati in calcestruzzo, denominati centri pilota. Il Cipe non ammise a finanziamento la prima richiesta, in quanto la localizzazione delle strutture risultava generica. La giunta regionale pugliese (Dc, Psi, Psdi) non si arrese, quindi con atto deliberativo 3876 del 30 aprile 1984 e 9537 del 5 novembre 1984 riformulò la richiesta, specificando il luogo d’intervento. La motivazione? Il solito miraggio: la creazione di "2.500 nuovi posti di lavoro". L’adunanza del consiglio regionale il 20 dicembre 1984 - relatore per la IV commissione, l’onorevole democristiano Cosimo Franco Di Giuseppe - deliberò "a maggioranza di voti, con l’astensione del gruppo Pci e del Msi, di approvare la localizzazione dei centri turistici direzionali (deliberazione di giunta regionale 10025 del 19 novembre 1984 )". Per la "montagna del sole" venne indicata Baia Campi, un tratto di costa incontaminato. La Snam, proprietaria del suolo, si impegnava a cedere il terreno alla Regione a titolo gratuito, a patto di gestire per un paio d’anni la struttura. In seguito la delibera regionale 11846 del 27 dicembre 1985 sancirà il pagamento all’Eni di 1,5 miliardi di lire.

VINCOLI - L’area era sottoposta a vincolo idrogeologico dal 1923, paesaggistico e forestale dal 1971 (decreto ministeriale del 16 novembre 1971, ai sensi della legge 1497 del 1939). Nel 1986 l’architetto Portoghesi elaborò il progetto. La giunta regionale, committente dell’opera, rilasciò a se stessa il 31 luglio 1986 (delibera 6817) il nulla osta paesaggistico. Il sovrintendente locale ai Beni culturali e ambientali, l’architetto Riccardo Mola, il 7 ottobre dello stesso anno, esprimeva "parere negativo". I lavori di sbancamento in variante al secondo Piano di fabbricazione, ebbero inizio a giugno del 1988 e terminarono otto anni dopo con due varianti in corso d’opera. L’11 gennaio 1990 scese in campo Italia Nostra con un esposto alla Procura della Repubblica di Foggia. In seguito, il 19 ottobre, il gip A. Paggetta, su richiesta del pm Roberto Gentile, disponeva il sequestro del cantiere, revocato il 14 novembre 1990 dal Tribunale della libertà. Il 20 luglio 1994 il pretore di Vieste, Silvana Clemente, riconosceva "il reato di alterazione di bellezze naturali di cui all’articolo 734". Infatti, si legge nel dispositivo della sentenza "la costruzione del Centro turistico direzionale, in zona Baia Campi di Vieste, è stata ritenuta la causa di notevole deturpamento delle caratteristiche dell’area e del suo equilibrio paesaggistico con la condanna penale dei componenti della giunta regionale della Regione Puglia e del rappresentante legale della società concessionaria dei lavori e con l’ulteriore condanna dei medesimi al risarcimento del danno ambientale a favore della provincia di Foggia e dell’Associazione Italia Nostra". In soldoni, appena 9 milioni di lire a testa.

EPILOGO - Sono dunque stati riconosciuti responsabili in concorso di deturpazione di bellezze naturali in un luogo soggetto a speciale protezione, Giuseppe Affatato, Roberto Paolucci, Giuseppe Martellotta, Michele Bellomo, Corradino Marzo, Cesare Lia, Girolamo Pugliese e Alberto Tedesco, componenti la giunta regionale dell’epoca; e infine Antonio Uliano, rappresentante legale della società Italscavi. Nella vicenda erano pure coinvolti l’ex amministratore regionale Giuseppe Colasanto, nel frattempo deceduto, e gli assessori regionali Franco Di Giuseppe (Dc) e Franco Borgia (Psi) la cui posizione era stata stralciata perché eletti in Parlamento. Epilogo: la Corte d’appello di Bari ha dichiarato la prescrizione della condanna e la Cassazione ha confermato l’estinzione del reato ribadendo comunque "l’irreversibile distruzione del paesaggio".

DEMOLIZIONE - Italia Nostra chiede il ripristino dello stato dei luoghi, vale a dire la demolizione del bubbone. E dire che nel 1988 i parlamentari Cederna, Ceruti, Boato, Savoldi, Bassi, Faccio, Tamino e Codillà interrogavano invano i ministri per il Turismo, l’Ambiente e le Partecipazioni statali: "Nel Comune di Vieste, in località Baia Campi, una delle ultime baie ancora non edificate del Gargano, è prevista la costruzione di una non meglio precisata "Università del turismo" di cui non è chiara la finalità, i finanziamenti, l’organizzazione e il valore legale… Se il governo non ritenga necessario intervenire per prevenire un’operazione che ha tutte le caratteristiche della più smaccata speculazione edilizia, con la scusa dell’opera pubblica si vomiterà sulla costa un’altra valanga di metri cubi di cemento". Detto e fatto.

Gianni Lannes

24 luglio 2011(ultima modifica: 25 luglio 2011 10:18)

 

 

 

 

 

 

 

2011-07-04

MANOVRA, IL TESTO ARRIVA AL QUIRINALE. Giallo sui tagli alle rinnovabili

Spunta la norma sul Lodo Mondadori

Possibile blocco del risarcimento da 750 milioni dovuto da Fininvest. Confermata la stretta sulle pensioni

MILANO - Il testo definitivo della manovra, "Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria", è stato trasmesso al Quirinale. Non senza punti controversi e relative polemiche. Primo tra tutti, il capitolo sulle "norme risarcimenti", che potrebbe interessare direttamente la sentenza sul Lodo Mondadori e provocare la sospensione del pagamento dei 750 milioni di euro dovuti dalla Fininvest alla Cir di Carlo De Benedetti.

LODO MONDADORI - Anche se fosse confermato in appello dai giudici di Milano (la sentenza dovrebbe arrivare sabato 9 luglio), il verdetto di primo grado sul Lodo Mondadori potrebbe infatti vedere sospesa la sua esecutività da una norma inserita nella manovra. Più in dettaglio, si tratta di una modifica a due articoli del codice di procedura civile (il 283 e il 373) che obbliga il giudice (che finora ne aveva solo la facoltà) a sospendere l'esecutività della condanna nel caso di risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) dietro il pagamento di "idonea cauzione", in attesa che si pronunci in via definitiva la Cassazione. "Una disposizione palesemente immorale e incostituzionale" attacca il leader dell'Idv Antonio Di Pietro. "Scandalosa in una finanziaria che prefigura lacrime e sangue per il Paese" aggiunge la capogruppo democratica nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. Una norma incostituzionale sostiene anche il presidente dell'associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, secondo il quale: "Se dovesse essere confermata si tratterebbe di una norma che nulla ha a che vedere con il tema dell'efficienza del processo civile, che determinerebbe una iniqua disparità di trattamento e che sarebbe, quindi, incostituzionale".

IL DECRETO - Il testo finale del decreto, dove viene confermata la stretta sulla pensioni, è composto da 39 articoli e da due allegati. Si apre con gli stipendi dei politici e si chiude sul riordino dei giudici tributari. I provvedimenti saranno spiegati martedì in una conferenza stampa del ministro dell'Economia Giulio Tremonti alla quale partecipano anche i ministri Brunetta, Calderoli, Romani e Sacconi.

PENSIONI - Confermato per il biennio 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps". "Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%".

ENERGIE RINNOVABILI - Il taglio del 30% di "tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni" presenti in bolletta torna nel testo del decreto secondo le indiscrezioni battute dalle agenzie. Ma il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo smentisce: "Non mi risulta" e il ministro dello Sviluppo Paolo Romani precisa in una nota: "Nessun taglio". Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese, recitava invece l'articolo 35 dell'ultima bozza circolata, "a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010". L'entità degli incentivi, dei benefici e delle agevolazioni sarà rideterminata dal ministero dello Sviluppo su proposta dell'Autorità per l'energia entro 90 giorni. Sul "giallo" del testo inviato al Quirinale, l'opposizione va all'attacco: "Nonostante le smentite dei ministri Romani e Prestigiacomo, il testo contiene tagli - dice il senatore del Pd Salvatore Tomaselli -. Con questa misura, ancora una volta, il governo cede al populismo della Lega, danneggiando il settore delle rinnovabili con l'ennesimo colpo di mannaia dopo quanto avvenuto nelle settimane passate con il forte ridimensionamento degli incentivi al fotovoltaico".

RISPARMIATORI - Il bollo che si applica alle comunicazioni relative al deposito di titoli può salire infatti fino a 380 euro se ha un ammontare complessivo a cinquantamila euro ed è gestito da una banca. L'importo varierà infatti in base al valore del "conto": dai 120 euro annuali per le comunicazioni di intermediari finanziari ai 150 per i conti inferiori ai 50 mila euro relativi a comunicazioni di depositi titoli presso banche, fino ai 380 euro annuali se si supera questa soglia

SUPERBOLLO - A partire dal 2011, "per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt, da versare alle entrate del bilancio dello Stato".

BANCHE E FINANZIARIE- Banche, assicurazioni e società finanziarie, dovrebbero vedersi imporre un'addizionale sull'Irap pari a 0,75 punti percentuali (aliquota in crescita dal 3,9 al 4,65%) al posto della tassazione separata al 35% sugli utili da trading bancario.

VOLI DI STATO - I voli di Stato saranno limitati soltanto alle cinque massime cariche dello Stato, ossia al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio e al Presidente della Corte Costituzionale. Nell'articolo, si sancisce che le eccezioni a questa regola "devono essere specificatamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato".

LA POLEMICA- Resta l'eco delle polemiche che hanno accompagnato il giallo dell'invio del decreto legge a Giorgio Napolitano. Domenica 3 luglio una nota della Presidenza della Repubblica aveva smentito le notizie diffuse dalla stampa. "Poiché molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvata dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì - si leggeva nella nota - si precisa che a tutt'oggi (domenica, ndr) la Presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge". E infatti fonti dell'esecutivo hanno poi spiegato che il testo non era stato ancora trasmesso, a ridosso del fine settimana, ma che sarebbe giunto al Colle per la firma già da lunedì.

Redazione online

04 luglio 2011 22:20

 

E SULLA REGIONE COLPITA: ACCELERI LE PROCEDURE PER REALIZZARE GLI IMPIANTI

Berlusconi: rifiuti, emergenza nazionale

Tutte le regioni aiutino la Campania

Dopo la preoccupazione espressa da Napolitano,

l'intervento del premier: collaborazione e solidarietà

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Napolitano sul decreto rifiuti: non risolutivo

(01 luglio 2011)

L'emergenza rifiuti a Pozzuoli (Fotogramma)

L'emergenza rifiuti a Pozzuoli (Fotogramma)

MILANO - "Un'emergenza nazionale", "Tutte le regioni concorrano alla soluzione". Dopo il richiamo dei giorni scorsi del capo dello Stato Giorgio Napolitano, tocca a Silvio Berlusconi intervenire sulla questione rifiuti in Campania.

L'APPELLO - È il premier stesso a richiamarsi alle parole di Napolitano che, dopo aver firmato il decreto rifiuti, lo aveva comunque bollato come un "provvedimento insufficiente". "Raccogliendo le preoccupazioni del Capo dello Stato - dice Berlusconi in una nota - faccio appello a tutti i governatori delle Regioni italiane affinché concorrano alla soluzione del problema dei rifiuti in Campania. La situazione attuale - prosegue il premier - ha assunto il carattere di una vera emergenza nazionale tale da richiedere ogni forma di collaborazione e solidarietà a livello sovraregionale così da alleviare le sofferenze della popolazione napoletana. E mi auguro che l'esempio dato da alcune Regioni, con la concessione dei nullaosta per il trasferimento dei rifiuti, venga presto imitato". Infine una chiamata alla responsabilità della Campania: "Con la certezza - dice Berlusconi - che anche questa Regione, in virtù dei poteri straordinari ricevuti, acceleri le procedure per realizzare gli impianti necessari ad avviare un corretto ciclo dei rifiuti".

Redazione online

04 luglio 2011 20:29

 

 

 

LA STRAGE DI CASAL MONFERRATO

Processo Eternit: "20 anni ai manager"

La richiesta del pm per Schmidheiny e de Marchienne

Il pm Raffaele Guariniello

Il pm Raffaele Guariniello

TORINO - "Vent'anni ai top manager dell'Eternit". Il processo sulla strage di operai nello stabilimento di Casal Monferrato è arrivato al momento delle arringhe finali. Il pubblico ministero di Torino Raffaele Guariniello ha chiesto la condanna del proprietario e presidente della multinazionale dell'amianto e del suo principale collaboratore, ovvero Stephan Schmidheiny, miliardario svizzero di 64 anni, e Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, barone belga di 89 anni. Il processo, giunto alla cinquantesima udienza, è per disastro ambientale doloso (per l'inquinamento e la dispersione delle fibre-killer) e omissione volontaria di cautele nei luoghi di lavoro. Nell'Eternit di Casale hanno perso la vita almeno 1600 operai. Pertanto, l'accusa ha chiesto anche tre pene accessorie: l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, l'incapacità di trattare con la pubblica amministrazione per tre anni e l'interdizione temporanea dalla direzione di imprese per dieci anni.

LA PENA RICHIESTA - La pena richiesta dal pm Guariniello per i due alti dirigenti della Eternit è di 12 anni, ma è stata accresciuta a 20 in quanto il reato è stato continuato. "E continua ancora oggi", ha precisato il magistrato. "La tragedia - ha continuato - si è consumata sotto un'unica regia senza che mai nessun tribunale abbia chiamato i veri responsabili a rispondere. Abbiamo accertato, infatti, che gli imputati non si sono limitati ad accettare il rischio che il disastro si verificasse e continuasse a verificarsi, ma lo hanno accettato e continuano ad accettarlo ancora oggi".

Redazione online

04 luglio 2011 14:56

 

 

 

 

 

IL DECRETO DI TREMONTI

Manovra, il testo è al Quirinale

Confermata la stretta sulle pensioni

Blocco delle rivalutazioni delle pensioni per il biennio 2012-2013. Taglio agli incentivi sulle energie rinnovabili

MILANO - Il testo definitivo della manovra è stato trasmesso al Quirinale. Il testo finale del decreto "disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria", dove viene confermata la stretta sulla pensioni, è composto da 39 articoli e da due allegati. Si apre con gli stipendi dei politici e si chiude sul riordino dei giudici tributari. I provvedimenti saranno spiegati martedì in una conferenza stampa del ministro dell'Economia Giulio Tremonti alla quale partecipano anche i ministri Brunetta, Calderoli, Romani e Sacconi

PENSIONI - Confermato per il biennio 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps". "Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%".

ENERGIE RINNOVABILI - Il taglio del 30% di "tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni" presenti in bolletta torna nel testo del decreto. "Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - dice l'articolo 35 - a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010". L'entità degli incentivi, dei benefici e delle agevolazioni sarà rideterminata dal ministero dello Sviluppo su proposta dell'Autorità per l'energia entro 90 giorni.

STANGATA SUI RISPARMIATORI - Il bollo che si applica alle comunicazioni relative al deposito di titoli può salire infatti fino a 380 euro se ha un ammontare complessivo a cinquantamila euro ed è gestito da una banca. L'importo varierà infatti in base al valore del "conto": dai 120 euro annuali per le comunicazioni di intermediari finanziari ai 150 per i conti inferiori ai 50 mila euro relativi a comunicazioni di depositi titoli presso banche, fino ai 380 euro annuali se si supera questa soglia

SUPERBOLLO - A partire dal 2011, "per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt, da versare alle entrate del bilancio dello Stato".

BANCHE E FINANZIARIE- Banche, assicurazioni e società finanziarie, dovrebbero vedersi imporre un'addizionale sull'Irap pari a 0,75 punti percentuali (aliquota in crescita dal 3,9 al 4,65%) al posto della tassazione separata al 35% sugli utili da trading bancario.

VOLI DI STATO - I voli di Stato saranno limitati soltanto alle cinque massime cariche dello Stato, ossia al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio e al Presidente della Corte Costituzionale. Nell'articolo, si sancisce che le eccezioni a questa regola "devono essere specificatamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato".

LA POLEMICA- Resta l'eco delle polemiche che hanno accompagnato il giallo dell'invio del decreto legge a Giorgio Napolitano. Domenica 3 luglio una nota della Presidenza della Repubblica aveva smentito le notizie diffuse dalla stampa. "Poiché molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvata dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì - si leggeva nella nota - si precisa che a tutt'oggi (domenica, ndr) la Presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge". E infatti fonti dell'esecutivo hanno poi spiegato che il testo non era stato ancora trasmesso, a ridosso del fine settimana, ma che sarebbe giunto al Colle per la firma già da lunedì.

Redazione online

04 luglio 2011 14:24

 

 

 

2011-07-03

la protesta in VAL DI SUSA: 200 feriti tra i no tav Tav, battaglia al cantiere: feriti e arresti Dopo i cortei dei residenti, la guerriglia Una giornata di scontri violenti, lancio di pietre e lacrimogeni. I feriti tra le forze dell’ordine sono 188: "In azione Black bloc con impostazione paramilitare" NOTIZIE CORRELATE MULTIMEDIA: I video e le fotogallery delle proteste delle ultime settimane Napolitano: "Fermezza contro i violenti (3 luglio 2011) Beppe Grillo: "Tutti eroi a Val di Susa (3 luglio 2011) MILANO - Una lunga giornata di protesta e guerriglia. Lo schieramento contro la realizzazione del tratto della Tav in Val di Susa domenica mattina ha marciato compatto, esibendo una grande forza di numeri (circa 60-70mila persone secondo gli organizzatori) rimanendo pacifico nel ribadire il proprio no all’alta velocità e alla perforazione della montagna. Ma verso metà mattinata il clima è cambiato: alcuni gruppi di manifestanti sull’altro versante della valle hanno cercato di sfondare le recinzioni appena montate lungo il cantiere di Chiomonte. Ed è cominciata una guerriglia diventata via via più violenta, sfociata in veri e propri scontri con le forze dell’ordine (vedi alcuni momenti degli scontri in un video Youreporter). La situazione è tornata calma soltanto molte ore dopo, verso le 17, quando i manifestanti hanno cominciato a ripiegare. Poco dopo una delegazione di manifestanti, a braccia alzate, ha incontrato dirigenti e funzionari di polizia sul ponte della valle Clarea. Il bilancio degli scontri è grave: le forze dell’ordine lamentano 188 feriti. Anche tra i No Tav i ferito ammonterebbero a circa 200 persone. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha condannato con forza le violenze.

GRUPPI IN AZIONE DAI BOSCHI - Gli scontri sono iniziati subito dopo il corteo pacifico dei No Tav (70 mila secondo gli organizzatori) con assalti partiti dai boschi soprastanti l’area del cantiere. I manifestanti sono arrivati già pronti allo scontro, molti di loro con maschere antigas prevedendo l’uso di lacrimogeni da parte della polizia. Secondo le forze, questi gruppi hanno attuato una sorta di tattica militare con attacchi, ripiegamenti dietro a barricate. I fronti sono stati tre: quello raggiunto dal corteo di Gaglione, quello di Ramats e il terzo di Exilles. Lungo assedio nel tardo pomeriggio poi alla centrale idrica difesa da carabinieri e agenti della Guardia di Finanza. Controlli da parte delle forze di polizia si sono sviluppati fino a tarda ora lungo i sentieri dei boschi attraverso i quali i manifestanti ripiegavano. GLI ARRESTI - Lunghe ore di scontri sono state scandite dai tentativi di assediare il cantiere. I manifestanti hanno tirato pietre, bastoni e grossi petardi, la polizia ha risposto con cariche lanci di lacrimogeni. A distanza dalla zona calda, migliaia di persone sono rimaste assiepate lungo le strade che portano all’area di cantiere. C’è stata difficoltà anche per il transito delle ambulanze. Nel pomeriggio un gruppo di manifestanti si è radunato per un comizio improvvisato da Beppe Grillo. "Siete degli eroi" ha detto tra le altre cose il leader del leader del Movimento 5 stelle ironizzando sull’allarme black bloc: "I black block sono in Parlamento". ARRESTI - Cinque persone, tutte trentenni, sono state arrestate: tre sono provenienti da Modena. Si tratterebbe secondo le definizioni della Questura di "anarco-insurrezionalisti, pluripregiudicati per reati specifici"; uno da Padova e uno da Bologna, "antagonisti con precedenti specifici". Sempre secondo la polizia in località La Maddalena erano presenti "circa 2000 aderenti ai centri sociali, 800 dei quali appartengono all’antagonismo radicale e resistente, che rappresenta l’ala più dura di questo coagulo a livello europeo di professionisti della protesta, mentre circa 300 provengono dall’estero: Francia, Spagna, Austria e Germania". Tutti gli arrestati - ha sottolineato la Questura - sono stati oggetto delle cure sanitarie del personale medico della polizia di Stato, e del personale del 118. Uno di loro, a seguito dei politraumi riscontrati (sospetta frattura del naso, contusioni al torace e al capo), dovrebbe essere trasportato in elicottero presso un nosocomio cittadino.

Chiomonte I FERITI - Negli scontri, secondo la Questura, sono rimasti feriti 188 agenti. Tra loro ci sono un primo dirigente, 5 funzionari, 130 operatori dei reparti mobili; 37 carabinieri; 15 finanzieri. La Questura precisa che il bollettino dei feriti è destinato ad aumentare. Tra intossicati e feriti, gravi e meno gravi, presenti su 4 fronti, sono oltre 200 i No Tav rimasti feriti, affermano fonti mediche e pronto soccorso mobili. Tra i feriti anche uno studente veneziano di 19 anni, del Coordinamento studenti medi di Venezia e Mestre. Lo sostiene il consigliere comunale di Venezia Beppe Caccia. "Mi trovavo a pochi passi dal giovane veneziano - aggiunge - quando, a meno di quattro metri di distanza, un agente gli ha puntato addosso il dispositivo di lancio ed ha esploso un colpo. Il candelotto lo ha colpito tra il torace e l’addome. L’abbiamo portato a braccia fino alla baita No Tav di Giaglione, ma le sue condizioni sono apparse subito serie: faticava a respirare e a parlare". CANTIERE SOTTO ASSEDIO - I No Tav sono riusciti a entrare nell’area recintata e a rioccuparla almeno in parte ma per poco tempo. Mentre continuava la guerriglia ai quattro lati della recinzione, un gruppo di manifestanti è riuscito a sfondare la recinzione all’ingresso di strada dell’Avanà, la via asfaltata che conduce al punto più alto del cantiere e all’ Ecomuseo. Blindati sono scesi lungo la strada andando incontro ai No Tav. La battaglia si è svolta almeno su tre fronti, con le forze dell’ordine che da dietro alle reti d’acciaio sparavano lacrimogeni e usavano idranti e i No Tav tiravano bombe carte e pietre. Dagli scontri hanno preso le distanze gli amministratori dei comuni della Valle: "Solo se ci manteniamo pacifici possiamo pensare di riaprire le trattative" hanno detto a più riprese. Ma i gruppi antagonisti si erano staccati praticamente fin dall’inizio dalla sfilata autorizzata. Così la polizia respinge i No Tav Il racconto di B. Argentieri I DUE CORTEI - A migliaia si erano radunati a Exilles e a Giaglione, per poi marciare fino al cantiere di Chiomonte e protestare contro la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. L’appello alla mobilitazione era stato lanciato dai leader dei comitati nazionali No Tav lunedì scorso, dopo che duemila uomini delle forze dell’ordine avevano sgomberato, il giorno prima, l’area della Maddalena, occupata per oltre un mese dal presidio permanente degli oppositori alla grande opera, permettendo così l’avvio dei lavori per la costruzione del tunnel geognostico preliminare alla linea ferroviaria. Le autorità hanno deciso di chiudere per sicurezza la A32 Torino-Bardonecchia, a quanto pare dopo il lancio di alcune pietre contro gli agenti di un presidio, ma finite sulla carreggiata, da parte di persone non identificate. La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi "NON SI FARA’ MAI" - " Per il leader del movimento No Tav Alberto Perino il bilancio è comunque positivo: "Abbiamo vinto", ha detto. "Li abbiamo assediati. Abbiamo raggiunto i punti più vicini del fortilizio. Siamo riusciti a smontare le recinzioni. Siamo riusciti ad andare via tutti. Questo era un assedio e l’assedio ha funzionato benissimo. Perché non dovremmo dire che abbiamo vinto? Adesso sanno che dovranno continuare così, che subiranno altre azioni meno grosse ma continue". Redazione Online 03 luglio 2011 22:15] la protesta in VAL DI SUSA: 200 feriti tra i no tav

Tav, battaglia al cantiere: feriti e arresti

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MILANO - Una lunga giornata di protesta e guerriglia. Lo schieramento contro la realizzazione del tratto della Tav in Val di Susa domenica mattina ha marciato compatto, esibendo una grande forza di numeri (circa 60-70mila persone secondo gli organizzatori) rimanendo pacifico nel ribadire il proprio no all'alta velocità e alla perforazione della montagna. Ma verso metà mattinata il clima è cambiato: alcuni gruppi di manifestanti sull'altro versante della valle hanno cercato di sfondare le recinzioni appena montate lungo il cantiere di Chiomonte. Ed è cominciata una guerriglia diventata via via più violenta, sfociata in veri e propri scontri con le forze dell'ordine (vedi alcuni momenti degli scontri in un video Youreporter). La situazione è tornata calma soltanto molte ore dopo, verso le 17, quando i manifestanti hanno cominciato a ripiegare. Poco dopo una delegazione di manifestanti, a braccia alzate, ha incontrato dirigenti e funzionari di polizia sul ponte della valle Clarea. Il bilancio degli scontri è grave: le forze dell'ordine lamentano 188 feriti. Anche tra i No Tav i ferito ammonterebbero a circa 200 persone. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha condannato con forza le violenze.

GRUPPI IN AZIONE DAI BOSCHI - Gli scontri sono iniziati subito dopo il corteo pacifico dei No Tav (70 mila secondo gli organizzatori) con assalti partiti dai boschi soprastanti l'area del cantiere. I manifestanti sono arrivati già pronti allo scontro, molti di loro con maschere antigas prevedendo l'uso di lacrimogeni da parte della polizia. Secondo le forze, questi gruppi hanno attuato una sorta di tattica militare con attacchi, ripiegamenti dietro a barricate. I fronti sono stati tre: quello raggiunto dal corteo di Gaglione, quello di Ramats e il terzo di Exilles. Lungo assedio nel tardo pomeriggio poi alla centrale idrica difesa da carabinieri e agenti della Guardia di Finanza. Controlli da parte delle forze di polizia si sono sviluppati fino a tarda ora lungo i sentieri dei boschi attraverso i quali i manifestanti ripiegavano.

GLI ARRESTI - Lunghe ore di scontri sono state scandite dai tentativi di assediare il cantiere. I manifestanti hanno tirato pietre, bastoni e grossi petardi, la polizia ha risposto con cariche lanci di lacrimogeni. A distanza dalla zona calda, migliaia di persone sono rimaste assiepate lungo le strade che portano all'area di cantiere. C'è stata difficoltà anche per il transito delle ambulanze. Nel pomeriggio un gruppo di manifestanti si è radunato per un comizio improvvisato da Beppe Grillo. "Siete degli eroi" ha detto tra le altre cose il leader del leader del Movimento 5 stelle ironizzando sull'allarme black bloc: "I black block sono in Parlamento".

ARRESTI - Cinque persone, tutte trentenni, sono state arrestate: tre sono provenienti da Modena. Si tratterebbe secondo le definizioni della Questura di "anarco-insurrezionalisti, pluripregiudicati per reati specifici"; uno da Padova e uno da Bologna, "antagonisti con precedenti specifici". Sempre secondo la polizia in località La Maddalena erano presenti "circa 2000 aderenti ai centri sociali, 800 dei quali appartengono all'antagonismo radicale e resistente, che rappresenta l'ala più dura di questo coagulo a livello europeo di professionisti della protesta, mentre circa 300 provengono dall'estero: Francia, Spagna, Austria e Germania". Tutti gli arrestati - ha sottolineato la Questura - sono stati oggetto delle cure sanitarie del personale medico della polizia di Stato, e del personale del 118. Uno di loro, a seguito dei politraumi riscontrati (sospetta frattura del naso, contusioni al torace e al capo), dovrebbe essere trasportato in elicottero presso un nosocomio cittadino.

I FERITI - Negli scontri, secondo la Questura, sono rimasti feriti 188 agenti. Tra loro ci sono un primo dirigente, 5 funzionari, 130 operatori dei reparti mobili; 37 carabinieri; 15 finanzieri. La Questura precisa che il bollettino dei feriti è destinato ad aumentare. Tra intossicati e feriti, gravi e meno gravi, presenti su 4 fronti, sono oltre 200 i No Tav rimasti feriti, affermano fonti mediche e pronto soccorso mobili. Tra i feriti anche uno studente veneziano di 19 anni, del Coordinamento studenti medi di Venezia e Mestre. Lo sostiene il consigliere comunale di Venezia Beppe Caccia. "Mi trovavo a pochi passi dal giovane veneziano - aggiunge - quando, a meno di quattro metri di distanza, un agente gli ha puntato addosso il dispositivo di lancio ed ha esploso un colpo. Il candelotto lo ha colpito tra il torace e l'addome. L'abbiamo portato a braccia fino alla baita No Tav di Giaglione, ma le sue condizioni sono apparse subito serie: faticava a respirare e a parlare".

CANTIERE SOTTO ASSEDIO - I No Tav sono riusciti a entrare nell'area recintata e a rioccuparla almeno in parte ma per poco tempo. Mentre continuava la guerriglia ai quattro lati della recinzione, un gruppo di manifestanti è riuscito a sfondare la recinzione all'ingresso di strada dell'Avanà, la via asfaltata che conduce al punto più alto del cantiere e all' Ecomuseo. Blindati sono scesi lungo la strada andando incontro ai No Tav. La battaglia si è svolta almeno su tre fronti, con le forze dell'ordine che da dietro alle reti d'acciaio sparavano lacrimogeni e usavano idranti e i No Tav tiravano bombe carte e pietre. Dagli scontri hanno preso le distanze gli amministratori dei comuni della Valle: "Solo se ci manteniamo pacifici possiamo pensare di riaprire le trattative" hanno detto a più riprese. Ma i gruppi antagonisti si erano staccati praticamente fin dall'inizio dalla sfilata autorizzata.

Così la polizia respinge i No Tav

Il racconto di B. Argentieri

I DUE CORTEI - A migliaia si erano radunati a Exilles e a Giaglione, per poi marciare fino al cantiere di Chiomonte e protestare contro la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. L'appello alla mobilitazione era stato lanciato dai leader dei comitati nazionali No Tav lunedì scorso, dopo che duemila uomini delle forze dell'ordine avevano sgomberato, il giorno prima, l'area della Maddalena, occupata per oltre un mese dal presidio permanente degli oppositori alla grande opera, permettendo così l'avvio dei lavori per la costruzione del tunnel geognostico preliminare alla linea ferroviaria. Le autorità hanno deciso di chiudere per sicurezza la A32 Torino-Bardonecchia, a quanto pare dopo il lancio di alcune pietre contro gli agenti di un presidio, ma finite sulla carreggiata, da parte di persone non identificate.

La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi La Val di Susa torna a mobilitarsi

"NON SI FARA' MAI" - " Per il leader del movimento No Tav Alberto Perino il bilancio è comunque positivo: "Abbiamo vinto", ha detto. "Li abbiamo assediati. Abbiamo raggiunto i punti più vicini del fortilizio. Siamo riusciti a smontare le recinzioni. Siamo riusciti ad andare via tutti. Questo era un assedio e l'assedio ha funzionato benissimo. Perché non dovremmo dire che abbiamo vinto? Adesso sanno che dovranno continuare così, che subiranno altre azioni meno grosse ma continue".

Redazione Online

03 luglio 2011 22:15

 

 

 

TAV

Napolitano condanna le violenze

"Lo Stato vigili, solidarietà ai poliziotti"

Il presidente della Repubblica: "Intervenire con la massima fermezza"

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Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (Ansa)

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (Ansa)

MILANO - "Non si può tollerare che a legittime manifestazioni di dissenso cui partecipino pacificamente cittadini e famiglie si sovrappongano, provenienti dal di fuori, squadre militarizzate per condurre inaudite azioni aggressive contro i reparti di polizia chiamati a far rispettare la legge" afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel commentare quanto è accaduto in Val di Susa.

LA NOTA - "Quel che è accaduto in Val di Susa, per responsabilità di gruppi addestrati a pratiche di violenza eversiva, sollecita tutte le isituzioni e le componenti politiche democratiche a ribadire la più netta condanna, e le forze dello Stato a vigilare e intervenire ancora con la massima fermezza" afferma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una nota. "Esprimo plauso e solidarietà alle forze dell'ordine - ha concluso Napolitano - che hanno subito un pesante numero di feriti, e confido che si accresca in Val di Susa, con chiari comportamenti da parte di tutti, l'impegno a isolare sempre di più i professionisti della violenza".

Redazione online

03 luglio 2011 20:32

 

 

 

2011-07-02

IL RICHIAMO

Napolitano sul decreto rifiuti

"Provvedimento non risolutivo"

Il presidente della Repubblica emana il decreto,

ma poi commenta "non risponde alle attese"

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I dubbi di De Magistris e di Caldoro sul decreto

Il presidente Giorgio Napolitano (Ansa)

Il presidente Giorgio Napolitano (Ansa)

MILANO - Napolitano firma. Ma poi critica in maniera esplicita il decreto rifiuti approvato giovedì 30 dal Parlamento. Un comunicato ufficiale puntualizza la posizione del Presidente della Repubblica. "Il testo approvato ieri dal Consiglio dei ministri - si legge nel comunicato - non appare rispondente alle attese e tantomeno risolutivo, il capo dello Stato auspica che il governo adotti ogni ulteriore intervento necessario per assicurare l'effettivo superamento di una emergenza di rilevanza nazionale".

L'INVITO A CONCERTARE CON GLI ENTI LOCALI - Il presidente ha sottolineato inoltre la necessità di concertare con gli enti locali degli interventi più efficaci "attraverso una piena responsabilizzazione di tutte le istituzioni insieme con le autorità locali della Campania". Come è noto, sia il sindaco De Magistris, sia il governatore campano Caldoro , hanno criticato il provvedimento del governo, ritenendolo insufficiente.

L'IRONIA DI BOSSI - Per il leader della Lega Umberto Bossi il giudizio tagliente di Napolitano sul decreto si spiega con motivi campanilistici: "Anche se il Presidente della Repubblica ha detto che il decreto non basta - ha proseguito - lui è originario di Napoli, lo capisco". Il senatur ribadisce inoltre il suo no a qualsiasi trasferimento dell'immondizia partenopea nelle discariche delle regioni settentrionali: "La gente del Nord i rifiuti di Napoli non li vuole".

I MINISTERI A MONZA - Bossi è poi tornato sul tema dei ministeri da portare a Monza, convinto che presto saranno trasferiti nella Villa Reale almeno tre dicasteri: "Entro la fine di luglio è cosa fatta, il mio ministero, quello di Calderoli e quello di Tremonti si trasferiscono da Roma alla Villa Reale di Monza". La modalità a cui allude il leader leghista sembra essere quella della sede di rappresentanza. "A Roma possiamo lasciare le gambe, ma le teste venire qua, stiamo sistemando adesso, stiamo mettendo i mobili", ha spiegato. "La prima giornata di vacanza veniteci a trovare".

REDAZIONE ONLINE

01 luglio 2011(ultima modifica: 02 luglio 2011 19:59)

 

 

 

2011-06-28

fatale il mix fra caldo e inquinamento

Ozono: Italia maglia nera in Europa

La Val Padana è la zona più a rischio. Perugia, Terni e Siracusa le altre città più esposte

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L'esperto risponde sulle malattie respiratorie

MILANO - Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’inquinamento da ozono causa in Europa 14 mila ricoveri per malattie respiratorie all’anno e 21 mila decessi prematuri, soprattutto fra gli anziani. E, complice il bel tempo, i mesi estivi sono quelli in cui questo inquinante è più presente nell’aria che respiriamo. Stando infatti ai dati diffusi dall’Agenzia europea per l’ambiente (Aea), lo scorso anno il periodo compreso fra il 24 giugno e il 22 luglio è stato quello che ha fatto registrare il maggior numero di sforamenti dei livelli di guardia previsti dalla direttiva comunitaria in materia. Nessuno degli Stati membri è riuscito a rispettare i limiti fissati al fine di proteggere la popolazione dagli effetti nocivi a lungo termine di questo gas (che corrispondono a una media giornaliera di 120 microgrammi di ozono per metro cubo di aria, da non superare per più di 25 giorni all’anno). Ma i Paesi che affacciano sul Mediterraneo e, in misura minore, quelli centro-settentrionali, sono le aree in cui si sono registrati i problemi maggiori. Nell’Europa del nord, "le concentrazioni di ozono potrebbero essere influenzate da attività economiche poco regolate, come il trasporto aereo e navale internazionali" scrive il rapporto.

L'intervista allo specialista

CALDO E INQUINAMENTO - Nelle aree più calde del continente, invece, l’ozono si forma soprattutto per via della combinazione fra l’inquinamento – dovuto soprattutto al traffico e alle centrali per la produzione di energia elettrica – le temperature elevate e l’assenza di vento, che crea il ristagno di aria e impedisce al gas di disperdersi. Il rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente assegna la maglia nera proprio all’Italia, seguita da Spagna, Portogallo, Grecia e Francia. Il nostro Paese, infatti, è il solo in cui i livelli fissati per proteggere la salute delle persone anche nel breve periodo sono stati superati per più di 50 giorni: 54, per la precisione. Ed è italiana anche la centralina che ha fatto registrare i valori peggiori di tutto il continente: a Valmadrera, in provincia di Lecco, i 240 microgrammi per metro cubo, oltre i quali anche un’esposizione di breve durata può diventare nociva, sono stati oltrepassati per quattro giorni. A poca distanza dalla diffusione dei dati europei, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha pubblicato il VII Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, che permette di guardare con maggiore dettaglio la situazione italiana.

VAL PADANA A RISCHIO - Ne emerge che, sebbene in tutti i capoluoghi ci siano stati sforamenti della soglia di 120 microgrammi al metro cubo, le città più inquinate sono quelle della Val Padana (in particolare: Milano, Monza, Novara, Bergamo e Padova). Nel centro e nel Sud risultano invece difficili le situazioni di Perugia, Terni e Siracusa. L’Aea e l’Ispra invitano a prendere provvedimenti per ridurre l’inquinamento da ozono nei mesi più caldi dell’anno, limitando le immissioni degli altri inquinanti – soprattutto monossido di carbonio, ossidi di azoto e composti organici volatili – la cui presenza è indispensabile alla formazione di questo gas. E tuttavia, le serie storiche presentate nel rapporto europeo non permettono di essere ottimisti sull’efficacia di queste misure. Infatti, se si escludono gli anni più caldi dell’ultimo decennio, nei quali si sono registrati i picchi massimi della concentrazione di ozono, il fenomeno è stazionario ormai dalla fine degli anni ’90, "nonostante le riduzioni sensibili fatte registrare dai principali inquinanti che determinano la formazione del gas" si legge nel rapporto. Molto può però essere fatto per mitigare gli effetti sulla popolazione nei periodi più critici, con campagne di informazione e sistemi di allerta, sul modello di quelli già utilizzati per le ondate di calore.

Margherita Fronte

27 giugno 2011(ultima modifica: 28 giugno 2011)

 

 

 

2011-06-26

Timori al presidio dei NO TAV: "Ci sarà blitz della polizia"

"Tav, i cantieri si aprono entro il 30"

Maroni a La Padania: "L'opera si fa, se no diciamo addio alle centinaia di milioni del contributo Ue"

Roberto Maroni (Ansa)

Roberto Maroni (Ansa)

MILANO - Entro il 30 giugno dovranno partire i lavori della Tav Torino-Lione. Pena l'addio ai finanziamenti europei. Cosa che il governo vuole a tutti i costi evitare. "Il cantiere si apre entro il 30, e l'opera si fa, se no diciamo addio alle centinaia di milioni del contributo Ue ma soprattutto ai collegamenti con l'Europa, e quindi diciamo addio al futuro" afferma il ministro dell'Interno Roberto Maroni in un'intervista alla Padania. Dall'altra parte però si respira tensione. I No Tav si preparano alla "resistenza finale" in val di Susa, in attesa dello sgombero da parte delle forze dell'ordine dell'area del cantiere di Chiomonte. I No Tav hanno infatti invitato tutti i militanti del movimento a partecipare a una manifestazione questa sera e a restare al presidio, perché si aspettano un blitz delle forze dell'ordine nelle prossime ore. Sono circa 60 i no Tav indagati dalla Procura di Torino per i disordini avvenuti nel torinese nell'ultimo anno e mezzo, tra cui lo storico leader Alberto Perino.

MARONI - Il quotidiano della Lega dedica il titolo di apertura e due pagine all'interno del giornale alla Tav con un'intervista anche al viceministro delle Infrastrutture Roberto Castelli e un articolo che riferisce dell'allerta lanciato dal Viminale sui contestatori. "Chi si oppone non credo che riuscirà a fermare il cantiere, non deve farlo, perchè vuol dire arrecare un danno gravissimo soprattutto alle future generazioni, vuol dire, come è stato calcolato, far perdere due punti di Pil al Piemonte", dice Maroni. In merito alle critiche di carattere ecologista, "è stato fatto di tutto, è stato aperto un osservatorio, sono state fatte tutte le valutazioni necessarie", assicura il ministro. "Ciononostante c'è un no pregiudiziale che non può essere accettato". Più duro il viceministro Castelli, che definisce le ragioni addotte dai No-Tav "tutte balle". "Sono le solite argomentazioni trite e ritrite che i Verdi ad oltranza tirano fuori contro qualsiasi opera pubblica". In realtà, sostiene, "agli ultimi irriducibili rimasti, della Tav non frega più nulla. È diventata il pretesto per una sfida allo Stato. Partigiani contro lo stato nazista: sono ormai fuori dalla realtà". Senza la Tav, avverte Castelli, l'Italia sarebbe "tagliata fuori dai grandi traffici internazionali. Senza contare le perdite in prospettiva sul fronte dell'occupazione, pari a centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ogni miliardo speso - sottolinea - genera 20 mila posti di lavoro". Il quotidiano, nell'articolo "In arrivo gli estremisti più duri per provocare violenti scontri", riferisce di alcuni "rapporti in possesso del Viminale" in cui si documenta che "i No-Tav hanno avviato una serie di iniziative per contrastare l'arrivo sul posto delle forze dell'ordine e l'inizio dei lavori".

No Tav, il presidio a Chiomonte No Tav, il presidio a Chiomonte No Tav, il presidio a Chiomonte No Tav, il presidio a Chiomonte No Tav, il presidio a Chiomonte No Tav, il presidio a Chiomonte No Tav, il presidio a Chiomonte No Tav, il presidio a Chiomonte

FERRERO - Il "pugno di ferro annunciato da Maroni per far partire i lavori della Tav in Piemonte, suscita la replica di Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista: "Questa sera parteciperò alla fiaccolata che da Chiomonte porterà al presidio della Maddalena e poi mi fermerò tutta la notte al presidio. Il proposito di Maroni di risolvere attraverso una manovra militare quello che è un problema politico che vede la contrarietà della maggioranza della popolazione interessata è completamente irresponsabile. Come Bava Beccaris, Maroni vuole sostituire la repressione alla politica. A Chiomonte si difende un bene comune, la vivibilità della Val di Susa contro uno spreco di danaro insensato in una fase di ristrettezze economiche".

Redazione online

 

Caldoro: "Lega irresponsabile. Abbandoneremo i tavoli del governo"

Il governatore della Campania, indagato

dalla Procura di Napoli, attacca a 360 gradi

MILANO - "Non ci sto, non ci sto, non ci sto". È iniziata con queste parole la conferenza stampa del presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, da sabato indagato per "epidemia colposa" dalla Procura di Napoli, perché gli verrebbe contestato di non aver emesso un'ordinanza per far fronte all'emergenza rifiuti di Napoli e provincia. Tre "non ci sto" così spiegati: "A pagare le colpe di 15 anni di inadempienze e responsabilità dei comuni, responsabilità anche perduranti ancora oggi; a pagare le colpe dei ricatti e del boicottaggio della camorra; rispetto ai comportamenti irresponsabili, di fronte a questa emergenza nazionale, della Lega Nord".

LA REGIONE ABBANDONA I TAVOLI - "La Regione - ha aggiunto Caldoro - ha fatto tutta la sua parte, avendo poteri minimi e residuali". Sull'emergenza rifiuti a Napoli "La Regione Campania - ha detto il governatore Stefano Caldoro, che è indagato per epidemia colposa nell'ambito dell'inchiesta aperta dalla procura di Napoli - continuerà a fare la sua parte ma da oggi, finché non ci saranno risposte forti da parte del governo e degli enti locali della Campania, abbandona i tavoli istituzionali e nazionali presso il governo e la prefettura". E ha aggiunto "I cittadini - ha aggiunto il governatore campano - devono sapere dove sono le vere colpe e le responsabilità che sono ben lontane dall'ente Regione".

26 giugno 2011

 

 

2011-06-24

L'ANNUNCIO

Rifiuti a Napoli, interviene il governo

L'annuncio del ministro all'Ambiente Prestigiacomo: "Trasferiremo altrove l'immondizia che blocca la città"

I vigili sgomberano le strade dai rifiuti (Ansa)

I vigili sgomberano le strade dai rifiuti (Ansa)

ROMA - Napoli soffoca sommersa dai rifiuti. E dopo l'apello del presidente della Repubblica, il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo annuncia un intervento straordinario. In particolare, il governo punta ad agevolare il trasferimento dei rifiuti napoletani in altre regioni. L'annuncio di Prestigiacomo si associa alla nota congiunta del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, oggi a Roma nella sede del dicastero di Largo Goldoni.

BERLUSCONI: PORTEREMO IL PROBLEMA IN CDM - Interpellato sull'argomento, anche il premier Berlusconi ha confermato l'interessamento del governo all'emergenza napoletana: "Sì certamente, affronteremo il problema dei rifiuti" nel prossimo Consiglio dei ministri. È un tema che "è già sul tavolo da giorni e su cui abbiamo iniziato dei precisi approfondimenti". La dichiarazione è giunta nel corso di un conferenza stampa al termine del Consiglio europeo.

IL PIANO DI GOVERNO E COMUNE - De Magistris e Prestigiacomo hanno convenuto sull'opportunità che la questione rifiuti venga risolta dagli enti locali, attraverso il ritorno alle procedure ordinarie senza far ricorso a nuove procedure emergenziali. Il governo offrirà comunque un sopporto nelle fasi di transizione, e soprattutto per uscire dalla lunga emergenza degli anni scorsi. "La Campania può e deve farcela da sola", ha commentato il sindaco appena eletto al posto di Rosa Iervolino.

LA DIFFERENZIATA - Nel corso dell'incontro si è parlato anche dei fondi per promuovere la raccolta differenziata, elemento essenziale e decisivo per innescare un corretto ciclo dei rifiuti, per ridurre le quantitá da smaltire. Il ministro ha assicurato che si adopererá affinchè al più presto da parte della Regione vengano ripartiti i 150 milioni di euro che sono stati assegnati alla Campania e quindi in quota parte anche a Napoli per gli impianti intermedi e, appunto, per la raccolta differenziata.

Redazione online

24 giugno 2011

 

 

 

 

 

2011-04-26

traffico in tilt

Rifiuti, la rivolta delle signore "bene":

rovesciano cassonetti e bloccano il Corso

Le donne di un quartiere borghese, esasperate, spargono

spazzatura tra viale del Pino e piazza Mazzini

NAPOLI - L'esasperazione dei cittadini si riversa in strada. Scoppia la protesta rifiuti al Corso Vittorio Emanuele di Napoli, una delle strade principali della metropoli, certamente tra le più estese. Un gruppo di donne, una decina, signore della Napoli bene, ha disseminato i rifiuti non raccolti negli ultimi giorni lungo la strada all’altezza del viale del Pino, a circa duecento metri da piazza Mazzini. Si tratta di madri di famiglia che la mattina accompagnano i figli a scuola facendo lo slalom tra le montagne di sacchetti. Questa forma di protesta si era verificata spesso nei quartieri meno centrali della città, ma quest'azione a Corso Vittorio Emanuele crea un'ulteriore frattura tra i cittadini e le istituzioni. Intanto i politici sono tutti impegnati nella campagna elettorale.

PROTESTA IN TUTTA LA CITTA' - La conseguenza è che il traffico è stato bloccato in quell'arteria centrale. Nei giorni scorsi iniziative analoghe si sono verificate in altre zone con l’effetto che poi sono state ripulite. Forse si tratta di un comportamento emulativo, vista la diffusione nei vari quartieri di Napoli. Forse si tratta dell'unico modo, disperato, per attirare l'attenzione di chi dovrebbe raccogliere.

Redazione online

26 aprile 2011

 

 

2011-04-15

Gli impianti ad energia pulita al centro delle contestazioni

Nimby, gli italiani

si scoprono anti-rinnovabili

Aumento delle proteste soprattutto per le centrali a biomasse: "Vengono scambiate per inceneritori"

Gli impianti ad energia pulita al centro delle contestazioni

Nimby, gli italiani

si scoprono anti-rinnovabili

Aumento delle proteste soprattutto per le centrali a biomasse: "Vengono scambiate per inceneritori"

Pale eoliche in Sardegna

Pale eoliche in Sardegna

MILANO – E a pensare che sono nate da un'idea di Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica, che da sempre è un fervente sostenitore delle centrali a biomasse, perché producono energia da materiali di origine organica senza aumentare l'anidride carbonica presente nell'aria. Ma ad essere guardati con sospetto, scontando gli effetti perversi provocati dalla cultura Nimby (not in my back yard, "non nel mio giardino") ora sono anche gli impianti eolici (sono 29 le contestazioni riscontrate nel 2010) e fotovoltaici (nove manifestazioni di protesta da parte di comitati di varia estrazione nell'anno passato).

L'INDAGINE – A rivelarlo l'Osservatorio Nimby, il termometro delle contestazioni ambientali in Italia, promosso dall'istituto di ricerca Aris. Che mette subito in risalto come la nascita di fenomeni spontanei, la creazione di comitati in seno alla società civile, spesso la sponda dei partiti politici, stia aumentando anno per anno la massa critica (e la capillarità sul territorio) delle contestazioni in materia ambientale. Nell'occhio del ciclone soprattutto il settore elettrico (il 58% del monte complessivo dei fenomeni di agitazione provengono da qui), a seguire i rifiuti (nel 32,5% dei casi) e molto di meno – e questo è un paradosso – le infrastrutture (5,3%) e gli impianti industriali (4,1%), quelli che teoricamente presentano un maggiore impatto ambientale.

LE RAGIONI – Popolo disinformato o semplicemente animato da una smania di rivalsa nei confronti di una classe politica che percepisce distante? Oppure una patria di sobillatori pronti a contestare ogni progetto sul territorio? Dice Alessandro Beulcke, presidente Aris, che il tutto è frutto di una serie di concause: "poca comunicazione, media disinformati, aziende reticenti, scarsa partecipazione ai progetti e soprattutto politica del consenso a breve termine". Se i corpi intermedi non svolgono il ruolo di depositari delle richieste dal basso e finiscono per canalizzare il dissenso, colpa è anche della poca conoscenza riguardo all'impatto ambientale degli impianti. Scrive il report di Aris che "le centrali a biomasse vengono confuse con gli inceneritori e la logica della contestazione tout court colpisce soprattutto i progetti ancora da realizzare (nel 62,8% dei casi, ndr.), spesso in attesa di ricevere le autorizzazioni necessarie o addirittura al mero stato di ipotesi".

LA POLITICA – Il termine chiave qui è Nimto (Not in my term of office, "non durante il mio mandato elettorale"), il trionfo del consenso a breve termine: sono sempre più i movimenti politici sul territorio a strumentalizzare la sindrome Nimby per fini elettorali. Ingolfando così la macchina amministrativa e provocando una serie di veti incrociati tra gli enti pubblici interessati alla realizzazione di un'opera in una determinata comunità. E se nella percezione dell'opinione pubblica i campioni del dissenso sono da sempre movimenti ambientalisti e no-global (culturalmente più vicini alla sinistra, per questo definita antagonista) la ricerca Aris finisce per smentire anche quest'ultimo luogo comune: le giunte comunali di centro-destra sono contrarie percentualmente quasi come quelle di centro-sinistra (19,1% contro 20,8%). Ma i campioni del Nimby sono soprattutto le liste civiche, che nascono trasversalmente agli schieramenti e alle ideologie e finiscono per polarizzare la protesta, sedimentando le spinte carsiche provenienti dalla società civile.

Fabio Savelli

15 aprile 2011

 

 

2011-04-09

Oltre il 60% non viene smaltito correttamente

Cresce la montagna di pc, tv

e frigoriferi abbandonati

Una legge impone ai rivenditori il ritiro gratuito degli elettrodomestici in cambio dei nuovi, ma pochi lo sanno

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SCHEDA: La bomba ecologica contenuta nei rifiuti elettronici (studio a cura del Wwf)

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In Italia c’è un fiume in piena di vecchi elettrodomestici, in particolare televisioni, che non si sa dove e come vada a finire. Molto male, secondo i risultati di un’inchiesta di Greenpeace: si perdono tonnellate di acciaio, ferro, rame, alluminio e plastiche che potrebbero essere recuperate. Contemporaneamente finiscono dove non dovrebbero sostanze pericolose come clorofluorocarburi, idroclorofluorocarburi, piombo, cadmio, mercurio, cromo esavalente, ftalati, policloro bifenili, pvc, berillio, diossine e furani e fosforo. Una bomba di veleni che buttiamo fuori di casa e, sotto altre forme, poi ci rientra. Complessivamente, a livello nazionale, vengono raccolte circa 157mila tonnellate di Raee (apparecchiature elettriche ed elettroniche) ogni anno. Questo dato si riferisce ai prodotti correttamente smaltiti. Degli altri non ci sono cifre precise, ma secondo una ricerca dell' Ipsos i Raee "mal gestiti rappresentano il 55% del totale". Per quanto riguarda le apparecchiature informatiche ed elettroniche l’86% non viene ritirato dai negozianti: il 67% rimane inutilizzato mentre il 9% è trattato scorrettamente. Secondo una stima elaborata da Greenpeace i dati sono ancor più drammatici: i Raee smaltiti correttamente rappresentano sono meno di un quarto del totale. Gli altri, appunto, si perdono nel nulla, o meglio nell'ambiente.

Nell’ultimo anno il 70% degli italiani è passato al digitale terrestre, migrazione che ha comportato l’acquisto di quasi sei milioni di nuovi apparecchi e l’abbandono di altrettanti modelli, quasi tutti a tubo catodico. Sono due le soluzioni per liberarsi correttamente dei vecchi elettrodomestici e non alimentare quel fiume di spreco e inquinamento che in Italia continua invece a scorrere. Ma entrambe queste strade sono in salita, molti non arrivano in cima e così pc, tv, frigoriferi e lavatrici, rotolano a valle in ordine sparso.

RITIRO GRATUITO - Prima possibilità: acquistare un nuovo elettrodomestico e far ritirare gratuitamente il vecchio dal rivenditore. Questa soluzione dovrebbe essere semplice: è tutto previsto da una legge, nota come decreto "uno contro uno", entrata in vigore lo scorso 18 giugno ma ancora poco nota. L’obbligo gratuito del ritiro a domicilio del vecchio elettrodomestico è espresso senza possibilità di dubbi: è una bella idea, ma nella metà dei casi rimane sulla carta. Greenpeace ha visitato 107 negozi di rivenditori elettronici, in 31 città italiane, appartenenti alle cinque catene di distribuzione che detengono il 70% della quota di mercato. Tra questi il 12% non effettua per niente questo servizio, il 25% aumenta il costo di consegna con l’equivalente che costava prima il ritiro, il 14% lo effettua solo se il cliente porta in negozio il vecchio prodotto.

CONSEGNA INDIVIDUALE - Seconda possibilità, per chi non acquista un nuovo prodotto e vuole comunque liberarsi di quello vecchio: deve portare direttamente il proprio elettrodomestico in un Cdr, centro di raccolta comunale o gestito in licenza da privati che, in aree attrezzare specificatamente, raccolgono i rifiuti per tipologie omogenee, in modo da consentire il recupero o il corretto smaltimento. Ma anche questa strada risulta altrettanto impervia: il 40% dei Cdr monitorati in otto regioni italiane "non rispetta per nulla i requisiti di legge" mentre un altro 40% non "è completamente conforme alla normativa", come è scritto nel dossier di Greenpeace.

LA COMMISSIONE EUROPEA - I risultati di quest’inchiesta sono finiti sotto gli occhi della Commissione europea, contenuti in un’interrogazione presentata dall’eurodeputata Sonia Alfano. La risposta non si è fatta attendere. Il Commissario per l’Ambiente Janez Potocnick ha detto che: "la Commissione ha chiesto alle autorità italiane competenti di fornire informazioni in merito".

I RIVENDITORI - Intanto parla l’associazione dei rivenditori degli elettrodomestici. Il presidente Davide Rossi, riconosce che in questi primi mesi di applicazione del decreto "uno contro uno", ci sono state indampienze nel servizio di ritiro. "Ai nostri associati abbiamo dato indicazioni chiare. Dal 22 marzo abbiamo anche distribuito un video che spiega agli utenti i loro diritti e come deve funzionare il servizio". Dopo aver riconosciuto questi limiti però Rossi sottolinea che fino ad ora lo svolgimento di questo servizio è costato ai suoi associati quasi 20 milioni di euro "spesi per la carenza o l’inefficienza dei Centri di raccolta. Per dirlo in modo chiaro il decreto scarica su di noi, senza darci un euro di finanziamento, un servizio di smaltimento che va ben oltre le nostre possibilità. Mi spiego: se ci fossero piazzole Cdr relativamente vicine e con orari adatti, questo servizio avrebbe un costo ragionevole che saremo anche in grado di sostenere. Ma visto che molto spesso si devono fare decine di km per raggiungere questi centri, a volte anche al di fuori dal comune di riferimento, diventa un’attività per noi proibitiva. Questo limite è stato riconosciuto anche dalla Commissione Ambiente della Camera, ma l’orientamento del Governo per ora non è cambiato".

Stefano Rodi

01 aprile 2011(ultima modifica: 09 aprile 2011)

 

 

 

 

 

 

 

 

2011-04-05

L'indignazione sale grazie a "Report"

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Forum: TeleVisioni di Aldo Grasso

A fil di rete

L'indignazione sale grazie a "Report"

Milena Gabanelli

Milena Gabanelli

L'inferno è sempre altrove. Parliamo di cave, del loro sfruttamento, della loro trasformazione in discariche? Ebbene, queste cose si fanno a Carrara, dove da secoli si estraggono i pregiati marmi e pazienza se le ditte di cavatori, oltre i blocchi, portano a valle anche le scaglie di marmo che servono a produrre il carbonato di calcio. Così il traffico è balzato da 200 a migliaia di camion che ogni giorno rendono l'aria irrespirabile ai cittadini per via delle polveri rilasciate durante la movimentazione. Queste cose si fanno a Caserta, sui colli Tifatini, dove "la zona è stata dichiarata altamente critica e la magistratura è dovuta intervenire sui mancati ripristini e i mancati controlli sulle escavazioni abusive". Queste cose si fanno in Campania, dove la camorra è riuscita ad arricchirsi negli anni Novanta proprio grazie al business dei rifiuti, da interrare in decine di cave abusive. Poi, poco alla volta, dall'inchiesta di Bernardo Jovine per "Report" di Milena Gabanelli si scopre che queste cose si fanno anche in Piemonte e in Lombardia e che l'inferno non è mai altrove.

In Piemonte le cave sono concentrate tra la provincia di Biella e quella di Vercelli, e dove, nonostante siano una zona dove avviene il ricambio delle acque della falda, si permette di scavare fino a 50 metri di profondità per estrarre ghiaia e sabbia. A Brescia molte cave sono state trasformate in discariche e la popolazione, quando si accorge della telecamera di "Report", si raduna in piazza per chiedere giustizia. A Varese è stata riaperta una cava abusiva, quella di Cantello, una collina destinata a sparire, dove sotto però c'è la riserva d'acqua dell'intera città di Varese.

Le cave rendono qualcosa come un miliardo e 753 milioni, ma agli enti locali vanno solo le briciole: 53 milioni. Le Regioni latitano e la razione settimanale di indignazione, somministrata da "Report", aumenta.

Forse la Terra è l'inferno di un altro pianeta.

Aldo Grasso

05 aprile 2011

 

 

Lo scrive la stampa nipponica

Radiottività in mare 7,5 milioni

di volte superiore ai livelli normali

Misurazione di fronte al reattore 2, prima che la Tepco

riversasse acqua contaminata nell'Oceano Pacifico

Lo scrive la stampa nipponica

Radiottività in mare 7,5 milioni

di volte superiore ai livelli normali

Misurazione di fronte al reattore 2, prima che la Tepco

riversasse acqua contaminata nell'Oceano Pacifico

(Ap)

(Ap)

TOKYO - Lo iodio radioattivo trovato nell'acqua marina dinanzi al reattore numero 2 dell'impianto atomico di Fukushima, in Giappone, è 7,5 milioni di volte superiore al limite legale. Lo scrive la stampa nipponica, precisando che il campione è stato raccolto il 2 aprile e dunque prima che la società che gestisce la disastrata centrale, la Tepco, cominciasse a riversare tonnellate di acqua radioattiva nell'Oceano Pacifico.

RILASCIO DI ACQUA CONTAMINATA - Il rilascio di acqua contaminata in mare è una violazione senza precedenti delle normative di sicurezza, ma è stato ritenuto inevitabile: il governo ha giustificato l'azione come una sorta di male minore; e nonostante il governo nipponico abbia assicurato che non c'è alcun rischio per la salute, la Corea del Sud ha già protestato ufficialmente. Intanto la società ha annunciato l'intenzione di pagare indennizzi, probabilmente a partire dalla fine del mese, ai residenti e agli agricoltori che abitano attorno all'impianto (rimborsi per le spese mediche, per il reddito perso a causa dell'evacuazione e per il costo della vita dopo le nuove linee guida imposte dal governo); ma non è chiaro dove l'azienda troverà i soldi considerato che continua ad affondare in borsa (oggi ha toccato il record storico negativo). E l'allarme cresce. La prefettura di Fukushima ha cominciato a misurare i livelli di radiazione nei campi da gioco delle scuole: nei prossimi due giorni, più di 1.400 scuole e asili nido saranno testati per rispondere al'ansia crescente dei genitori, ma il governo continua a ripetere che non ci dovrebbe essere alcun rischio se i bambini vengono tenuti fuori di una raggio di 30 km dall'impianto.

TEST NELLE SCUOLE - Sono anche iniziati i test di radioattività in 1400 fra scuole materne, elementari e superiori della prefettura di Fukushima. I test, riferisce l'agenzia stampa Kyodo, sono stati autorizzati dalle autorità della prefettura su pressione dei genitori preoccupati dopo la riapertura della scuole il primo aprile. I test non riguardano la zona compresa nel raggio di 20 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima, che è stata evacuata dopo la fuoriuscita di radioattività seguita al terremoto e lo tsunami dell'11 marzo. Escluso anche l'anello successivo, fra i 20 e i 30 chilometri di distanza, dove è stato ordinato alla popolazione di rimanere chiusi in casa. Secondo le autorità non vi sono problemi nel far andare i bambini nelle scuole che si trovano oltre un raggio di 30 chilometri dalla centrale, ma questa rassicurazione non è parsa sufficiente ai genitori e sono stati quindi avviati i test nelle aule e i cortili esterni delle scuole.

05 aprile 2011

 

 

Lo scrive la stampa nipponica

Radiottività in mare 7,5 milioni

di volte superiore ai livelli normali

Misurazione di fronte al reattore 2, prima che la Tepco

riversasse acqua contaminata nell'Oceano Pacifico

Lo scrive la stampa nipponica

Radiottività in mare 7,5 milioni

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(Ap)

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TOKYO - Lo iodio radioattivo trovato nell'acqua marina dinanzi al reattore numero 2 dell'impianto atomico di Fukushima, in Giappone, è 7,5 milioni di volte superiore al limite legale. Lo scrive la stampa nipponica, precisando che il campione è stato raccolto il 2 aprile e dunque prima che la società che gestisce la disastrata centrale, la Tepco, cominciasse a riversare tonnellate di acqua radioattiva nell'Oceano Pacifico.

RILASCIO DI ACQUA CONTAMINATA - Il rilascio di acqua contaminata in mare è una violazione senza precedenti delle normative di sicurezza, ma è stato ritenuto inevitabile: il governo ha giustificato l'azione come una sorta di male minore; e nonostante il governo nipponico abbia assicurato che non c'è alcun rischio per la salute, la Corea del Sud ha già protestato ufficialmente. Intanto la società ha annunciato l'intenzione di pagare indennizzi, probabilmente a partire dalla fine del mese, ai residenti e agli agricoltori che abitano attorno all'impianto (rimborsi per le spese mediche, per il reddito perso a causa dell'evacuazione e per il costo della vita dopo le nuove linee guida imposte dal governo); ma non è chiaro dove l'azienda troverà i soldi considerato che continua ad affondare in borsa (oggi ha toccato il record storico negativo). E l'allarme cresce. La prefettura di Fukushima ha cominciato a misurare i livelli di radiazione nei campi da gioco delle scuole: nei prossimi due giorni, più di 1.400 scuole e asili nido saranno testati per rispondere al'ansia crescente dei genitori, ma il governo continua a ripetere che non ci dovrebbe essere alcun rischio se i bambini vengono tenuti fuori di una raggio di 30 km dall'impianto.

TEST NELLE SCUOLE - Sono anche iniziati i test di radioattività in 1400 fra scuole materne, elementari e superiori della prefettura di Fukushima. I test, riferisce l'agenzia stampa Kyodo, sono stati autorizzati dalle autorità della prefettura su pressione dei genitori preoccupati dopo la riapertura della scuole il primo aprile. I test non riguardano la zona compresa nel raggio di 20 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima, che è stata evacuata dopo la fuoriuscita di radioattività seguita al terremoto e lo tsunami dell'11 marzo. Escluso anche l'anello successivo, fra i 20 e i 30 chilometri di distanza, dove è stato ordinato alla popolazione di rimanere chiusi in casa. Secondo le autorità non vi sono problemi nel far andare i bambini nelle scuole che si trovano oltre un raggio di 30 chilometri dalla centrale, ma questa rassicurazione non è parsa sufficiente ai genitori e sono stati quindi avviati i test nelle aule e i cortili esterni delle scuole.

05 aprile 2011

 

 

POLO NORD

Ozono, a marzo buco record

Colpa di clima e inquinanti

Allarmanti rilevamenti dell'Agenzia spaziale europea: lo strato che ci protegge dai raggi ultravioletti mai così sottile dal 1997. L'Organizzazione mondiale meteorologica denuncia il persistere nell'atmosfera delle sostanze chimiche novice

Ozono, a marzo buco record Colpa di clima e inquinanti Illustrazione tratta da Wikipedia

Guai ad abbassare la guardia nella lotta contro il buco nell'ozono. Gli ultimi rilevamenti satellitari indicano a marzo "una diminuzione record dei livelli di ozono sul settore euro-atlantico dell'emisfero nord" del Pianeta. Detto in altri termini, si è avuta quella che l'Esa, l'agenzia spaziale europea 1, definisce una "perdita record di ozono sull'Artico" con livelli scesi ai minimi dal 1997. Come è noto questo gas costituisce uno strato in grado di proteggere gli organismi viventi dalle radiazioni ultraviolette nocive del sole ma l'utilizzo di una serie di sostanze chimiche, e in particolare i clorofluorocarburi, negli anni passati ne ha assottigliato fortemente la consistenza. Grazie alla messa al bando di queste sostanze decisa con il Protocollo di Montreal del 1987, il buco nel corso degli anni si è andato gradualmente riducendo, fino all'imprevista frenata delle scorse settimane.

Le interpretazioni sui motivi della controtendenza sono però almeno in parte divergenti. Secondo l'Esa la colpa è di "insoliti forti venti, conosciuti come 'vortici polari'". Sarebbero questi vortici ad aver determinato la perdita record di ozono. Praticamente, spiega l'Esa, al Polo Nord "si sono create condizioni simili a quelle che si determinano ogni inverno al Polo Sud". Le temperature della stratosfera nel circolo polare artico cambiano di inverno in inverno, ma "l'anno scorso temperature e quantità di ozono

sopra l'Artico sono state piuttosto elevate", come non accadeva dal 1997.

Adesso gli scienziati sono al lavoro per cercare di capire perché gli inverni di questi due anni sono stati così caldi e "se questi eventi casuali sono statisticamente collegati ai cambiamenti climatici globali". Il danno potrebbe non essere però irreparabile. Secondo Mark Weber, dell'università di Brema, "molti studi mostrano come la circolazione" delle correnti nella stratosfera nell'emisfero nord "in futuro potrà aumentare e, di conseguenza, molto più ozono potrà essere trasportato dai tropici a latitudini più elevate e ridurne la perdita". Nel frattempo, però, "nei decenni a venire continueranno ad esserci forti perdite chimiche di ozono nel corso di inverni artici eccezionali".

Diversa l'intepretazione dei dati dell'Omm, l'Oorganizzazione mondiale meteorologica. La distruzione, per l'agenzia scientifica che fa capo alle Nazioni Unite, è dovuta alla persistenza nell'atmosfera di sostanze nocive e ad un inverno molto freddo nella stratosfera. "Se l'area priva di ozono si muove via dal Polo verso latitudini più basse c'è da temere una maggiore radiazione ultravioletta nel corso della prossima stagione", avverte l'Omm. I pericoli sono legati soprattutto a maggiore incidenza di tumori nella pelle e guasti al sistema immunitario. Le zone più a rischio sono Canada, Russia e Alaska.

(05 aprile 2011)

 

 

2011-04-04

il rilascio volontario programmato per martedì

Giappone,la Tepco annuncia: "In mare 15.000 tonnellate di acqua radioattiva"

Tentativo di dare un'accelerata ai lavori per riportare sotto controllo la centrale nucleare di Fukushima

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Tentativo di dare un'accelerata ai lavori per riportare sotto controllo la centrale nucleare di Fukushima

(Epa)

(Epa)

TOKYO - La Tepco, il gestore dell'impianto nucleare di Fukushima, ha reso noto che da martedì potrebbe riversare nell'oceano Pacifico 15.000 tonnellate di acqua radioattiva. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. Tepco ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa, che il rilascio volontario di acqua radioattiva rientra nel tentativo di dare un'accelerata ai lavori per riportare la centrale nucleare di Fukushima sotto controllo.

BASSA RADIOATTIVITÀ - La quantità totale di liquidi contaminati potrebbe essere di 15.000 tonnellate, con una concentrazione di radiazioni stimata in circa 100 volte il limite legale, quindi a un livello "relativamente basso", secondo la compagnia. L'eccessivo accumulo di acqua, presente in diverse parti dell'impianto, comprese quelle vicino a reattori e turbine, ha ostacolato i lavori della messa in sicurezza. Lo scarico in mare, ad ogni modo, è un piano estremo in quanto la Tepco non riesce a trovare spazi sufficientemente grandi nei quali poterla trasferire.

INIETTATO COLORANTE - Nel frattempo i lavoratori della centrale hanno provato lunedì mattina a usare un colorante lattiginoso per individuare il percorso dell'acqua altamente radioattiva che si sta sversando nel Pacifico dalla falla di 20 centimetri scoperta sabato. L'acqua radioattiva si sta raccogliendo intorno alle turbine dei tre reattori danneggiati della centrale impedendo agli operai di accendere i sistemi di raffreddamento.

STOP NUCLEARE - Il governo giappone potrebbe rivedere i sui impegni sul fronte della riduzione delle emissioni di gas ad effetto alla luce del default che ha riguardato alcune centrali nucleari dopo il terremoto e il conseguente tsunami. "La decisione di ritoccare gli obiettivi previsti con un taglio del 25% delle emissioni entro il 2020 - ha lasciato trapelate il capo gabinetto del governo nipponico Yukio Edano - dipenderà dalla capacità del Giappone di affrontare l'incidente che ha riguardato i reattori di Fukushima".

Redazione online

04 aprile 2011

 

 

 

 

 

2011-04-03

Continuano le operazione per portare in sicurezza la centrale di Fukushima

Giappone, fallito il tentativo

di tappare la falla con il calcestruzzo

Trovati morti due operai della centrale, di 24 e 21 anni, scomparsi dal giorno del sisma

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Una manifestazione di protesta a Tokyo (Afp)

Una manifestazione di protesta a Tokyo (Afp)

TOKYO (Giappone) - Gli ingegneri al lavoro nella centrale di Fukushima Daiichi non sono ancora riusciti a tappare la crepa da cui viene riversata acqua radioattiva nel Pacifico, ma hanno annunciato che in un'ispezione portata a termine domenica non sono state trovate altre falle. Si pensa che la lunga crepa da 20 centimetri sia stata causata dal terremoto di magnitudo 9.0 dello scorso 11 marzo, che ha anche determinato lo tsunami. I lavoratori hanno provato a riempirla con calcestruzzo, ma non sono riusciti a farlo asciugare. Adesso hanno in programma di iniettare un polimero in grado di assorbire enormi quantità di acqua estendendosi di 50 volte rispetto alle sue dimensioni originarie.

OPERAI - Intanto due operai della centrale nucleare di Fukushima, scomparsi dal giorno del sisma sono stati ritrovati morti, sempre nello stesso sito. Sulla base di quanto riferito in conferenza stampa dalla Tepco, il gestore dell'impianto, i due, di 24 e 21 anni, sarebbero deceduti per le ferite multiple riportate associate a tracce di annegamento. Le analisi fatte dai medici legali hanno ipotizzato la morte poco più di un'ora dopo il terremoto, avvenuto alle ore 14.46 dell'11 marzo, cui è seguito il devastante tsunami. I loro corpi sono stati trovati mercoledì e poi ripuliti e decontaminati, visto che l'impianto continua a rilasciare forti dosi di radiazione in quella che è la peggiore crisi nucleare del Giappone.

Redazione online

03 aprile 2011

 

 

 

 

 

2011-04-02

GIappone - il SEGRETARIO all'Energia degli Stati Uniti: "GRAVI DANNI Ai due NOCCIOLI"

La Tepco annuncia: "Individuata

la perdita di acqua radioattiva"

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Uomini della guardia costiera traggono in salvo un cane (Ap)

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TOKYO - La Tepco ha reso noto di aver individuato la perdita al reattore n.2 della centrale di Fukushima dalla quale c'è la fuoriuscita di acqua radioattiva che si riversa poi in mare.

I NOCCIOLI - Intanto secondo il segretario all'Energia degli Stati Uniti, Steven Chu, la situazione nella centrale giapponese di Fukushima sta migliorando. Le informazioni fornite dalle autorità giapponesi indicano che i noccioli di tutti i reattori sono stati nuovamente coperti d'acqua e le vasche di combustibile esausto sono "ora sotto controllo". Eppure almeno due dei noccioli sarebbero stati in parte gravemente danneggiati. Secondo Chu, premio Nobel per la fisica, a subire gravi danni è stato circa il 70% del nocciolo di un reattore e il 30% di un altro. Queste stime secondo Chu sono però solo indicative perché gli alti livelli di radiazioni impediscono al lavoratori di controllare con attenzione le unità. Gli ufficiali della Tepco e dell'agenzia di sicurezza nucleare giapponese non confermano la valutazione.

VISITA DEL PREMIER - Il premier giapponese Naoto Kan si è recato sabato, per la prima volta in tre settimane, nella regione nord-orientale del Paese devastata l'11 marzo scorso dal sisma di magnitudo 9 e dallo tsunami. Kan è arrivato su un elicottero militare nel piccolo porto di Rikuzentakata, nella prefettura di Iwate, dove sono morte circa 1.000 persone e altre 1.300 risultano disperse. Il premier ha incontrato i vigili del fuoco volontari, quindi ha visitato un centro di accoglienza per sfollati. "Una persona che aveva la sua abitazione sulla riva ha chiesto dove potrebbe ricostruire una casa - ha poi raccontato Kan - ho risposto che 'il governo farà tutto il possibile per aiutarlì". Kan incontrerà più tardi nella prefettura di Fukushima le squadre di soccorso impegnate nella centrale nucleare Fukushima Daiichi. Il premier aveva annullato il 21 marzo scorso la visita in programma nel nord-est del Paese, per le cattive condizioni meteorologiche. Il 12 marzo, all'indomani del sisma e dello tsunami, aveva sorvolato in elicottero la centrale di Fukushima per capire quali danni avesse subito.

Redazione online

02 aprile 2011

 

 

2011-04-01

La tepco conferma: "nella alda sotto il reattore radioattività abnorme"

I 300 di Fukushima: "Moriremo tutti"

I tecnici, soldati, ingegneri e pompieri che lavorano alla centrale sono tutti convinti di morire per le radiazioni

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(Ansa)

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MILANO - Sono convinti che moriranno tutti a seguito dell'esposizione alle radiazioni. Ma questa non li ferma. Continuano a svolgere il loro compito. I 300 tecnici, ingegneri, soldati e vigili del fuoco impegnati da settimane nella centrale nucleare di Fukushima per scongiurare una fusione si aspettano di morire, dopo essere stati esposti più volte a livelli di radioattività altamente pericolosi.

LA CONFESSIONE - "Mio figlio e i suoi colleghi hanno discusso a lungo e si sono impegnati a morire, se necessario a lungo termine", ha detto la mamma di uno del gruppo, citata oggi dal quotidiano britannico "Telegraph". Il gruppo è stato ribattezzato dalla stampa nipponica "Fukushima 50", perchè furono 50 i lavoratori rimasti nell'impianto dopo l'incendio scoppiato al reattore 4 il 15 marzo scorso, mentre gli altri 750 vennero fatti sgomberare.

RADIOATTIVITA' ABNORME - Nel frattempo, la Tepco in una nota ha confermato la validità delle analisi annunciate la scorsa notte e messe in dubbio dall'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare: la quantità di iodio radioattivo nella falda sotto il reattore numero 1 di Fukushima presenta valori abnormi di radioattività, pari a 10.000 volte i limiti legali.

Redazione online

01 aprile 2011

 

 

per ora falde acquifere non contaminate

"Crisi ben lontana dall'essere risolta"

Il premier giapponese: "E' difficile dire quando la crisi potrebbe avere una fine"

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Il premier giapponese: "E' difficile dire quando la crisi potrebbe avere una fine"

Il premier nipponico, Naoto Kan (Reuters)

Il premier nipponico, Naoto Kan (Reuters)

MILANO - La crisi nucleare in Giappone è ben lontana dall'essere risolta. La situazione alla centrale nucleare di Fukushima infatti "è ancora da stabilizzare" ha detto il premier nipponico, Naoto Kan, secondo cui "è difficile dire quando la crisi potrebbe avere una fine". I giapponesi non corrono alcun rischio di essere esposti a tassi pericolosi di radioattività se seguono i consigli del governo ha aggiunto Kan.

FALDE ACQUIFERE - Livelli di radiazioni oltre i limiti imposti dal governo giapponese sono però filtrati nelle falde acquifere sotto la centrale nucleare di Fukushima, ma gli esperti sostengono che è improbabile che vengano contaminate le forniture di acqua. Almeno, è quanto sostiene Seiki Kawagoe, professore di scienze ambientali all'università di Tohoku, secondo cui le sostanze radioattive non dovrebbero contaminare l'acqua potabile, visto che le radiazioni tendono a dissiparsi velocemente nel terreno così come fanno nell'acqua marina. Ci sono però due modi in cui lo iodio radioattivo può colpire l'acqua potabile nel caso in cui la concentrazione sia alta abbastanza. Primo se la sostanza filtra nei pozzi dell'area. L'altra paura è che l'acqua contaminata della centrale possa filtrare nelle vie d'acqua sotterranee ed eventualmente nei fiumi da cui viene presa l'acqua potabile. Nella zona ci sono due impianti che filtrano l'acqua, ma entrambi sono stati chiusi perché si trovano nell'area evacuata attorno all'impianto di Fukushima. Uno prende l'acqua dal fiume Kido, nel sud, l'altro dalla falda sotto a Odaka, al nord. Entrambe si trovano a diversi chilometri dalla costa. "Quando la gente tornerà nell'area testeremo l'acqua per esseri sicuri che non sia contaminata". Queste le parole di Masato Ishikawa, un funzionario della divisione cibo e sanità della prefettura di Fukushima.

POMPE PER CALCESTRUZZO - Intanto due gigantesche pompe per calcestruzzo, le più grandi del mondo nel suo genere, partiranno presto dagli Stati Uniti dirette verso il Giappone. Aiuteranno a versare acqua sui reattori danneggiati della centrale atomica di Fukushima Daiichi, quella più distrutta dal terremoto e soprattutto dal successivo tsunami dell'11 marzo. I due macchinari sono normalmente utilizzati per spruzzare calcestruzzo per costruire grattacieli, ponti e altri progetti; questa volta però inizieranno a sparare acqua e solo se si renderà necessario coprire un reattore con cemento, metodo utilizzato a Chernobyl nel 1986, passeranno all'utilizzo originale. Le pompe sarebbero in grado di farlo, spiega Kelly Blickle, portavoce della Putzmeister America, azienda tedesca che le ha prodotte. Fu proprio questa ditta infatti a fornire le macchine per il disastro in Ucraina.

CARNE DI MANZO - Nessuna sostanza radioattiva è invece stata rilevata dalle nuove analisi della carne proveniente dall'area di Fukushima che, appena giovedì notte, era stata indicata contaminata con livelli "abnormi" di cesio.

Redazione online

01 aprile 2011

 

 

 

2011-03-30

Da uno studio americano di Pew Charitable Trusts

Rinnovabili: Italia ai vertici mondiali

per gli investimenti privati

Grazie anche agli incentivi capacità di attirare capitali stranieri. E per il 2020 previsti 68 miliardi di euro

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Da uno studio americano di Pew Charitable Trusts

Rinnovabili: Italia ai vertici mondiali

per gli investimenti privati

Grazie anche agli incentivi capacità di attirare capitali stranieri. E per il 2020 previsti 68 miliardi di euro

(Ap)

(Ap)

MILANO – L’Italia è la prima nazione al mondo in cui la produzione di energia solare ha raggiunto la parità di prezzi rispetto alle altre fonti di energia. Grazie agli incentivi, ovviamente. È uno dei dati contenuti nel rapporto 2010 sugli investimenti in energia rinnovabile nei Paesi del G-20 presentato da Pew Charitable Trusts, organizzazione americana no-profit di informazione sull’energia pulita, dati raccolti e riesaminati dalla società di ricerche di mercato Bloomberg New Energy Finance. L’Italia nel 2010 è stata capace di porsi al quarto posto mondiale, dietro Cina, Germania e Stati Uniti, come capacità di attirare investimenti privati nel settore delle rinnovabili, scalando in un solo anno ben quattro posizioni. Sono stati ben 13,9 i miliardi di dollari (pari a 10,45 miliardi di euro, a un cambio euro/dollaro medio del 2010 di 1,33) che sono stati investiti da privati sul suolo italiano nelle rinnovabili, con solare (6,47 miliardi di euro) ed eolico (3,38 miliardi) a spartirsi la quasi totalità della torta. In un solo anno gli investimenti in questo settore sono cresciuti del 124%, continua l’analisi presentata in anteprima a Corriere.it da Phyllis Cuttino, direttore del programma energia pulita di Pew.

INCENTIVI - Dati che per il 2011 vengono ora posti sotto un enorme punto interrogativo, dato il taglio agli incentivi per il fotovoltaico annunciati dal governo italiano, ma che, dopo le grandi proteste non solo da parte degli operatori del settore e dopo il disastro nucleare di Fukushima che ha costretto il governo ad annunciare a una moratoria di un anno al programma di rilancio atomico nazionale, sono in corso di revisione. La diminuzione degli incentivi, effettuata anche in Francia e Germania, ha messo in allarme l’industria mondiale del fotovoltaico già alla fine dello scorso anno – prima dell’ulteriore taglio agli incentivi italiani. Infatti il 2012 Solar Industry Outlook del PV Group annunciava che, poiché la Germania da sola nel 2010 valeva il 54% del mercato mondiale del fotovoltaico, seguita a distanza dall’Italia al secondo posto, il taglio degli incentivi o un tetto all’installazione di fotovoltaico in Germania avrebbe provocato un buco nello sviluppo di questo mercato, a meno che il resto dei principali Paesi non avessero aumentato del 100% nel 2012 rispetto a due anni prima la crescita delle installazioni fotovoltaiche. Una previsione in linea con quella di altri analisti finanziari. Dati e analisi di pochi mesi fa, ma che ora Fukushima fa apparire già obsoleti, anche se nessuno è in grado oggi di prevedere lo sviluppo futuro del mercato.

INVESTIMENTI - Tornando al rapporto Pew, nel 2010 grazie all’investimento di 243 miliardi di dollari (circa 183 miliardi di euro, +630% rispetto al 2004) nel mondo sono stati aggiunti 40 gigawatt eolici e 17 solari, portando il totale mondiale di generazione di energia pulita a 388 GW, e di questi 16,7 GW sono in Italia. Pur se gli investimenti nel settore solare sono cresciuti globalmente del 53% nell’anno appena trascorso, l’eolico rimane il campo preferito dagli investimenti privati nei Paesi del G-20 (48%), mentre il solare segue con il 34%.

OPPORTUNITÀ – L’energia pulita è sempre più un’opportunità, in modo particolare per l’Europa, dove nel 2010 sono stati investiti 94,4 miliardi di dollari (71 miliardi di euro) sui 243 mondiali. Lo stesso Pew Charitable Trusts, nel rapporto dello scorso dicembre Global Clean Power: A $2.3 trillion Opportunity, faceva ammontare – nello scenario più favorevole - a 705 miliardi di dollari entro il 2020 gli investimenti privati nell’Ue in progetti eolici, solari, biomasse, termovalorizzatori, mini idroelettrico, geotermico ed energia marina. E nello scenario meno favorevole dei tre ipotizzati, gli investimenti nelle fonti rinnovabili equivalgono comunque a 592 miliardi di dollari. Scenari che prevedono per le rinnovabili la moltiplicazione per tre della capacità installata mondiale attuale, portandola a 1.180 GW. Per l’Italia si parla della possibilità di attrarre investimenti fino a 68 miliardi di euro per il 2020. Un dato tre volte maggiore dell’investimento previsto – ai costi pre-Fukushima – per il programma nucleare italiano.

Paolo Virtuani

30 marzo 2011

 

 

RICOVERATO il PRESIDENTE DELLA TEPCO: pressione arteriosa alta

Giappone, le radiazioni in mare

3.355 volte superiori alla norma

Il tasso di iodio oltre i limiti di legge: pesca vietata. Il governo ordina controlli in tutti i reattori

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Hidehiko Nishiyama, vicedirettore dell'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese (Reuters)

Hidehiko Nishiyama, vicedirettore dell'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese (Reuters)

OSAKA - Il tasso di iodio radioattivo nel mare, a 300 metri dalla centrale nucleare giapponese di Fukushima, è 3.355 volte superiore al limite di legge. Lo ha reso noto l'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese. Il vicedirettore dell'Agenzia, Hidehiko Nishiyama, ha minimizzato ricordando che la popolazione locale è stata allontanata e l'attività di pesca nella zona è stata vietata. Nishiyama ha però ammesso di non conoscere le cause dell'aumento del livello di radiazioni. Ed è l'ennesima incognita di questa sciagura. "Dobbiamo capire al più presto cosa ha determinato questo innalzamento", ha detto.

ISPEZIONI A TUTTI REATTORI - Il governo giapponese, su iniziativa del ministero dell'Industria, ha disposto il controllo urgente di tutti i reattori nucleari del Paese per garantire che non si ripetano scenari come quelli che hanno portato al danneggiamento e alla "criticità" della centrale nucleare di Fukushima. Il ministro dell'Economia, Commercio e Industria, Banri Kaieda, ha inviato una lettera in tal senso ai vertici delle 9 società elettriche regionali nipponiche e a due operatori che gestiscono altri impianti nucleari. Il Giappone ha 54/55 reattori, tutti situati lungo la costa e disseminati su un arcipelago a fortissimo rischio sismico. L'iniziativa, in base a quanto spiegato da Kaieda nel corso di una conferenza stampa trasmessa in parte in tv, è nata dopo aver esaminato meccanismi e carenze che hanno portato alla crisi della centrale di Fukushima, la cui messa in sicurezza è ancora tutta da raggiungere.

REATTORI DI FUKUSHIMA - Tra l'altro il Giappone sta anche valutando di coprire i tre reattori danneggiati della centrale nucleare di Fukushima, per ridurre le emissioni radioattive, e di utilizzare un'autocisterna per eliminare l'acqua contaminata presente nell'impianto. Stando a quanto riferito dal quotidiano nipponico Asahi Shimbun, il governo sta pensando di ricorrere a delle coperture speciali per i tetti e le pareti degli edifici esterni dei reattori 1, 3 e 4, con l'impiego di strumenti di aerazione per scongiurare accumulo di gas e nuove esplosioni. Un altro progetto riferito dal giornale prevede di ancorare un'autocisterna nell'Oceano Pacifico, vicino ai reattori 1 e 4, per eliminare l'acqua radioattiva trovata nelle sala macchine e in un tunnel situato vicino al reattore 2, che porta all'esterno dell'edificio. Interpellato a proposito, il portavoce del governo, Yukio Edano, ha risposto che il governo e gli esperti nucleari stanno valutando "tutte le soluzioni, anche quelle citate dalla stampa". Il governo degli Stati Uniti invierà un gruppo di robot in Giappone per aiutare a riprendere il controllo della centrale nucleare di Fukushima. Peter Lyons, assistente del segretario all'Energia, riferisce che in Giappone sarà inviato un carico di "robot resistenti alle radiazioni". Questi dispositivi sono in grado di lavorare in aree dove i livelli di radiazioni possono recare danni o addirittura uccidere una persona. I lavoratori impegnati nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono esposti a livelli molto alti di radiazioni e alcuni di loro sono già stati colpiti dalla contaminazione.

Radioattività altissima

PRESIDENTE TEPCO - Intanto Masataka Shimizu, presidente della Tepco, la società che gestisce la centrale nucleare giapponese di Fukushima, è stato ricoverato martedì sera in ospedale. Lo hanno rivelato i media locali, precisando che Shimizu, 66 anni, nei giorni scorsi si era assentato per problemi di salute: soffre di pressione arteriosa alta. Shimizu non appariva in pubblico dal 13 marzo, due giorni dopo il terremoto e il disastroso tsunami che si è abbattuto sul nord-est del Giappone.

IL BILANCIO - Nel frattempo la polizia ha diffuso l'ultimo bilancio del terremoto e dello tsunami in Giappone: 11.232 i morti e 16.361 i dispersi. Solo nella provincia di Miyagi le vittime sono state 6.843. In quella di Iwate i morti accertati sono 3.301 mentre nella provincia di Fukushima sono 1.030.

Redazione online

30 marzo 2011

 

 

 

 

 

 

 

2011-03-28

Tracce di Iodio 131 rinvenute nell'acqua piovana nello stato Usa del Massachussets

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Fukushima, la radioattività sale ancora

Il governo: possibile fusione parziale delle barre di combustibile nucleare. Timori per la fuoriuscita di liquidi

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Una delle sale di controllo di Fukushima (Ansa)

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MILANO - La radioattività all'esterno del reattore n.2 di Fukushima ha registrato un balzo, superando quota 1.000 millisievert/ora. Lo rende noto la Tepco a poche ore dall'ammissione, da parte di un portavoce del governo, di una possibile fusione parziale delle barre di combustibile nucleare. Yukio Edano, che ha parlato per conto dell'esecutivo, ha spiegato così gli alti livelli di radiazione rilevati domenica nell'acqua che allaga il seminterrato dell'edificio delle turbine del reattore. Edano ha aggiunto che questa fusione parziale è stata temporanea, ma ha fatto in modo che l'acqua in cui è immerso parte dell'edificio delle turbine dell'unità 2 registri alti livelli di radioattività e renda difficile il lavoro degli operai. "La radiazione sembra provenire dalle barre di combustibile parzialmente fuse e venute in contatto con l'acqua utilizzata per raffreddare il reattore", ha spiegato.

LE MISURAZIONI DELLA TEPCO - Domenica erano stati rilevati livelli di 1.000 millisievert all'ora nel reattore 2, il che aveva fatto temere danni al nucleo del reattore o alle tubature che conducono l'acqua radioattiva tra le turbine e i nucleo. Ora lo stesso livello di radioattività sembrerebbe essere stato superato. La Tokyo Electric Power (Tepco), che gestisce l'impianto, domenica si era tra l'altro sbagliata nella misurazione della radioattività dell'acqua dentro l'unità, dicendo in primo tempo che era di 10 milioni di volte superiore al normale, quando in realtà era di 100mila volte. Il governo giapponese ha bacchettato pesantemente la Tepco per l'errore, definendo "inaccettabile" la gestione dell'informazione da parte della società. Lunedì, invece, un portavoce della Tepco ha spiegato che è stata trovata acqua altamente radioattiva, che fuoriesce dall'edificio delle turbine del reattore, aggiungendo che il timore è che il liquido si riversi nell'ambiente.

"Ci vorranno mesi per una soluzione"

di Paolo Salom

NUOVA SCOSSA DI TERREMOTO - Nel frattempo va registrata una nuova scossa sismica nel Paese, una delle tante seguite al terremoto con successivo tsunami dello scorso 11 marzo, da cui ha avuto origine l'incidente di Fukushima. Di magnitudo 6,5, la scossa è stata rilevata al largo delle coste nordorientali del Giappone, senza che si abbiano notizie di vittime o danni. Un allarme tsunami è stato diffuso e revocato dopo breve tempo per la prefettura di Miyagi: secondo le autorità giapponesi il sisma - il cui epicentro si trovava a oltre 17 chilometri di profondità - è da considerarsi una replica di quello dell'11 marzo, dato che è avvenuto nella stessa regione dell'Oceano Pacifico.

RADIOATTIVITA' IN USA E CINA - Intanto negli Usa continuano ad essere rilevate tracce di iodio radioattivo, collegabili all'incidente nucleare in Giappone, in campioni di acqua piovana. Nel weekend le rilevazioni hanno dato risultati positivi in Massachusetts, sulla costa atlantica. Il basso livello di iodio radioattivo 131 rilevato nelle precipitazioni è paragonabile, hanno spiegato le autorità, alle quantità trovate anche sulla costa pacifica, in California e nello Stato di Washington, e non pone rischi per le forniture idriche. Campioni di aria analizzati nella stessa zona in Massachusetts non hanno mostrato tracce di radiazioni rilevabili. I campioni sono stati prelevati da più i 100 siti in tutto il Paese che fanno parte del sistema di monitoraggio ambientale degli Stati Uniti per la protezione da radiazioni. Anche in Cina sono state trovare tracce di radioattività nell'aria nella provincia nordorientale cinese dell'Heilongjiang ma, secondo quanto riferisce l'agenzia Nuova Cina, i livelli ci concentrazione non sono preoccupanti per la salute delle persone.

Redazione Online

28 marzo 2011

 

 

 

 

2011-03-27

LA CENTRALE ATOMICA IN GIAPPONE / Valori di centomila volte superiori ai limiti

Fukushima, allarme al reattore 2

La radioattività dell'acqua è troppo elevata: evacuati i tecnici. Ma ci sarebbe stato un errore di misurazione

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Fukushima, allarme al reattore 2

La radioattività dell'acqua è troppo elevata: evacuati i tecnici. Ma ci sarebbe stato un errore di misurazione

MILANO - La radioattività dell'acqua al reattore n.2 della centrale giapponese di Fukushima è estremamente elevata, tanto da far fuggire i tecnici che vi stavano lavorando. Lo riferisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l'evacuazione immediata dei tecnici al lavoro. La Tepco, la società che gestisce l'impianto, ha corretto il valore delle radiazioni registrate oggi al reattore n.2 di Fukushima, dall' iniziale 10 milioni di volte superiore alla norma, erroneamente dichiarato in precedenza, a 100.000 volte, un livello comunque pericoloso e tale da giustificare l'evacuazione .

ERRORE DI MISURAZIONE - Il livello di iodio-131 presente nel reattore n.2 è estremamente alto, al punto da far ipotizzare all'Agenzia che l'acqua possa essere legata in qualche modo al nocciolo, visto che la radioattività registrata è stata di 1.000 millisievert/ora. Questo dato però è stato successivamente corretto dalla stessa Tepco che si è scusata per l'errore e rimandando ulteriori dati ad una seconda e più accurata l'ettura.

MESSA IN SICUREZZA AL RALENTY - L'emergenza contaminazione, in ogni caso, sale mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio questa domenica era in programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempi ed evitare così ulteriori ritardi. Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare mentre lo iodio radioattivo è salito a 1.850 volte i limiti legali nelle acque immediatamente vicine all'impianto di Fukushima.

Redazione online

27 marzo 2011

 

Il vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche

L'"eretico" del Cnr:

"I terremoti? Un castigo divino"

Nuove polemiche sullo storico de Mattei:

"Riaffermo solo la tradizionale dottrina cattolica"

Il vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche

L'"eretico" del Cnr:

"I terremoti? Un castigo divino"

Nuove polemiche sullo storico de Mattei:

"Riaffermo solo la tradizionale dottrina cattolica"

Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr)

Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr)

MILANO - "Gli attacchi contro di me sono un tipico esempio della dittatura del relativismo denunciata da Benedetto XVI. Perché non ho fatto altro che riaffermare la tradizionale dottrina cattolica sulla provvidenza". Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), è di nuovo nell'occhio del ciclone. Dopo il discusso convegno antidarwiniano da lui organizzato nel 2009, ora lo storico romano, docente presso l'Università europea di Roma (legata ai Legionari di Cristo), è nel mirino per una conversazione a Radio Maria, nella quale ha sostenuto che i terremoti "sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio" e che in alcuni casi possono essere castighi divini. Online sono state raccolte migliaia di firme per chiederne le dimissioni, da parte di chi considera le sue posizioni "al di fuori del pensiero razionale" su cui si basa il metodo scientifico.

"Innanzitutto - replica de Mattei - non parlavo come vicepresidente del Cnr, ma da cittadino e da credente. Mi sono limitato a riprendere un libretto del 1911 scritto da monsignor Mazzella, arcivescovo di Rossano Calabro, che commentava il terremoto di Messina del 1908 riflettendo sul mistero del male. Il punto è che, come insegnano san Tommaso e sant'Agostino, nell'universo non accade nulla che non sia voluto, o almeno permesso, da Dio per precise ragioni. E tra di esse non è da escludere l'ipotesi di un castigo divino, anche se in materia non vi è certezza".

Ma il Dio cristiano non è amore? "Certo, infatti nel mio discorso non c'è alcun compiacimento. Esso nasce, al contrario, dalla convinzione che uno dei modi per aiutare spiritualmente chi soffre sia trovare una ragione alta e nobile per le disgrazie che l'hanno colpito, spiegando che anche le catastrofi sono originate dall'amore divino, che trae sempre il bene dal male".

Però la scienza indica cause geologiche per i terremoti. "Qui siamo su un piano diverso. Avanzare questa motivazione per chiedere che io mi dimetta equivale a esigere la cacciata dall'università di un fisico che crede al dogma della transustanziazione, certamente antiscientifico, per cui al momento della consacrazione eucaristica pane e vino diventano corpo e sangue di Cristo. Con questa logica scandalosa si arriverebbe a precludere ai cattolici ogni incarico pubblico". D'altronde de Mattei non si stupisce per gli attacchi degli atei: "Conosco la loro intolleranza: a parte Piergiorgio Odifreddi, non hanno mai accettato di confrontarsi con le mie idee, lanciano solo invettive. Mi colpiscono semmai il silenzio e l'ateismo pratico di certi cattolici, per i quali Dio sarebbe assente dalla storia, avrebbe creato l'universo per poi disinteressarsene".

Alcuni teologi infatti spiegano le sciagure naturali con una meccanica propria del mondo, non riconducibile alla volontà di Dio. "San Paolo scrive che il male e la morte sono entrati nel mondo attraverso il peccato originale di Adamo ed Eva. Da quella colpa derivano tutte le lacrime e i dolori dell'umanità. Oggi però nel mondo cattolico è penetrata una visione evoluzionista e poligenista, per cui il genere umano non proverrebbe da una coppia primordiale. Ma Pio XII nell'enciclica Humani Generis ha riaffermato che l'esistenza personale di Adamo ed Eva fa parte del magistero della Chiesa. Questa è una delle tante ragioni per cui un cattolico non può accettare le teorie di Darwin. Perciò mi stupisce che un semievoluzionista come il cardinale Gianfranco Ravasi presieda il Pontificio consiglio per la cultura".

Secondo lei non è adatto all'incarico? "Si chiede a me di lasciare la vicepresidenza del Cnr, ma sarebbe più logico che si dimettesse Ravasi, che sostiene in campo esegetico e scientifico posizioni non del tutto coerenti con la tradizione della Chiesa. Oltretutto l'evoluzionismo è indimostrabile sul piano sperimentale: di fatto è un mito che si sta sgretolando. Sono sempre più numerosi gli scienziati che lo rigettano, come quelli che ho riunito a Roma due anni fa. Ma Ravasi non ha invitato nessuno di loro al convegno a senso unico su Darwin organizzato nel marzo 2009 alla Gregoriana: neppure Josef Seifert, che è membro della Pontificia accademia per la vita".

Antonio Carioti

27 marzo 2011

 

 

 

 

 

2011-03-25

Lo ha annunciato la Tepco, il gestore dell'impianto

Giappone, danneggiata vasca reattore 3

Agenzia, crisi nucleare rischia di salire a 6

Sospeso il lavoro nei reattori 1 e 2 per acqua radioattiva. Il governo chiede l'evacuazione volontaria dei residenti

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La donna di 80 anni e il nipote di 16 estratti vivi dalle macerie dopo nove giorni dal terremoto a Ishimaki (Epa)

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OSAKA (GIAPPONE) - La situazione nella centrale nucleare di Fukushima, colpita duramente dal sisma/tsunami dell'11 marzo, resta "imprevedibile". Lo ha dichiarato il premier giapponese Naoto Kan. Alle sue parole si aggiungono i dati dell'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare secondo la quale, dopo la raccolta di dati sui livelli di radiazione nelle regioni limitrofe, il livello della gravità dell'incidente potrebbe essere portata da 5 a 6 (su una scala di 7), "o grave incidente". Nel frattempo giunge un altro allarme su reattore3. "È possibile che la vasca contenente le barre di combustibile nel reattore sia danneggiata", ha fatto sapere Il gestore Tepco.

SOSPESO LAVORO IN REATTORI 1 E 2 - Intanto l'alto livello di radioattività dell'acqua ha costretto alla sospensione dei lavori in corso nei reattori 1 e 2 della centrale nucleare di Fukushima. Lo riferisce l'agenzia giapponese Kyodo, ricordando che giovedì due persone che lavoravano nel reattore 3 dell'impianto sono state ricoverate in ospedale per problemi relativi ad acqua radioattiva. Il Giappone sta considerando di elaborare nuovi standard di sicurezza per le centrali nucleari, secondo quanto affermato dal ministro dell'Economia, Banri Kaida.

EVACUAZIONE VOLONTARIA - Il governo giapponese ha anche esortato i residenti nella fascia compresa tra i 20 e i 30 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima a trasferirsi volontariamente altrove. Lo ha riferito il portavoce del governo Yukio Edano, spiegando che la decisione è dovuta più alla preoccupazione per le difficoltà di approvvigionamento della popolazione piuttosto che per la salute pubblica, secondo quanto riferito dall'agenzia Kyodo news.

Redazione online

25 marzo 2011

 

 

 

I costi per rimettere in piedi il Paese stimati in 220 miliardi di euro

Giappone: sei giorni dopo la scossa

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dal nostro inviato PAOLO SALOM

 

OSAKA - Sei giorni soltanto. E poi si sono riposati. Tanto ci hanno messo gli ingegneri della società di gestione Nexco per ripristinare un tratto dell'autostrada a nord di Tokyo devastata dal terremoto dell'11 marzo.

Più che devastata: una foto scattata da una squadra di pronto intervento, a poche ore dal sisma di 9 gradi Richter, mostra l'asfalto disarticolato e sconnesso, con voragini di alcuni metri: uno scenario adatto a un film del genere catastrofico, tipo Godzilla. In altri Paesi, forse, si sarebbe immaginata una deviazione o comunque un lungo periodo di sbancamento e ripristino prima di rivedere le auto sfrecciare a 120 chilometri l'ora. Non in Giappone. Non in un Paese il cui premier, dopo la doppia catastrofe terremoto-tsunami, ha subito dichiarato: "Ricostruiremo il nostro Paese dalle fondamenta".

L'autostrada record

A giudicare da quanto fatto nella regione del Kanto, vicino a Naka, l'opera è già iniziata. Basta guardare la foto scattata il 17 marzo alle ore 17, esattamente sei giorni più tardi rispetto alla prima immagine: l'asfalto appare perfetto, come se non fosse successo nulla. Merito dell'ingegner Makoto Ishikawa, capace di reagire al disastro senza esitazioni e di risolvere in un tempo davvero breve un guaio che avrebbe provocato seri intoppi alla circolazione nell'area più popolosa del Giappone (42 milioni di abitanti). Questo di Naka, comunque, non è l'unico tratto (150 metri) riaperto al traffico in pochissimo. La Nexco, sul suo sito, spiega che su 20 differenti strade e autostrade, circa 813 chilometri su 870 danneggiati dal terremoto sono già stati riaperti al pubblico, per quanto con interventi d'emergenza e "salti" di corsia. La Nexco ha dovuto ripetere le riparazioni anche più volte, perché le scosse di assestamento hanno danneggiato l'asfalto nuovamente in molti punti, anche se certo non con gli stessi effetti del grande terremoto di due settimane fa. "Chiediamo scusa - avvisa la Nexco - se non tutte le aree di servizio sono state riaperte".

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Per quanto immenso può apparire oggi il compito, rimettere in moto il Paese è un imperativo sociale. Qualche dato, tanto per comprendere quanto sarà comunque lunga e onerosa la ricostruzione. La stima del governo, fa sapere il segretario di gabinetto Yukio Edano, parla di 25 mila miliardi di yen - circa 220 miliardi di euro - in danni alle infrastrutture, agli impianti industriali, agli edifici pubblici e privati. Come organizzare i lavori, le priorità? Edano ha detto che l'esecutivo sta valutando la possibilità di costituire un'"agenzia per la ricostruzione" simile a quella che dopo la Seconda guerra mondiale si era presa la briga di far ripartire un Paese raso al suolo, con due città, Hiroshima e Nagasaki, annichilite dalle bombe atomiche e molte altre, Tokyo compresa, semi distrutte dai bombardamenti americani. Stiamo pensando a una "sorta di sistema o organizzazione" che possa gestire gli stanziamenti per il dopo terremoto, ha spiegato Edano. Questo comunque vale per il futuro, un futuro che potrà durare anche cinque anni: tanto ci vorrà, secondo le stime della Banca mondiale, per rimettere in piedi tutto.

Nel frattempo, centomila soldati dell'Esercito di autodifesa sono tuttora impegnati nelle regioni colpite dal disastro: insieme a migliaia di volontari hanno iniziato a sgomberare le macerie, ripulire i porti e le strade. C'è da aiutare e nutrire 250 mila sfollati senza più casa né - per ora - lavoro. A questo proposito, il governo di Tokyo si aspetta una contrazione della crescita economica nazionale fino allo 0,5% nel prossimo anno fiscale, che in Giappone inizia il primo aprile. "Dobbiamo tenere in mente che a causa del terremoto la produzione potrà rallentare in molte zone per un cospicuo periodo di tempo", ha chiarito l'altro giorno il ministro delle Politiche economiche Kaoru Yosano. Meglio rimboccarsi le maniche.

Paolo Salom

25 marzo 2011

 

 

 

 

2011-03-22

La Borsa di Tokyo chiude in netto rialzo

Radioattività nel mare di Fukushima

Nuove scosse, 21mila tra morti e dispersi

Rilevati livelli di 30 volte superiori ai limiti. Ricollegati i reattori alla rete, ma la vasca del n.2 è in ebollizione

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Operazioni di raffreddamento alla centrale di Fukushima (Nhk/Afp)

Operazioni di raffreddamento alla centrale di Fukushima (Nhk/Afp)

MILANO - La Tepco, la società di gestione dell'impianto nucleare giapponese di Fukushima Daiichi, ha rilevato "materiale radioattivo nell'acqua di mare" nei pressi della centrale. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. In particolare sarebbe stato rilevato iodio radioattivo ad un livello 29,8 volte superiore al limite consentito. Ma non è solo il mare: il livello di radioattività è aumentato notevolmente in tutta l'area vicina alla centrale nucleare, secondo quanto affermato dal ministero della scienza e della tecnologia di Tokyo, precisando tuttavia che i livelli non sono tali da rappresentare una minaccia per la salute umana. L'aumento della radioattività è dovuto alla pioggia dei due giorni scorsi, ha spiegato un funzionario. I nuovi, alti livelli di iodio e di cesio radioattivi sono stati rilevati in 47 prefetture tra cui quella di Tokyo, 240 km a sud della centrale. Intanto arriva la notizia di nuove scosse nell'area. Un sisma di magnitudo 6,3 è stato registrato al largo di Fukushima, secondo quanto ha riferito la televisione pubblica nipponica Nhk. Il sisma è stato registrato alle 18.19 (le10.19 in Italia) e l'ipocentro è stato a 10 km di profondità.

VASCA IN EBOLLIZIONE - La vasca di stoccaggio del combustibile del reattore n.2 nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi è vicina all'ebollizione. Lo hanno riferito i funzionari giapponesi. Le elevate temperature potrebbero essere la causa del vapore che fuoriesce dal reattore 2 della centrale nucleare da lunedì. Se l'acqua nella vasca si mettesse a bollire e il livello si abbassasse tanto da far emergere le barre di combustibile il livello di radioattività aumenterebbe.

Fukushima,contaminato il mare

REATTORI RICOLLEGATI - Tuttavia tutti i sei reattori della centrale nucleare di Fukushima dispongono da questa mattina di una linea elettrica esterna che potrebbe consentire il riavvio dei sistemi di raffreddamento ma ad eccezione dei reattori 5 e 6 non sono ancora stati alimentati. I tecnici che stanno lavorando alla centrale hanno spiegato che prima di ridare corrente elettrica vanno effettuate alcune verifiche. Un portavoce dell'agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ha spiegato infatti che prima di rimetterli in servizio vanno verificati "uno ad uno i singoli impianti".

NUOVO BILANCIO: OLTRE 21 MILA VITTIME - Il bilancio delle vittime del terremoto e dello tsunami che l'11 marzo hanno devastato il nord-est del Giappone ha superato quota 21 mila, secondo la polizia giapponese: i morti accertati sono 9.079, i dispersi 12.645.

Da segnalare inoltre che un nuovo sisma di magnitudo 6,3 è stato registrato al largo di Fukushima. Lo riferisce la televisione pubblica nipponica Nhk.

Fukushima, fumo dai reattori

BORSA IN RIALZO - Chiusura in rialzo per la Borsa di Tokyo: + 4,36 per cento. Intanto la Banca del Giappone ha immesso oggi 2.000 miliardi di Yen (17 miliardi di euro) sul mercato per sostenere l'economia. Sale così a 39.000 miliardi di yen (339 miliardi di euro) la somma complessiva sbloccata dalla banca dopo il sisma e lo tsunami che hanno colpito la nazione.

Redazione Online

22 marzo 2011

 

 

gLI EFFETTI DELLA NUBE ATTESI TRA MERCOLEDì E GIOVEDì

L'Ispra: anche in Italia aumenterà

la radioattività, ma in dosi minime

"Al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni"

gLI EFFETTI DELLA NUBE ATTESI TRA MERCOLEDì E GIOVEDì

L'Ispra: anche in Italia aumenterà

la radioattività, ma in dosi minime

"Al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni"

MILANO - Gli effetti della nube radioattiva che si è sprigionata dalla centrale giapponese di Fukushi sono "attesi anche sull'Italia, prevediamo tra mercoledì e giovedì" ma "al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni". Lo ha detto il responsabile del Servizio misure radiometriche del Dipartimento nucleare dell'Ispra, Giancarlo Torri.

In Italia ad intercettare la nube "sono i sistemi della Rete nazionale di sorveglianza della radioattività, una rete che è sempre e comunque attiva su tutte le regioni italiane" spiega Torri, aggiungendo che "a stamattina non si rileva nessun segnale di incremento di radioattività né sull'Italia né sull'Europa". "Il valore della nube - continua Torri - dipende da quanto materiale radioattivo è uscito, da quanto sta in alto e da quali fenomeni di diluizione è influenzato".

DOSE ATTESA TRA 1.000 E 10MILA VOLTE INFERIORE A QUELLA DI CHERNOBYL - La dose attesa, prosegue Torri, "dovrebbe essere tra 1.000 e 10 mila volte meno di quella che arrivò dopo Chernobyl. Ci aspettiamo valori da 100 a 1.000 milionesimi di baquerel per metro cubo di aria".

22 marzo 2011

 

 

WEB

Giappone, bacheca online delle bufale giornalistiche sul dramma nucleare

Blogger raccoglie errori ed esagerazioni della stampa

WEB

Giappone, bacheca online delle bufale giornalistiche sul dramma nucleare

Blogger raccoglie errori ed esagerazioni della stampa

La centrale danneggiata

La centrale danneggiata

MILANO - Lo hanno chiamato il "il muro della vergogna dei giornalisti", tanto per non lasciare spazio ad equivoci. E' uno spazio online che raccoglie segnalazioni dettagliate di servizi televisivi e articoli della stampa internazionale che diffondono "un'informazione inattendibile e sensazionalistica" – quando non "palesemente falsa" – sulla situazione post terremoto in Giappone e sulla crisi nucleare di Fukushima. L'iniziativa è di un blogger giapponese, che usa parole poco tenere verso i giornalisti che si limitano a diffondere paura senza dire come stanno esattamente le cose e che in questa bacheca degli orrori vengono sbugiardati senza pietà.

BUFALE E STRAFALCIONI - Gli esempi sono decine: si va dal titolo strillato a tutta pagina che incita genericamente al panico, mostrando un uomo con indosso una maschera antigas – totalmente fuori dal contesto - , alla descrizione di Tokyo come "città fantasma, in cui si muovono gli ultimi zombie, pronti all'esodo di massa". O ancora, articoli in cui un'ipotesi assurge a dato di fatto, come la nuvola radioattiva che avrebbe dovuto raggiungere le coste americane venerdì o l'imminenza di un'esplosione nucleare. Poi ci sono le vere e proprie gaffe, come quella di France 2, che parla di reattore nucleare di Hiroshima, la città distrutta dall'atomica nel 1945, per riferirsi all'impianto di Fukushima. Sono soprattutto i "banner" (ovvero i titoli che scorrono sotto le immagini) delle reti all-news a finire nel mirino, perché "spesso riprendono voci non confermate, senza verificarle".

LE MAIL - Gli utenti del sito hanno a portata di clic gli indirizzi delle autorità che nei diversi paesi garantiscono una corretta informazione. Ma c'è spazio anche per i pezzi e i reportage ben fatti, come quelli del New York Times. "Nessuno mette in discussione la gravità della situazione e i rischi ma alcuni falsi allarmi della stampa ricordano quelli che si verificarono durante l'epidemia di SARS a Hong Kong" spiega Joi Ito, guru del web e tra i creatori di Flickr. Un caso su tutti: molti media internazionali hanno equivocato le parole del portavoce del governo Edano e hanno dato la notizia dell'evacuazione del personale dell'impianto di Fukushima che, invece, era stato semplicemente trasferito in un'altra area della centrale. Un equivoco che prima di essere chiarito ha scatenato grande paura nella popolazione giapponese, che non capiva perché le televisioni nazionali raccontassero di una storia ben diversa. Non è una questione di orgoglio patriottico.

AUTOMISURAZIONE - I giapponesi sono i primi a prendere con le molle le notizie che arrivano dalla Tepco e dalle autorità governative. "Ma finché ognuno potrà misurare autonomamente i livelli di radioattività non è possibile nascondere alla gente come stanno le cose" sostiene Ito. Al momento del sisma, lui era in volo verso gli Emirati Arabi, per partecipare a una conferenza dedicata al web. Ha quindi vissuto sulla sua pelle la distonia tra le notizie di alcuni organi d'informazione e i racconti dei suoi amici e dei suoi parenti a Tokyo, contattati attraverso la Rete e testimoni di uno scenario ben diverso da quello dipinto da molti giornali e tv. "A quanto ne so io, nella capitale la situazione è abbastanza normale e oggi la maggior parte dell persone è regolarmente al lavoro" racconta Ito, che è ancora negli Emirati. Negli ultimi anni ha girato il mondo e ha vissuto ben poco in Giappone. Ora dice di aver una gran voglia di tornare a casa. "Valuterò nei prossimi giorni, ma credo proprio che rimanderò il viaggio che avevo in programma negli Stati Uniti".

Elvira Pollina

19 marzo 2011

 

 

 

 

2011-03-20

Fukushima, a breve l'energia elettrica

Stop agli alimenti provenienti

dalla zona vicino alla centrale nucleare

Tokyo, tracce di radioattività nell'acqua. Livelli

"superiori ai limiti legali" nel latte e nella verdura

Fukushima, a breve l'energia elettrica

Stop agli alimenti provenienti

dalla zona vicino alla centrale nucleare

Tokyo, tracce di radioattività nell'acqua. Livelli

"superiori ai limiti legali" nel latte e nella verdura

MILANO - Il ministero della Sanitá nipponico ha ordinato lo stop della vendita di alimenti provenienti dalla prefettura di Fukushima. Lo ha annunciato l'Aiea da Vienna, dopo il rilevamento di radioattività in latte e spinaci prodotti nella zona della centrale nucleare. Intanto, come già accaduto nella capitale, "piccolissime quantità di materiale radioattivo" sono state rinvenute nell'acqua potabile di Gunma, la prefettura confinante con Fukushima, secondo quanto riferito dall'agenzia Jiji.

RADIOATTIVITA' - Resta da chiarire come le particelle radioattive abbiano raggiunto l'acqua potabile di Gunma e se provengano dalla centrale nucleare o da ospedali e laboratori. Il governo locale della prefettura ha comunque sostenuto che il livello radioattivo dell'acqua di Gunma è al di sotto dei valori limite. Nonostante i continui tentativi di rassicurazioni da parte del governo giapponese, tracce di iodio radioattivo sono state trovate nell'acqua di rubinetto a Tokyo e in altre aree limitrofe. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Circa un quinto di quello di una Tac sarebbe quello trovato negli spinaci. Lo ha comunicato il portavoce del governo Yukio Edano precisando che, sebbene i livelli superino i limiti permessi dal governo, i prodotti "non pongono immediato pericolo alla salute". "Sebbene lo iodio radioattivo abbia una durata di circa otto giorni e si decomponga naturalmente in alcune settimane, c'è un rischio a breve termine per la salute umana se viene assorbito attraverso il cibo", si legge in comunicato dell'Agenzia. Per contrastare la contaminazione degli alimenti, le autorità distribuiscono, da tre giorni, pillole o sciroppo di iodio stabilizzato agli abitanti evacuati per un raggio di circa 20 km dalla centrale disastrata. Lo iodio stabilizzato (non radioattivo) serve a prevenire il cancro della tiroide in caso di esposizione a radiottività. Rischio che è particolarmente alto per bambini e giovani.

I vigili del fuoco a lavoro

OPERAI CONTAMINATI - Sei lavoratori dell'impianto nucleare di Fukushima Daiichi impegnati nelle operazioni di emergenza sono stati sottoposti ad un livello eccessivo di radiazioni. Lo comunica una fonte della compagnia Tokyo Electric Power. L'azienda precisa che gli operai stanno comunque continuando a lavorare perchè non mostrano segni evidenti di contagio. Il governo e la protezione civile giapponese hanno dichiarato che circa 50 vigili del fuoco di Tokyo impegnati nella centrale sono stati decontaminati dopo che sono intervenuti, con un'operazione di raffreddamento, sul pericoloso reattore 3 della centrale di Fukushima. Nell'area della centrale nucleare il livello di radioattività rilevato nell'aria è "stabile", ma "significativamente più elevato" del normale. Lo dice l'Aiea, l'agenzia Onu per l'energia atomica, precisando che i livelli non impediscono tuttavia il lavoro dei tecnici che stanno combattendo la crisi. I tecnici sono riusciti a connettere un cavo ad uno dei reattori della centrale di Fukushima 1 danneggiata, ma l'elettricità ancora deve essere ripristinata, secondo la Tokyo Electric Power, la società che gestisce la centrale. In mattinata era stato annunciato che a breve sarebbe stata ripristinata l'elettricità all'interno del sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. L'energia elettrica dovrebbe essere ripristinata in giornata per i reattori 1, 2, 5 e 6 e domenica per i reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina.

Lo tsunami in alto mare

Il governo giapponese ha detto che parti dei sistemi di raffreddamento dei reattori 2 e 6 della centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono funzionanti. L'agenzia per la sicurezza nucleare e industriale ha confermato che un generatore diesel di emergenza ha ripreso a funzionare al reattore 6 e una pompa di raffreddamento al reattore 5 è in grado di funzionare. L'agenzia ha detto inoltre che i livelli di radiazioni al cancello occidentale della centrale nucleare, che si trova a circa un chilometro dal reattore numero 3, ha fatto registrare la lettura piuttosto alta di 830.8 microsievert all'ora alle 8.10 di questa mattina (00.10 ora italiana). Ma il livello è diminuito fino a 364.5 microsievert all'ora alle 9. La notizia si apprende dall'emittente televisiva giapponese Nhk World.

VOLI - Nessuna restrizione per i collegamenti aerei da e per il Giappone. Lo sottolinea la Iata, l'associazione internazionale del trasporto aereo, che, in una nota, accoglie con favore la decisione dell'Icao (l'organizzazione internazionale dell'aviazioni civile), dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'Organizzazione mondiale della Sanitá, l'Organizzazione marittima internazionale e l'Organizzazione meteorologica mondiale di confermare la normale operatività nei maggiori aeroporti giapponesi, inclusi i due scali di Tokyo Haneda e Narita.

Migliaia di corpi non identificati

ASSESTAMENTO - Una nuova scossa di assestamento, di magnitudo 6,1 gradi della scala Richter, è stata avertita alle 18.30 locali, con epicentro vicino a Ibaraki. La scossa non ha danneggiato le strutture nucleari di Ibarak. Potrebbe invece causare variazioni del livello del mare, avverte la stessa fonte sull'agenzia Kyoso, ma non tali da causare nuovi danni. In tanto si registrano le variazioni ala suolo terreste causate dalla scossa di magnitudo 9 dell'11 marzo. Secondo i dati forniti dall'Autorità di informazione geospaziale giapponese a Tsukuba ha causato uno spostamento di 5,3 metri della penisola di Oshika, nella prefettura di Miyagi. La stessa striscia di terra è scesa di 1,2 metri. La penisola situata sulla costa Pacifica si è spostata in direzione est-sudest, verso l'epicentro della scossa. Spostamenti di fasce di territorio sono stati registrati in molte zone, dalla regione nordorientale di Tohoku a quella di Kantu. A Yamada, nella prefettura di Iwate, si è registrato uno spostamento di 25 centimetri verso est.

Redazione online

19 marzo 2011(ultima modifica: 20 marzo 2011)

 

 

 

 

2011-03-19

Giappone

Fukushima, a breve l'energia elettrica

Tokyo, tracce di radioattivià nell'acqua

Livelli "superiori ai limiti legali" riscontrati nel latte e nella verdura prodotto vicino alla centrale nucleare

Giappone

Fukushima, a breve l'energia elettrica

Tokyo, tracce di radioattivià nell'acqua

Livelli "superiori ai limiti legali" riscontrati nel latte e nella verdura prodotto vicino alla centrale nucleare

MILANO - Nell'area della centrale nucleare giapponese disastrata di Fukushima il livello di radioattività rilevato nell'aria è "stabile", ma "significativamente più elevato" del normale. Lo dice l'Aiea, l'agenzia Onu per l'energia atomica, precisando che i livelli non impediscono tuttavia il lavoro dei tecnici che stanno combattendo la crisi. I tecnici sono riusciti a connettere un cavo ad uno dei reattori della centrale di Fukushima 1 danneggiata, ma l'elettricità ancora deve essere ripristinata, secondo la Tokyo Electric Power, la società che gestisce la centrale. In mattinata era stato annunciato che a breve sarebbe stata ripristinata l'elettricità all'interno del sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. L'energia elettrica dovrebbe essere ripristinata in giornata per i reattori 1, 2, 5 e 6 e domenica per i reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina. Il governo giapponese ha detto che parti dei sistemi di raffreddamento dei reattori 2 e 6 della centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono funzionanti. L'agenzia per la sicurezza nucleare e industriale ha confermato che un generatore diesel di emergenza ha ripreso a funzionare al reattore 6 e una pompa di raffreddamento al reattore 5 è in grado di funzionare. L'agenzia ha detto inoltre che i livelli di radiazioni al cancello occidentale della centrale nucleare, che si trova a circa un chilometro dal reattore numero 3, ha fatto registrare la lettura piuttosto alta di 830.8 microsievert all'ora alle 8.10 di questa mattina (00.10 ora italiana). Ma il livello è diminuito fino a 364.5 microsievert all'ora alle 9. La notizia si apprende dall'emittente televisiva giapponese Nhk World.

Migliaia di corpi non identificati

RADIOATTIVITA' - Nonostante i continui tentativi di rassicurazioni da parte del governo giapponese, tracce di iodio radioattivo sono state trovate nell'acqua di rubinetto a Tokyo e in altre aree limitrofe. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Circa un quinto di quello di una Tac sarebbe quello trovato negli spinaci. Lo ha comunicato il portavoce del governo Yukio Edano precisando che, sebbene i livelli superino i limiti permessi dal governo, i prodotti "non pongono immediato pericolo alla salute". Il portavoce Edano ha aggiunto che le autorità stanno cercando di individuare in quali luoghi del Giappone siano state inviate le ultime partite dei due prodotti impegnandosi a bloccarle nel caso i risultati dei nuovi test fossero uguali ai primi.

VOLI - Nessuna restrizione per i collegamenti aerei da e per il Giappone. Lo sottolinea la Iata, l'associazione internazionale del trasporto aereo, che, in una nota, accoglie con favore la decisione dell'Icao (l'organizzazione internazionale dell'aviazioni civile), dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'Organizzazione mondiale della Sanitá, l'Organizzazione marittima internazionale e l'Organizzazione meteorologica mondiale di confermare la normale operatività nei maggiori aeroporti giapponesi, inclusi i due scali di Tokyo Haneda e Narita.

ASSESTAMENTO - Una nuova scossa di assestamento, di magnitudo 6,1 gradi della scala Richter, è stata avertita alle 18.30 locali, con epicentro vicino a Ibaraki. La scossa non ha danneggiato le strutture nucleari di Ibarak. Potrebbe invece causare variazioni del livello del mare, avverte la stessa fonte sull'agenzia Kyoso, ma non tali da causare nuovi danni. In tanto si registrano le variazioni ala suolo terreste causate dalla scossa di magnitudo 9 dell'11 marzo. Secondo i dati forniti dall'Autorità di informazione geospaziale giapponese a Tsukuba ha causato uno spostamento di 5,3 metri della penisola di Oshika, nella prefettura di Miyagi. La stessa striscia di terra è scesa di 1,2 metri. La penisola situata sulla costa Pacifica si è spostata in direzione est-sudest, verso l'epicentro della scossa. Spostamenti di fasce di territorio sono stati registrati in molte zone, dalla regione nordorientale di Tohoku a quella di Kantu. A Yamada, nella prefettura di Iwate, si è registrato uno spostamento di 25 centimetri verso est.

Redazione online

19 marzo 2011

 

 

 

Giappone

Fukushima, ripristinata l'energia elettrica

Un passo importante per cercare di riattivare le pompe di raffreddamento dell'impianto.

Giappone

Fukushima, ripristinata l'energia elettrica

Un passo importante per cercare di riattivare le pompe di raffreddamento dell'impianto.

MILANO - Il gestore della centrale nucleare di Fukushima è riuscito a ripristinare l'elettricità nel sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di riattivare le pompe di raffreddamento dell'impianto. In giornata l'elettricità è tornata nei reattori 1,2 ,5 e 6 mentre domenica dovrebbe essere riattivata nei reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina.

RADIOATTIVITA' - Intanto livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Lo ha affermato il portavoce del governo giapponese Yukio Edano in una conferenza stampa. Il portavoce Edano ha aggiunto che le autorità stanno cercando di individuare in quali luoghi del Giappone siano state inviate le ultime partite dei due prodotti.

19 marzo 2011

 

 

consigli

Cibi sospetti ed esami del sangue I rischi per chi torna da Tokyo

Come difendersi dalla contaminazione, anche in aereo Le cure possibili: iodio, trapianto e cellule staminali

consigli

Cibi sospetti ed esami del sangue I rischi per chi torna da Tokyo

Come difendersi dalla contaminazione, anche in aereo Le cure possibili: iodio, trapianto e cellule staminali

MILANO - Con gli occhi del mondo puntati sulle centrali giapponesi e il riaccendersi del dibattito sul nucleare nel nostro Paese torna d'attualità la domanda: Come ci si può difendere dalle radiazioni?"La protezione da forti dosi di radiazioni si ottiene solo con la schermatura a piombo" spiega Carlo Fallai, direttore del reparto di Radioterapia 2 dell'Istituto dei tumori di Milano. "Ma se parliamo dei rischi che corre chi non vive in prossimità delle centrali danneggiate dal sisma il fattore distanza è decisivo, visto che l'esposizione alla radiazione si riduce con il quadrato della distanza dalla sorgente".

"Infatti già a Tokyo il livello di radioattività ambientale, secondo quanto risulta al momento, sarebbe solo di cinque volte superiore a quello che abbiamo a Milano, cioè ancora molto basso" precisa Riccardo Calandrino direttore del servizio di Fisica Sanitaria dell'Istituto San Raffaele di Milano. Quindi non c'è nessun provvedimento da adottare per chi vive in Giappone? Niente tute bianche? Niente dosimetri di radioattività? Niente pastiglie di iodio? "Bisogna distinguere" chiarisce Calandrino. "Le tute bianche, che si vedono nelle fotografie, servono a chi opera nelle zone del disastro per proteggere pelle e vestiti dalla radioattività ambientale. Chi le indossa, quando rientra in un ambiente chiuso deve lasciarle fuori in modo da non contaminarlo e deve anche farsi una buona doccia. I dosimetri servono invece a dirci quante radiazioni assorbiamo e sono una forma di difesa indiretta".

Diverso il discorso delle pastiglie di iodio. "La loro funzione è "saturare" la tiroide di questa sostanza" illustra Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di onco-ematologia dell'ospedale Bambin Gesù di Roma, che ha seguito in passato diversi minori colpiti dalle radiazioni di Chernobyl. "Questa ghiandola è la più "affamata" di iodio dell'organismo e "ingolfandola" con quello delle pastiglie, si evita che possa captare quello radioattivo dall'ambiente. Ma ai livelli di radioattività che vengono riferiti nei territori distanti dalle centrali non pare una misura necessaria e certamente non è il caso di prenderle oggi in Italia". Nessun rischio che la radioattività si possa spostare fino a qui? Nel nostro Paese non dobbiamo prendere nessuna precauzione? "Difficile pensare a una caduta di materiale radioattivo in Europa trasportato fin qui dall'aria" dice Calandrino.

Quanto a possibili contaminazioni alimentari con cibi provenienti dal Giappone, il ministero della Salute ha già informato che gli ispettori frontalieri e gli uffici di Sanità Marittima e di Frontiera (Pif e Usmaf) controllano gli alimenti "di origine animale e non" (soprattutto pesci, crostacei, caviale, soia, alghe, tè verde) che arrivano dal Giappone prodotti e confezionati dopo l'11 marzo, data del sisma. I campioni per le analisi vengono inviati ai laboratori dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata (la cui sede centrale è a Foggia) e dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana (con sede a Roma) che seguono specifici protocolli tecnici per le verifiche necessarie in questo caso.

Esiste invece la possibilità di essere "contagiati" magari durante un volo aereo da un passeggero proveniente da una zona radioattiva? "Per essere pericoloso in una situazione del genere la persona in questione dovrebbe essere un pompiere che ha lavorato in una delle centrali "esplose", aver assorbito una quantità enorme di radiazioni, senza aver alcun disturbo (eventualità assai improbabile) ed essere sfuggito ai programmi di protezione e quarantena del governo giapponese" sottolinea Calandrino. "Non può essere certo il caso di una qualsiasi persona che, per esempio, arriva da Tokyo e ci si siede accanto sul nostro aereo in partenza da Bangkok per Roma".

E per nostri connazionali che tornano dal Giappone o da Paesi confinanti che controlli si possono suggerire oltre a quello di recarsi in un centro di medicina nucleare per farsi verificare magari il livello di radioattività?"Ci si può sottoporre a un normale esame del sangue e poi ripeterlo per alcune settimane per misurare il numero di granulociti, un particolare tipo di globuli bianchi" suggerisce il professor Locatelli. La ragione? "Un puro scrupolo in realtà, perché danni acuti, cioè immediati, al midollo osseo (che produce globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) procurati dalle radiazioni dovrebbero solo riguardare chi è stato davvero vicino al luogo del disastro e dovrebbero essere accompagnati da altri disturbi, come vomito, sanguinamenti eccetera". E per chi ha subito esposizioni di questo tipo che terapie ci sono? "In caso di aplasia, cioè "distruzione" del midollo osseo, oggi ci sono specifici fattori di crescita come il G-Csf, che stimola la produzione di granulociti e quindi può in qualche misura compensare il danno. Ci sono anche fattori di crescita specifici per l'eventuale riduzione delle piastrine. Nei casi più gravi si deve invece ricorrere al trapianto di midollo, ed eventualmente all'utilizzo di cellule staminali da cordone ombelicale"

Luigi Ripamonti

18 marzo 2011

 

 

dopo il rientro dal giappone

Controlli radioattività, valori alterati

"Ma non c'è nessun rischio clinico"

Su 11 persone sono state trovate piccole tracce di iodio radioattivo nel corso di controlli effettuati a Firenze. I medici: "Valori bassi, come dopo una scintigrafia"

FIRENZE - Gli italiani sono rientrati dal Giappone, compresi i componenti del Maggio Musicale Fiorentino. E dopo il sollievo di essere in suolo italiano, comincia l'incubo della contaminazione. Ad oggi, hanno effettuato controlli 23 persone, di cui tre in Lombardia, presso l'ospedale Niguarda Cà Grande di Milano e 20 in Toscana di cui 14 presso l'Azienda Ospedaliera Careggi di Firenze e 6 presso l'Azienda Ospedaliera di Pisa. Di quelle che si sono presentate a Careggi, su 11 (fra cui otto componenti del Maggio Fiorentino) sono state individuate lievi tracce di iodio 131 nelle urine da mettere in correlazione con l’incidente nucleare. Una dose, secondo il ministero della Salute, "comunque inferiore al limite della normale esposizione ambientale consentita e quindi si escludono rischi per la salute". A Firenze, su undici persone sono state trovate piccole tracce di iodio 131 (iodio radioattivo) nel corso di controlli. La quantità rilevata, secondo gli esperti dell’ospedale di Careggi, non ha alcuna rilevanza dal punto di vista clinico.

Le tracce di Iodio 131, secondo gli esperti di Careggi, non hanno alcuna rilevanza dal

punto di vista clinico. Nessuna positività, al momento, per le 6 di Pisa, sulle quali però sono stati fatti solo gli accertamenti radiometrici esterni (i risultati degli esami delle urine sono attesi per lunedì). "Le dosi rilevate – spiega il professor Giampaolo Biti direttore della radioterapia di Careggi - sono inferiori di un migliaio di volte a quella che viene somministrata giornalmente nelle migliaia di pazienti che in tutto il mondo sono sottoposti all’esame della tiroide con scintigrafia (30 microCurie) e almeno centomila volte inferiore alle somministrazioni di iodio 131 effettuate a scopo terapeutico per ipertiroidismo (5 milliCurie). E la letteratura internazionale consolidata da oltre mezzo secolo non ha mai osservato in coloro che sono stati sottoposti a indagini sulla tiroide od a terapie per ipertiroidismo effetti collaterali gravi o tumori radio indotti. Queste quantità si riducono progressivamente, fino a sparire nel giro di 120 giorni".

Nell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi, a partire dal 16 marzo ad ora sono stati eseguiti esami sulla raccolta di urine delle 24 ore per la rilevazione di contaminazione radioattiva relativi a 14 cittadini, di cui 10 del Maggio Fiorentino provenienti dal Giappone e specificamente dall’area di Tokyo. Lo dichiara Valter Giovannini, direttore sanitario di Careggi. "Di questi – precisa il dottor Cesare Gori, direttore della Fisica sanitaria di Careggi – 11 (8 fra i componenti del Maggio e 3 altri cittadini) controllati mostrano o piccole tracce di iodio 131, con valori non superiori a 40 Becquerel". "Queste differenze – spiega il professor Alberto Pupi direttore della medicina nucleare di Careggi - pur su livelli complessivi minimi di radioattività, dipendono dal momento del prelievo delle urine rispetto al momento in cui l’individuo è venuto in contatto con lo Iodio 131. Ad esempio, se nelle urine dopo 5 giorni dalla inalazione dello Iodio 131 è presente 1 Becquerel, nella tiroide il giorno della inalazione, erano presenti circa 1.300 Becquerel, pari a 30 nanoCurie (miliardesimi di Curie)". "Tutte le persone risultate positive – conclude Giovannini – saranno contattate e inserite in specifici protocolli di controllo che prevedono un monitoraggio nelle prossime settimane in relazione ai risultati delle indagini. Siamo quindi di fronte a una situazione che non ha aspetti di rilevanza dal punto di vista clinico e che quindi per adesso esaminiamo unicamente sotto il profilo sanitario".

"Ho sentito uno degli 8 trovati positivi. Mi ha detto di essere stato informato da Careggi nel pomeriggio e che ora è relativamente tranquillo: certo avrebbe preferito avere notizie diverse". Lo racconta Silvano Ghisolfi, Rsa Cgil, che ha spiegato di aver raggiunto telefonicamente uno degli 8 componenti del Maggio musicale fiorentino. Ghisolfi ha sottolineato che "si tratta di una persona che è stata una delle prime a rientrare in Italia da Tokyo dopo che è stata annullata la tournee. Ora quello che ci fa preoccupare è il pensiero all’orchestra che ha proseguito il tour spostandosi in Cina". Per l’onorevole Fabio Evangelisti, segretario Idv Toscana: "Minacce di licenziamento o meno, abbiamo assistito a una grave incapacità di prendere decisioni importanti - aggiunge -: per questo, chi allora ha esitato, a Firenze come alla Farnesina, dovrà assumersi tutte le gravissime responsabilità per aver esposto i lavoratori del Maggio in tournee a Tokyo a un così concreto quanto inutile rischio". Rincara la dose la FLC CGIL di Firenze: "Viviamo con apprensione l'evolvere della catastrofe giapponese, e con ancor più preoccupazione abbiamo vissuto la vicenda di quelle lavoratrici e di quei lavoratori, siamo rimasti stupiti dall' incomprensibile ed ingiustificabile il comportamento del sindaco della città di Firenze, nel suo doppio ruolo di rappresentate della città e di datore di lavoro. "Lo spettacolo deve continuare", ma non a danno della sicurezza dei 300 musicisti, coristi e tecnici, spiace che sia stata necessaria la rabbia dei familiari per portare il Presidente e la Sovrintendente alla ragione".

A Pisa. All’Unità di fisica sanitaria dell’ospedale Santa Chiara di Pisa si sono presentate fino a venerdì pomeriggio sei persone. Sono state visitate e, all’esame radiometrico esterno, sono risultate tutte e sei negative. Lunedì si avranno i risultati dell’esame delle urine. I due Centri dedicati istituiti dalla Regione, sono nelle due aziende ospedaliero-universitarie di Careggi e di Pisa. A Careggi i cittadini possono andare al pronto soccorso, a Pisa all’Unità di fisica sanitaria dell’ospedale Santa Chiara. A questi centri dedicati dovranno rivolgersi solo le persone che rientrano dal Giappone, e in particolare dalle zone intorno alla centrale nucleare di Fukushima.

La Commissione regionale per la prevenzione dei rischi da radiazioni ionizzanti. E’ composta da dirigenti dell’assessorato, medici nucleari, radioterapisti, fisici nucleari. Si è riunita e ha validato il protocollo già in atto nel Centro dedicato dell’azienda ospedaliero universitaria di Careggi, con le indicazioni valevoli per le persone che rientrano dal Giappone. Nel Protocollo si stabilisce che gli utenti devono essere presi in carico dalla struttura operativa individuata dall direzione sanitaria. Oltre all’anamnesi individuale, devono essere annotati su un’apposita scheda anche la zona del Giappone da cui provengono (in particolare la distanza da Fukushima) e il periodo di soggiorno. Prima l’utente sarà sottoposto ad una misurazione strumentale esterna per ricercare la presenza di un’eventuale emissione di radiazioni. Poi all’utente viene consigliata la raccolta di urine delle 24 ore, previa acquisizione di consenso informato. A coloro che aderiscono viene consegnato il contenitore per la raccolta, con le indicazioni su come consegnare il campione e come ritirare il referto. Sul campione di urine viene effettuata la ricerca dello Iodio 131 e del Cesio 137.

18 marzo 2011

 

Nei corridoi di montecitorio Dopo la cerimonia dei 150 anni

Nucleare, Prestigiacomo a Tremonti: "Basta cazz..., usciamone "

"È finita, mica possiamo rischiare le elezioni per questo?"

Nei corridoi di montecitorio Dopo la cerimonia dei 150 anni

Nucleare, Prestigiacomo a Tremonti: "Basta cazz..., usciamone "

"È finita, mica possiamo rischiare le elezioni per questo?"

La ministra dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo (Ansa)

La ministra dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo (Ansa)

MILANO - "È finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate". Nell'aula di Montecitorio è finita da poco la cerimonia di celebrazione del 150esimo anniversario, e nel corridoio di fronte alla sala del governo il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, si sfoga, lontana da occhi indiscreti, con Paolo Bonaiuti e Giulio Tremonti.

IL COLLOQUIO - Il dibattito sul progetto nucleare del governo si è infiammato dopo il terremoto in Giappone, ma il ministro ha già le idee chiare. A sentire lei, il nucleare italiano non ha futuro: "È finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate. Bisogna uscirne - dice rivolta a Bonaiuti e soprattutto a Tremonti - ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare nulla, si decide tra un mese". Al colloquio, che è durato una decina di minuti, s'aggiunge poi anche il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani. (fonte: Dire)

17 marzo 2011

 

 

 

2011-03-18

 

dopo il rientro dal giappone

Controlli radioattività, valori alterati

"Ma non c'è nessun rischio clinico"

Su 11 persone sono state trovate piccole tracce di iodio radioattivo nel corso di controlli effettuati a Firenze. I medici: "Valori bassi, come dopo una scintigrafia"

FIRENZE - Gli italiani sono rientrati dal Giappone, compresi i componenti del Maggio Musicale Fiorentino. E dopo il sollievo di essere in suolo italiano, comincia l'incubo della contaminazione. Ad oggi, hanno effettuato controlli 23 persone, di cui tre in Lombardia, presso l'ospedale Niguarda Cà Grande di Milano e 20 in Toscana di cui 14 presso l'Azienda Ospedaliera Careggi di Firenze e 6 presso l'Azienda Ospedaliera di Pisa. Di quelle che si sono presentate a Careggi, su 11 (fra cui otto componenti del Maggio Fiorentino) sono state individuate lievi tracce di iodio 131 nelle urine da mettere in correlazione con l’incidente nucleare. Una dose, secondo il ministero della Salute, "comunque inferiore al limite della normale esposizione ambientale consentita e quindi si escludono rischi per la salute". A Firenze, su undici persone sono state trovate piccole tracce di iodio 131 (iodio radioattivo) nel corso di controlli. La quantità rilevata, secondo gli esperti dell’ospedale di Careggi, non ha alcuna rilevanza dal punto di vista clinico.

Le tracce di Iodio 131, secondo gli esperti di Careggi, non hanno alcuna rilevanza dal

punto di vista clinico. Nessuna positività, al momento, per le 6 di Pisa, sulle quali però sono stati fatti solo gli accertamenti radiometrici esterni (i risultati degli esami delle urine sono attesi per lunedì). "Le dosi rilevate – spiega il professor Giampaolo Biti direttore della radioterapia di Careggi - sono inferiori di un migliaio di volte a quella che viene somministrata giornalmente nelle migliaia di pazienti che in tutto il mondo sono sottoposti all’esame della tiroide con scintigrafia (30 microCurie) e almeno centomila volte inferiore alle somministrazioni di iodio 131 effettuate a scopo terapeutico per ipertiroidismo (5 milliCurie). E la letteratura internazionale consolidata da oltre mezzo secolo non ha mai osservato in coloro che sono stati sottoposti a indagini sulla tiroide od a terapie per ipertiroidismo effetti collaterali gravi o tumori radio indotti. Queste quantità si riducono progressivamente, fino a sparire nel giro di 120 giorni".

Nell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi, a partire dal 16 marzo ad ora sono stati eseguiti esami sulla raccolta di urine delle 24 ore per la rilevazione di contaminazione radioattiva relativi a 14 cittadini, di cui 10 del Maggio Fiorentino provenienti dal Giappone e specificamente dall’area di Tokyo. Lo dichiara Valter Giovannini, direttore sanitario di Careggi. "Di questi – precisa il dottor Cesare Gori, direttore della Fisica sanitaria di Careggi – 11 (8 fra i componenti del Maggio e 3 altri cittadini) controllati mostrano o piccole tracce di iodio 131, con valori non superiori a 40 Becquerel". "Queste differenze – spiega il professor Alberto Pupi direttore della medicina nucleare di Careggi - pur su livelli complessivi minimi di radioattività, dipendono dal momento del prelievo delle urine rispetto al momento in cui l’individuo è venuto in contatto con lo Iodio 131. Ad esempio, se nelle urine dopo 5 giorni dalla inalazione dello Iodio 131 è presente 1 Becquerel, nella tiroide il giorno della inalazione, erano presenti circa 1.300 Becquerel, pari a 30 nanoCurie (miliardesimi di Curie)". "Tutte le persone risultate positive – conclude Giovannini – saranno contattate e inserite in specifici protocolli di controllo che prevedono un monitoraggio nelle prossime settimane in relazione ai risultati delle indagini. Siamo quindi di fronte a una situazione che non ha aspetti di rilevanza dal punto di vista clinico e che quindi per adesso esaminiamo unicamente sotto il profilo sanitario".

"Ho sentito uno degli 8 trovati positivi. Mi ha detto di essere stato informato da Careggi nel pomeriggio e che ora è relativamente tranquillo: certo avrebbe preferito avere notizie diverse". Lo racconta Silvano Ghisolfi, Rsa Cgil, che ha spiegato di aver raggiunto telefonicamente uno degli 8 componenti del Maggio musicale fiorentino. Ghisolfi ha sottolineato che "si tratta di una persona che è stata una delle prime a rientrare in Italia da Tokyo dopo che è stata annullata la tournee. Ora quello che ci fa preoccupare è il pensiero all’orchestra che ha proseguito il tour spostandosi in Cina". Per l’onorevole Fabio Evangelisti, segretario Idv Toscana: "Minacce di licenziamento o meno, abbiamo assistito a una grave incapacità di prendere decisioni importanti - aggiunge -: per questo, chi allora ha esitato, a Firenze come alla Farnesina, dovrà assumersi tutte le gravissime responsabilità per aver esposto i lavoratori del Maggio in tournee a Tokyo a un così concreto quanto inutile rischio". Rincara la dose la FLC CGIL di Firenze: "Viviamo con apprensione l'evolvere della catastrofe giapponese, e con ancor più preoccupazione abbiamo vissuto la vicenda di quelle lavoratrici e di quei lavoratori, siamo rimasti stupiti dall' incomprensibile ed ingiustificabile il comportamento del sindaco della città di Firenze, nel suo doppio ruolo di rappresentate della città e di datore di lavoro. "Lo spettacolo deve continuare", ma non a danno della sicurezza dei 300 musicisti, coristi e tecnici, spiace che sia stata necessaria la rabbia dei familiari per portare il Presidente e la Sovrintendente alla ragione".

A Pisa. All’Unità di fisica sanitaria dell’ospedale Santa Chiara di Pisa si sono presentate fino a venerdì pomeriggio sei persone. Sono state visitate e, all’esame radiometrico esterno, sono risultate tutte e sei negative. Lunedì si avranno i risultati dell’esame delle urine. I due Centri dedicati istituiti dalla Regione, sono nelle due aziende ospedaliero-universitarie di Careggi e di Pisa. A Careggi i cittadini possono andare al pronto soccorso, a Pisa all’Unità di fisica sanitaria dell’ospedale Santa Chiara. A questi centri dedicati dovranno rivolgersi solo le persone che rientrano dal Giappone, e in particolare dalle zone intorno alla centrale nucleare di Fukushima.

La Commissione regionale per la prevenzione dei rischi da radiazioni ionizzanti. E’ composta da dirigenti dell’assessorato, medici nucleari, radioterapisti, fisici nucleari. Si è riunita e ha validato il protocollo già in atto nel Centro dedicato dell’azienda ospedaliero universitaria di Careggi, con le indicazioni valevoli per le persone che rientrano dal Giappone. Nel Protocollo si stabilisce che gli utenti devono essere presi in carico dalla struttura operativa individuata dall direzione sanitaria. Oltre all’anamnesi individuale, devono essere annotati su un’apposita scheda anche la zona del Giappone da cui provengono (in particolare la distanza da Fukushima) e il periodo di soggiorno. Prima l’utente sarà sottoposto ad una misurazione strumentale esterna per ricercare la presenza di un’eventuale emissione di radiazioni. Poi all’utente viene consigliata la raccolta di urine delle 24 ore, previa acquisizione di consenso informato. A coloro che aderiscono viene consegnato il contenitore per la raccolta, con le indicazioni su come consegnare il campione e come ritirare il referto. Sul campione di urine viene effettuata la ricerca dello Iodio 131 e del Cesio 137.

18 marzo 2011

 

 

 

Le vittime accertate superano quelle del sisma di Kobe del 1995

Un sarcofago di cemento per i reattori

Aiea, allarme a Fukushima da 4 a 5

Ancora fumo da centrale, si lavora per ripristinare il sistema elettrico

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TOKYO - L'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) ha innalzato il livello di gravità del disastro nucleare nella centrale di Fukushima-Daiichi, da 4 a 5. La scala internazionale, dal punto di vista della sicurezza, di un evento radiologico o nucleare -la Ines- va dal livello 1 ("anomalia") a 7 ("incidente gravissimo). Ogni livello della scala prevede una gravità 10 volte maggiore del precedente. L'incidente di Chernobyl, nel 1986, fu classificato di livello 7, Three Miles Island di livello 5. Questo mentre i tecnici giapponesi sperano di riuscire entro venerdì a rimettere parzialmente in funzione il sistema elettrico della centrale nucleare di Fukushima, danneggiata dal terremoto e dallo tsunami di una settimana fa. Dai reattori continua a uscire una colonna di fumo bianco, con particelle radioattive. I problemi al carburante nucleare derivano proprio dalla defaillance del sistema elettrico, che non consente di irrorare i reattori di acqua facilitando il raffreddamento del carburante atomico, ovvero delle barre di uranio e del "Mox", la miscela di ossidi (e anche del pericoloso plutonio) che rappresenta il reagente del reattore 4. Ripristinare il sistema di pompaggio elettrico permetterebbe di accelerare le operazioni di raffreddamento dei reattori surriscaldati, che rischiano di rilasciare una forte dose di radioattività con conseguenze inimmaginabili.

La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima

BOMBE D'ACQUA - I mezzi speciali delle Forze di autodifesa impegnati nei tentativi di raffreddare il reattore numero della centrale nucleare Fukushima-1 hanno smesso per oggi di spruzzare acqua contro il reattore numero 3 della centrale, che è quello che più preoccupa le squadre impegnate. Lo scrive il sito internet del quotidiano Yomiuri shinbun. "Abbiamo concluso", ha annunciato il generale Shigeru Iwasaki, capo di stato maggiore delle Forze di autodifesa aeree. Il lavoro è stato interrotto alle 15 locali (ore 7 in Italia). Secondo l'alto ufficiale, i lanci di acqua hanno raggiunto il reattore. Il generale ha anche assicurato che i livelli di esposizione radioattiva non sono tali da impedire le operazioni sul sito. "Al massimo si tratta di qualche millisievert all'ora, non impediscono l'attività", ha detto l'ufficiale. Nelle operazioni di oggi è stato usato anche un mezzo delle forze armate statunitense. Tuttavia la Tokyo denryoku (Toden), la società alettrica che gestisce l'impianto, ha rilevato solo un abbassamento marginale dei livello di radioattività. Yukio Edano, portavoce del governo, ha chiesto di vedere in maniera positiva il fatto che dalla struttura che ospita il reattore s'innalza del vapor acqueo. "Dal momento che esce del vapore acqueo - ha spiegato - possiamo affermare senza dubbio che l'acqua nella piscina" del combustibile usato. Proprio questa piscina preoccupa, perché il surriscaldamento di questo materiale provoca fuoruscita di radiazioni.

SARCOFAGO DI CEMENTO - Un funzionario dell'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare ha sostenuto che la priorità è ora quella di alzare il livello dell'acqua nelle vasche dove viene conservato il combustile nucleare usato. Non è esclusa l'ipotesi di chiudere i reattori in un sarcofago di cemento armato e di seppellirli, come fu fatto a Cernobyl nel 1986. Il vento sulla centrale soffia verso il Pacifico e non c' è pericolo immediato per l'area urbana di Tokyo, 240 km a sud dell'impianto. Il presidente americano Barack Obama ha affermato che non ci sono pericoli neanche per la costa occidentale degli Usa, dove 450 esperti nucleari militari sono pronti ad aiutare quelli giapponesi se necessario. Giovedì il Pentagono ha annunciato l'invio di nove unità speciali di una task force per le emergenze nucleari. Venerdì tornerà in patria il direttore generale dell'Aiea - l'Agenzia dell'Onu per l'energia atomica - il giapponese Yukiya Amano, che discuterà della crisi nucleare col premier Naoto Kan.

VITTIME SUPERIORI A KOBE - Nel frattempo, il numero delle vittime confermate del terremoto della scorsa settimana - 6.539 - ha superato quello delle vittime del sisma di Kobe del 1995, nel quale persero la vita 6.434 persone, secondo gli ultimi dati diffusi dalla polizia giapponese. I dispersi sono più di 10.000 e si teme che il bilancio finale possa superare le 20.000 vittime.

L'AMBASCIATA D'ITALIA - Intanto da Tokyo ai microfoni di Sky tg24 l'ambasciatore d'Italia in Giappone, Vincenzo Petrone, commentando la decisione di alcuni governi di spostare le loro sedi diplomatiche a Osaka, ha promesso che l'ambasciata "rimane esattamente dov'è". "Stiamo rafforzando la nostra cellula operativa a Osaka perché tutti i voli dell'Alitalia partiranno da Osaka, ma noi restiamo qui" ha spiegato Petrone. Il diplomatico ha confermato che stanotte rientreranno in Italia 140 connazionali che usufruiscono di biglietti aerei gratuiti messi a disposizione dalla Farnesina. Si registrano anche i primi rimpatri di dipendenti di istituzioni finanziarie e monetarie italiane dal Giappone. Tra i primi uffici evacuati quello che ospita la delegazione della Banca d'Italia nella capitale. Al centralino dell'ufficio diretto da Pietro Ginefra la segreteria risponde che "gli uffici sono temporaneamente chiusi e riapriranno non appena possibile". L'ufficio stampa di Intesa SanPaolo fa sapere che due suoi collaboratori in Giappone si stanno per ricongiungere alle famiglie che erano già rientrate in Italia nei giorni scorsi. Per quanto riguarda Unicredit tutti i dipendenti dell'istituto di credito presenti a Tokyo sono di nazionalità nipponica e hanno deciso di rimanere nel paese, lavorando in remoto. La banca sta considerando, comunque la possibilità di evacuare i dipendenti verso il Sud del Paese o in altre aree. Alitalia ha deciso di spostare da oggi i 14 voli settimanali dall'Italia a Tokyo Narita su Osaka. Per facilitare gli italiani che vogliono lasciare il Giappone, il ministero degli Esteri rende noto che è possibile acquistare biglietti Alitalia a tariffa agevolata senza prenotazione. La Farnesina, che sconsiglia di recarsi in Giappone, aggiunge che "possibili rinforzi dei voli potranno essere attuati se necessario".

Redazione online

18 marzo 2011

 

2011-03-17

Se saranno costruite nuove centrali, da noi serviranno norme di sicurezza più restrittive

Nucleare, Romani:"Serve riflessione"

Primo freno da un esponente del governo. E la Ue inserisce l'Italia nella top 4 del rischio sismico

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Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico (Ansa)

Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico (Ansa)

ROMA - La linea dell'"avanti ad oltranza" e delle "decisioni non dettate dall'emozione" sul programma nucleare dell'esecutivo inizia a non essere più così unanime all'interno del governo. Una prima ma significativa frenata arriva da ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani: "Dalle informazioni che abbiamo il problema che ha il Giappone non sarà di facile soluzione. Per questo il paese deve fermarsi un attimo e capire che cosa stiamo facendo. Serve una pausa di riflessione e soprattutto non si possono fare scelte che non siano condivise da tutti". "Non è in discussione che il Paese debba andare verso l'energia nucleare - ha precisato - , ma i tragici eventi del Giappone impongono di riflettere sulla sicurezza degli impianti e di aprire un dibattito europeo sulla affidabilità degli stress test delle 150 centrali nucleari del continente".

L'ITALIA E IL RISCHIO SISMICO - E proprio dal dibattito in corso a livello Ue, l'Italia viene segnalata come uno dei quattro Paesi dell'Unione e a più alto rischio sismico (terremoti oltre i 7 gradi della scala Richter) e dovrà rispettare quindi criteri di sicurezza più rigorosi degli altri se davvero tornerà a costruire centrali nucleari nel proprio territorio. Secondo una lista su cui lavora la Commissione europea, e che è stata fornita ad Apcom da una fonte di Bruxelles, gli altri tre paesi sono il Portogallo, la Grecia e la Romania (i terremoti più forti nel 1975, 1903 e 1977, rispettivamente). Portogallo e Grecia, come l'Italia attualmente, non hanno centrali nucleari. Dai quattro solo la Romania produce energia atomica (due reattori, a Cernavoda).

I PRECEDENTI - Nel dibattito sul giro di vite che ora si vuol dare alla sicurezza nucleare e sui parametri degli 'stress test' (test di resistenza) che verranno effettuati sulle centrali atomiche nell'Ue - secondo una decisione non ancora presa formalmente ma data ormai per scontata - uno dei più rilevanti sarà naturalmente quello della resistenza degli impianti a terremoti e maremoti, di intensità simile a quelli che hanno messo in ginocchio il Giappone e scatenato il rischio nucleare. In Italia, i terremoti con magnitudo superiore ai 6 gradi della scala Richter, che hanno fatto molti danni e vittime nella Penisola dall'inizio del secolo scorso a oggi, sono almeno sette, fra cui il più devastante di tutti è stato quello di Messina e Reggio Calabria (1908), seguito da un vero e proprio tsunami con onde fino a 13 metri, e con circa 120.000 morti. Una tragedia che dovrebbero ricordare coloro che dicono che in Europa non sono possibili catastrofi come quella giapponese. Prima dell'Aquila (2009), ci sono stati poi i terremoti di due terremoti dell'Irpinia (nel 1980 e nel 1930, con 2.570 e 1.400 morti rispettivamente) quello del Friuli (1976), con 989 vittime, quello del Belice (1968) con 236 morti e quello di Avezzano (1915) con 32.610 morti.

Redazione Online

17 marzo 2011

 

 

la polizia ha convinto i militanti del carroccio a smantellare il presidio

"Vergognatevi, viva l'Italia": Salvini contestato dai passanti in Galleria

I leghisti avevano allestito per provocazione una "scrivania volante": "Noi oggi lavoriamo"

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Alcuni cittadini contestano Salvini (Congiu)

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MILANO - Dure contestazioni per il consigliere della Lega Nord Matteo Salvini, capogruppo del Carroccio al Comune di Milano, che provocatoriamente aveva allestito una "scrivania volante" all'ingresso della Galleria Vittorio Emanuele per distribuire bandiere con la croce di San Giorgio, cartoline della città e adesivi della Lega. Una trentina di cittadini ha contestato animatamente al grido di "Viva l'Italia", "Vergognatevi" e "Fuori la Lega dallo Stato". I contestatori, cittadini di ogni età, stavano passando di fronte al Comune dopo l'alzabandiera in piazza Duomo per il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia. Le forze dell'ordine hanno convinto i militanti del Carroccio a smantellare il loro presidio e ad interrompere anzitempo la loro iniziativa. Dapprima gli agenti delle forze dell'ordine si sono schierati per frapporsi tra i leghisti e il gruppetto di fischiatori i quali, brandendo le bandiere tricolori, avevano iniziato a lanciare improperi nei riguardi degli esponenti del Carroccio. Quindi gli agenti delle forze dell'ordine hanno consigliato a Matteo Salvini e gli altri esponenti leghisti di abbandonare l'ingresso della Galleria, come gesto di precauzione.

"ABBIAMO VOGLIA DI LAVORARE" - In merito alla sua presenza in piazza con il banchetto propagandistico, insieme con l'assessore comunale Alessandro Morelli e quello provinciale Stefano Bolognini, Salvini aveva spiegato: "Non c'è nessun intento polemico, noi oggi abbiamo voglia di lavorare e siamo qui con il nostro ufficio mobile approfittando del giorno di vacanza dei milanesi per distribuire il nostro materiale e raccogliere le segnalazioni dei cittadini". "Oggi io lavoro - aveva ribadito giovedì mattina Salvini - questa è la bandiera di Milano e visto che ci sono le celebrazioni delle Cinque Giornate è particolarmente adatta".

"PIRLA, SQUADRISTI E FASCISTI" - Dopo esser stato costretto per prudenza a lasciare piazza Scala, Salvini ha replicato dai microfoni di "Radio Padania": "Ci hanno contestati 30 pirla, squadristi e fascisti, ma la Lega ne ha viste tante...". Salvini ha esordito salutando "tutta la gente che ora sta lavorando. Ci sono migliaia di persone che in questo momento stanno facendo il loro lavoro anche perché molti, artigiani, piccoli imprenditori, non possono permettersi di stare a casa" e tornando alle contestazioni ha concluso: "Mi fa tristezza che qualcuno, usando il tricolore come un'arma, decida chi può parlare e chi no". "Prima che intervenissero i contestatori - ha affermato inoltre Salvini - avevamo raccolto decine di segnalazioni, a dimostrazione che i milanesi per bene avevano capito che la nostra era un'iniziativa utile per loro".

La Minetti canta l'inno, Boni no

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Redazione online

17 marzo 2011

 

 

 

Perché sono contrario

L'atomo e i costi troppo alti: non conviene

Nell'ultima valutazione del Dipartimento dell'Energia Usa, l'elettricità da nucleare risulta la più cara

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di GIANNI SILVESTRINI

Il nucleare, questo nucleare, non convince per diversi motivi. Innanzitutto non sono escludibili eventi catastrofici a causa di fattori esterni o di errori umani. Si spera nella quarta generazione che, verso il 2030, dovrebbe portare a reattori intrinsecamente sicuri. C'è poi una valutazione economica, in quanto i costi tendono costantemente ad aumentare. Nell'ultima valutazione del Dipartimento dell'Energia Usa (Energy Outlook 2010) sugli impianti da costruire nei prossimi due decenni, l'elettricità da nucleare risulta la più cara. È il motivo per cui negli Stati Uniti sono previsti dei meccanismi di incentivazione per le nuove centrali, altro che riduzione della bolletta... Infine pesa una considerazione etica. A quasi cinquant'anni dalla prima centrale, non esiste un solo Paese al mondo che abbia realizzato un deposito definitivo per le scorie altamente radioattive. Per tutti gli oggetti che noi conosciamo - un frigorifero, un'automobile, una bottiglia - è prevista la chiusura del ciclo. Per i rifiuti nucleari, la cui pericolosità ha tempi di dimezzamento di decine di migliaia di anni, non abbiamo ancora trovato una soluzione, lasciando in questo modo alle generazioni future un velenoso regalo.

I fautori di questa tecnologia sostengono che però consente di ridurre i consumi di combustibili fossili e le emissioni dei gas serra. Vero, ma è possibile ottenere lo stesso risultato in modo più efficace e meno rischioso. Le fonti rinnovabili, considerate marginali fino a poco tempo fa, stanno crescendo a ritmi imprevedibili e i loro costi si stanno rapidamente riducendo. L'elettricità producibile dagli impianti solari ed eolici installati nel mondo tra il 2005 e il 2010 è tre volte maggiore rispetto a quella dei reattori nucleari entrati in servizio negli stessi anni. La metà della potenza elettrica installata in Europa lo scorso decennio è rinnovabile. E l'accelerazione della crescita è formidabile. La potenza fotovoltaica globale installata nel 2010 è, ad esempio, aumentata del 120% rispetto all'anno prima.

Grazie al contesto energetico così drasticamente mutato, la riflessione internazionale che seguirà all'incidente di Fukushima avrà un decorso diverso rispetto all'impatto che si ebbe dopo Chernobyl. Allora l'effetto fu quello di bloccare la crescita del nucleare senza innescare però una vera alternativa. Le fonti rinnovabili erano all'inizio del loro sviluppo e non rappresentavano un'opzione credibile, anche se le esperienze californiane, danesi, giapponesi già facevano intuire le enormi potenzialità di queste tecnologie. La potenza eolica oggi è cento volte superiore, quella solare addirittura mille volte più ampia. E i costi sono scesi drasticamente.

Tutto ciò fa ritenere che altri Paesi seguiranno la strada della Germania che aveva deciso, già prima dell'incidente giapponese, di uscire dal nucleare puntando a soddisfare nel 2050 almeno l'80% della richiesta elettrica con le rinnovabili. Una strategia lungimirante che negli ultimi anni ha consentito di raddoppiare l'elettricità verde grazie a un milione di impianti solari, eolici, a biomassa e di creare un comparto che conta 340.000 addetti, un pilastro ormai dell'economia tedesca.

Dunque, le riflessioni dopo la tragedia giapponese possono portare ad un drastico ripensamento delle strategie energetiche con un rilancio delle politiche dell'efficienza energetica e dell'utilizzo delle rinnovabili. Una strada fortemente innovativa che garantisce maggiore sicurezza energetica, riduce i rischi di cambiamenti climatici, crea imprese ed occupazione. L'Italia, che ultimamente ha ottenuto risultati interessanti nelle rinnovabili, farebbe bene a seguire questa strada.

Gianni Silvestrini

17 marzo 2011

 

 

Perché sono favorevole

Serve una pausa per imparare dagli errori

Riflettere ora sarebbe una cosa saggia

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Perché sono favorevole

Serve una pausa per imparare dagli errori

Riflettere ora sarebbe una cosa saggia

di CHICCO TESTA

Ciò che sta succedendo in Giappone nelle centrali colpite dal terremoto e dallo tsunami è molto più grave di quanto si potesse immaginare. L'incidente nucleare, anzi gli incidenti, che si susseguono senza fine lasceranno conseguenze, ancora in larga parte purtroppo imprevedibili, per moltissimi anni. Deve riconoscerlo senza esitazione e per senso di responsabilità anche chi, come me e tanti altri, tecnici, scienziati, esponenti politici, gente comune, è un convinto sostenitore dell'utilità dell'energia nucleare. Ma far finta di nulla e ritenere che le cose possano continuare senza cambiamenti sarebbe da sciocchi e da irresponsabili. Penso che anche il governo italiano debba porsi l'obiettivo di una seria riflessione. Insistere nel dire che nulla cambia nei programmi decisi è un errore, che non si colloca all'altezza delle richieste che oggi, giustamente, vengono dall'opinione pubblica.

Personalmente penso che l'energia nucleare continuerà ad avere un futuro. Nei Paesi che già la possiedono, compreso il Giappone disperatamente bisognoso di energia, la Cina, l'India, gli Usa, molti Stati europei ed extraeuropei e nei Paesi in cui si realizzeranno reattori nucleari di concezione sempre più avanzata. Ma siamo a un giro di boa che non può essere sottovalutato.

Se questo avverrà, sarà solo dopo che una profonda riconsiderazione di tutto il settore sia stata fatta. Come già, in questi giorni, in Paesi come la Svizzera e la Germania. Dichiarare da parte nostra un'analoga pausa di riflessione sarebbe cosa saggia. È una responsabilità che tocca ai governi di tutto il mondo. L'Europa ha iniziato e forse proprio dalle e con le Istituzioni europee può essere delineato il ruolo e lo spazio dell'energia nucleare nella futura politica energetica europea. Che non è certo affare di un singolo stato. Può anzi essere l'occasione per immaginare un percorso che porti ad un'Agenzia di Sicurezza sovranazionale, come la NRC americana che ha competenza su tutti gli Stati dell'Unione. Avanzi il governo italiano questa proposta. Occorre quindi tempo per decidere con coscienza e cautela. Per fare un bilancio ragionato di ciò che è successo in Giappone e come sempre imparare dagli errori, per fare una valutazione del livello di sicurezza degli impianti esistenti, per verificare gli standard delle future tecnologie.

Ciò che succede è una gran brutta notizia per l'ambiente. Per le conseguenze dell'incidente nucleare, per la devastazione ambientale a cui è stato sottoposto il Giappone dalla distruzione di impianti chimici, raffinerie, infrastrutture energetiche, comprese quelle rinnovabili come l'idroelettrico. Ma anche perché, come già previsto da tutte le agenzie internazionali, aumenterà ulteriormente il ricorso ai combustibili fossili in tutto il mondo. Carbone in primo luogo.

Sappiamo quanto questo problema sia accentuato in Italia, dipendente dai combustibili fossili e dall'energia nucleare da importazione, per circa l'80% del suo fabbisogno. È un problema storico che ci rende fragilissimi, come ci mostrano gli avvenimenti in corso nei Paesi da cui abitualmente ci riforniamo. Ma per ridisegnare la nostra politica energetica, stretta fra colonne d'Ercole che sembrano insuperabili, c'è bisogno di un largo consenso e di lasciarci aperta, con senso di responsabilità, ogni strada per il futuro.

Chicco Testa

17 marzo 2011

 

 

L'opzione nucleareL'analisi

Le opposte retoriche

e la scelta (calcolata) per l'energia

Ora il governo deve dichiarare costi e benefici delle diverse opzioni

L'opzione nucleareL'analisi

Le opposte retoriche

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Ora il governo deve dichiarare costi e benefici delle diverse opzioni

Il disastro nucleare giapponese sta alimentando nelle opinioni pubbliche occidentali due estremismi speculari: la condanna immediata e senza appello della produzione di energia elettrica dall'atomo e la fiducia illimitata nella scienza identificata nell'ingegneria nucleare e non, per dire, nel solare termodinamico. Entrambe le posizioni si nobilitano vantando il monopolio della razionalità e con ciò immaginando di condizionare la politica. Ma si tratta soltanto di retoriche giustapposte. Meglio sarebbe stare ai fatti e su questi ragionare, governando e rispettando le emozioni delle persone perché, come ognun sa, il cuore riesce talvolta a leggere dove il cervello tentenna.

Il primo dato di fatto è che, contrariamente alla propaganda di parte, il nucleare pesa sempre meno nella produzione energetica del pianeta. Secondo l'Agenzia internazionale dell'energia di Vienna, negli ultimi 12 anni il suo contributo è sceso dal 17,2 al 14%. La prima e crescente fonte energetica il carbone salito dal 38,4% al 40,3%. La seconda fonte energetica è il gas, balzato dal 15,8 al 20,8%. Il petrolio, invece, è in disuso essendo calato dall'8,9 al 4,7%, anche se è ora prevedibile una certo recupero perché il Giappone in emergenza riaprirà parecchie vecchie centrali. Sempre rilevante, ancorché fisiologicamente in calo dal 18,3 al 16,6%, il peso dell'idroelettrico, mentre raddoppia dall'1,4 al 3,3% l'apporto delle altre fonti rinnovabili.

Tutto questo significa che il mondo va avanti sempre di più con le fonti fossili. Può non piacere. A chi scrive, che al referendum del 1987 votò no all'uscita dal nucleare, non piace. Ma questa è la realtà. A regime l'Italia produrrà 10 miliardi di chilowattora con il fotovoltaico, sussidiato per 88 miliardi di euro in 20 anni o per circa 60 se si attualizzano i flussi, mentre l'Enel a Porto Tolle farà 14 miliardi di chilowattora con il carbone e senza incentivi. E intanto il Paese litiga ferocemente sul nulla, contrapponendo un nucleare di là da venire (le regioni sono contro; l'Enel non ha ancora rivelato i suoi piani) a fonti rinnovabili di modesta resa.

Poiché l'effetto serra è un problema globale, si potrebbe confrontare di quanto nel mondo lo si possa ridurre usando meglio la fonte più impopolare, il carbone, e di quanto possa venir ridotto con l'eolico o il solare, frazioni della frazione delle "altre rinnovabili".

Dal governo nazionale, invece, ci si attende che metta nero su bianco i costi e i benefici delle diverse opzioni anziché tenere i piedi nelle scarpe di tutte le lobby, dall'atomo al sole, e cambiare tre volte in 8 mesi le norme, com'è avvenuto sul fotovoltaico, prima promettendo incentivi stellari a tutti, poi tagliando di colpo e infine rinviando le decisioni seppellendo in un colpo solo la certezza del diritto e la politica industriale.

Più in generale, governo e accademia dovrebbero forse chiarire la qualità dei nuovi posti di lavoro e il loro costo per la collettività in termini di incentivi. Magari tenendo presente che l'Iri assorbì fondi di dotazione per 37 mila miliardi di lire, ovvero 19 miliardi di euro, in 63 anni di storia nei quali diede lavoro a centinaia di migliaia di persone dirette e un'infinità indirette.

Poi però chiediamoci anche perché il nucleare si sia fermato, dopo i primi successi legati anche alla gioia di poter fare un uso civile di una tecnologia militare terribile. Ora riprenderà? Esistono nuovi progetti, certo. Cina, India, Brasile. Ma quale sarà la loro incidenza tra 20-30 anni rispetto alle fonti fossili e alle rinnovabili? Il nucleare sarà parte della soluzione o parte del problema? Negli anni Novanta, a congelare i progetti nucleari è stata certo la paura di altre Chernobyl, ma anche e soprattutto la loro onerosità. Il nucleare ha un altissimo costo d'investimento che varia anche da sito a sito e un basso costo d'esercizio. Il prezzo del chilowattora nucleare dipende dai tassi, a cui si finanzia l'investimento, e si confronta con quelli dell'energia da altre fonti. Oggi, con il barile oltre i 100 dollari e i tassi ancora bassi, il nucleare conviene. Ma per lunghi anni il barile ha quotato sotto i 30 dollari. Tornasse verso quei dintorni e risalissero i tassi, il nucleare diventerebbe una nuova tassa. Non è detto che un po' di nucleare non debba essere fatto nonostante la paura, ma il governo, i cui esponenti affollano i talk show televisivi parlando senza sapere, deve prima mettere le carte in tavola. Se le ha. Non sarà tempo sprecato.

Massimo Mucchetti

17 marzo 2011

 

 

 

GIAPPONE, Allarme nella capitale: fa freddo, consumi alle stelle

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(Ap)

(Ap)

MILANO - A Fuhushima, nell'impianto nucleare danneggiato dal terremoto che ha colpito il Giappone lo scorso 11 marzo, è ormai una corsa contro il tempo. Gli elicotteri dell'esercito nipponico continuano a gettare tonnellate d'acqua sui reattori surriscaldati della centrale e il governo giapponese ha spiegato che la messa in sicurezza del reattore n.3 di Fukushima "è la priorità", vista la pressione registrata in aumento con uscita di vapore proprio dal reattore potenzialmente più pericoloso. Il bilancio del sisma e dello tsunami intanto cresce. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Dipartimento di Polizia, tra morti e dispersi si è arrivato a quota 15.023. I morti accertati sono 5.429 in 11 prefetture più Tokyo.

RISCHIO BLACK OUT- In queste ore il Giappone e Tokyo in particolare devono fare i conti anche con un'altra emergenza. La parte orientale del Paese, infatti, potrebbe risentire di una sospensione dell'energia elettrica su larga scala se non si procede a una riduzione dei consumi, visto che la produzione è limitata a causa del blocco di una serie di centrali danneggiate dal devastante sisma. L'ondata di freddo che ha colpito tutto il Giappone orientale ha prodotto un picco nei consumi nonostante le interruzioni pianificate dell'erogazione che sono state avviate da alcuni giorni. "Questa mattina già il consumo era quasi uguale alla prduzione. Questo significa che stasera e questa notte, al momento dei picchi tradizionali di consumo, il fabbisogno supererà di molto l'offerta e potrebbe provocare un imprevedibile black out su ampia scala", ha detto il ministro dell'Industria di Tokyo Banri Kaieda.

Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima

USA E ITALIA - La preoccupazione degli Stati Uniti per quanto sta avvenendo in Giappone cresce. L'amministrazione a stelle e strisce ha lanciato un allarme secondo il quale la situazione è ben più grave di quella descritta da Tokyo. Il presidente Barack Obama ha parlato al telefono con il premier giapponese Naoto Kan, assicurandogli "tutto l'appoggio necessario" da parte dell'amministrazione a stelle e strisce. Intanto, l'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo tsunami, dalle prefetture a nord della capitale e dalla stessa capitale". Quanto all'ipotesi radiazioni, le misure "del team italiano effettuate in ambasciata confermano il valore registrato ieri di 0.04 microsievert/ora". Anche il Dipartimento di Stato Usa ha autorizzato mercoledì sera i familiari del suo personale diplomatico a lasciare il Giappone. Si tratta di un cambiamento di atteggiamento da parte americana rispetto all'emergenza nucleare nel Paese asiatico.

La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi

INDIRIZZI E-MAIL - Nell'ultimo avviso sullo stato della crisi legata alla centrale nucleare, l'ambasciata italiana ha rinnovato "vivamente la richiesta di far urgentemente pervenire via e-mail agli indirizzi: consular.tokyo esteri.it e ambasciata.tokyo esteri.it i nominativi dei membri del nucleo familiare che sono già partiti, nonché di avvertire, sempre via email allo stesso indirizzo, questa ambasciata nel momento in cui lascerete il Paese". Infine, si legge nell'avviso, "vi preghiamo di segnalarci presenze di italiani temporaneamente presenti e quindi non registrati in ambasciata, se possibile dandoci il loro indirizzo email".

LA CINA - Nel frattempo, si muove anche Pechino. Il governo cinese vuole infatti da Tokyo informazioni in tempi rapidi su ogni eventuale sviluppo della fuoriuscita di radiazioni dalla centrale di Fukushima. "Il mondo segue con grande attenzione la crisi nucleare in Giappone, e il Giappone sta adottando misure di emergenza per farvi fronte", ha detto a un briefing per la stampa la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Jiang Yu.

SI INFIAMMA LO YEN - in Borsa lo yen intanto vola. E il governo giapponese accusa gli speculatori di aver provocato una fiammata storica della moneta, che potrebbe peggiorare la situazione delle imprese esportatrici giapponesi che già soffrono le conseguenze del terremoto. Questa impennata della valuta giapponese può sembrare paradossale in quanto il Paese attraversa la peggiore crisi dalla fine della guerra. Gli investitori avrebbero scommesso su un rimpatrio di massa dei fondi detenuti dalle imprese di assicurazione all'estero per finanziare le indennità enormi per le vittime. Il ministro dell'Economia e della Politica fiscale, Kaoru Yosano, ha assicurato che si tratta di "voci prive di fondamento" e che gli assicuratori giapponesi, che hanno denaro a sufficienza, non avrebbero bisogno di vendere le attività detenute valuta estera. Ma gli operatori hanno acquistato ancora grandi quantità di yen, sperando di venderli più cari in seguito.

Redazione online

17 marzo 2011

 

 

aiea: situazione preoccupante ai reattori numero 3 e 4

Tokyo, nuova scossa di magnitudo 6

Reattore n. 4 senz'acqua, Usa in allarme

Esplosione nel reattore numero quattro a Fukushima. Giovedì droni Usa sulla centrale. Parla l'Imperatore in tv

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(Reuters)

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MILANO - Continua la battaglia per tenere sotto controllo la centrale nucleare di Fukushima, il cui sistema di raffreddamento è stato distrutto dal sisma di venerdì scorso e dal successivo tsunami. Radiazioni "estremamente forti, potenzialmente letali" sarebbero state registrate al reattore n. 4 della centrale nucleare di Fukushima: lo ha detto il responsabile statunitense per l'energia nucleare Gregory Jaczko. La vasca di stoccaggio del reattore 4 della centrale non contiene più acqua per effetto di livelli "estremamente elevati" di radiazioni, ha dichiarato il presidente dell'Autorità americana di controllo sul nucleare. Jaczko ha aggiunto che una delle conseguenze dell'esplosione è stata la perdita d'acqua dal serbatoio del reattore. "Riteniamo - ha precisato - che non vi sia più acqua nelle piscine e che i livelli di radiazioni siano estremamente elevati, letali, il che potrebbe rimettere in gioco tutte le operazioni di soccorso". E' l'ultimo atto di una giornata caratterizzata dai tentativi di far fronte all'emergenza nucleare che sta vivendo il Giappone.

LINEA ELETTRICA - La Tokyo Electric Power Company intanto riferisce di aver quasi terminato di sistemare una nuova linea elettrica che dovrebbe ripristinare l'elettricità alla centrale nucleare di Fukushima per riuscire a risolvere la crisi. Il portavoce della Tepco, Naoki Tsunoda, ha detto che il collegamento elettrico è quasi completo. I funzionari intendono provarlo "non appena possibile" ma non sono in grado di dire quando. Il nuovo collegamento elettrico dovrebbe riuscire a ripristinare le pompe, permettendo così un flusso stabile di acqua ai reattori e alle vasche di combustibile esausto, mantenendole fredde.

ANCORA SCOSSE - Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6 è stata avvertita anche nella giornata di mercoledì nella zona orientale di Tokyo, dove gli edifici hanno tremato a lungo. L'epicentro è stato localizzato a una profondità di 25 chilometri sotto al fondale dell'Oceano Pacifico e 96 chilometri a est di Tokyo. Una precedente scossa, sempre di magnitudo 6.0, aveva investito qualche ora prima il Giappone sud-orientale, con epicentro nella prefettura di Shizuoka: anche in quel caso il fenomeno era stato avvertito nella capitale. Dal terremoto di 9.0 gradi Richter di venerdì scorso si sono susseguite centinaia di scosse di assestamento, alcune anche molto potenti.

Altra scossa a Fukushima

UN NUOVO INCENDIO - Nel frattempo un nuovo incendio è scoppiato nella centrale nucleare di Fukushima 1. Le fiamme sono divampate presso il reattore numero quattro per poi spegnersi da sole nel giro di 30 minuti, secondo quanto reso noto dall'agenzia per la sicurezza nucleare nipponica. Ma intanto una colonna di fumo è cominciata a fuoriuscire dal reattore 3 anche se la gabbia non dovrebbe aver subito un grave danno, scrive l'agenzia di stampa Kyodo citando il governo. Secondo la Tepco, la compagnia elettrica che gestisce l'impianto, potrebbe trattarsi di vapore, e il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha affermato che sembra provenire dalla vasca di contenimento del reattore stesso: "Il contenitore ha un ugello di scarico", ha osservato, "ma, a parte quello, non dovrebbe uscire alcun gas". Edano ha dunque ipotizzato che la vasca possa aver subito danni. E infatti intorno alla centrale i livelli di radioattività si sono all'improvviso impennati, il personale è stato temporaneamente fatto sgomberare. L'impianto di Fukushima ha subito finora quattro esplosioni e due incendi. Ma il governo rassicura: le radiazioni oltre un raggio di 20-30 km dalla centrale di Fukushima 1 non costituiscono "immediato rischio per la salute".

Le radiazioni fermano gli elicotteri

SORVOLI IN ELICOTTERO - La televisione pubblica giapponese Nhk ha trasmesso riprese in cui si mostrava un elicottero militare bi-rotore da carico in volo verso la centrale atomica di Fukushima 1, ma l'il velivolo, che avrebbe dovuto gettare acqua per raffreddare uno dei reattori, non è riuscito ad operare, probabilmente a causa degli alti livelli di radioattività. La polizia tenterà di raffreddare la vasca del reattore 4 usando un camion con cannone ad acqua, ha annunciato la tv pubblica Nhk. Per il momento, comunque, ha scritto l'agenzia di stampa Kyodo citando l'amministrazione locale, nella prefettura di Fukushima l'acqua di rubinetto non contiene né iodio né cesio radioattivi, nonostante la fuga di radiazioni dalla centrale.

AIEA - I danni ai reattori nucleari in Giappone sono "molto seri" e i giapponesi sono soprattutto preoccupati per il numero 3 e il numero 4 ha affermato però il direttore generale dell'Aiea, Yukiya Amano, che giovedì si recherà nel Paese per un sopralluogo di un giorno per avere maggiori informazioni dalle autorità locali. Amano ha fatto sapere che giovedì gli elicotteri tenteranno di lanciare l'acqua sull'unità 3 mentre da terra si cercherà di sparare con i mega idranti acqua forniti dagli Usa sul reattore numero 4 e, successivamente sul reattore numero 3. "Prima di far questo - ha spiegato il numero uno di Aiea - dovranno essere rimossi alcuni detriti dall'area circostante".

SORVOLI CON AEREI SPIA SENZA PILOTA - Il governo giapponese avrebbe deciso quindi di accettare l'aiuto dell'esercito americano. Aerei da ricognizione senza pilota americani saranno inviati in missione sulla centrale nucleare di Fukushima per raccogliere informazioni sullo stato dei reattori. Forse la missione si svolgerà già giovedì.

TIMORI PER IL MALTEMPO - Suscitano intanto preoccupazione anche le previsioni meteo a Fukushima. Infatti sono previsti neve e vento che dovrebbe soffiare verso sudovest, cioè verso Tokyo, per poi girare e dirigersi a ovest verso il mare. Questo fattore è importante perché mostra che direzione potrebbe prendere una possibile nube nucleare. Ma le condizioni meteo sono importanti anche per la gestione degli sfollati: quelli del Tohoku, in particolare, sono esposti a privazioni e freddo. Si tratta, secondo gli ultimi dati, di 430mila persone, ma sono arrivate a essere nei giorni passati fino a 550mila. Si sono riuniti in centri di accoglienza, spesso scuole o altri edifici pubblici. Molti sono vecchi, molti sono bambini. Manca loro ancora tutto e, soprattutto, comincia a diffondersi il rischio che, col ritorno del freddo intenso, si sviluppino epidemie d'influenza che, in queste condizioni estreme, possono avere conseguenze fatali. Le previsioni del tempo prevedono infatti freddo e neve anche per i prossimi giorni.

Il discorso dell'imperatore in tv

IL MESSAGGIO DELL'IMPERATORE - A sorpresa poi l'imperatore giapponese Akihito ha rivolto un messaggio alla nazione trasmesso in tv in cui esprime "grande tristezza" per il sisma e lo tsunami di venerdì scorso, auspicando che sia "salvato il maggior numero di persone". "Provo grande tristezza per le vittime di sisma e tsunami: non si sa quanti saranno, ma spero che ne venga salvato anche uno solo in più", ha detto Akihito, in un raro messaggio alla Nazione trasmesso in tv. "Adesso, il problema è il nucleare e spero si risolva. I soccorsi vanno avanti, nel freddo. Mancano cibo e carburante e tutti sono in condizioni d'emergenza", ha aggiunto l'imperatore. "Prego per loro e perchè si esca dalla catastrofe: sono commosso da chi cerca di resistere e vivere - ha detto Akihito -. Un grazie agli stranieri, alla gente del Giappone e a tutti quelli che continuano a impegnarsi nelle operazioni di soccorso. Sono arrivati messaggi da tutto il mondo: mai rinunciare alla speranza".

ALLARME ANCORA DALL'UE - Sul fronte internazionale da segnalare che, come aveva detto già martedì, il commissario Ue all'energia Guenther Oettinger ha dichiarato di nuovo che è in corso una "effettiva catastrofe" aggiungendo che "questo impianto non è più gestito, non è più sotto controllo". Oettinger ha parlato in una audizione all'Europarlamento.

AVVISO DAGLI USA - Le autorità americane hanno invece raccomandato ai propri cittadini che vivono nel raggio di 80 km dalla centrale nucleare di Fukushima di evacuare o ripararsi in luoghi chiusi. Anche i militari Usa che stanno prestando soccorso alla popolazione giapponese hanno avuto l'ordine di non avvicinarsi a più di 80 km dalla centrale. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto che la raccomandazione è frutto delle analisi della situazione da parte degli esperti americani. "Questo è il consiglio che daremmo ai cittadini americani se lo stesso problema di verificasse negli Stati Uniti - ha detto Carney - Portarsi ad almeno 80 chilometri di distanza dalla centrale nucleare di Fukushima".

Sul fronte più strettamente politico il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha dichiarato: "Quello che sta accadendo in Giappone solleva dubbi sui costi e sui rischi associati all' energia nucleare, ma dobbiamo dare delle risposte - ha detto la Clinton - noi ricaviamo il 20% della nostra energia adesso negli Stati Uniti dall'energia nucleare".

GLI ITALIANI - Continuano invece le polemiche sugli italiani in Giappone che chiedono di tornare, come i musicisti del "Il Maggio Musicale Fiorentino" che non riescono a partire da Tokyo e cresce la loro preoccupazione e quella dei loro parenti che li attendono in Italia. Tutto questo mentre la Croce rossa internazionale ha reso noto che Tokyo è sicura e che gli stranieri possono recarsi lì. La Farnesina informa che prosegue - attraverso l'Unità di Crisi- il costante coordinamento con l'Alitalia per assicurare ai connazionali che non abbiano imprescindibili ragioni per rimanere la possibilità di lasciare, anche temporaneamente, il Paese. In tal senso, anche d'intesa con la Farnesina, non soltanto la compagnia di bandiera continua ad operare con piena capacità con 14 voli alla settimana sul Giappone (da oggi concentrati per ragioni tecniche sullo scalo internazionale di Osaka), ma è stata altresì introdotta la possibilità di acquistare biglietti di sola andata senza prenotazione, usufruendo di una speciale tariffa agevolata istituita per l'occasione. L'Ambasciata d'Italia a Tokyo e l'Unità di Crisi della Farnesina restano operative h24 non soltanto per continuare a raccogliere e riscontrare segnalazioni di connazionali, ma anche per modulare la risposta ad eventuali nuove esigenze della nostra comunità in Giappone.

Maltempo nelle zone della tsunami

LA BORSA RECUPERAYEN DA RECORD - Intanto la Borsa di Tokyo trova la forza per il rimbalzo e chiude gli scambi con un recupero del 5,68%. La Banca centrale del Giappone ha iniettato nel mercato 3,5 trilioni di yen (43 miliardi di dollari) per cercare di attenuare l'impatto del terremoto. La mossa porta a 23 trilioni di yen (283 miliardi di dollari) la quota totale stanziata negli ultimi tre giorni dalla banca. Lo yen comunque ha continuato a guadagnare terreno sul dollaro. La valuta giapponese si apprezza e sale ai massimi dalla Seconda Guerra Mondiale nei confronti del biglietto verde. Lo yen è salito fino a 77,60 dollari. A spingere al rialzo la divisa nipponica è la convinzione che le società giapponesi, soprattutto banche e assicurazioni, incominceranno a rimpatriare asset denominati in yen per contribuire alla ricostruzione delle zone devastate dallo tsunami.

CONTROLLI SUI CIBI - Ma la crisi nucleare implica anche la possibilità di danni collaterali. L'inquinamento cioè di suolo, acqua e animali. L'Unione europea ha quindi già allertato i 27 Stati membri prescrivendo analisi dei livelli di radioattività su tutti i prodotti alimentari destinati all'uomo e agli animali. E in Italia il ministro della Salute Fazio ha annunciato "misure restrittive": si metterà al setaccio tutto ciò che riguarda il settore con data post terremoto. Si tratta in ogni caso, in Italia e in Europa, di una nicchia di mercato: l'import di prodotti alimentari è "minimo", secondo l'Ue, seppure in crescita. Anche chi ama il sushi, dunque, dovrebbe poter stare tranquillo: il pesce è locale, e le alghe potranno essere sostituite, quando già non lo sono, con quelle cinesi.

PRIMO GIORNALISTA CONTAMINATO - Da segnalare anche il caso del primo giornalista contaminato dalle radiazioni. Lester Holt, giornalista della Nbc di ritorno dal Giappone, dove aveva coperto la catastrofe del terremoto e la crisi nucleare, ha rivelato nel suo show mercoledì di essere stato contaminato. Tracce di radiazioni, di bassa intensità, sono state riscontrate su di lui e anche su alcuni collaboratori della sua troupe.

Redazione Online

16 marzo 2011(ultima modifica: 17 marzo 2011)

 

 

 

 

 

 

2011-03-16

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MILANO - Continua la battaglia per tenere sotto controllo la centrale nucleare di Fukushima, il cui sistema di raffreddamento è stato distrutto dal sisma di venerdì scorso e dal successivo tsunami. Radiazioni "estremamente potenti" sarebbero state registrate al reattore n. 4 della centrale nucleare di Fukushima: lo ha detto il responsabile statunitense per l'energia nucleare Gregory Jaczko. La vasca di stoccaggio del reattore 4 della centrale non contiene più acqua per effetto di livelli "estremamente elevati" di radiazioni, ha dichiarato il presidente dell'Autorità americana di controllo sul nucleare. Jaczko ha aggiunto che una delle conseguenze dell'esplosione è stata la perdita d'acqua dal serbatoio del reattore. "Riteniamo - ha precisato - che non vi sia più acqua nelle piscine e che i livelli di radiazioni siano estremamente elevati, letali, il che potrebbe rimettere in gioco tutte le operazioni di soccorso". E' l'ultimo atto di una giornata caratterizzata dai tentativi di far fronte all'emergenza nucleare che sta vivendo il Giappone.

LINEA ELETTRICA - La Tokyo Electric Power Company intanto riferisce di aver quasi terminato di sistemare una nuova linea elettrica che dovrebbe ripristinare l'elettricità alla centrale nucleare di Fukushima per riuscire a risolvere la crisi. Il portavoce della Tepco, Naoki Tsunoda, ha detto che il collegamento elettrico è quasi completo. I funzionari intendono provarlo "non appena possibile" ma non sono in grado di dire quando. Il nuovo collegamento elettrico dovrebbe riuscire a ripristinare le pompe, permettendo così un flusso stabile di acqua ai reattori e alle vasche di combustibile esausto, mantenendole fredde.

ANCORA SCOSSE - Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6 è stata avvertita anche nella giornata di mercoledì nella zona orientale di Tokyo, dove gli edifici hanno tremato a lungo. L'epicentro è stato localizzato a una profondità di 25 chilometri sotto al fondale dell'Oceano Pacifico e 96 chilometri a est di Tokyo. Una precedente scossa, sempre di magnitudo 6.0, aveva investito qualche ora prima il Giappone sud-orientale, con epicentro nella prefettura di Shizuoka: anche in quel caso il fenomeno era stato avvertito nella capitale. Dal terremoto di 9.0 gradi Richter di venerdì scorso si sono susseguite centinaia di scosse di assestamento, alcune anche molto potenti.

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UN NUOVO INCENDIO - Nel frattempo un nuovo incendio è scoppiato nella centrale nucleare di Fukushima 1. Le fiamme sono divampate presso il reattore numero quattro per poi spegnersi da sole nel giro di 30 minuti, secondo quanto reso noto dall'agenzia per la sicurezza nucleare nipponica. Ma intanto una colonna di fumo è cominciata a fuoriuscire dal reattore 3 anche se la gabbia non dovrebbe aver subito un grave danno, scrive l'agenzia di stampa Kyodo citando il governo. Secondo la Tepco, la compagnia elettrica che gestisce l'impianto, potrebbe trattarsi di vapore, e il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha affermato che sembra provenire dalla vasca di contenimento del reattore stesso: "Il contenitore ha un ugello di scarico", ha osservato, "ma, a parte quello, non dovrebbe uscire alcun gas". Edano ha dunque ipotizzato che la vasca possa aver subito danni. E infatti intorno alla centrale i livelli di radioattività si sono all'improvviso impennati, il personale è stato temporaneamente fatto sgomberare. L'impianto di Fukushima ha subito finora quattro esplosioni e due incendi. Ma il governo rassicura: le radiazioni oltre un raggio di 20-30 km dalla centrale di Fukushima 1 non costituiscono "immediato rischio per la salute".

Le radiazioni fermano gli elicotteri

SORVOLI IN ELICOTTERO - La televisione pubblica giapponese Nhk ha trasmesso riprese in cui si mostrava un elicottero militare bi-rotore da carico in volo verso la centrale atomica di Fukushima 1, ma l'il velivolo, che avrebbe dovuto gettare acqua per raffreddare uno dei reattori, non è riuscito ad operare, probabilmente a causa degli alti livelli di radioattività. La polizia tenterà di raffreddare la vasca del reattore 4 usando un camion con cannone ad acqua, ha annunciato la tv pubblica Nhk. Per il momento, comunque, ha scritto l'agenzia di stampa Kyodo citando l'amministrazione locale, nella prefettura di Fukushima l'acqua di rubinetto non contiene né iodio né cesio radioattivi, nonostante la fuga di radiazioni dalla centrale.

AIEA - I danni ai reattori nucleari in Giappone sono "molto seri" e i giapponesi sono soprattutto preoccupati per il numero 3 e il numero 4 ha affermato però il direttore generale dell'Aiea, Yukiya Amano, che giovedì si recherà nel Paese per un sopralluogo di un giorno per avere maggiori informazioni dalle autorità locali. Amano ha fatto sapere che giovedì gli elicotteri tenteranno di lanciare l'acqua sull'unità 3 mentre da terra si cercherà di sparare con i mega idranti acqua forniti dagli Usa sul reattore numero 4 e, successivamente sul reattore numero 3. "Prima di far questo - ha spiegato il numero uno di Aiea - dovranno essere rimossi alcuni detriti dall'area circostante".

SORVOLI CON AEREI SPIA SENZA PILOTA - Il governo giapponese avrebbe deciso quindi di accettare l'aiuto dell'esercito americano. Aerei da ricognizione senza pilota americani saranno inviati in missione sulla centrale nucleare di Fukushima per raccogliere informazioni sullo stato dei reattori. Forse la missione si svolgerà già giovedì.

TIMORI PER IL MALTEMPO - Suscitano intanto preoccupazione anche le previsioni meteo a Fukushima. Infatti sono previsti neve e vento che dovrebbe soffiare verso sudovest, cioè verso Tokyo, per poi girare e dirigersi a ovest verso il mare. Questo fattore è importante perché mostra che direzione potrebbe prendere una possibile nube nucleare. Ma le condizioni meteo sono importanti anche per la gestione degli sfollati: quelli del Tohoku, in particolare, sono esposti a privazioni e freddo. Si tratta, secondo gli ultimi dati, di 430mila persone, ma sono arrivate a essere nei giorni passati fino a 550mila. Si sono riuniti in centri di accoglienza, spesso scuole o altri edifici pubblici. Molti sono vecchi, molti sono bambini. Manca loro ancora tutto e, soprattutto, comincia a diffondersi il rischio che, col ritorno del freddo intenso, si sviluppino epidemie d'influenza che, in queste condizioni estreme, possono avere conseguenze fatali. Le previsioni del tempo prevedono infatti freddo e neve anche per i prossimi giorni.

Il discorso dell'imperatore in tv

IL MESSAGGIO DELL'IMPERATORE - A sorpresa poi l'imperatore giapponese Akihito ha rivolto un messaggio alla nazione trasmesso in tv in cui esprime "grande tristezza" per il sisma e lo tsunami di venerdì scorso, auspicando che sia "salvato il maggior numero di persone". "Provo grande tristezza per le vittime di sisma e tsunami: non si sa quanti saranno, ma spero che ne venga salvato anche uno solo in più", ha detto Akihito, in un raro messaggio alla Nazione trasmesso in tv. "Adesso, il problema è il nucleare e spero si risolva. I soccorsi vanno avanti, nel freddo. Mancano cibo e carburante e tutti sono in condizioni d'emergenza", ha aggiunto l'imperatore. "Prego per loro e perchè si esca dalla catastrofe: sono commosso da chi cerca di resistere e vivere - ha detto Akihito -. Un grazie agli stranieri, alla gente del Giappone e a tutti quelli che continuano a impegnarsi nelle operazioni di soccorso. Sono arrivati messaggi da tutto il mondo: mai rinunciare alla speranza".

ALLARME ANCORA DALL'UE - Sul fronte internazionale da segnalare che, come aveva detto già martedì, il commissario Ue all'energia Guenther Oettinger ha dichiarato di nuovo che è in corso una "effettiva catastrofe" aggiungendo che "questo impianto non è più gestito, non è più sotto controllo". Oettinger ha parlato in una audizione all'Europarlamento.

AVVISO DAGLI USA - Le autorità americane hanno invece raccomandato ai propri cittadini che vivono nel raggio di 80 km dalla centrale nucleare di Fukushima di evacuare o ripararsi in luoghi chiusi. Anche i militari Usa che stanno prestando soccorso alla popolazione giapponese hanno avuto l'ordine di non avvicinarsi a più di 80 km dalla centrale. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto che la raccomandazione è frutto delle analisi della situazione da parte degli esperti americani. "Questo è il consiglio che daremmo ai cittadini americani se lo stesso problema di verificasse negli Stati Uniti - ha detto Carney - Portarsi ad almeno 80 chilometri di distanza dalla centrale nucleare di Fukushima".

Sul fronte più strettamente politico il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha dichiarato: "Quello che sta accadendo in Giappone solleva dubbi sui costi e sui rischi associati all' energia nucleare, ma dobbiamo dare delle risposte - ha detto la Clinton - noi ricaviamo il 20% della nostra energia adesso negli Stati Uniti dall'energia nucleare".

GLI ITALIANI - Continuano invece le polemiche sugli italiani in Giappone che chiedono di tornare, come i musicisti del "Il Maggio Musicale Fiorentino" che non riescono a partire da Tokyo e cresce la loro preoccupazione e quella dei loro parenti che li attendono in Italia. Tutto questo mentre la Croce rossa internazionale ha reso noto che Tokyo è sicura e che gli stranieri possono recarsi lì. La Farnesina informa che prosegue - attraverso l'Unità di Crisi- il costante coordinamento con l'Alitalia per assicurare ai connazionali che non abbiano imprescindibili ragioni per rimanere la possibilità di lasciare, anche temporaneamente, il Paese. In tal senso, anche d'intesa con la Farnesina, non soltanto la compagnia di bandiera continua ad operare con piena capacità con 14 voli alla settimana sul Giappone (da oggi concentrati per ragioni tecniche sullo scalo internazionale di Osaka), ma è stata altresì introdotta la possibilità di acquistare biglietti di sola andata senza prenotazione, usufruendo di una speciale tariffa agevolata istituita per l'occasione. L'Ambasciata d'Italia a Tokyo e l'Unità di Crisi della Farnesina restano operative h24 non soltanto per continuare a raccogliere e riscontrare segnalazioni di connazionali, ma anche per modulare la risposta ad eventuali nuove esigenze della nostra comunità in Giappone.

Maltempo nelle zone della tsunami

LA BORSA RECUPERA - Intanto la Borsa di Tokyo trova la forza per il rimbalzo e chiude gli scambi con un recupero del 5,68%. La Banca centrale del Giappone ha iniettato nel mercato 3,5 trilioni di yen (43 miliardi di dollari) per cercare di attenuare l'impatto del terremoto. La mossa porta a 23 trilioni di yen (283 miliardi di dollari) la quota totale stanziata negli ultimi tre giorni dalla banca.

CONTROLLI SUI CIBI - Ma la crisi nucleare implica anche la possibilità di danni collaterali. L'inquinamento cioè di suolo, acqua e animali. L'Unione europea ha quindi già allertato i 27 Stati membri prescrivendo analisi dei livelli di radioattività su tutti i prodotti alimentari destinati all'uomo e agli animali. E in Italia il ministro della Salute Fazio ha annunciato "misure restrittive": si metterà al setaccio tutto ciò che riguarda il settore con data post terremoto. Si tratta in ogni caso, in Italia e in Europa, di una nicchia di mercato: l'import di prodotti alimentari è "minimo", secondo l'Ue, seppure in crescita. Anche chi ama il sushi, dunque, dovrebbe poter stare tranquillo: il pesce è locale, e le alghe potranno essere sostituite, quando già non lo sono, con quelle cinesi.

Redazione Online

16 marzo 2011

 

 

IL REPORTAGE - Elicotteri per raffreddare gli impianti

Ingegneri, operai, impiegati

I 50 eroi di Fukushima

Uno scoppio e due incendi nella centrale: evacuati 750 addetti, quattro dispersi

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IL REPORTAGE - Elicotteri per raffreddare gli impianti

Ingegneri, operai, impiegati

I 50 eroi di Fukushima

Uno scoppio e due incendi nella centrale: evacuati 750 addetti, quattro dispersi

Dal nostro inviato Giusi Fasano

 

FUKUSHIMA - Cinquanta uomini per vincere contro il "mostro" atomico. Cento mani e cento occhi per tenerlo a bada mentre il mondo lo guarda e trattiene il fiato. Sono i lavoratori della Compagnia elettrica di Tokyo, la Tepco, e sono gli unici rimasti nella centrale nucleare di Fukushima. Tocca a loro fare quello che fino a ieri mattina hanno fatto in ottocento e cioè raffreddare il più possibile le barre di combustibile nucleare dei reattori ed evitare altri scoppi o, peggio, la fusione del nucleo.

I 50 eroi di Fukushima

Sfiniti da turni massacranti di cui non si vede la fine, terrorizzati dall'incubo della contaminazione, camminano sull'orlo di un baratro ogni santo giorno da venerdì scorso, bardati nelle loro tute, con le facce nascoste dalle maschere. Si dice che abbiano alzato la mano per offrirsi volontari quando ieri mattina, dopo l'esplosione devastante al reattore numero 2, si è trattato di stabilire chi doveva rimanere e chi no. Cinquanta piccoli Ulisse davanti a un Polifemo che sbuffa senza sosta, da tre giorni, vapore e fumo radioattivo. La catastrofe che il mondo intero teme, loro la guardano da un passo, la captano dai rumori sinistri che arrivano dai sei reattori dell'impianto. L'hanno immaginata, ieri mattina, quando l'acqua dai riflessi blu ha cominciato a ribollire nella piscina atomica del reattore numero 2. Se l'ebollizione dovesse far evaporare tutto il liquido, le barre di combustibile nucleare sarebbero esposte all'atmosfera e sarebbe molto alto il rischio di una nuvola carica di radiazioni. La parola d'ordine è stata raffreddare, raffreddare, raffreddare. E per il momento hanno vinto loro, i nostri cinquanta eroi. L'acqua non bolle più, le barre per ora non sono scoperte. Ma si sta ipotizzando di far arrivare già all'alba l'acqua anche con gli elicotteri e di sganciarla dall'alto, in particolare sul quarto reattore della centrale nucleare di Fukushima, dove l'ultima esplosione di ieri ha provocato una crepa nell'edificio-contenitore e dove due dipendenti potrebbero essere dispersi. La stanchezza avanza, si fa spazio in mezzo ai guai, uno più preoccupante dell'altro. Per esempio quel benedetto reattore numero 4 che sembrava starsene tranquillo fino a ieri: all'improvviso lo hanno visto andare a fuoco e loro, i cinquanta tecnici antimostro, si sono trovati stretti fra le fiamme - che hanno liberato una quantità sconosciuta di radiazioni direttamente nell'atmosfera - e l'esposizione alla radioattività salita ben oltre i limiti consentiti nel giro di pochi minuti. Nella sala di controllo il livello delle radiazioni è diventato altissimo e per evitarle il più possibile hanno organizzato squadre di copertura a tempo: pochi minuti a testa finché il cinquantesimo non ha finito il suo turno, poi si ricomincia. Per dividere in parti uguali gli agguati di quel nemico invisibile. Alle 23 ora italiana c'era un nuovo incendio da domare ma, in nottata, l'agenzia di sicurezza nucleare giapponese ha dichiarato che "le fiamme sembrano essersi spente da sole". Il sonno arriva quando si può, per gli irriducibili della centrale di Fukushima I. Nello spazio immenso dell'impianto, cinquanta uomini sono puntini che si confondono con il grigio scuro delle fotografie scattate dagli elicotteri, sono sagome minuscole perdute sotto i pennacchi di fumo dei reattori scoppiati o incendiati. Il panorama è spettrale, l'umore è quel che si può. "Che ne sarà di loro?" si chiedono i 750 compagni di lavoro evacuati ieri mattina. E che succederà al Fukushima I?

Le radiazioni fermano gli elicotteri

La verità è che più passa il tempo più la situazione sembra fuori controllo. L'impianto atomico è un produttore continuo di angoscia e non c'è falla che si tamponi senza che se ne aprano altre due-tre.

Prendi la giornata di ieri. I reattori numero 1 e 3 "sono spenti e con il raffreddamento degli elementi di combustibile in funzione" è la buona notizia del primo mattino. Ma ce n'è una valanga di cattive. L'esplosione al reattore numero 2, l'incendio al numero 4, i reattori 5 e 6 in condizioni di non sicurezza, radiazioni in crescita in una vasta zona attorno alla centrale. E ancora: la fascia di evacuazione estesa da 20 a 30 chilometri di raggio e, non ultimo, c'è il rischio che prenda fuoco il carburante nucleare esausto e che quindi si crei una gigantesca nube radioattiva.

"Perfino il cielo non ci aiuta", è il commento amaro del soldato Minoru ai microfoni di una tivù locale prima di saltare su un mezzo militare che dall'aeroporto di Sukagawa lo porterà ai confini della zona proibita di Fukushima. Parla delle previsioni del tempo, Minoru. Piove o nevica lungo tutta la fascia dove invece sarebbe benvenuto il sole, sia per le operazioni dei soccorritori sia per evitare che gli elementi radioattivi ricadano al suolo. "Al diavolo la pioggia, ce la faremo anche questa volta" promette lui. "Il popolo giapponese ce l'ha sempre fatta". Sembra più scoraggiato del suo soldato il premier Naoto Kan. Ieri ha detto che "il pericolo di ulteriori perdite radioattive è in aumento", ma ha chiesto alla popolazione di mantenere la calma. Cosa difficile anche per i serafici giapponesi dopo che Yukio Edano, il suo portavoce che "contrariamente a quello che è successo finora, non vi è dubbio che i livelli attuali possano incidere sulla salute umana". Una signora dal nome impronunciabile che guarda l'appello di Edano sul computerino di suo figlio mentre è in fila per prendere un autobus a Fukushima City, dice che "se sono arrivati a dare il consiglio di non stendere i panni all'esterno è chiaro che la situazione è grave...". Sì, ma quanto grave? È un alternarsi continuo di rassicurazioni seguite da allarmi. Il panico, mai ostentato nemmeno dalla gente che vive nelle vicinanze della centrale atomica, si misura soltanto con gli scaffali semivuoti nei supermarket di tutta l'area est della prefettura di Fukushima e con le code per fare scorte alimentari in vista di giorni da passare chiusi in casa.

Tokyo, città semideserta

Lungo la strada statale principale che passa alle spalle della centrale, il serpentone di auto dirette a sud cresce di ora in ora, tutti in fila per l'aeroporto di Sukagawa oppure per scendere fino a Tokyo, Osaka, Kyoto, purché lontano da qui. E come se tutto questo non bastasse c'è da fare i conti ogni giorno con scosse di assestamento che in alcuni casi sono davvero spaventose. Lo era quella di ieri sera alle 22.30 (in Italia le 14.30) che l'Agenzia meteorologica giapponese ha misurato come 6.4 della scala Richter, epicentro a dieci chilometri di profondità nell'Oceano Pacifico, davanti alla costa della prefettura di Shizuoka (a sud di Tokyo). A Fukushima, dove si è sentita nettamente benché ci siano 300 chilometri di distanza, è stato un nuovo sussulto di ansia: le strutture non possono permettersi altre spallate. È già fin troppo difficile così per i cinquanta Ulisse isolati dal mondo. Avranno certo saputo, ieri pomeriggio, che il livello di gravità della crisi atomica è stato aggiornato da 5 a 6 su una scala che arriva fino a 7 e che ha soltanto due precedenti gravi: l'incidente di Chernobyl (livello 7) e quello di Three Mile Island (livello 5). Quindi Fukushima è il secondo caso più grave della storia nucleare, un record terrificante, che dà i brividi. Da "fuori", dove finisce il confine fra la Fukushima pericolosa e quella no, arriva alla fine di una giornata quantomai drammatica, la parola che nessuno dei cinquanta vorrebbe mai sentire, "apocalisse". La usa il commissario Ue per l'Energia, Guenther Oettinger, parlando a Bruxelles della crisi nucleare in Giappone. Quella parola passa veloce, come pioggia sull'impermeabile.

C'è da pompare acqua dal mare per raffreddare le barre di combustibile, Oettinger merita solo un pensiero di passaggio fra la fatica e la paura. Non è ancora tempo di resa per cento mani e cento occhi al lavoro. L'"apocalisse", qui a Fukushima, è ancora una parola vietata.

Giusi Fasano

16 marzo 2011

 

 

gli esperti giapponesi: "SBAGLIATI I PARAGONI CON Chernobyl e Three Miles Island"

Fukushima, danni al cuore del reattore 2

Il commissario Ue : "È un'apocalisse"

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"Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap)

"Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap)

MILANO- Cresce, se possibile, l'allarme sulla crisi nucleare in Giappone. "Un'apocalisse". Così il commissario all'energia Ue Guenther Oettinger ha definito l'incidente avvenuto nella centrale nucleare di Fukushima, dove - secondo lui - le autorità giapponesi hanno praticamente perso il controllo della situazione.

NUOVO INCENDIO - Un nuovo incendio si è sviluppato al reattore n. 4 della centrale nucleare giapponese di Fukushima, a poche ore da un'esplosione che già aveva provocato un primo incendio. L'incendio è stato posto "sotto controllo dopo alcune ore" ha comunicato la Tepco, l'ente gestore dell'impianto. Nella centrale nucleare sono rimasti una cinquantina di tecnici a combattere contro il tempo e contro l'emergenza nucleare. Settecentocinquanta persone sono state evacuate a causa delle fughe radioattive. I livelli di radiazioni nell'area non sono stati comunicati. Ore prima si annunciava che le radiazioni nella sala di controllo della centrale di Fukushima erano troppo elevate perché gli esperti della Tepco vi potessero restare a lavorare.

SPEGNIMENTO AUTOMATICO - Un'apocalisse si ripete da più parti. Ma, dicono gli esperti giapponesi, non si possono fare paragoni con Chernobyl. "Quando c'è stato il terremoto, i reattori della centrale di Fukushima Daiichi si sono spenti automaticamente", ha detto Atsushi Takeda, esperto nucleare giapponese che ha spiegato l'entità dei rischi alla centrale di Fukushima all'emittente giapponese Nhk. "Il problema si è verificato solo quando c'è stato il mancato raffreddamento dei reattori. Questo incidente è ben diverso da quelli occorsi a Chernobyl e a Three Miles Island che sono avvenuti quando il reattore era ancora in funzione. Adesso bisogna lavorare con tutti i mezzi possibili per raffreddare i reattori. Se si riuscirà a fare questo, il problema sarà risolto".

NUOVA FORTE SCOSSA - Il giudizio "apocalittico" di Oettinger arriva dopo una giornata segnata da una nuova forte scossa di terremoto che si è aggiunta alle tante di assestamento registrate in questi giorni. Attorno alle 22,30 ora locale (le 14,30 in Italia) i sismografi hanno registrato un evento di magnitudo 6.4, inferiore ai 9 del sisma di venerdì scorso ma superiore per intensità a quello che ha colpito L'Aquila nel 2009, che fu di 5.9. La scossa è stata così forte da essere avvertita anche a Tokyo, dove diversi edifici hanno tremato. L'epicentro è stato nella prefettura di Shizuoka.

L'AREA DI SICUREZZA - Nel frattempo, il livello delle radiazioni nei pressi della centrale nucleare giapponese di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto di quatto giorni fa, è "considerevolmente aumentato" e per questo motivo la popolazione entro un raggio di 30 chilometri dall'impianto deve rimanere nelle proprie abitazioni: lo ha annunciato il premier nipponico, Naoto Kan, assicurando che il governo sta predisponendo tutti i necessari piani per l'assistenza della popolazione. I circa 200mila residenti nel raggio di 20 chilometri dall'impianto sono stati sgomberati mentre per quelli della fascia immediatamente successiva è stato imposto un vero e proprio coprifuoco per motivi precauzionali, anche se pure per i residenti in quest'area non viene esclusa l'opzione dell'allontanamento. Successivamente alcuni rappresentanti del governo hanno parlato di un livello di radiazioni in calo rispetto al momento in cui la radioattività ha raggiunto il suo culmine, ma le notizie che arrivano dal Giappone da questo punto di vista sono contraddittorie. L'attenzione resta alta e dall'estero si guarda con preoccupazione a quanto sta accadendo: l'autorità francese per la sicurezza nucleare sostiene che il livello di rischio è a quota 6 della scala di riferimento internazionale Ines che arriva ad un massimo di 7 (quello, per intendersi, registrato in occasione dell'incidente di Chernobyl). La valutazione dell'Ispra, l'istituto italiano che si occupa anche di sicurezza nucleare, valuta invece a 5 tale livello. Le autorità giapponesi avevano invece sempre parlato di un livello 4.

"IMPOSSIBILE LAVORARE" - Il nodo riguarda la centrale di Fukushima, dove si sono registrate nuove esplosioni. Dopo i reattori 1 e 3, interessati da scoppi venerdì e sabato, anche il numero 2 e il numero 4 - dove secondo l'Agenzia atomica internazionale, la Aiea, si è sviluppato anche un incendio che ha favorito la fuoriuscita di radiazioni -, hanno registrato deflagrazioni tra lunedì e martedì. Benchè il reattore numero quattro fosse fermo per lavori di manutenzione quando venerdì scorso l'area è stata investita dal terremoto, secondo il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, "il combustibile nucleare spento si è surriscaldato, generando idrogeno e innescandone l'esplosione". I tecnici hanno cercato di fare il possibile per contenere i danni ma secondo quanto riferisce l'agenzia giapponese Kyodo, le radiazioni nella sala di controllo della centrale di Fukushima sono troppo elevate perché "gli esperti della Tepco vi possano lavorare".

"Rischio apocalisse"

DANNI AL NOCCIOLO DEL REATTORE 2 - L'Aiea ha detto che l'esplosione nel reattore 2 "potrebbe aver compromesso l'integrità della sua principale struttura di contenimento". Secondo l'agenzia, le strutture di contenimento dei reattori 1 e 3 sembrano intatte nonostante le esplosioni. Il danno riguarda la struttura in cemento armato che protegge il contenitore di acciaio (vessel) all'interno del quale si trovano le barre di combustibile. "Al momento, a quanto risulta, sarebbero ancora intatti tutti e tre i vessel che contengono il combustibile", ha spiegato Stefano Monti, direttore dell'Unità metodi di sicurezza dei reattori dell'Enea. I reattori delle centrali Fukushima Daini, Onagawa, e Tokai sono invece in condizioni stabili e sicure, ha detto l'Aiea. Il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, ha detto successivamente che il nocciolo 2 della centrale nucleare di Fukushima potrebbe aver subito danni limitati. "C'è la possibilità di danni al nocciolio. La stima è che il danno sia inferiore al 5%", ha detto Amano in una conferenza stampa a Vienna.

ACQUA DALL'ELICOTTERO - Intanto Tepco, l'operatore della Fukushima Daiichi, ha detto che si sta valutando la possibilità di versare acqua da un elicottero sulla vasca di combustibile nucleare esausto del reattore numero 4, ormai esposta all'aria aperta. Infatti potrebbe essere addirittura in ebollizione il combustibile nucleare esaurito custodito nel bacino di stoccaggio presente all'interno del reattore numero quattro, almeno secondo quanto reso noto dalla Tepco, la società che gestisce l'impianto, citata dall'agenzia di stampa Kyodo. Stando a fonti della compagnia, a causa dell'ebollizione il livello dell'acqua potrebbe dunque abbassarsi, rendendo più grave il pericolo di fusione del nocciolo.

COMBUSTIBILE IN EBOLLIZIONE - Sono dunque quattro su sei i reattori dell'impianto nei quali si sono verificate esplosioni. Nei due rimasti fino ad ora indenni, ha rivelato lo stesso Edano, si è registrato un lieve aumento della temperatura. In precedenza il governo giapponese, le cui dichiarazioni erano state riprese dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, aveva annunciato che era stato estinto l'incendio scoppiato nello stesso reattore per il surriscaldamento del combustibile esaurito, che generando idrogeno aveva portato a un'ennesima esplosione.

Una città quasi "fantasma"

IL LIVELLO DI RADIOATTIVITA' - Edano ha spiegato che il livello delle radiazioni è attualmente di 30 millisievert tra i reattori numero due e tre, di 400 millisievert nei pressi dello stesso reattore tre e di 100 vicino al reattore quattro. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito; una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere entro un mese circa la metà di coloro che l'hanno ricevuta. Livelli anomali di radioattività sono inoltre stati registrati a Tokyo, ma un rappresentante dell'amministrazione metropolitana, Sairi Koga, ha precisato che non sono considerati tali da nuocere al corpo umano. Fonti municipali hanno riferito in effetti che in mattinata sono stati rilevati 0,809 microsievert in città: dunque una quantità di radiazioni superiore alla norma ma non particolarmente elevata, sebbene comunque venti volte superiore a quella che si era registrata il giorno prima. Per comprenderne l'entità, basti pensare che una normale radiografia al torace di solito comporta una dose di 20 microsievert. Invece livelli di radioattività dieci volte superiori alla norma sono stati registrati a Maebashi, città situata circa 100 chilometri a nord di Tokyo e quindi più vicina alla zona della centrale di Fukushima, che dalla capitale dista 250 chilometri.

RISCHIO DANNI PER LA SALUTE - Il governo nipponico qualcosa comincia ad ammettere. Le radiazioni dovute all'incidente nel reattore n.4 della centrale di Fukushima potrebbero essere "dannose per la salute" della popolazione, ha spiegato successivamente da Parigi il ministro degli Esteri giapponese, Takeaki Matsumoto, durante la conferenza stampa che ha seguito la riunione del G8.

MARINAI USA - Paura anche tra i militari Usa che stanno soccorrendo la popolazione. Altri soldati sono stati esposti a bassi livelli di radiazioni e sono stati sottoposti a processi di decontaminazione dopo aver consegnato cibo, acqua e coperte alle vittime di terremoto e tsunami. L'esercito ha anche detto che sta mandando altre navi al largo della costa occidentale invece che su quella orientale. Questo per evitare i rischi di grandi detriti sparsi nell'oceano dallo tsunami della settimana scorsa e per restare lontani dal rilascio di radiazioni dai reattori nucleari danneggiati.

LO STOP AI VOLI - Intanto alcune grandi compagnie aeree stanno decidendo di interrompere i propri voli per Tokyo per evitare di esporre il personale alle radiazioni. Lufthansa ha deciso di deiviare gli aerei su Nagoya e Osaka. I voli, inoltre, fanno scalo a Seul, per cambiare equipaggio, ed evitare che lo staff debba pernottare in Giappone; lo ha spiegato un portavoce della compagnia. E anche l'Air China, la compagnia di bandiera cinese, ha deciso di cancellare alcuni voli verso il Giappone, anche se si tratta di una decisione solo transitoria, seppure nata dallo stesso presupposto di Lufthansa, ovvero dalla volontà di non lasciare i velivoli parcheggiati di notte in Giappone. Non cambia invece i propri programmi, almeno per ora, Alitalia: l'amministratore delegato della compagnia, Rocco Sabelli, ha spiegato che "ad oggi i nostri voli sono regolari e tutti pieni". L'unica misura precauzionale, ha precisato, riguarda per il momento i piloti che volano verso il Giappone: "Viaggiamo con il doppio equipaggio per tornare senza dover pernottare in Giappone". Alitalia gestisce 14 voli la settimana verso Tokyo Narita, 10 da Roma e 4 da Malpensa, mentre sono 4 i voli settimanali verso Osaka.

IL BILANCIO DELLE VITTIME - Nel frattempo, è salito a oltre 11.000 il numero dei morti e dispersi provocati dal sisma e dal successivo tsunami.

Redazione Online

15 marzo 2011(ultima modifica: 16 marzo 2011)

 

Cosa è cambiato con l'ultimo scoppio: danni a 2 gusci di contenimento

Ora il nocciolo è meno protetto

dal muro di cemento e acciaio

Nei pressi del reattore registrati 400 milliSievert, una dose giornaliera già capace di produrre gravi malesseri

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Nei pressi del reattore registrati 400 milliSievert, una dose giornaliera già capace di produrre gravi malesseri

MILANO - "L'esplosione all'unità due dell'impianto di Fukushima Daiichi potrebbe aver danneggiato l'integrità del suo guscio di contenimento primario". È allarme vero quello che sta gettando nel terrore milioni di giapponesi, che da ieri sera tremano anche per un nuovo incendio, il secondo in poche ore, segnalato al reattore numero quattro.

In poche righe asettiche il Giappone (e il mondo) sono stati messi davanti a una realtà dagli sviluppi imprevedibili. Non solo la fuga radioattiva, le esplosioni e gli incendi. Ma che la barriera di cemento e acciaio che racchiude uno dei "noccioli" potrebbe essere conciata male. E se così fosse l'incubo di tutti i costruttori di centrali nucleari potrebbe diventare realtà: l'esposizione alla libera atmosfera delle barre di uranio in piena attività. Non ancora come a Chernobyl, ma quasi. In Ucraina fu un'esplosione immediata a scagliare ad alta quota una colonna incandescente di materiali radioattivi, e furono poi le correnti aeree a disperderla per tutta l'Europa occidentale causando il panico. A Fukushima per ora non è così, ma non è possibile escludere altre deflagrazioni, e allora il disastro potrebbe compiersi.

In attesa di capire meglio che cosa stia succedendo al reattore 4, a cambiare ieri lo scenario è stato lo scoppio avvenuto a sorpresa nell'unità 2, mentre fino a lunedì a dare le maggiori preoccupazioni erano state la 1 e la 3. Che cosa è accaduto? Al di sotto del guscio di acciaio che contiene il nocciolo, spesso da 15 a 20 centimetri, è situata una vasca, una sorta di anello pieno d'acqua a stretto contatto anche con il contenitore più esterno di calcestruzzo. Scopo della vasca è condensare il vapore che si produce quando si raffredda il nocciolo, al fine di alleggerire la pressione sulle strutture.

È proprio in quella vasca di condensazione che è avvenuta l'esplosione. Molto, troppo vicino al contenitore in cemento. Gli scoppi nei reattori 1 e 3, invece, avevano scoperchiato l'edificio esterno, quello "civile", lasciando intatti i due gusci protettivi del cuore radioattivo.

I rischi di contaminazione, peraltro, sono già presenti e in qualche caso i livelli di radioattività sono elevati. In una rilevazione nei pressi del reattore si sono registrati 400 milliSievert, una dose giornaliera già capace di produrre gravi malesseri. E che conferma, se ce n'era bisogno, che prodotti radioattivi in forma gassosa, frutto della fusione parziale o totale del nocciolo, si trovano già mescolati al vapore sfiatato verso l'esterno.

Un po' come accadde a Three Mile Island nel 1979. Allora il contenimento non si ruppe, e tutto si concluse con quattro giorni di grande angoscia, lo sgombero di donne incinte e bambini in un raggio di cinque miglia, 30 mila abitanti tenuti per 18 anni sotto osservazione dallo Stato della Pennsylvania e 14 anni di lavoro per la "pulizia" del sito.

Se a Fukushima, invece, si arrivasse alla fusione totale del nocciolo, e altre esplosioni frantumassero i contenitori, lo scenario si avvicinerebbe a quello di Chernobyl del 26 aprile 1986. In 48 ore le correnti d'alta quota trasportarono il materiale radioattivo verso l'ignara Scandinavia. Nei giorni successivi la nuvola cambiò direzione, dirigendosi verso Germania e Austria (30 aprile). Il giorno successivo, 1 maggio, arrivò anche su Italia e Francia. Le contromisure sanitarie prevedevano il divieto di latte fresco, soprattutto ai neonati, e di ortaggi "a foglia larga". A Chernobyl si dichiarò una "zona di esclusione" di 30 chilometri e furono allontanate in più riprese 350 mila persone. Dei 600 lavoratori alla centrale 31 morirono nei quattro mesi successivi e 134 subirono dosi fortissime di radioattività, così come i 600 mila volontari adibiti alle bonifiche. Sono stati segnalati fino al 2005 seimila casi di bambini e adolescenti con cancro alla tiroide, e altri sono attesi in futuro.

Fukushima, e il Giappone, sperano ancora che questo tragico destino sia loro evitato.

Stefano Agnoli

16 marzo 2011

 

 

POLEMICA IN USA

"A Fukushima reattori General Electric

Meno sicuri di altri impianti moderni"

Parlano alcuni tecnici che hanno lavorato nella multinazionale americana. La replica: funzionano bene

POLEMICA IN USA

"A Fukushima reattori General Electric

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La centrale di Fukushima

La centrale di Fukushima

WASHINGTON – Quattro dei cinque reattori della centrale nucleare di Fukushima sono dei Mark 1 della General Electric. E secondo un tecnico che si dimise dalla General Electric nel 1976 per protesta contro di essi, sebbene modificati nel corso degli anni non sono ancora completamente sicuri. In un’intervista alla tv Abc, l’ingegnere Dale Bridenbaugh ha ieri dichiarato che stando a test condotti nel 1975 i Mark 1 rischiavano di non reggere alla tremenda pressione dell’energia atomica nel caso che il loro sistema di raffreddamento smettesse di funzionare. "E’ quanto sospetto sia accaduto a Fukushima", ha aggiunto lo scienziato.

LA SMENTITA GE - Nel 1986, ha riferito la tv Abc, un altro scienziato americano, Harold Denton, un dirigente del Nuclear research council, espresse analoghi dubbi sul reattore. Bridenbaugh ha precisato che da allora la General Electric ha apportato modifiche ai Mark 1 in tutto il mondo, ma che a suo parere "esso rimane un po’ più suscettibile di incidenti che non altri reattori moderni". Non ha però rivolto accuse per la tragedia di Fukushima alla General Electric, un colosso dell’establishment industriale militare americano, che ha subito smentito che i Mark 1 non siano sicuri. "La performance dei Mark 1 è stata impeccabile per oltre 40 anni", ha ribattuto un suo portavoce. Nel 1976, assieme a Bridenbaugh si dimisero per protesta dalla General Electric due altri ingegneri, Gregory Minor e Richard Hubbard. I tre formarono un movimento contro l’energia atomica chiamato il "GE 3" dalle iniziali dell’azienda, che ebbe un certo successo.

IL CONGRESSO USA FRENA - L’intervista della tv Abc a Bridenbaugh ha accresciuto le polemiche sul nucleare. L’America smise di costruire centrali atomiche trent’anni fa, dopo la fuga di materiale radioattivo dagli impianti di Three Mile Island in Pennsylvania. Ne ha tuttavia in attività un centinaio e l’anno scorso ne progettò per la prima volta una decina di nuove. Ora il Congresso frena il progetto. Lo stesso massimo fautore del nucleare, il senatore indipendente Joe Lieberman, chiede una pausa di riflessione. Qualche impianto inoltre verrà chiuso e ispezionato. Un’altra tv, la Nbc, ha ieri ricordato che la California è tra le regioni più sismiche del mondo – si prevede un enorme terremoto nel giro di trent’anni - e che là potrebbe ripetersi la tragedia di Fukushima se non si prenderanno misure preventive.

LA PRUDENZA DI OBAMA - Tra le polemiche, l’amministrazione Obama ha scelto la linea della prudenza a breve termine, ma non si è ancora pronunciata sul programma di rilancio del nucleare a media scadenza. Il presidente era favorevole, scorgendovi un mezzo per ridurre la dipendenza dell’America dal petrolio mediorientale, ma potrebbe rivedere la propria posizione. I verdi premono su di lui perché si concentri sulle energiae eolica e solare. Secondo la tv Abc, in ogni caso le aziende che lavorano nel nucleare come la General Electric subiranno qualche danno economico. Il pubblico americano sta reagendo con orrore alla catastrofe umanitaria in Giappone, in apparenza assai più grave di quella di Chernobil in Ucraina 25 anni fa, e si chiede se le radiazioni non raggiungeranno la costa americana del Pacifico.

Ennio Caretto

16 marzo 2011

 

 

nella sola città di Ishinomaki ci sarebbero 10 mila dispersi, 20 mila a Miyagi

Giappone, sale il numero dei dispersi

Continua a crescere il bilancio delle vittime del sisma e dello tsunami

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Continua a crescere il bilancio delle vittime del sisma e dello tsunami

(Ap)

(Ap)

MILANO - Mentre si combatte ancora per tentare di raffreddare la centrale nucleare di Fukushima che rischia di rilasciare isotopi radioattivi, aumenta di ora in ora il bilancio dei morti e del conseguente tsunami che venerdì scorso ha devastato il Giappone. Tra morti e dispersi, il bilancio ha superato quota 24mila. L'ha comunicato il Dipartimento di Polizia nipponico. I morti accertati sono ormai 4.255, mentre i dispersi sono oltre 20mila soltanto nella prefettura nord-orientale di Miyagi. I feriti sono 2.282. Scende il numero degli sfollati che sono ospitati nei centri di accoglienza. Secondo quanto scrive l'agenzia di stampa Kyodo, sono scesi a quota 430mila dal picco di 550mila.

ALTRI 10.000 DISPERSI - Nella sola città di Ishinomaki, nella prefettura di Miyagi, l'area più colpita dal sisma di venerdì scorso e dal successivo tsunami, nel Giappone nord-orientale i dispersi sono 10mila. Lo ha riferito il sindaco della città.

Redazione online

16 marzo 2011

 

 

Via dalla pioggia radioattiva e dai blackout programmati

Il caos calmo di Tokyo

In fila per fuggire sul treno

Qualcuno prova a salire subito ma fermi tutti, non si sgarra: prima devono entrare le addette alla pulizia

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In fila per fuggire sul treno

Qualcuno prova a salire subito ma fermi tutti, non si sgarra: prima devono entrare le addette alla pulizia

Dal nostro inviato Lorenzo Salvia

 

TOKYO - Il tassista ferma la sua Toyota verde in mezzo alla strada, come forse non ha mai fatto in tutta la sua vita. Lo sportello si apre automaticamente ed ecco là fuori le valigie per terra, la gente con le mascherine, le mamme di corsa con i bambini in braccio. Stazione dello Shinkansen, fuga da Tokyo. Al binario 16 sta per partire il treno superveloce che si allontana dalla zona a rischio e scende a Sud. Destinazione Hiroshima, che oggi suona decisamente meglio di Fukushima.

(Afp)

(Afp)

Per strada ci sono poche macchine, molti hanno preferito rimanere chiusi in casa. Chi esce lo fa solo per scappare perché adesso è qui che sta arrivando la nube radioattiva uscita della centrale 240 chilometri più a Nord. Va via questa coppia di ragazzi con due bambini piazzati sullo stesso carrozzino, il gatto che si lecca le zampe in una gabbia, e il cane infilato in un vecchio borsone Spalding. Va via questo signore anziano che ha in mano solo una busta di plastica e si inchina ogni volta che qualcuno lo lascia passare. Va via questo ragazzetto con la cresta rossa da punk, che piange in silenzio e stringe la mano del suo papà in giacca e cravatta.

Non sono i profughi dello tsunami ma anche loro stanno fuggendo. Stavolta ad essere anomala non è l'onda ma l'aria che stiamo respirando, quella che ci entra nel naso, nella gola, quella che si posa sulla pelle. Dopo giornate di sole anche il cielo è diventato grigio. Proprio come nei film minaccia di piovere e non sarebbe per niente una bella cosa: l'acqua porterebbe a terra la radioattività che adesso sta girando sopra le nostre teste. Stamattina il livello registrato a Tokyo era 33 volte superiore alla norma. Ed il reattore numero 2 era scoppiato da troppo poco tempo per aver allungato la sua ombra fin qui. La situazione potrebbe peggiorare ancora, specie se il vento continua a soffiare verso Sud come dicono le previsioni. Certo, la radioattività non arriverà ad un livello mille volte superiore a quello naturale, come adesso dentro l'impianto che sta ancora bruciando. Ma molti abitanti di Tokyo hanno pensato che è meglio mettere qualche centinaia di chilometri in più tra la propria pelle e quei reattori che stanno mandando in aria chissà cosa. In tanti hanno deciso di scendere fino ad Osaka, 500 chilometri più a Sud, e anche i 2000 italiani che si trovano in Giappone sono stati invitati dall'ambasciata a lasciare il Paese o almeno Tokyo, cercando rifugio più a Sud.

Grande fuga, dunque, ma alla giapponese. Davanti alla biglietteria le persone si mettono in fila con ordine, nessuno che cerca di fregare gli altri. Sulle scale mobili tengono tutti la sinistra, camminano veloci ma senza correre come hanno imparato nelle prove nazionali di evacuazione che si tengono ogni primo settembre. Una specie di caos calmo. Sanno di essere un popolo che, come un lottatore di sumo, controlla le emozioni anche quando sono fortissime. Sanno di poter contare su un Paese che funziona pure in emergenza, che fa andare i treni anche se è costretto a razionare l'energia elettrica (la compagnia Tohokuden ha annunciato blackout programmati di sei ore al giorno), che fa partire gli aerei anche quando chissà cosa c'è in cielo, che riesce ad evitare il blocco del traffico pure se il caos scoppia in una città di 13 milioni di abitanti. Panico sì, ma senza darlo a vedere. Inevitabile pensare a quello che potrebbe succedere in un altro Paese, l'Italia per esempio.

Tokyo irriconoscibile

Come sempre, però, c'è anche un altro punto di vista. Molti giapponesi sono convinti che il governo non abbia detto tutta la verità. E questo proprio per tenere in mano la situazione, per evitare il panico che in un'isola può diventare incontrollabile per davvero. Già nei giorni scorsi i quotidiani locali avevano sollevato molti dubbi sulle informazioni ufficiali e tranquillizzanti arrivate dal premier e dalla Tepco, la società che gestisce le centrali. Avranno cambiato linea adesso, oppure stanno continuando a fare la tara sul livello delle radiazioni, sul tipo di esplosioni, sulla velocità dei venti, sui possibili effetti della contaminazione? Sono queste le domande che si fa la gente qui in attesa al binario 16.

Il treno affianco è "out of service", davanti c'è una folla che chiede informazioni e adesso non riesce più a restare in fila. Eccolo qui, invece, lo Shinkansen 247 che arriva spaccato al minuto, bianco con la striscia blu come il vecchio trenino Lima. Qualcuno prova a salire subito ma fermi tutti, non si sgarra: prima devono entrare le addette alla pulizia, grembiule e cappellino rosa. In fondo non è una cattiva idea visto che il treno era in servizio a Nord e forse ha attraversato la nube. Pulizie terminate, le donne escono con due inchini, prima fra di loro e poi ai passeggeri: finalmente si può salire. Di nuovo a passo spedito ma senza correre. Nei vagoni non c'è nemmeno un posto vuoto su 1.500, anche se di questi treni ne passa uno ogni 20 minuti. Molti leggono sul computer e sui cellulari le notizie che arrivano da Fukushima, nessuno parla, resta solo il pianto dei bambini. In questo vagone ce ne sono almeno una quindicina, tutti piccolissimi. Per fortuna il treno fila via a 450 all'ora. Grande cosa l'alta velocità.

Lorenzo Salvia

16 marzo 2011

 

 

NUCLEARE/ Perché sono favorevole

L'alternativa inesistente

Le nazioni più sviluppate e civili ce lo hanno e lo usano da anni. Il rischio si può contenere e controllare

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NUCLEARE/ Perché sono favorevole

L'alternativa inesistente

Le nazioni più sviluppate e civili ce lo hanno e lo usano da anni. Il rischio si può contenere e controllare

di EDOARDO BONCINELLI

Le ferali notizie che ci giungono dal Giappone stanno portando tanto inopinatamente quanto perentoriamente alla ribalta le polemiche sull'utilizzazione delle centrali nucleari e i loro rischi.

Non se ne sentiva proprio il bisogno, in un momento in cui occorrerebbe fare appello a tutta la nostra lucidità e in un Paese che è sempre pronto a rinunciare a priori a questo o a quello a causa di una tremenda, paralizzante paura delle novità tecnico-scientifiche. E' facile in questo momento abbandonarsi all'onda emotiva e rinunciare mentalmente a ogni progetto che coinvolga l'energia nucleare. Sotto la spinta di questa onda, anche alcuni governi non hanno potuto fare a meno di annunciare provvedimenti restrittivi e la chiusura di vecchie centrali. Ma proprio perché il coinvolgimento emotivo di tutti quanti noi è più che evidente, occorre fare appello a tutta la razionalità che abbiamo a disposizione per non lasciarsi portare fuori strada dalle emozioni e soprattutto dalle paure, le meno illuminanti delle emozioni.

Una immagine dal satellite della centrale di Fukushima (Reuters)

Una immagine dal satellite della centrale di Fukushima (Reuters)

Alla base della mia posizione a favore del nucleare ci sono due considerazioni elementari: al nucleare non ci sono vere alternative e le nazioni più sviluppate e civili ce lo hanno e lo usano da anni. Sviluppare il primo argomento richiederebbe pagine e pagine, scomodando una quantità impressionate di cifre. Non lo farò qui, ma tutti in cuor loro sanno che una vera e propria alternativa al nucleare non c'è, almeno per ora e chissà ancora per quanto tempo. Sul secondo argomento voglio invece spendere qualche parola. Su questo tema, come su molti altri, noi italiani vogliamo fare sempre di testa nostra, senza guardare a quello che fanno gli altri, una strategia questa che è il perfetto contrario del buon senso e della convenienza di trarre insegnamento dall'esperienza. Siamo quasi l'unica nazione che non utilizza centrali nucleari per l'approvvigionamento energetico, anche se ci troviamo a breve distanza dalle centrali francesi e slovene che ci potrebbero eventualmente procurare non pochi guai. Se molte nazioni moderne e appartenenti a una cultura non lontana dalla nostra hanno fatto e mantengono certe scelte, perché noi dobbiamo essere così particolari e unici da prendere una via diversa?

Il momento non è dei più favorevoli allo sviluppo di argomentazioni del genere, perché siamo violentemente esposti alle considerazioni di rischio che il sisma giapponese ha portato alla ribalta. Ma il rischio si può contenere e controllare. Le centrali non sono tutte uguali e la tecnica evolve in questo campo non meno velocemente che in tutti gli altri campi. Se è vero che non possiamo assicurare un rischio zero, essenzialmente perché il rischio zero nella vita non esiste, è anche vero che solo guardando dritti in faccia i problemi si possono trovare le soluzioni. E la scienza e la tecnica sono qui proprio per questo, per non farci rinunciare sempre a tutto a priori, ma per studiare e approntare di volta in volta i provvedimenti più adatti a controllare il rischio e a massimizzare i vantaggi delle diverse imprese.

In secondo luogo il nucleare offre dei vantaggi dei quali altre nazioni non hanno dubitato. La maturità e la saggezza richiedono proprio che accanto agli svantaggi si prendano in considerazione anche i vantaggi, vantaggi dei quali fino ad oggi abbiamo fatto a meno, comprando per esempio a caro prezzo l'energia da altri Paesi. Oggi si parla tanto di energie alternative e nessuno può negare che l'approfondita riflessione su alcune di queste ha portato enormi vantaggi nei vari campi.

Ma nessuna di queste è scevra da rischi, e non va dimenticato che quando non sono impegnate a illustrare i rischi del nucleare, molte delle nostre cassandre parlano in termini apocalittici di inquinamento e di spoliazione delle risorse del pianeta.

Ebbene, non esistono solo le centrali nucleari e i loro rifiuti a minacciare la salute del pianeta, soprattutto nel momento in cui si facesse ricadere su tecnologie alternative tutto il peso dell'approvvigionamento energetico.

C'è poi un altro argomento da ponderare. Rinunciare allo sviluppo tecnologico, pur con tutte le sue problematiche, ci cementa nel presente e ci preclude l'accesso al futuro. L'Italia era all'avanguardia nel campo dei reattori nucleari e aveva accumulato una grande ricchezza di conoscenze, molte delle quali sono migrate all'estero o sono sfiorite nell'inerzia. Nessuno sa che cosa il futuro ci potrà riservare, ma non è certo con l'inerzia e l'insipienza che lo si affronta nella maniera migliore. Occorre studiare, sperimentare e preparare nuove leve di ingegni e di spiriti inclinati all'iniziativa, altrimenti chi ci proteggerà dal futuro? Che comunque verrà, ci piaccia o meno.

In nome del futuro e della razionalità dobbiamo sforzarci di riflettere con lucidità ora e sempre.

16 marzo 2011

 

 

Perché sono contrario

La trappola radioattiva

Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio

Perché sono contrario

La trappola radioattiva

Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio

di ADRIANO CELENTANO

Caro Direttore,

settantamila case distrutte, un milione di sfollati e cinquemila dispersi in quel florido Giappone che nel giro di 6 minuti è improvvisamente precipitato nel buio più scuro. Ma soprattutto migliaia di radiazioni sulla testa dei giapponesi. Ora io non vorrei neanche parlare del clamoroso fuori-tempo (non solo musicale) esternato da Chicco Testa, ospite della bravissima Lilli Gruber dalla voce affascinante. Non vorrei ma come si fa, poi la gente pensa davvero che lui parli per il bene dei cittadini. "Gli impianti nucleari hanno dimostrato di tenere botta". Ha detto il nostro Chicco ormai appassito per mancanza di clorofilla e quindi non più in grado di catturare quell'ENERGIA SOLARE di cui un tempo si nutriva.

Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl"

Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl"

"Chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo". Ha sentenziato. Dopo neanche un'ora esplode la centrale nucleare di Fukushima. Un tempismo davvero sorprendente quello del Chicco. Ma la cosa più incredibile che più di tutti impressiona, è lo stato di ipnosi in cui versano gli italiani di fronte ai fatti sconcertanti di una politica che non è più neanche politica. Ma piuttosto un qualcosa di maleodorante e che di proposito vorrebbe trastullarci in uno stato confusionale. Dove sempre di meno si potrà distinguere il bene dal male, le cose giuste da quelle ingiuste. Sparisce quindi quel campanello d'allarme che ci mette in guardia quando c'è qualcosa che non quadra nei comportamenti di un individuo. Un qualcosa che detto in una parola si chiama SOSPETTO. E di sospetti sul nostro presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio, ce ne sono abbastanza.

 

E così nel bel mezzo di una tragedia come quella che sta vivendo il Giappone, dove fuoco e acqua stanno distruggendo tante vite umane, senza contare l'aspetto più insidioso dovuto alle radiazioni liberatesi nell'aria, il nostro presidente del Consiglio non demorde. Ha subito fatto annunciare dai suoi "CicchittiPrestigiacomini" e dai piccoli insidiosi Sacconi, che il progetto sul nucleare in Italia andrà avanti. L'orientamento popolare contro le centrali nucleari decretato dal referendum fatto 24 anni fa, fu chiarissimo. Ma per Berlusconi non basta: "Chi se ne frega della SOVRANITÀ POPOLARE!". L'unica sovranità che conta per lui è il Potere di guidare gli uomini in una sola direzione come se fossero degli automi.

 

Tra i vari tg, talk show e quello che si legge sui giornali, ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. Si spera sempre di intravedere quel "CHE" di trasparenza mai assaporata che per ora, a quanto pare, possiedono in pochi. Uno di questi è Antonio Di Pietro. Ma il governo cerca di ostacolarlo. Le ottocentomila firme raccolte da Di Pietro contro le centrali atomiche e il legittimo impedimento, saranno oggetto di un referendum che "si farà", ha detto il ministro Maroni allievo di Berlusconi. Ma a giugno. Quando la gente va al mare.

E questo naturalmente vale anche per il milione e quattrocentomila firme raccolte dal Forum italiano Movimenti per l'acqua, di cui nessuno parla tranne il loro sito che gentilmente vi indico - www.acquabenecomune.org - per i due quesiti referendari contro la privatizzazione di questo prezioso bene comune.

 

Una trappola radioattiva quindi per chi non vuole essere schiacciato dalla bevanda nucleare. Ora il mio potrebbe sembrare un appello, ma non lo è. È una preghiera. Una preghiera che non è rivolta ai politici. "LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO". Per cui mi rivolgo a tutti quelli che invece li votano i politici. Di destra, di sinistra, "STUDENTI", leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene, non disertate il referendum. Questa volta sarebbe un suicidio. Dobbiamo andare a votare anche se il governo spostasse la data del referendum al giorno di Natale. Non sia mai che prendiate sotto gamba questi referendum: saremmo spacciati.

 

La natura, come vedete, si è incazzata. Gli esperimenti nucleari nel Pacifico, le trivellazioni nei fondali del Golfo del Messico, milioni di ettari di bosco incendiati per favorire la cementificazione abusiva, i tagli alla cultura ridotta ormai in pezzi. Tutte cose, per cui la NATURA "sta perdendo la pazienza". Come vi dicevo ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. E Casini che fino a prima della tragedia di questi giorni ha sempre parlato in modo equilibrato, subito dopo il terremoto, intanto che le radiazioni cominciavano a liberarsi nell'aria e trecentomila persone venivano evacuate dalle loro case, ci ha tenuto a ribadire, con una certa fierezza, il suo parere favorevole al nucleare, facendo quasi un rimprovero al governo per non aver ancor iniziato i lavori.

Caro Casini, che tu fossi un nuclearista convinto lo sapevamo tutti e io rispetto la tua opinione, anche se è orribile. Ma dirlo proprio in questo momento, non pensi che tu abbia dato una sberla sui denti al tuo elettorato? Tralasciando il piccolo particolare che l'Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, come tu sai, le radiazioni sono pericolose non soltanto perché si muore, ma per il modo di come si muore. Una sofferenza di una atrocità inimmaginabile. E poi non si è mai in pochi a morire. Specialmente quando la catastrofe raggiunge dimensioni come quella che sta vivendo la povera gente in Giappone. E non venirmi a dire che le centrali nucleari di terza generazione sono più sicure della seconda, e che ancora più sicure della terza saranno quelle di quarta, disponibili per altro nel lontano 2030. La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato.

 

SCORIE collocate in contenitori sui piazzali delle centrali, a cui, tra l'altro, si aggiungono elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare questo micidiale pericolo per un tempo praticamente INFINITO. Lo sapete benissimo e ciò nonostante continuate a INGANNARE i popoli promettendo loro quel falso benessere che serve solo a gonfiarvi di Potere e ad arricchire le vostre tasche. Mi dispiace ma non c'è niente da imparare dal terzo polo, come non c'è niente da imparare da tutta la classe politica. L'unica buona notizia che galleggia in questo mare di annegati e che mi ha sorprendentemente colpito, è ciò che di veramente buono sta facendo il sindaco Matteo Renzi nella sua Firenze. Finalmente uno che ha intuito cosa c'è nel cuore della gente. E che ha il coraggio di dire no alla cementificazione facile con la quale, secondo i malvagi, si costruirebbe per il bene dei cittadini. Bravo Matteo! Forse tu hai capito tutto e magari ancora non ti rendi conto di quanto sia importante ciò che hai capito.

Adriano Celentano

16 marzo 2011

 

 

 

Perché sono contrario

La trappola radioattiva

Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio

Perché sono contrario

La trappola radioattiva

Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio

di ADRIANO CELENTANO

Caro Direttore,

settantamila case distrutte, un milione di sfollati e cinquemila dispersi in quel florido Giappone che nel giro di 6 minuti è improvvisamente precipitato nel buio più scuro. Ma soprattutto migliaia di radiazioni sulla testa dei giapponesi. Ora io non vorrei neanche parlare del clamoroso fuori-tempo (non solo musicale) esternato da Chicco Testa, ospite della bravissima Lilli Gruber dalla voce affascinante. Non vorrei ma come si fa, poi la gente pensa davvero che lui parli per il bene dei cittadini. "Gli impianti nucleari hanno dimostrato di tenere botta". Ha detto il nostro Chicco ormai appassito per mancanza di clorofilla e quindi non più in grado di catturare quell'ENERGIA SOLARE di cui un tempo si nutriva.

Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl"

Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl"

"Chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo". Ha sentenziato. Dopo neanche un'ora esplode la centrale nucleare di Fukushima. Un tempismo davvero sorprendente quello del Chicco. Ma la cosa più incredibile che più di tutti impressiona, è lo stato di ipnosi in cui versano gli italiani di fronte ai fatti sconcertanti di una politica che non è più neanche politica. Ma piuttosto un qualcosa di maleodorante e che di proposito vorrebbe trastullarci in uno stato confusionale. Dove sempre di meno si potrà distinguere il bene dal male, le cose giuste da quelle ingiuste. Sparisce quindi quel campanello d'allarme che ci mette in guardia quando c'è qualcosa che non quadra nei comportamenti di un individuo. Un qualcosa che detto in una parola si chiama SOSPETTO. E di sospetti sul nostro presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio, ce ne sono abbastanza.

 

E così nel bel mezzo di una tragedia come quella che sta vivendo il Giappone, dove fuoco e acqua stanno distruggendo tante vite umane, senza contare l'aspetto più insidioso dovuto alle radiazioni liberatesi nell'aria, il nostro presidente del Consiglio non demorde. Ha subito fatto annunciare dai suoi "CicchittiPrestigiacomini" e dai piccoli insidiosi Sacconi, che il progetto sul nucleare in Italia andrà avanti. L'orientamento popolare contro le centrali nucleari decretato dal referendum fatto 24 anni fa, fu chiarissimo. Ma per Berlusconi non basta: "Chi se ne frega della SOVRANITÀ POPOLARE!". L'unica sovranità che conta per lui è il Potere di guidare gli uomini in una sola direzione come se fossero degli automi.

 

Tra i vari tg, talk show e quello che si legge sui giornali, ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. Si spera sempre di intravedere quel "CHE" di trasparenza mai assaporata che per ora, a quanto pare, possiedono in pochi. Uno di questi è Antonio Di Pietro. Ma il governo cerca di ostacolarlo. Le ottocentomila firme raccolte da Di Pietro contro le centrali atomiche e il legittimo impedimento, saranno oggetto di un referendum che "si farà", ha detto il ministro Maroni allievo di Berlusconi. Ma a giugno. Quando la gente va al mare.

E questo naturalmente vale anche per il milione e quattrocentomila firme raccolte dal Forum italiano Movimenti per l'acqua, di cui nessuno parla tranne il loro sito che gentilmente vi indico - www.acquabenecomune.org - per i due quesiti referendari contro la privatizzazione di questo prezioso bene comune.

 

Una trappola radioattiva quindi per chi non vuole essere schiacciato dalla bevanda nucleare. Ora il mio potrebbe sembrare un appello, ma non lo è. È una preghiera. Una preghiera che non è rivolta ai politici. "LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO". Per cui mi rivolgo a tutti quelli che invece li votano i politici. Di destra, di sinistra, "STUDENTI", leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene, non disertate il referendum. Questa volta sarebbe un suicidio. Dobbiamo andare a votare anche se il governo spostasse la data del referendum al giorno di Natale. Non sia mai che prendiate sotto gamba questi referendum: saremmo spacciati.

 

La natura, come vedete, si è incazzata. Gli esperimenti nucleari nel Pacifico, le trivellazioni nei fondali del Golfo del Messico, milioni di ettari di bosco incendiati per favorire la cementificazione abusiva, i tagli alla cultura ridotta ormai in pezzi. Tutte cose, per cui la NATURA "sta perdendo la pazienza". Come vi dicevo ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. E Casini che fino a prima della tragedia di questi giorni ha sempre parlato in modo equilibrato, subito dopo il terremoto, intanto che le radiazioni cominciavano a liberarsi nell'aria e trecentomila persone venivano evacuate dalle loro case, ci ha tenuto a ribadire, con una certa fierezza, il suo parere favorevole al nucleare, facendo quasi un rimprovero al governo per non aver ancor iniziato i lavori.

Caro Casini, che tu fossi un nuclearista convinto lo sapevamo tutti e io rispetto la tua opinione, anche se è orribile. Ma dirlo proprio in questo momento, non pensi che tu abbia dato una sberla sui denti al tuo elettorato? Tralasciando il piccolo particolare che l'Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, come tu sai, le radiazioni sono pericolose non soltanto perché si muore, ma per il modo di come si muore. Una sofferenza di una atrocità inimmaginabile. E poi non si è mai in pochi a morire. Specialmente quando la catastrofe raggiunge dimensioni come quella che sta vivendo la povera gente in Giappone. E non venirmi a dire che le centrali nucleari di terza generazione sono più sicure della seconda, e che ancora più sicure della terza saranno quelle di quarta, disponibili per altro nel lontano 2030. La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato.

 

SCORIE collocate in contenitori sui piazzali delle centrali, a cui, tra l'altro, si aggiungono elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare questo micidiale pericolo per un tempo praticamente INFINITO. Lo sapete benissimo e ciò nonostante continuate a INGANNARE i popoli promettendo loro quel falso benessere che serve solo a gonfiarvi di Potere e ad arricchire le vostre tasche. Mi dispiace ma non c'è niente da imparare dal terzo polo, come non c'è niente da imparare da tutta la classe politica. L'unica buona notizia che galleggia in questo mare di annegati e che mi ha sorprendentemente colpito, è ciò che di veramente buono sta facendo il sindaco Matteo Renzi nella sua Firenze. Finalmente uno che ha intuito cosa c'è nel cuore della gente. E che ha il coraggio di dire no alla cementificazione facile con la quale, secondo i malvagi, si costruirebbe per il bene dei cittadini. Bravo Matteo! Forse tu hai capito tutto e magari ancora non ti rendi conto di quanto sia importante ciò che hai capito.

Adriano Celentano

16 marzo 2011

 

Perché sono contrario

La trappola radioattiva

Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio

Perché sono contrario

La trappola radioattiva

Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio

di ADRIANO CELENTANO

Caro Direttore,

settantamila case distrutte, un milione di sfollati e cinquemila dispersi in quel florido Giappone che nel giro di 6 minuti è improvvisamente precipitato nel buio più scuro. Ma soprattutto migliaia di radiazioni sulla testa dei giapponesi. Ora io non vorrei neanche parlare del clamoroso fuori-tempo (non solo musicale) esternato da Chicco Testa, ospite della bravissima Lilli Gruber dalla voce affascinante. Non vorrei ma come si fa, poi la gente pensa davvero che lui parli per il bene dei cittadini. "Gli impianti nucleari hanno dimostrato di tenere botta". Ha detto il nostro Chicco ormai appassito per mancanza di clorofilla e quindi non più in grado di catturare quell'ENERGIA SOLARE di cui un tempo si nutriva.

Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl"

Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl"

"Chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo". Ha sentenziato. Dopo neanche un'ora esplode la centrale nucleare di Fukushima. Un tempismo davvero sorprendente quello del Chicco. Ma la cosa più incredibile che più di tutti impressiona, è lo stato di ipnosi in cui versano gli italiani di fronte ai fatti sconcertanti di una politica che non è più neanche politica. Ma piuttosto un qualcosa di maleodorante e che di proposito vorrebbe trastullarci in uno stato confusionale. Dove sempre di meno si potrà distinguere il bene dal male, le cose giuste da quelle ingiuste. Sparisce quindi quel campanello d'allarme che ci mette in guardia quando c'è qualcosa che non quadra nei comportamenti di un individuo. Un qualcosa che detto in una parola si chiama SOSPETTO. E di sospetti sul nostro presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio, ce ne sono abbastanza.

 

E così nel bel mezzo di una tragedia come quella che sta vivendo il Giappone, dove fuoco e acqua stanno distruggendo tante vite umane, senza contare l'aspetto più insidioso dovuto alle radiazioni liberatesi nell'aria, il nostro presidente del Consiglio non demorde. Ha subito fatto annunciare dai suoi "CicchittiPrestigiacomini" e dai piccoli insidiosi Sacconi, che il progetto sul nucleare in Italia andrà avanti. L'orientamento popolare contro le centrali nucleari decretato dal referendum fatto 24 anni fa, fu chiarissimo. Ma per Berlusconi non basta: "Chi se ne frega della SOVRANITÀ POPOLARE!". L'unica sovranità che conta per lui è il Potere di guidare gli uomini in una sola direzione come se fossero degli automi.

 

Tra i vari tg, talk show e quello che si legge sui giornali, ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. Si spera sempre di intravedere quel "CHE" di trasparenza mai assaporata che per ora, a quanto pare, possiedono in pochi. Uno di questi è Antonio Di Pietro. Ma il governo cerca di ostacolarlo. Le ottocentomila firme raccolte da Di Pietro contro le centrali atomiche e il legittimo impedimento, saranno oggetto di un referendum che "si farà", ha detto il ministro Maroni allievo di Berlusconi. Ma a giugno. Quando la gente va al mare.

E questo naturalmente vale anche per il milione e quattrocentomila firme raccolte dal Forum italiano Movimenti per l'acqua, di cui nessuno parla tranne il loro sito che gentilmente vi indico - www.acquabenecomune.org - per i due quesiti referendari contro la privatizzazione di questo prezioso bene comune.

 

Una trappola radioattiva quindi per chi non vuole essere schiacciato dalla bevanda nucleare. Ora il mio potrebbe sembrare un appello, ma non lo è. È una preghiera. Una preghiera che non è rivolta ai politici. "LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO". Per cui mi rivolgo a tutti quelli che invece li votano i politici. Di destra, di sinistra, "STUDENTI", leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene, non disertate il referendum. Questa volta sarebbe un suicidio. Dobbiamo andare a votare anche se il governo spostasse la data del referendum al giorno di Natale. Non sia mai che prendiate sotto gamba questi referendum: saremmo spacciati.

 

La natura, come vedete, si è incazzata. Gli esperimenti nucleari nel Pacifico, le trivellazioni nei fondali del Golfo del Messico, milioni di ettari di bosco incendiati per favorire la cementificazione abusiva, i tagli alla cultura ridotta ormai in pezzi. Tutte cose, per cui la NATURA "sta perdendo la pazienza". Come vi dicevo ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. E Casini che fino a prima della tragedia di questi giorni ha sempre parlato in modo equilibrato, subito dopo il terremoto, intanto che le radiazioni cominciavano a liberarsi nell'aria e trecentomila persone venivano evacuate dalle loro case, ci ha tenuto a ribadire, con una certa fierezza, il suo parere favorevole al nucleare, facendo quasi un rimprovero al governo per non aver ancor iniziato i lavori.

Caro Casini, che tu fossi un nuclearista convinto lo sapevamo tutti e io rispetto la tua opinione, anche se è orribile. Ma dirlo proprio in questo momento, non pensi che tu abbia dato una sberla sui denti al tuo elettorato? Tralasciando il piccolo particolare che l'Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, come tu sai, le radiazioni sono pericolose non soltanto perché si muore, ma per il modo di come si muore. Una sofferenza di una atrocità inimmaginabile. E poi non si è mai in pochi a morire. Specialmente quando la catastrofe raggiunge dimensioni come quella che sta vivendo la povera gente in Giappone. E non venirmi a dire che le centrali nucleari di terza generazione sono più sicure della seconda, e che ancora più sicure della terza saranno quelle di quarta, disponibili per altro nel lontano 2030. La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato.

 

SCORIE collocate in contenitori sui piazzali delle centrali, a cui, tra l'altro, si aggiungono elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare questo micidiale pericolo per un tempo praticamente INFINITO. Lo sapete benissimo e ciò nonostante continuate a INGANNARE i popoli promettendo loro quel falso benessere che serve solo a gonfiarvi di Potere e ad arricchire le vostre tasche. Mi dispiace ma non c'è niente da imparare dal terzo polo, come non c'è niente da imparare da tutta la classe politica. L'unica buona notizia che galleggia in questo mare di annegati e che mi ha sorprendentemente colpito, è ciò che di veramente buono sta facendo il sindaco Matteo Renzi nella sua Firenze. Finalmente uno che ha intuito cosa c'è nel cuore della gente. E che ha il coraggio di dire no alla cementificazione facile con la quale, secondo i malvagi, si costruirebbe per il bene dei cittadini. Bravo Matteo! Forse tu hai capito tutto e magari ancora non ti rendi conto di quanto sia importante ciò che hai capito.

Adriano Celentano

16 marzo 2011

 

 

 

 

 

 

2011-03-15

si pensa di lanciare acqua dagli elicotteri per raffreddare la centrale

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"Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap)

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MILANO- Cresce, se possibile, l'allarme sulla crisi nucleare in Giappone. "Un'apocalisse". Così il commissario all'energia Ue Guenther Oettinger ha definito l'incidente avvenuto nella centrale nucleare di Fukushima, dove - secondo lui - le autorità giapponesi hanno praticamente perso il controllo della situazione.

NUOVA FORTE SCOSSA - Il giudizio di Oettinger arriva dopo una giornata segnata da una nuova forte scossa di terremoto che si è aggiunta alle tante di assestamento registrate in questi giorni. Attorno alle 22,30 ora locale (le 14,30 in Italia) i sismografi hanno registrato un evento di magnitudo 6.4, inferiore ai 9 del sisma di venerdì scorso ma superiore per intensità a quello che ha colpito L'Aquila nel 2009, che fu di 5.9. La scossa è stata così forte da essere avvertita anche a Tokyo, dove diversi edifici hanno tremato. L'epicentro è stato nella prefettura di Shizuoka.

L'AREA DI SICUREZZA - Nel frattempo, il livello delle radiazioni nei pressi della centrale nucleare giapponese di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto di quatto giorni fa, è "considerevolmente aumentato" e per questo motivo la popolazione entro un raggio di 30 chilometri dall'impianto deve rimanere nelle proprie abitazioni: lo ha annunciato il premier nipponico, Naoto Kan, assicurando che il governo sta predisponendo tutti i necessari piani per l'assistenza della popolazione. I circa 200mila residenti nel raggio di 20 chilometri dall'impianto sono stati sgomberati mentre per quelli della fascia immediatamente successiva è stato imposto un vero e proprio coprifuoco per motivi precauzionali, anche se pure per i residenti in quest'area non viene esclusa l'opzione dell'allontanamento. Successivamente alcuni rappresentanti del governo hanno parlato di un livello di radiazioni in calo rispetto al momento in cui la radioattività ha raggiunto il suo culmine, ma le notizie che arrivano dal Giappone da questo punto di vista sono contraddittorie. L'attenzione resta alta e dall'estero si guarda con preoccupazione a quanto sta accadendo: l'autorità francese per la sicurezza nucleare sostiene che il livello di rischio è a quota 6 della scala di riferimento internazionale Ines che arriva ad un massimo di 7 (quello, per intendersi, registrato in occasione dell'incidente di Chernobyl). La valutazione dell'Ispra, l'istituto italiano che si occupa anche di sicurezza nucleare, valuta invece a 5 tale livello. Le autorità giapponesi avevano invece sempre parlato di un livello 4.

"IMPOSSIBILE LAVORARE" - Il nodo riguarda la centrale di Fukushima, dove si sono registrate nuove esplosioni. Dopo i reattori 1 e 3, interessati da scoppi venerdì e sabato, anche il numero 2 e il numero 4 - dove secondo l'Agenzia atomica internazionale, la Aiea, si è sviluppato anche un incendio che ha favorito la fuoriuscita di radiazioni -, hanno registrato deflagrazioni tra lunedì e martedì. Benchè il reattore numero quattro fosse fermo per lavori di manutenzione quando venerdì scorso l'area è stata investita dal terremoto, secondo il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, "il combustibile nucleare spento si è surriscaldato, generando idrogeno e innescandone l'esplosione". I tecnici hanno cercato di fare il possibile per contenere i danni ma secondo quanto riferisce l'agenzia giapponese Kyodo, le radiazioni nella sala di controllo della centrale di Fukushima sono troppo elevate perché "gli esperti della Tepco vi possano lavorare".

"Rischio apocalisse"

DANNI AL NOCCIOLO DEL REATTORE 2 - L'Aiea ha detto che l'esplosione nel reattore 2 "potrebbe aver compromesso l'integrità della sua principale struttura di contenimento". Secondo l'agenzia, le strutture di contenimento dei reattori 1 e 3 sembrano intatte nonostante le esplosioni. Il danno riguarda la struttura in cemento armato che protegge il contenitore di acciaio (vessel) all'interno del quale si trovano le barre di combustibile. "Al momento, a quanto risulta, sarebbero ancora intatti tutti e tre i vessel che contengono il combustibile", ha spiegato Stefano Monti, direttore dell'Unità metodi di sicurezza dei reattori dell'Enea. I reattori delle centrali Fukushima Daini, Onagawa, e Tokai sono invece in condizioni stabili e sicure, ha detto l'Aiea. Il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, ha detto successivamente che il nocciolo 2 della centrale nucleare di Fukushima potrebbe aver subito danni limitati. "C'è la possibilità di danni al nocciolio. La stima è che il danno sia inferiore al 5%", ha detto Amano in una conferenza stampa a Vienna.

ACQUA DALL'ELICOTTERO - Intanto Tepco, l'operatore della Fukushima Daiichi, ha detto che si sta valutando la possibilità di versare acqua da un elicottero sulla vasca di combustibile nucleare esausto del reattore numero 4, ormai esposta all'aria aperta. Infatti potrebbe essere addirittura in ebollizione il combustibile nucleare esaurito custodito nel bacino di stoccaggio presente all'interno del reattore numero quattro, almeno secondo quanto reso noto dalla Tepco, la società che gestisce l'impianto, citata dall'agenzia di stampa Kyodo. Stando a fonti della compagnia, a causa dell'ebollizione il livello dell'acqua potrebbe dunque abbassarsi, rendendo più grave il pericolo di fusione del nocciolo.

COMBUSTIBILE IN EBOLLIZIONE - Sono dunque quattro su sei i reattori dell'impianto nei quali si sono verificate esplosioni. Nei due rimasti fino ad ora indenni, ha rivelato lo stesso Edano, si è registrato un lieve aumento della temperatura. In precedenza il governo giapponese, le cui dichiarazioni erano state riprese dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, aveva annunciato che era stato estinto l'incendio scoppiato nello stesso reattore per il surriscaldamento del combustibile esaurito, che generando idrogeno aveva portato a un'ennesima esplosione.

Una città quasi "fantasma"

IL LIVELLO DI RADIOATTIVITA' - Edano ha spiegato che il livello delle radiazioni è attualmente di 30 millisievert tra i reattori numero due e tre, di 400 millisievert nei pressi dello stesso reattore tre e di 100 vicino al reattore quattro. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito; una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere entro un mese circa la metà di coloro che l'hanno ricevuta. Livelli anomali di radioattività sono inoltre stati registrati a Tokyo, ma un rappresentante dell'amministrazione metropolitana, Sairi Koga, ha precisato che non sono considerati tali da nuocere al corpo umano. Fonti municipali hanno riferito in effetti che in mattinata sono stati rilevati 0,809 microsievert in città: dunque una quantità di radiazioni superiore alla norma ma non particolarmente elevata, sebbene comunque venti volte superiore a quella che si era registrata il giorno prima. Per comprenderne l'entità, basti pensare che una normale radiografia al torace di solito comporta una dose di 20 microsievert. Invece livelli di radioattività dieci volte superiori alla norma sono stati registrati a Maebashi, città situata circa 100 chilometri a nord di Tokyo e quindi più vicina alla zona della centrale di Fukushima, che dalla capitale dista 250 chilometri.

RISCHIO DANNI PER LA SALUTE - Il governo nipponico qualcosa comincia ad ammettere. Le radiazioni dovute all'incidente nel reattore n.4 della centrale di Fukushima potrebbero essere "dannose per la salute" della popolazione, ha spiegato successivamente da Parigi il ministro degli Esteri giapponese, Takeaki Matsumoto, durante la conferenza stampa che ha seguito la riunione del G8.

MARINAI USA - Paura anche tra i militari Usa che stanno soccorrendo la popolazione. Altri soldati sono stati esposti a bassi livelli di radiazioni e sono stati sottoposti a processi di decontaminazione dopo aver consegnato cibo, acqua e coperte alle vittime di terremoto e tsunami. L'esercito ha anche detto che sta mandando altre navi al largo della costa occidentale invece che su quella orientale. Questo per evitare i rischi di grandi detriti sparsi nell'oceano dallo tsunami della settimana scorsa e per restare lontani dal rilascio di radiazioni dai reattori nucleari danneggiati.

LO STOP AI VOLI - Intanto alcune grandi compagnie aeree stanno decidendo di interrompere i propri voli per Tokyo per evitare di esporre il personale alle radiazioni. Lufthansa ha deciso di deiviare gli aerei su Nagoya e Osaka. I voli, inoltre, fanno scalo a Seul, per cambiare equipaggio, ed evitare che lo staff debba pernottare in Giappone; lo ha spiegato un portavoce della compagnia. E anche l'Air China, la compagnia di bandiera cinese, ha deciso di cancellare alcuni voli verso il Giappone, anche se si tratta di una decisione solo transitoria, seppure nata dallo stesso presupposto di Lufthansa, ovvero dalla volontà di non lasciare i velivoli parcheggiati di notte in Giappone. Non cambia invece i propri programmi, almeno per ora, Alitalia: l'amministratore delegato della compagnia, Rocco Sabelli, ha spiegato che "ad oggi i nostri voli sono regolari e tutti pieni". L'unica misura precauzionale, ha precisato, riguarda per il momento i piloti che volano verso il Giappone: "Viaggiamo con il doppio equipaggio per tornare senza dover pernottare in Giappone". Alitalia gestisce 14 voli la settimana verso Tokyo Narita, 10 da Roma e 4 da Malpensa, mentre sono 4 i voli settimanali verso Osaka.

IL BILANCIO DELLE VITTIME - Nel frattempo, è salito a oltre 11.000 il numero dei morti e dispersi provocati dal sisma e dal successivo tsunami.

Redazione Online

15 marzo 2011

 

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(Fotogramma)

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MILANO - La crisi in Giappone sta portando a rivedere la strategia sul nucleare nel resto del mondo. Nel corso di una riunione tra i responsabili delle autorità nucleari dei diversi governi, i Paesi dell'Unione europea hanno deciso di effettuare test di resistenza sulle centrali nucleari del Vecchio Continente su base volontaria. I test serviranno a verificare se le centrali nucleari sono in grado di resistere a eventi straordinari quali terremoti, tsunami e attacchi terroristici. La Germania, intanto, ha fatto sapere che "congelerà" provvisoriamente i sette reattori creati prima del 1980. Ciò che sta avvenendo a Fukushima ha riacceso anche nel nostro Paese il dibattito sul ritorno all'atomo. Il nostro governo non sembra intenzionato a rinunciare al programma nucleare, mentre le opposizioni chiedono una riflessione più attenta sulla questione. Il Pd, attraverso il suo segretario, rompe ogni indugio e fa sapere che sosterrà il referendum contro il nucleare e che dunque si impegnerà perché la consultazione del 12 giugno raggiunga il quorum.

ITALIA - Per Pier Luigi Bersani il piano dell'esecutivo sul nucleare è "totalmente sbagliato". "Al governo di fronte al dramma giapponese, diciamo: "Fermatevi e riflettete"" afferma il leader del Pd, ribadendo il sostegno dei democratici al referendum sul nucleare. Di segno opposto sono le parole del ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, secondo il quale "è inimmaginabile tornare indietro su un percorso già attivato", visto che "tutti i paesi europei hanno centrali il 19% dell'energia che consumiamo in Italia è prodotta dal nucleare". Sulla questione è tornata anche il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, specificando che "il governo non è né cieco né sordo rispetto alle notizie che giungono da Tokyo, ed è evidente che la nostra scelta di rientrare nel nucleare ci induce ulteriore attenzione, assieme all'esigenza di una piena trasparenza su quanto sta accadendo". Parole inutili secondo i Verdi, visto che il governo procede spedito in direzione opposta: "Dovrebbe dimettersi- dice il verde Bonelli - visto che la sua posizione non è quella del governo, che continua in un irresponsabile furore ideologico e non vuole fermarsi nemmeno dinanzi ad una catastrofe atomica di proporzioni enormi". Intanto, in Commissione Attività produttive e Ambiente, è slittato l'esame del decreto legislativo che definisce i criteri per l'avvio di centrali nucleari in Italia. Il Pd ha lamentato l'assenza del governo, parlando di "ennesima prova di dilettantismo e inadeguatezza".

GLI AMMINISTRATORI - Dubbi sul ritorno dell'Italia al nucleare vengono espressi in queste ore anche da diversi amministratori, fra cui il sindaco di Roma Gianni Alemanno. "Qualcosa non funziona e questa grande sicurezza forse non c'è" ha detto il primo cittadino della Capitale. Più netto il no del presidente del Veneto Luca Zaia: "Dico ai comitati che non perdano tempo a protestare" ha spiegato il governatore. E in un video-lettera su Youtube il leader di Sel e governatore pugliese Nichi Vendola invita i cittadini a interrogarsi sui rischi del nucleare e il governo a tirare il freno a mano "nella corsa verso le centrali atomiche", che definisce una scelta "pericolosa e violenta".

ENEL - Sullo sviluppo del programma nucleare in Italia alla luce di quanto successo in Giappone, è intervenuto l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti. "Certo che continuiamo a essere impegnati nei confronti del nucleare italiano - ha detto -. Come Paese, come industria, dobbiamo sviluppare tutte le tecnologie e non possiamo fare a meno del nucleare. Confermo quindi che restiamo impegnati nel rilancio del nucleare in Italia".

FRANCIA - Nel territorio dell'Unione europea sono attivi 153 reattori, di cui 58 in Francia. Dopo quanto successo alla centrale giapponese di Fukushima, Parigi ha deciso di controllare "tutte le centrali" nucleari del Paese, "una a una". Lo ha dichiarato il ministro dell'Ambiente, Nathalie Kosciusko-Morizet. "Una riunione di crisi su questo tema avrà luogo appena possibile, il primo ministro me l'ha confermato" ha spiegato la Kosciusko-Morizet, ai microfoni della radio Rmc Info. La Francia, ha confermato davanti all'Assemblea nazionale il premier Francois Fillon, non eluderà "nessuna delle domande sollevate" dalla catastrofe in Giappone.

Angela Merkel (Afp)

Angela Merkel (Afp)

LA GERMANIA - Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato la chiusura provvisoria (per tre mesi) ma immediata dei sette reattori entrati in servizio prima del 1980. Lunedì la Merkel aveva annunciato la chiusura - almeno per il momento - degli impianti più vecchi: Biblis A in Assia (ovest) e Neckarwestheim I nel Baden-Wuettemberg (sudovest), che sono ancora aperti solo grazie alla decisione di allungare la vita di tutte le centrali. Nel 2010 il Parlamento tedesco ha approvato il piano energetico del Paese, che di fatto ha annullato la decisione di chiudere le 17 centrali tedesche entro il 2022, presa nel 2001 da una coalizione di centrosinistra (Spd e Verdi) guidata dall'allora cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder. Il pacchetto prevede infatti di tenere in vita gli impianti di una media di 12 anni in più, spostando il previsto abbandono del nucleare al 2035, oltre ad aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili dal 16% all'80% del fabbisogno entro il 2050. Nei prossimi tre mesi una task force di esperti esaminerà la sicurezza delle centrali, ma in Germania molti si chiedono se il governo - che oggi non ha annunciato alcuna modifica legislativa - sia veramente disposto a fare marcia indietro.

RIPENSAMENTI EUROPEI - L'incidente ai reattori giapponesi di Fukushima, sta avendo quindi un effetto collaterale imprevisto in Europa, assestando un duro colpo al preteso "rinascimento nucleare", prospettato dall'industria dell'atomo. In realtà, in Europa gli investimenti nel settore languono da tempo, e non si sono mai veramente ripresi dopo il disastro di Chernobyl, nel 1986. In tutta l'Ue, in questo momento ci sono solo tre nuove centrali in costruzione, una in Francia (a Flamanville), una in Finlandia (a Olkiluoto) e una in Slovacchia (Bohunice). L'industria dell'atomo conterebbe poi sul ripensamento dei governi tedesco e belga, e di quello svedese, che negli anni scorsi avevano deciso tutti il cosiddetto "phasing out" (l'uscita graduale dal nucleare, con la chiusura delle centrali a fine ciclo senza rimpiazzarle con nuovi reattori).

BELGIO - Il Belgio, in realtà, è favorevole alla proposta di stress test sulle centrali nucleari. A precisarlo è stata la ministra dell'Interno, Annemie Turtelboom, uscendo dalla riunione convocata dal Commissario europeo per l'energia, Gunther Oettinger. La ministra ha sottolineato l'importanza di "un coordinamento europeo" per definire la natura dei test sulle centrali. Turtelboom, dopo aver ricordato che quanto successo in Giappone è "avvenuto a causa di uno Tsunami", ha anche affermato "che tutto il mondo deve riflettere su come garantire maggiormente la sicurezza delle nostre centrali" e "imparare la lezione di quanto è successo". In ogni caso ha ricordato che "il rischio zero non esiste".

RUSSIA - In Russia il primo ministro Vladimir Putin ha ordinato che venga eseguito uno studio sul settore nucleare del paese per verificare se esistono le condizioni perchè si possa verificare sul suolo della Federazione russa quanto avvenuto in Giappone.Redazione online

15 marzo 2011

 

 

 

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MILANO - Il livello delle radiazioni nei pressi del sito della centrale nucleare giapponese di Fukushima, gravemente danneggiata dal sisma di venerdì scorso, è "considerevolmente aumentato" e la popolazione entro un raggio di 30 chilometri dall'impianto deve rimanere nelle proprie abitazioni: lo ha annunciato il premier nipponico, Naoto Kan. I circa 200mila residenti nel raggio di 20 chilometri dall'impianto sono stati sgomberati mentre per quelli della fascia immediatamente successiva è stato imposto una sorta di coprifuoco per motivi precauzionali. Nelle ore successive alcuni rappresentanti del governo hanno invece parlato di un livello di radiazioni in calo rispetto al momento in cui la radioattività ha raggiunto il suo culmine.

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Redazione Online

15 marzo 2011

 

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Scarseggiano gli approvvigionamenti nei supermercati (Afp)

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FUKUSHIMA — Cinquecento uomini, donne e bambini in trappola, bloccati da un muro invisibile, chiusi nelle loro case nella fascia più rischiosa per le radiazioni, i venti chilometri alle spalle dell’impianto nucleare di Fukushima I. Hanno sentito la forza terrificante del terremoto, hanno visto l’acqua arrivare dal mare aperto minacciosa come un killer, hanno guardato la catastrofe passare sotto le loro finestre. Ma non era che l’inizio. Non avevano messo in conto l’emergenza atomica, l’esposizione alle radiazioni, appunto, la paura di dover fronteggiare un male impalpabile e silenzioso. E adesso eccola qui, quella sensazione spaventosa che non ti fa sentire al sicuro, forse mai più. I cinquecento la sentono sulla pelle, sui vestiti, in quel che mangiano, nell’aria che respirano... più di tutti quanti gli altri.

Gli irriducibili

Cinquecento è una stima degli amministratori locali, potrebbero essere anche di più. Parliamo di persone che non hanno voluto abbandonare le case perché credevano che passata l’onda anomala fosse finito tutto, o magari perché vivono non vicinissimi alla costa e si sono sentiti salvi oppure perché cercano familiari dispersi nelle case vicino al mare. Gente che ha vissuto tutti questi giorni con gli occhi incollati alla tivù, con le orecchie attente a megafoni lontani. Il consiglio sempre quello: "Chi vive nella zona della centrale e non ha necessità di uscire rimanga a casa il più a lungo possibile" . Poteva funzionare per la prima esplosione, sabato. Ma adesso il risultato è una situazione paradossale: i cinquecento sono tutti nelle loro case, diventate rifugio e gabbia, con il terrore delle radiazioni che possono crescere, con l’incubo delle esplosioni continue, con il nocciolo del reattore 2 che può fondersi e chissà cos’altro. Ora: il mondo è concentrato sull’emergenza atomica, i soccorritori sono a caccia di sopravvissuti in difficoltà o assistono feriti, presunti contaminati e gente che deve essere trasportata, i volontari muovono macerie, distribuiscono coperte, cibo, medicine. E loro? Per quanto ancora saranno "prigionieri"?

Nuova esplosione a Fukushima

La fuga con le bambine

"Io sono scappata via da lì già sabato" racconta Masako, una giovane madre che vive fra i 15 e i 20 chilometri dalla centrale e che ieri mattina ha cercato inutilmente di prendere un volo dall’aeroporto Sukagawa di Fukushima a Osaka, dove vivono degli amici disposti a ospitarla per un po’. "So per certo che qualcuno è rimasto a casa anche dopo l’allarme radioattivo — dice —, io ho mollato tutto e mi sono trasferita a Koryama. Ho paura delle radiazioni, per me e per loro" , indica due bambine che avranno tre-quattro anni al massimo. C’è la signorina della compagnia aerea che chiede un momento di attenzione, una folla di mamme, passeggini e biberon in bivacco davanti alle scale si avvicina al banco della compagnia e ascolta l’annuncio. Masako torna sconsolata: non è fra le fortunate in lista d’attesa per Osaka. La grande fuga dalla regione contaminata è tutta nelle lunghe code di auto in direzione dell’aeroporto Sukagawa e negli accampamenti di fortuna al primo piano dello scalo.

Qualcuno distribuisce coperte e cibo, facce stanche vanno e vengono in file ordinate e opposte, come formichine. E sulla pista, oltre il vetro, è un continuo decollare di elicotteri militari. "All’inizio mi sono detto "saranno i giornali e le televisioni a esagerare"" , spiega un ragazzo di nome Yutaka, abbarbicato alla sua fidanzata davanti al settore imbarchi. "Ma ogni giorno va peggio, non ci credo più che siamo tutti fuori pericolo e vado in vacanza per un bel po’ di giorni. Meglio stare lontano dalle radiazioni..." . Inutile chiedere aiuto a tassisti e autisti per cambiare aria, nemmeno con un’offerta extra tassametro che in altri tempi non avrebbe temuto rifiuto: non si accettano corse lunghe, punto e basta. "Soltanto pochi chilometri— è la risposta ripetuta come una litania — perché non c’è benzina e forse non ce ne sarà nei prossimi giorni, non voglio rischiare di rimanere a piedi" . Le code alle stazioni di servizio di Fukushima (ma anche più a nord, da Sendai a Miyako) crescono con la paura di nuove esplosioni alla centrale nucleare e con l’idea che "è bene avere a casa un po’ di benzina di riserva. Non si sa mai" , come racconta per tutti l’impiegato Masao Watanabe mentre armeggia con un paio di taniche rosse nel bagagliaio. "Noi siamo più preparati di voi europei alle emergenze— assicura —, ma stavolta è diverso" . Stavolta c’è il rischio atomico che atterrisce, che rende tutti più vulnerabili. E visto da Fukushima quel rischio sembra un essere mostruoso in agguato dietro l’angolo. "E se scoppiasse tutto davvero?" . "Dobbiamo scappare da qui?" .

L'Aiea: "Non sarà un'altra Chernobyl"

Gli scenari raccontati alla tv

"Che succede quando esplode il nocciolo?". Gruppi di persone sconosciute si trovano davanti agli schermi tivù di bar, alberghi, distributori. Si scambiano domande alle quali nessuno sa rispondere, spesso nemmeno gli esperti in studio. Sono incantati da immagini e commenti sul disastro nazionale, quali che siano. Ieri è toccato alle barre di combustibile del reattore n ° 2 mostrate mentre facevano il loro dovere in un liquido dai riflessi azzurri, molti mesi fa. La voce fuori campo diceva che la situazione è grave, che il rischio di una fuoriuscita di materiale altamente radioattivo è "purtroppo reale" e che Tokyo ha chiesto aiuto agli Stati Uniti per uscire da questa crisi senza precedenti. Alla fine del servizio, il gelo. Non una parola, né più domande come all’inizio o un commento per sdrammatizzare. Il gruppo degli sconosciuti si scioglie così come si era formato e ciascuno si allontana per conto proprio, a testa bassa. Salvare il salvabile è una specie di scommessa, a questo punto. Una corsa contro il tempo che in molti danno già per perduta. La possibilità di dover rimanere a casa a lungo per non esporsi alla radioattività fa crescere la paura di non avere abbastanza riserve alimentari e per di più la mancanza di connessioni stradali e ferroviarie fra la zona del disastro e il resto del Paese rende difficili gli arrivi delle normali derrate alimentari. Così davanti a qualche supermercato fra Koryama e Fukushima si cominciano a vedere le file di persone, soprattutto donne, che fanno scorte fuori misura per fronteggiare un’eventuale emergenza più emergenza di adesso.

Le radiazioni verso Tokyo

Il tormento delle scosse

Tutto questo mentre le scosse di assestamento sono un tormento continuo, in alcuni casi vanno oltre i 5-6 gradi della scala Richter e scuotono edifici già compromessi che stanno in piedi per sbaglio. "Praticamente è come vivere dondolando" , tenta di spiegare al telefono il soldato Takeshi a chissà quale amico lontano da qui. "Basta non pensarci sennò ti viene voglia di scappare". File lunghissime di ragazzi come lui, in mimetica su mezzi militari, si contendono le poche strade agibili con i vigili del fuoco e i loro camion rossi o i minivan affittati dai gruppi di soccorso delle organizzazioni non governative. Gli sfollati arrivano con le facce smarrite, tutt’al più con un sacchetto fra le mani e nient’altro. "È già tanto aver salvato la pelle, questo è tutto quello che ho e va bene così" dice Ken Endo, un vecchio arrivato a Fukushima con un gruppo di soccorritori coreani e che ora cerca di andare verso sud, da un parente e, soprattutto, lontano dal veleno nucleare. Si mette in coda per ricevere la solita coperta giallo-arancio e un pugno di riso cotto, passerà la notte in uno dei centri di accoglienza e domani si vedrà. Per adesso guarda il cielo un po’ nuvoloso e ormai quasi buio. Quando la notte scende sulla centrale di Fukushima e sul Giappone le televisioni mostrano un’altra immagine sensazionale di questo drammatico spettacolo mondiale: le zone buie del blackout annunciato dal governo per far fronte alle ridotte risorse di energia elettrica. Si vede il centro di Tokyo con mille luci infilate l’una accanto all’altra come perle. E si vede tutt’attorno una distesa immensa di buio interrotta soltanto da qualche lucina qua e là. Ken il vecchio fa in tempo a dare un’occhiata a quell’immagine che sembra un cielo con poche stelle caduto attorno al centro della capitale. "Certo — suggerisce a uno dei ragazzi che lo ha portato fin qui — fossi in te scapperei il più lontano possibile" .

15 marzo 2011

 

 

PIANI ENERGETICI

Nucleare, la via francese

PIANI ENERGETICI

Nucleare, la via francese

Il premio Nobel Elias Canetti invitava a diffidare degli uomini che sanno tutto e che mostrano di crederci. Dopo il disastro di Fukushima, è del tutto naturale dubitare di quanti - esperti a vario titolo - proclamano ai quattro venti la sicurezza assoluta dell'energia nucleare e considerano la tragedia giapponese come un evento irripetibile in altri angoli della terra. Per costoro, le "conseguenze nucleari" sarebbero tollerabili e non varrebbero nemmeno una discussione.

Ma non è letteratura apocalittica interrogarsi sul senso di tutto o constatare come in ogni cittadino, a qualsiasi latitudine, le certezze scientifiche e la fiducia nel progresso abbiano subito una scossa sismica. È questa scossa, emotiva fin che si vuole, che ha aperto anche in Francia, uno dei Paesi di più collaudata tradizione nucleare, con ben 58 reattori, il dibattito sulla sicurezza, sul rapporto fra impianti e territorio (nonostante il basso rischio sismico) e sull'anzianità delle centrali. "Dobbiamo tirare le conseguenze degli avvenimenti giapponesi" hanno dichiarato i vertici di Areva ed Edf, i colossi dell'industria nucleare transalpina. In Germania, il governo di Angela Merkel ha deciso la chiusura degli impianti più vecchi e di rivedere gli standard di prolungamento della vita di altri.

Di sicurezza, di centrali obsolete e di necessità o meno di nuovi reattori si parla apertamente in Svizzera, in Austria, negli Stati Uniti. Su iniziativa tedesca, se ne discuterà in sede europea. Oltre a resuscitare l'angoscia di una nuova Chernobyl, le immagini di migliaia di esseri allontanati dalle loro case per il rischio contaminazione, e di tecnici con tuta e maschera che "testano" il rischio morte dei concittadini, hanno persino ridimensionato le paure del caro petrolio, gli scenari macroeconomici sulle conseguenze della rivoluzione nel mondo arabo e l'adesione culturale - insinuatasi anche fra gli ambientalisti - all'idea che la salvezza dell'ecosistema planetario (e del nostro modello di vita) dipenda dalle fonti nucleari, comunque preferibili alla morte per inquinamento.

Altra cosa è la disputa ideologica, che è speculare all'arroganza scientifica. Ecologisti e ampi settori di sinistra tornano ad agitare bandiere, come se il nucleare fosse una cosa di destra e magari l'eolico una soluzione di sinistra. Per inciso la polemica politica non è un'eccezione italiana. Lo stesso avviene in Germania e in Francia, peraltro in vista di scadenze elettorali.

Le spinte emotive e le polemiche non faranno chiudere le centrali nel mondo. È però importante che i responsabili ascoltino le emozioni. È necessario garantire la trasparenza dei processi industriali, l'indipendenza delle autorità di controllo, la certezza che anzianità e affidabilità degli impianti non siano una variabile economica o il capriccio di una lobby, oltre a un corretto rapporto fra costi industriali di costruzione delle centrali e benefici finali sulla bolletta.

Anche il fatto che il rischio zero non esista è un dato scientifico. Ma in Francia, ad esempio, si sottolinea come nessun grave incidente sia avvenuto in 1450 anni (dato ottenuto moltiplicando 58 reattori per 25 anni di funzionamento medio ciascuno). Chernobyl fu la somma di errori umani e cultura sovietica. Non occorre essere esperti per considerare che anche nell'eccezionalità della tragedia giapponese siano intervenute responsabilità umane. Il reattore di Fukushima doveva essere chiuso. Prima del sisma.Massimo Nava

15 marzo 2011

 

 

Non si possono eliminare gli effetti delle radiazioni ma solo arginare i sintomi.

In corsia tra i contaminati

"Dateci donatori"

Non si trova midollo per i casi gravi. A chi sta meglio il medico dispensa pillole allo iodio

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Non si trova midollo per i casi gravi. A chi sta meglio il medico dispensa pillole allo iodio

(Epa)

(Epa)

KUMAGAYA - Il dottor Matsuo Yasunari tira fuori la scatola come fossero caramelle per la gola e fa un sorriso un po' così. "Iodine", dice l'etichetta azzurra, iodio ad alta concentrazione. La prima è una donna con il cappotto ancora sporco di fango. Prende il pacchetto dalle mani del medico, guarda a terra mentre lui le dice che deve mandare giù una pasticca al giorno e di chiamarlo se le dovesse uscire il sangue dalla bocca. Solo alla fine lei si arrende a un pianto silenzioso. E si volta verso la fila di persone che il dottore sta per accogliere con lo stesso sorriso.

Una lunga strada deserta per arrivarci, un muro di cinta alto tre metri, militari di ronda, telefonini sequestrati all'ingresso: sembra una caserma l'ospedale alla periferia di Kumagaya, una cinquantina di chilometri da Tokyo. In questo palazzone bianco di sette piani è arrivata buona parte dei profughi di Fukushima, scampati al terremoto e allo tsunami ma non alla contaminazione nucleare.

Le persone in coda davanti al sorriso del dottor Yasunari appartengono alla categoria numero uno, secondo la classificazione della Disaster management agency di Tokyo. Sono le più fortunate: arrivate qui perché erano vicino alla centrale, nella zona adesso evacuata, ma senza sintomi o radiazioni importanti rilevate sul corpo o sui vestiti. Lo iodio lo prendono a scopo preventivo per proteggersi dal cancro alla tiroide, marchio di fabbrica di Chernobyl. Qui nell'ospedale di Kumagaya, però, ci sono anche due persone che le radiazioni le hanno prese di sicuro. Categoria numero tre, isolamento. "Stiamo cercando dei donatori di midollo osseo - dice il dottor Yasunari - ma non è facile". Serve un parente di primo grado, di solito un fratello o un genitore. "E i parenti stretti di queste due persone erano anche loro tutti vicini alla centrale". Come Gennosuke, fratello maggiore del paziente numero 3/1, che blocca il dottore vicino al portone dell'ospedale: "La mattina dell'esplosione - racconta - eravamo rimasti tutti in casa proprio perché avevamo paura della nube tossica. Invece Fumiaki, mio fratello, è voluto uscire, perché dopo il terremoto non era più riuscito a parlare con la fidanzata". Lei l'hanno ritrovata ieri. Sta bene, si era rifugiata in una scuola. "Ma adesso, dottore, che cosa succederà a mio fratello?". È una delle mille domande senza risposta che devi sentire in questi giorni in Giappone. Senza trapianto, spiegano i medici, è molto difficile curare chi è stato contaminato in modo grave.

Non si possono eliminare gli effetti delle radiazioni ma solo arginare i sintomi. L'aiutante del dottor Yasunari li elenca meticolosamente: "Nausea continua, caduta di capelli e peli, perdita di sangue dalla bocca, emorragie sotto la pelle...". Per fortuna si avvicina il parente di un'altra persona arrivata da Fukushima. Denbe è venuto a chiedere notizie di sua sorella. Ufficialmente lei non è contaminata, la misurazione fatta tre volte dagli uomini con la tuta bianca e la mascherina ha dato un valore più alto del normale ma sotto la soglia di sicurezza. Solo che lei ha detto di aver perso del sangue dal naso, di aver vomitato più volte. Due campanelli d'allarme. E per questo è stata ricoverata come categoria numero due, pazienti in osservazione. In tutto sono 38 i pazienti nelle sue condizioni qui nell'ospedale di Kumagaya, in tutto il Giappone sono 160 anche se i controlli andranno avanti ancora per giorni. "Non capisco, non capisco", ripete Denbe. "Fino a quando sono arrivati i soccorsi siamo stati sempre chiusi in casa con le serrande abbassate, seduti davanti alla tv per capire cosa stava succedendo. Perché lei sarebbe stata contaminata e io no?". Un'altra di quelle domande senza risposta. E si capisce che la paura non è solo per la sorella ma anche per se stesso.

Ci siamo fermati troppo davanti a questa porta. Si avvicinano i soldati, dicono che questa è una "military area", sono ammessi solo i medici, i ricoverati e i loro parenti. Baiko, il dottore che mi ha fatto entrare stamattina, ripete la sua bugia: sono un suo collaboratore arrivato dall'Olanda. Ormai non ci crede nessuno ma basta per recuperare il cellulare. Ci vediamo in città per un caffè, saliamo al sesto piano di un hotel proprio quando arriva la scossa più forte della giornata. Le tazze finiscono per terra, il palazzo ondeggia per un minuto, la cosa più impressionante è il rumore. "Sono molto preoccupato" fa lui. Ma come, il terremoto la spaventa più delle radiazioni? "No, ho letto che vogliono annullare i campionati mondiali di pattinaggio artistico. Dovevano farli a Tokyo la settimana prossima, mia figlia è un'appassionata e le avevo promesso che l'avrei portata a vedere qualcosa". Adesso sorride e piange insieme. "No, non mi guardi così. Se ogni tanto non pensiamo a qualcosa di normale, a quella che era la nostra vita di tutti i giorni, qui diventiamo tutti pazzi".

Lorenzo Salvia

15 marzo 2011

 

 

 

2011-03-14

Falso allarme tsunami mette in apprensione la popolazione. Panico nucleare a Manila

Nuove esplosioni in centrale Fukushima Undici feriti al reattore 3

Il livello di radioattività sarebbe comunque basso, ma le navi Usa se ne vanno. La Borsa di Tokyo cede oltre il 6%

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MILANO - "Non c'è assolutamente alcun rischio Chernobyl". Lo ha detto il ministro per la Strategia nazionale giapponese, Koichiro Genba, dopo le due nuove esplosioni avvenute al reattore 3 della centrale di Fukushima 1, danneggiata dal terremoto di venerdì scorso. Però le barre di combustibile sono rimaste scoperte dall'acqua di raffreddamento in tutti e tre i reattori della centrale. Gli scoppi, avvenuti alle 11 (le 3 in Italia) sono stati provocati dall'idrogeno e hanno provocato undici feriti, ha reso noto la Tepco (Tokyo Electric Power), la società che gestisce l'impianto, secondo la quale il livello di radiazioni nell'unità 3 si attestava a 10,65 microsievert, sotto il limite di 500 microsievert per i quali per legge il gestore è obbligato a riferire al governo. Però almeno uno dei feriti, un tecnico 23enne, è risultato contaminato da radiazioni. L'afferma il sito internet del quotidiano Yomiuri Shinbun. Nelle altre due centrali che domenica destavano preoccupazione, Onagawa e Tokai, sono stati rimessi in funzione gli impianti di raffreddamento. E, secondo la Tepco, anche i reattori 1 e 2 di Fukushima sono fuori pericolo ma, poco dopo la stessa Tepco ha detto che le barre di uranio al reattore 2 sono rimaste totalmente esposte - non è dato di sapere per quanto tempo, dice l'agenzia Jiji - e potrebbero aver cominciato una fusione parziale.

RADIAZIONI - L'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea) ha ricevuto notizie dalle autorità nipponiche che le strutture di contenimento del reattore 3 non sono state danneggiate. Le esplosioni - sentite fino a 40 km di distanza - sono state simili a quella che si era verificata sabato nel reattore 1. Secondo le autorità giapponesi le possibilità di un'estesa fuga di gas radioattivo dalla centrale sono attualmente "molto basse". Ma la Settima Flotta americana ha fatto allontantare le proprie navi - tra le quali la portaerei Reagan - dopo che gli strumenti a bordo hanno riscontrato un aumento della radioattività. Le navi, inviate nei giorni scorsi a sostegno dei mezzi di soccorso, si trovavano a 160 km dalla centrale di Fukushima. Il livello di radioattività riscontrato è equivalente a quello che viene assorbito in un mese dal fondo radioattivo naturale. Le autorità russe delle zone orientali della Siberia di fronte alle coste del Giappone hanno invece reso noto di non avere al momento riscontrato un aumento della radioattività di fondo. Nelle Filippine panico a Manila per un falso allarme che dava notizia di radioattività proveniente dal Giappone. Un'università ha sospeso i corsi dopo che i genitori degli studenti in preda al panico hanno preso d'assalto le linee telefoniche per chiedere che i figli fossero fatti tornare a casa. Il falso allarme, attribuito alla Bbc, invitava le persone a non uscire di casa per 24 ore. Le autorità nucleari filippine hanno negato che vi fosse un rischio di contaminazione nucleare e funzionari del governo si sono affrettati a rilasciare dichiarazioni pubbliche per smentire l'autenticità del messaggio.

ACQUA DI MARE - Nei reattori di Fukushima 1 si sta pompando acqua di mare per cercare di raffreddare la temperatura ma, avverte Robert Alvarez dell'Institute for Policy Studies ed ex consigliere del dipartimento Usa per l'Energia, si tratta di "un tentativo disperato di riprendere il controllo dei reattori". Richard Meserve, ex capo della Nuclear Regulatory Commission statunitense, dice di non aver "mai sentito di qualcuno che abbia utilizzato acqua marina per raffreddare un reattore prima d'ora. Ciò lascia intendere che la società ha deciso di sacrificare tutti i reattori".

SMENTITO TSUNAMI - Smentito invece l'allarme tsunami dopo una scossa di assestamento di 5,8 gradi alle 10 del mattino (le 2 di notte in Italia). Da un elicottero dei pompieri era giunta notizia dell'avvistamento di un'onda di tre metri in arrivo, ma l'Agenzia meteorologica ha fatto sapere di non aver registrato alcun terremoto che potesse causare un nuovo tsunami. Le autorità del porto di Hachinoe hanno revocato l'ordine di evacuazione per circa 13 mila abitanti. Invece alle 16,12 (le 7,12 in Italia) è stata registrata una scossa di 6,1 che ha costretto le Ferrovie giapponesi a sospendere il traffico su tutte le linee tranne quattro, sulle quali il servizio ha funzionato con grossi intoppi. Solo il 10% dei convogli sulla tratta orientale che attraversa Tokio erano in servizio, secondo quanto riferito dalla Tv giapponese. Sospeso anche il treno che porta all'aeroporto di Narita.

BILANCIO - Dopo il rinvenimento di un migliaio di corpi senza vita nella penisola di Ojika e altri mille cadaveri avvistati a Minamisanriku, dove mancano all'appello circa 10 mila persone, il bilancio ufficiale delle vittime del sisma di 9 gradi Richter di venerdì scorso è salito a 2.800 morti e 1.900 feriti mentre i dispersi sono migliaia.

Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima

BORSA - La Borsa di Tokyo ha chiuso perdendo il 6,18%. In particolare, le azioni Tepco hanno perso il 23,57%. Intervento della Banca centrale giapponese che ha immesso liquidità a sostegno dei mercati. Il prezzo del petrolio è sceso sui mercati asiatici in quanto le tre maggiori raffinerie giapponesi sono state chiuse. Dai porti del Giappone danneggiati dal sisma e che resteranno fuori uso almeno per alcuni mesi viene esportato il 7% delle merci del Paese.

BLACK-OUT - Sono iniziati nella serata giapponese di lunedì i black-out programmati per compensare la mancanza di energia prodotta nelle centrali nucleari.

SPORT - La Federazione mondiale di pattinaggio su ghiaccio ha annullato i mondiali previsti a Tokyo dal 21 al 27 marzo e posticipato anche il Trofeo mondiale di pattinaggio artistico per squadre che avrebbe dovuto tenersi a Yokohama dal 14 al 17 aprile. Anche tutte le 41 partite del campionato di calcio previste sino alle fine del mese sono state cancellate.

FILM - Il film Hereafter di Clint Eastwood, in cui all'inizio c'è una lunga scena dello tsunami di Sumatra del 2004, verrà ritirato dai 180 cinema giapponesi dove è in programmazione dalla fine di febbraio. La ha deciso la Warner Japan in quanto il film "non è appropriato in questo momento".

PATRIMONIO ARTISTICO - Ancora difficile fare una stima dei danni al patrimonio artistico giapponese. Il tempio zen Zuiganji a Matsushima presenta importanti danni. Lo scrive il sito internet del quotidiano Yomiuri Shinbun. Finora nelle aree colpite dal disastro sono stati censiti 33 siti di alto valore artistico-culturale che presentano danni.

Redazione online

14 marzo 2011

 

 

Giappone I sopravvissuti

Colonne di profughi nelle notti senza luce

Alla cucina del municipio distribuzioni di salsicce e tortine di riso. Nulla funziona, né luce, né acqua

Giappone I sopravvissuti

Colonne di profughi nelle notti senza luce

Alla cucina del municipio distribuzioni di salsicce e tortine di riso. Nulla funziona, né luce, né acqua

MITO (Giappone) - Per seguire il traffico della vita, per indovinarlo oltre le crepe sul selciato, occorre braccare la più improbabile delle tracce. Attraversa con agio l'asfalto desolato della via che si chiama Eki Minami e che delle automobili pare non avere più memoria. La traccia assurda conduce al municipio di Mito. È odore di salsicce. Incongruo, quasi offensivo. Ma vivissimo, pungente come un insulto ma sfacciato come la voglia di sopravvivere e tirare avanti. Il municipio del capoluogo della prefettura di Ibaraki è una cucina da campo. E un rifugio. E un piccolo campo profughi. Migliaia di profughi, anche qui.

(Epa)

(Epa)

Nel pomeriggio una coda tortuosa attraversa i portici e i sottopassaggi della struttura, sgraziata e provata. È un'attesa ordinata di anziani e ragazzi, famiglie e coppie composte. In fondo, una tenda aspetta di nutrire le centinaia di persone in fila. Sembra un cuoco da sagra, da festa popolare. Invece risolve sbuffando una prima necessità, offre sostanza per la voglia di farcela. "La nostra casa? È in piedi, è in piedi...". Shinya Yashima non ha voglia di scherzare ma neanche di disperarsi. Attende il suo turno e condivide con pudore il suo destino di profugo borghese, che il sisma ha scosso nelle cose intime, risparmiandogli però la tragedia, in un Paese dove ormai gli sfollati si contano a centinaia di migliaia, tra sisma e fughe radioattive: "Apparentemente abbiamo tutto - racconta al Corriere - ma in realtà non abbiamo niente, perché si è rotta ogni cosa. Nulla funziona. Né luce né acqua né gas. Neanche le finestre ci sono".

Yashima, il poliziotto Yashima, è di Mito e come lui lo sono molti dei rifugiati che si accalcano al municipio. Sono gli esuli in patria di una città morta. Dormono nelle scuole, nelle sale riunioni, nei comitati di quartiere, 70 ricoveri di fortuna sparsi tra centro e periferia, allestiti rapidamente perché la notte ricorda che l'inverno non è ancora finito e continua a mordere. Hiroto e Ruriko abbracciano Arui, pochi mesi. "Per andare avanti dobbiamo passare di qui, per forza". Pezzi di città restano al buio. I negozi sono chiusi. Uno spaccio di quelli aperti ventiquattr'ore su ventiquattro ha gli scaffali vuoti ma la coda fuori: è al piano terra della stazione, sigillata perché la linea da Tokyo (un centinaio di chilometri più a sud) è interrotta. I passaggi sopraelevati sono inaccessibili, il piazzale sconquassato. Attraversare i ponti significa, per le auto, sobbalzare sui gradini provocati dall'abbassamento del fondo stradale all'imbocco o su larghi solchi: ci si arrangia colmandoli di ghiaia, terra o sacchi di sabbia. E, nei rari alberghetti rimasti aperti nella zona, agli sparuti clienti capita di dover firmare una dichiarazione di poche righe che solleva i proprietari da ogni responsabilità per quello che potrebbe accadere in caso di terremoto. Poi tutti a nanna senz'acqua corrente e taglio dell'elettricità dalle 6.20 alle 10 del mattino.

L'architetto Masaki Taira, quarant'anni e anche lui in coda per la salsiccia e la tortina di riso, mastica terrore e tortine. Lui le case le disegna e le immagina, ha visto che si possono cancellare in pochi secondi. "Non immaginavo che potesse finire così, e questo non è certo lo tsunami", sussurra. La città di Mito, poco più di 260 mila abitanti, è l'estrema retrovia della costa battuta dall'onda. Conserva uno dei tre più bei giardini del Giappone ma ora nessuno lo ricorda, i pellegrinaggi di turisti nipponici e di appassionati adesso fanno persino male, pensandoci. L'intera città, adesso, è la prova di quello che il primo ministro Naoto Kan va ripetendo in tv, che mai dal 1945 il Paese aveva attraversato un dramma di queste proporzioni. È così anche se lo tsunami non ha toccato Mito: il terremoto l'ha scossa violentemente senza distruggerla, è forse la rappresentazione dell'ingranaggio giapponese che s'è inceppato. Gli hotel sono tutti chiusi tranne uno, colmo - appunto - di senza casa. I distributori della benzina rimangono chiusi o vengono assediati da incolonnamenti di automobilisti disperati all'idea di restare a secco, intrappolati in una terra di nessuno che trema ancora e non si placa. La scuola elementare Sannomaru, appena a nord della stazione, è trasformata in un ostello senz'allegria. E chi, ancora, fa la coda per il pasto caldo tiene in mano una coperta termica d'emergenza.

Il cortile del municipio è il campionario di una sopravvivenza discreta, senza chiasso. Cartoni di banane si svuotano poco alla volta, nel sotterraneo vigili sorvegliano sacchi di farina accumulati con ordine, mentre la cucina da campo prepara riso, vermicelli e le salsicce infilzate su uno stecco. A scene simili a queste si assiste nelle zone direttamente devastate dallo tsunami: i contenitori arancioni con il carattere "acqua" tracciato in blu, soldati giovani con elmetti dalla foggia vecchia e lo sguardo un po' perso. Le stesse code ordinate. Adesso che le troupe delle televisioni giapponesi sono arrivate negli angoli più martirizzati della costa intorno a Sendai, quella distruzione diventa vicina.

Capo dello staff del sindaco di Mito, Mitsuru Tajiri mostra la sala di coordinamento delle operazioni. Le statistiche si annotano a mano su fogli bianchi, si fanno le somme con la penna biro. Internet è fragile come vetro, cade per un nulla, la copertura dei telefoni cellulari va e viene. "Subito dopo il terremoto abbiamo cominciato a prenderci cura di 12 mila persone, sabato erano scese a 10 mila. Oggi (ieri, ndr) sono 7 mila, ma se dovessero arrivarne altre dalla zona della centrale nucleare o dalla costa dovremmo essere pronti. Anzi, qualcuno di loro potrebbe essere già qui", spiega al Corriere.

Nel discreto via vai dei volontari, degli addetti della Croce rossa con l'elmetto, si apre un varco anche la politica. Un manifesto affisso nell'androne del municipio è una grande foto delle isole Senkaku, il pugno di scogli controllato e orgogliosamente rivendicato nei confronti della Cina, che le chiama Diaoyu e le considera sue. Una faccenda maledettamente seria, in altri momenti. Nessuno guarda il poster, tutti sanno che c'è. La signora Arui, poco oltre, non si lamenta delle autorità, "non ci stanno abbandonando". Ma Tajiri si prende un attimo per pensarci sopra e invece ammette che il coordinamento col governo centrale "va così così", ma non importa, "perché è pur vero che questa non è Sendai". Quando il sole si appresta a calare e la città a farsi buia, la coda dei profughi senza lacrime è ancora lì. In un angolo del piazzale grandi lampade sono ammassate pronte a fare il loro lavoro. Per colpa del terremoto, è Mito che sembra smettere di fare la città.

Marco Del Corona

14 marzo 2011

 

il Nucleare e Noi

il Nucleare e Noi

Sarebbe sbagliato sottovalutare quello che sta accadendo alle centrali atomiche in Giappone, Paese che 65 anni fa ha già visto in faccia lo spettro dell'olocausto nucleare. Quello di Fukushima è uno dei più gravi incidenti che si ricordino. E non ne attenua la gravità il fatto che non sia stato causato dall'imprudenza umana, come a Chernobyl, né da un'avaria, come a Three Mile Island, ma da un terremoto devastante. Una prova ancora più tremenda di quante questa orgogliosa nazione ha dovuto affrontare nella sua storia, rialzandosi sempre.

C'è stato chi, magari confortato dai 10 mila chilometri di distanza, ha detto che alle nostre future sicurissime centrali non potrà succedere. L'impianto di Fukushima è vecchio. E poi in Italia ci sono siti sicuri al riparo dai terremoti. Tutto vero. Resta il fatto che l'opinione pubblica ha il diritto di sapere che cosa si sta davvero rischiando. Senza reticenze.

Al tempo stesso siamo convinti che non possa essere la comprensibile emotività suscitata da quella tragedia a determinare scelte fondamentali di politica energetica. L'abbiamo già fatto e ne siamo rimasti scottati. Il referendum antinucleare del 1987 passò con una maggioranza schiacciante per l'impressione suscitata da Chernobyl. Nessun partito, eccetto il repubblicano, osò sfidare l'impopolarità.

Promisero che mettendo al bando l'atomo avremmo imboccato la via dell'energia pulita: siamo invece diventati il Paese europeo più inquinante, più dipendente dagli sceicchi e con le bollette più care. Finché, dopo aver riempito le tasche dei petrolieri, ci si è accorti che la Germania produceva 70 volte più energia solare dell'Italia, rimasta penosamente al palo nel campo delle rinnovabili. E per recuperare terreno abbiamo concesso incentivi fin troppo generosi a chi le produceva. Salvo poi chiudere i rubinetti dalla sera alla mattina.

Così la stessa maggioranza che per cinque anni al governo si era ben guardata dall'avviare la pratica (ricordate il ministro Marzano? "Da noi non ci sono le condizioni per riaprire il discorso del nucleare", disse nel maggio 2001) l'ha scoperta priorità nel 2008. Giusto in tempo per le elezioni. Eppure oggi l'Agenzia per la sicurezza non ha ancora una sede e i suoi componenti, ha confessato il presidente Umberto Veronesi, s'incontrano al bar.

Come stupirsi se da vent'anni aspettiamo inutilmente un piano energetico nazionale che dica come alimenteremo fabbriche, treni e frigoriferi nel futuro? Siamo il Paese dei controsensi, del tutto e del niente. Dove ogni decisione importante non viene presa in base a disegni strategici. Bensì sull'onda di un'emozione, di polemiche o interessi particolari. Anche se si tratta di scelte destinate a cambiare la vita dei nostri figli e nipoti.

Sergio Rizzo

14 marzo 2011

 

 

in crescita lo yen

Tokyo: il sisma deprime la Borsa -6,18%

Crolla l'indice Nikkei. La banca centrale nipponica decide di iniettare liquidità per 130 miliardi di euro

in crescita lo yen

Tokyo: il sisma deprime la Borsa -6,18%

Crolla l'indice Nikkei. La banca centrale nipponica decide di iniettare liquidità per 130 miliardi di euro

(Epa)

(Epa)

MILANO - Il sisma distruttivo e il successivo tsunami che ha colpito il giappone fa sentire i suoi effetti anche sulla finanza. La Borsa di Tokyo, nella prima seduta dopo il terremoto, chiude a picco e l'indice Nikkei perde il 6,18% a 9.620,49 punti, sotto quota 10 mila. Giù del 7,49% l'altro indice il Topix a 846,96 punti. Crollano i titoli automobilistici, elettronici e delle raffinerie e cioè le azioni delle aziende costrette a chiudere i battenti dopo il mega-sisma che ha sconvolto il Giappone. Chiusura positiva invece per le Borse cinesi. A Shanghai il Composite archivia la seduta a 2.937,63 (+0,13%), mentre a Shenzhen l'indice Component guadagna lo 0,86% a 12.958,29.

INIEZIONE DI LIQUIDITA' - La banca centrale del Giappone ha quindi fatto sapere che inietterà sul mercato liquidità del valore di 15 trilioni di yen (pari a circa 130 miliardi di euro) per stabilizzare il sistema finanziario. La decisione è stata presa proprio a seguito del crollo della borsa di Tokyo. Attualmente è in corso una riunione del board direttivo della banca centrale, che durerà per tutta la giornata. In un primo momento, era stata annunciata un'iniezione di liquidità da 7 trilioni di yen, cifra che è quindi ora raddoppiata.

SI RAFFORZA LO YEN - La decisione del board della banca centrale giapponese sta spingendo al rialzo lo yen: il dollaro scende a quota 81,32 e l'euro a 113,28.

BORSE EUROPEE - Dopo un avvio negativo le Borse in Europa recuperano terreno grazie al buon andamento dei bancari. Venduti i titoli delle riassicurazioni (DJStoxx-0,98%) sui timori per le ripercussioni della tragedia giapponese. Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali borse europee: Londra +0,10% - Parigi +0,18% - Francoforte -0,95% - Madrid +0,17% - Milano +1,23% - Amsterdam -0,27% - Stoccolma -0,21% - Zurigo -0,48%.

Redazione online

14 marzo 2011

 

 

La Germania potrebbe rivedere prolungamento vita delle centrali. Svizzera: stop

Nucleare: allarme in tutto il mondo

Il commissario europeo all'Energia convoca martedì una riunione di esperti. L'India verifica la sicurezza

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Günther Öttinger (Reuters)

Günther Öttinger (Reuters)

MILANO - I problemi alle centrali atomiche giapponesi stanno riaprendo il dibattito sulla sicurezza del nucleare in tutto il mondo. Il commissario europeo all'Energia, Günther Öttinger, ha convocato per martedì una riunione di esperti sulla sicurezza nucleare dell'Ue per discutere delle conseguenze del terremoto in Giappone. "Tutto ciò che si riteneva impensabile, in qualche giorno è avvenuto", ha detto il tedesco Öttinger alla radio nazionale, secondo il quale la sicurezza delle centrali nucleari più vecchie va verificata con rigore, rifiutandosi di escludere chiusure di impianti se necessario. "Se prendiamo la cosa sul serio e diciamo che l'incidente ha cambiato il mondo - ed è in discussione il modo in cui noi, come società industriale, abbiamo guardato alla sicurezza e alla gestibilità", ha detto Öttinger, "allora non possiamo escludere nulla".

GERMANIA - Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha riferito che la decisione del governo di Berlino, assunta lo scorso settembre, di prolungare mediamente di 12 anni la vita delle vecchie centrali atomiche, potrebbe essere rivista a seguito della crisi nucleare in corso in Giappone. Il ministro dell'Ambiente, Norbert Röttgen, ha chiesto una nuova valutazione del rischio sulle centrali nucleari tedesche. Sabato scorso la cancelliera Angela Merkel ha convocato un vertice di emergenza con i principali ministri per discutere delle conseguenze della crisi della centrale nucleare giapponese di Fukushima 1, nello stesso giorno in cui 60 mila persone hanno formato una catena umana di 45 chilometri da Stoccarda a una centrale nucleare che resterà aperta per la nuova politica tedesca.

SVIZZERA - La Svizzera ha sospeso le domande di autorizzazione per tre nuove centrali nucleari. Il ministro dell'Ambiente, Doris Leuthard, "ha deciso di sospendere le procedure di autorizzazione per le nuove centrali nucleari finché non sarà stata fatta un'analisi approfondita degli standard di sicurezza e non si sarà proceduto a un loro eventuale adeguamento". Il ministro ha incaricato l'Ispettorato federale della sicurezza nucleare di analizzare le cause dell'incidente in Giappone e di definire eventualmente nuovi o più severi standard di sicurezza, in particolare in relazione alla protezione contro i terremoti e ai sistemi di raffreddamento. La Svizzera ha cinque centrali nucleari costruite tra il 1969 e il 1984. Gli impianti più vecchi dovranno essere disattivati a partire dal 2020.

AUSTRIA - Il ministro austriaco dell'Ambiente, Nikolaus Berlakovich, è tornato a chiedere a Bruxelles la verifica della sicurezza delle centrali nucleari europee. L'Austria si oppone fermamente all'energia atomica e ha più volte chiesto la chiusura degli impianti in Slovenia e in Slovacchia.

INDIA - Il primo ministro indiano, Manmohan Singh, ha annunciato che sarà verificata la sicurezza di tutti i reattori nucleari in India.

FRANCIA - In Francia i Verdi hanno proposto al governo un referendum sul nucleare. L'eurodeputato Daniel Cohn-Bendit dice che la Francia "deve porsi la questione della necessità dell'energia nucleare".

FINLANDIA - Il governo finlandese ha commissionato all'Agenzia di sicurezza un nuovo studio sui piani di emergenza degli impianti nucleari.

BELGIO - L'incidente nucleare in Giappone "influenzerà" il dibattito in Belgio sul nucleare: lo ha dichiarato il ministro dell'Interno, Annemie Turtelboom. "Ciò che accade in Giappone influenzerà la nostra riflessione sull'estensione o meno" della vita dei sette reattori del Belgio.

ITALIA - Le commissioni Ambiente e Industria della Camera martedì riprendono l'esame del decreto legislativo sulla localizzazione degli impianti nucleari e dei siti di stoccaggio delle scorie radioattive in Italia. Il governatore della Puglia, Nichi Vendola, ha chiesto al governo di ritirare "l'opzione nuclearista", mentre Legambiente ha dato il via a una campagna per portare al referendum del prossimo 12-13 giugno almeno 25 milioni di cittadini. La Cgil "non condivide il piano del governo" sul nucleare, ha detto il segretario generale, Susanna Camusso, ma "non darà indicazioni di voto" al referendum.

FRATTINI - Per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, l'allarme nucleae giapponese ha "riaperto il dibattito in Italia in modo sbagliato, che nasce dall'emozione senza riflettere su cose evidenti e che non giustifica una rimessa in discussione del piano italiano. Il Giappone ha rischio sismico elevatissimo e centrali non dell'ultima generazione, e che malgrado un sisma di 9 gradi non sono esplose. L'Italia", dice il titolare della Farnesina, "non è paragonabile al Giappone per intensità sismica. Nessuno ha mai immaginato di fare una centrale nucleare in Italia in zona sismica. In Francia ci sono decine di centrali atomiche a pochi chilometri delle nostre frontiere. Tutti si strappano i capelli quando succede un incidente. Noi dobbiamo pensare a che cosa succederà se non ci attrezziamo con un'energia di ultima generazione nucleare e quindi di energia pulita". A Frattini ha indirettamente replicato la radicale Emma Bonino, vice presidente del Senato: "Investire 30 miliardi di euro per ottenere il 4% di energia tra vent'anni non ha senso economico". "Alla luce di quanto sta accadendo in Giappone, un punto interrogativo enorme si proietta sul programma nucleare italiano", ha detto il leader di Alleanza per l'Italia, Francesco Rutelli.

TURCHIA - La posizione del governo della Turchia è simile a quello italiano. "Siamo determinati a continuare la costruzione degli impianti nucleari", ha comunicato il ministro dell'Energia, Taner Yildiz. La Turchia prevede di costruire e rendere operativi due-tre impianti nucleari entro il 2023.

TITOLI - Intanto alla Borsa di Parigi il titolo del colosso nucleare francese Areva perde il 9,5%, ed Edf (Energie de France) scivola del 4,6%. A Piazza Affari l'Enel cede lo 0,82% sui timori di uno stop ai programmi nucleari in Italia. A Francoforte E-on e Rwe, che controllano la maggior parte delle centrali nucleari in Germania, scendono di oltre il 3%.

Redazione online

14 marzo 2011

 

 

Un reattore non esplode come una bomba atomica

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare

Per evitare il disastro la prima cosa è far diminuire la temperatura. L'acqua di mare è l'ultima risorsa

Un reattore non esplode come una bomba atomica

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare

Per evitare il disastro la prima cosa è far diminuire la temperatura. L'acqua di mare è l'ultima risorsa

Sala di controllo del reattore 3 della centrale di Fukushima 1 (Ap)

Sala di controllo del reattore 3 della centrale di Fukushima 1 (Ap)

MILANO - La fusione avviene quando la reazione nucleare delle barre di zirconio che contengono il combustibile di uranio non è più controllata, il nocciolo radioattivo arriva a migliaia di gradi e inizia a liquefarsi. Una fusione completa può rompere la struttura di contenimento e altre barriere protettive diffondendo prodotti radioattivi. Tuttavia, un reattore non esplode come una bomba atomica. Per prevenire la fusione il primo passo fondamentale è la riduzione della temperatura in tutti i contenitori del reattore.Il nocciolo del reattore è circondato da un pesante sarcofago di acciaio e questo a sua volta comperto da una gabbia di contenimento in calcestruzzo e acciaio.

I rischi di Fukushima(clicca per ingrandire)

I rischi di Fukushima

(clicca per ingrandire)

FUSIONE - Nel reattore 1 di Fukushima, operativo dal 1971, sono in corso i tentativi di prevenire la fusione del nocciolo. I lavori sono complicati dal fatto che la necessità di rilasciare pressione nel contenitore del reattore ha portato a un'esplosione che ha fatto crollare il tetto e i muri dell'edificio di contenimento. Secondo fonti ufficiali, l'edificio è intatto, ma persistono le preoccupazioni per il combustibile fissile surriscaldato. In una mossa disperata, sono state pompate grandi quantità di acqua di mare nel contenitore del reattore per cercare di raffreddare il nocciolo surriscaldato, il che, secondo gli esperti, significa che i giapponesi stanno tentendo una mossa disperata perché l'acqua di mare - unita all'acido borico che assorbe i neutroni della fissione nucleare - è corrosiva e ciò significa la perdita operativa dell'impianto. Non drammatica, dato che il reattore avrebbe compiuto 40 anni tra pochi giorni ed era destinato in breve tempo alla dismissione.

SITUAZIONE - Le fonti ufficiali giapponesi dicono che le unità 1, 2 e 4 a Fukushima hanno registrato un aumento della pressione negli edifici di contenimento e guasti alle apparecchiature. Come risultato, è stato dato sfogo a vapore in ogni unità e considerato di rilasciarne altro per ridurre la pressione. Anche la centrale di Onagawa - con tre reattori - è in stato di emergenza. L'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ha detto sabato che una piccola quantità di cesio radioattivo è uscita del reattore 1 di Fukushima prima dell'esplosione dell'edificio contenitore. Secondo la fonte ufficiale, la presenza di cesio non significa che ci sia necessariamente una fusione parziale, perché potrebbe derivare da un guasto meccanico. Delle oltre 180 mila persone evacuate, circa 160 sono state esposte. Le autorità hanno riferito che le radiazioni assorbite in un'ora equivalgono a quelle assorbite in un anno per la radioattività naturale. L'esposizione allo iodio radioattivo rilasciato in un incidente può causare il cancro alla tiroide.

CONTENIMENTO - La struttura di contenimento del reattore 1 è esplosa quando è stato deciso di rilasciare vapore per ridurre la pressione e l'idrogeno - originato dalla reazione chimica con l'acqua di raffredamento delle barre di uranio sovrariscaldate - ha interagito con l'ossigeno esplodendo. Se la pressione avesse continuato a crescere, la struttura sarebbe esplosa, presumibilmente avviando uno scenario di fusione. Il Giappone ha 55 reattori in 17 località, e ne trae un terzo della propria elettricità. Se i tentativi di raffreddamento dei reattori fallissero, il risultato sarebbero esplosioni e contaminazione radioattiva. Se le autorità riuscissero a riprendere il totale controllo delle temperature e della pressione dei reattori, la situazione negli impianti migliorerebbe sino a permettere al personale di avvicinarsi ai danni e di riportare le condizioni alla normalità.

Redazione online

14 marzo 2011

 

 

Podestà: "Gli automobilisti non hanno dimostrato senso civico"

Retromarcia sulle tangenziali

Mercoledì tornano i 90 orari

La Provincia cancella il limite antismog di 70. Legambiente: "Un flop: mancati controlli e sanzioni"

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Cancellato il limite dei 70 km/h in tangenziale (Fotogramma)

Cancellato il limite dei 70 km/h in tangenziale (Fotogramma)

MILANO - L'era dei settanta è finita. La Provincia ha deciso di non prorogare il limite dei 70 chilometri orari sulle tangenziali, il divieto d'emergenza "transitorio" deciso il 10 febbraio scorso e introdotto il 21 del mese per ridurre le emissioni di polveri sottili: domani è l'ultimo giorno di traffico lento, il provvedimento è in scadenza, da mercoledì 16 marzo si torna a viaggiare a 90 chilometri orari.

Nel bilancio dell'operazione "traffico lumaca" ci sono circa 500 infrazioni accertate dalla Polizia stradale col telelaser (in tre settimane di controlli) sull'anello gestito da Serravalle e nessuna multa staccata sulle provinciali (sprovviste di autovelox). Ma per capire l'effettivo, eventuale impatto prodotto dall'ordinanza sui comportamenti degli automobilisti bisogna partire da un dato: sulle tangenziali circolano mediamente 410 mila veicoli al giorno. Le multe inflitte ai trasgressori - fatto un rapido calcolo - risultano statisticamente irrilevanti. L'avranno tutti presa con calma, rallentando la corsa? Evidentemente no.

"La misura è tecnicamente giusta, applicata sistematicamente in molte città europee, ma bisogna farla rispettare fino in fondo" commenta Andrea Poggio, vicedirettore nazionale di Legambiente: "Aver detto ai milanesi "il limite c'è, ma non daremo sanzioni, state tranquilli", s'è rivelato un clamoroso autogol. Così è una buffonata, un'inutile presa in giro". L'obiettivo della Provincia, condiviso al tavolo dei sindaci dell'hinterland, non era quello di "bastonare gli automobilisti", ma "incentivare uno stile di guida più pulito" e "tutelare la salute pubblica in una fase di crisi ambientale". In sintesi: il ralenti doveva essere uno "strumento", non una "condanna".

La crisi, intanto. I livelli di Pm10 hanno sballato la soglia d'allarme in 57 giorni dall'inizio del 2011. Il "bonus" di 35 superamenti concesso dall'Ue è stato bruciato presto, l'8 febbraio scorso: sull'inquinamento di Milano e della Lombardia sarà aperta un'altra procedura d'infrazione. E ancora. Nell'ultima settimana, nonostante la pioggia, i veleni hanno toccato un picco di 90 microgrammi per metro cubo d'aria, quando il valore limite di legge è di 50 microgrammi. Sopra, la salute pubblica è a rischio.

I 70 orari antismog avrebbero dovuto contribuire al contenimento delle micropolveri. Il modello è importato, funziona già in mezza Europa: "Il divieto è applicato sulle autostrade della Confederazione elvetica e gli svizzeri si adeguano, rallentano e non protestano" osserva il presidente della Provincia Guido Podestà: "Mi chiedo, quindi, perché sulle nostre tangenziali tanti automobilisti si ostinino a non rispettare la norma e si espongano alle sanzioni previste dal codice della strada". Già, perché? "Se manca la certezza della pena, qualsiasi provvedimento risulta inapplicabile" risponde Poggio per Legambiente: "Per altro, è davvero impossibile imporre i 70 orari sulle tangenziali senza affiancare il divieto dei 30 chilometri orari nei centri urbani".

L'ordinanza di Palazzo Isimbardi, sulla scia di quanto sperimentato all'estero, era fondata sull'analisi di "studi scientifici avanzati": "La limitazione della velocità ottiene una diminuzione del 40 per cento nel consumo di carburante, con un parallelo calo delle emissioni inquinanti prodotte dai mezzi". La Serravalle ha posizionato 350 cartelli su 140 chilometri di tangenziali: il messaggio era chiaro. Le safety car annunciate all'avvio della campagna, però, non sono mai uscite dai box. La Provincia, alla fine, ha soltanto chiesto "attenzione" e un supplemento di "sensibilità" agli automobilisti: "I dati dell'Organizzazione mondiale della sanità e le indagini ospedaliere sulle malattie polmonari sono allarmanti".

Ma né i segnali né gli appelli sono serviti: "Più della multe - conclude Podestà - penso che il senso civico dovrebbe indurre gli automobilisti a contribuire alla salvaguardia della salute. Metterci qualche minuto in più per percorrere un tratto di tangenziale non può e non deve essere considerato un evento inaccettabile".

Armando Stella

14 marzo 2011

 

 

 

 

 

 

Falso allarme tsunami mette in apprensione la popolazione. Panico nucleare a Manila

Nuove esplosioni in centrale Fukushima Tre feriti e sette dispersi al reattore 3

Il livello di radioattività sarebbe comunque basso ma navi Usa se ne vanno. La Borsa di Tokyo cede oltre il 6%

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L'esplosione al reattore 3 della centrale di Fukushima 1 (Reuters)

L'esplosione al reattore 3 della centrale di Fukushima 1 (Reuters)

MILANO - Due nuove esplosioni alla centrale di Fukushima 1, danneggiata dal terremoto di venerdì scorso. Questa volta al reattore numero 3, ma anche al reattore 2 l'impianto di raffreddamento è entrato in avaria. Gli scoppi, avvenuti alle 11 (le 3 in Italia) sono stati provocati dall'idrogeno e sette persone sono date per disperse, tra cui sei soldati, ha reso noto la Tepco (Tokyo Electric Power), la società che gestisce l'impianto, secondo la quale il livello di radiazioni nell'unità 3 si attestava a 10,65 microsievert, di gran lunga al di sotto dei 500 microsievert per i quali il gestore sarebbe obbligato per legge a riferire al governo. I feriti sono tre, mentre altre fonti parlano di nove. Nelle altre due centrali che domenica destavano preoccupazione, Onagawa e Tokai, sono stati rimessi in funzione gli impianti di raffreddamento.

RADIAZIONI - L'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea) ha ricevuto notizie dalle autorità nipponiche che le strutture di contenimento del reattore non sono state danneggiate. Le esplosioni - sentite fino a 40 km di distanza - sono state simili a quella che si era verificata sabato nel reattore 1. Secondo le autorità giapponesi le possibilità di un'estesa fuga di gas radioattivo dalla centrale sono attualmente "molto basse". Ma la Settima Flotta americana ha fatto allontantare le proprie navi - tra le quali la portaerei Reagan - dopo che gli strumenti a bordo hanno riscontrato un aumento della radioattività. Le navi, inviate nei giorni scorsi a sostegno dei mezzi di soccorso, si trovavano a 160 km dalla centrale di Fukushima. Il livello di radioattività riscontrato è equivalente a quello che si assorbe in un mese dal fondo radioattivo naturale. Le autorità russe delle zone orientali della Siberia di fronte alle coste del Giappone hanno invece reso noto di non avere al momento riscontrato un aumento della radioattività di fondo. Nelle Filippine panico a Manila per un falso allarme che dava notizia di radioattività proveniente dal Giappone. Un'università ha sospeso i corsi dopo che i genitori degli studenti in preda al panico hanno preso d'assalto le linee telefoniche per chiedere che i figli fossero fatti tornare a casa. Il falso allarme, attribuito alla Bbc, invitava le persone a non uscire di casa per 24 ore. Le autorità nucleari filippine hanno negato che vi fosse un rischio di contaminazione nucleare e funzionari del governo si sono affrettati a rilasciare dichiarazioni pubbliche per smentire l'autenticità del messaggio.

ACQUA DI MARE - Nei reattori di Fukushima 1 si sta pompando acqua di mare per cercare di raffreddare la temperatura ma, avverte Robert Alvarez dell'Institute for Policy Studies ed ex consigliere del dipartimento Usa per l'Energia, si tratta di "un tentativo disperato di riprendere il controllo dei reattori". Richard Meserve, ex capo della Nuclear Regulatory Commission statunitense, dice di non aver "mai sentito di qualcuno che abbia utilizzato acqua marina per raffreddare un reattore prima d'ora. Ciò lascia intendere che la società ha deciso di sacrificare tutti i reattori".

SMENTITO TSUNAMI - Smentito invece l'allarme tsunami dopo una scossa di assestamento di 5,8 gradi alle 10 del mattino (le 2 di notte in Italia). Da un elicottero dei pompieri era giunta notizia dell'avvistamento di un'onda di tre metri in arrivo, ma l'Agenzia meteorologica ha fatto sapere di non aver registrato alcun terremoto che potesse causare un nuovo tsunami. Le autorità del porto di Hachinoe hanno revocato l'ordine di evacuazione per circa 13 mila abitanti. Invece alle 16,12 (le 7,12 in Italia) è stata registrata una scossa di 6,1 che ha costretto le Ferrovie giapponesi a sospendere il traffico su tutte le linee tranne quattro, sulle quali il servizio ha funzionato con grossi intoppi. Solo il 10% dei convogli sulla tratta orientale che attraversa Tokio erano in servizio, secondo quanto riferito dalla Tv giapponese. Sospeso anche il treno che porta all'aeroporto di Narita. Dopo il rinvenimento di un migliaio di corpi senza vita nella penisola di Ojika e altri mille cadaveri avvistati a Minamisanriku, dove mancano all'appello circa 10 mila persone, il bilancio ufficiale delle vittime del sisma di 9 gradi Richter di venerdì scorso è salito a oltre 5 mila tra morti e dispersi.

BORSA - La Borsa di Tokyo ha chiuso perdendo il 6,18%. In particolare, le azioni Tepco hanno perso il 23,57%. Intervento della Banca centrale giapponese che ha immesso liquidità a sostegno dei mercati. Il prezzo del petrolio è sceso sui mercati asiatici in quanto le tre maggiori raffinerie giapponesi sono state chiuse.

SPORT - La Federazione mondiale di pattinaggio su ghiaccio ha annullato i mondiali previsti a Tokyo dal 21 al 27 marzo. Anche tutte le 41 partite del campionato di calcio previste sino alle fine del mese sono state cancellate.

Redazione online

14 marzo 2011

 

 

2011-03-13

IL PAPA: "PREGO PER LE VITTIME". A FUKUSHIMA RISCHIO DI ESPLOSIONE NEL REATTORE NUMERO TRE

La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti"

Il bilancio ufficiale: 3.000 tra vittime e dispersi.

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IL PAPA: "PREGO PER LE VITTIME". A FUKUSHIMA RISCHIO DI ESPLOSIONE NEL REATTORE NUMERO TRE

La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti"

Il bilancio ufficiale: 3.000 tra vittime e dispersi.

Il premier: "E' il momento peggiore dal dopoguerra"

(Reuters)

(Reuters)

MILANO - Diecimila morti nella sola prefettura di Miyagi. Si aggravano sensibilmente le stime del terremoto e del conseguente tsunami che venerdì hanno devastato la costa nordorientale del Giappone. Per la polizia nazionale le vittime e i dispersi hanno superato nel complesso quota 3.000, ma la tv pubblica Nhk, citando altre fonti, fornisce dati assai diversi. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, parlando di diecimila vittime nel suo resoconto alla televisione di Stato. Il capoluogo Sendai, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Mancano cibo, acqua e carburante e lunghe code di persone si sono formate davanti ai pochi negozi aperti. Migliaia di sfollati hanno trascorso un'altra notte al freddo, in rifugi di fortuna, sulla costa nord-orientale, secondo la Bbc.

L'APPELLO DEL PREMIER - Il primo ministro giapponese Naoto Kan non nasconde la sua preoccupazione e si appella alla popolazione. "È il momento più difficile dalla fine della Seconda Guerra Mondiale -ha detto -: chiedo a tutti la massima unità". Il devastante sisma, secondo il premier, potrebbe provocare la più profonda crisi degli ultimi 65 anni per il Giappone. "Unendo le forze, aiutandosi a partire da parenti e amici, superiamo la crisi, ricostruiamo il Giappone. È questa la preghiera che faccio a tutti" ha detto. Il Paese prova comunque a ripartire. Lunedì le Borse di Tokyo e Osaka avranno apertura regolare, testando così il ritorno alla normalità. E il governatore della Bank of Japan (BoJ), Masaaki Shirakawa, ha fatto sapere che darà il suo sostegno nella difficile prova della riapertura dei mercati. "La liquidità - ha detto - sarà assicurata".

IL VULCANO SI RISVEGLIA - Intanto, dopo lo Tsunami e con l'allarme nucleare in corso, ha ricominciato a svegliarsi anche il vulcano Shinmoedake, dopo due settimane di inattività. Cenere e lapilli si intravedono da quattro chilometri di distanza nell'aria, raccontano testimoni locali. Il vulcano, dall'altezza di 1.421 metri, si era risvegliato dopo 52 anni lo scorso gennaio, poi il primo marzo. Dopodiché è rimasto tranquillo da due settimane. È probabile che proprio lo tsunami abbia stimolato la sua attività. Le autorità intanto mantengono il livello di "warning" a tre su 5 e hanno bloccato l'accesso alla montagna.

La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi

SOCCORSI - Kan ha anche ordinato il raddoppio del numero di militari (attualmente cinquantamila) impegnati nelle operazioni di soccorso. E sono arrivate anche le squadre provenienti da 40 Paesi di tutto il mondo. La Marina degli Stati Uniti sta trasportando alimenti e persone. Una squadra composta da 41 persone, composta prevalentemente da volontari provenienti dalla Germania, è pronta a partire per la zona del disastro. Il team è dotato di cani da soccorso, telecamere a raggi infrarossi, sistemi di tracciamento, una motosega per tagliare il calcestruzzo e attrezzature da taglio per l'acciaio.

Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro

INCUBO NUCLEARE - Se il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora, non si allontana lo spettro della contaminazione nucleare, dopo l'esplosione di sabato nella centrale di Fukushima N°1, a 250 km da Tokyo. C'è infatti il rischio che nel reattore numero 3 dell'impianto, ora sotto stress, possa avvenire una esplosione simile a quella del reattore numero 1. A spiegarlo è stato il capo di gabinetto, Yukio Edano, parlando dell'accumulo di idrogeno a causa della decompressione in corso.

NUOVE SCOSSE E NUOVI TSUNAMI - Nel frattempo, l'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha declassato l'allarme tsunami su tutte le coste dell'arcipelago, che adesso sono soggette ad "allerta" per onde non superiori al mezzo metro di altezza. A due giorni dal devastante sisma nel nord-est, rivisto alla magnitudo di 9.0, le aree costiere occidentali del Giappone sono segnalate dall'Agenzia col colore giallo, a significare il cessato pericolo per onde anomale di grandi dimensioni. L'ultimo bollettino della Jma ha declassato il rischio tsunami nelle ultime quattro prefetture che erano segnalate in arancione - Iwate, Miyagi, Fukushima e il tratto costiero di Aomori -, cioè soggette al pericolo di onde alte fino a due metri. Sempre l'Agenzia meteorologica ha spiegato però che il Giappone deve attendersi nei prossimi giorni forti scosse di assestamento, fino al grado 7 della scala Richter, e prepararsi a nuovi tsunami.

Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone

"VIA DA TOKYO" - La Francia ha invitato i suoi connazionali in Giappone a lasciare la regione di Tokyo e ha consigliato ai turisti di rimandare ogni viaggio pianificato. In un comunicato, l'ambasciata di Parigi ha ritenuto "ragionevole" suggerire a "coloro che non hanno particolari ragioni per rimanere n'area di lasciare la regione di Kanto per alcuni giorni". "Consigliamo vivamente i nostri connazionali - si legge ancora - a rimandare ogni viaggio pianificato nell'area".

"PREGO PER LE VITTIME"- Un pensiero al popolo giapponese da Benedetto XVI, che subito dopo l'Angelus, ha espresso "forte impressione" per le notizie e le immagini sul "tragico terremoto" e il conseguente tsunami. Il Papa ha anche pregato per le vittime e per i loro familiari, incoraggiando i soccorritori e rinnovando la sua "spirituale vicinanza" alla popolazioni del Paese "che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità".

GLI ITALIANI - Quanto ai connazionali residenti nelle prefetture colpite dal sisma, l'ambasciata italiana in Giappone è ormai riuscita a mettersi in contatto con 25 di loro su trenta. In mattinata sembrava che fossero sei gli italiani formalmente dispersi, ma uno di loro è poi stato rintracciato. "Per quanto riguarda i non residenti, è stato stabilito un contatto con 11 di essi sui 12" di cui l'ambasciata ha avuto segnalazione, ha spiegato l'ambasciatore Vincenzo Petrone. Confermata anche la notizia che "tutti e cinque gli italiani residenti nella prefettura di Fukushima, quella delle centrali nucleari a rischio, sono stati contattati e sono in buone condizioni di salute".

Redazione online

13 marzo 2011

 

 

il giappone e l'incubo contaminazione: 22 positivi ai test

Nucleare, l'emergenza si estende

"Ma non sarà un'altra Chernobyl"

Rischio di nuova esplosione a Fukushima, problemi anche a Onagawa e a Tokai. Il premier rassicura il popolo

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MILANO - Si estende in Giappone l'allarme nucleare. Dopo Fukushima, infatti, le autorità hanno decretato lo stato d'emergenza in una seconda centrale, quella di Onagawa, nella prefettura di Miyagi. "Le autorità giapponesi - ha scritto in un comunicato l'Agenzia internazionale dell'energia atomica - hanno informato l'Aiea che il primo (cioè il più basso) livello di allerta è stato deciso nella centrale di Onagawa dalla Tohoku Electric Power Company". Secondo il governo di Tokyo, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito in questione "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale". Nel pomeriggio l'agenzia Kyodo News ha poi riferito che anche le pompe dell'impianto di raffreddamento della centrale nucleare di Tokai si sono bloccate. L'impianto è lo stesso dove il 30 settembre 1999 si verificò il precedente incidente nucleare più grave con la morte di 3 dipendenti. La centrale è degli anni '70, contemporanea a quello di Fukusima Daichi ed è dello stesso tipo ad acqua bollente (Bwr). La centrale si trova nel distretti du Naka nella prefettura di Ibaraki.

FUKUSHIMA - La situazione a Onagawa si unisce a quella, più nota di Fukushima, che "resta grave". Parola del premier giapponese, Naoto Kan. A due giorni dal tremendo sisma che ha colpito il suo Paese, Kan non ha nascosto l'emntità del problema. Ma ha comunque rassicurato la popolazione, spiegando che "non ci sarà un'altra Chernobyl". L'allarme in ogni caso resta alto. Soprattutto perché per tutta la giornata si è temuto che, dopo l'esplosione al reattore numero 1 dell'impianto, un incidente simile potesse verificarsi anche nell'edificio che ospita il reattore numero 3. Il problema, ha spiegato il portavoce del governo Yukio Edano Edano, è il possibile accumulo d'idrogeno. Le barre di combustibile hanno subito danni. "L'acqua nel reattore - ha precisato Edano - non tende a salire. La situazione resta critica". Al momento comunque sono in corso le operazioni di decompressione.

RADIAZIONI - Sul rischio nucleare sono saltate tutte le previsioni. Anche perché emerge che i reattori di Fukushima non erano stati costruiti per reggere a una scossa superiore alla magnitudo 8. Oltre ai guai al reattore 1, il sistema di raffreddamento ha fallito nel reattore 3. La Tepco, la società giapponese per l'energia elettrica, ha iniziato a pompare acqua marina all'interno di tre dei reattori dell'impianto di Fukushima. Dopo essere intervenuti sull'uno e sul tre, i tecnici hanno iniziato a lavorare preventivamente anche sul reattore numero due. L'immissione di acqua marina serve a raffreddare le unità e ridurre la pressione interna che potrebbe generare un processo di fusione dei reattori. Il livello di radiazioni emesse dalla centrale nucleare di Fukushima è di 882 microsievert l'ora, oltre il limite consentito (500 microsievert l'ora). L'esplosione avvenuta nel reattore numero 1 è stata classificata al livello 4 della scala internazionale degli eventi radioattivi, che va da 0 a 7. L'incidente di Three Miles Island fu classificato al livello 5, Chernobyl al 7. Ciò significa che si è verificato un danno al combustibile e si è sprigionata una quantità significativa di radiazioni, pari a quelle liberatesi nell'incidente avvenuto nel 1999 a Tokaimura, il peggiore, fino a oggi, del Giappone. Centonovanta le persone esposte alle radiazioni. Su loro, che si trovavano nel raggio di dieci chilometri dall'infrastruttura, sono in corso i test per verificare se siano stati contaminati. Quelli risultati positivi, finora, sono ventidue.

L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters)

L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters)

Un operaio è morto nella centrale nucleare di Fukushima Daini, diversa da quella che ha problemi ai reattori. Altri operai sono rimasti feriti. Anche sulle radiazioni però Kan ha voluto rassicurare il popolo giapponese. "Sono state rilasciate in aria - ha detto -, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura".

ENERGIA - E come conseguenza dell'emergenza nucleare, il Giappone razionerà da lunedì l'erogazione di energia elettrica. Lo ha comunicato il premier. Dall'isola russa Sakhalin è salpata nel frattempo una nave cisterna russa con 9.500 metri cubi di gas liquido. "Il Giappone ha giá chiesto un aiuto nella distribuzione dell'energia ", ha spiegato il vice primo ministro russo Igor Sechin. Una seconda consegna di 100.000 metri cubi, è prevista per lunedì.

Redazione online

13 marzo 2011

 

 

IL REPORTAGE

"Il mare ha preso la rincorsa

Solo due minuti per fuggire"

Nei villaggi dello tsunami, i corpi sulle spiagge

Diecimila dispersi solo a Minamisanriku

IL REPORTAGE

"Il mare ha preso la rincorsa

Solo due minuti per fuggire"

Nei villaggi dello tsunami, i corpi sulle spiagge

Diecimila dispersi solo a Minamisanriku

dal nostro inviato MARCO DEL CORONA

 

CHOSHI (Giappone) - Il mare, questo mare, è lo stesso che più a nord ha massacrato città e villaggi. Come a Minamisanriku, dove a ieri sera non si avevano notizie di circa 10 mila persone. Il mare qui ancora non si vede quasi quando la strada sparisce sotto uno strato di sabbia compatta, modellata dalle onde. L'asfalto è nascosto, più avanti affiora di nuovo, ma c'è stato un lungo momento in cui era tutto liquido. Anche l'asfalto, quasi. Lo tsunami è passato di qui. Barche capovolte, un motoscafo in equilibrio precario su una balaustra, un capanno di legno sollevato e adagiato su un fianco.

È decapitato uno dei palmizi piantati per provare a dare un'aria esotica a questo villaggio di pescatori dove le famiglie di Tokyo vengono (venivano) a godersi il sushi fuoriporta, 120 chilometri di strada per poi affacciarsi sul mare aperto. Choshi è su un promontorio che guarda la fetta di oceano sotto il quale si è sprigionata l'onda fatale. La forza del sisma è arrivata attenuata, ma non abbastanza: solo sei feriti, ma 2.081 sfollati, 159 abitazioni danneggiate, 11 strade a pezzi, 3 frane. Nella statistica non c'è la paura di Kazuhisa Ebata: "Ho sentito l'allarme dagli altoparlanti, ho avuto due minuti di tempo. Sono corso a casa, dove adesso sul tetto ho una voragine...". La sua barca, il gioiellino della sua pensione, è ormai inservibile, centinaia di metri da dove l'aveva lasciata.

La devastazione a Minamisanriku (Reuters)

La devastazione a Minamisanriku (Reuters)

I mattoni del lungomare sono strappati dal cemento, intatti, a mucchi. Teruo Aso indica su un palo della luce l'altezza raggiunta dall'acqua: "Tre metri almeno - dice al Corriere - e in profondità mezzo chilometro, anzi di più. Vede le palme?". Le palme striminzite, laggiù, hanno i tronchi sporchi di fango. Aso il pescatore ed Ebata il pensionato hanno visto il mare ritirarsi, prendere come la rincorsa, distendersi e ritirarsi. "In tutto sarà stata una mezz'ora". Uno tsunami minore rispetto all'apocalisse liquido di Sendai, alle 215 mila persone che hanno abbandonato le loro case nelle aree prossime all'epicentro, più altre 200 mila intorno alla centrale nucleare danneggiata di Fukushima. Ma è qui a Choshi - margine meridionale della devastazione, dove si osservano chiazze di tegole mancanti sui tetti e si incrociano detriti sulle strade - che lo tsunami si mostra per quello che è. Un confine mobile, che lascia asciutto e intatto qualcosa e, appena un passo oltre, invece divora e spiana ciò che incontra.

A Minamisanriku potrebbe averlo fatto in modo terribile, moltiplicando in un colpo solo le vittime della tragedia, se i 10 mila dispersi fossero davvero da considerare persi, per sempre. Ancora ieri il bilancio era incerto, forse sui 1.700 morti, ma l'annuncio a proposito della cittadina portuale dato dalla rete tv Nhk cambia le prospettive. Si tratta di quasi metà della popolazione, altri 7.500 erano stati evacuati e spostati in 25 punti di raccolta. Con i 10 mila, invece, la polizia e i soccorritori "non hanno avuto contatto". Il premier Naoto Kan appare in tv con il volto tirato. Indossa un giubbino celeste, come pure il suo capo di gabinetto, e se fa i conti con i costi che la natura infligge al Giappone non lo lascia capire (le zone colpite, inclusa Tokyo, producono quasi la metà del Pil nipponico). Dice piuttosto di vedere la sua gente "capace di affrontare e superare questo terremoto", il più violento del Giappone moderno e, almeno nella capitale, i fatti sembrano dargli ragione. Tokyo appare relativamente normale, ma è appena fuori che l'emergenza comincia a comandare. Le autostrade verso nord rimangono bloccate e solo alcune linee dell'area metropolitana hanno ripreso a funzionare. Circa 50 mila militari sono mobilitati e una cinquantina di Paesi hanno offerto aiuto e assistenza. Le strutture allestite per gli sfollati in cinque prefetture erano ieri sera già quasi 1.400. La compagnia elettrica Tepco ha avvertito che da oggi potrebbe sospendere la distribuzione di energia a rotazione, mentre brevi blackout si manifestano anche in zone non investite dal sisma.

Il dopo tsunami ha volti diversi. La frenesia dei soccorsi intorno a Sendai, dove il personale di un ospedale invaso dalle acque è stato portato in salvo dopo aver scritto un grande "S.O.S." sul tetto. La composta disperazione di chi si mette in fila per una tazza di vermicelli "ramen" su cui gli addetti della protezione civile versano una mestolata di acqua calda. La corsa a fare presto degli elicotteri e delle squadre mediche che frugano tra le macerie di un mondo messo sottosopra. E poi c'è il silenzio calato su pezzi di Giappone, con le comunicazioni fragili o impossibili, quartieri fantasma nelle città della costa. Anche Choshi ieri appariva come un paese senza voce. Strade spopolate. Serrande abbassate dei negozi, qualcuno con un cartello affisso a uso dei clienti, più spesso senza. Un barbiere al lavoro, ma solo lui. Anche la foce del fiume, con i pescherecci protetti e dunque scampati alle acque cattive, tace. Non è il sabato di un villaggio vivo. Camminando su ciò che resta del lungomare, Teruo Aso guarda il mare e fa un gesto con la mano: "Io non vado via".

Marco Del Corona

13 marzo 2011

 

il giappone e l'incubo contaminazione: 22 positivi ai test

Nucleare, a Fukushima situazione grave

"Ma non sarà un'altra Chernobyl"

Il premier: "Radiazioni in ariano n in grande misura". Rischio di una nuova esplosione al reattore numero 3

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MILANO - "La situazione nella centrale nucleare di Fukushima resta grave". Non nasconde l'entità del problema il premier giapponese, Naoto Kan. Anche se rassicura la popolazione spiegando che "non ci sarà un'altra Chernobyl". L'allarme in ogni caso resta alto. Soprattutto perché c'è il rischio che, dopo l'esplosione al reattore numero 1 dell'impianto, un incidente simile si verifichi anche nell'edificio che ospita il reattore numero 3. Il problema, ha spiegato il portavoce del governo Yukio Edano Edano, è il possibile accumulo d'idrogeno. Le barre di combustibile hanno subito danni. "L'acqua nel reattore - ha precisato Edano - non tende a salire. La situazione resta critica".

RADIAZIONI - Sul rischio nucleare sono saltate tute le previsioni. Anche perché emerge che i reattori di Fukushima non erano stati costruiti per reggere a una scossa superiore alla magnitudo 8. Oltre ai guai al reattore 1, il sistema di raffreddamento ha fallito nel reattore 3, e nei due reattori nucleari potrebbe essere avvenuta la fusione. Il livello di radiazioni emesse dalla centrale nucleare di Fukushima è di 882 microsievert l'ora, oltre il limite consentito (500 microsievert l'ora). L'esplosione avvenuta nel reattore numero 1 è stata classificata al livello 4 della scala internazionale degli eventi radioattivi, che va da 0 a 7. L'incidente di Three Miles Island fu classificato al livello 5, Chernobyl al 7. Ciò significa che si è verificato un danno al combustibile e si è sprigionata una quantità significativa di radiazioni, pari a quelle liberatesi nell'incidente avvenuto nel 1999 a Tokaimura, il peggiore, fino a oggi, del Giappone. Centonovanta le persone esposte alle radiazioni. Su loro, che si trovavano nel raggio di dieci chilometri dall'infrastruttura, sono in corso i test per verificare se siano stati contaminati. Quelli risultati positivi, finora, sono ventidue.

L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters)

L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters)

Un operaio è morto nella centrale nucleare di Fukushima Daini, diversa da quella che ha problemi ai reattori. Altri operai sono rimasti feriti. Anche sulle radiazioni però Kan ha voluto rassicurare il popolo giapponese. "Sono state rilasciate in aria - ha detto -, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura".

ENERGIA - E come conseguenza dell'emergenza nucleare, il Giappone razionerà da lunedì l'erogazione di energia elettrica. Lo ha comunicato il premier. Dall'isola russa Sakhalin è salpata nel frattempo una nave cisterna russa con 9.500 metri cubi di gas liquido. "Il Giappone ha giá chiesto un aiuto nella distribuzione dell'energia ", ha spiegato il vice primo ministro russo Igor Sechin. Una seconda consegna di 100.000 metri cubi, è prevista per lunedì.

Redazione online

13 marzo 2011

 

 

IL PAPA: "PREGO PER LE VITTIME". A FUKUSHIMA RISCHIO DI ESPLOSIONE NEL REATTORE NUMERO TRE

La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti"

Giappone, il bilancio ufficiale del sisma è di 1.600 vittime. Il premier: "È il momento più difficile dal Dopoguerra"

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La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti"

Giappone, il bilancio ufficiale del sisma è di 1.600 vittime. Il premier: "È il momento più difficile dal Dopoguerra"

(Reuters)

(Reuters)

Diecimila morti nella sola prefettura di Miyagi. Si aggravano sensibilmente le stime del terremoto e del conseguente tsunami che venerdì hanno devastato la costa nordorientale del Giappone. Anche se il bilancio ufficiale delle autorità nipponiche è di 1.600 vittime e quasi 700 dispersi, la tv pubblica Nhk, citando fonti della polizia, fornisce dati assai diversi. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, nel resoconto della Nhk, in relazione al catastrofico bilancio. Il capoluogo Sendai, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Mancano cibo, acqua e carburante e lunghe code di persone si sono formate davanti ai pochi negozi aperti. Migliaia di sfollati hanno trascorso un'altra notte al freddo, in rifugi di fortuna, sulla costa nord-orientale, secondo la Bbc. Il primo ministro giapponese Naoto Kan non nasconde la sua preoccupazione e si appella al suo popolo. "È il momento più difficile dalla fine della Seconda Guerra Mondiale -ha detto -: chiedo a tutti la massima unità". Il devastante sisma, secondo il premier, potrebbe provocare la più profonda crisi degli ultimi 65 anni per il Giappone. "Unendo le forze, aiutandosi a partire da parenti e amici, superiamo la crisi, ricostruiamo il Giappone. È questa la preghiera che faccio a tutti" ha detto.

La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi

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NUOVE SCOSSE E NUOVI TSUNAMI - Nel frattempo, l'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha declassato l'allarme tsunami su tutte le coste dell'arcipelago, che adesso sono soggette ad "allerta" per onde non superiori al mezzo metro di altezza. A due giorni dal devastante sisma nel nord-est, rivisto alla magnitudo di 9.0, le aree costiere occidentali del Giappone sono segnalate dall'Agenzia col colore giallo, a significare il cessato pericolo per onde anomale di grandi dimensioni. L'ultimo bollettino della Jma ha declassato il rischio tsunami nelle ultime quattro prefetture che erano segnalate in arancione - Iwate, Miyagi, Fukushima e il tratto costiero di Aomori -, cioè soggette al pericolo di onde alte fino a due metri. Sempre l'Agenzia meteorologica ha spiegato però che il Giappone deve attendersi nei prossimi giorni forti scosse di assestamento, fino al grado 7 della scala Richter, e prepararsi a nuovi tsunami.

Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone

"VIA DA TOKYO" - La Francia ha invitato i suoi connazionali in Giappone a lasciare la regione di Tokyo e ha consigliato ai turisti di rimandare ogni viaggio pianificato. In un comunicato, l'ambasciata di Parigi ha ritenuto "ragionevole" suggerire a "coloro che non hanno particolari ragioni per rimanere n'area di lasciare la regione di Kanto per alcuni giorni". "Consigliamo vivamente i nostri connazionali - si legge ancora - a rimandare ogni viaggio pianificato nell'area".

"PREGO PER LE VITTIME"- Un pensiero al popolo giapponese da Benedetto XVI, che subito dopo l'Angelus, ha espresso "forte impressione" per le notizie e le immagini sul "tragico terremoto" e il conseguente tsunami. Il Papa ha anche pregato per le vittime e per i loro familiari, incoraggiando i soccorritori e rinnovando la sua "spirituale vicinanza" alla popolazioni del Paese "che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità".

GLI ITALIANI - Quanto ai connazionali residenti nelle prefetture colpite dal sisma, l'ambasciata italiana in Giappone è ormai riuscita a mettersi in contatto con 24 di loro su trenta. "non Sappimo nulla di sei italiani" ha detto l'ambasciatore Vincenzo Petrone. "Per quanto riguarda i non residenti, è stato stabilito un contatto con 11 di essi sui 12" di cui l'ambasciata ha avuto segnalazione. Confermata anche la notizia che "tutti e cinque gli italiani residenti nella prefettura di Fukushima, quella delle centrali nucleari a rischio, sono stati contattati e sono in buone condizioni di salute".

Redazione online

13 marzo 2011

 

IL REPORTAGE

"Il mare ha preso la rincorsa

Solo due minuti per fuggire"

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IL REPORTAGE

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Solo due minuti per fuggire"

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dal nostro inviato MARCO DEL CORONA

 

CHOSHI (Giappone) - Il mare, questo mare, è lo stesso che più a nord ha massacrato città e villaggi. Come a Minamisanriku, dove a ieri sera non si avevano notizie di circa 10 mila persone. Il mare qui ancora non si vede quasi quando la strada sparisce sotto uno strato di sabbia compatta, modellata dalle onde. L'asfalto è nascosto, più avanti affiora di nuovo, ma c'è stato un lungo momento in cui era tutto liquido. Anche l'asfalto, quasi. Lo tsunami è passato di qui. Barche capovolte, un motoscafo in equilibrio precario su una balaustra, un capanno di legno sollevato e adagiato su un fianco.

È decapitato uno dei palmizi piantati per provare a dare un'aria esotica a questo villaggio di pescatori dove le famiglie di Tokyo vengono (venivano) a godersi il sushi fuoriporta, 120 chilometri di strada per poi affacciarsi sul mare aperto. Choshi è su un promontorio che guarda la fetta di oceano sotto il quale si è sprigionata l'onda fatale. La forza del sisma è arrivata attenuata, ma non abbastanza: solo sei feriti, ma 2.081 sfollati, 159 abitazioni danneggiate, 11 strade a pezzi, 3 frane. Nella statistica non c'è la paura di Kazuhisa Ebata: "Ho sentito l'allarme dagli altoparlanti, ho avuto due minuti di tempo. Sono corso a casa, dove adesso sul tetto ho una voragine...". La sua barca, il gioiellino della sua pensione, è ormai inservibile, centinaia di metri da dove l'aveva lasciata.

La devastazione a Minamisanriku (Reuters)

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I mattoni del lungomare sono strappati dal cemento, intatti, a mucchi. Teruo Aso indica su un palo della luce l'altezza raggiunta dall'acqua: "Tre metri almeno - dice al Corriere - e in profondità mezzo chilometro, anzi di più. Vede le palme?". Le palme striminzite, laggiù, hanno i tronchi sporchi di fango. Aso il pescatore ed Ebata il pensionato hanno visto il mare ritirarsi, prendere come la rincorsa, distendersi e ritirarsi. "In tutto sarà stata una mezz'ora". Uno tsunami minore rispetto all'apocalisse liquido di Sendai, alle 215 mila persone che hanno abbandonato le loro case nelle aree prossime all'epicentro, più altre 200 mila intorno alla centrale nucleare danneggiata di Fukushima. Ma è qui a Choshi - margine meridionale della devastazione, dove si osservano chiazze di tegole mancanti sui tetti e si incrociano detriti sulle strade - che lo tsunami si mostra per quello che è. Un confine mobile, che lascia asciutto e intatto qualcosa e, appena un passo oltre, invece divora e spiana ciò che incontra.

A Minamisanriku potrebbe averlo fatto in modo terribile, moltiplicando in un colpo solo le vittime della tragedia, se i 10 mila dispersi fossero davvero da considerare persi, per sempre. Ancora ieri il bilancio era incerto, forse sui 1.700 morti, ma l'annuncio a proposito della cittadina portuale dato dalla rete tv Nhk cambia le prospettive. Si tratta di quasi metà della popolazione, altri 7.500 erano stati evacuati e spostati in 25 punti di raccolta. Con i 10 mila, invece, la polizia e i soccorritori "non hanno avuto contatto". Il premier Naoto Kan appare in tv con il volto tirato. Indossa un giubbino celeste, come pure il suo capo di gabinetto, e se fa i conti con i costi che la natura infligge al Giappone non lo lascia capire (le zone colpite, inclusa Tokyo, producono quasi la metà del Pil nipponico). Dice piuttosto di vedere la sua gente "capace di affrontare e superare questo terremoto", il più violento del Giappone moderno e, almeno nella capitale, i fatti sembrano dargli ragione. Tokyo appare relativamente normale, ma è appena fuori che l'emergenza comincia a comandare. Le autostrade verso nord rimangono bloccate e solo alcune linee dell'area metropolitana hanno ripreso a funzionare. Circa 50 mila militari sono mobilitati e una cinquantina di Paesi hanno offerto aiuto e assistenza. Le strutture allestite per gli sfollati in cinque prefetture erano ieri sera già quasi 1.400. La compagnia elettrica Tepco ha avvertito che da oggi potrebbe sospendere la distribuzione di energia a rotazione, mentre brevi blackout si manifestano anche in zone non investite dal sisma.

Il dopo tsunami ha volti diversi. La frenesia dei soccorsi intorno a Sendai, dove il personale di un ospedale invaso dalle acque è stato portato in salvo dopo aver scritto un grande "S.O.S." sul tetto. La composta disperazione di chi si mette in fila per una tazza di vermicelli "ramen" su cui gli addetti della protezione civile versano una mestolata di acqua calda. La corsa a fare presto degli elicotteri e delle squadre mediche che frugano tra le macerie di un mondo messo sottosopra. E poi c'è il silenzio calato su pezzi di Giappone, con le comunicazioni fragili o impossibili, quartieri fantasma nelle città della costa. Anche Choshi ieri appariva come un paese senza voce. Strade spopolate. Serrande abbassate dei negozi, qualcuno con un cartello affisso a uso dei clienti, più spesso senza. Un barbiere al lavoro, ma solo lui. Anche la foce del fiume, con i pescherecci protetti e dunque scampati alle acque cattive, tace. Non è il sabato di un villaggio vivo. Camminando su ciò che resta del lungomare, Teruo Aso guarda il mare e fa un gesto con la mano: "Io non vado via".

Marco Del Corona

13 marzo 2011

 

 

DI FRONTE ALLA CATASTROFE DEL GIAPPONE

L'urlo universale della natura

e la coscienza (perduta) del pericolo

DI FRONTE ALLA CATASTROFE DEL GIAPPONE

L'urlo universale della natura

e la coscienza (perduta) del pericolo

In queste ore si ha talvolta l'impressione di assistere alla fine del mondo in diretta; le voragini, l'acqua e il fuoco in furore che in Giappone stanno distruggendo tante vite umane e i loro luoghi ci arrivano in casa. D'improvviso, dinanzi alla natura - da noi così dominata, sfruttata, intaccata - ci si sente come i lillipuziani davanti a Gulliver; ondate sbriciolano grandi edifici come giocattoli, automobili e treni interi spariscono come fuscelli, il cielo s'incendia. Ma cos'è questa cosiddetta natura, cui spesso gli uomini si contrappongono - ora con l'arroganza del dominatore, ora con l'angosciata umiltà del colpevole guastatore - come se non facessero anch'essi parte della natura, come se non fossero anch'essi natura, al pari degli animali, delle piante o delle onde? Le catastrofi naturali inducono spesso a pensose e forse inconsciamente compiaciute geremiadi sulla punita superbia dell'uomo che pretende di dominare la natura, sulla tecnica che devasta la vita. Ogni disastro è buono per criticare ogni fiducia nella tecnica e nel progresso. L'apocalisse - immaginata, nella tradizione, ora per fuoco ora per acqua adesso confusi nella distruzione provocata dal terremoto - incute, a chi la guarda come noi in diretta ma da lontano e al sicuro o almeno pensando di essere al sicuro, un brivido di spavento. Come accade spesso con lo spavento, a questo si mescolano un'ambigua attrazione e un compunto monito sulla debolezza dell'uomo e la sua mancanza di umiltà nei confronti della natura.

Tutto ciò si intensifica dinanzi a sciagure più direttamente dovute a responsabilità umane, a differenza dal carattere più decisamente "naturale" del terremoto e dello tsunami che infuriano in Giappone e che non sembra possano esser messi in conto all'insensatezza o alla disonestà umana, come invece ad esempio nel caso degli effetti scatenati dalle deforestazioni o dall'infame edilizia che, in molti casi - non sembra questo essere il caso del Giappone ora colpito - non si preoccupa, per incompetenza o avidità truffaldina, delle misure antisismiche.

L'orgoglio dell'uomo che con la sua tecnica soggioga la natura o l'invettiva contro questo orgoglio partono da un abbaglio: dalla contrapposizione fra l'uomo e la natura e dalla contrapposizione, altrettanto fallace, fra naturale e artificiale. Come dice un grande inno alla natura scritto da Goethe - o trascritto da un suo seguace - tutto è natura, anche ciò che ai nostri occhi sembra negarla ed è invece una sua messinscena. C'è il mito di una natura pura e incorrotta, in quanto vergine di ogni intervento umano che la corromperebbe. Ma nemmeno il più schietto e sano vino esiste in natura senza l'agire di chi coltiva la vite e vendemmia l'uva. Anche i nidi degli uccelli non esistono senza l'attività di questi ultimi che li costruisce. Chi, come Goethe, ha il senso profondo dell'appartenenza della specie umana, come le altre specie, alla natura, sa che l'impulso dell'uomo a costruirsi una tenda o una casa non è meno naturale di quello che spinge i castori a costruire le loro dighe che si oppongono all'impeto, altrettanto naturale, delle acque.

L'uomo non sta devastando "la natura", ma sta spesso compiendo un altro peccato, più autodistruttivo che distruttivo: sta minacciando non la natura, ma se stesso, la propria specie. I funghi velenosi non sono meno naturali di quelli mangerecci; le distese gelate di Plutone non sono meno naturali dei colli toscani in fiore; i gas che escono dai tubi di scappamento delle automobili non sono meno naturali del profumo dei fiori, perché sono composti di elementi chimici che fanno parte della natura, del Creato. Più semplicemente, funghi velenosi, pianeti gelidi e gas tossici sono letali per la nostra specie, di cui alla "natura" probabilmente non importa più che degli estinti dinosauri, ma che per noi invece conta. Tutto, comunque, appartiene alla natura delle cose, De rerum Natura.

La cosiddetta tecnica non va quindi demonizzata come un peccato contro natura; è la sua dismisura, il suo abuso spesso dissennato e imbecille che vanno denunciati; non con toni di untuosa o apocalittica condanna della miseria dell'uomo, ma con la chiarezza della ragione, che non ha da inchinarsi alla natura - della quale e della cui evoluzione fa parte - bensì rendersi conto dei propri limiti, perseguire il progresso senza illudersi con tracotanza che esso sia illimitato ma misurandosi con tutti i problemi e i guasti che pure esso crea, e cercare di capire, volta per volta, quando sia necessario proseguire e quando sia necessario fermarsi o magari far qualche passo indietro, posto che ciò sia possibile. È questa avvertenza di un possibile pericolo che ci manca; anche vedendo le immagini della tragedia giapponese restiamo tranquilli, stupidamente convinti che mai qualcosa di simile ci possa accadere, qualsiasi madornale errore possiamo commettere. Allo stesso modo, quando muore qualcuno, di cancro o di infarto, siamo sotto sotto persuasi che ciò non ci accadrà mai. Questa protettiva incoscienza del pericolo caratterizza non solo gli individui, ma anche le civiltà, le culture, le società, certe di essere immortali. Pure le civiltà hanno le loro endorfine, le droghe che le proteggono dall'ansia di sapere di dovere, un giorno o l'altro, morire.

Non so - e non ho alcuna competenza per poterlo sapere o capire - se il pericolo rappresentato dalla rottura del circuito di raffreddamento del reattore nucleare giapponese e dall'esplosione radioattiva sia la prova dello sbaglio di costruire centrali nucleari in genere o se invece indichi, come credo - ma senza alcuna certezza, data la mia ignoranza in materia - il pericolo sempre presente in ogni attività umana. Nel suo articolo, così vigoroso e convincente, apparso sul Corriere di ieri, Massimo Gaggi ha messo in evidenza la razionale e ferrea volontà dimostrata dal Giappone nel perseguimento della crescita, senza "sfide alla sorte", nella consapevolezza dei rischi e nella fattiva preparazione ad affrontarli. In generale, l'atteggiamento e il comportamento dei giapponesi in questa circostanza danno una grande prova del coraggio, della fermezza e della calma con cui l'uomo sa talora far fronte al disastro.

Questa dignità e questa forza morale non hanno nulla a che vedere con la superbia prometeica di chi pensa, con allegra incoscienza, di poter sfidare impunemente l'equilibrio necessario alla sua specie, ritenendo che quella forma della natura che chiamiamo tecnica possa sganciarsi dall'antica madre ossia dalla totalità che l'ha generata e la comprende, come un ramo che pretendesse di rinnegare l'albero in cui e da cui è cresciuto e andarsene per conto proprio. Se tante reazioni antitecnologiche - pure certi toni del pathos antinucleare - appaiono irrazionali, ancor più giulivamente e autolesivamente irrazionale è la sicumera con la quale, in nome di un progresso che così cessa di esser tale e di una supponenza scientista convinta che la scienza sia Dio, si distruggono foreste, si sperperano energie, si esauriscono risorse senza pensare a come la Terra potrà nutrire un numero sempre più insostenibile di affamati e a come si potrà vivere in una Terra sempre più diversa da quella cui è abituata la nostra specie.

C'è, nella specie umana, una presunzione di eternità che la rende irresponsabilmente scialacquatrice della vita e che va incontro con presunzione a una possibile trasformazione di se stessa. Studiosi seri parlano di un nostro prossimo futuro da cyborg, di uomini quali ibridi di corpi umani e integrazioni tecnologiche; è teoricamente possibile un mondo di sole donne, capaci di riprodursi senza intervento dell'uomo; l'ingegneria genetica promette - o minaccia - esseri umani radicalmente diversi da noi, tanto da essere difficilmente definibili "noi".

Forse è in atto una radicale trasformazione della nostra specie, destinata a mutare il nostro modo di essere e di sentire; in un mondo in cui nascessero solo donne da donne, sarebbe ad esempio difficile capire Ettore che gioca con Astianatte sperando che suo figlio diventi più grande di lui o la passione di Paolo e Francesca, cose senza le quali non saremmo quello che siamo.

Certo, le specie si sono sempre trasformate e continuano a farlo. Ma, a differenza dal processo che ha portato dagli organismi unicellulari (o dai frammenti del Big Bang) a Marilyn Monroe, la trasformazione della nostra specie avverrebbe in tempi brevissimi anziché in miliardi di anni, in tempi forse insostenibili per chi dovesse viverli.

Questa eventuale trasformazione - irrazionalmente vagheggiata o temuta - ci addolorerebbe più della nostra morte individuale, perché ci conforta credere che dopo di noi ci saranno bambini come i nostri figli, donne e uomini amabili come le persone che abbiamo amato. La forza, la calma, la dignità con cui oggi quei giapponesi affrontano la gravissima catastrofe dimostrano che l'uomo classico, come lo conosciamo da millenni, non è ancora superato - come proclamava Nietzsche, sperandolo e insieme temendolo - ma è ancora degnamente al suo posto.

Claudio Magris

13 marzo 2011

 

 

2011-03-12

IL "DAY AFTER" - continuano le scosse di magnitudo tra 5 e 6

Giappone, già più di mille le vittime

Trovati i 4 treni dispersi. "Tutti salvi"

Disastrose le stime. Solo a Minamisanriku 9500 mancano all'appello. Danni a centrale, rischio black out

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Una donna passa accanto ad uno degli edifici distrutti (Ansa)

Una donna passa accanto ad uno degli edifici distrutti (Ansa)

Vittime, dispersi, danni e incubo contaminazione. All'indomani del violento terremoto e del successivo tsunami che lo ha colpito, il Giappone deve fare i conti con la devastazione e la paura. Il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora. E anche le stime dei dispersi sono disastrose. L'esercito nipponico ha trovato da 300 a 400 cadaveri nella città di Rikuzentakata, nella prefettura di Iwate: il conto ufficiale provvisorio delle vittime del terremoto arriva così a 1.200 morti, ma è destinato purtroppo a crescere ulteriormente. Oltre 200 cadaveri sono stati rinvenuti sulla spiaggia di Sendai, nella prefettura di Miyagi, dopo il passaggio di un'onda di oltre 10 metri. Altri 200 corpi sono stati trovati in varie scuole di Iwanuma e Natori, sempre a Miyagi. Sono circa 1.200 le abitazioni toccate dallo tsunami in quest'area. Altre 784 persone risultano scomparse. La polizia ha riferito inoltre di 1.128 feriti. In qualche raro caso, dal Paese piegato dal sisma arrivano notizie rincuoranti. Come quella del ritrovamento dei quattro treni in servizio tra Iwate e Miyagi, che erano stati dati per inghiottiti dallo tsunami. I convogli sono ricomparsi, insieme ai circa 70 passeggeri e macchinisti, tutti salvi. Sul treno della linea Senseki, in base a quanto riferito, il guidatore, il capotreno insieme a una cinquantina di passeggeri si sono rifugiati in una scuola elementare, sfuggendo così alla furia dell'onda. Sui due convogli della linea Ofunato, invece, il macchinista e 15 passeggeri si sono riparati in una scuola media, mentre altre cinque persone sono andate per conto proprio. Anche sulla linea Kesennuma i passeggeri si sono fatti strada con le proprie forze.

MEZZO PAESE MANCA ALL'APPELLO - Secondo l'agenzia Kyodo, unendo il numero dei morti a quello delle persone che mancano all'appello, il bilancio probabile delle vittime sarebbe già salito a quota 1.600. Ma le stime sono del tutto provvisorie e si comincia a percepire che fuori dai grandi centri, la situazione può rivelarsi più drammatica del previsto. Per esempio a Minamisanriku, nella prefettura di Miyagi, ci sarebbero 9500 persone di cui non si hanno notizie. Una cifra che è più della metà della popolazione della cittadina, dove vivono 17mila persone.

NUOVO ALLARME PER UNA CENTRALE - Intanto resta alta l'attenzione attorno alla centrale nucleare di Fukushima: già venerdì era stata registrata una pericolosa intensificazione dell'attività radioattiva attorno all'impianto; oggi si è registrata un'esplosione che avrebbe provocato il crollo di una parte della gabbia di contenimento del reattore.

I NUMERI - Secondo l'Agenzia nazionale per gli incendi e i disastri, sono 3.400 gli edifici completamente o parzialmente distrutti; nell'area investita da sisma e tsunami, circa 5,57 milioni di case sono prive di elettricità e 600.000 di acqua corrente. Quello di venerdì è stato il terremoto più violento di tutta la storia del Giappone, Paese a forte rischio sismico: di magnitudo 8.9, è stato registrato a 24,4 chilometri di profondità e a un centinaio di chilometri al largo della prefettura di Miyagi. Alla prima scossa ne sono seguite molte altre di assestamento per tutta la giornata di venerdì. E nella mattinata di oggi nella prefettura di Niigata, nella zona nord-occidentale del Paese, è stato registrato un sisma di magnitudo 6.7.

AIUTI DALL'ESTERO - Sono attese per oggi le prime squadre di soccorso straniere, provenienti da Nuova Zelanda, Corea del Sud e Stati Uniti. La Nuova Zelanda invierà una squadra di 48 specialisti in operazioni di ricerca e a soccorso. Anche Seul e Singapore hanno annunciato l'invio di squadre cinofile e soccorritori. La Corea del Sud ha fatto sapere di essere pronta a inviare anche tre aerei da trasporto militare. Il presidente Usa Barack Obama ha promesso ieri l'aiuto di Washington, che dispone di basi e di 47.000 soldati in Giappone. L'Agenzia americana per lo sviluppo internazionale ha annunciato l'invio di due squadre di soccorso, pari a 72 persone, di cani e di 72 tonnellate di attrezzature. "Sessantotto squadre internazionali di ricerca e di salvataggio di più di 45 Paesi sono in stato di allarme, stano monitorando la situazione e sono pronte ad aiutare il Giappone se lo chiede", ha detto ieri a Ginevra Elisabeth Byrs, portavoce dell'Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell'Onu (Ocha). È stata, invece, rinviata la partenza della missione italiana coordinata dalla Protezione Civile, proprio per una decisione delle autorità nipponiche di accettare nell'immediato esclusivamente aiuti provenienti dai Paei geograficamente più prossimi.

Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone

RISCHIO BLACKOUT - Intanto il Paese cerca di raccogliere le forze per rialzarsi. Un compito non facile, visto che l'onda sismica ha messo a repentaglio gli approvvigionamenti energetici. L'azienda elettrica giapponese Tokyo Electric Power (Tepco) ha lanciato in mattinata l'allarme sul rischio di un black out elettrico nella capitale e nei suoi dintorni, a causa dei danni provocati alle centrali che alimentano la regione. La società ha invitato i cittadini a ridurre il consumo di corrente elettrica, aggiungendo che la domanda potrebbe eccedere le sue capacità a fine giornata. Tepco ha chiesto aiuto alle altre società che alimentano il resto del Paese, stando a quanto riferito dall'agenzia Kyodo. L'azienda risente dei problemi registrati nelle due centrali nucleari della prefettura di Fukushima, duramente colpita dal sisma e dallo tsunami: sono infatti diventati due gli impianti messi a repentaglio e in conseguenza di ciò le autorità hanno ordinato l'evacuazione della popolazione entro un raggio di tre chilometri dall'impianto.

RIPRENDONO I VOLI - Prove di ritorno alla normalità anche negli aeroporti. Cathay Pacific Airways ha annunciato che oggi nel pomeriggio riprenderanno i voli di linea per l'aeroporto internazionale di Narita e Haneda a Tokyo. Gli aeroporti, infatti, stanno gradualmente tornando alla normalitá dopo il terremoto di magnitudo 8,8 ha colpito la costa del nord-est del Giappone. I voli da e per Fukuoka, Nagoya, Osaka, Sapporo funzioneranno regolarmente, ma i passeggeri sono invitati a prevedere ritardi. Riprendono anche i collegamenti con l'Italia: dopo la sospensione di venerdì del volo per Tokyo (AZ 784) a causa della temporanea chiusura dell'aeroporto di Narita, la tratta Fiumicino-Tokyo è stata ripristinata. Il primo dei due voli Alitalia in programma oggi è decollato intorno alle 11 con 291 passeggeri a bordo. Soppresso, invece, il volo AZ 785 Tokyo-Roma che sarebbe dovuto atterrare alle 19. Intanto la compagnia sta continuando a prendere contatti con i passeggeri dei voli interessati per fornire informazioni e assistenza.

Redazione Online

12 marzo 2011

 

 

le reazioni della popolazione al dramma

Quella calma "disumana"

del popolo dei manga

I giapponesi giudicano se stessi e gli altri in base alle categorie di "autocontrollo" e "autogoverno"

le reazioni della popolazione al dramma

Quella calma "disumana"

del popolo dei manga

I giapponesi giudicano se stessi e gli altri in base alle categorie di "autocontrollo" e "autogoverno"

File davanti a un negozio dopo il terremoto (Reuters)

File davanti a un negozio dopo il terremoto (Reuters)

Cronaca di una reazione annunciata. Di fronte a immagini catastrofiche che sembrano uscire dal capolavoro d'animazione di Hayao Miyazaki, Nausicaä della Valle del Vento, non è facile capire come sia possibile non farsi prendere dal panico, non lasciarsi andare alla disperazione più totale, non sentirsi completamente persi. La risposta è semplice: essere preparati. Una preparazione che ovviamente è innanzi tutto di tipo concreto. Per i giapponesi ogni cosa deve essere programmata alla perfezione. Così scuole, uffici, stazioni, ospedali: tutti i luoghi pubblici hanno dei piani di evacuazione ben collaudati che vengono testati periodicamente.

Ogni anno, ad esempio, nell'università in cui insegno - Waseda - si svolgono le "prove generali" di un'evacuazione. Gli altoparlanti ci avvisano che dobbiamo lasciare l'edificio e così, docenti e studenti insieme, scendiamo tutti in fila le scale fino al piano terra per poi incamminarci con calma fino al punto di ritrovo prestabilito. Una "camminata" di un paio di chilometri molto importante per imparare a conoscere il tragitto che si deve percorrere in caso di emergenza. Usando sempre la metropolitana o altri mezzi pubblici, infatti, non è sempre detto che lo si sappia raggiungere anche a piedi.

 

(Ansa)

(Ansa)

Anche gli inquilini di qualsiasi abitazione privata sanno bene cosa fare durante il sisma e nei momenti immediatamente successivi. Nascondersi sotto il tavolo, se possibile scappare in bagno (l'ambiente di solito più resistente della casa in quanto compatto), ripararsi la testa con la prima cosa rigida a portata di mano, spegnere subito i fornelli e mettersi le scarpe se scalzi (ci si potrebbe tagliare con i vetri). Importante poi è fare in modo che la porta d'ingresso resti bene aperta perché, se una successiva scossa di assestamento dovesse bloccarla, sarebbe poi difficile scappare. Banalità? Provate a trovarvi sotto un soffitto pronto a crollare senza sapere che fare...

 

Una volta che la situazione è sotto controllo, si inforca lo zainetto delle emergenze (che si tiene sempre pronto), ci si infila l'elmetto e ci si dirige verso il punto di aggregazione prestabilito in attesa di ulteriori istruzioni. La preparazione psicologica, però, è quella che gioca il ruolo più importante, quella che forse caratterizza principalmente il popolo giapponese. Vivendo in questa parte del mondo, volenti o nolenti, ci si abitua presto a esorcizzare lo jishin (il grande terremoto) anche attraverso battute di spirito, un modo tutto sommato efficace per imparare a familiarizzare con il proprio destino, per diventare fatalisti.

 

Attese in stazione (Ansa)

Attese in stazione (Ansa)

Non deve stupire, perciò, la calma mostrata in Giappone di fronte al disastro. Il controllo delle emozioni è un tipo di esercizio psicofisico a cui i giapponesi vengono abituati sin da piccoli. Mostrare in pubblico eccessi di tristezza, ma anche di gioia, viene considerato come un segno di debolezza imbarazzante. Chiunque abbia visto un incontro di sumo, ad esempio, sa bene che né al lottatore vincitore né a quello perdente, viene concesso un sorriso o un'espressione di tristezza. Ma anche capolavori della letteratura come La pioggia nera, di Masuji Ibuse, rendono l'idea: resoconto del disastro atomico di Hiroshima, il romanzo narra con distacco diaristico la Catastrofe umana per eccellenza: ai nostri occhi, un esercizio impossibile.

 

Dunque, per quanto agli occhi di un occidentale la reazione di queste ore del popolo giapponese possa sembrare fredda, quasi disumana, quando milioni e milioni di persone sono costrette ad abitare in un contesto relativamente angusto in cui la natura spesso sprigiona tutta la sua forza distruttrice, il controllo delle proprie emozioni, unito a una certa capacità di astrazione, è davvero l'unica maniera per riuscire a sopravvivere. Il grande senso di appartenenza alla collettività è un altro degli elementi fondamentali da tenere in considerazione. In un Paese in cui l'identità nazionale si forma soprattutto attraverso il gruppo, piuttosto che il singolo, anche in situazioni di emergenza estrema è importante non uscire dai propri spazi, rispettare le regole. Soltanto così è possibile mantenere l'ordine sociale e conservare la propria identità. In questo, i samurai sono stati maestri: e il loro spirito, oltre che nei manga, sopravvive nel Dna del popolo del Sol Levante. Nelle prossime settimane di sicuro i giapponesi continueranno a fare quello che gli è stato insegnato, a cercare di controllare il proprio dolore, ad aiutarsi a vicenda rispettando le regole. Se così non fosse, il Paese cadrebbe nel caos più totale e la gente si sentirebbe ancora più disorientata, vittima di questo ennesimo assalto di un Godzilla risalito dalle viscere della terra. Questa nuova catastrofe metterà a dura prova tutti i manuali, le esercitazioni e le simulazioni fatte finora, ma di sicuro alla fine i giapponesi ne usciranno a testa alta, ulteriormente rafforzati, come del resto hanno sempre fatto in passato.

Alessandro G. Gerevini

*Professore Associato di Letteratura giapponese, Waseda University, Tokyo

12 marzo 2011

 

 

GIAPPONE

Italiano a Tokyo: "Sembrava di stare

su una nave in mare aperto"

Il corrispondente dell'Ansa: "Un'esperienza allucinante"

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MILANO - Durante il violento terremoto che ha scosso il Giappone alle 7 di venerdì mattina (ora italiana) la terra ha vibrato talmente tanto che "sembrava di stare su una nave in mare aperto": lo ha detto all'Ansa Mauro Politi, ricercatore post dottorale presso l'International Christian University di Mitaka, periferia di Tokyo, raggiunto al telefono. "Qui a Tokyo la scossa è stata spaventosa sia in intensità che durata - spiega il ricercatore, che vive da un anno in Giappone - ma anche la sensazione è stata diversa dal solito. Vivendo qui per un lungo periodo si fa l'abitudine a scosse frequenti e importanti; ma se normalmente tutto attorno vibra, oggi sembrava di stare su una nave in mare aperto. Credo che la scossa principale sia durata ben più di un minuto, attorno alle 14.45 ora locale, e le scosse minori stanno continuando ininterrotte e nitide". Intanto, la popolazione reagisce compatta alle conseguenze del terremoto: "La gente è organizzata - continua Mauro - ho visto molti uscire dalle case con caschetto e valigetta. La tv continua a far vedere pochi video di danni che, data l'entità dell'evento, oserei dire minori: "calcinacci" crollati, prodotti nei supermercati che caduti dalle mensole e una raffineria in fiamme. Le immagini più impressionanti sono però quelle dello Tsunami arrivato in una delle province a nord di Tokyo. A pochissimi minuti dalla scossa principale però ogni canale televisivo presentava una chiara allerta per le zone costiere interessate". Al momento, conclude il ricercatore, "la conseguenza del terremoto più evidente qui a Tokyo è una paralisi quasi completa delle linee ferroviarie e metropolitane, il che significa totale incapacità di movimento per gran parte della popolazione".

Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone

IL CORRISPONDENTE - "Un'esperienza allucinante": che lo dica un italiano può apparire normale, ma che sia descritta con tanto pathos dai giapponesi, soliti a convivere con le scosse sismiche, dà l'idea della forza straordinaria del sisma che ha colpito l'intera costa orientale del Giappone. Ho visto la gente riversarsi subito per strada non appena si è capito che la prima scossa delle 14.46 (6.46 in Italia, di magnitudo 7.9 rivista dalla Jma a 8.8) non era affatto passeggera. Almeno un minuto, interminabile, cui ne sono seguite altre di assestamento che hanno fatto aumentare la gente per strada e in un'area, accanto all'ambasciata americana, piena di uffici. Non ho visto scene di panico, anzi battute e sorrisini di stupore per quanto stava accadendo, sussurrate quasi sottovoce, malgrado l'asfalto sotto i piedi sembrasse più il tapis roulant di aeroporti e grandi magazzini rendendo precario l'equilibrio, mentre i pali della luce e dei semafori oscillavano come potenti fionde. La polizia dinanzi alla rappresentanza diplomatica Usa ha allora preso i megafoni e ha invitato tutti "a non creare ingorghi" e a raggiungere le aree del quartiere deputate a funzionare da raccolta della popolazione in caso di "eventi catastrofali". Sono spuntati diversi elmetti di plastica, qualcuno ha preso il kit da sopravvivenza, obbligatorio negli uffici e dei luoghi pubblici. A distanza di poco più di mezz'ora una seconda e potente scossa ha spinto altre persone per strada, con molte ragazze scalze e senza tacchi, mentre anche in tv i giornalisti hanno indossato gli elmetti. Dopo più di un'ora c'era una tranquillità relativa e surreale, con i tremolii apparsi quasi normali. A questo punto mi sono posto e ho posto una domanda su tutte: "cosa sarebbe successo in Italia di fronte a una scossa del genere?". "Da questo punto di vista - ha risposto serafico un dipendente di una società di trading - è meglio stare in Giappone". (fonte: Ansa)

11 marzo 2011(ultima modifica: 12 marzo 2011)

 

2011-03-11

Il bilancio ufficiale è di 337 morti e 531 dispersi, ma sembra destinato a salire

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"300 corpi sulla spiaggia" di Sendai

La prima scossa di 8,9 gradi a 130 km dalla costa del Pacifico. Allarme centrali nucleari, crolla una diga

MILANO - Un terremoto di 8,9 gradi ha colpito venerdì alle 14,46 (erano le 6,46 in Italia) la parte nord-orientale dell'isola Honshu, la più grande del Giappone. Pochi minuti dopo uno tsunami con onde alte fino a dieci metri si è abbattuto sulle coste affacciate sul Pacifico seminando morte e distruzione nell'area di Sendai, la più vicina all'epicentro. Il terremoto è il più violento in Giappone da quando esistono le rilevazioni sismiche e il quinto più forti dell'ultimo secolo. Il bilancio ufficiale delle vittime parla di 337 morti e 531 dispersi, oltre a migliaia di feriti, ma purtroppo sembra destinato ad alzarsi di molto. Grazie alle costruzioni antisismiche obbligatorie in tutto il Giappone, i crolli non sono stati numerosi, la gran parte delle vittime e dei danni è stata causata dallo tsunami. Solo su una spiaggia di Sendai sono stati trovati 300 corpi. Una nave con un centinaio di persone a bordo è stata travolta, due treni sono dati per dispersi: uno si trovava vicino la stazione di Nobiru dove si è abbattuta un'onda di dieci metri, il secondo è scomparso nella prefettura di Iwate.

CROLLA DIGA - Un diga nella prefettura di Fukushima si è spezzata riversando l'acqua a valle che ha spazzato via l'intera città di Sukagawa. Lo riferisce l'agenzia Kyodo, anche se non è chiara l'entità delle conseguenze.

NUOVE SCOSSE - Il capo di gabinetto del governo giapponese, Yukio Edano, ha chiesto alla popolazione di tenersi pronta ad affrontare altre scosse di assestamento e tsunami violenti, assicurando che la situazione nelle centrali nucleari era sotto controllo, ma in seguito è giunta la notizia di un aumento della radioattività all'interno della centrale di Fukushima 1.

LE COMUNICAZIONI - A Tokyo, a 370 km di distanza dall'epicentro, i crolli sono stati limitati, ma anche nella capitale si contano i morti. Molte persone hanno riportato lesioni in seguito al crollo del tetto di una scuola, dove era in corso una cerimonia di consegna dei diplomi alla quale stavano partecipando circa seicento studenti. Sempre nella capitale è stato chiuso l'aeroporto di Narita. Uno dei principali aeroporti di Tokyo, quello di Ibaraki che si trova 80 chilometri a nord-est della capitale, è stato chiuso a seguito del crollo di un'ampia parte del tetto. Alcuni treni e metropolitane hanno ripreso a funzionare solo alle 17,30 italiane, quando a Tokyo era passata l'1 di notte. Nella raffineria di Ichihara si è sviluppato un incendio, nel porto si sono innescati almeno sei focolai. L'antenna della Tokyo Tower, il simbolo della capitale nipponica e della ricostruzione post-bellica, si è piegata a causa delle scosse. La rete di telefonia cellulare è saltata, e anche le comunicazioni telefoniche attraverso le linee fisse sono molto difficili, ha resistito però l'infrastruttura Internet, tramite la quale la gente continua a scambiarsi informazioni in tempo reale. Le fornitura di energia elettrica è saltata in un'ampia parte dell'area di Tokyo: 4,4 milioni di abitazioni sono rimaste senza luce. Un'onda ha anche inondato l'enorme parcheggio del parco divertimenti di Disneyland.

L'onda anomala

SENDAI - Le immagini e le notizie più impressionanti arrivano dalla zona di Sendai, dove vivono circa 1 milione di persone, area nella quale si è abbattuta la più forte onda di maremoto. L'acqua si è spinta fino a 5 chilometri all'interno, quando si è ritirata sono rimasti su una spiaggia da 200 a 300 corpi. La pista dell'aeroporto è stata invasa dalle acque. Case e magazzini sono in fiamme in vaste aree di Kesennuma (70 mila abitanti), vicino a Sendai. "Il porto è un mare di fiamme", ha riferito un cronista locale. Il porto di Miyagi si è riempito di carcasse di veicoli trascinati via dalla furia del mare. Una grande esplosione è avvenuta in un complesso petrolchimico a Shiogama, un sobborgo nei pressi di Sendai. Immagini diffuse dalla televisione mostrano fiamme alte decine di metri che avvolgono l'impianto.

SOCCORSI - I danni sono stati subito definiti "considerevoli" dal governo nipponico, il quale per prima cosa ha assicurato che non ci sono state fughe di radiottività dalle centrali atomiche. Il primo ministro Naoto Kan ha costituito un'unità per affrontare l'emergenza. Il capo del governo nipponico ha espresso le più "profonde condoglianze a chi sta soffrendo le conseguenze" di questo "fortissimo terremoto" e ha chiesto alla popolazione di continuare a seguire le indicazioni trasmesse televisivamente con tranquillità. Il ministero della Difesa si appresta a mobilitare 300 aerei e 40 navi per i soccorsi. Il presidente americano Barack Obama ha annunciato che, oltre alla portaerei che già si trova nelle vicinanze del Giappone, ne ha inviato un'altra per aiuti. Il ministro degli Esteri giapponese, Takeaki Matsumoto, ha dato disposizioni alla struttura diplomatica di accettare aiuti internazionali. Sono 38 le nazioni del mondo che hanno immediatamente offerto aiuto e solidarietà al Giappone. Anche l'Onu ha annunciato che trenta squadre di soccorso sono pronte a partire. L'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, ha reso noto che "non ci sono notizie di italiani coinvolti a Tokyo e non ci sono stranieri interessati dallo tsunami a Sendai". Tokyo, ha assicurato il diplomatico, "è tranquilla". Stanno tutti bene i 311 componenti dell'orchestra e dello staff del Maggio Musicale Fiorentino che si trovano dagli inizi di marzo a Tokyo per una lunga tournée. Alitalia ha riprogrammato a sabato i voli Roma-Tokyo e Milano-Tokyo.

LE SCOSSE - La prima scossa di 8,9 gradi della scala Richter è avvenuta alle 14,46 locali (le 6,46 in Italia) con epicentro a una profondità di 24,4 km situato a 130 km a est di Sendai, ed è stata seguita da decine di scosse di assestamento, quattro delle quali di oltre 6,5 gradi e dodici tra 6 e 6,5 gradi. Dal momento della scossa principale, c'è stato un terremoto di almeno 5 gradi in media ogni 5-7 minuti. La costa nordorientale del Giappone sul Pacifico in passato è stata colpita da terremoti e tsunami e un sisma di magnitudo 7,2 si era verificato mercoledì, seguito da una serie di scosse nella stessa area dove si è verificato il sisma devastante dell'11 marzo. Si pensava che queste scosse avessero scaricato l'enorme energia che si era accumulata nella subduzione della zollla pacifica sotto l'arco-isola del Giappone, invece evidentemente ha attivato una parte della faglia che si è rotta provocando il terremoto di 8,9 gradi. Nel 1933, un sisma di magnitudo 8.1 nella zona provocò la morte di oltre 3 mila persone. La scossa dell'11 marzo è stata la più potente mai registrata nel Sol Levante. Le onde telluriche sono state avvertite distintamente fino a Pechino.

MERCATI - Subito dopo la scossa lo yen ha iniziato a perdere terreno contro il dollaro, arrivando fino a 83,30 da 82,74 prima del sisma. Lo yen ha perso terreno anche contro l'euro a 115,01 da 114,35. Il cross euro-dollaro è a 1,3815. La borsa di Tokyo ha chiuso in forte ribasso. L'indice Nikkei ha lasciato sul terreno l'1,72% a 10.254,43 punti. L'indice aveva comunque già aperto in ribasso dell'1,30%, scendendo sotto quota 10.300 per la prima volta dal 1° febbraio, minato dall'instabilità politica in Medio Oriente.

Redazione online

11 marzo 2011

 

 

Obama: "Da noi nessun danno significativo"

Lo tsunami attraversa tutto il Pacifico

Il maremoto tocca l'Indonesia e le Filippine senza causare danni. Raggiunte anche le Hawai e le coste Usa

Obama: "Da noi nessun danno significativo"

Lo tsunami attraversa tutto il Pacifico

Il maremoto tocca l'Indonesia e le Filippine senza causare danni. Raggiunte anche le Hawai e le coste Usa

MILANO - Il terremoto di 8,9 gradi della scala Richter che ha colpito il Giappone ha provocato un allerta tsunami in tutto il Pacifico. Le prime nazioni a essere colpite dopo il Giappone sono state Filippine e Indonesia. Nelle Filippine la prima onda anomala di 60 centimetri è arrivata a San Vicente, nella provincia di Cagayan, mentre l'ultima, di appena 30 centimetri è stata registrata alle 20, ora locale, a Baler, secondo quanto precisato dal responsabile dell'istituto nazionale di vulcanologia e sismologia. In previsione dello tsunami erano stati evacuati circa 15 mila residenti dei villaggi costieri. In Indonesia - dove il maremoto del 26 dicembre 2004 provocò almeno 180 mila morti nella punta a nord-ovest di Sumatra - un allarme tsunami era stato emesso per le province di Irian Jaya, Papua, North Maluku e North Sulawesi. Ma sulle coste sono giunte onde di dieci centimetri che non hanno provocato alcun danno. Lo hanno annunciato le autorità locali.

SUDAMERICA E USA- Dopo aver superato le isole Hawaii senza provocare danni, le prime onde sono arrivate alle 17 (ora italiana) sulle coste dell'Oregon e della California, quasi dieci ore dopo la scossa al largo del Giappone. Il presidente Usa Barack Obama ha detto che negli Stati Uniti non c'è stato "nessun danno significativo". I n California i surfisti sono usciti in mare per cavalcare l'onda. La Cnn ha riferito che le prime onde hanno raggiunto le Hawaii alle 14,07 italiane, con onde alte tra i due e i tre metri. Le autorità dell'Oregon avevano consigliato l'evacuazione agli abitanti delle aree costiere e le scuole lungo la costa erano state chiuse. Anche il Canada ha diffuso avvisi sullo tsunami per alcune zone della Columbia Britannica. Alle amministrazioni locali è stato consigliato di evacuare porticcioli, spiagge e altre aree sotto il livello della marea. Sull'Isola di Pasqua le autorità hanno disposto il trasferimento degli abitanti in zone sopraelevate. A Mazatlan, in Messico, la strada costiera è stata chiusa, alcuni villaggi sono stati evacuati prima dell'arrivo di un'onda di mezzo metro. In Sudamerica l'arrivo dell'onda è previsto tra le 20 e le 22 (ora italiana). Dalle 23 l'onda dovrebbe raggiungere Cile, Perù, Ecuador, Colombia e Antartide. In Ecuador il presidente Correa ha disposto l'evacuazione a una "distanza prudente" dalle coste, almeno circa 10 chilometri dalla spiaggia o in alture con più di 50 metri.

Redazione online

11 marzo 2011

 

 

 

e hollywood l'anno scorso ci ha fatto anche un film

La maledizione del numero 11

Impazza in rete la curiosità sul numero che ha caratterizzato le stragi di New York e Madrid

e hollywood l'anno scorso ci ha fatto anche un film

La maledizione del numero 11

Impazza in rete la curiosità sul numero che ha caratterizzato le stragi di New York e Madrid

MILANO - Naturalmente è una coincidenza. Ma come tutte le coincidenze entra nelle teste della gente e non ne vuole più uscire. Potremmo chiamarla la maledizione del numero 11. Un legame tra 11 e disastri che ha portato il mondo del cinema a dare vita anche ad un horror (nel 2010) "11.11 la paura ha un nuovo numero". Il terremoto in Giappone (11/3/2011) è l'ultimo esempio della scia di sangue legata a questo giorno del mese.

TORRI GEMELLE - Cominciamo dall'11 più celebre, tanto famoso da essere diventato un sinonimo di tragedia epocale. Parliamo ovviamente dell'11 settembre che segna tragicamente l'ingresso del nuovo secolo. L'11 settembre 2001 è la data dell'attacco alle Torri Gemelle di New York a seguito del dirottamento di 4 aerei di linea da parte di Al Qaeda. Ci saranno quasi 3000 morti oltre a migliaia di feriti. Senza contare il seguito luttuoso di guerre (Afghanistan e Iraq).

ATOCHA - L'altra data storica è proprio un 11 marzo. Quello del 2004, quando alcuni terroristi vicini ad Al Qaeda fanno saltare in aria quattro treni pendolari pieni di dipendenti d’ufficio, operai o studenti, diretti verso la stazione madrilena di Atocha a Madrid provocando 191 morti e 1.841 feriti.

Marco Letizia

11 marzo 2011

 

 

Gli Usa inviano liquido di raffreddamento

Giappone: allarme centrali nucleari

Aumento di radioattività nell'edificio che ospita le turbine del primo reattore della centrale di Fukushima

Gli Usa inviano liquido di raffreddamento

Giappone: allarme centrali nucleari

Aumento di radioattività nell'edificio che ospita le turbine del primo reattore della centrale di Fukushima

MILANO - È aumentato il livello di radiazione all'interno dell'edificio che ospita la turbina dell'impianto nucleare di Fukushima 1, danneggiata nel terremoto. Lo riporta l'agenzia Kyodo. Gli Stati Uniti hanno inviato in Giappone liquido di raffreddamento. Lo ha reso noto segretario di Stato Usa Hillary Clinton.

ALLARME - In precedenza, il capo di gabinetto del governo giapponese, Yukio Edano, aveva detto che la situazione nella centrale nucleare di Fukushima 1 era sotto controllo. L'ente che gestisce la centrale aveva spiegato che le acque di raffreddamento del reattore si erano abbassate a un livello inquietante, ma un camion equipaggiato con materiale adatto a ristabilire la situazione aveva rapidamente raggiunto la centrale, aveva diffuso l'agenzia Jiji. Le autorità giapponesi hanno comunque emesso un ordine di sgombero per 6 mila abitanti entro un raggio di 3 km dalla centrale e sono state messe in stato di allerta le truppe anti-contaminazione. Un incendio è stato domato presso la turbina della centrale di Onagawa. In tutto sono stati undici i reattori atomici che si sono arrestati automaticamente dopo l'arrivo delle prime scosse.

WWF - Il Wwf è "molto preoccupato" per le notizie che arrivano dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) dell'innalzamento del livello di allerta per la centrale nucleare di Fukushima. Il Wwf in una nota "si augura che non ci siano danni e che il Giappone non debba di nuovo confrontarsi con un ulteriore, drammatico problema provocato dal nucleare" e chiede "che venga garantita la massima trasparenza, tempestività e accuratezza dell'informazione".

Redazione online

11 marzo 2011

 

 

È il quinto terremoto più forte da quando esistono le rilevazioni sismiche

L'asse terrestre si è spostato di 10 cm

Il sisma in Giappone ha avuto anche un impatto maggiore del terremoto di Sumatra del 2004

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(Archivio Corsera)

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MILANO - L'impatto del terremoto che ha colpito il Giappone stamattina avrebbe spostato l'asse di rotazione terrestre di quasi 10 centimetri. È il risultato preliminare di studi effettuati dall'Ingv, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

IMPATTO - L'impatto di questo evento sull'asse di rotazione, spiega l'Ingv, è stato molto maggiore anche rispetto a quello del grande terremoto di Sumatra del 2004, che fu di 7 centimetri lineari e di 2 millesimi di secondo d'arco angolari, e probabilmente secondo solo al terremoto del Cile del 1960. Il terremoto del Cile dello scorso anno spostò l'asse terrestre di circa 8 centimetri.

CLASSIFICA PER INTENSITÀ - Il sisma dell'11 marzo 2011 si pone al quinto posto della classifica dei terremoti più forti mai registrati da quando esistono le rilevazioni sismiche accurate.

1 - La più forte di sempre avvenne il 22 maggio 1960 in Cile tra Temuco e Conception: 9,5 gradi della scala Richter, provocò 1.655 morti, 3 mila feriti, 2 milioni di senzatetto. Lo tsunami che scatenò provocò 61 morti alle Hawaii - non esistevano ancora i sistemi di allerta e nemmeno si sapeva che un maremoto poteva attraversare un intero oceano - 138 in Giappone, 32 nelle Filippine

2 - la seconda scossa più forte fu registrata il 28 marzo 1964 in Alaska, l'epicentro del terremoto di 9,2 gradi fu nel Prince William Sound, non lontano da Anchorage: i morti furono 113 per lo tsunami e 15 per le scosse. Nella vicina isola Montague la terra si alzò di 13-15 metri. Nel golfo di Valdez l'onda di maremoto arrivò a un'altezza di 67 metri, 15 morti si registrarono sulle coste di California e Oregon, persino a Cuba e Portorico si verificarono piccole onde anomale

3 - 9,1: è la magnitudo del terremoto che tutti ricordano molto bene. Il giorno di Santo Stefano, il 26 gennaio 2004 due minuti prima delle 8 del mattino (ora locale) la zolla asiatica si spostò sopra quella indo-australiana in subduzione sotto Sumatra. La punta nord-ovest dell'isola venne devastata, lo tsunami successivo arrivò sino in Thailandia a est e spazzò le coste di Sri Lanka, India e fino in Somalia a ovest. In tutto i morti furono 230 mila, ma alcune stime parlano di 300 mila vittime

4 - 4 novembre 1952: costa sud-orientale della Kamtchaka, isola russa (allora sovietica). Si scatena un terremoto di 9 gradi Richter, non si ha notizia di vittime. Alle Hawaii arrivò uno tsunami di 3 metri

CLASSIFICA PER VITTIME - I terremoti più forti non sono sempre quelli che producono il maggior numero di vittime. Spesso, infatti, avvengono in zone disabitate. Invece, terremoti meno intensi ma vicini a zone densamente popolate o senza costruzioni antisismiche, producono effetti devastanti.

1 - oltre 800 mila morti, stima del terremoto cinese di 8 gradi dello Shaanxi del 23 gennaio 1556

2 - tra 250 mila e 700 mila vittime nel terremoto di 7,5 gradi a Tangshan, Cina, del 28 luglio 1976

3 - 250 mila morti stimati nel terremoto di Antiochia del 21 maggio 525, forse di 8 gradi

4 - ancora la Cina, a Gansu, il 16 dicembre 1920: 235 mila morti, probabilmente per una scossa di 7,8 gradi Richter

5 - 230 mila morti il 26 dicembre 2004 nel terremoto con tsunami di Sumatra

Il terremoto di 7 gradi del 12 gennaio 2010 nei pressi di Port-au-Prince ad Haiti si stima che abbia causato 223 mila morti e lo colloca in settima posizione

Redazione online

11 marzo 2011

 

 

 

 

cronologia

I terremoti in Giappone dal '95 a oggi

I sismi più recenti verificatisi nel Sol Levante. A Kobe nel 1995 morirono 6.500 persone

cronologia

I terremoti in Giappone dal '95 a oggi

I sismi più recenti verificatisi nel Sol Levante. A Kobe nel 1995 morirono 6.500 persone

MILANO - Ecco un elenco dei più recenti terremoti che hanno colpito il Giappone dal disastroso sisma che nel 1995 interessò la città di Kobe. Il più mortale avvenne il 1° settembre 1923: una scossa valutata di 7,9 gradi Richter causò 142.800 morti a Kanto, nell'area di Tokyo-Yokohama. La gran parte delle vittime fu in realtà provocata dagli incendi che devastarono le abitazioni in legno. Nella baia di Sagami le onde dello tsunami arrivarono a un'altezza di 12 metri.

9-10 agosto 2009 - due scosse di 7,1 e 6,1 nell'isola di Honshu a 170 km da Hamamatsu, il secondo terremoto provoca un morto

13 giugno 2008 - un terremoto di 6,9 Richter a 75 km da Morioka provoca almeno 13 morti. Il 23 luglio un'altra vittima per un sisma di 6,8 a 35 km da Morioka

25 marzo 2007 - Un sisma di magnitudo 6,9 colpisce la penisola di Noto, circa 300 chilometri a ovest di Tokyo, provocando la morte di una persona, il ferimento di oltre 200 e la distruzione di centinaia di case

16 luglio 2007 - Un terremoto di magnitudo 6,8 colpisce la prefettura di Niigata, circa 250 chilometri a nord-ovest di Tokyo, provocando la morte di 11 persone e il ferimento di 1.950. Il sisma provoca danni alla centrale nucleare più grande del mondo, con una modesta perdita radioattiva

16 agosto 2005 - Un violento sisma di 7,2 gradi Richter colpisce la regione nord-orientale dell'isola di Honshu, prefettura di Miyagi, provocando una trentina di feriti.

6 ottobre 2000 - Un sisma di 7,3 gradi nella prefettura di Tottori, sud-ovest dell'isola Honshu. 120 feriti.

23 luglio 2005 - Una ventina di feriti a Tokyo per un sisma di 6 gradi Richter.

20 marzo 2005 - Un morto e 400 feriti per un movimento tellurico di 7 gradi Richter nella regione meridionale di Fukuoka.

23 ottobre 2004 - 65 morti e circa 3 mila feriti e 100 mila sfollati per il sisma di 6,8 gradi nella regione di Niigata

25 settembre 2003 - Un morto e circa 500 feriti per un terremoto di 8,3 Richter nell'isola settentrionale di Hokkaido.

26 maggio 2003 - Un centinaio di feriti per un sisma di 7 gradi Richter nella provincia di Miyagi.

6 ottobre 2000 - Un centinaio di feriti per un terremoto di 7,3 Richter nella provincia di Tottori.

7 gennaio 1995 - Un sisma di 7,3 gradi Richter fa tremare Kobe, Osaka e Kyoto. Oltre 5 mila morti, più di 40 mila feriti, 250 mila case distrutte.

Redazione online

11 marzo 2011

 

 

 

 

 

 

2011-03-13

IL PAPA: "PREGO PER LE VITTIME". A FUKUSHIMA RISCHIO DI ESPLOSIONE NEL REATTORE NUMERO TRE

La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti"

Il bilancio ufficiale: 3.000 tra vittime e dispersi.

Il premier: "E' il momento peggiore dal dopoguerra"

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Il bilancio ufficiale: 3.000 tra vittime e dispersi.

Il premier: "E' il momento peggiore dal dopoguerra"

(Reuters)

(Reuters)

MILANO - Diecimila morti nella sola prefettura di Miyagi. Si aggravano sensibilmente le stime del terremoto e del conseguente tsunami che venerdì hanno devastato la costa nordorientale del Giappone. Per la polizia nazionale le vittime e i dispersi hanno superato nel complesso quota 3.000, ma la tv pubblica Nhk, citando altre fonti, fornisce dati assai diversi. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, parlando di diecimila vittime nel suo resoconto alla televisione di Stato. Il capoluogo Sendai, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Mancano cibo, acqua e carburante e lunghe code di persone si sono formate davanti ai pochi negozi aperti. Migliaia di sfollati hanno trascorso un'altra notte al freddo, in rifugi di fortuna, sulla costa nord-orientale, secondo la Bbc.

L'APPELLO DEL PREMIER - Il primo ministro giapponese Naoto Kan non nasconde la sua preoccupazione e si appella alla popolazione. "È il momento più difficile dalla fine della Seconda Guerra Mondiale -ha detto -: chiedo a tutti la massima unità". Il devastante sisma, secondo il premier, potrebbe provocare la più profonda crisi degli ultimi 65 anni per il Giappone. "Unendo le forze, aiutandosi a partire da parenti e amici, superiamo la crisi, ricostruiamo il Giappone. È questa la preghiera che faccio a tutti" ha detto. Il Paese prova comunque a ripartire. Lunedì le Borse di Tokyo e Osaka avranno apertura regolare, testando così il ritorno alla normalità. E il governatore della Bank of Japan (BoJ), Masaaki Shirakawa, ha fatto sapere che darà il suo sostegno nella difficile prova della riapertura dei mercati. "La liquidità - ha detto - sarà assicurata".

IL VULCANO SI RISVEGLIA - Intanto, dopo lo Tsunami e con l'allarme nucleare in corso, ha ricominciato a svegliarsi anche il vulcano Shinmoedake, dopo due settimane di inattività. Cenere e lapilli si intravedono da quattro chilometri di distanza nell'aria, raccontano testimoni locali. Il vulcano, dall'altezza di 1.421 metri, si era risvegliato dopo 52 anni lo scorso gennaio, poi il primo marzo. Dopodiché è rimasto tranquillo da due settimane. È probabile che proprio lo tsunami abbia stimolato la sua attività. Le autorità intanto mantengono il livello di "warning" a tre su 5 e hanno bloccato l'accesso alla montagna.

La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi

SOCCORSI - Kan ha anche ordinato il raddoppio del numero di militari (attualmente cinquantamila) impegnati nelle operazioni di soccorso. E sono arrivate anche le squadre provenienti da 40 Paesi di tutto il mondo. La Marina degli Stati Uniti sta trasportando alimenti e persone. Una squadra composta da 41 persone, composta prevalentemente da volontari provenienti dalla Germania, è pronta a partire per la zona del disastro. Il team è dotato di cani da soccorso, telecamere a raggi infrarossi, sistemi di tracciamento, una motosega per tagliare il calcestruzzo e attrezzature da taglio per l'acciaio.

Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro

INCUBO NUCLEARE - Se il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora, non si allontana lo spettro della contaminazione nucleare, dopo l'esplosione di sabato nella centrale di Fukushima N°1, a 250 km da Tokyo. C'è infatti il rischio che nel reattore numero 3 dell'impianto, ora sotto stress, possa avvenire una esplosione simile a quella del reattore numero 1. A spiegarlo è stato il capo di gabinetto, Yukio Edano, parlando dell'accumulo di idrogeno a causa della decompressione in corso.

NUOVE SCOSSE E NUOVI TSUNAMI - Nel frattempo, l'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha declassato l'allarme tsunami su tutte le coste dell'arcipelago, che adesso sono soggette ad "allerta" per onde non superiori al mezzo metro di altezza. A due giorni dal devastante sisma nel nord-est, rivisto alla magnitudo di 9.0, le aree costiere occidentali del Giappone sono segnalate dall'Agenzia col colore giallo, a significare il cessato pericolo per onde anomale di grandi dimensioni. L'ultimo bollettino della Jma ha declassato il rischio tsunami nelle ultime quattro prefetture che erano segnalate in arancione - Iwate, Miyagi, Fukushima e il tratto costiero di Aomori -, cioè soggette al pericolo di onde alte fino a due metri. Sempre l'Agenzia meteorologica ha spiegato però che il Giappone deve attendersi nei prossimi giorni forti scosse di assestamento, fino al grado 7 della scala Richter, e prepararsi a nuovi tsunami.

Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone

"VIA DA TOKYO" - La Francia ha invitato i suoi connazionali in Giappone a lasciare la regione di Tokyo e ha consigliato ai turisti di rimandare ogni viaggio pianificato. In un comunicato, l'ambasciata di Parigi ha ritenuto "ragionevole" suggerire a "coloro che non hanno particolari ragioni per rimanere n'area di lasciare la regione di Kanto per alcuni giorni". "Consigliamo vivamente i nostri connazionali - si legge ancora - a rimandare ogni viaggio pianificato nell'area".

"PREGO PER LE VITTIME"- Un pensiero al popolo giapponese da Benedetto XVI, che subito dopo l'Angelus, ha espresso "forte impressione" per le notizie e le immagini sul "tragico terremoto" e il conseguente tsunami. Il Papa ha anche pregato per le vittime e per i loro familiari, incoraggiando i soccorritori e rinnovando la sua "spirituale vicinanza" alla popolazioni del Paese "che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità".

GLI ITALIANI - Quanto ai connazionali residenti nelle prefetture colpite dal sisma, l'ambasciata italiana in Giappone è ormai riuscita a mettersi in contatto con 25 di loro su trenta. In mattinata sembrava che fossero sei gli italiani formalmente dispersi, ma uno di loro è poi stato rintracciato. "Per quanto riguarda i non residenti, è stato stabilito un contatto con 11 di essi sui 12" di cui l'ambasciata ha avuto segnalazione, ha spiegato l'ambasciatore Vincenzo Petrone. Confermata anche la notizia che "tutti e cinque gli italiani residenti nella prefettura di Fukushima, quella delle centrali nucleari a rischio, sono stati contattati e sono in buone condizioni di salute".

Redazione online

13 marzo 2011

 

 

il giappone e l'incubo contaminazione: 22 positivi ai test

Nucleare, l'emergenza si estende

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Rischio di nuova esplosione a Fukushima, problemi anche a Onagawa e a Tokai. Il premier rassicura il popolo

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"Ma non sarà un'altra Chernobyl"

Rischio di nuova esplosione a Fukushima, problemi anche a Onagawa e a Tokai. Il premier rassicura il popolo

MILANO - Si estende in Giappone l'allarme nucleare. Dopo Fukushima, infatti, le autorità hanno decretato lo stato d'emergenza in una seconda centrale, quella di Onagawa, nella prefettura di Miyagi. "Le autorità giapponesi - ha scritto in un comunicato l'Agenzia internazionale dell'energia atomica - hanno informato l'Aiea che il primo (cioè il più basso) livello di allerta è stato deciso nella centrale di Onagawa dalla Tohoku Electric Power Company". Secondo il governo di Tokyo, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito in questione "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale". Nel pomeriggio l'agenzia Kyodo News ha poi riferito che anche le pompe dell'impianto di raffreddamento della centrale nucleare di Tokai si sono bloccate. L'impianto è lo stesso dove il 30 settembre 1999 si verificò il precedente incidente nucleare più grave con la morte di 3 dipendenti. La centrale è degli anni '70, contemporanea a quello di Fukusima Daichi ed è dello stesso tipo ad acqua bollente (Bwr). La centrale si trova nel distretti du Naka nella prefettura di Ibaraki.

FUKUSHIMA - La situazione a Onagawa si unisce a quella, più nota di Fukushima, che "resta grave". Parola del premier giapponese, Naoto Kan. A due giorni dal tremendo sisma che ha colpito il suo Paese, Kan non ha nascosto l'emntità del problema. Ma ha comunque rassicurato la popolazione, spiegando che "non ci sarà un'altra Chernobyl". L'allarme in ogni caso resta alto. Soprattutto perché per tutta la giornata si è temuto che, dopo l'esplosione al reattore numero 1 dell'impianto, un incidente simile potesse verificarsi anche nell'edificio che ospita il reattore numero 3. Il problema, ha spiegato il portavoce del governo Yukio Edano Edano, è il possibile accumulo d'idrogeno. Le barre di combustibile hanno subito danni. "L'acqua nel reattore - ha precisato Edano - non tende a salire. La situazione resta critica". Al momento comunque sono in corso le operazioni di decompressione.

RADIAZIONI - Sul rischio nucleare sono saltate tutte le previsioni. Anche perché emerge che i reattori di Fukushima non erano stati costruiti per reggere a una scossa superiore alla magnitudo 8. Oltre ai guai al reattore 1, il sistema di raffreddamento ha fallito nel reattore 3. La Tepco, la società giapponese per l'energia elettrica, ha iniziato a pompare acqua marina all'interno di tre dei reattori dell'impianto di Fukushima. Dopo essere intervenuti sull'uno e sul tre, i tecnici hanno iniziato a lavorare preventivamente anche sul reattore numero due. L'immissione di acqua marina serve a raffreddare le unità e ridurre la pressione interna che potrebbe generare un processo di fusione dei reattori. Il livello di radiazioni emesse dalla centrale nucleare di Fukushima è di 882 microsievert l'ora, oltre il limite consentito (500 microsievert l'ora). L'esplosione avvenuta nel reattore numero 1 è stata classificata al livello 4 della scala internazionale degli eventi radioattivi, che va da 0 a 7. L'incidente di Three Miles Island fu classificato al livello 5, Chernobyl al 7. Ciò significa che si è verificato un danno al combustibile e si è sprigionata una quantità significativa di radiazioni, pari a quelle liberatesi nell'incidente avvenuto nel 1999 a Tokaimura, il peggiore, fino a oggi, del Giappone. Centonovanta le persone esposte alle radiazioni. Su loro, che si trovavano nel raggio di dieci chilometri dall'infrastruttura, sono in corso i test per verificare se siano stati contaminati. Quelli risultati positivi, finora, sono ventidue.

L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters)

L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters)

Un operaio è morto nella centrale nucleare di Fukushima Daini, diversa da quella che ha problemi ai reattori. Altri operai sono rimasti feriti. Anche sulle radiazioni però Kan ha voluto rassicurare il popolo giapponese. "Sono state rilasciate in aria - ha detto -, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura".

ENERGIA - E come conseguenza dell'emergenza nucleare, il Giappone razionerà da lunedì l'erogazione di energia elettrica. Lo ha comunicato il premier. Dall'isola russa Sakhalin è salpata nel frattempo una nave cisterna russa con 9.500 metri cubi di gas liquido. "Il Giappone ha giá chiesto un aiuto nella distribuzione dell'energia ", ha spiegato il vice primo ministro russo Igor Sechin. Una seconda consegna di 100.000 metri cubi, è prevista per lunedì.

Redazione online

13 marzo 2011

 

 

IL REPORTAGE

"Il mare ha preso la rincorsa

Solo due minuti per fuggire"

Nei villaggi dello tsunami, i corpi sulle spiagge

Diecimila dispersi solo a Minamisanriku

IL REPORTAGE

"Il mare ha preso la rincorsa

Solo due minuti per fuggire"

Nei villaggi dello tsunami, i corpi sulle spiagge

Diecimila dispersi solo a Minamisanriku

dal nostro inviato MARCO DEL CORONA

 

CHOSHI (Giappone) - Il mare, questo mare, è lo stesso che più a nord ha massacrato città e villaggi. Come a Minamisanriku, dove a ieri sera non si avevano notizie di circa 10 mila persone. Il mare qui ancora non si vede quasi quando la strada sparisce sotto uno strato di sabbia compatta, modellata dalle onde. L'asfalto è nascosto, più avanti affiora di nuovo, ma c'è stato un lungo momento in cui era tutto liquido. Anche l'asfalto, quasi. Lo tsunami è passato di qui. Barche capovolte, un motoscafo in equilibrio precario su una balaustra, un capanno di legno sollevato e adagiato su un fianco.

È decapitato uno dei palmizi piantati per provare a dare un'aria esotica a questo villaggio di pescatori dove le famiglie di Tokyo vengono (venivano) a godersi il sushi fuoriporta, 120 chilometri di strada per poi affacciarsi sul mare aperto. Choshi è su un promontorio che guarda la fetta di oceano sotto il quale si è sprigionata l'onda fatale. La forza del sisma è arrivata attenuata, ma non abbastanza: solo sei feriti, ma 2.081 sfollati, 159 abitazioni danneggiate, 11 strade a pezzi, 3 frane. Nella statistica non c'è la paura di Kazuhisa Ebata: "Ho sentito l'allarme dagli altoparlanti, ho avuto due minuti di tempo. Sono corso a casa, dove adesso sul tetto ho una voragine...". La sua barca, il gioiellino della sua pensione, è ormai inservibile, centinaia di metri da dove l'aveva lasciata.

La devastazione a Minamisanriku (Reuters)

La devastazione a Minamisanriku (Reuters)

I mattoni del lungomare sono strappati dal cemento, intatti, a mucchi. Teruo Aso indica su un palo della luce l'altezza raggiunta dall'acqua: "Tre metri almeno - dice al Corriere - e in profondità mezzo chilometro, anzi di più. Vede le palme?". Le palme striminzite, laggiù, hanno i tronchi sporchi di fango. Aso il pescatore ed Ebata il pensionato hanno visto il mare ritirarsi, prendere come la rincorsa, distendersi e ritirarsi. "In tutto sarà stata una mezz'ora". Uno tsunami minore rispetto all'apocalisse liquido di Sendai, alle 215 mila persone che hanno abbandonato le loro case nelle aree prossime all'epicentro, più altre 200 mila intorno alla centrale nucleare danneggiata di Fukushima. Ma è qui a Choshi - margine meridionale della devastazione, dove si osservano chiazze di tegole mancanti sui tetti e si incrociano detriti sulle strade - che lo tsunami si mostra per quello che è. Un confine mobile, che lascia asciutto e intatto qualcosa e, appena un passo oltre, invece divora e spiana ciò che incontra.

A Minamisanriku potrebbe averlo fatto in modo terribile, moltiplicando in un colpo solo le vittime della tragedia, se i 10 mila dispersi fossero davvero da considerare persi, per sempre. Ancora ieri il bilancio era incerto, forse sui 1.700 morti, ma l'annuncio a proposito della cittadina portuale dato dalla rete tv Nhk cambia le prospettive. Si tratta di quasi metà della popolazione, altri 7.500 erano stati evacuati e spostati in 25 punti di raccolta. Con i 10 mila, invece, la polizia e i soccorritori "non hanno avuto contatto". Il premier Naoto Kan appare in tv con il volto tirato. Indossa un giubbino celeste, come pure il suo capo di gabinetto, e se fa i conti con i costi che la natura infligge al Giappone non lo lascia capire (le zone colpite, inclusa Tokyo, producono quasi la metà del Pil nipponico). Dice piuttosto di vedere la sua gente "capace di affrontare e superare questo terremoto", il più violento del Giappone moderno e, almeno nella capitale, i fatti sembrano dargli ragione. Tokyo appare relativamente normale, ma è appena fuori che l'emergenza comincia a comandare. Le autostrade verso nord rimangono bloccate e solo alcune linee dell'area metropolitana hanno ripreso a funzionare. Circa 50 mila militari sono mobilitati e una cinquantina di Paesi hanno offerto aiuto e assistenza. Le strutture allestite per gli sfollati in cinque prefetture erano ieri sera già quasi 1.400. La compagnia elettrica Tepco ha avvertito che da oggi potrebbe sospendere la distribuzione di energia a rotazione, mentre brevi blackout si manifestano anche in zone non investite dal sisma.

Il dopo tsunami ha volti diversi. La frenesia dei soccorsi intorno a Sendai, dove il personale di un ospedale invaso dalle acque è stato portato in salvo dopo aver scritto un grande "S.O.S." sul tetto. La composta disperazione di chi si mette in fila per una tazza di vermicelli "ramen" su cui gli addetti della protezione civile versano una mestolata di acqua calda. La corsa a fare presto degli elicotteri e delle squadre mediche che frugano tra le macerie di un mondo messo sottosopra. E poi c'è il silenzio calato su pezzi di Giappone, con le comunicazioni fragili o impossibili, quartieri fantasma nelle città della costa. Anche Choshi ieri appariva come un paese senza voce. Strade spopolate. Serrande abbassate dei negozi, qualcuno con un cartello affisso a uso dei clienti, più spesso senza. Un barbiere al lavoro, ma solo lui. Anche la foce del fiume, con i pescherecci protetti e dunque scampati alle acque cattive, tace. Non è il sabato di un villaggio vivo. Camminando su ciò che resta del lungomare, Teruo Aso guarda il mare e fa un gesto con la mano: "Io non vado via".

Marco Del Corona

13 marzo 2011

 

 

 

il giappone e l'incubo contaminazione: 22 positivi ai test

Nucleare, a Fukushima situazione grave

"Ma non sarà un'altra Chernobyl"

Il premier: "Radiazioni in ariano n in grande misura". Rischio di una nuova esplosione al reattore numero 3

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Il premier: "Radiazioni in ariano n in grande misura". Rischio di una nuova esplosione al reattore numero 3

MILANO - "La situazione nella centrale nucleare di Fukushima resta grave". Non nasconde l'entità del problema il premier giapponese, Naoto Kan. Anche se rassicura la popolazione spiegando che "non ci sarà un'altra Chernobyl". L'allarme in ogni caso resta alto. Soprattutto perché c'è il rischio che, dopo l'esplosione al reattore numero 1 dell'impianto, un incidente simile si verifichi anche nell'edificio che ospita il reattore numero 3. Il problema, ha spiegato il portavoce del governo Yukio Edano Edano, è il possibile accumulo d'idrogeno. Le barre di combustibile hanno subito danni. "L'acqua nel reattore - ha precisato Edano - non tende a salire. La situazione resta critica".

RADIAZIONI - Sul rischio nucleare sono saltate tute le previsioni. Anche perché emerge che i reattori di Fukushima non erano stati costruiti per reggere a una scossa superiore alla magnitudo 8. Oltre ai guai al reattore 1, il sistema di raffreddamento ha fallito nel reattore 3, e nei due reattori nucleari potrebbe essere avvenuta la fusione. Il livello di radiazioni emesse dalla centrale nucleare di Fukushima è di 882 microsievert l'ora, oltre il limite consentito (500 microsievert l'ora). L'esplosione avvenuta nel reattore numero 1 è stata classificata al livello 4 della scala internazionale degli eventi radioattivi, che va da 0 a 7. L'incidente di Three Miles Island fu classificato al livello 5, Chernobyl al 7. Ciò significa che si è verificato un danno al combustibile e si è sprigionata una quantità significativa di radiazioni, pari a quelle liberatesi nell'incidente avvenuto nel 1999 a Tokaimura, il peggiore, fino a oggi, del Giappone. Centonovanta le persone esposte alle radiazioni. Su loro, che si trovavano nel raggio di dieci chilometri dall'infrastruttura, sono in corso i test per verificare se siano stati contaminati. Quelli risultati positivi, finora, sono ventidue.

L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters)

L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters)

Un operaio è morto nella centrale nucleare di Fukushima Daini, diversa da quella che ha problemi ai reattori. Altri operai sono rimasti feriti. Anche sulle radiazioni però Kan ha voluto rassicurare il popolo giapponese. "Sono state rilasciate in aria - ha detto -, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura".

ENERGIA - E come conseguenza dell'emergenza nucleare, il Giappone razionerà da lunedì l'erogazione di energia elettrica. Lo ha comunicato il premier. Dall'isola russa Sakhalin è salpata nel frattempo una nave cisterna russa con 9.500 metri cubi di gas liquido. "Il Giappone ha giá chiesto un aiuto nella distribuzione dell'energia ", ha spiegato il vice primo ministro russo Igor Sechin. Una seconda consegna di 100.000 metri cubi, è prevista per lunedì.

Redazione online

13 marzo 2011

 

 

IL PAPA: "PREGO PER LE VITTIME". A FUKUSHIMA RISCHIO DI ESPLOSIONE NEL REATTORE NUMERO TRE

La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti"

Giappone, il bilancio ufficiale del sisma è di 1.600 vittime. Il premier: "È il momento più difficile dal Dopoguerra"

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La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti"

Giappone, il bilancio ufficiale del sisma è di 1.600 vittime. Il premier: "È il momento più difficile dal Dopoguerra"

(Reuters)

(Reuters)

Diecimila morti nella sola prefettura di Miyagi. Si aggravano sensibilmente le stime del terremoto e del conseguente tsunami che venerdì hanno devastato la costa nordorientale del Giappone. Anche se il bilancio ufficiale delle autorità nipponiche è di 1.600 vittime e quasi 700 dispersi, la tv pubblica Nhk, citando fonti della polizia, fornisce dati assai diversi. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, nel resoconto della Nhk, in relazione al catastrofico bilancio. Il capoluogo Sendai, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Mancano cibo, acqua e carburante e lunghe code di persone si sono formate davanti ai pochi negozi aperti. Migliaia di sfollati hanno trascorso un'altra notte al freddo, in rifugi di fortuna, sulla costa nord-orientale, secondo la Bbc. Il primo ministro giapponese Naoto Kan non nasconde la sua preoccupazione e si appella al suo popolo. "È il momento più difficile dalla fine della Seconda Guerra Mondiale -ha detto -: chiedo a tutti la massima unità". Il devastante sisma, secondo il premier, potrebbe provocare la più profonda crisi degli ultimi 65 anni per il Giappone. "Unendo le forze, aiutandosi a partire da parenti e amici, superiamo la crisi, ricostruiamo il Giappone. È questa la preghiera che faccio a tutti" ha detto.

La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi

SOCCORSI - Kan ha anche ordinato il raddoppio del numero di militari (attualmente cinquantamila) impegnati nelle operazioni di soccorso. E sono arrivate anche le squadre provenienti da 40 Paesi di tutto il mondo. La Marina degli Stati Uniti sta trasportando alimenti e persone. Una squadra composta da 41 persone, composta prevalentemente da volontari provenienti dalla Germania, è pronta a partire per la zona del disastro. Il team è dotato di cani da soccorso, telecamere a raggi infrarossi, sistemi di tracciamento, una motosega per tagliare il calcestruzzo e attrezzature da taglio per l'acciaio.

Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro

INCUBO NUCLEARE - Se il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora, non si allontana lo spettro della contaminazione nucleare, dopo l'esplosione di sabato nella centrale di Fukushima N°1, a 250 km da Tokyo. C'è infatti il rischio che nel reattore numero 3 dell'impianto, ora sotto stress, possa avvenire una esplosione simile a quella del reattore numero 1. A spiegarlo è stato il capo di gabinetto, Yukio Edano, parlando dell'accumulo di idrogeno a causa della decompressione in corso.

NUOVE SCOSSE E NUOVI TSUNAMI - Nel frattempo, l'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha declassato l'allarme tsunami su tutte le coste dell'arcipelago, che adesso sono soggette ad "allerta" per onde non superiori al mezzo metro di altezza. A due giorni dal devastante sisma nel nord-est, rivisto alla magnitudo di 9.0, le aree costiere occidentali del Giappone sono segnalate dall'Agenzia col colore giallo, a significare il cessato pericolo per onde anomale di grandi dimensioni. L'ultimo bollettino della Jma ha declassato il rischio tsunami nelle ultime quattro prefetture che erano segnalate in arancione - Iwate, Miyagi, Fukushima e il tratto costiero di Aomori -, cioè soggette al pericolo di onde alte fino a due metri. Sempre l'Agenzia meteorologica ha spiegato però che il Giappone deve attendersi nei prossimi giorni forti scosse di assestamento, fino al grado 7 della scala Richter, e prepararsi a nuovi tsunami.

Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone

"VIA DA TOKYO" - La Francia ha invitato i suoi connazionali in Giappone a lasciare la regione di Tokyo e ha consigliato ai turisti di rimandare ogni viaggio pianificato. In un comunicato, l'ambasciata di Parigi ha ritenuto "ragionevole" suggerire a "coloro che non hanno particolari ragioni per rimanere n'area di lasciare la regione di Kanto per alcuni giorni". "Consigliamo vivamente i nostri connazionali - si legge ancora - a rimandare ogni viaggio pianificato nell'area".

"PREGO PER LE VITTIME"- Un pensiero al popolo giapponese da Benedetto XVI, che subito dopo l'Angelus, ha espresso "forte impressione" per le notizie e le immagini sul "tragico terremoto" e il conseguente tsunami. Il Papa ha anche pregato per le vittime e per i loro familiari, incoraggiando i soccorritori e rinnovando la sua "spirituale vicinanza" alla popolazioni del Paese "che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità".

GLI ITALIANI - Quanto ai connazionali residenti nelle prefetture colpite dal sisma, l'ambasciata italiana in Giappone è ormai riuscita a mettersi in contatto con 24 di loro su trenta. "non Sappimo nulla di sei italiani" ha detto l'ambasciatore Vincenzo Petrone. "Per quanto riguarda i non residenti, è stato stabilito un contatto con 11 di essi sui 12" di cui l'ambasciata ha avuto segnalazione. Confermata anche la notizia che "tutti e cinque gli italiani residenti nella prefettura di Fukushima, quella delle centrali nucleari a rischio, sono stati contattati e sono in buone condizioni di salute".

Redazione online

13 marzo 2011

 

 

IL REPORTAGE

"Il mare ha preso la rincorsa

Solo due minuti per fuggire"

Nei villaggi dello tsunami, i corpi sulle spiagge

Diecimila dispersi solo a Minamisanriku

IL REPORTAGE

"Il mare ha preso la rincorsa

Solo due minuti per fuggire"

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Diecimila dispersi solo a Minamisanriku

dal nostro inviato MARCO DEL CORONA

 

CHOSHI (Giappone) - Il mare, questo mare, è lo stesso che più a nord ha massacrato città e villaggi. Come a Minamisanriku, dove a ieri sera non si avevano notizie di circa 10 mila persone. Il mare qui ancora non si vede quasi quando la strada sparisce sotto uno strato di sabbia compatta, modellata dalle onde. L'asfalto è nascosto, più avanti affiora di nuovo, ma c'è stato un lungo momento in cui era tutto liquido. Anche l'asfalto, quasi. Lo tsunami è passato di qui. Barche capovolte, un motoscafo in equilibrio precario su una balaustra, un capanno di legno sollevato e adagiato su un fianco.

È decapitato uno dei palmizi piantati per provare a dare un'aria esotica a questo villaggio di pescatori dove le famiglie di Tokyo vengono (venivano) a godersi il sushi fuoriporta, 120 chilometri di strada per poi affacciarsi sul mare aperto. Choshi è su un promontorio che guarda la fetta di oceano sotto il quale si è sprigionata l'onda fatale. La forza del sisma è arrivata attenuata, ma non abbastanza: solo sei feriti, ma 2.081 sfollati, 159 abitazioni danneggiate, 11 strade a pezzi, 3 frane. Nella statistica non c'è la paura di Kazuhisa Ebata: "Ho sentito l'allarme dagli altoparlanti, ho avuto due minuti di tempo. Sono corso a casa, dove adesso sul tetto ho una voragine...". La sua barca, il gioiellino della sua pensione, è ormai inservibile, centinaia di metri da dove l'aveva lasciata.

La devastazione a Minamisanriku (Reuters)

La devastazione a Minamisanriku (Reuters)

I mattoni del lungomare sono strappati dal cemento, intatti, a mucchi. Teruo Aso indica su un palo della luce l'altezza raggiunta dall'acqua: "Tre metri almeno - dice al Corriere - e in profondità mezzo chilometro, anzi di più. Vede le palme?". Le palme striminzite, laggiù, hanno i tronchi sporchi di fango. Aso il pescatore ed Ebata il pensionato hanno visto il mare ritirarsi, prendere come la rincorsa, distendersi e ritirarsi. "In tutto sarà stata una mezz'ora". Uno tsunami minore rispetto all'apocalisse liquido di Sendai, alle 215 mila persone che hanno abbandonato le loro case nelle aree prossime all'epicentro, più altre 200 mila intorno alla centrale nucleare danneggiata di Fukushima. Ma è qui a Choshi - margine meridionale della devastazione, dove si osservano chiazze di tegole mancanti sui tetti e si incrociano detriti sulle strade - che lo tsunami si mostra per quello che è. Un confine mobile, che lascia asciutto e intatto qualcosa e, appena un passo oltre, invece divora e spiana ciò che incontra.

A Minamisanriku potrebbe averlo fatto in modo terribile, moltiplicando in un colpo solo le vittime della tragedia, se i 10 mila dispersi fossero davvero da considerare persi, per sempre. Ancora ieri il bilancio era incerto, forse sui 1.700 morti, ma l'annuncio a proposito della cittadina portuale dato dalla rete tv Nhk cambia le prospettive. Si tratta di quasi metà della popolazione, altri 7.500 erano stati evacuati e spostati in 25 punti di raccolta. Con i 10 mila, invece, la polizia e i soccorritori "non hanno avuto contatto". Il premier Naoto Kan appare in tv con il volto tirato. Indossa un giubbino celeste, come pure il suo capo di gabinetto, e se fa i conti con i costi che la natura infligge al Giappone non lo lascia capire (le zone colpite, inclusa Tokyo, producono quasi la metà del Pil nipponico). Dice piuttosto di vedere la sua gente "capace di affrontare e superare questo terremoto", il più violento del Giappone moderno e, almeno nella capitale, i fatti sembrano dargli ragione. Tokyo appare relativamente normale, ma è appena fuori che l'emergenza comincia a comandare. Le autostrade verso nord rimangono bloccate e solo alcune linee dell'area metropolitana hanno ripreso a funzionare. Circa 50 mila militari sono mobilitati e una cinquantina di Paesi hanno offerto aiuto e assistenza. Le strutture allestite per gli sfollati in cinque prefetture erano ieri sera già quasi 1.400. La compagnia elettrica Tepco ha avvertito che da oggi potrebbe sospendere la distribuzione di energia a rotazione, mentre brevi blackout si manifestano anche in zone non investite dal sisma.

Il dopo tsunami ha volti diversi. La frenesia dei soccorsi intorno a Sendai, dove il personale di un ospedale invaso dalle acque è stato portato in salvo dopo aver scritto un grande "S.O.S." sul tetto. La composta disperazione di chi si mette in fila per una tazza di vermicelli "ramen" su cui gli addetti della protezione civile versano una mestolata di acqua calda. La corsa a fare presto degli elicotteri e delle squadre mediche che frugano tra le macerie di un mondo messo sottosopra. E poi c'è il silenzio calato su pezzi di Giappone, con le comunicazioni fragili o impossibili, quartieri fantasma nelle città della costa. Anche Choshi ieri appariva come un paese senza voce. Strade spopolate. Serrande abbassate dei negozi, qualcuno con un cartello affisso a uso dei clienti, più spesso senza. Un barbiere al lavoro, ma solo lui. Anche la foce del fiume, con i pescherecci protetti e dunque scampati alle acque cattive, tace. Non è il sabato di un villaggio vivo. Camminando su ciò che resta del lungomare, Teruo Aso guarda il mare e fa un gesto con la mano: "Io non vado via".

Marco Del Corona

13 marzo 2011

 

 

 

DI FRONTE ALLA CATASTROFE DEL GIAPPONE

L'urlo universale della natura

e la coscienza (perduta) del pericolo

DI FRONTE ALLA CATASTROFE DEL GIAPPONE

L'urlo universale della natura

e la coscienza (perduta) del pericolo

In queste ore si ha talvolta l'impressione di assistere alla fine del mondo in diretta; le voragini, l'acqua e il fuoco in furore che in Giappone stanno distruggendo tante vite umane e i loro luoghi ci arrivano in casa. D'improvviso, dinanzi alla natura - da noi così dominata, sfruttata, intaccata - ci si sente come i lillipuziani davanti a Gulliver; ondate sbriciolano grandi edifici come giocattoli, automobili e treni interi spariscono come fuscelli, il cielo s'incendia. Ma cos'è questa cosiddetta natura, cui spesso gli uomini si contrappongono - ora con l'arroganza del dominatore, ora con l'angosciata umiltà del colpevole guastatore - come se non facessero anch'essi parte della natura, come se non fossero anch'essi natura, al pari degli animali, delle piante o delle onde? Le catastrofi naturali inducono spesso a pensose e forse inconsciamente compiaciute geremiadi sulla punita superbia dell'uomo che pretende di dominare la natura, sulla tecnica che devasta la vita. Ogni disastro è buono per criticare ogni fiducia nella tecnica e nel progresso. L'apocalisse - immaginata, nella tradizione, ora per fuoco ora per acqua adesso confusi nella distruzione provocata dal terremoto - incute, a chi la guarda come noi in diretta ma da lontano e al sicuro o almeno pensando di essere al sicuro, un brivido di spavento. Come accade spesso con lo spavento, a questo si mescolano un'ambigua attrazione e un compunto monito sulla debolezza dell'uomo e la sua mancanza di umiltà nei confronti della natura.

Tutto ciò si intensifica dinanzi a sciagure più direttamente dovute a responsabilità umane, a differenza dal carattere più decisamente "naturale" del terremoto e dello tsunami che infuriano in Giappone e che non sembra possano esser messi in conto all'insensatezza o alla disonestà umana, come invece ad esempio nel caso degli effetti scatenati dalle deforestazioni o dall'infame edilizia che, in molti casi - non sembra questo essere il caso del Giappone ora colpito - non si preoccupa, per incompetenza o avidità truffaldina, delle misure antisismiche.

L'orgoglio dell'uomo che con la sua tecnica soggioga la natura o l'invettiva contro questo orgoglio partono da un abbaglio: dalla contrapposizione fra l'uomo e la natura e dalla contrapposizione, altrettanto fallace, fra naturale e artificiale. Come dice un grande inno alla natura scritto da Goethe - o trascritto da un suo seguace - tutto è natura, anche ciò che ai nostri occhi sembra negarla ed è invece una sua messinscena. C'è il mito di una natura pura e incorrotta, in quanto vergine di ogni intervento umano che la corromperebbe. Ma nemmeno il più schietto e sano vino esiste in natura senza l'agire di chi coltiva la vite e vendemmia l'uva. Anche i nidi degli uccelli non esistono senza l'attività di questi ultimi che li costruisce. Chi, come Goethe, ha il senso profondo dell'appartenenza della specie umana, come le altre specie, alla natura, sa che l'impulso dell'uomo a costruirsi una tenda o una casa non è meno naturale di quello che spinge i castori a costruire le loro dighe che si oppongono all'impeto, altrettanto naturale, delle acque.

L'uomo non sta devastando "la natura", ma sta spesso compiendo un altro peccato, più autodistruttivo che distruttivo: sta minacciando non la natura, ma se stesso, la propria specie. I funghi velenosi non sono meno naturali di quelli mangerecci; le distese gelate di Plutone non sono meno naturali dei colli toscani in fiore; i gas che escono dai tubi di scappamento delle automobili non sono meno naturali del profumo dei fiori, perché sono composti di elementi chimici che fanno parte della natura, del Creato. Più semplicemente, funghi velenosi, pianeti gelidi e gas tossici sono letali per la nostra specie, di cui alla "natura" probabilmente non importa più che degli estinti dinosauri, ma che per noi invece conta. Tutto, comunque, appartiene alla natura delle cose, De rerum Natura.

La cosiddetta tecnica non va quindi demonizzata come un peccato contro natura; è la sua dismisura, il suo abuso spesso dissennato e imbecille che vanno denunciati; non con toni di untuosa o apocalittica condanna della miseria dell'uomo, ma con la chiarezza della ragione, che non ha da inchinarsi alla natura - della quale e della cui evoluzione fa parte - bensì rendersi conto dei propri limiti, perseguire il progresso senza illudersi con tracotanza che esso sia illimitato ma misurandosi con tutti i problemi e i guasti che pure esso crea, e cercare di capire, volta per volta, quando sia necessario proseguire e quando sia necessario fermarsi o magari far qualche passo indietro, posto che ciò sia possibile. È questa avvertenza di un possibile pericolo che ci manca; anche vedendo le immagini della tragedia giapponese restiamo tranquilli, stupidamente convinti che mai qualcosa di simile ci possa accadere, qualsiasi madornale errore possiamo commettere. Allo stesso modo, quando muore qualcuno, di cancro o di infarto, siamo sotto sotto persuasi che ciò non ci accadrà mai. Questa protettiva incoscienza del pericolo caratterizza non solo gli individui, ma anche le civiltà, le culture, le società, certe di essere immortali. Pure le civiltà hanno le loro endorfine, le droghe che le proteggono dall'ansia di sapere di dovere, un giorno o l'altro, morire.

Non so - e non ho alcuna competenza per poterlo sapere o capire - se il pericolo rappresentato dalla rottura del circuito di raffreddamento del reattore nucleare giapponese e dall'esplosione radioattiva sia la prova dello sbaglio di costruire centrali nucleari in genere o se invece indichi, come credo - ma senza alcuna certezza, data la mia ignoranza in materia - il pericolo sempre presente in ogni attività umana. Nel suo articolo, così vigoroso e convincente, apparso sul Corriere di ieri, Massimo Gaggi ha messo in evidenza la razionale e ferrea volontà dimostrata dal Giappone nel perseguimento della crescita, senza "sfide alla sorte", nella consapevolezza dei rischi e nella fattiva preparazione ad affrontarli. In generale, l'atteggiamento e il comportamento dei giapponesi in questa circostanza danno una grande prova del coraggio, della fermezza e della calma con cui l'uomo sa talora far fronte al disastro.

Questa dignità e questa forza morale non hanno nulla a che vedere con la superbia prometeica di chi pensa, con allegra incoscienza, di poter sfidare impunemente l'equilibrio necessario alla sua specie, ritenendo che quella forma della natura che chiamiamo tecnica possa sganciarsi dall'antica madre ossia dalla totalità che l'ha generata e la comprende, come un ramo che pretendesse di rinnegare l'albero in cui e da cui è cresciuto e andarsene per conto proprio. Se tante reazioni antitecnologiche - pure certi toni del pathos antinucleare - appaiono irrazionali, ancor più giulivamente e autolesivamente irrazionale è la sicumera con la quale, in nome di un progresso che così cessa di esser tale e di una supponenza scientista convinta che la scienza sia Dio, si distruggono foreste, si sperperano energie, si esauriscono risorse senza pensare a come la Terra potrà nutrire un numero sempre più insostenibile di affamati e a come si potrà vivere in una Terra sempre più diversa da quella cui è abituata la nostra specie.

C'è, nella specie umana, una presunzione di eternità che la rende irresponsabilmente scialacquatrice della vita e che va incontro con presunzione a una possibile trasformazione di se stessa. Studiosi seri parlano di un nostro prossimo futuro da cyborg, di uomini quali ibridi di corpi umani e integrazioni tecnologiche; è teoricamente possibile un mondo di sole donne, capaci di riprodursi senza intervento dell'uomo; l'ingegneria genetica promette - o minaccia - esseri umani radicalmente diversi da noi, tanto da essere difficilmente definibili "noi".

Forse è in atto una radicale trasformazione della nostra specie, destinata a mutare il nostro modo di essere e di sentire; in un mondo in cui nascessero solo donne da donne, sarebbe ad esempio difficile capire Ettore che gioca con Astianatte sperando che suo figlio diventi più grande di lui o la passione di Paolo e Francesca, cose senza le quali non saremmo quello che siamo.

Certo, le specie si sono sempre trasformate e continuano a farlo. Ma, a differenza dal processo che ha portato dagli organismi unicellulari (o dai frammenti del Big Bang) a Marilyn Monroe, la trasformazione della nostra specie avverrebbe in tempi brevissimi anziché in miliardi di anni, in tempi forse insostenibili per chi dovesse viverli.

Questa eventuale trasformazione - irrazionalmente vagheggiata o temuta - ci addolorerebbe più della nostra morte individuale, perché ci conforta credere che dopo di noi ci saranno bambini come i nostri figli, donne e uomini amabili come le persone che abbiamo amato. La forza, la calma, la dignità con cui oggi quei giapponesi affrontano la gravissima catastrofe dimostrano che l'uomo classico, come lo conosciamo da millenni, non è ancora superato - come proclamava Nietzsche, sperandolo e insieme temendolo - ma è ancora degnamente al suo posto.

Claudio Magris

13 marzo 2011

 

 

Le squadre

La battaglia dei superpompieri

con l'incubo di Chernobyl

Gli unici che possono avvicinarsi e lavorare nei pressi del reattore numero uno di Fukushima

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Gli unici che possono avvicinarsi e lavorare nei pressi del reattore numero uno di Fukushima

(Reuters)

(Reuters)

L'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese li chiama "superpompieri". Sono gli unici che possono avvicinarsi e lavorare nei pressi del reattore numero uno di Fukushima. Tute, protezioni di sicurezza, segnalatori di radiazioni e, soprattutto, rapidi cambi di turno ed esposizioni ridotte al minimo. Il loro compito è tutto sommato semplice: raffreddare la struttura, a ogni costo, per evitare guai peggiori. Ma se si superano i 100 millisievert - più o meno come esporsi a 100 radiografie - i danni da radiazione possono farsi seri. Se si va oltre i 6 mila millisievert, assorbiti in una sola settimana, la sopravvivenza è praticamente impossibile. Insomma, per i superpompieri giapponesi la faccenda suona assai delicata.

Non è possibile, per ora, sapere a che livello di radiazione si sia arrivati a Fukushima. Le autorità rassicurano: dicono che vicino al reattore si è rilevata la presenza di Cesio 137 e Iodio 131, ma che i livelli sono in diminuzione. Se così fosse, la situazione sarebbe simile a ciò che accadde a Three Mile Island il 28 marzo del 1979 (dodici giorni prima sul grande schermo era apparso Sindrome Cinese con Jane Fonda, Jack Lemmon e Michael Douglas). Se la realtà si presentasse diversa, e peggiore, ci si avvicinerebbe piuttosto al disastro di Chernobyl di sette anni dopo. Lì i superpompieri erano "semplici" vigili del fuoco dell'allora Unione Sovietica, provenienti dalla vicina città di Pripyat, e lo scenario che si trovarono davanti era a dir poco apocalittico.

L'Europa occidentale avrebbe saputo solo due giorni dopo che all'una e ventitre minuti, nell'impianto di Chernobyl, erano avvenute due esplosioni. La prima di vapore, causata da un test errato, che distrusse il nocciolo e sollevò il coperchio di acciaio della centrale, del peso di duemila tonnellate, facendolo ricadere di fianco dentro l'edificio. E poi una seconda, due o tre secondi dopo, per la reazione dell'idrogeno con l'aria. Entrambe causarono una pioggia di combustibile radioattivo, di parti del nocciolo e della struttura, e di grafite incendiata. Già dalle prime ore del mattino circa 250 pompieri "semplici" accorsero, e i primi fuochi furono domati. Ma poi si infiammò la grafite dei moderatori, il materiale che serve per controllare la reazione. Un incubo: gli incendi da grafite durarono 9 giorni, durante i quali circa 1.800 voli di elicottero, in mezzo alle colonne di fumo che trasportavano in alto gli elementi radioattivi, scaricarono sul reattore cinquemila tonnellate di materiali vari: boro, piombo, dolomite, sabbia, fosfati, polimeri liquidi.

Tutti i pompieri "semplici" esposti per ore a radiazioni superiori di migliaia di volte alla dose "normale" di un anno morirono pochi giorni dopo. Poi arrivarono, nel corso degli anni successivi, circa 600 mila volontari per le operazioni di bonifica. Li hanno chiamati "i liquidatori", e una contabilità precisa sulle loro condizioni di salute non è forse neppure più possibile. A Fukushima, ripensando a quel tragico passato, i superpompieri giapponesi restano pur sempre degli eroi.

Stefano Agnoli

13 marzo 2011

 

 

 

2011-03-12

Radiazioni a livelli mai raggiunti. Danneggiato anche un secondo sito nucleare

Esplosione alla centrale nucleare

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La centrale nucleare di Fukushima (Reuters)

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MILANO - Un'esplosione si è verificata nella centrale nucleare Fukushima N°1, a 250 km da Tokyo, la stessa all'esterno della quale già venerdì era stata registrata attività radioattiva superiore ai limiti, tanto da indurre il governo a decretare l'obbligo di evacuazione per un raggio di dieci chilometri. Si parla di non meno di 45 mila persone costrette a lasciare le proprie abitazioni per motivi di sicurezza. Nel pomeriggio di sabato, vista la gravità della situazione, il governo ha esteso a 20 km l'area da sgomberare per motivi di sicurezza. La televisione Nhk ha mostrato una nuvola di fumo bianco sopra la centrale. L'esplosione è stata molto più potente delle stime iniziali, al punto che si sarebbe polverizzata la gabbia di esterna di contenimento di uno dei reattori. Il tetto e parte delle mura dell'edificio sono crollate e alcuni operai sarebbero rimasti feriti. Le notizie giungono frammentarie perché anche i giornalisti hanno difficoltà a raggiungere la zona. L'inviato di SkyTg24 ha svelato anche un episodio emblematico di quanto sta accadendo e del tentativo delle autorità di contenere eventuale panico: un giornalista della tv di Stato avrebbe parlato di un fuggi fuggi da parte degli addetti della centrale e subito dopo si sarebbe sentita una voce fuori campo dire chiaramente: "Questa è una notizia che non andava letta".

APPELLI ALLA POPOLAZIONE - Le autorità hanno misurato il livello di radiazione all'entrata dell'impianto di Fukushima-Daiichi alle 15,29 ora giapponese e hanno ammesso che se la gente fosse esposta a questo livello di radiazioni per un'ora riceverebbe la stessa quantità di radiazioni che si assume normalmente in un anno. A quanti abitano nell'area più vicina all'impianto nucleare, quella parte che non è stata ancora evacuata, è stato chiesto di rimanere in casa e non aprire nè porte nè finestre. La tv ha anche consigliato gli abitanti della zona vicino alla centrale nucleare di proteggersi contro le radiazioni. Secondo gli esperti, è necessario coprirsi naso e bocca con asciugami bagnati e lavarsi le mani non appena rientrati in casa. La gente deve inoltre evitare verdure, altri cibi freschi e acqua del rubinetto, prima del via libera delle autorità.

GLI IMPIANTI DANNEGGIATI - In ogni caso, resta alto l'allerta sulle centrali nucleari messe alla prova dal sisma. Nella zona più direttamente colpita dal terremoto e dal successivo tsunami sono almeno una decina gli impianti in funzione. E almeno un paio di essi sono stati seriamente danneggiati. Oltre alle vicende che riguardano la centrale di Fukushima N1, (la Fukushima-Daiichi), problemi di raffreddamento si sono verificati anche in una seconda centrale nucleare, quella di Fukushima-Daini, la N.2. A comunicarlo all'agenzia stampa Kyodo è stata la Tokyo Electric Power Company, citata dalla Bbc. A non funzionare è in questo caso il sistema di raffreddamento di tre reattori. L'impianto in questione si trova a una distanza di 11 km dal primo, ancora sotto osservazione. Nella centrale Fukushima N.1, infatti, sono stati rilevati livelli di radioattività 1000 volte più alti della norma, all'interno della sala di controllo. Nell'area esterna si sono registrati, invece, livelli 8 volte superiori alla soglia critica. Si tratta comunque di valori che, stando a quanto affermato dalla tv pubblica nipponica, non costituirebbero pericolo per la salute pubblica.

BLACKOUT A TOKYO - La stessa Tokyo Electric Power (Tepco) ha poi lanciato in mattinata l'allarme sul rischio di un black out elettrico nella capitale e nei suoi dintorni, a causa dei danni provocati alle centrali che alimentano la regione. La società ha invitato i cittadini a ridurre il consumo di corrente elettrica, aggiungendo che la domanda potrebbe eccedere le sue capacità a fine giornata. Tepco ha chiesto aiuto alle altre società che alimentano il resto del Paese, stando a quanto riferito dall'agenzia Kyodo. L'azienda risente proprio dei problemi registrati nelle due centrali nucleari della prefettura di Fukushima.

Redazione Online

12 marzo 2011

 

 

Gli Usa inviano liquido di raffreddamento

Giappone: allarme centrali nucleari

Aumento di radioattività nell'edificio che ospita le turbine del primo reattore della centrale di Fukushima

Gli Usa inviano liquido di raffreddamento

Giappone: allarme centrali nucleari

Aumento di radioattività nell'edificio che ospita le turbine del primo reattore della centrale di Fukushima

MILANO - È aumentato il livello di radiazione all'interno dell'edificio che ospita la turbina dell'impianto nucleare di Fukushima 1, danneggiata nel terremoto. Lo riporta l'agenzia Kyodo. Gli Stati Uniti hanno inviato in Giappone liquido di raffreddamento. Lo ha reso noto segretario di Stato Usa Hillary Clinton.

ALLARME - In precedenza, il capo di gabinetto del governo giapponese, Yukio Edano, aveva detto che la situazione nella centrale nucleare di Fukushima 1 era sotto controllo. L'ente che gestisce la centrale aveva spiegato che le acque di raffreddamento del reattore si erano abbassate a un livello inquietante, ma un camion equipaggiato con materiale adatto a ristabilire la situazione aveva rapidamente raggiunto la centrale, aveva diffuso l'agenzia Jiji. Le autorità giapponesi hanno comunque emesso un ordine di sgombero per 6 mila abitanti entro un raggio di 3 km dalla centrale e sono state messe in stato di allerta le truppe anti-contaminazione. Un incendio è stato domato presso la turbina della centrale di Onagawa. In tutto sono stati undici i reattori atomici che si sono arrestati automaticamente dopo l'arrivo delle prime scosse.

WWF - Il Wwf è "molto preoccupato" per le notizie che arrivano dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) dell'innalzamento del livello di allerta per la centrale nucleare di Fukushima. Il Wwf in una nota "si augura che non ci siano danni e che il Giappone non debba di nuovo confrontarsi con un ulteriore, drammatico problema provocato dal nucleare" e chiede "che venga garantita la massima trasparenza, tempestività e accuratezza dell'informazione".

Redazione online

11 marzo 2011

 

 

2011-03-10

la replica del governo alle critiche delle banche estere e delle aziende di settore

Berlusconi: "Presto nuovi incentivi

per il settore delle energie rinnovabili"

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Silvio Berlusconi (Fotogramma)

Silvio Berlusconi (Fotogramma)

MILANO - Il governo corre ai ripari sul nuovo decreto sulle energie rinnovabili. Dopo che l'Aibe (l'associazione delle banche estere in Italia) aveva scritto a Palazzo Chigi, lamentando l'incertezza del diritto che si era venuta a creare sulla materia e paventando il rischio di inaffidabilità del legislatore italiano che porterebbe le banche estere a non investire più nel nostro Paese il governo reagisce. "Gli incentivi alle energie rinnovabili devono adeguarsi all'andamento degli altri Paesi europei. Il "boom" del settore fotovoltaico determina sulle bollette dei cittadini un aggravio che era necessario calmierare". Lo afferma il presidente del Consiglio in una nota in cui sottolinea che "chi lavora in questo settore" non deve "nutrire timori ingiustificati" perché "entro poche settimane il governo stabilirà il nuovo quadro di incentivi che consentirà alle aziende del settore la programmazione di investimenti per un mercato maturo di lungo periodo in vista degli obbiettivi europei per il 2020". Dopo aver sostenuto la necessità di "adeguare" gli incentivi ai livelli europei, il capo del governo ha tuttavia rassicurato gli operatori del settore: "Il progetto di diversificazione delle fonti di energia corrisponde a impegni internazionali precisi e guarda al futuro", ha sottolineato Berlusconi. Dunque, ha aggiunto, "coloro che hanno investito nella cosiddetta "green economy", come anche chi lavora in questo settore, non devono nutrire timori ingiustificati".

LA PREOCCUPAZIONE DELLE AZIENDE - Oltre a quella delle banche il decreto aveva provocato lo scontento anche di tutte le aziende del settore che in una nota spiegavano che "sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, così come attualmente formulato, bloccherà lo sviluppo del settore delle rinnovabili che producono energia elettrica, provocando un duro colpo all'economia nazionale già fortemente in crisi. Il provvedimento, infatti, sta già generando incertezza se non addirittura la paralisi del settore". Nel documento le Associazioni Anev, Aper, Assosolare, Assoenergie Future, Gifi, Ises Italia aggiungono che "il sistema bancario ha già annunciato la sospensione dei finanziamenti previsti e molte aziende si ritrovano improvvisamente con i loro investimenti a rischio, circostanza che coinvolge decine di migliaia di posti di lavoro e impedisce la creazione di nuove opportunità occupazionali (stime accreditate riportano che oggi in Italia un nuovo posto di lavoro su tre è nella green economy). Questo, proprio quando la Commissione europea presenta una roadmap che prevede di portare dal 20% al 25% la riduzione delle emissioni di gas serra nel 2020.

PRESTIGIACOMO: "SOPRA LE RIGHE" - "C'è stata una comunicazione sopra le righe rispetto a quella che è la reale discussione", è l'opinione del ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, sulla lettera che l'Aibe ha inviato al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. "È il solito classico atteggiamento che non ci piace. Vogliamo che il settore si sviluppi in modo sano, non vogliamo che vengano qui fondi a speculare".

PD: CAMBIARE IL DECRETO - Il Partito democratico ha scritto una lettera al presidente della Camera, Gianfranco Fini, per chiedere la calendarizzazione di una mozione presentata dal Pd per la modifica del decreto sulle energie rinnovabili. Lo riferisce il capogruppo dei democratici a Montecitorio, Dario Franceschini.

"MOBILITAZIONE" - "A tutta la Toscana, alle istituzioni, alle forze sociali, imprenditoriali, sindacali, di categoria rivolgo un appello per protestare contro il decreto del governo. Quel decreto è una catastrofe per un settore produttivo che dà lavoro solo in Toscana ad almeno 20 mila addetti". Lo ha detto il presidente della Regione Enrico Rossi. "Con un decreto che cancella misure approvate solo sette mesi fa, diamo l'idea di essere uno Stato inaffidabile".

LE AZIENDE - "Se non cambiano il testo, saremo costretti ad abbandonare l'Italia. Oltre 1.300 lavoratori perderanno il posto", ha aggiunto l'ingegner Ricci, direttore di Power One Italia, multinazionale americana con uno stabilimento a Terranova Bracciolini, in provincia di Arezzo. I dipendenti della Aecos, azienda sarda di Nuoro, hanno deciso di protestare contro il decreto legislativo sulle rinnovabili salendo sul tetto dei locali degli uffici. E sono circa 140 mila i posti di lavoro a rischio nel settore fotovoltaico se il decreto non venisse cambiato. "Sarebbe come chiudere la Fiat", chiosa il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, a margine della manifestazione Sos Rinnovabili che si è svolta giovedì a Roma al teatro Quirino con la partecipazione di circa 2 mila persone, oltre a quelle rimaste fuori.

RINNOVABILI - Ma sulle rinnovabili l'Italia è in linea con la roadmap europea del 26% di energie rinnovabili al 2020. È quanto è emerso giovedì a Milano alle Giornate della microgenerazione, durante le quali è stato presentato il Rapporto sulle nuove energie, realizzato da Updating ed e-gazette. Oggi il Paese è al 22%, il settore nel quale invece siamo nettamente in ritardo è quello della produzione di calore e dei biocarburanti, dicono i dati preliminari presentati. Il calore perché il solare termico sui tetti non è mai veramente decollato e perché si continua a bruciare gas al posto delle biomasse, e soprattutto non si utilizza il biogas da discariche e da allevamenti.

Redazione online

10 marzo 2011

 

 

2011-03-06

Il ministro dello Sviluppo Romani: nessun taglio. Confindustria: un buon equilibrio

Eolico e solare, incentivi più leggeri

Da giugno tetti diversi. Prestigiacomo: con le nuove regole più certezze e controlli

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(foto Salmoirago)

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ROMA - Sulle rinnovabili si procede ma con incentivi più articolati. Dopo giorni di discussione i ministeri dello Sviluppo economico, dell'Ambiente e dell'Agricoltura hanno trovato l'intesa sul provvedimento che il governo ha approvato. In sostanza non viene introdotto il tetto degli 8 mila megawatt, si dà una sforbiciata alle incentivazioni e si riduce dal 30 al 22% il taglio al prezzo di ritiro dei certificati verdi per gli anni 2011-2015. Ma per sapere come e di quanto saranno le nuove agevolazioni bisognerà aspettare la fine di aprile per un nuovo decreto che ridisegnerà il sistema dei bonus dal primo di giugno. Fino a tutto maggio gli impianti allacciati alla rete godranno delle vecchie tariffe. Stretta anche per il fotovoltaico sui terreni agricoli: saranno agevolati solo gli impianti fino a 1 megawatt, dovranno rispettare la distanza di 2 chilometri nel caso il proprietario sia lo stesso, e la copertura dei pannelli solari non potrà superare il 10% dell'intera superficie.

"Nessun taglio, nessuno stop, nessuno stop alle rinnovabili - ha commentato il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani - solo una razionalizzazione del sistema per fermare le speculazioni finanziarie che finiscono per pesare sulle bollette degli italiani". Per la collega all'Ambiente Stefania Prestigiacomo si tratta di una buona soluzione, "un punto di equilibrio che terrà conto dell'obiettivo europeo del 17% di rinnovabili al 2020, della progressiva riduzione dei costi dei materiali e dei livelli dei bonus adottati dagli altri Paesi".

L'opposizione è contraria. Per il segretario del Pd Pierluigi Bersani "la decisione del governo è un disastro che di fatto blocca il settore anche se è vero che c'è stata una marcia indietro". Molto positivo invece il commento di Confindustria che ha espresso "viva soddisfazione" per la posizione di "equilibrio" raggiunta dal governo "grazie al lavoro dei ministri Romano e Prestigiacomo". "Il provvedimento - si legge in una nota - pone le basi per uno sviluppo razionale della green economy italiana che avrà una ricaduta positiva sul costo dell'energia".

Rete imprese Italia ha invece giudicato "peggiorative" le modifiche adottate dal governo rispetto al testo "discusso in sede tecnica". Per il presidente Remo Guerrini "l'eliminazione del tetto degli 8mila megawatt non risolve il problema perché lo si sostituisce con la scadenza del conto energia prevista per il 30 maggio". L'Authority si è riserva di studiare bene il testo prima di giudicarlo.

Roberto Bagnoli

04 marzo 2011

 

 

2011-03-03

Prestigiacomo: "Il decreto dà stabilità e moralità". Pd: "Marcia indietro del governo"

Rinnovabili: da governo ok al decreto

Salta il tetto degli 8 mila MW fotovoltaici, successivo decreto a giugno con nuovi parametri e revisione quote

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Pannelli fotovoltaici sui tetti (Ansa)

Pannelli fotovoltaici sui tetti (Ansa)

MILANO - Il Consiglio dei ministri ha approvato giovedì il decreto legislativo che recepisce la direttiva europea in materia di incentivi alle energie rinnovabili. Tra le novità dell'ultima ora, la scomparsa del tetto degli 8 mila MW agli aiuti al fotovoltaico, inoltre l'attuale regime di incentivi al fotovoltaico resterà in vigore fino a fine maggio e un successivo decreto a giugno, di concerto tra il ministro dello Sviluppo economico e il ministro dell'Ambiente, dovrebbe prevedere nuovi parametri e una revisione delle quote delle varie fonti rinnovabili.

NORME - Sui terreni agricoli sarà possibile produrre al massimo 1 megawatt di energia fotovoltaica e utilizzare per gli impianti di produzione non più del 10% del terreno coltivabile e nel caso di terreni appartenenti al medesimo proprietario, gli impianti siano collocati a una distanza non inferiore a 2 chilometri. Questi limiti "non si applicano ai terreni abbandonati da almeno cinque anni". In particolare, nel prossimo decreto di giugno si terrà conto dei seguenti principi: "determinazione di un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le tariffe incentivanti; determinazione delle tariffe incentivanti tenuto conto della riduzione dei costi delle tecnologie e dei costi di impianto e degli incentivi applicati negli Stati membri dell'Unione europea; previsione di tariffe incentivanti e di quote differenziate sulla base della natura dell'area di sedime". Il governo ha anche ridefinito il prezzo a cui il Gse dovrà ritirare i certificati verdi che verranno dati alle produzioni 2011-15 in eccesso sulla quota d'obbligo. Il prezzo è stato elevato al 78% da una precedente bozza al 70%. I certificati verdi connessi con impianti di cogenerazione e teleriscaldamento per il 2011-15 saranno pagati dal Gse a un "prezzo medio di mercato registrato nel 2010".

CASE "VERDI" - Nell'articolo 9 del decreto approvato dal governo arriva l'obbligo entro il 2017 del 50% di energia "verde" per i consumi di acqua calda sanitaria, riscaldamento e raffrescamento per le abitazioni nuove o ristrutturate. Viene poi spiegato che gli impianti di produzione di energia termica "devono essere realizzati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della copertura del 50% dei consumi previsti per l'acqua calda sanitaria e delle seguenti percentuali della somma dei consumi previsti per l'acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento:

a) il 20% quando la richiesta è presentata dal 31 maggio 2012 al 31 dicembre 2013

b) il 35% quando la richiesta è presentata dal 1 gennaio 2014 al 31 dicembre 2016

c) il 50% quando la richiesta è rilasciato dal 1 gennaio 2017". Tali obblighi, spiega il testo, "non possono essere assolti tramite impianti da fonti rinnovabili che producano esclusivamente energia elettrica la quale alimenti, a sua volta, impianti per la produzione di acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento". Il mancato rispetto di tali obblighi, sottolinea il decreto, "comporta il diniego del rilascio del titolo edilizio".

COMMENTI - "Più certezza e stabilità a un settore che non deve diventare una bolla speculativa", ha commentato il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. "È stato avviato un meccanismo virtuoso che consente la moralizzazione del settore". Prestigiacomo ha parlato quindi di un "cambio di rotta" confermando l'eliminazione del tetto di 8 mila MW "che aveva agitato e preoccupato. A regime l'Italia dovrà produrre un quarto della sua energia da fonti rinnovabili, ma lo dovrà fare in maniera equilibrata". Per quanto riguarda bollette e costi delle rinnovabili "va fatta un'operazione verità fino in fondo". Il settore delle rinnovabili, ha proseguito il ministro, "è in crescita ma un regime di incentivi come quello attuale rischia di trasformarlo in un settore dove si possono verificare meccanismi speculativi". È un "grandissimo errore contrapporre nucleare e rinnovabili", ha concluso Prestigiacomo. "Siamo di fronte a un importante passo indietro rispetto al colpo mortale che il governo stava per sferrare alle fonti rinnovabili", ha detto Ermete Realacci, responsabile del settore del Pd. "È prioritario dare subito regole certe per far proseguire positivamente l'Italia nelle rinnovabili, eliminando abusi e sprechi". "Nel complesso, per quanto riguarda specificatamente l'agricoltura, esprimiamo un giudizio positivo", è l'opinione della Confederazione italiana agricoltori. "Per il settore agricolo gli elementi più rilevanti sono le nuove regole per lo sviluppo e il sostegno al biogas e al biometano; le nuove modalità per incentivare la crescita dell'energia termica prodotta dagli impianti alimentati a biomasse; i nuovi indirizzi per la crescita dei biocarburanti; i futuri limiti per gli impianti fotovoltaici che verranno realizzati nelle aree agricole".

ASSOCIAZIONI - Le associazioni Aper, Assosolare, Asso Energie Future, Ises, Grid Parity Project e Gifi, confermano tutta la propria preoccupazione sulle conseguenze che il decreto approvato dal governo avrebbe per il settore fotovoltaico. Stanno valutando se nel testo non vi siano elementi di incostituzionalità, in tal caso si appelleranno al presidente della Repubblica per non procedere alla firma.

Redazione online

03 marzo 2011

 

 

Il dossier

Pale eoliche e pannelli solari sui tetti,

la corsa (costosa) all'energia rinnovabile

Richieste per 130 mila megawatt, più di tutte le centrali costruite in cento anni

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ROMA - Il conto alla rovescia è cominciato già da qualche settimana, quando è stato chiaro che da un giorno all'altro, improvvisamente, poteva finire la pacchia. Quel giorno si stava pericolosamente avvicinando. Tremavano in migliaia. Tremavano le imprese che avevano costruito autentiche fortune. Tremavano le 20 mila persone che ruotano intorno a quel business. Tremavano perfino le banche, che avevano trovato nei finanziamenti alle fonti rinnovabili una lucrosa alternativa al credito tradizionale, azzannato dalla crisi.

È successo che lo scorso anno si è deciso di mettere un limite agli incentivi concessi per realizzare impianti fotovoltaici. Incentivi che, per dirla con l'Authority, sono fra i "più profittevoli al mondo". Un assaggio: mentre il costo medio dell'energia in Italia si aggira sui 60-70 euro al megawattora, chi produce elettricità con il fotovoltaico intasca ancora oggi fino a 402 euro. Vi chiederete: chi paga? Ovviamente gli utenti. Gli incentivi finiscono per gravare sulla bolletta. E sono così grandi da aver generato una ubriacatura generale, di cui fa le spese l'intero sistema. Basti pensare che negli ultimi quattro anni sono state presentate domande di impianti alternativi per 130 mila Megawatt, a fronte di una potenza elettrica installata, nel corso dell'ultimo secolo, di 105 mila Megawatt. Una quantità assurda, che la nostra rete non potrebbe mai sopportare. Ma nel frattempo gli investitori prenotano le connessioni, anche se poi non produrranno un chilowattora. Tanto non costa nulla. Per scoraggiare i buontemponi l'Autorità per l'energia aveva decretato l'obbligo di fideiussioni bancarie che sarebbero state escusse nel caso di mancata realizzazione degli impianti. Ma il Tar ha sospeso tutto: e ti pareva?

La corsa al pannello è stata così frenetica che quest'anno gli utenti dovranno pagare, fra maggiore costo della bolletta e quant'altro, una sovrattassa di 5,7 miliardi di euro per le energie alternative. Di cui soltanto 3 miliardi per il solo fotovoltaico. Nel solo 2009 se l'elettricità prodotta con fonti rinnovabili è salita del 13% e l'eolico è cresciuto del 35%, gli impianti solari hanno registrato un balzo clamoroso: +418%.

Ecco perché nel 2010 si è stabilito un tetto. Una volta raggiunta la soglia di 8 mila Megawatt di potenza installata, stop. Gli incentivi sarebbero finiti. Il fatto è che per raggiungere quel limite ci sarebbe stato tempo fino al 2020, ma l'accelerazione che si è registrata negli ultimi tempi, legata anche al fatto che gli incentivi decrescono man mano che passa il tempo, ha fatto bruciare le tappe. E sarebbe stata solo questione di mesi. Secondo l'autorità per l'energia sarebbero stati già installati, al 31 dicembre 2010, 6.500 Megawatt. Ma stime di Alessandro Clerici, presidente del gruppo di studio del World Energy Council su "Risorse energetiche e tecnologiche" dicono che dovremmo essere già a 7.400 Megawatt.

Per giunta avrebbe regnato l'incertezza più totale. Nei prossimi giorni dovrebbe essere pronto un nuovo decreto del governo per razionalizzare l'intera materia. E proprio lì c'è la soluzione al problema. Naturalmente al netto delle divergenze di opinioni che già si sono manifestate all'interno dell'esecutivo, perché un punto fermo sarebbe stato già acquisito: quel tetto di 8.000 megawatt non esiste più. Abbiamo scherzato. Per quel che ne sappiamo, inoltre, il provvedimento dovrebbe abolire il meccanismo dei certificati verdi, sistema con il quale sono incentivati anche gli impianti eolici. Di che cosa si tratta? Sono veri e propri titoli che si vendono e si comprano alla borsa elettrica. Mediamente valgono 80 euro a Megawattora, cui si aggiungono i soldi che il produttore incassa per l'energia messa in rete. Il decreto dovrebbe poi prevedere una barriera dimensionale degli impianti fotovoltaici (5 Megawatt), al di sopra della quale per accedere agli incentivi sarebbe necessaria una gara. Più o meno come in Francia. Piccolo particolare, sul livello dei futuri incentivi è buio totale. Quelli dovranno essere stabiliti con successivi decreti dai singoli ministeri: certo ne vedremo delle belle.

Normale, per un Paese dove si passa facilmente da un estremo all'altro. E può davvero accadere di tutto. Il cosiddetto provvedimento Cip 6 del 1992, per esempio. Dopo la vittoria dei Sì al referendum antinucleare del 1987 venne stabilito di incentivare la produzione di energie rinnovabili. Ma al dunque una manina probabilmente indirizzata dai petrolieri aggiunse due paroline "e assimilate" che stravolsero il principio, aprendo la porta dei ricchi incentivi perfino agli scarti inquinantissimi delle raffinerie. Risultato, soltanto dal 2001 al 2010 il Cip 6 è costato agli utenti 22,8 miliardi di euro, per almeno metà finiti a chi produceva con combustibili fossili. Si sperava che la pacchia finisse subito dopo che l'Unione Europea aveva fissato l'obiettivo secondo il quale entro il 2020 il 17% di tutti i consumi energetici dovrebbe essere soddisfatto con fonti rinnovabili. Ma c'erano i vecchi contratti in essere. E a questi si sono aggiunti i nuovi superincentivi necessari, si diceva, per centrare l'obiettivo continentale. Peccato che siano superiori in media anche dell'80% a quelli concessi dagli altri Paesi europei, come ha dimostrato sul Corriere Massimo Mucchetti.

Come risultato, l'Italia si è riempita in pochi anni di impianti fotovoltaici. E non soltanto sui tetti delle case, dove c'è circa metà della potenza installata. I pannelli hanno invaso pure il territorio. Del 295 Megawatt operativi in Puglia, 239 sono prodotti da 497 impianti collocati su 358 ettari di terreni agricoli. Per non parlare delle pale eoliche, diventate l'ossessione degli ambientalisti. Grazie a un sistema assurdo di incentivazione hanno finito per metterle anche dove tira una leggera brezza. Con la scusa poi delle carenze nella trasmissione, è stato previsto una specie di indennizzo di "mancata produzione" dovuta alla impossibilità di immettere l'elettricità nella rete.

Nel 2009 sono stati pagati ai produttori 12,5 milioni. La verità è che le reti sono frequentemente sature non solo per ragioni strutturali, ma anche a causa dell'offerta elevatissima. La dimostrazione sta nella somma enorme che il Gestore dei servizi energetici (la società pubblica a cui fa capo la Borsa elettrica) paga per acquistare i "certificati verdi" invenduti: 940 milioni nel 2010, forse 1,4 miliardi quest'anno.

Va da sé che con tutti questi soldi in ballo l'affare delle energie alternative ha attirato speculatori, faccendieri, e truffatori. Romani ha raccontato in una lettera al Corriere che a dicembre in Puglia un impianto aveva comunicato l'entrata in funzione di 8 Megawatt, ma quando i tecnici del ministero sono andati a fare una verifica, non hanno trovato che pannelli per 40 Kilowatt: 200 volte meno della potenza dichiarata. Per non parlare dell'offensiva delle organizzazioni criminali, dalla Sardegna alla Sicilia alla Puglia, partita dall'eolico e ora approdata all'energia solare. Durante una trasmissione di Radio 24 il magistrato della Procura antimafia Maurizio De Lucia ha azzardato il paragone con il sacco di Palermo. Un caso? Nella sola provincia di Siracusa la Finanza ha sequestrato impianti fotovoltaici mai entrati in funzione e ammessi a incentivi per 10 milioni di euro.

Sergio Rizzo

03 marzo 2011

 

 

I dati forniti al Senato dalle associazioni del settore

Fotovoltaico: quanto costa alle famiglie italiane? 1,70 euro al mese

Smentite le prime stime del Gse che facevano ipotizzare costi pesanti sulle bollette

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Il nuovo impianto solare nel parcheggio dell'Università della California a San Diego (Reuters)

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MILANO - "Il fotovoltaico è una grande opportunità economica e sociale per l'Italia: sarebbe grave se perdessimo il treno delle rinnovabili". È stato chiaro il presidente di Asso Energie Future, Massimo Sapienza, nella conferenza stampa al Senato del 15 febbraio in cui ha presentato assieme a Grid Parity Project, i dati del fotovoltaico italiano, ultimamente messi sotto accusa da più parti per gli alti costi degli incentivi che peserebbero sulle bollette dei cittadini italiani. A ogni famiglia italiana il fotovoltaico costerà in bolletta 1,70 euro al mese a partire dal 2011, secondo i dati forniti al Senato.

DATI - Raggiungendo l’obiettivo fissato per lo sviluppo del fotovoltaico, si taglieranno inoltre le emissioni nazionali di gas serra del 5% entro il 2020 portando l’Italia verso l’obiettivo fissato dal protocollo di Kyoto. I posti di lavoro creati dal fotovoltaico, oggi 15 mila, saliranno a un totale valutato tra 210 mila e 225 mila nei prossimi nove anni. E infine, entro il 2020 l’energia dal sole produrrà 110 miliardi di euro in termini di ricchezza generale, portando alle casse dell’erario circa 50 miliardi di euro nei prossimi 30 anni.

GSE - Il Gestore dei servizi elettrici (Gse) lo scorso mese ha reso noto che a fine 2010 risultavano installati 2.800 megawatt (3.200 con gli impianti entrati in esercizio a febbraio), ma esistevano domande di allaccio tali da far prevedere il raggiungimento di quota 7 mila MW a metà 2011. Una corsa all’installazione che il Gse considera legata agli incentivi per gli impianti fotovoltaici che entreranno in esercizio entro giugno 2011 purché abbiano comunicato la fine dei lavori entro il 31 dicembre 2010. "I nostri dati, confortati dalle ricerche di Credit Suisse, Morgan Stanley e Jefferies & Company, indicano però una situazione sensibilmente diversa", hanno detto le due associazioni.

PREVISIONI GONFIATE - Secondo le valutazioni di Asso Energie Future e Grid Parity Project a metà 2011 si arriverebbe invece a 4.700 MW installati, non a 7 mila. Per raggiungere la quota prevista dal Gse bisognerebbe supporre che quasi tutte le richieste già presentate si trasformino in impianti operativi entro il 30 giugno. "Una parte delle richieste è stata avanzata da chi non aveva il diritto", spiegano i presidenti di Asso Energie Future e Grid Parity Project. "Sono state fatte dichiarazioni false o esagerate da alcuni furbi. Negli ultimi giorni c'è stato un vero caos: per esempio ci sono domande che sono state registrate più volte. Anche il Gse sta rivedendo le stime, ma intanto il danno è fatto".

OBIETTIVO SOTTOVALUTATO - Per gli operatori del settore l’obiettivo fissato dal governo per il fotovoltaico (8 mila MW al 2020) è molto modesto se paragonato alla Germania che si è data come target 52 mila MW e ne ha installati a oggi 18 mila. "Una manovra squilibrata potrebbe bloccare il mercato, scoraggiando gli investitori e mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro", dice Sapienza, che chiede di rivedere in più punti il decreto legislativo sulle rinnovabili che si sta esaminando in Senato.

RICCHEZZA DISTRIBUITA - Lo sviluppo del solare è in mano alle famiglie e non alla grande industria, dicono le associazioni. Non è quindi vera l’accusa secondo la quale la spinta per far avanzare il fotovoltaico viene soprattutto da grandi industrie e multinazionali. I pannelli "privati" sono circa il 34% con 1.566 MW stimati su un totale di 4.700. Gli operatori finanziari e industriali pesano per il 28% del totale, con 1.316 megawatt. "Incentivare il solare significa sviluppare la produzione di energia diffusa", commentano i promotori dell’iniziativa.

Redazione online

17 febbraio 2011(ultima modifica: 22 febbraio 2011)

 

 

2011-03-01

Martedì all'esame del governo. Proteste di associazioni di settore e ambientalisti

Il decreto taglia incentivi metterà

in ginocchio l'energia solare

Legambiente: "Si vogliono bloccare le rinnovabili per favorire il nucleare". A rischio migliaia di posti di lavoro

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Legambiente: "Si vogliono bloccare le rinnovabili per favorire il nucleare". A rischio migliaia di posti di lavoro

(Epa)

(Epa)

MILANO - Il provvedimento sulle energie rinnovabili, all'esame martedì al Consiglio dei ministri, minaccia di bloccare lo sviluppo dell'energia fotovoltaica in Italia mettendo a rischio anche migliaia di posti di lavoro. Lunedì in una conferenza stampa tenuta a Roma sul marciapiede di fronte al ministero dello Sviluppo Economico, le associazioni ambientaliste (tra cui Legambiente, Wwf Italia, Greenpeace) e i Verdi, insieme con il mondo delle aziende e dei produttori (Assosolare, Aper, Asso Energie Future) hanno denunciato il blocco degli incentivi una volta che saranno raggiunti gli 8 mila megawatt (MW) totali di potenza installata previsti per il 2020. Una soglia - spiegano i promotori - alla quale saremo vicini già questa estate (7 mila MW), in base alle stime fornite dal Gestore dei servizi energetici (Gse).

COSTI E LIMITI - Nelle scorse settimane operatori del settore avevano già contestato le notizie diffuse che le bollette elettriche degli italiani sarebbero gravate dagli alti costi degli incentivi per il fotovoltaico, riducendo a 1,70 euro al mese i costi aggiuntivi. Gli operatori contestano soprattuto il tetto di 8 mila MW fotovoltaici previsti nel 2020, quando una nazione come la Germania, con una quantita di radiazione solare di gran lunga inferiore all'Italia, per la stessa data ha posto come obiettivo ben 52 mila megwatt, cioè un limite di quasi 7 volte superiore. "Il tetto incentivabile massimo di 8 mila megawatt totali per il fotovoltaico trasmette l'idea che le rinnovabili siano una malattia da limitare più che un'opportunità da sfruttare al meglio", dice Massimo Sapienza, presidente di Asso Energie Future. "Chi vuole eliminare una a una tutte le rinnovabili, prima l'eolico e poi il fotovoltaico? Che destino attende un Paese che distrugge sistematicamente le proprie opportunità di sviluppo?", aggiunge Sapienza. Il presidente di Assosolare Gianni Chianetta mette l'accento sulle conseguenze per uno dei pochi settori in crescita in Italia: "Se il decreto fosse approvato in questi termini segnerebbe la fine del fotovoltaico. Ci auguriamo che il governo abbia modo di rivedere la sua posizione, anche per non compromettere uno dei pochi settori in controtendenza nell'economia italiana e migliaia di posti di lavoro".

NUCLEARE FAVORITO - Più decisa nelle accuse Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente: "Il governo vuole bloccare l'eolico, il solare e le biomasse per dare spazio al nucleare. Dopo due mesi di audizioni e confronti in Parlamento, con l'approvazione di risoluzioni da parte di Camera e Senato che proponevano correttivi al primo testo presentato dal governo, perché approvare un testo che non tiene in alcun conto queste proposte?", si chiede Muroni. "Speriamo che il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo intervenga e faccia valere le ragioni dell'ambiente".

Redazione online

28 febbraio 2011

 

 

2011-02-15

Per inquinamento ambientale dell'Amazzonia

Ecuador: 9 miliardi di dollari

di multa alla Chevron

In realtà i danni sono stati provocati dalla Texaco, poi acquistata dalla società petrolifera americana

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Un pozzo nella zona di Lago Agrio, in Ecuador

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MILANO - Oltre nove miliardi di dollari di risarcimento per aver trasformato una parte dell'Amazzonia ecuadoriana nella zona industriale "più contaminata del mondo". È una sentenza storica quella pronunciata lunedì dal giudice di Lago Agrio, Nicolas Zambrano, che ha condannato la Chevron a pagare una delle multe più salate della storia. La corte ha stabilito che la multinazionale americana per quasi 30 anni ha inquinato irreparabilmente il territorio ecuadoriano provocando gravi danni alla salute della popolazione locale.

RISARCIMENTO - La causa, iniziata nel 1993, era stata promossa dalle comunità indigene contro l'allora società petrolifera Texaco, poi assorbita dalla Chevron. L'accusa inizialmente aveva chiesto il pagamento di 27 miliardi di dollari (come riportato da un reportage di Ettore Mo sul Corriere della Sera) e in una documentazione di oltre 200 mila pagine erano state raccolte innumerevoli testimonianze e prove che dimostravano come nel corso degli anni lo sversamento di miliardi di litri di scarti in corsi d'acqua e fiumi locali da parte della multinazionale abbiano provocato gravissimi danni all'ambiente e un aumento esponenziale di malattie mortali come la leucemia e il cancro tra le popolazioni indigene. Nella sentenza di 188 pagine, il giudice Zambrano ha accolto le accuse delle popolazioni locali e ha stabilito che i danni provocati dalla multinazionale ammontano a 8,6 miliardi di dollari. A questi bisogna aggiungere circa un miliardo di dollari che la Chevron dovrà pagare alla Amazon Defense Coalition, l'associazione che raggruppa i querelanti. Inoltre, se Chevron non si scuserà pubblicamente entro 15 giorni tramite annunci sui giornali americani ed ecuadoriani, la sentenza prevede il raddoppio della multa.

COMMENTI - "Quella contro la Chevron", ha dichiarato al New York Times David M. Uhlmann, esperto di diritto ambientale dell'Università del Michigan, è una delle più importanti sentenze mai comminate nella storia per la contaminazione ambientale. È sicuramente inferiore ai 20 miliardi di dollari che la Bp ha accettato di pagare per risarcire le vittime della marea nera nel Golfo del Messico, ma è comunque una decisione storica". D'accordo sono i membri dell'Amazon Defense Coaliton che confermano: "È la prima volta che un popolo indigeno fa causa a una multinazionale nel Paese in cui i crimini sono stati commessi e ottiene giustizia". Pablo Fajardo, il coraggioso avvocato trentottenne che ha difeso i diritti degli oltre 30 mila cittadini indigeni, parla di "trionfo della giustizia", ma afferma che i danni provocati dalla società petrolifera sono ben maggiori: "Abbiamo intenzione di presentare ricorso perché riteniamo che il risarcimento non sia sufficiente. Secondo un rapporto recentemente presentato in tribunale i danni potrebbero ammontare a 113 miliardi di dollari".

APPELLO - Quello che è certo è che l'ammontare del risarcimento supera anche i 5 miliardi di dollari che la ExxonMobil, la più grande società petrolifera del mondo, fu inizialmente condannata a pagare per il disastro petrolifero in Alaska del 1989. Da parte sua la Chevron, attraverso il portavoce Kent Robertson, definisce la sentenza "illegittima e inapplicabile" e afferma che ricorrerà in appello: "Questo giudizio è il prodotto di una frode", dichiara Robertson. "Dall'inizio è stato ideato un piano che avevo lo scopo di gonfiare la stima dei danni per portare i giudici corrotti a comminare una pena di poco più bassa". Rafael Correa, presidente socialista dell'Ecuador dal 2007, afferma che nessun risarcimento restituirà la salute ai suoi concittadini e l’ecosistema dell’Amazzonia: "La società petrolifera", spiega Correa, "ha commesso un crimine contro l'umanità. Villaggi interi sono stati sterminati a causa dell'inquinamento".

Francesco Tortora

15 febbraio 2011

 

 

2011-02-10

LE DECISIONI: ancora attesa prima di introdurre le targhe alterne

Emergenza smog: da lunedì a 70 km\h

su tangenziali e provinciali

Le altre misure contro le polveri sottili: temperatura

al di sotto dei 20 gradi in tutti gli edifici pubblici

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su tangenziali e provinciali

Le altre misure contro le polveri sottili: temperatura

al di sotto dei 20 gradi in tutti gli edifici pubblici

Limite sulle tangenziali e provinciali (Photoviews)

Limite sulle tangenziali e provinciali (Photoviews)

MILANO - Nessun blocco del traffico per la prossima domenica: per fronteggiare l'emergenza smog, Milano e provincia introducono invece il limite di velocità a 70 chilometri orari su tangenziali e provinciali. È questa una delle decisioni (vai alla scheda) prese durante il Tavolo sulla qualità dell'aria convocato a Palazzo Isimbardi dal presidente della Provincia di Milano Guido Podestà. Il provvedimento entrerà in vigore probabilmente da lunedì prossimo: "Giusto il tempo - ha detto il presidente della provincia Guido Podestà - di diffondere la giusta informazione ai cittadini. Spero capiscano che è per la salute, un obiettivo comune non solo condivisibile ma necessario".

LA TEMPERATURA - Stessa tempistica dovrebbe interessare la seconda misura adottata dal tavolo dei sindaci che imporrà una temperatura al di sotto dei 20 gradi in tutti gli edifici pubblici. Per quanto riguarda, invece, l'ipotesi di introdurre le targhe alterne, i primi cittadini dei Comuni milanesi hanno optato per una attesa di due settimane per "saggiare" gli effetti del provvedimento sulla città di Brescia che l'ha già introdotto.

IL TAVOLO DEI SINDACI - Al vertice hanno partecipato l'assessore provinciale ai Trasporti e alle infrastrutture Giovanni De Nicola e l'assessore regionale all'Ambiente Marcello Raimondi, insieme con un'ottantina di primi cittadini dei Comuni dell'hinterland milanese. In rappresentanza del Comune di Milano il vicesindaco Riccardo De Corato. Al Tavolo erano seduti anche il presidente dell'Arpa Enzo Lucchini, il presidente del Codacons Marco Maria Donzelli e il responsabile Ambiente dell'Unione del Commercio, Turismo, Servizi e Professioni, Simonpaolo Buongiardino. Al Tavolo, che l'assemblea ha stabilito di considerare permanente e allargato pure ai temi dell'acqua, dei trasporti pubblici e dello smaltimento dei rifiuti, la Provincia di Milano ha presentato una serie di proposte finalizzate a circoscrivere il fenomeno delle alte concentrazioni di Pm10 e di altri inquinanti.

Redazione online

09 febbraio 2011(ultima modifica: 10 febbraio 2011)

 

 

2011-02-09

Alla Mobility Conference dedicata all'energia

Energia, Formigoni: "Sì al nucleare,

ma non in Lombardia"

"Siamo favorevoli alle centrali in Italia". "Entro tre anni, Milano la città più teleriscaldata del Paese"

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Il presidente della Regione alla Mobility Conference (Ansa)

Il presidente della Regione alla Mobility Conference (Ansa)

MILANO - Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni conferma il proprio favore nei confronti dell'energia nucleare. E sottolinea che in Lombardia non sono stati individuati siti adeguati. "In Italia ci possono essere quattro-cinque centrali, come il governo ha saggiamente deciso. Sul nucleare la nostra posizione è nota: riteniamo che il paese si debba dotare di centrali nucleari e quando il governo italiano sarà pronto discuteremo con le Regioni per l'individuazione dei migliori siti", ha dichiarato Formigoni in occasione del convegno "Politiche e azioni per dare energia al Paese", organizzato nell'ambito della nona edizione di Mobility Conference da Assolombarda e dalla Camera di Commercio a Milano, alla presenza del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. "Dalle informazioni che ho - ha aggiunto Formigoni - non pare al momento che in Lombardia ci siano siti adeguati".

LE PRIORITÀ - Il governatore ha poi illustrato agli imprenditori presenti gli impegni di Regione Lombardia in tema di energia, per i prossimi tre anni: "Rinnovo del parco delle centrali con un'attenzione particolare alle energie rinnovabili, superamento del tabù antinuclearista in Italia e forte impegno per fare di Milano, entro i prossimi 3 anni, la città più teleriscaldata d'Italia". Sono queste le priorità, ha spiegato Formigoni: "Impegni non privi di budget. Il tema della green economy - ha aggiunto - è un punto di forza nel nostro programma e soprattutto una sfida coraggiosa, che implica l'investimento di ingenti risorse. Per questo, pur in presenza dei tagli imposti dalla manovra, abbiamo stanziato 900 milioni di euro".

COSTI PIÙ BASSI - E passando a valutare le diverse opzioni - petrolio, energia nucleare oppure fonti rinnovabili - il presidente della Regione Lombardia ha proposto al Paese di passare dalla "logica dell'aut aut" a quella "dell'et et". "L'energia - ha sottolineato Formigoni - è un asset fondamentale per il rilancio complessivo dell'economia a livello mondiale, tanto più per l'Italia. La Lombardia è la Regione più produttiva d'Italia e per noi il tema dell'energia è fondamentale: vogliamo assicurare ai nostri cittadini e alle nostre imprese un approvvigionamento energetico sicuro, differenziato, a costi più bassi. Questo della diminuzione dei costi dell'energia è un tema fondamentale perchè le nostra imprese pagano un peso aggiuntivo rispetto ai loro concorrenti europei".

Redazione online

08 febbraio 2011

 

 

 

L'inquinamento era arrivato fino al Delta del Po

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Un germano intriso di gasolio (Fotogramma)

Un germano intriso di gasolio (Fotogramma)

MILANO - Non l'avvertimento della 'ndrangheta, il sabotaggio della concorrenza, la vendetta di un dipendente. Ci sono due indagati nell'inchiesta sui veleni nel Lambro e nel Po, 2.600 tonnellate stimate di idrocarburi finite nella notte tra il 23 e il 24 febbraio scorso prima nell'affluente poi nel Grande Fiume. Un disastro ambientale, per giorni in mondovisione, causato da uno sversamento nella Lombarda Petroli, a Villasanta. Gli indagati sono Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, 54 e 49 anni, gli stessi proprietari della società. I petrolieri. L'accusa: sottrazione all'accertamento o al pagamento dell'accisa sugli oli minerali. Ma attenzione: non è solo cosa di evasione. Partendo da qui si potrebbe chiudere il caso, con il reato di disastro ambientale. Senza dover andar lontano. Nel senso di luoghi e anche di persone.

AMMANCHI E INTERROGATORI - Da raffineria con 300 operai, la Lombarda Petroli si era trasformata in centro di stoccaggio con una decina di dipendenti. Eppure non c'era stato totale ridimensionamento. Continuavano a entrare enormi quantità tenute in deposito per conto terzi. Carburante, oli industriali. Le quantità, a detta degli accertamenti, non trovavano corrispondenza nei registri contabili e soprattutto nelle tasse versate. Si ipotizza che in quel febbraio controlli dell'Agenzia delle dogane avrebbero potuto comportare milioni di euro di multe e conseguenze penali. Le pm di Monza, Emma Gambardella e Donata Costa, condurranno altri interrogatori. I carabinieri di Monza e del Nucleo operativo ecologico hanno depositato i risultati di un intenso anno di indagini. Sarà la Procura a valutare ulteriori provvedimenti nei confronti dei Tagliabue. Secondo la ricostruzione, avrebbero favorito lo sversamento. Forse servendosi di qualche operaio. La fuoriuscita, se non provocata da un guasto, necessita di numerose manovre in sequenza. Difficile improvvisare.

Petrolio nel Lambro

Petrolio nel Lambro Petrolio nel Lambro Petrolio nel Lambro Petrolio nel Lambro Petrolio nel Lambro Petrolio nel Lambro Petrolio nel Lambro

GLI ONASSIS BRIANZOLI - Dopo un ricco passato (i Tagliabue sono chiamati "gli Onassis della Brianza"), l'azienda era in dismissione. Su buona parte dei terreni dovrebbe sorgere una zona residenziale costruita dal gruppo Addamiano. Scherzo dei nomi: la - costosa bonifica permettendo - nuova area si chiamerà Ecocity. Giuseppe Tagliabue era stato già indagato per aver violato la normativa Seveso che consente di stoccare un massimo di 2.500 tonnellate di materiale inquinante.

La marea nera era arrivata all'Adriatico. C'erano stati errori ed eccessive, a detta degli ambientalisti, rassicurazioni dalle istituzioni. Gli errori: ritardi nei soccorsi (sversamento alle 2.30, segnalazione alla sala operativa della Protezione civile regionale alle 10.25). Le rassicurazioni: il grosso delle tonnellate era stato recuperato, dunque i danni per l'ambiente erano stati contenuti. Vero o falso?

GOMORRA E PARLAMENTO - Renato Vismara, docente di Ingegneria sanitaria ambientale al Politecnico, aveva subito detto: "Dei veleni alcuni viaggiano in superficie e possono essere fermati; altri viaggiano sott'acqua e non c'è niente da fare". Quale quantità di idrocarburi è rimasta ancorata? Quale si è depositata sugli argini? In questi mesi i Tagliabue, difesi dall'avvocato Giuseppe Bana, si sono professati innocenti. Semmai, in questa storia, hanno detto di essere soltanto vittime. Qualcuno ha evocato una Gomorra nostrana, in un territorio, tra Milano e Monza, infestato di discariche abusive. Di questo chiederanno conto, stamane, i membri della Commissione parlamentare (presidente Gaetano Pecorella) sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti. In programma audizioni. A cominciare dalla Procura brianzola.

Federico Berni e Andrea Galli

08 febbraio 2011(ultima modifica: 09 febbraio 2011)

 

 

 

 

 

2011-02-08

L'inquinamento era arrivato fino al Delta del Po

Onda nera Lambro, indagati i "petrolieri"

La Procura di Monza: disastro per coprire l'evasione delle imposte su tonnellate di gasolio

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Un germano intriso di gasolio (Fotogramma)

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MILANO - Non l'avvertimento della 'ndrangheta, il sabotaggio della concorrenza, la vendetta di un dipendente. Ci sono due indagati nell'inchiesta sui veleni nel Lambro e nel Po, 2.600 tonnellate stimate di idrocarburi finite nella notte tra il 23 e il 24 febbraio scorso prima nell'affluente poi nel Grande Fiume. Un disastro ambientale, per giorni in mondovisione, causato da uno sversamento nella Lombarda Petroli, a Villasanta. Gli indagati sono Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, 54 e 49 anni, gli stessi proprietari della società. I petrolieri. L'accusa: sottrazione all'accertamento o al pagamento dell'accisa sugli oli minerali. Ma attenzione: non è solo cosa di evasione. Partendo da qui si potrebbe chiudere il caso, con il reato di disastro ambientale. Senza dover andar lontano. Nel senso di luoghi e anche di persone.

AMMANCHI E INTERROGATORI - Da raffineria con 300 operai, la Lombarda Petroli si era trasformata in centro di stoccaggio con una decina di dipendenti. Eppure non c'era stato totale ridimensionamento. Continuavano a entrare enormi quantità tenute in deposito per conto terzi. Carburante, oli industriali. Le quantità, a detta degli accertamenti, non trovavano corrispondenza nei registri contabili e soprattutto nelle tasse versate. Si ipotizza che in quel febbraio controlli dell'Agenzia delle dogane avrebbero potuto comportare milioni di euro di multe e conseguenze penali. Le pm di Monza, Emma Gambardella e Donata Costa, condurranno altri interrogatori. I carabinieri di Monza e del Nucleo operativo ecologico hanno depositato i risultati di un intenso anno di indagini. Sarà la Procura a valutare ulteriori provvedimenti nei confronti dei Tagliabue. Secondo la ricostruzione, avrebbero favorito lo sversamento. Forse servendosi di qualche operaio. La fuoriuscita, se non provocata da un guasto, necessita di numerose manovre in sequenza. Difficile improvvisare.

Petrolio nel Lambro

Petrolio nel Lambro Petrolio nel Lambro Petrolio nel Lambro Petrolio nel Lambro Petrolio nel Lambro Petrolio nel Lambro Petrolio nel Lambro

GLI ONASSIS BRIANZOLI - Dopo un ricco passato (i Tagliabue sono chiamati "gli Onassis della Brianza"), l'azienda era in dismissione. Su buona parte dei terreni dovrebbe sorgere una zona residenziale costruita dal gruppo Addamiano. Scherzo dei nomi: la - costosa bonifica permettendo - nuova area si chiamerà Ecocity. Giuseppe Tagliabue era stato già indagato per aver violato la normativa Seveso che consente di stoccare un massimo di 2.500 tonnellate di materiale inquinante.

La marea nera era arrivata all'Adriatico. C'erano stati errori ed eccessive, a detta degli ambientalisti, rassicurazioni dalle istituzioni. Gli errori: ritardi nei soccorsi (sversamento alle 2.30, segnalazione alla sala operativa della Protezione civile regionale alle 10.25). Le rassicurazioni: il grosso delle tonnellate era stato recuperato, dunque i danni per l'ambiente erano stati contenuti. Vero o falso?

GOMORRA E PARLAMENTO - Renato Vismara, docente di Ingegneria sanitaria ambientale al Politecnico, aveva subito detto: "Dei veleni alcuni viaggiano in superficie e possono essere fermati; altri viaggiano sott'acqua e non c'è niente da fare". Quale quantità di idrocarburi è rimasta ancorata? Quale si è depositata sugli argini? In questi mesi i Tagliabue, difesi dall'avvocato Giuseppe Bana, si sono professati innocenti. Semmai, in questa storia, hanno detto di essere soltanto vittime. Qualcuno ha evocato una Gomorra nostrana, in un territorio, tra Milano e Monza, infestato di discariche abusive. Di questo chiederanno conto, stamane, i membri della Commissione parlamentare (presidente Gaetano Pecorella) sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti. In programma audizioni. A cominciare dalla Procura brianzola.

Federico Berni e Andrea Galli

08 febbraio 2011

 

 

2011-02-04

sono ormai 21 i giorni consecutivi di superamento della soglia

Smog, tra 5 giorni scade il bonus Ue

Verso la seconda domenica a piedi

Benché inferiori rispetto a lunedì, le concentrazioni di polveri sottili sono rimaste ben oltre i livelli di guardia

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Benché inferiori rispetto a lunedì, le concentrazioni di polveri sottili sono rimaste ben oltre i livelli di guardia

(Fotogramma)

(Fotogramma)

MILANO - Ancora cinque giorni di aria irrespirabile e Milano avrà esaurito il bonus europeo per il 2011 finendo così in mora rispetto agli obblighi comunitari sul contenimento dello smog. Ieri le centraline dell'Arpa hanno registrato un'altra giornata nera per quel che riguarda l'inquinamento: la 21esima consecutiva nonché la trentesima dall'inizio dell'anno. Benché inferiori rispetto a lunedì, le concentrazioni di polveri sottili sono comunque rimaste ben oltre i livelli di guardia: 87 microgrammi per metro cubo in Città Studi, 105 al Verziere e 123 in via Senato. L'Unione Europea consente ogni anno 35 giorni di sforamento dei limiti di Pm10: se la situazione non migliorerà Milano rischia di bruciare il proprio bonus in anticipo rispetto agli ultimi quattro anni.

LA DOMENICA A PIEDI - Se il blocco del traffico continuerà, potrebbe causare problemi anche alla Settimana della Moda, in programma dal 23 febbraio al 1° marzo. A chi gli chiede se anche quest'anno in caso di blocco del traffico nella domenica del 27 febbraio verranno concessi permessi agli addetti ai lavori, "oggi abbiamo solo questa domenica in cui ci sarà il blocco, poi man mano che si andrà avanti valuteremo", ha risposto l'assessore comunale di Milano alla Moda ed Eventi, Giovanni Terzi. L'anno scorso, il sindaco Moratti aveva concesso alcune migliaia di permessi in deroga al blocco per gli operatori e gli addetti ai lavori della Settimana della moda milanese.

LE PROTESTE - Le domeniche a piedi non piacciono alle imprese lombarde. Circa la metà, infatti, crede che lasciare a casa l'automobile una tantum non serva. Piuttosto, lo stop festivo alle automobili in città dovrebbe essere effettuato regolarmente e comunque coordinato in più città (circa 40%). Questi i dati che emergono da stime ed elaborazioni dell'indagine "Imprese, ambiente e inquinamento", realizzata dall'Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza che ha coinvolto circa 500 imprenditori lombardi. La ricetta antismog per gli imprenditori lombardi passa attraverso il potenziamento del servizio di trasporto pubblico (53,5%), in particolare a Milano, o attraverso l'introduzione di incentivi per la sostituzione degli impianti di riscaldamento domestici meno efficienti (57,2%). Per quanto riguarda il pedaggio di ingresso nei centri storici, un'impresa lombarda su 3 sarebbe favorevole ad estenderlo a tutte le tipologie di autoveicoli, specie a Milano, dove la percentuale sale al 38,6%, mentre il 20,8% degli imprenditori lombardi vorrebbe che fosse rivolto ai soli veicoli inquinanti. E la spesa per l'ambiente di ogni impresa lombarda è di circa 8.000 euro all'anno, spesa legata ai costi dovuti al traffico, all'inquinamento ambientale e all'adeguamento alle normative. In particolare, il traffico per 1 imprenditore lombardo su 4 crea ritardi sia nella consegna delle merci, sia nel percorso casa-azienda dei dipendenti; così come per un imprenditore su 5 l'inquinamento ambientale incide sui costi legati alla pulizia esterna degli edifici delle aziende.

Redazione online

03 febbraio 2011(ultima modifica: 04 febbraio 2011)

 

 

2011-01-29

il welfare della nettezza urbana

Campania, se il ciclo della spazzatura

dà lavoro al doppio delle persone

Il tir fa incassare al proprietario 550mila euro l'anno,

al conducente 24mila: redditività che supera anche Apple

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dà lavoro al doppio delle persone

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al conducente 24mila: redditività che supera anche Apple

di FEDERICO FUBINI

Tir in attesa di scaricare rifiuti alla discarica di Giugliano (Laporta)

Tir in attesa di scaricare rifiuti alla discarica di Giugliano (Laporta)

L'impianto di Tufino, nell'agro Nolano, sorge lungo un'enorme collina divelta. Le escavatrici della camorra hanno disegnato una mutilazione nel panorama, una di quelle cave che da anni alimentano l'edilizia e creano discariche illegali - lucrosamente affittabili - per i rifiuti di Napoli. Ora la più recente immondizia prodotta dalla città staziona in trenta camion da trenta tonnellate l'uno, a 1.500 euro a carico per una giornata di servizio, davanti ai cancelli dell'impianto dove verranno trattati. Siamo nel primo pomeriggio, ma i camionisti pagati otto euro l'ora se ne sono andati per non passare la notte in fila. Sanno che non entreranno finché la precedente spazzatura filtrata nell'impianto, per l'esattezza la parte che non brucia, non troverà una discarica in Puglia, Sicilia, Toscana o Emilia-Romagna disposta ad accoglierla. In Campania non ce ne sono più. O non ancora. Ma più quei rifiuti triturati devono andare lontano, più costano al contribuente di Napoli (fino 150 euro la tonnellata per la "solidarietà" delle altre regioni), più danno lavoro ai camionisti campani e più arricchiscono i proprietari dei mezzi. Per questi ultimi meno discariche a norma di legge si aprono in Campania, meglio è. Meno si fa raccolta differenziata, che semplifica la filiera, richiede meno addetti e fa risparmiare i cittadini, più si moltiplicano gli affari: qualche tempo fa la Procura di Santa Maria Capua Vetere fece pedinare i sacchetti dei rifiuti organici disciplinatamente separati dalla cittadinanza e si accorse che gli uomini sugli automezzi li buttavano nel mucchio con tutto il resto non appena si allontanavano.

L'effetto "consorzi"

Di recente poi le decine e decine di ditte di trasporti privati si sono aggregate in tre o quattro "consorzi", in modo da impedire che qualcuno abbia l'idea di provare un po' di concorrenza al ribasso sulle tariffe: un tir da rifiuti può far incassare al proprietario 550 mila euro l'anno, di cui circa 24 mila da dare al conducente e non molto di più in gasolio. Una redditività superiore a quella di Apple o Goldman Sachs. Per pochi fortunati, è quella che la Corte dei conti definisce una "rendita di posizione ingiustificata". Per migliaia di camionisti sono pur sempre dei posti di lavoro. Ma per i contribuenti di Napoli e dintorni è un onere che la magistratura contabile stima in 48 milioni di euro l'anno di spesa evitabile se solo il sistema di smaltimento fosse più efficiente e si aprissero moderne discariche nelle vicinanze. Resta da capire chi siano i beneficiari ultimi di questo segmento della filiera. Di fronte alla Corte di giustizia dell'Ue, 10 mesi fa, l'avvocato dello Stato difese il governo sul caso-rifiuti adducendo l'argomento della criminalità organizzata come "causa di forza maggiore" per spiegare il disastro (obiezione respinta e Italia condannata: la camorra non è un terremoto o uno tsunami, osservarono i giudici a Lussemburgo). Nella sua ultima relazione al Parlamento, la Procura di Santa Maria Capua Vetere cita i trasporti come il settore più infiltrato dalla malavita. E Rosaria Capacchione sul Mattino ha mostrato che varie ditte nel trasporto rifiuti urbani, arruolate dal commissariato per l'emergenza, sono legate al clan Zagaria.

La moltiplicazione degli addetti

Ma c'è una lezione più vasta, perché questa in realtà è la terra del welfare-spazzatura. La morale campana è che un ciclo della nettezza urbana che non funziona dà da vivere al doppio delle persone rispetto a un sistema efficiente. In media italiana gli addetti del settore sono 1,7 ogni mille abitanti, in Campania almeno tre (senza contare, ovviamente, l'ipertrofico trasporto su gomma). E non è tanto il fatto che allo Stir di Tufino, "Stabilimento di tritovagliatura e imballaggio rifiuti" di proprietà della società provinciale Sapna lavorano per esempio in 78 (più il gabbiotto stipato di guardiani, i giardinieri e la ditta di pulizia dei macchinari), mentre un impianto simile a Montespertoli ha 11 addetti e non uno di più. Né pesa troppo il fatto che nell'altro impianto Stir di Giugliano, avviato a suo tempo dalla Fibe-Impregilo, a un metalmeccanico di secondo livello vengono riconosciuti 4 mila euro netti al mese per qualche ragione legata alla convivenza con il "territorio". Non sono questi i dettagli importanti, perché quel che conta è l'equilibrio generale. È il suo peso che rende il sistema così difficile da industrializzare al servizio del cittadino. Il principio su cui tutto si fonda è semplice: peggio va l'igiene urbana, meglio va per coloro che ne possono in qualche modo beneficiare finanziariamente con nuovi contratti a spese del contribuente. Ci sono certo le società di servizi in subappalto che lasciano i sacchetti per strada - scrive la Procura di Santa Maria Capua Vetere - nei Comuni le cui giunte non pagano presto e bene. E ci sono le "isole ecologiche" (piazzole per i rifiuti organici) la cui costruzione in Campania costa 300 euro, mentre altrove si fanno con la metà. Che dire poi dei "centri di trasferenza", parcheggi di rifiuti ammassati in aie concesse in affitto dai privati, che non servirebbero se lo smaltimento semplicemente funzionasse. In genere, scrive la Corte dei conti, gli "oneri di produzione sovrastimati a prescindere dalle procedure di verifica" si riscontrano ovunque. Ma appunto c'è un dato più ampio, e riguarda l'occupazione. In Campania gli addetti diretti al settore sono 12 mila, quando una stima media sull'Italia direbbe che ne bastano al più settemila. A questi, è ovvio, vanno aggiunti 3.500 lavoratori socialmente utili che da dieci anni e per 600 euro netti al mese seguono un corso di formazione in raccolta differenziata (ovvero: come si prende un sacchetto colorato e lo si butta su un camion). Loro da dieci anni aspettano di passare all'azione, ma la lista delle tragiche bizzarrie potrebbe continuare per un pezzo. Eppure, più di tutto quel che sembra contare è appunto il risultato economico complessivo. Prendiamo il comune di Napoli, un campione più misurabile del fenomeno.

Il reddito e la spesa

Nell'ultima contabilità che si è chiusa, sul 2009, la spesa dedicata ai rifiuti urbani rappresenta una quota di tutto rispetto nell'economia cittadina. In raccolta e smaltimento vanno 210 milioni, poi la società municipalizzata Asia ne perde altri 20, per un fatturato pari al 12% del bilancio comunale. Secondo gli esperti basterebbero 600-700 addetti in tutto, in realtà ce ne sono 2.400 (più i 650 delle due società coadiuvanti Lavajet e Docks Lanterna). Alla fine il risultato è fin troppo prevedibile: a Napoli il reddito lordo per abitante non arriva ai 17 mila euro l'anno, eppure l'imposta comunale sulla nettezza urbana supera nettamente i 400 euro per abitazione, con aumenti in certi anni anche del 30%. A Pordenone il reddito per abitante è quasi il doppio e la Tarsu costa meno della metà. Ma lì non finanza un welfare distorto, imperniato sul principio del disastro ecologico. Una volta inclusi i costi per i rifiuti industriali, a una stima prudente l'intero settore a Napoli vale almeno il 2,5% del Pil dell'area comunale. Un'industria rilevante, se solo funzionasse. Invece è proprio la disfunzione che nutre il "welfare" pagato con la Tarsu e rende dunque l'intero sistema così difficile da cambiare. Non è solo incuria, se in cambio di tasse altissime i contribuenti ricevono sporcizia: fa parte dell'equilibrio del sistema.

Nuove discariche

E dire che basterebbe così poco, anche senza perdersi nei sacchetti multicolori della differenziata. In Olanda i cementifici si alimentano di rifiuti urbani combustibili per il 92% del fabbisogno, in Campania siamo a zero (e in Italia al 10%). Al nuovo termovalorizzatore di Napoli, se mai si farà, non serviranno costosi trasferimenti e trattamenti preliminari del "prodotto". E già un primo passo sarebbe quello di provare ad aprire discariche ben fatte e vicine, anche perché tra due anni tutte quelle esistenti in Italia saranno piene e il dramma dei rifiuti rischia di non essere più un'esclusiva campana. Per ora però si muovono passi diversi e più audaci. Di recente la A2A, la società lombarda alla quale la Protezione civile ha dato in gestione gli impianti-chiave di Napoli e dintorni, prova un'altra strada: esportare via nave rifiuti trattati all'enorme discarica vuota di Cadice, in Andalusia. L'affidamento (senza gara d'appalto, solo con una "selezione sul mercato") è andato alla Markab Consulting di un certo Francesco Cirrincione: inizierà portando 30 mila tonnellate per un contratto che può valere oltre 4 milioni e potrebbe crescere di molto in seguito. "Siamo un'azienda grossissima - spiega Cirrincione - abbiamo impianti in Austria e in Germania". A fine 2009, in base ai dati Cerved, Markab aveva un solo dipendente e lo ha pagato 33 mila euro lordi: per tanti nella filiera di questo raffinato welfare, veramente un'inezia.

29 gennaio 2011

 

 

 

Inaugurazione dell'anno giudiziario: Il rapporto di 300 avvocati che lavorano con il Wwf

In Italia un reato contro

l'ambiente ogni 43 minuti

La maggior parte delle violazioni, quando vengono accertate, sono punite soltanto con contravvenzioni

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L'Italia si cura poco e male del proprio patrimonio naturalistico. E' cosa nota. Ora si ha un dato in più: è un paese dove, in media, avviene una violazione contro l'ambiente ogni 43 minuti. E' il dato, preciso, del Ministero dell'Ambiente per il 2010, e rilanciato dal rapporto realizzato dal Wwf in occasione dell'apertura dell'Anno Giudiziario. A svelare una eco-illegalità costante e diffusa dal nord al sud del paese è ora la rete dei 300 avvocati impegnati con l'associazione ambientalista: uno al giorno è stato in Tribunale, con oltre 1.000 ore l'anno al servizio della società civile, 250 udienze nel 2010 per difendere salute e ambiente. Sono tuttora 300 i processi ambientali in corso, o meglio quelli nei quali il Wwf è presente come parte attiva. Quindi una goccia nell'oceano rispetto al totale. "In occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario vogliamo sottolineare come il ruolo della Magistratura sia fondamentale per dare una corretta lettura e applicazione di norme troppo spesso travisate da inquinatori senza scrupoli e da una parte dell’amministrazione non sufficientemente preparata sull’importanza della tutela dell’ambiente – ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del Wwf Italia- La magistratura svolge quel ruolo fondamentale di "grande saggio" che non solo sanziona ma indirizza correttamente l’azione della società che può incidere sul patrimonio naturale e la salute dei cittadini ed è quindi importantissimo anche avere un buon esercito di avvocati che oltre a rappresentare in giudizio queste istanze sappiano trasmettere questa saggezza anche al di fuori delle aule dei Tribunali".

I REATI, E L'IMPORTANZA DELLE INTERCETTAZIONI - Molti e gravi reati ambientali nascono non da un evento diretto (ed esempio l’industria che scarica sostanze inquinanti in un fiume),

ma da reati fiscali o amministrativi (falsi documenti, autorizzazioni illegali, corruzioni di pubblici amministratori, truffe ). Spesso quindi gli inquirenti riescono a scoprire casi gravi di inquinamento attraverso intercettazioni svolte su pubblici amministratori per reati cosiddetti "minori". Infine, e questi sono i casi più gravi, si spunterebbero anche molte armi investigative per la lotta alle "ecomafie", spesso coinvolta in molti crimini ambientali e spesso gli "ecomafiosi" ed i loro complici vengono scoperti attraverso indagini compiute su altri fatti non direttamente collegati. In altre parole: difficilmente oggi un’indagine nasce ipotizzando da subito il reato di associazione mafiosa. È più frequente che da un caso di estorsione, incendio, minacce si arrivi alla contestazione del più grave reato associativo, dietro al qual spesso si nascondono i grandi traffici di rifiuti, le speculazioni selvagge e le mille e sempre più sofisticate maniere che i "criminali ambientali" escogitano per lucrare a danno dell’ambiente e della salute .

VITTORIE E SFIDE APERTE - L’attività giudiziaria del Wwf ha visto riconoscere le ragioni dell’ambiente e della salute in importanti processi e ricorsi come quello contro la Solvay per difendere l’accesso all’acqua potabile da parte dei cittadini in un’area di crisi idrica, o contro le escavazioni abusive lungo alcuni grandi fiumi, Po, Adige e Brenta o l’ultima in ordine temporale contro l’Enel i cui amministratori delegati sono stati riconosciuti colpevoli di inquinamento all’interno del Parco del Delta del Po per la centrale di Porto Tolle. Ma ci sono molte altre sfide importanti da superare: in numerosi processi ancora in via di svolgimento come quello sul disastro sulla salute e sull’ambiente provocato dall’amianto proveniente dall’Eternit S.p.A. di Casale Monferrato, quello per un nuovo incendio verificatosi nel Polo Petrolchimico di Porto Marghera, o per la mega-discarica a Bussi (Pescara), la più grande così inquinata in Europa, nel processo contro i dirigenti degli stabilimenti tessili di Marlane (Cosenza) accusati di aver provocato, attraverso lo smaltimento illegale di molti veleni anche nei terreni circostanti l’area industriale, la morte di oltre 50 operai o, nell’ambito della difesa del territorio e del paesaggio, contro la Strada Mare Monti, un vero e proprio ecomostro che taglierebbe la Riserva naturale Wwf di Penne (Abruzzo); su quest’ultimo, grazie all’esposto del Wwf la Magistratura ha aperto un’inchiesta che ha portato già ad un arresto e 10 indagati.

CONTRO GLI INQUINATORI SOLO MULTE DA DIVIETO DI SOSTA - "L’attività degli avvocati che lavorano al nostro fianco da oltre 20 anni è la ‘cartina tornasole’ di quanto l’illegalità in campo ambientale sia diffusa e costante" - precisa Patrizia Fantilli, responsabile Ufficio legale - legislativo del Wwf Italia -. Il contrasto al crimine ambientale che svolgiamo grazie alla loro opera qualificata è l’unico strumento di cui disponiamo ma le "armi" a loro disposizione sono ancora "spuntate". E’ urgente inserire nel Codice penale la voce "Delitti ambientali"". Ad oggi, infatti, le sanzioni previste dalle leggi di tutela dell’acqua, dell’aria, del suolo, delle aree protette e della fauna, (a parte rare eccezioni come il traffico di rifiuti) sono esclusivamente di natura "contravvenzionale" (secondo la classificazione del’39 del codice penale). Sostanzialmente sono forme di reato punite con sanzioni più "leggere" rispetto ai "reati-delitti". Quindi il sistema sanzionatorio per le leggi di tutela ambientale costituisce il tallone d’Achille per cui in Italia gli illeciti ambientali sono sempre più frequenti e gravi, pur producendo effetti devastanti sul territorio, sulla natura, sul paesaggio e sulla salute umana che rimangono sostanzialmente impuniti".

Stefano Rodi

 

 

con il "mercoledì nero" La serie consecutiva di giorni fuori legge è arrivata a 15

Smog, domenica tutti a piedi

Auto ferme dalle 8 alle 18

De Corato: il piano resterà valido nei prossimi anni. Ma i sindaci dell'hinterland non aderiscono

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Domenica a piedi (Fotogramma)

Domenica a piedi (Fotogramma)

MILANO - Domenica 30 gennaio Milano spegnerà la maggior parte dei motori dalle 8 alle 18 per l'emergenza smog. A ufficializzare la decisione sulla prima domenica a piedi del 2011 è stato il sindaco, Letizia Moratti, come diretta conseguenza del piano per l'allarme inquinamento da lei firmato all'inizio della settimana. "Domenica ci fermiamo - ha assicurato Letizia Moratti - perché non abbiamo segnali che ci dicano che rientriamo per tre giorni sotto i limiti consentiti di smog. Oggi pomeriggio firmerò l'ordinanza per la chiusura dalle 8 fino alle 18". Ma i Comuni dell'hinterland non ci stanno, come ribadito al Tavolo Aria convocato al Pirellone.

I PERMESSI - La domenica a piedi fermerà la maggior parte delle auto dalle 8 alle 18, anche se saranno concessi permessi alla circolazione per alcune tipologie di veicoli, come quelli di soccorso, di specifiche categorie commerciali e per gli autobus dei tifosi ospiti che domenica assisteranno a Inter-Palermo. "Abbiamo deciso questo orario - ha spiegato Letizia Moratti - concordandolo con il vicesindaco Riccardo De Corato e con Atm, da un lato per garantire la maggiore fruibilità dei servizi di trasporto pubblico e dall'altro per avere un'ordinanza efficace alle criticità che in questo momento abbiamo sull'aria". Oltre a disciplinare il blocco domenicale, la nuova ordinanza detta nuove regole per la fase due del piano, quella che potrebbe scattare lunedì, al probabile 18/mo giorno consecutivo di superamento delle soglie di Pm10. La chiusura del centro alle auto normalmente sottoposte a Ecopass non sarà 24 ore su 24, come originariamente previsto dall'ordinanza di lunedì scorso, ma dalle 7.30 alle 19.30.

LE POLVERI SOTTILI - Mercoledì, giornata "nera" anche per lo sciopero dei mezzi con relativa sospensione dell'Ecopass, l'Arpa ha registrato concentrazioni di Pm10 oltre il doppio della soglia consentita dall'Unione Europea: 108 nella centralina di Città Studi, 134 in quella del Verziere, 155 in via Senato. La serie consecutiva di giorni fuori legge è arrivata a 15, quindi è scattato il blocco totale della circolazione per domenica (per evitarlo, ci sarebbero voluti tre giorni consecutivi con il Pm10 sotto la soglia). Al diciottesimo giorno di polveri fuori controllo il centro storico chiuderà, dalle 7.30 alle 19.30, ai veicoli che normalmente pagano l'Ecopass e verrà abbassata da 20 a 19 gradi la temperatura dei riscaldamenti.

"UN CODICE CHE RESTERA'" - Già nella mattinata di giovedì il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, a margine del Tavolo Aria a Palazzo Pirelli, aveva definito ormai inevitabile per domenica il blocco totale delle auto. Inoltre, il vicesindaco ha commentato così l'ordinanza anti-smog approvata qualche giorno fa dal Comune: "Ribadisco che quello che abbiamo approvato non è un'ordinanza per domenica, ma un codice comportamentale che vale anche per i prossimi anni, finché non verrà modificato. Questo significa che sta scattando un meccanismo preciso che, di fronte a un superamento costante dei 50mg del Pm10, partiranno provvedimenti drastici". Sull'orientamento degli altri Comuni lombardi di non indire il blocco del traffico domenica, De Corato ha commentato: "Noi facciamo questa scelta a garanzia della salute dei milanesi. Poi ogni comune farà le scelte che riterrà opportune".

NIENTE BLOCCHI NELL'HINTERLAND - "Nessuno dei Comuni presenti oggi al tavolo, tranne Milano, ha manifestato l'intenzione di attuare blocchi del traffico sul proprio territorio" domenica prossima, ha ribadito l'assessore all'ambiente della Regione Lombadia, Marcello Raimondi. "Comprendiamo - ha spiegato Raimondi - che il Comune di Milano voglia radicalizzare le misure già previste dalla regione, ma la stragrande maggioranza dei Comuni non vede le condizioni per blocchi sporadici o anche programmati. Insistiamo perché si vada avanti con le politiche strutturali adottate già da tempo dalla Regione con serietà e coraggio". E proprio "sulle politiche strutturali c'è stata - ha garantito l'assessore lombardo - condivisione totale da parte del tavolo".

PODESTA': NON MI HANNO AVVERTITO - Il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, si è unito al disappunto dei sindaci dell'hinterland milanese per la decisione unilaterale del Comune di Milano di bloccare il traffico domenica prossima se non migliorerà la qualità dell'aria. "Anche io sono rimasto sorpreso - ha detto Podestà - di non essere stato neanche avvertito di questa intenzione. Credo che le istituzioni è bene si coordinino perché in effetti, e ne ho parlato con il presidente della Regione che ha fatto il tavolo questa mattina, è evidente che bisogna garantire servizi sostitutivi e bisogna fare in modo che per i cittadini non ci siano difficoltà per cui un Comune lo fa e l'altro no. In questo caso chiaramente diventa complicato".

Redazione online

27 gennaio 2011(ultima modifica: 28 gennaio 2011)

 

 

2011-01-28

Secondo uno studio americano è una questione di politica economica

Energia: solo rinnovabile al 100%

Si può fare entro il 2030

Nel mondo servirebbero 4 milioni di pale eoliche, 90 mila centrali solari e 1,7 miliardi di impianti fotovoltaici

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Obama visita un parco solare in Florida (Reuters)

Obama visita un parco solare in Florida (Reuters)

MILANO – Nel 2030 l’energia ottenuta da combustibili fossili o da impianti atomici sarà un ricordo del passato. Pura utopia? Forse. Volendo si potrebbe fare, è solo una questione di politica economica. Lo sostiene uno studio di Mark Delucchi (Università di California Davis) e Mark Jacobson (Stanford University) pubblicato in gennaio sulla rivista specializzata Energy Policy. Gli investimenti sarebbero ingenti in quanto andrebbero installati 4 milioni di pale eoliche da 5 megawatt, 90 mila centrali solari da 300 megawatt (sia fotovoltaiche che a concentrazione) e 1,7 miliardi di pannelli solari fotovoltaici da 3 chilowatt (in pratica ogni casa del mondo dovrebbe avere il proprio impiantino sul tetto).

MIX - Per completare il mix che porterebbe al 100% di rinnovabili, spiegano Delucchi e Jacobson, la quantità globale di energia prodotta dovrebbe comprendere il 4% di idroelettrico (non molto di più dell’attuale percentuale) e il 6% complessivo da geotermico e dall’energia ricavata da onde e maree. Un punto fondamentale però è l’efficienza energetica, cioè bassi consumi e taglio netto degli sprechi. Tra le fonti rinnovabili lo studio americano volutamente ignora le energie ricavate da biomasse e dall’atomo, che invece contribuiscono rispettivamente con il 10% e il 6% all’energia mondiale oggi prodotta.

SMART GRID - Delucchi e Jacobson nel loro studio hanno ovviamente preso in considerazione la disponibilità di risorse per la costruzione dei pannelli solari, per esempio le cosiddette terre rare. Un punto chiave però è la realizzazione di una rete elettrica "intelligente" (smart grid), senza la quale diventa un problema insormontabile la connessione alla rete di grandi centrali eoliche e solari, e soprattutto il bilanciamento delle due risorse – variabili per definizione sia di giornata in giornata che durante le diverse ore del giorno.

VOLONTÀ - "Volevamo dimostrare che sole, vento e acqua sono sufficienti a soddisfare la domanda di energia", hanno dichiarato i due ricercatori californiani. "Il problema principale è solo la volontà politica". I costi oggi sarebbero proibitivi per realizzare il passaggio totale alle rinnovabili, ma secondo i due autori della ricerca entro il 2030 i costi dovrebbero scendere in modo costante, tanto da rendere entro quella data "proibitiva" – anche per i costi sociali e ambientali – l’idea di aprire nuove centrali a combustibili fossili o nucleari.

Redazione online

28 gennaio 2011

 

 

 

Accuse di associazione per delinquere, truffa e reati ambientali: in manette altri 12

Protezione civile: arrestata Marta

Di Gennaro, ex vice di Bertolaso

Fermato anche il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania

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MILANO - Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione civile, e il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania, sono stati arrestati nell'ambito di un'operazione per reati ambientali eseguita in varie zone d'Italia dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) e dalla Guardia di finanza di Napoli, coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli. Ai due è stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari. Nella stessa operazione sono state arrestate altre dodici persone e vi sono 38 indagati, tra questi vi sono anche l' ex presidente della Campania, Antonio Bassolino, l'ex assessore regionale Luigi Nocera e l'ex capo della segreteria politica di Bassolino, Gianfranco Nappi. Le accuse sono di associazione per delinquere, truffa e reati ambientali. Sequestri di documentazione sono stati messi in atto in diverse sedi istituzionali, come la Prefettura di Napoli, la Regione Campania ma anche la Protezione civile di Roma e in sedi di aziende di rilievo nazionale.

PERCOLATO IN MARE - Secondol la procura di Napoli ci sarebbe stato un accordo illecito tra pubblici funzionari e gestori di impianti di depurazione campani che ha portato a immettere per anni sul tratto di costa tra Napoli e Caserta percolato non trattato, liquido prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urbani. Il percolato era portato nei depuratori senza alcun trattamento e da lì finiva in mare. Per Marta Del Gennaro si tratta del secondo provvedimento cautelare, perché già coinvolta in un'inchiesta sempre in materia di rifiuti; anche Catenacci è stato già indagato nell'ambito del suo ruolo di commissario e attualmente è a capo della Sapna, società provinciale per il reciclo dei rifiuti.

Redazione online

28 gennaio 2011

 

 

l'architetto con l’incarico di subcommissario per l’emergenza rifiuti

De Biasio, promosso sul campo

dopo un corso intensivo di tre giorni

Già coinvolto nelle indagini sul Consorzio Eco4 che

aprì la strada agli affari della società dei fratelli Orsi

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CASERTA - Per le vicende delle cronaca e le inchieste della magistratura si è conquistato la fama di "consorzio della camorra". E l’ultimo sigillo è del 25 febbraio, quando la prefettura di Caserta ha emesso a suo carico un’interdittiva antimafia: il fatto che fosse ormai una società interamente pubblica, da un anno e mezzo affidata alla gestione commissariale di un funzionario dello stesso ufficio territoriale di governo, Emilia Tarantino, non è servito ad impedire che subisse pesanti condizionamenti dai clan. E oggi la storia di Egea spa, la società nata dalla trasformazione del Consorzio Ce 4, appare paradigmatica del rapporto politica-camorra in Campania, negli ultimi 15 anni. Perché nel lontano 1993, quando in piena temperie di "Tangentopoli" il consiglio regionale varò la legge, che sanciva l’atto di nascita dei consorzi intercomunali, l’intento dichiarato era proprio quello di estromettere la camorra, che lucrava centinaia di miliardi dallo smaltimento illegale di sostanze pericolose.

I CONSORZI - Di consorzi, ne furono individuati 18. Tra cui appunto il Ce 4, che comprendeva i 20 comuni del litorale domizio. Loro compito precipuo sarebbe stata "la costituzione e la gestione associata degli impianti di smaltimento di bacini individuati". Tutti gli altri, quelli in mano ai privati, andavano chiusi. Era un vero e proprio atto di guerra ai clan, cui si sottraeva uno dei business più remunerativi. E gli obiettivi erano ancora più ambiziosi: raggiungere "nel triennio 1993- 1995 una riduzione fino al 50% dell’utilizzo delle discariche, grazie in particolare alla raccolta differenziata, al riciclo e riuso dei materiali ed alla compattazione dei rifiuti". Ai consorzi, inoltre, veniva concessa la facoltà di "costituire società miste con la partecipazione di imprese singole o associate". Ma solo "per la realizzazione di impianti di smaltimento previsti dal Piano".

LA FINESTRA - Sarà proprio questa, invece, la finestra che consentirà alla camorra di rientrare prepotentemente nell’affare. Nei primi anni il Ce 4 è gestito dal centrosinistra (il primo presidente è il sindaco ds di Castel Volturno, Mario Luise, ndr) e si occupa esclusivamente dello smaltimento, attraverso la gestione della discarica "Bortolotto", in passato feudo dei La Torre. Ma lo scenario cambia nel 1999, quando diventa sindaco di Mondragone il centrista Ugo Conte: nasce allora il "ribaltone" che porterà Giuseppe Valente, grande amico di Conte, alla guida del consorzio con una maggioranza di centrodestra. Determinante, sarà però anche l’appoggio di un’altra amministrazione centrista, quella di Calvi Risorta. Il sindaco Antonio Caparco pone una condizione precisa: vuole un suo uomo ai vertici dell’ente.

DE BIASIO, IL PRESCELTO - Il prescelto è Claudio De Biasio, architetto originario della cittadina calena, senza alcuna esperienza nel settore dei rifiuti (nel suo curriculum, un corso "intensivo" di tre giorni, ndr). Sei anni dopo De Biasio, nel frattempo promosso addirittura all’incarico di subcommissario per l’emergenza rifiuti, finirà coinvolto nell’inchiesta della Dda come uno dei personaggi chiave dello scandalo Ce 4. Il primo atto di Valente, invece, è la costituzione di una società mista, un "braccio operativo" destinato ad occuparsi non solo degli impianti, come prevede la legge, ma anche della raccolta rifiuti nei comuni consorziati. È un business enorme, dal valore di diverse decine di miliardi di lire, ma estraneo allo statuto del consorzio. D’altro canto, anche in altri consorzi del Napoletano era già avvenuto lo stesso.

I FRATELLI ORSI - I fratelli Sergio e Michele Orsi riescono a diventare i partner privati della società, pur non avendo alcuna esperienza nel settore, grazie a un bando su misura, favorito da un "prestito" di 100 milioni al presidente Valente: saranno loro stessi a rivelarlo al pm Alessandro Milita. E qualche anno dopo, in ossequio allo spirito bipartisan che anima il business dei rifiuti, il Ce 4 governato dal centrodestra, forma un superconsorzio per i servizi di secondo livello con altri due enti omologhi guidati dalla sinistra: si chiama Impregeco, a presiederlo è lo stesso Valente. Intanto, però, la malagestione e affossano il Ce 4, la cui situazione debitoria nel 2006 sfiora i 100 milioni di euro. Le inchieste della Dda sono partite quando Corrado Catenacci decide il commissariamento. A gestire la fase straordinaria è chiamata la Tarantino: finirà come si è detto. Ora è il viceprefetto Gerlando Iorio a provare a tenere assieme i cocci per continuare a pagare lo stipendio ai lavoratori. La gran parte dei quali — spiegò Michele Orsi a Milita — "inutili ed assunti per meri fini politico-elettorali".

Pietro Falco

28 gennaio 2011

 

 

ALLARME DI LEGAMBIENTE

Percolato dai rifiuti anche a Roma:

da Malagrotta a mare e falde acquifere

Gli arresti a Napoli riaccendono i riflettori sulla discarica più grande d'Europa, dove l'Arpa aveva già denunciato: "Scarica veleni nel terreno e nelle acque"

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Le acque inquinate del Rio Galeria, che passa a Malagrotta, nel punto in cui affluiscono al Tevere

Le acque inquinate del Rio Galeria, che passa a Malagrotta, nel punto in cui affluiscono al Tevere

ROMA - "Napoli ferma gli avvelenatori. E Roma che fa?". Mentre sul Golfo l'inchiesta sui gravi reati ambientali forse commessi da alcuni funzionari ha portato all'arresto dell'ex commissario ai rifiuti, dell'ex vice di Bertolaso Marta Di Gennaro e di altri 12 indagati, Legambiente rilancia l'allarme sul caso Malagrotta.

Anche nella più grande discarica d'Europa alle porte di Roma, come denunciato da Corriere.it nel novembre 2010, c'è una preoccupante produzione e dispersione di percolato. Che finisce nel Mar Tirreno e, ancor peggio, nelle falde acquifere della Capitale. "Ma allora perchè - si chiede Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio - a Napoli sono scattate le manette e a Roma non succede niente?".

La discarica di Malagrotta, vicina al Rio (foto Jpeg)

La discarica di Malagrotta, vicina al Rio (foto Jpeg)

FERMENTAZIONE VELENOSA - Secondo i magistrati inquirenti, in Campania il percolato - il liquido velenoso che si crea nel processo di fermentazione dei rifiuti - veniva sversato in mare di proposito, per "smaltirlo" senza sottostare alle complesse operazioni di filtraggio previste dalla legge. Alle porte della Capitale, invece, i liquami che fuoriescono da Malagrotta inquinano le falde acquifere. Poi da rii e ruscelli, gli inquinanti si riversano nel Tevere (come codumentato dalle foto aeree del Rio Galeria) e infine in mare. Esattamente come accade in Campania.

Un residente mostra un canale inquinato presso la discarica di Malagrotta

Un residente mostra un canale inquinato presso la discarica di Malagrotta

DENUNCIA DELL'AGENZIA REGIONALE - L’Agenzia regionale per l’Ambiente, che a Malagrotta aveva condotto per quattro mesi, da febbraio a maggio 2010, una serie di prelievi nel sottosuolo, il percolato impone un pesantissimo "allarme rosso". In sintesi: nelle viscere della discarica che raccoglie l’immondizia della Capitale c’è la "conferma di un quadro di contaminazione delle acque sotterranee". Uno scenario che, rispetto alla stessa verifica condotta nel 2009, appariva, già quasi un anno fa, "peggiorato, sia per composti inorganici che organici". Ecco perché l’Arpa, senza giri di parole, sollecitava - nel documento protocollo n. 119656/03/30/13 del luglio 2010 - "misure di messa in sicurezza del sito volte a contenere la diffusione della contaminazione", nonché "successivi interventi di bonifica". Che cosa è stato fatto da allora?

Veleni dai rifiuti

Veleni dai rifiuti Veleni dai rifiuti Veleni dai rifiuti Veleni dai rifiuti Veleni dai rifiuti Veleni dai rifiuti Veleni dai rifiuti

Montagne di rifiuti nella discarica di Malagrotta

Montagne di rifiuti nella discarica di Malagrotta

ALEMANNO E GLI INTERVENTI - "Che ne è stata dell' ordinanza con la quale il sindaco di Roma Alemanno ordinava interventi di messa in sicurezza per la discarica di Malagrotta? -ricorda ora Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio-. Sono scaduti a fine dicembre 2010 i trenta giorni per avviare gli interventi necessari a porre fine all'allarmante inquinamento che emerge dalla relazione di Arpa Lazio (leggete i risultati del monitoraggio delle acque sotterranee della discarica di Malagrotta) e non ci risulta sia successo niente".

Secondo gli ambientalisti, poiché "i campionamenti evidenziano un peggioramento del già preoccupante stato di contaminazione del sito, sia per quel che riguarda i composti inorganici che per alcuni composti organici, le misure di messa in sicurezza che la stessa Arpa sollecitava andavano attuate immediatamente, per interrompere la diffusione della contaminazione delle falde idriche e procedere alla bonifica per disinnescare quella che viene descritta come una bomba ambientale alle porte di Roma". E Legambiente conclude: "Altro che ulteriori proroghe: la discarica di Malagrotta va chiusa subito, sia che intervengano i magistrati sia che non intervengano".

Il Rio alle spalle dell'inceneritore a Malagrotta

Il Rio alle spalle dell'inceneritore a Malagrotta

I VELENI DELL' "OTTAVO COLLE" - Insomma, intorno all’ "ottavo colle" capitolino - un’estensione di circa 200 ettari (all’incirca 4 volte il Vaticano) e ingrossato quotidianamente dalla spazzatura portata da 1300 camion - falde, fossi e corsi d’acqua sono inquinati. Il Rio Galeria e gli altri canali di irrigazione naturali o artificiali contengono veleni.

Il risultato che arriva da 22 dei 39 piezometri - vale a dire le sonde immesse nel sottosuolo sia dentro che nelle vicinanze dellla discarica - sistemati a Malagrotta è impietoso. I valori-limite di ferro, manganese, nichel e arsenico (quest’ultimo, assieme al benzene, in certi prelievi risulta moltiplicato anche di 20 o 30 volte rispetto al tetto previsto) sono regolarmente e pericolosamente "sforati".

Numeri e percentuali che, appunto, sono "peggiorativi" rispetto al passato, quando nelle stesse analisi condotte dall’Arpa risultarono superati in maniera sistematica i limiti di legge delle medesime sostanze. Nella "maggior parte dei piezometri" - si legge nella relazione dell’Arpa pubblicata dal Corriere.it- è stato trovato anche butilbenzene, che ancora non è inserito nella griglia dei composti da tenere sotto controllo ma che risulta comunque tossico.

Luca Zanini

28 gennaio 2011

 

 

 

2011-01-27

Studio Enea: richiesti laureati, tecnici e operai

Nucleare, 10mila esperti in 10 anni

È l'ipotesi occupazionale per gli otto reattori messi "in cantiere". Ora produciamo solo 80 laureati all'anno

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È l'ipotesi occupazionale per gli otto reattori messi "in cantiere". Ora produciamo solo 80 laureati all'anno

MILANO – Scenario avveniristico. Ma non troppo. Soprattutto se la politica deciderà di dare seguito allo sviluppo del programma nucleare (e le regioni non porranno veti alla realizzazione di impianti), al quale fa da corollario – spiega il sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia – "la necessità della formazione delle pubbliche amministrazioni e degli enti locali che debbano gestire sul territorio tutte le attività sulla fusione e la fissione". Ecco perché il piano del ritorno all'energia prodotta dall'atomo per l'Italia si traduce anche in occupazione. Enea – agenzia nazionale per il nucleare – ha elaborato uno studio sulla forza-lavoro che servirà al sistema-Paese per entrare a regime tra "le potenze nucleari" a fini civili.

I NUMERI – Diecimila esperti in dieci anni. Questa è la previsione dell'Agenzia, che li quantifica in duemila per centrale ogni anno, considerando la preparazione del sito, la costruzioni, i lavori meccanici ed elettrici. E ipotizzando una durata di sei anni nella costruzione di ogni reattore di terza generazione (è la media di realizzazione per i reattori Epr oltre-confine). In particolare, per la costruzione di una centrale saranno necessari il 15% di laureati, il 60% di tecnici e il 25% di operai. Mentre per la produzione di energia serviranno dal 20 al 40% di laureati, dal 30 al 40% di tecnici e dal 15 al 35% di operai, secondo le forchette percentuali indicate dall'Enea. I dati testimoniano il gap tra domanda e offerta lavorativa nel settore. Attualmente – dalle sette università che sfornano cervelli formati sul nucleare (dai politecnici di Milano e Torino, ai poli universitari di Roma, Pisa, Bologna, Palermo e Padova) – si registrano 80 laureati all'anno. Troppo pochi se l'Enea scrive che "il sistema educativo italiano non ha oggi una capacità produttiva adeguata a questa sfida. Ma è in grado di affrontarla purché il sistema-Paese intervenga con le risorse necessarie a rivitalizzare le competenze ancora attive e a ritornare almeno alla produttività degli anni 80 (300 laureati "nucleari" l’anno, ndr.)".

GLI ALTRI PAESI – La Gran Bretagna conta oggi 44mila persone che lavorano nel settore del nucleare, il Canada 66mila e gli Stati Uniti oltre 100mila. Cifre depurate dalla massa-critica di forza-lavoro del settore militare. Un personale altamente qualificato – come registra la Iaea (International Atomic Energy Agency) – che descrive ogni impianto nucleare come "un esercito da persone". Tale da "richiedere persone qualificate a livello manageriale e operativo". E soprattutto capace di monitorare ogni fase di produzione dell'energia nucleare. Come quella più delicata: il trattamento dei rifiuti radioattivi. Su questo fronte – certifica l'Enea – "l'Italia non riparte da zero in virtù del proprio passato nucleare. La moratoria di questi anni ha fermato la produzione di elettricità di fonte nucleare, ma non ha fatto scomparire nel nulla né le centrali che già operavano, né i rifiuti che intanto si erano prodotti".

LA SOGIN– A gestirli in questi anni è stata la Sogin, società pubblica con un organico di circa 700 addetti, che sta curando "la realizzazione di un deposito nazionale per le scorie radioattive". La stessa spa che ha redatto una mappa per individuare i luoghi migliori per ospitare "un deposito atomico", escludendo le zone troppo abitate, con rischi sismici o geologici e le isole. Ma qui le resistenze degli enti locali sono fortissime. L'ultima in ordine cronologico è del comune di Modena che lunedì 24 gennaio ha detto "no" al nucleare, perché il piano "è stato varato senza alcun confronto con le regioni e gli enti locali". Ecco perché le previsioni occupazionali dell'Enea rischiano di essere fuorvianti. Soprattutto nell'Italia del nimby (not in my back yard, "non nel mio cortile").

Fabio Savelli

26 gennaio 2011

 

 

2011-01-25

la prima fase del piano d'emergenza. il Codacons: inutile, meglio le targhe alterne

Smog, blocco totale dei veicoli inquinanti

Il sindaco firma l'ordinanza. "Allo studio misure per tutta la Regione". No a fumogeni e motori accesi in sosta

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Scatta il blocco dei veicoli inquinanti (Photoviews)

Scatta il blocco dei veicoli inquinanti (Photoviews)

MILANO - Scatta da martedì 25 la prima fase del piano di emergenza della Giunta Moratti per far fronte all'inquinamento. Dal lunedì al venerdì è previsto il divieto di circolazione dalle 00.00 alle 24.00 su tutto il territorio comunale per gli autoveicoli benzina Euro 0, per gli autoveicoli diesel Euro 0, Euro 1, ed Euro 2 non dotati di filtro antiparticolato in grado di garantire un valore di emissione pari almeno al limite standard Euro 3; per i ciclomotori, motocicli, tricicli e quadricicli a due tempi Euro 1 e Euro 0 e Euro 1 alimentati a gasolio. In caso di inosservanza di queste misure è prevista una sanzione di 155 euro. Le deroghe al divieto sono le stesse previste annualmente dal fermo regionale per il periodo che va dal 15 ottobre al 15 aprile e riguardano: le forze di polizia, i veicoli a servizio dei disabili dei malati gravi sottoposti a terapia, i servizi di pubblica utilità, i veicoli con almeno tre persone a bordo, il trasporto valori, i lavoratori turnisti impossibilitati a usufruire del trasporto pubblico locale, i medici in visita urgente. Inoltre, è previsto anche il divieto di uso e di accensione dei fuochi d'artificio, dei giochi pirici e pirotecnici, dei fumogeni e dei petardi e ogni altro strumento che emetta fumo o gas visibile. L'inosservanza di questo punto sarà punito con una sanzione che potrà arrivare fino a 500 Euro. Saranno inoltre intensificati i controlli per il divieto di combustione di rifiuti all'aperto, per lo spargimento di liquami, per l'accensione dei motori in fase di sosta per il tempo strettamente necessario e comunque non superiore ai tre minuti, e per lo spegnimento dei motori dei bus al capolinea e dei mezzi per il carico/scarico merci in fase di sosta.

BLOCCO DOMENICALE - Per quanto riguarda il blocco domenicale del traffico, "verrà deciso sabato, con un'ordinanza, quando sapremo se nei tre giorni consecutivi all'applicazione delle misure anti-smog l'inquinamento sarà rientrato nei limiti", ha detto il vice Sindaco e Assessore alla Mobilità del comune di Milano Riccardo De Corato. "La fascia oraria dell'eventuale blocco verrà definita in base ai risultati del monitoraggio sull'inquinamento nei prossimi giorni"

"UN TAVOLO" - "Oltre a varare il piano per l'emergenza smog a Milano studieremo insieme con la Regione e la Provincia le misure di intervento contro l'inquinamento da estendere in tutta l'area metropolitana". Lo ha detto il sindaco di Milano, Letizia Moratti, dopo aver firmato l'ordinanza che prevede limitazioni al traffico cittadino a causa del dodicesimo giorno consecutivo di sforamento dei valori di Pm10. "Per questo motivo - ha aggiunto - considerato che non è solo il traffico a generare inquinamento, ma ci sono altre fonti come le industrie fuori città e l'agricoltura, abbiamo ritenuto di chiedere al presidente Formigoni un tavolo per approfondire eventuali altre misure che il presidente riterrà adatte".

CODACONS: MEGLIO LE TARGHE ALTERNE - Il Codacons ha chiesto al Comune di Milano di "fare correttivi all’ordinanza antismog", che definisce "una misura tanto inutile quanto inutilmente punitiva per chi ha un veicolo euro zero", ha dichiarato il presidente del Codacons, Marco Maria Donzelli. "Bloccare la circolazione solo dopo 12 giorni consecutivi di smog è una beffa, sia per la frequenza con cui questo evento può verificarsi sia perché lo smog fa sempre male e bastano 10 microgrammi per metro cubo di Pm10 in più per avere un aumento dei decessi giornalieri dello 0,51%. Inoltre è tanto ingiusto quanto inefficace bloccare 24 ore su 24 i veicoli euro 0, che sono già bloccati dalla Regione dalle 7,30 alle 19,30, e poi lasciar circolare sempre e senza alcun limite i veicoli euro 3 ed euro 4, che sono peraltro la stragrande maggioranza dei mezzi che circolano in città". Il Codacons chiede invece "targhe alterne nei mesi di gennaio e febbraio, i mesi che sono più a rischio di superamento per via delle temperature più rigide. Una misura molto più equa ed efficace, che abbasserebbe i valori inquinanti del 20%, sempre. In alternativa, per seguire la logica del Comune, targhe alterne per tutti quando ci sono 4 giorni consecutivi di smog, ossia un terzo di quelli previsti dal Comune". "Se le nostre proposte non saranno accolte ci riserviamo di valutare un ricorso al Tar contro l’ordinanza", ha concluso Donzelli.

Redazione online

24 gennaio 2011(ultima modifica: 25 gennaio 2011)

 

 

Lo conferma l'Organizzazione meteorologica mondiale

Il 2010 è stato l'anno più caldo di sempre

Alla pari con il 2005 e il 1998 anche se nominalmente la temperatura è stata superiore di 1-2 centesimi di grado

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Il 2010 nei tre anni più caldi di sempre (2 dicembre 2010)

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Le anomalie di temperatura del 2010 rispetto alla media 1971-2000 (Noaa)

Le anomalie di temperatura del 2010 rispetto alla media 1971-2000 (Noaa)

MILANO - I dati preliminari sono stati superati: all'apertura della conferenza sul clima di Cancun all'inizio dello scorso dicembre i meteorologi avevano annunciato che il 2010 si sarebbe piazzato nei primi tre posti degli anni più caldi da quando esistono dati meteo certi. Tutto sarebbe dipeso da dicembre. Ma nel mese natalizio le temperature a livello globale non si sono abbassate e il 2010 è diventato l'anno più caldo di sempre alla pari con il 2005 e il 1998. Lo conferma l'Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo).

MEDIA - Nel 2010 la temperatura media globale è risultata di 0,53 gradi centigradi (°C) sopra la media 1961-1990. Nominalmente ha superato di un centesimo di grado la temperatura media del 2005 e di 2 centesimi quella del 1998. Ma la differenza è minore del margine di incertezza nel calcolo delle temperature medie, pari a 9 centesimi di grado, quindi si può dire che i tre anni sono ai primi posti a pari merito. Questi dati si basano sulle statistiche raccolte dall'Ufficio meteorologico britannico di Hadley/Unità di ricerche climatiche (HadCRU), dal Centro nazionale degli Stati Uniti dei dati climatici (Ncdc) e dalla Nasa.

BANCHISA POLARE - Record negativo anche per la banchisa polare artica, che a dicembre 2010 ha raggiunto il minimo mensile storico con una superficie di 12 milioni di chilometri quadrati, 1,35 milioni sotto la media di dicembre del periodo 1979-2000. "Sono dati che confermano la significativa tendenza della Terra al riscaldamento a lungo termine", ha commentato il segretario generale dell'Wmo, Michel Jarraud. "I dieci anni più caldi della storia sono tutti dal 1998 a oggi".

DECENNIO - Nel decennio 2001-2010 le temperature globali sono state in media più elevate di 0,46 °C rispetto al periodo 1961-1990 e sono le più alte in un periodo di dieci anni registrate dall'inizio delle rilevazioni strumentali. Il riscaldamento è stato particolarmente forte in Africa, in alcune aree dell'Asia e dell'Artico, dove alcune regioni hanno assistito a un rialzo termico tra 1,2 e 1,4 °C sulla media storica. Nel 2010 caldo eccezionale su gran parte dell'Africa e sull'Asia meridionale e occidentale, in Groenlandia e nell'Artico canadese. Ma alcune aree, tra cui l'Europa settentrionale e l'Australia centrale e orientale hanno registrato temperature più basse.

DICEMBRE CALDO E FREDDO - Lo scorso dicembre è stato molto caldo nel Canada orientale e in Groenlandia e anormalmente freddo in gran parte dell'Europa occidentale e settentrionale, con temperature di 10 gradi sotto la media in Norvegia e Svezia, alcune zone della Scandinavia hanno toccato record di freddo mai registrati. Nell'Inghilterra centrale è stato il dicembre più freddo dal 1890, grandi nevicate hanno colpito estese zone in Europa. Più freddo della media anche in vaste aree della Russia e nell'est degli Usa.

GENNAIO 2011 - Dopo che nel 2010 si erano registrate alluvioni in Pakistan e siccità in Russia, tra la fine dell'anno e l'inizio di quello nuovo ci sono già state le alluvioni in Sri Lanka (800 mila persone colpite), in Queensland-Australia legate al fenomeno della Niña, e le alluvioni nella zona di Rio de Janeiro in Brasile. Dati che non promettono nulla di buono per l'anno appena iniziato, che secondo alcuni batterà ogni record di caldo.

Redazione online

20 gennaio 2011(ultima modifica: 21 gennaio 2011)

 

 

I dati diffusi al vertice Onu sul clima di Cancun

Il 2010 nei tre anni più caldi di sempre

Il Giappone non intende prolungare il Trattato di Kyoto se non comprende tutte le nazioni

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Il 2010 rischia entrare nella non invidiabile classifica dei tre anni più caldi al mondo da quando esistono dati meteorologici certi. Se però dicembre dovesse risultare particolarmente freddo, l'anno in corso potrebbe scendere dal podio, ma resterebbe sempre nella top ten. Lo ha detto il segretario dell'Organizzazione meteorologica mondiale, Michel Jarraud, parlando a Cancun in occasione della Conferenza mondiale sul Clima dell'Onu. Secondo Jarraud "la decade 2001-2010 ha fatto registrare un nuovo record, quella della più calda mai registrata".

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CANCUN - Intanto, giunto al terzo giorno di riunioni e discussioni, il vertice Cop 16 sta già producendo le prime prevedibili frizioni. Il Giappone, infatti, ha fatto sapere di non aver nessuna intenzione di prolungare la durata del Protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012. Secondo il Paese del Sol Levante, il Protocollo (che non è stato ratificato dagli Stati Uniti e non riguarda molte nazioni considerate nel 1990 quando venne firmato "in via di sviluppo" mentre ora sono ai vertici dell'economia mondiale) è "ingiusto" perché copre meno del 30% delle emissioni di gas serra nel mondo. L'Ue vorrebbe rinegoziarlo e avviare allo stesso tempo un negoziato globale. Molti Paesi, guidati dalla Cina, vorrebbero rinnovarlo per altri otto anni. E a Tokyo ha rispostosubito Pechino: "Il Protocollo è un essenziale pilastro del sistema e se collassa si possano immaginare le conseguenze", ha detto il capo negoziatore cinese Su Wei. Nel dibattito entra il Sudafrica, secondo il quale per il continente africano la lotta della povertà è più importante di ogni impegno vincolante alla riduzione dei gas serra. Alla ricerca di un compromesso, l'India propone che tutte le grandi economie, comprese quelle emergenti, dichiarino regolarmente i loro livelli di emissioni. Pessimista il presidente uscente del Brasile, Lula, secondo il quale, data la mancanza a Cancun di tutti i leader mondiali, il vertice è destinato a non produrre risultati di rilievo. A Lula ha risposto il padrone di casa, il ministro messicano dell'Ambiente, Rafael Elvira: "A Cancun saranno raggiunti due accordi: sulla protezione delle foreste e su un fondo di finanziamento per i Paesi più poveri per la lotta contro il riscaldamento globale".

Redazione online

02 dicembre 2010

 

 

2011-01-21

SENTENZA URGENTE DELLA CASSAZIONE

Gli "avvelenatori" tornano punibili

E' di nuovo valida la legge del 1962 che punisce chi mette in commercio alimenti scaduti, tossici o avariati

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Le famose mozzarelle blu

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MILANO — Una legge salvata. Quella sulla tutela della salute pubblica rispetto agli alimenti scaduti, avariati, contaminati, tossici e quant’altro. Dopo la denuncia del Corriere della Sera, una sentenza urgente della Cassazione riconosce gli effetti della legge 283 del 1962 sulla tutela di quanto finisce nei piatti degli italiani. Una tutela preventiva che i giudici italiani avevano smesso di applicare considerandola spazzata via — insieme a migliaia di altre norme risalenti a prima del 1970 — dai decreti del ministro per la semplificazione Roberto Calderoli. Una sentenza, sempre della Cassazione, del febbraio 2010 ne aveva decretato la "morte", ritenendola abrogata dal 16 dicembre 2010. Eliminando così la possibilità di punire chi commetteva reati del tipo mozzarelle blu, vino al metanolo, alici con le larve, cotolette alla salmonella, uova alla diossina. Un esempio dell’elenco sterminato di reati normalmente presenti nei rapporti dei carabinieri del Nas. E dopo il 16 dicembre, nonostante le rassicurazioni dello stesso Calderoli e del ministro della Salute Ferruccio Fazio, i giudici avevano cominciato ad assolvere o a non rinviare a giudizio. Un grave pericolo per la salute pubblica.

"INFORMAZIONE PROVVISORIA" - Adesso controlli e sentenze possono ripartire. In fretta e furia, la terza sezione penale della Suprema Corte ha di fatto ribaltato la decisione che lei stessa (ma con altri magistrati) aveva preso lo scorso febbraio. Per ora non si conoscono i dettagli, ma l’importanza della questione è tale che da piazza Cavour a Roma hanno diramato un’"informazione provvisoria", scritta a penna, che illustra il senso del provvedimento. "La disciplina in tema di tutela degli alimenti contenuta nella legge 283 del 1962 — è scritto — non rientra fra quelle abrogate dalla legge 246 del 2005 (la cosiddetta taglia-leggi, ndr) e relativi decreti attuativi". E stamane il procuratore torinese Raffaele Guariniello è tornato a colpire, a firmare un rinvio a giudizio per un commerciante che vendeva alici alle larve, pericolosissime per il fegato umano. "Sono entusiasta di questo intervento della Cassazione che ripristina la normalità", ha commentato il magistrato, da sempre in prima fila nella lotta contro le frodi.

CHIAREZZA - Guariniello ha subito informato il ministro Fazio, che si era prodigato per chiarire la situazione. Fazio e il collega Calderoli, il 17 gennaio scorso, avevano spiegato che la legge non era stata abrogata. Ma nei tribunali, di fronte alla sentenza della Cassazione del febbraio 2010, pochi potevano applicare la versione dei ministri. Soprattutto gli avvocati difensori sventolavano quella sentenza che in pratica ufficializzava l’abrogazione della legge del 1962. A Benevento, a dicembre, è stato assolto un commerciante "perchè il fatto non è più previsto come reato", mentre a Torino un pescivendolo aveva evitato il rinvio a giudizio e un responsabile di minimarket ha sperato nell’assoluzione per la vendita di alici con le larve. Il giudice però ha rinviato la sentenza in attesa di chiarezza. Chiarezza arrivata ora da Piazza Cavour.

Mario Pappagallo

20 gennaio 2011

 

 

 

STUDIO su Science: C'è UNA RELAZIONE TRA GLI schemi climatici E GLI eventi storici

Il cambio del clima contribuì

alla caduta dell'Impero Romano

All'aumento della variabilità corrispondono le turbolenze che portarono alla fine di Roma

STUDIO su Science: C'è UNA RELAZIONE TRA GLI schemi climatici E GLI eventi storici

Il cambio del clima contribuì

alla caduta dell'Impero Romano

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MILANO - Il cambiamento climatico potrebbe essere stato fra le cause della caduta dell’Impero Romano. Queste le conclusioni di uno studio, condotto dai ricercatori dello "Swiss Federal Research Institute for Forest, Snow e Landscape", che hanno ricostruito la storia dei cambiamenti climatici nelle estati europee degli ultimi 2.500 anni. Analizzando gli anelli di crescita di 9mila manufatti e campioni d’albero semi-fossilizzati, viventi in Germania, Francia, Italia ed Austria, gli scienziati hanno così scoperto che gli schemi climatici potevano essere collegati ad eventi storici dalle conseguenze devastanti. Si è visto, infatti, che i periodi caldi e umidi (indicati dagli anelli di crescita più ampi) erano coincisi con un’epoca di prosperità, mentre, per contro, un clima secco o comunque mutevole (cerchi più stretti) si era accompagnato a sconvolgimenti politici, come la caduta dell’Impero Romano e la Guerra dei Trent’Anni.

"Guardando agli ultimi 2.500 anni, ci sono svariati esempi di come il cambiamento climatico abbia influenzato la storia dell’umanità – ha spiegato Ulf Buntgen, co-autore della ricerca, al sito della rivista "Science", ripreso dal "Daily Telegraph" –. Non a caso, i periodi caldi e umidi hanno caratterizzato la prosperità dell’epoca romana e medievale, mentre un aumento della variabilità climatica dall’AD 250 al 600 ha coinciso con la fine dell’Impero Romano d’occidente e con le turbolenze dell’epoca delle migrazioni. Basti pensare alla siccità del terzo secolo che si accompagnò, in parallelo, alla crisi dell’Impero Romano d’occidente, segnato dalle invasioni barbariche, dai disordini politici e dalle ripercussioni economiche in diverse province della Gallia". Secondo l’esperto, i risultati raggiunti dallo studio potrebbero aiutare a costruire futuri modelli climatici e servire da monito sull’incidenza che possono avere le variazioni del clima nella società. "Siamo molto interessati a capire le civiltà del passato e a rendere le nostre ricerche più corpose – ha concluso Buntgen – e c’è anche un ampio spazio di miglioramento, per ottenere dati qualitativamente superiori e su una scala temporale più ampia".

Simona Marchetti

17 gennaio 2011(ultima modifica: 18 gennaio 2011)

 

 

2011-01-17

Dalle cozze tossiche alle mozzarelle blu: cancellata la norma che tutelava i consumatori

Cibi adulterati, non è più reato

Sparite le pene per chi vende cibo avariato

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Una mozzarella blu sequestrata dai carabinieri (archivio Corriere)

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MILANO - Mercato ittico di Torino, quest'estate. Il pesce fresco esposto al sole, oltre 28 gradi, e alle mani dei clienti. Controllo dei carabinieri dei Nas. Reato: cattivo stato di conservazione, in base alla legge sulla Tutela degli alimenti numero 283 del 30 aprile 1962. Pena: arresto da tre mesi a un anno o multa fino a 46 mila euro.

Tutto questo però fino a metà dicembre 2010, poi più niente. Perché quella legge, tante volte applicata dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello, è stata cancellata. Non esiste più, grazie all'entrata in vigore della procedura "taglia-leggi" (legge numero 246 del 28 novembre 2005). E non esistono più i reati che contemplava. Dalle cozze "tossiche" allevate a Trieste a quelle infettate dal virus dell'epatite o dal vibrione del colera, dalle alici con il parassita (l'anisakis) alle mozzarelle blu, dal maiale alla diossina ai cibi scaduti e "rinfrescati" cambiando le etichette, dalle cotolette alla salmonella alla carne vecchia "ringiovanita" con i coloranti, dal vino adulterato con additivi chimici all'olio di oliva fatto senza olive, dalle farine alimentari con il prione (vedi Mucca pazza) al mascarpone botulinato, dagli ortaggi con il piombo alle salse rese più rosse da sostanze cancerogene, dalle acque minerali ricche in cloroformio al pane o alla mortadella agli escrementi... L'elenco è chilometrico: tutti reati che oggi, con un colpo di bacchetta magica legislativa, non esistono più. Per mancanza di legge.

C'era stato un tentativo nel 2007 di "depenalizzare" tutti questi reati. Le polemiche bloccarono tutto. Oggi, invece, legge cancellata del tutto. E con essa quelle garanzie a tutela della salute pubblica (perché di salute pubblica si tratta) e della qualità made in Italy (quanti dei reati cancellati hanno in passato colpito prodotti fatti all'estero: pummarola colorata e latte in polvere con colla, mozzarelle blu e uova alla diossina). Difficile ora correre ai ripari: da questo momento, e fino all'entrata in vigore di un'eventuale nuova norma, sarà zona franca. Ieri mattina il procuratore Guariniello ha segnalato il problema al ministro della Salute Ferruccio Fazio, che si è subito attivato per correre ai ripari. La zona franca, però, ora c'è. Niente più magistratura di mezzo (a parte i casi gravi o mortali da codice penale), niente più sequestri preventivi, niente più blitz dei Nas.

Ma come è potuto accadere? Semplice. Tutte le disposizioni legislative anteriori al primo gennaio 1970 sono state cancellate dal "taglia-leggi", tranne quelle ritenute "indispensabili alla permanenza in vigore" che sono state elencate. La legge 283 del 1962 sulla tutela degli alimenti nell'elenco non c'è. Dimenticanza, distrazione, volontà? Non si sa. Quello che è evidente è che in Italia vi sono molti reati in meno. Cancellati per legge. Nella speranza che, gustando un tiramisù al botulino, nessuno resti paralizzato.

Mario Pappagallo

15 gennaio 2011(ultima modifica: 16 gennaio 2011)

 

 

2011-01-12

L'EMERGENZA

Cozze tarantine a rischio, rilevata diossina

Le analisi Onlus rilevano valori altissimi

Sostanza trovata nei molluschi coltivati sul fondale

del mar Piccolo:il veleno è presente anche nelle ostriche

Cozze tarantine

Cozze tarantine

TARANTO - Valori molto alti di diossina, oltre i limiti di legge, sono presenti nei molluschi che vengono coltivati sul fondale del mar Piccolo di Taranto, in particolare ostriche e cozze pelose. È quanto emerge dalle analisi compiute da una onlus, il Fondo antidiossina di Taranto, e che domattina verranno presentati nel dettaglio in una conferenza stampa nel capoluogo jonico. La onlus, che grazie a donazioni ha compiuto autonomamente questa indagine, ha sottoposto ad analisi per rilevare la presenza di diossina il latte materno, le lumache e i molluschi.

LA NOTA - "Le analisi del fondo evidenziano anche differenze significative rispetto ai dati delle analisi compiute dalla Asl che hanno rilevato valori alti ma non così allarmanti", sottolinea Alessandro Marescotti di Peacelink, che affianca il fondo antidiossina nella ricerca. Marescotti precisa che l’allarme riguarda non tutti le coltivazioni, ma solo quelle che avvengono sul fondale perché "la diossina - spiega - non si scioglie in acqua ma si deposita sul fondo e quindi viene raccolta solo da quei molluschi che sono posati sul fondale". E' la prima volta, sottolinea Marescotti - che a Taranto si rileva lo sforamento dei limiti di legge della diossina". Gli esami si riferiscono prelievi compiuti a partire da un paio di mesi fa.

Redazione online

12 gennaio 2011

 

 

 

2011-01-11

Vertice a Palazzo Marino tra Comune, Atm e Mm. "apertura la seconda metà di febbraio"

"Manca sicurezza". Slitta il nuovo metrò

Linea verde, rinviata l'inaugurazione della tratta Famagosta-Assago. "Prima i collaudi"

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Lavori sulla nuova tratta (Salmoirago)

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MILANO - Il metrò non fa un metro: non ci sono le "condizioni di sicurezza", gli impianti "non sono conformi", slittano i collaudi e dunque salta l'inaugurazione. Il prolungamento della linea "verde" tra Famagosta e Assago (guarda la mappa) non sarà aperto ai passeggeri il 23 gennaio. Da ieri è ufficiale, se ne riparla dopo la metà di febbraio: il vertice tecnico in Comune ha "identificato" un ritardo di quattro settimane nei lavori "ai sottosistemi di segnalamento", gli apparecchi d'allarme sui binari che regolano il traffico dei treni, tengono le distanze, evitano gl'incidenti. Sono difettosi: inaffidabili. Colpa delle ditte fornitrici, dice Mm. Ma senza "segnalamento" Atm non può azzardare i test e il ministero non può autorizzare il servizio. Stop, semaforo rosso: le procedure slittano. E la polemica politica è durissima. L'assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Cattaneo, chiede "subito una verifica politica".

Riunione d'urgenza a Palazzo Marino. Al tavolo tecnico, con il dg Antonio Acerbo, i presidenti di Atm ed MM, Elio Catania e Lanfranco Senn. Sul tavolo, la relazione di Atm sui ritardi nel cantiere M2 Famagosta-Assago: documenti "insufficienti", certificati fotocopiati (non firmati né timbrati), binari difettosi, "errori" di cablaggio, apparati sconnessi, fuori norma. Il vertice, riassume una nota di Mm, ha trovato nel "sistema di segnalamento" l'unico, pesante ostacolo sulla strada per l'inaugurazione: "Slittano i tempi di consegna - si legge - e quindi l'inizio dei test di pre-esercizio e di verifica delle condizioni di sicurezza". L'allarme di Atm era concreto: "Ne prendiamo atto - commenta il presidente Catania -. Ma Atm è pronta ad effettuare rapidamente i collaudi necessari per avviare il servizio sulla tratta per Assago, non appena Mm avrà consegnato gli impianti e le infrastrutture secondo gli standard previsti dal capitolato e dal ministero dei Trasporti". Parole distensive. Che in realtà nascondono uno scontro al calor bianco: ieri si è assistito alla resa dei conti tra le due municipalizzate.

Sono passati undici anni dalla progettazione e sette dall'apertura del cantiere: un'odissea per realizzare due stazioni, un tracciato di 4,8 chilometri di binari e neppure un parcheggio d'interscambio. La tratta periferica della M2 avrebbe dovuto iniziare a correre nel 2008: ancora non c'è una data. I costi pubblici sono esplosi: da 70 a 88,5 milioni di euro. Il Pd invoca una commissione d'inchiesta: "È uno scandalo". Il sindaco di Assago, Graziano Musella, è avvelenato: "Il disappunto è forte". Non bastasse, il biglietto del metrò costerà 2,10 euro. Oggi, altro vertice al Pirellone. "Pretendo indagini approfondite", attacca l'assessore provinciale Giovanni De Nicola: "Ma la priorità va alla sicurezza dei passeggeri, il metrò sarà inaugurato solo quando avremo certezze sull'affidabilità degli impianti". E Cattaneo: "Nessuno, neppure il Comune, decide l'avvio della M2 senza l'avallo degli enti che hanno concordato la tabella dei lavori". Regione e Provincia, ieri, non erano invitate a Palazzo Marino.

Armando Stella

11 gennaio 2011

 

 

 

 

Ue polemica con l'associazione europea dei produttori di mangimi

Germania: alti livelli di diossina nei maiali

La scoperta è stata fatta in un allevamento della Bassa Sassonia. Centinaia di animali già abbattuti

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(Reuters)

(Reuters)

MILANO - In Germania la diossina è arrivata anche nella carne di maiale. La scoperta è stata fatta nella carne di un esemplare in un allevamento della Bassa Sassonia. Il portavoce del ministero dell'Agricoltura del Land, Gert Hahne, ha annunciato che centinaia di maiali sono stati già abbattuti. In un altro allevamento di suini della Bassa Sassonia sarebbero stati riscontrati valori di diossina vicini a quelli limite. Il ministero ha aggiunto che attualmente sono 330 gli allevamenti chiusi sui 4.400 inizialmente bloccati dopo la scoperta il 3 gennaio di uova contaminate dalla diossina.

UE PRONTA A INTERVENIRE - L'Unione europea potrebbe intervenire direttamente per regolamentare con una normativa l'attività dei produttori di mangimi ed evitare il ripetersi di casi di contaminazione di diossina come quello avvenuto a causa dell'azienda Harles & Jentzsch che ha aggiunto ai mangimi animali acidi grassi destinati all'industria della carta. Lunedì nella sede della Commissione europea si è svolta una riunione della Federazione europea dei produttori di mangimi compositi (Fefac). Martedì il presidente Patrick van den Avenne in un comunicato dichiara che la Fefac è pronta a presentare "entro la fine del mese" una proposta di autoregolamentazione per il monitoraggio della diossina. "In realtà la riunione di lunedì è stata deludente", ha invece detto Frederic Vincent, portavoce del commissario europeo alla Salute John Dalli. "Non è stata presentata alcuna proposta concreta. Noi pensiamo di intervenire prima della fine del mese". La Fefac invece sostiene di aver già chiesto nel 2009 che "tutti gli impianti che hanno anche una produzione di grassi non destinata agli alimenti" devono essere considerati come "impianti ad alto rischio" e quindi subire "controlli adeguati" e "dovrebbe essere richiesta la stretta separazione fisica della attività di produzione di grassi a uso tecnico da quella di grassi per mangimi".

RASSICURAZIONI - Lo scandalo delle uova (e ora dei maiali) e dei mangimi alla diossina si allarga alla Francia e alla Danimarca, mentre in Germania il governo cerca di rassicurare i consumatori e invita la popolazione a non farsi prendere dal panico. Ma anche in Italia gli esperti rassicurano: "Le sigarette contengono più diossina delle uova contaminate. La soglia massima permessa è troppo bassa per fare male all'uomo". Intanto però la Corea del sud ha limitato le importazioni alimentari dalla Germania e la Russia ha annunciato simili provvedimenti.

Redazione online

11 gennaio 2011

 

 

 

2011-01-08

il dato viene prelevato da una black list aggiornata costantemente

Germania, uova alla diossina: una app

sul cellulare riconosce quelle infette

Un'applicazione gratuita per smartphone decifra velocemente il codice dello stabilimento di provenienza

il dato viene prelevato da una black list aggiornata costantemente

Germania, uova alla diossina: una app

sul cellulare riconosce quelle infette

Un'applicazione gratuita per smartphone decifra velocemente il codice dello stabilimento di provenienza

MILANO - E'allarme in Europa per le uova alla diossina. Per ora i rischi riguardano soprattutto la Germania dove sono stati chiusi oltre 4 mila e 700 allevamenti. In aiuto dei consumatori arriva però la tecnologia: un'applicazione gratuita per smartphone decifra infatti velocemente il codice dello stabilimento di provenienza marchiato sulle uova e setaccia un'apposita banca dati alla ricerca di produttori che abbiano presumibilmente dato mangimi contaminati con sostanze chimiche cancerogene alle galline.

COME FUNZIONA - La società berlinese checkitmobile promette agli utenti dell'applicazione gratuita Barcoo il "rilevamento di uova alla diossina". L'app, già molto popolare in Germania rivela lo Spiegel, funziona così: l'utente inserisce nel programma il codice del produttore stampato su ogni uovo. Barcoo a questo punto non fa altro che mettere a confronto la moltitudine di informazioni fornite online dai database delle associazioni e del Ministero per la difesa del consumatore del Nord Reno-Westfalia. Se il codice analizzato compare nella black-list, l'app fa scattare l'allarme. Quest'elenco viene aggiornato quotidianamente con i codici di quelle aziende agricole in cui si crede che il bestiame sia stato allevato con mangime contenente grassi industriali. L'app è disponibile per iPhone, smartphone Nokia e per tutti quegli apparecchi con sistema operativo Android e Bada.

Elmar Burchia

08 gennaio 2011

 

 

"la contaminazione subisce diversi passaggi che ne "diluiscono" la pericolosità"

Uova contaminate, parla l'esperto

"Più tossiche le sigarette"

Il professor Agostino Macrì:"La soglia massima permessa è troppo bassa per fare male all'uomo"

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(Lapresse)

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MILANO - Non ci sono reali rischi per la salute assumendo uova, latte o carni contaminate da diossina con i valori riscontrati in Germania. Ne è convinto il professor Agostino Macrì, per anni capodipartimento sicurezza alimentare all'Istituto Superiore Sanità, oggi consulente dell'Unione dei Consumatori, uno dei massimi esperti italiani in materia di sanità alimentare e animale. "Cosa succederebbe se mangiassi un uovo, o una bistecca, provenienti dalla Germania e contaminati dalla diossina? Assolutamente niente. Per fare male al fisico umano servono concentrazioni molto più alte: la soglia massima permessa di 3 ppt di diossina (ossia 3 miliardesimi di milligrammi in un grammo di grasso) è bassissima, e anche se si raddoppiasse o triplicasse non ci sarebbero problemi reali". Tanto che, secondo Macrì, "è molto più tossica una sigaretta di un uovo "contaminato": ogni giorno "fumiamo" molta più diossina di quella presente negli alimenti tedeschi".

PERICOLOSITÀ "DILUITA" - Tanto più che la contaminazione ha subito diversi passaggi che ne "diluiscono" la pericolosità: "I mangimi erano contaminati - spiega l'esperto - poi sono stati mangiati dagli animali, che hanno assorbito la diossina nel loro grasso. Poi questa diossina, in proporzioni sempre minori, è confluita nella parte grassa delle uova o del latte degli animali contaminati. E addirittura, nel caso dei prodotti derivati (come dolciumi o formaggi), ha subito un ulteriore passaggio. Alla fine la dose di diossina effettivamente assunta è così bassa da non presentare alcun rischio". La diossina agisce sul sistema endocrino, "ma non ci sono effetti acuti, solo effetti a lungo termine, a volte anche molto gravi, ma serve un'esposizione prolungata a dosi altissime". Nessuna preoccupazione, dunque: "Ovviamente - chiarisce Macrì - quello che è successo è grave, questa azienda tedesca ha violato dei limiti di legge e non deve accadere, ma a livello di salute umana non ci sono proprio motivi di preoccupazione". (Fonte Agi)

 

08 gennaio 2011

 

 

 

 

il tossicologo: danni alla salute se l’esposizione È prolungata nel tempo

Uova alla diossina, allarme in Europa

In Germania, dove è partito lo scandalo, sono stati chiusi 4.700 allevamenti. Prodotti a rischio in Olanda e Gb

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(Lapresse)

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MILANO - Oltre 4.700 allevamenti di polli e maiali chiusi in Germania, 527 tonnellate di mangime contaminato, 136mila uova "a rischio" esportate in Olanda e da qui spedite, sotto forma di prodotti alimentari, al Regno Unito. Sono i numeri dello scandalo diossina che si sta allargando a macchia d'olio, facendo tremare i consumatori europei.

LO SCANDALO - In Germania, dove è nato il problema e dove la magistratura ha già aperto un'inchiesta, sono stati chiusi temporaneamente migliaia di allevamenti a causa della contaminazione di uova e mangimi. Un colpo ulteriore al settore, che ha visto un drastico calo delle vendite. La società sotto accusa - la Harles & Jentzsch, che ha ammesso di "correggere" i mangimi con residui di olio biodiesel - sapeva già da marzo che i propri grassi alimentari contenevano elevati livelli di diossina, ma il Ministero dell'Agricoltura dello Schleswig-Holstein è stato informato solo il 27 dicembre dei risultati. Le analisi indicavano che i livelli di diossina rilevati nei grassi alimentari destinati alla produzione di mangimi sono due volte superiori alla norma. Il Ministero della Salute tedesco ha fatto sapere che la percentuale di diossina contenuta nelle uova è 3-4 volte superiore alla soglia consentita, ma "non pericolosa per la vita umana". Resta il fatto che si tratta di una sostanza tossica e persistente negli organismi.

LATTE A RISCHIO - Intanto l'allarme si estende. Secondo il quotidiano tedesco Bild un allevatore di bovini potrebbe avere usato il mangime sotto accusa ed è possibile che abbia prodotto latte contaminato, finito nei supermercati con gli altri prodotti sotto indagine: uova, carne di pollo e di maiale. "Il mangime contaminato da diossina è stato dato anche alle mucche - ha detto alla Bild Manfred Santen, di Greenpeace -. Negli animali la diossina si deposita nella parti grasse, quindi anche nel latte". Prudente Christiane Gross, portavoce dell'associazione non governativa Foodwatch che si batte per i diritti dei consumatori nel settore alimentare: "Al momento non è escluso che il latte contaminato da diossina abbia raggiunto gli scaffali dei supermercati". Il tabloid tedesco riporta il caso di Juergen Spreen-Ledebur, un allevatore di mucche dello Schleswig-Holstein, la regione a nord della Germania dove ha sede la Harles & Jentzsch: l'allevamento è fermo da tre giorni e Spreen-Ledebur è costretto a buttare 1.700 litri di latte al giorno.

DUE LOTTI IN OLANDA - Il portavoce del commissario europeo per la Salute John Dalli ha rassicurato i consumatori europei sottolineando che il livello di contaminazione delle uova tedesche "è relativamente basso". Nello scandalo dei mangimi contaminati che esplose in Belgio nel maggio 1999 i livelli erano "100 volte superiori". Inoltre solo due lotti di uova potenzialmente contaminate sarebbero usciti dalla Germania diretti in Olanda. Il primo, il 3 dicembre, è stato trasformato e a sua volta esportato nel Regno Unito; il secondo, il 15 dicembre, è stato mescolato con altre uova e suddiviso in tre lotti dei quali uno è stato congelato, e degli altri due non si conosce la destinazione. Il portavoce del commissario Ue ha assicurato che le autorità olandesi sono intervenute e ha affermato che in ogni caso sarebbe stato necessario consumare qualche dozzina di uova per raggiungere una concentrazione di diossina pericolosa per l'uomo. Intanto, ai cittadini non resta che controllare la dicitura stampigliata sui gusci delle uova: se c'è scritto "IT" (Italia come Stato di produzione) si può stare tranquilli. La Coldiretti propone di introdurre subito l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti (come previsto dal disegno di legge in discussione alla Camera), dato che la Germania fornisce un quinto del latte consumato in Italia e con 41 milioni di quintali all'anno fra latte latticini e formaggi è il primo fornitore. La legge ad oggi prevede l'indicazione dell'origine in etichetta per il latte fresco, mentre per il latte a lunga conservazione (UHT) non è prevista l'indicazione d'origine, stessa cosa accade per i derivati del latte e per i formaggi, ma anche per la carne suina, di pecora, agnello e coniglio.

COS'È LA DIOSSINA - La diossina è una sostanza tossica non presente in natura. "Esistono 75 diossine, composti clorurati detti congeneri. Il più pericoloso per l’uomo è la tetraclorodibenzo-p-diossina, classificata come cancerogeno di tipo 1, spiega Claudio Minoia, direttore del laboratorio di misure ambientali presso la Fondazione Maugeri di Pavia -. Questi composti sono insolubili in acqua, molto solubili nel grasso e molto resistenti alla degradazione chimica e biologica. Significa che non sono sostanze trasformabili, restano nell’ambiente. Derivano dalla combustione di prodotti industriali, si depositano sul terreno e non migrano in profondità. È il motivo per cui li ritroviamo nei mangimi per allevamento. La diossina può essere inalata, se in aria si diffondono particelle contaminate. Ma la via di contaminazione classica è l’ingestione di cibi. Il 90% di esposizione uomo alla diossina è di tipo alimentare. E nell’ambito di questa percentuale, il 90% dei rischi sono legati a alimenti di origine animale".

DANNI ALLA SALUTE - "Perché ci siano danni alla salute è necessario che l’esposizione sia prolungata nel tempo e i valori di diossina presente nell’alimento contaminato siano sensibilmente superiori alla soglia indicata dall’Organizzazione mondiale della Sanità" spiega Minoia. Un'eccessiva esposizione può causare effetti a carico del sistema immunitario, del fegato e delle pelle, oltre che sull’embrione. Queste le soglie di diossina che è possibile assorbire ogni giorno senza rischi per la salute: "La carne di ruminanti, quindi bovini e ovini, non deve contenere più di 3 picogrammi di diossina per grammo di grasso - dice Minoia -. Il livello scende a 2 picogrammi per selvaggina e pollame e di 1 picogrammo per i suini. Nel caso di fegato e prodotti derivati da animali di terra la soglia massima è di 6 picogrammi ogni grammo. La dose relativa a muscolo di pesce e prodotti della pesca è di 4 picogrammi ogni grammo di peso fresco. Il picogrammo è un’unità di misura inferiore al milligrammo. Quelli che ho elencato sono i valori stabiliti da un decreto comunitario del 2006. Un cittadino europeo può introdurre un massimo di 23 picogrammi al giorno dalla carne, 13 picogrammi dal latte, 5 da prodotti di altro genere e altrettanti dal pesce".

Redazione online

07 gennaio 2011

 

 

 

 

 

DOPO L'ALLARME DELLE UOVA PRODOTTE IN GERMANIA

Diossina, i livelli pericolosi nei cibi

Se ingerita in grandi quantità, provoca lesioni della pelle, calo della fertilità, ritardo della crescita, tumori

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(Ap)

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MILANO - Pascoli e mangimi contaminati sono i principali nodi della contaminazione da diossina di carni e latte di animali. Quella che si chiama genericamente diossina corrisponde in realtà a oltre 200 sostanze diverse, 17 delle quali altamente tossiche per l'uomo. La più pericolosa è il tetraclorodibenzo-p-diossina (Tcdd), la cosiddetta "diossina Seveso", considerata punto di riferimento nei parametri per la valutazione della tossicità. Nei Paesi industrializzati l'esposizione di fondo della popolazione è stimata in un miliardesimo di milligrammo (picogrammo, pg) equivalente di tossicità del Tcdd per grammo di grasso (pg teq/g).

SOSTANZA PERSISTENTE - Considerata il più tossico fra i composti organici, la diossina è contenuta in moltissimi prodotti di uso comune, come oli isolanti, additivi antimuffa, vernici e impregnanti per il legno. Può diffondersi nell'ambiente anche in seguito a processi di combustione, da quelli che avvengono nei motori agli incendi, all'uso di stufe e caminetti. A causa della sua stabilità chimica, la diossina è molto persistente nell'ambiente. Si lega facilmente al materiale organico presente nel terreno e sono necessari mesi, perfino anni, prima che venga degradata. Se ingerita dai mammiferi, si accumula nei grassi. Anche l'organismo umano la elimina molto lentamente, tanto che la contaminazione più violenta mai avvenuta in Italia, quella del luglio 1976 a Seveso, ha fatto registrare casi di lesioni della pelle (cloracne) persistenti a distanza di oltre 20 anni. Se ingerita dall'uomo in grandi quantità, questa sostanza può provocare lesioni della pelle, calo della fertilità, ritardo della crescita, tumori.

LIVELLI MASSIMI - Di seguito i livelli massimi di diossina e diossine simili ai Pcb ammessi dall'Unione Europea nei prodotti alimentari destinati all'uomo (la quantità è espressa in picogrammi per grammo di grasso):

- carni bovine e ovine: da 3,0 a 4,5

- pollame: da 2,0 a 4,0

- carni suine: da 1,0 a 1,5

- fegato: da 6,0 a 12,0

- latte crudo, burro e prodotti caseari: da 3,0 a 6,0

- uova: da 3,0 a 6,0

- nel pesce i livelli sono compresi fra 4,0 e 8,0 pg/g di peso fresco. (Fonte: Ansa)

07 gennaio 2011

 

 

2010-12-30

Riunione nella citta' partenopea con la protezione civile

Letta: "A Napoli strade pulite

dai rifiuti entro il 31 dicembre"

Il premier telefona a un convegno del Pdl e parla di "pochi mesi per uscire dall'emergenza"

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MILANO - Emergenza rifiuti a Napoli. Berlusconi nel pomeriggio parla di pochi mesi per risolvere il problema, ma in serata Gianni Letta è più ottimista: per il 31 dicembre verranno eliminati dalle strade della città ed entro 15 giorni da quelle della Provincia. Il 4 gennaio prossimo, poi, nuova riunione a Palazzo Chigi per indicare soluzioni strutturali al problema. È stata infatti questa l'intesa raggiunta nella riunione, presieduta proprio dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ed alla quale hanno partecipato il Presidente della Regione Campania, Caldoro, il Sindaco di Napoli, Russo Jervolino, i Presidenti ed i Prefetti delle Province campane, il responsabile della Protezione Civile, Gabrielli. "L'intesa è stata possibile - ha sottolineato Letta - grazie al profondo senso di responsabilità e sensibilità istituzionale di tutti i partecipanti alla riunione; a partire dalle Province campane. Ma anche grazie al consistente apporto allo smaltimento dei rifiuti proveniente da diverse regioni italiane".

BERLUSCONI - "In pochi mesi riusciremo a trasformare la situazione di Napoli". Era stato questo il messaggio sull'emergenza rifiuti lanciato dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi nel pomeriggio, durante un collegamento telefonico con una iniziativa del Pdl a Napoli. Il premier ha spiegato successivamente che sull'emergenza rifiuti a Napoli "qualcuno ci ostacola". "C'è qualcuno che cerca di ostacolare con ogni mezzo il nostro operato. Altrimenti non si spiegherebbe come sorgono sempre delle difficoltà nuove" ha sottolineato Berlusconi. "Penso di tornare ad assumere direttamente la responsabilità per l'immediato sgombero ma anche per gli impianti futuri" ha detto ancora il presidente del Consiglio.

FIDUCIA SUL FUTURO DEL GOVERNO - Berlusconi si è detto anche "fiducioso sul futuro dell'esecutivo". "Molti parlamentari - ha aggiunto il premier - torneranno indietro così come altri parlamentari con senso di responsabilità verranno a sostenere la maggioranza per dare a questo governo la possibilità di governare. Nonostante l'operazione di Fini abbiamo mantenuto la maggioranza e stiamo acquisendo i deputati che si trovano in disagio assoluto perchè si sono trovati su un treno guidato da Bocchino, Granata e Briguglio che li porta in un destinazione diversa: all'opposizione".

PACE SOCIALE - "Abbiamo mantenuto la pace sociale che è un bene prezioso. Il prossimo anno il nostro ritmo di crescita tornerà ai livelli prima della crisi" ha poi aggiunto Berlusconi.

Redazione online

29 dicembre 2010(ultima modifica: 30 dicembre 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

LO CHOC DEL LEADER DI SEL

Nella notte aggressione di giovani del Pdl

Vendola: sono caduto dalle scale | Video

La rivelazione del governatore in una conferenza stampa

"La mia abitazione non è terreno della lotta politica"

Nichi Vendola

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BARI - Un Vendola scosso all'inizio della conferenza stampa di fine anno indetta a Bari per illustrare i risultati della giunta di centrosinistra pugliese. "Ieri notte giovani del Pdl hanno pensato bene di venire a molestare il presidente della Regione a casa sua - ha rivelato Vendola - immaginando che l'abitazione privata possa essere una specie di protesi della lotta politica".

I DETTAGLI - "Alcuni ragazzi - ha proseguito il leader nazionale di Sel - sono stati identificati dalle forze dell'ordine. È stata una notte brutta e antipatica perché ognuno ha diritto al sonno e alla sicurezza. Nello spavento notturno sono anche caduto per le scale e per questo mi vedete zoppicante".

LONTANO DAL PALAZZO - "Ho deciso di andare a vivere nel mio paese (a Terlizzi, nel Barese ndr)di fronte al mercato - ha concluso Vendola - e non in una villa residenziale separata del popolo. Spero che i giovani del Pdl abbiano motivo di imparare le regole della lotta politica".

LA SOLIDARIETà DEL PD - "Esprimiamo la nostra solidarietà a Nichi Vendola per l’incidente di cui è stato vittima questa notte. I carabinieri e gli inquirenti chiariscano i particolari del comportamento di quanti hanno manifestato sotto casa del presidente della regione Puglia. C’è un clima politico teso nel paese, ogni episodio di intolleranza, piccola o grande che sia, va respinto con fermezza". Lo dice Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza del Pd.

Angelo Alfonso Centrone

30 dicembre 2010

 

LO ha decisio il giudice del lavoro

Tiziana Ferrario reintegrata

alla conduzione del Tg1

"Lesione della sua professionalità per discriminazione politica": non condivideva la linea del direttore Minzolini

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Tiziana Ferrario (Emblema)

Tiziana Ferrario (Emblema)

MILANO - Tiziana Ferrario è stata reintegrata alla conduzione del Tg1. Lo ha deciso il tribunale di Roma sezione lavoro. Il giudice ha ordinato alla Rai di reintegrare la giornalista nelle mansioni di conduttrice del Tg1 delle 20 e di inviata speciale per grandi eventi. Il giudice ha ravvisato nella rimozione di Tiziana Ferrario dell'incarico di conduttrice del Tg1 una "grave lesione della sua professionalità per motivi di discriminazione politica a seguito dell'opposizione della stessa giornalista alla linea editoriale del direttore Augusto Minzolini.

MINZOLINI - "Paolo Frajese ha condotto il Tg per sette anni, Bruno Vespa per cinque. Tiziana Ferrario lo ha condotto per 30 anni", è stato il commento di Minzolini. "Quale spazio possono avere le nuove generazioni in un'azienda in cui i ruoli si danno a vita?". Minzolini precisa anche di aver proposto alla Ferrario, "collega stimabile e brava", il ruolo "di super-inviato per il mondo". Secondo il direttore del Tg1 fa decisione del giudice "è assurda perchè interviene in decisioni di fatto del direttore. Quello che è normale negli altri Paesi, qui non lo è e resta il concetto che un ruolo rimane acquisito". Ma il giudice nella sua sentenza ritiene che non c'entri nulla nel caso di Ferrario la tesi di Minzolini di aver voluto dare spazio ai giovani. Infatti "risulta che identica decisione non ha coinvolto due giornalisti coetanei della ricorrente (Petruni e Romita), i quali invece avevano sottoscritto il documento di sostegno alla linea editoriale".

POLITICA - La sentenza del giudice ha scatenato anche reazioni politiche. "La magistratura al servizio della sinistra comanda alla Rai", ha detto Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato. "Ora i togati vorrebbero decidere anche chi deve condurre i telegiornali in studio. Spero che questa decisione venga considerata dalla Rai un proclama scritto su carta straccia. A quando sentenze che dicano quali notizie divulgare e quali no? In altri casi, il ministro della Giustizia Alfano ha inviato ispezioni: qui servirebbe un controllo medico". Leoluca Orlando, portavoce dell'Idv, giudica "gravissime e fuori luogo" le affermazioni di Gasparri, per le quali "si dovrebbe vergognare. Impari a rispettare le sentenze e il lavoro dei magistrati". Matteo Orfini, responsabile cultura e informazione del Pd: "La sentenza certifica ciò era già evidente: al Tg1 ci sono discriminazioni politiche per chi la pensa diversamente dal direttore. È normale e accettabile nella Rai di Berlusconi?". L'associazione di telespettatori cattolici Aiart ritiene che si tratti di "una grave bocciatura" di Minzolini. "Il Tg1 fa soprattutto gossip e nasconde le vere notizie". Carlo Verna, segretario dell'Usigrai, sindacato dei giornalisti Rai: "La sentenza è un grande successo di chi crede nei diritti di libertà e una secca sconfitta di Masi e Minzolini. Ora se ne vadano entrambi".

Redazione online

29 dicembre 2010

 

 

2010-12-2

il prossimo anno il nostro ritmo di crescita tornerà ai livelli prima della crisi"

"Emergenza rifiuti risolta in pochi mesi Molti finiani ritorneranno con noi"

Berlusconi a un convegno Pdl a Napoli: "Sono fiducioso sul futuro dell'esecutivo, stiamo acquisendo deputati Fli"

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Berlusconi a un convegno Pdl a Napoli: "Sono fiducioso sul futuro dell'esecutivo, stiamo acquisendo deputati Fli"

Silvio Berlusconi (Omnimilano)

Silvio Berlusconi (Omnimilano)

MILANO - "In pochi mesi riusciremo a trasformare la situazione di Napoli" E' il messaggio forte sull'emergenza rifiuti lanciato dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi in collegamento telefonico con una iniziativa del Pdl a Napoli. Il premier ha spiegato successivamente che sull'emergenza rifiuti a Napoli "qualcuno ci ostacola". "C'è qualcuno che cerca di ostacolare con ogni mezzo il nostro operato. Altrimenti non si spiegherebbe come sorgono sempre delle difficoltà nuove" ha sottolineato Berlusconi. "Penso di tornare ad assumere direttamente la responsabilità per l'immediato sgombero ma anche per gli impianti futuri" ha detto ancora il presidente del Consiglio.

FIDUCIA SUL FUTURO DEL GOVERNO - Berlusconi si è detto anche "fiducioso sul futuro dell'esecutivo". "Molti parlamentari - ha aggiunto il premier - torneranno indietro così come altri parlamentari con senso di responsabilità verranno a sostenere la maggioranza per dare a questo governo la possibilità di governare. Nonostante l'operazione di Fini abbiamo mantenuto la maggioranza e stiamo acquisendo i deputati che si trovano in disagio assoluto perchè si sono trovati su un treno guidato da Bocchino, Granata e Briguglio che li porta in un destinazione diversa: all'opposizione".

PACE SOCIALE - "Abbiamo mantenuto la pace sociale che è un bene prezioso. Il prossimo anno il nostro ritmo di crescita tornerà ai livelli prima della crisi" ha poi aggiunto Berlusconi.

Redazione online

29 dicembre 2010

 

 

 

 

2010-12-28

Per liberare strade e cassonetti di 1500 tonnellate di spazzatura

Rifiuti a Napoli, interviene l'esercito

Il Comune invitare i napoletani a non buttare gli imballaggi fino a lunedì

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Cumuli di sacchetti a Napoli in un immagine del 22 dicembre (Ansa)

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NAPOLI - In leggero aumento la spazzatura giacente in strada nei cassonetti a Napoli, arrivata ad un totale complessivo di 1500 tonnellate, ma con due giorni di stop degli "stir" (impianti di vettovagliatura, ndr), intanto l'Esercito interviene in città, per la seconda volta, raccogliendo dall'alba circa 50 tonnellate nella zona fra via don Bosco e viale Umberto Maddalena, a ridosso dell'aeroporto di Capodichino.

L'APPELLO - Domenica, in via straordinaria riaprono per mezza giornata gli "stir" consentendo questa notte di raccogliere 1300-1400, tonnellate nelle stime del Comune di Napoli, e di liberare un ventina di autocompattatori che dalla vigilia di Natale non hanno potuto conferire il carico alla discarica di Chiaiano, unico impianto funzionante in questo week-end festivo, che però, per accordi con i cittadini del quartiere napoletano, non può accogliere più di 800 tonnellate di rifiuti al giorno. Il Comune, inoltre, continua ad invitare i napoletani a non buttare fino a lunedì gli imballaggi, carta e cartone, per non peggiorare gli ingombri in strada; lunedì, con la raccolta ritornata all'ordinario, ci sarà più facilità per smaltirli. Continua a soffocare l'hinterland napoletano, sommerso da diverse migliaia di tonnellate di giacenza. (fonte: Agi)

 

26 dicembre 2010(ultima modifica: 28 dicembre 2010)

 

2010-12-27

Per liberare strade e cassonetti di 1500 tonnellate di spazzatura

Rifiuti a Napoli, interviene l'esercito

Il Comune invitare i napoletani a non buttare gli imballaggi fino a lunedì

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Cumuli di sacchetti a Napoli in un immagine del 22 dicembre (Ansa)

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NAPOLI - In leggero aumento la spazzatura giacente in strada nei cassonetti a Napoli, arrivata ad un totale complessivo di 1500 tonnellate, ma con due giorni di stop degli "stir" (impianti di vettovagliatura, ndr), intanto l'Esercito interviene in città, per la seconda volta, raccogliendo dall'alba circa 50 tonnellate nella zona fra via don Bosco e viale Umberto Maddalena, a ridosso dell'aeroporto di Capodichino.

L'APPELLO - Domenica, in via straordinaria riaprono per mezza giornata gli "stir" consentendo questa notte di raccogliere 1300-1400, tonnellate nelle stime del Comune di Napoli, e di liberare un ventina di autocompattatori che dalla vigilia di Natale non hanno potuto conferire il carico alla discarica di Chiaiano, unico impianto funzionante in questo week-end festivo, che però, per accordi con i cittadini del quartiere napoletano, non può accogliere più di 800 tonnellate di rifiuti al giorno. Il Comune, inoltre, continua ad invitare i napoletani a non buttare fino a lunedì gli imballaggi, carta e cartone, per non peggiorare gli ingombri in strada; lunedì, con la raccolta ritornata all'ordinario, ci sarà più facilità per smaltirli. Continua a soffocare l'hinterland napoletano, sommerso da diverse migliaia di tonnellate di giacenza. (fonte: Agi)

26 dicembre 2010(ultima modifica: 27 dicembre 2010)

 

2010-12-25

Parigi: entro il 2020 impianti mossi dal vento fino a 25 mila MW, di cui 6 mila in mare

Energia: Francia e GB puntano su eolico offshore e microgenerazione diffusa

Londra: promozione di piccoli impianti, anche casalinghi, fino a 50 kW elettrici e 300 kW termici

Parigi: entro il 2020 impianti mossi dal vento fino a 25 mila MW, di cui 6 mila in mare

Energia: Francia e GB puntano su eolico offshore e microgenerazione diffusa

Londra: promozione di piccoli impianti, anche casalinghi, fino a 50 kW elettrici e 300 kW termici

Anche la Francia, tra i principali Paesi al mondo produttori di energia nucleare in percentuale sul totale energetico nazionale, investe sull'eolico offshore. A gennaio, infatti, è previsto il primo bando per la concessione di aree destinate alla realizzazione dei primi parchi eolici marini per una potenza complessiva di circa 3 mila MW. Il governo francese si è posto l'obiettivo entro il 2020 di produrre da fonti rinnovabili il 23% della domanda energetica nazionale. Il che vuol dire che solo con l'eolico occorreranno impianti per un totale di 25 mila MW, di cui 6 mila MW in mare. L’investimento previsto è di circa 20 miliardi di euro. Attualmente sono circa trenta i progetti eolici offshore già proposti in Francia, per una capacità complessiva di circa 8 mila MW. "Non vogliamo ripetere con l'eolico gli stessi errori che abbiano fatto nel settore dell’energia solare", ha dichiarato un portavoce del governo, riferendosi al ritardo dell’industria francese nel settore del fotovoltaico, che costringe a importare quasi tutti i componenti necessari.

GRAN BRETAGNA - La Gran Bretagna ha annunciato il prossimo avvio di un ampio programma di promozione della microgenerazione diffusa di energia. Le tecnologie che si intende promuovere riguardano impianti fino a una potenza di 50 kW elettrici e 300 kW termici, relativi a pompe di calore innovative, fotovoltaico, solare termico, biomassa, microgenerazione in generale ed eolica in particolare, mini-idroeletrica, celle a combustibile, recupero del calore dai fumi. Il ministro dell’Energia, Greg Barker, ha diffuso il 22 dicembre un documento sulla strategia da seguire. Il documento si propone di aumentare la fiducia dei consumatori verso la sostenibilità energetica e garantire le migliori condizioni per il più ampio accesso alle informazioni sulle tecnologie della microgenerazione. "Vogliamo piantare i semi per far fiorire la piccola generazione nelle case, nelle aziende e nelle comunità", ha detto il ministro. "Abbiamo già promesso sostegni finanziari per incoraggiare la gente a installare pannelli solari e pompe di calore. Il documento servirà a dare all’industria e ai consumatori la fiducia necessaria a investire".

Redazione online

25 dicembre 2010

 

2010-12-15

Il suo potenziale di riscaldamento globale è di 23 volte maggiore dell'anidride carbonica

Allarme metano: il gas è responsabile

del 18% dell'effetto serra

La sua concentrazione nell'atmosfera è aumentata del 158% rispetto all'era pre-industriale, la CO2 del 38%

MILANO - Ventuno volte. Il metano ha un potenziale di riscaldamento globale (Gwp) sull'arco di cento anni di 21 volte superiore di quello dell'anidride carbonica, e di 56 volte se si considera un periodo temporale di vent'anni. E ora l'Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) lancia l'allarme: la concentrazione di metano nell'atmosfera è aumentata del 158% rispetto al livello pre-industriale. Mentre la CO2 è aumentata "solo" del 38%.

METANO - Il problema consiste nel fatto che, sebbene il metano sia in concentrazioni di molto inferiori nell'atmosfera (1,80 parti per milione-ppm) rispetto all'anidride carbonica (390 ppm), è responsabile del 18% dell'effetto serra provocato dalle attività umane. A sottolineare la gravità di questo nuovo dato è CO2Balance, una società che lavora nel campo dell'azzeramento dei gas serra soprattutto attraverso la riduzione del metano che esce dalle discariche italiane ed europee. "Solo in Italia, le discariche sono responsabili del 30% delle emissioni di metano da attività produttive: in termini assoluti equivalgono a 11 milioni di tonnellate di CO2, la stessa quantità prodotta da tutte le auto circolanti nel Lazio", dice Francesco Galanzino di CO2Balance. "Il metano è un gas che ha un effetto serra da 21 fino a 33 volte maggiore rispetto alla CO2, secondo i metodi di valutazione", spiega Galanzino. "Le leggi europee e quella italiana obbligano gli Stati a eliminare il 100% delle fuoriuscite di biogas dalle discariche per motivi ambientali, sanitari e di sicurezza", aggiunge Galanzino. "In realtà almeno un 25% del gas sfugge dalle discariche: una volta non c'erano i sistemi tecnologici per fermare quest'inquinamento, oggi sì".

BOVINI E NON SOLO - Una delle principali fonti di metano nell'atmosfera sono le deiezioni dei bovini e dei ruminanti in generale. Sono responsabili di ben il 37% di tutte le emissioni di metano del pianeta. Ma circa il 60% delle emissioni di metano "hanno origine umana, come ha spiegato il condirettore del dipartimento ricerche del Wmo, Len Barrie. "Se noi continuiamo come se nulla fosse, non raggiungeremo i livelli di concnetrazione atmosferica necessari a contenere in 2 gradi centigradi il riscaldamento globale", ha aggiunto Barrie. "Se vogliamo cominciare a far scendere i livelli di gas serra, dobbiamo fermare completamente le emissioni di metano".

FEEDBACK - Il problema con il metano è il feedback: il metano produce riscaldamento globale e l'aumento delle temperature, specie alle latitudini artiche, fa sciogliere il permafrost (il terreno perennemente gelato) che rilascia metano nell'atmosfera e alimenta il ciclo. E anche la crisi economica non ha aiutato a far diminuire in maniera significatica le emissioni di CO2. Secondo uno studio pubblicato lo scorso 21 novembre sulla rivista scientifica Nature Geoscience, infatti, nel 2009 le emissioni di anidride carbonica sono diminuite solo dell'1,3% rispetto al picco toccato nel 2008, cioè meno della metà di quanto ipotizzato l'anno prima considerando la crisi finanziaria globale. E nel 2010, con la ripresa economica non solo nei Paesi emergenti ma anche in buona parte in quelli più industrializzati, l'aumento delle emissioni di CO2 saranno pari al 3%, facendo tornare i livelli a quelli del periodo 2000-2008. In pratica: il (molto) parziale successo dell'accordo raggiunto al vertice sul clima di Cancun, non servirà a nulla se non si agirà in fretta. E non solo sull'anidride carbonica, ma anche sulle emissioni di metano. Delle quali non si parla mai.

Paolo Virtuani

14 dicembre 2010(ultima modifica: 15 dicembre 2010)

 

 

 

2010-12-12

creato un fondo da 100 miliardi di dollari per facilitare il passaggio a tecnologie pulite

Cancun, mezza vittoria al vertice Onu

Il summit sul clima si chiude con un atto che va oltre Kyoto, ma senza impegni vincolanti. La Bolivia non ci sta

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Cancun, mezza vittoria al vertice Onu

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Dal nostro inviato ALESSANDRA ARACHI

Patricia Espinosa (Afp)

Patricia Espinosa (Afp)

CANCUN (MESSICO) - Si erano già levati i calici, moltipicati gli applausi. A mezzanotte a Cancun (sette ora italiana) l’accordo sul clima sembrava cosa fatta. Il Messico aveva fatto il miracolo. Patricia Espinosa, la presidente della conferenza sul clima, usciva coperta di allori: il Cancun act era una sua creatura. Nemmeno due ore dopo, il panico. Pablo Solon, il capo negoziatore boliviano, il novello Bolivar di questa conferenza sul clima non ha esitato: ha rifiutato l’accordo, con sdegno e decisione. Incurante che gli alleati del suo gruppo Al.ba, l’Alternativa Bolivariana, i contestatori dei vertici sul clima, questa volta erano scesi a miti consigli. Lui no. Panico, indecisione. Le regole di questi vertici dicono che ci vogliono i voti di tutti i partecipanti (194) per far approvare l’accordo. Nelle delegazioni serpeggia l‘indecisione. Christine Figueres, segretaria della Conferenza, alle due di notte è decisa: "Basta il consenso, non l’unanimita" L’ultima parola non e’ ancora detta. Spetta, comunque alla presidente, lei, Patricia Espinosa, artefice del Cancun act. Alla plenaria che deve essere ancora convocata.

L'ACCORDO SUL TAVOLO - Era una bella vittoria della diplomazia sopraffina, questo accordo è il caso di dirlo. Perché poi a guardarlo dentro questo documento di Cancun (lo chiamano "pacchetto bilanciato") si trovano semplicemente tante dichiarazioni politiche e d’intenti, nessuna vincolante, nessuna operativa. Per adesso. E’ tutto rinviato al prossimo vertice di Durban del 2011. Eppure dopo il fallimento del vertice di Copenaghen dello scorso anno questo pacchetto messicano appare come un faro ad illuminare la nebbia che avvolge la nostra povera terra inquinata. Dentro c’é scritto che il protocollo di Kyoto deve continuare dopo la sua scadenza naturale, il 2012. E che i paesi che vi aderiscono dovranno tagliare le loro emissioni di CO2 da un minimo del 25 ad un massimo del 40%. Non era scontato. Anzi. E’ stata Patricia Espinosa che si è andata a prendere ad uno ad uno i dissenzienti di Kyoto, a cominciare dal Giappone. E’ stata lei a convincere anche la Russia ed il Canada. Lei che si è presa le lodi, pubbliche e sperticate, di un paese affatto docile, come l’India, per bocca del suo ministro Ramesh. Dentro il pacchetto ci sono anche i soldi del fast start per i Paesi in via di sviluppo (30 miliardi di dollari, 410 milioni da parte dell’Italia ) e poi il Green climate fund, un fondo per far decollare l’economia verde nel mondo con 100 miliardi di dollari l’anno gestito per tre anni dalla Banca mondiale e da 40 Paesi membri (25 in via di sviluppo e 15 sviluppati). Anche Felipe Calderon, il presidente messicano, può ridere, stanotte. "Ma chi è stata davvero straordinaria è stata la presidente della conferenza Patricia Espinosa", dice Stefania Prestigiacomo, il nostro ministro dell’Ambiente, con un pizzico di amaro in bocca: "Non avremmo potuto farcela anche noi in Europa, lo scorso anno a Copengahen?".

 

11 dicembre 2010(ultima modifica: 12 dicembre 2010)

 

2010-12-10

Pm10 da metalli dell'usura dei freni dei treni, delle rotaie e dei fili

Nel metrò l'aria è dieci volte più inquinata

Inchiesta della procura di Milano sulle polveri sottili. La procura ha avvisato il sindaco Moratti e l'Atm

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MILANO - Fino a dieci volte più inquinata che all'esterno, l'aria che si respira nella metropolitana di Milano è carica di veleni. Il milione e più di utenti che ogni giorno viaggiano nelle tre linee possono essere esposti anche a un valore di Pm10 (polveri sottili) di 327 microgrammi per metro cubo di aria, mentre nel pieno del traffico del centro la media non supera i 32-37. A rivelarlo è uno studio, il primo in Italia, fatto dall'Agenzia per l'ambiente della Lombardia per conto della procura di Milano che l'ha trasmesso al sindaco Moratti, alla Atm e alla Asl chiedendo cosa hanno già fatto e cosa intendano fare.

Se la normativa europea sull'inquinamento da Pm10 valesse anche per i luoghi chiusi come le metropolitane, quella di Milano (la situazione è simile in tutte le altre in Italia e nel mondo, anche se a Milano non è delle migliori) probabilmente verrebbe chiusa ogni anno agli inizi di febbraio. La legge, infatti, stabilisce che se in superficie viene superato il limite di 50 microgrammi per più di 35 giorni in un anno bisogna intervenire con misure a tutela della salute umana, come il blocco delle auto.

La ricerca è stata commissionata all'Arpa della Lombardia dal procuratore aggiunto di Milano Nicola Cerrato e dal sostituto Giulio Benedetti nell'ambito dell'inchiesta sullo smog, aperta nel 2009 dopo due esposti del Codacons, in cui viene contestata la contravvenzione dell'articolo 674 del codice penale (getto pericoloso di cose) e vede indagati anche il presidente della Regione Roberto Formigoni, l'ex presidente della Provincia Filippo Penati e il sindaco Letizia Moratti.

Tra marzo e aprile, i tecnici hanno installato centraline di monitoraggio in sei stazioni della metrò, due per ciascuna linea. Il massimo di Pm10 è stato registrato nelle fermate della linea gialla Duomo e Crocetta con, rispettivamente, 249 e 267 microgrammi di media e punte di 299 e i 327. Lì l'aria resta inquinata anche di notte, visto che il valore non scende mai sotto una media di 144 e 83. Situazione meno difficile in altre stazioni: la migliore qualità dell'aria è stata rilevata a Porta Venezia (rossa) con 44 di minimo, media di 94 e punte di 163. Nello stesso periodo, la centralina esterna del Verziere rilevava una media tra 32 e 37 microgrammi, mentre un mese prima la punta massima di 121 veniva raggiunta in via Senato.

I numeri variano perché sono legati a fattori diversi, a partire dalla conformazione delle stazioni e dei tunnel: più sono stretti, minore è il ricambio d'aria, maggiore è l'accumulo di Pm10; al minimo al sabato e alla domenica e durante la notte, i picchi si raggiungono nelle ore diurne quando c'è il maggiore passaggio di treni. Dalle analisi è emerso che il Pm10 della Mm è composto principalmente da metalli e da ossidi di metalli provenienti dall'usura dei freni dei treni, delle rotaie e dei fili elettricità, ma sono state trovate anche tracce dei detergenti usati per le pulizie. Tra le possibili soluzioni individuate dai tecnici ci sono freni elettrici e ruote di gomma per i treni e condizionatori d'aria nelle stazioni, anche se è da valutare se questi interventi siano economicamente e tecnicamente convenienti. Suggerimenti che Cerrato, capo del pool dei magistrati che si occupano di reati legati all'inquinamento, ha "girato" a sindaco, Atm e Asl.

I dati dell'Arpa confermano che il panorama internazionale, anche se non possono essere messi a confronto con quelli di altri studi per la diversità dei metodi di ricerca. Se a Hong Kong e Città del Messico il Pm10 indoor risulta inferiore a quello esterno, a Berlino, Boston, Helsinki, Londra, New York, Parigi, Stoccolma, Shangai e Il Cairo i numeri ricalcano quelli dell'Arpa. A Parigi, dove le carrozze hanno ruote di gomma, la media nella stazione Chatelet della linea 4 è stata di 103. Una ricerca realizzata a New York ha rivelato una presenza doppia di metalli come ferro e cromo sugli studenti che prendono la metro per il percorso casa-scuola. A Berlino, i valori nei treni sono risultati superiori di 3,4 volte a quelli misurati all'interno di un'automobile che faceva lo stesso percorso.

Giuseppe Guastella

10 dicembre 2010

 

 

2010-12-09

Sono stati accerchiati da una ventina di manifestanti con volto coperto e con bastoni

Rifiuti, a Terzigno torna la tensione

Bruciati due autocompattatori

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MILANO - Sale la tensione a Terzigno, dove i comitati antidiscarica non hanno mai abbandonato il presidio della cosiddetta rotonda di via Panoramica e dove le "Mamme vulcaniche" preannunciano altre iniziative. Alle 4.30 di mercoledì mattina, due autocompattatori, dopo aver conferito rifiuti nell'ex cava Sari, all'altezza della rotonda, sono stati accerchiati da una ventina di manifestanti con volto coperto e con bastoni; il gruppo ha costretto gli autisti a consegnare le chiavi dei mezzi, e poi vi ha dato fuoco. Uno dei camion proveniva da Massa di Somma e un altro da San Sebastiano al Vesuvio. Sono in corso le indagini della polizia.

Una veduta aerea di Cava Vitiello, dove dovrebbe sorgere la seconda discarica di rifiuti nell'area del Parco Nazonale del Vesuvio (Salvatore La Porta)

Una veduta aerea di Cava Vitiello, dove dovrebbe sorgere la seconda discarica di rifiuti nell'area del Parco Nazonale del Vesuvio (Salvatore La Porta)

BOSCOREALE - A pochi chilometri di distanza, ignoti hanno tentato di bruciare il portone del Comune di Boscoreale (Napoli) riuscendovi in parte: l'ingresso del Municipio è infatti visibilmente danneggiato dall'incendio appiccato alle 4,30 di mercoledì mattina. Un drappello della polizia municipale ed alcuni pescivendoli che avevano aperto il negozio sono intervenuti riuscendo a spegnere le fiamme che stavano lambendo il balcone al primo piano del Comune. Probabilmente qualcuno ha dato fuoco a copertoni intrisi di benzina. Il Comune di Boscoreale è finito nel mirino di una parte dei manifestanti antidiscarica di Terzigno che chiedono l'adozione di un'ordinanza che vieti il passaggio sul territorio comunale dei camion diretti alla discarica di Cava Sari, fonte di disagi per i miasmi che provengono dal sito e per l'inquinamento che sarebbe prodotto all'ambiente. L'incendio al portone del Comune è l'epilogo di una notte di forti tensioni tra manifestanti e forze dell'ordine nel corso della quale è stato anche dato fuoco a due compattatori che avevano sversato i rifiuti nella discarica.

Redazione online

08 dicembre 2010

 

 

Rifiuti L' emergenza Il reportage In volo con un elicottero sull' area napoletana. A Pianura la scoperta di un sito non autorizzato. Legambiente: lo denunciamo alla procura

"Rifiutopoli" dall' alto Camion bloccati e sversatoi abusivi

Monti di ecoballe e la voragine di Cava Vitiello

VOLO ACERRA-TERZIGNO - Si apre di colpo come un' unghiata bianca nel verde dei pini, dove non dovrebbe stare. Il nostro elicottero si abbassa verso la cava clandestina, i detriti grigiastri, i sacchi di plastica a cascata, appena sotto le case di Pianura. "Quaggiù ci sono tonnellate di rifiuti, domani portiamo la denuncia in Procura", strilla Michele Buonomo, sovrastando il rumore delle pale. Siamo partiti da Acerra, da quel termovalorizzatore blu e acciaio a nord di Napoli che un po' funziona e un po' no, e tanti guai sta tirando addosso alla città. Nella pioggia di un' altra giornata senza risposte, puntiamo su Terzigno e sul parco del Vesuvio, il teatro delle ultime guerriglie tra Stato e comunità che si sentono marginali e sono decise a difendere con la rivolta la loro nuda vita e una condizione di cittadinanza ormai azzoppata. Ma la prima sorpresa sta qua, appena dopo il grande cratere degli Astroni, il parco adagiato per mezzo secolo accanto al sito più velenoso della regione, contrada Pisani, un tiro di schioppo da Napoli. "Pianura è stata per decenni lo sversatoio di tutta la Campania, quella stessa Campania che oggi dice: non vogliamo i rifiuti dei napoletani, se li tengano loro. Qui la camorra ci ha sguazzato", spiega Buonomo, che è presidente di Legambiente e ci accompagna in questo volo su rogge e grotte, cave e campagne violentate da decenni di subcultura prima dei clan cutoliani e poi delle dinastie casalesi, devastate da padroncini della politica e del mattone, dal ciclo delle costruzioni che diventa subito abuso edilizio e spiana la strada al saccheggio delle terre e delle coscienze. L' ultimo atto del saccheggio sta qui, sotto il nostro elicottero, ed è un ennesimo paradosso: perché quasi tre anni fa questa gente ha fatto le barricate per impedire la riapertura della discarica che dal 1953 al 1996 ha ingoiato, assieme ai rifiuti legali, cadmio e arsenico, piombo, idrocarburi e scorie delle fabbrichette del Nord, e che è tuttora al centro di indagini per troppe morti sospette; la discarica abusiva che sorvoliamo è in fondo la negazione di tutte le lotte e di tutte le inchieste: è la resa. In un bel saggio curato da Antonello Petrillo ("Biopolitica di un rifiuto"), un vecchio della zona raccontava così la sua vita, ad aprile 2008: "Sono cinquant' anni che mangiamo verdure e animali contaminati. Nessuno si è mai sforzato di comprendere le nostre ragioni. Mi sento un rifiuto". C' è chi ancora si sforza di renderlo un rifiuto per gli anni che verranno. "Qui qualcuno s' è affittato i terreni per far scaricare la roba... dobbiamo ricostruire la posizione esatta e andare dai pm", dice adesso Buonomo. Nelle terre dei veleni ogni metro quadrato si tira dietro uno strascico giudiziario, un' ombra di morte. Partiamo da Acerra e, accanto al camino del termovalorizzatore, ecco la vecchia ciminiera biancorossa della "Montefibre". A luglio 2006 un decreto dichiarò il territorio a elevato tasso di inquinamento da diossina. Ora dall' alto si vedono tre grandi parallelepipedi di ecoballe stoccate lì quando l' impianto ancora funzionava al pieno delle sue 1.950 tonnellate al giorno; doveva essere una faccenda temporanea, ma qui tutto ciò che è temporaneo diventa permanente. Il destino delle ecoballe era chiaro da un pezzo. Nel 2004 il commissario straordinario Catenacci spiegava in un' audizione: "La Campania è sommersa di ecoballe. Quando i termovalorizzatori entreranno in funzione ci saranno otto milioni e mezzo di ecoballe giacenti nei vari siti". E il prefetto Pansa nel 2007: "Non sappiamo cosa farne... ci stiamo scervellando per capire come trattarle però continuiamo a produrle". Sarebbero oro, se solo esistessero impianti adeguati a bruciarle, se solo si sapesse cosa diavolo contengano davvero (l' Unione europea sospetta siano farcite da una buona dose di veleni). Adesso le ecoballe sparse in queste campagne sono una specie di monumento all' orrore, come per tanti anni è stato il castello Mediceo di Ottaviano, acquistato dalla famiglia di don Raffaele Cutolo e sede praticamente ufficiale della Nuova Camorra Organizzata. Ci voliamo sopra, lasciandoci dietro un rosario di mini-discariche e puntando verso Terzigno. Cava Vitiello, bloccata dal governo, è una voragine vuota che forse mai verrà riempita. Cava Sari, che dall' alto ha la bizzarra forma di un cuore prolassato verso un ventricolo, funziona. E si sente: sei scavatrici versano terra sui rifiuti, ma ci vuol altro che terra. Si fa presto a prendersela con la gente di qui e con la sua palese sindrome di nimby (non nel mio cortile): il tanfo avvelenato sale fino ai duecento metri dove volteggia l' elicottero. Le prime case sono a nemmeno mezzo chilometro dalla voragine, dopo i pini. Anche qui i segni degli abusi edilizi anticipano gli sfregi generati da un ciclo dei rifiuti in agonia. "Ci siamo battuti una vita contro le discariche camorriste sul Vesuvio, per farci un parco: metterci adesso una discarica è come dire che aveva ragione la camorra", sbotta Buonomo coi suoi 35 anni di lotte alle spalle. Lo stesso odore malato di Terzigno si coglie a Chiaiano, nord di Napoli, sulla discarica di Cava del Poligono, dove un anno fa dissotterrarono cumuli di eternit abbandonati da qualche manina criminale. Ma bisogna arrivare nel cielo sopra Giugliano, e sopra Taverna del Re, per contemplare l' implosione del sistema. All' impianto di Giugliano stanno in fila pigramente dodici camion che portano spazzatura di Napoli: non tutti entreranno, tutti lo sanno, tutti gli autisti prenderanno gli straordinari per il viaggio inutile. L' impianto dovrebbe produrre "cdr" (combustibile derivato da rifiuti) ma produce "stir" (una specie di "cdr" di peggiore qualità): sembra lana caprina, ma di questa lana è intessuto il disastro napoletano. Ci sono sette impianti così, qua attorno, e per lo più sono intasati da 61 mila tonnellate di immondizia che non si riesce a incenerire e che altre Regioni hanno gentilmente rifiutato: per questo vanno a rilento. Nel tempo, le ecoballe non smaltite si sono mangiate a Taverna del Re 600 ettari di aree agricole, in cinque chilometri quadrati le discariche sono una trentina. Da lontano, decine di pile di ecoballe stoccate, alte cinque metri e coperte di neri teli di plastica incatramata, sembrano il ciclopico monumento a un faraone megalomane. Comunicano morte, forse non solo per metafora: nell' assenza di controlli la cultura di morte è contagiosa. Qui accanto c' è un grande campo rom. Sui fuochi sempre accesi si bruciano copertoni, computer, trasformatori, rifiuti speciali. A distanza di due mesi, due bambini sono stati uccisi da malattie respiratorie. Ma il fumo continua ad alzarsi nella campagna, come niente fosse successo. Goffredo Buccini RIPRODUZIONE RISERVATA **** Le cifre Per le strade La situazione a Napoli resta critica con una giacenza ieri di circa 2.700 tonnellate di rifiuti per strada. Duecento in meno rispetto a due giorni fa. Ma a cui vanno sommate le ulteriori 8.000 tonnellate, distribuite su ampie porzioni del territorio campano I tempi "Abbiamo impianti di smaltimento con una capienza minore rispetto ai rifiuti che vengono prodotti. Per realizzare gli impianti intermedi serviranno non meno di dodici mesi, per impianti finali ne occorreranno circa trentasei", così ha detto ieri il governatore Stefano Caldoro **** 600 Ettari di aree agricole ora occupati dai cumuli di ecoballe

Buccini Goffredo

Pagina 14

(26 novembre 2010) - Corriere della Sera

 

 

 

 

 

2010-11-25

Rifiuti, rilievi del Quirinale al decreto

E Palazzo Chigi lo modifica

Napolitano chiede all'esecutivo chiarimenti prima di firmare il testo. Fra questi le funzioni e i poteri dei governatori. In serata il governo comunica di aver risposto rimettendo mano al testo. Il Colle precisa: "Notizie riferite in termini impropri e parziali". Berlusconi arriva a Napoli

Rifiuti, rilievi del Quirinale al decreto E Palazzo Chigi lo modifica

ROMA - Mancanza di alternative idonee alla cancellazione delle discariche e l'impossibilità di assegnare le funzioni e i poteri di sottosegretario ai commissari che dovranno occuparsi della realizzazione dei termovalorizzatori. Sarebbero questi, secondo quanto si apprende da fonti governative, alcuni dei rilievi mossi dal Quirinale sul decreto rifiuti approvato dal governo 1. Il Colle, sempre secondo le stesse fonti, nei chiarimenti richiesti avrebbe anche sottolineato che il provvedimento andrebbe a danneggiare la provincia di Napoli, consentendo ai Comuni di continuare a gestire il ciclo di raccolta e trasporto dei rifiuti. Ma poco dopo una nota del Quirinale precisa che le notizie sui rilievi sul provvedimento rifiuti "sono state riferite da altre fonti in termini impropri e parziali". E comunque in serata fonti di Palazzo Chigi rendono noto che è stata inviata una risposta ai rilievi del Quirinale e che contiene alcune modifiche al decreto sia sui poteri del governatore della Campania che sulle nuove aree di stoccaggio.

Ma andiamo con ordine. Sarebbero diversi i chiarimenti chiesti dal Quirinale al decreto del governo, un provvedimento di 4 articoli arrivato al Colle sei giorni dopo 2 l'approvazione del Cdm. In particolare, sempre secondo fonti governative, gli uffici legali di Napolitano avrebbero sottolineato

che si sarebbe proceduto alla cancellazione di tre delle discariche previste dalla legge 123 (cava Vitiello a Terzigno, Valle della Masseria a Serre e Andretta) senza individuare alternative idonee dove trasferire i rifiuti. Inoltre il provvedimento non conterrebbe misure adeguate per ottenere effetti positivi immediati sulla situazione, come invece richiederebbe la "necessità e l'urgenza" alla base del decreto.

Un altro chiarimento chiesto dal Colle, sempre secondo quanto si apprende da fonti governative, sarebbe relativo all'articolo che proroga fino al 31 dicembre 2011 la possibilità per i Comuni di gestire le attività di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti. Un articolo che, così come è stato scritto, andrebbe a penalizzare la provincia di Napoli, cui per legge dalla fine di quest'anno spetterebbe la competenza. Altri dubbi il Quirinale li avrebbe sollevati in merito all'attribuzione delle funzioni di sottosegretario ai commissari che dovranno realizzare i termovalorizzatori. Funzioni che consentono di agire in deroga alle normali procedure e che eventualmente potrebbero essere assegnate dopo la dichiarazione dello stato di emergenza.

 

In serata la risposta. Dalle anticipazioni fornite da Palazzo Chigi, il governo ha rimesso mano alla parte sul raccfordo tra il presidente della Regione Campania, Caldoro, e i presidenti delle Regioni. In particolare la parte del decreto in cui c'è scritto che il presidente Caldoro nomina i commissari sui rifiuti "in raccordo con le Province" verrebbe modificata in "sentite le Province". E dal testo del provvedimento sarebbe stato stralciato il comma 9, quello sulle "nuove aree di stoccaggio". Infine l'annuncio di una nuova visita di Berlusconi a Napoli: sarà domani alle 17 in Prefettura.

(25 novembre 2010)

 

 

2010-11-24

Parla l'esperto del dipartimento Ambiente dell’Istituto Superiore di sanità

Acqua, troppo arsenico dal rubinetto

"I comuni rispettino le norme Ue"

Un centinaio, quasi tutti nel Lazio, dovranno adeguarsi a 20 microgrammi per litro

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(Ansa)

(Ansa)

ROMA - "Nessuna emergenza legata all’acqua di rubinetto. La situazione è sotto controllo e non ci sono rischi per la salute". Massimo Ottaviani, esperto del dipartimento Ambiente dell’Istituto Superiore di sanità, ridimensiona l’allarme causato da concentrazioni di arsenico superiori ai livelli stabiliti dall’Ue nelle acque di alcuni Comuni italiani, un centinaio, quasi tutti nel Lazio. Martedì il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha annunciato di aver trasmesso alle amministrazioni che hanno sforato i limiti una circolare dove si comunica che l’Ue ha respinto la richiesta di deroga. Tutti dovranno rispettare il limite di 20 microgrammi di arsenico per litro (quello indicato nella normativa è di 10 microgrammi, dunque è stato concesso un innalzamento).

Dottor Ottaviani cosa succede adesso?

"I Comuni che hanno concentrazioni superiori ai 20 microgrammi dovranno rientrare nella norma secondo i piani presentati al momento di chiedere la deroga. Questo risultato si può raggiungere con interventi tecnologici, attraverso la miscelazione di altre acque o con trattamenti specifici. L’arsenico per fortuna è facilmente eliminabile".

In attesa di raggiungere gli obiettivi del piano di rientro che provvedimenti dovrebbero attuare i Comuni che hanno sforato?

"Dovrebbero vietare l’uso alimentare di acqua di rubinetto. Avvertire i cittadini di non berla. Chiariamo subito però che si tratta di una precauzione. Perché il consumo di acqua con concentrazione di arsenico superiori ai limiti previsti, se riguarda periodi limitati, non è pericoloso. Non c’è rischio per la salute".

Ma se l’Ue indica dei limiti qualche motivo ci sarà...

"La direttiva europea quando stabilisce il limite di 10 microgrammi per litro si riferisce a un consumo quotidiano e per tutta la vita".

Perché certe acque comunali contengono arsenico?

"L’arsenico è uno degli elementi caratteristici del suolo di origine vulcanica. È una presenza geologica quindi non dovuta all’intervento dell’uomo. Quando passa attraverso la roccia l’acqua trasporta con se questi elementi".

Perché il ministero ha richiesto per questi Comuni ben tre deroghe?

"È una procedura consentita dalla direttiva europea. L’ultima richiesta prevedeva il parere dell’Ue che in questo caso ha negato la deroga".

È vero che sono circa un milione i cittadini che potrebbero consumare acqua all’arsenico?

"Non mi risulta. In realtà sono qualche centinaia di migliaia. Non bisogna perdere la calma. Invece…"

Invece?

"Si è diffuso un allarme sproporzionato. Pensi, i responsabili dei servizi acqua di alcuni Comuni mi hanno chiamato per sapere se con acque del genere ci si può lavare. Ma certo. Mica è veleno".

Margherita De Bac

23 novembre 2010

 

 

 

LIMITI SUPERATI IN 128 COMUNI D'ITALIA

Acqua all'arsenico, abolita deroga 50 mg

Il ministro della Salute Fazio dopo la bocciatura: stiamo avvertendo le Regioni coinvolte, dovremo fare un piano

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Il ministro della Salute Fazio dopo la bocciatura: stiamo avvertendo le Regioni coinvolte, dovremo fare un piano

Il ministro Fazio (Ansa)

Il ministro Fazio (Ansa)

ROMA - Il ministero della Salute sta avviando alle Regioni la comunicazione che abolisce la deroga che portava a 50 milligrammi per litro la concentrazione massima di arsenico nelle acque destinate al consumo. La decisione arriva dopo la bocciatura dell'Unione europea alla deroga. Un no che elenca i 128 comuni d'Italia in cui i limiti sarebbero stati ampiamente superati (Leggi il documento integrale).

IL MINISTRO - Ora, ha spiegato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, sarà necessario fare un piano con le Regioni. L'ordinanza di deroga era stata fatta, ha riferito il ministro, "perché si prevedeva che non ci fosse alcun parere negativo da parte della Comunità europea". Il limite, ha ancora ricordato il ministro, era fissato a 10 milligrammi per litro e l'ordinanza lo aveva portato a 50, ora la Comunità europea indica l'opportunità di non superare i 20 milligrammi.

Redazione online

23 novembre 2010

 

 

 

INQUINAMENTO

Acque all'arsenico: l'Ue chiude

i rubinetti di 128 Comuni italiani

Documento di Bruxelles nega al ministero della Salute

la deroga ai limiti per la potabilità. E impone ordinanze per vietarne l'uso alimentare. Lazio regione più colpita

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Rubinetti a rischio in 128 comuni della penisola (Ansa)

Rubinetti a rischio in 128 comuni della penisola (Ansa)

ROMA - Il "niet" giunto dall’Unione Europea è tassativo: niente deroga all’ innalzamento dei limiti chiesti dall’Italia sulla concentrazione di arsenico nelle acque a uso alimentare. Perchè in taluni casi possono provocare malattie, perfino l'insorgere del cancro. Scatta ora una guerra contro il tempo per evitare che a casa di migliaia di famiglie i rubinetti possano restare chiusi a seguito di una possibile raffica di ordinanze.

Sono ordinanze richieste da Bruxelles, che potrebbero proibire l’uso potabile dell'acqua. L’intimazione indirizzata il 28 ottobre al ministero della Salute dall’Ufficio Ambiente della Ue apre un pesantissimo problema sanitario in 128 comuni dello Stivale divisi tra 5 regioni.

Centrale di filtraggio di un acquedotto (Newpress)

Centrale di filtraggio di un acquedotto (Newpress)

LE CITTA’ IN EMERGENZA - In testa c’è il Lazio, con 91 città e borghi (sparsi tra le provincie di Roma, Latina e Viterbo) dove i sindaci, a meno di soluzioni miracolose dell’ultimo istante, potrebbero essere costretti a firmare un provvedimento per vietare di bere l’acqua.

Nell’elenco - pubblicato da Corriere.it - seguela Toscana, con 16 località; altre 10 sono in Trentino, 8 in Lombardia e 3 in Umbria. Tutte con lo stesso problema: negli acquedotti c’è una concentrazione elevata di arsenico, talvolta con valori massimi di 50 microgrammi per litro mentre la legge ne consente al massimo 10. Quantitativi che sarebbero fuori norma – ha spiegato l’Italia in un dossier spedito alla Ue - per cause "naturali": in qualche modo originati da stratificazioni geologiche di origine lavica, come nel caso dei Castelli Romani e del Viterbese.

LA UE: POSSIBILE RISCHIO CANCRO - Giustificazioni inascoltate però dall’Unione Europea che – accogliendo il ricorso solo per i meno preoccupanti borio e fluoruro - non vuole più, nelle acque potabili, quelle cifre superiori ai 10 microgrammi di arsenico per litro. Il motivo è che "valori di 30, 40 e 50 microgrammi" possono determinare "rischi sanitari, in particolare talune forme di cancro". Ecco perché le deroghe, soltanto per tempi limitati, possono essere richieste sino a concentrazioni di 20 microgrammi per litro.

Distribuzione di acqua potabile in un comune lombardo (Newpress)

Distribuzione di acqua potabile in un comune lombardo (Newpress)

IN DIFFICOLTA’ 250 MILA FAMIGLIE - A febbraio l’Italia – che ha recepito le direttive comunitarie in una legge sulle acque potabili in vigore dal 2001 - ha chiesto di innalzare i limiti consentiti temporaneamente, appunto, a 50. Ma la Ue ha bocciato la domanda facendo esplodere un problema che, stando al documento ufficiale indirizzato al ministero della Salute, riguarda i rubinetti di circa 250 mila famiglie.

Ad essere coinvolte sono grandi capoluoghi e paesi di poche decine di anime: per restare al Lazio, gli "utenti interessati" a Latina sono 115.490, ad Aprilia 66.624, a Viterbo 62.441 e poi ancora 10 mila ad Albano e 18 mila a Sabaudia. In Toscana acque a rischio in località vacanziere come Piombino, Cecina, Porto Azzurro e Porto Ferraio, ma anche Foiano della Chiana, Montevarchi, Campo nell'Elba, Rio Marina, San Vincenzo. Problemi anche a Orvieto in Umbria, mentre a Solda di Fuori, in Alto Adige, sono "solo" 25 gli abitanti che potrebbero ritrovarsi senz’acqua.

Arriva l'acqua potabile in un centro del Bresciano

Arriva l'acqua potabile in un centro del Bresciano

ANCHE IN LOMBARDIA E TRENTINO - Acque non salubri vengono identificate nella tabella del documento Ue nelle province di Mantova (Marcaria, Roncoferraro, Viadana), Sondrio (Valdidentro e Valfurva) e Varese (Maccagno, Sesto Calende, Dumenza). Il comune di Cava Manara, in passato con problemi, ora ha acque "perfettamente potabili" grazie all’apertura di nuovi pozzi. In Trentino, risultano non a norma le acque di Laste/Cantanghel, Canal San Bovo, Fierrozzo, Frassilongo.

Quanto alla Campania, 14 comuni - non gravati dall'allarme arsenico - hanno ottenuto la deroga per ciò che riguarda il floruro: si tratta di Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, S. Anastasia, San Giorgio a Cremano, S. Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre del Greco, Volla.

ALLERTATE LE PREFETTURE - Quel che succederà adesso ancora non è chiaro. Contatti frenetici sono in corso tra il ministero della Salute e gli assessorati all’Ambiente delle Regioni coinvolte. Dove il problema è più sentito - appunto come nel Lazio - Asl e Comuni interessati al possibile divieto si sono incontrati per delineare una strategia comune, allertando anche le Prefetture. E’ stato chiesto un pronunciamento all’Istituto superiore di sanità per stabilire le linee guida cui dovranno attenersi le autorità mentre la Regione ha preparato una specie di vademecum che presto sarà distribuito presso scuole, uffici pubblici, ospedali, aziende.

(foto Newpress)

(foto Newpress)

"FILTRI" NEGLI ACQUEDOTTI - In sostanza: dovrà essere data la massima informazione all’utenza riguardo la nuova regolamentazione. Poi la responsabilità passerà ai sindaci che dovranno valutare se firmare le ordinanze di divieto. Nel frattempo Acea, Regione e Commissariato alle acque potabili stanno sistemando delle specie di "filtri" per abbassare la presenza dell’ arsenico e miscelare acque provenienti dagli acquedotti come quello del Simbruino – prive di arsenico – con quelle raccolte dai pozzi, i principali accusati per i valori fuori norma.

LA SOLUZIONE DEPURATORE DOMESTICO - "Provvedimenti allo studio da tempo – è l’assicurazione giunta al termine della riunione –, ma che adesso devono essere accelerati per via della normativa Ue che nessuno si aspettava così immediata". In questa situazione convulsa non manca chi si arrangia da sé, tanto che nei dintorni di Frascati, a sud di Roma, un consorzio di cittadini ha pensato bene di comperare un depuratore per l’arsenico.

Alessandro Fulloni

22 novembre 2010(ultima modifica: 23 novembre 2010)

 

 

2010-11-17

PAVIA - maxi operazione "Dirty Energy" a cura del corpo Forestale

Traffico illecito di rifiuti: sequestrato l'impianto della Riso Scotti Energia

Ai domiciliari anche Giorgio Radice, presidente del consiglio di amministrazione

PAVIA - maxi operazione "Dirty Energy" a cura del corpo Forestale

Traffico illecito di rifiuti: sequestrato l'impianto della Riso Scotti Energia

Ai domiciliari anche Giorgio Radice, presidente del consiglio di amministrazione

Sigilli all'impianto Riso Scotti Energia (Milani)

Sigilli all'impianto Riso Scotti Energia (Milani)

MILANO - L’impianto di coincenerimento Riso Scotti Energia S.P.A., una delle società della galassia del gruppo Riso Scotti, nel Comune di Pavia, è stato posto sotto sequestro: utilizzava nella produzione di energia elettrica e termica, oltre agli scarti biologici della lavorazione del riso (lolla), anche rifiuti misti di varia natura - legno, plastiche, imballaggi, fanghi di depurazione di acque reflue urbane ed industriali ed altri materiali misti - che per le loro caratteristiche chimico fisiche superavano i limiti massimi di concentrazione dei metalli pesanti - cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo ed altri - previsti dalle autorizzazioni. Il presunto traffico illecito di rifiuti, scoperto dal Corpo Forestale, ha generato un giro d’affari di circa 30 milioni di euro nel solo periodo 2007-2009 e ha portato al sequestro dell’impianto di coincenerimento della Riso Scotti Energia a Pavia, situato in via Angelo Scotti e di più di 40 mezzi, all’arresto di 7 persone ed alla esecuzione di 60 perquisizioni. Ai domiciliari anche Giorgio Radice, presidente del consiglio di amministrazione della Riso Scotti Energia. Questo il risultato della maxi operazione "Dirty Energy", frutto di un anno e mezzo di accurate indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Pavia – diretta dal procuratore capo Gustavo Adolfo Cioppa – e condotte dai sostituti Roberto Valli, Luisa Rossi e Paolo Mazza.

40 MILA TONNELLATE DI RIFIUTI - Dalle indagini svolte è stato possibile accertare il coinvolgimento di diversi impianti di trattamento dei rifiuti provenienti dal circuito della raccolta urbana, dall’industria e da altre attività commerciali dislocati in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Puglia, impegnando oltre 250 Forestali su tutto il territorio. L’ingresso delle circa 40.000 tonnellate di rifiuti gestiti illecitamente dalla Riso Scotti Energia S.p.A. veniva reso possibile ed apparentemente regolare attraverso la falsificazione dei certificati d’analisi, con l’intervento di laboratori compiacenti e con la miscelazione con rifiuti prodotti nell’impianto, così da celare e alterare le reali caratteristiche dei combustibili destinati ad alimentare la centrale. Oltre al traffico illecito di rifiuti e alla redazione di certificati di analisi falsi si ipotizza una frode in pubbliche forniture e una truffa ai danni dello Stato, visto che tali rifiuti non potevano essere utilizzati in un impianto destinato alla produzione di energia da fonti rinnovabili che ha goduto di pubbliche sovvenzioni. L'inchiesta è stata sviluppata dal Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale di Pavia del Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con personale della Polizia di Stato - Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica di Milano e Direzione Centrale Anticrimine di Roma.

LOLLA DI RISO MISCELATA CON POLVERI - Tra i materiali combustibili impiegati c'era anche la lolla di riso, proveniente dall’adiacente riseria e convogliata nell’impianto sequestrato dalla Forestale attraverso una condotta aerea. La lolla veniva frequentemente miscelata, all’interno dell’impianto, con polveri provenienti dall’abbattimento dei fumi, fanghi, terre dello spazzamento strade ed altri rifiuti conferiti da ditte esterne. A seguito della miscelazione, la lolla perdeva le caratteristiche di sottoprodotto e diventava un rifiuto speciale, anche pericoloso, che non poteva più essere destinato alla produzione di energia pulita, ma avrebbe dovuto essere smaltito presso impianti esterni autorizzati. Gli accertamenti eseguiti hanno permesso di accertare che ingenti quantitativi di lolla di riso, anche di quella miscelata con i rifiuti, sono stati venduti illecitamente ad altri impianti di termovalorizzazione, ad industrie di fabbricazione di pannelli in legno e ad aziende agricole ed allevamenti zootecnici (pollame e suini) - dislocati in Lombardia, Piemonte e Veneto - che la utilizzavano per la formazione delle lettiere per gli animali.

INQUINAMENTO DELL'ARIA - Tenuto conto della miscelazione con i rifiuti, l’incenerimento della lolla all’interno dell’impianto Riso Scotti Energia S.p.A., molto vicino alla città di Pavia, pone seri interrogativi sul probabile superamento dei limiti imposti per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, e di conseguenza sulla qualità dell’aria. In questo modo, si traevano illeciti vantaggi sia dalla vendita della lolla di riso come sottoprodotto, sia dal risparmio sui costi di smaltimento dei rifiuti prodotti dall’impianto, che periodicamente venivano miscelati alla lolla di riso, sia dalla vendita di energia allo Stato a prezzo vantaggioso.

Redazione online

17 novembre 2010

 

 

 

2010-11-08

per l'emergenza rifiuti di due anni fa

"Epidemia colposa": Iervolino indagata

Procura di Napoli sulla crisi del 2008: 36 gli avvisi notificati anche a numerosi sindaci, a Pansa e Bassolino

Rosetta Iervolino

Rosetta Iervolino

NAPOLI - "Epidemia colposa e omissione in atti d'ufficio". Queste le accuse contestate dalla Procura di Napoli a 36 indagati, tra cui il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, l'ex governatore Antonio Bassolino, l'ex prefetto di Napoli, Alessandro Pansa (questi ultimi due in qualità di ex commissari all'emergenza rifiuti) e numerosi sindaci della provincia. L'inchiesta, di cui è titolare il pm Francesco Curcio, si riferisce alla precedente emergenza rifiuti, tra la fine del 2007 e il 2008. In particolare, il magistrato contesta agli indagati la mancanza di adeguate misure di prevenzione per la presenza di enormi cumuli di spazzatura in strada, probabile causa di infezioni.

"AUMENTO DI MALATTIE" - Il pm Curcio, della sezione reati contro la pubblica amministrazione, aveva chiesto la consulenza di un collegio di esperti, composto da un medico legale e due epidemiologi. Le patologie di cui si è riscontrato un picco, nel periodo "incriminato", riguardano infezioni di carattere cutaneo e gastroenteriti virali. Per effettuare questa consulenza, i tre perditi hanno contattato rivenditori all'ingrosso di farmaci e farmacisti e hanno verificato un abnorme aumento della distribuzione e della vendita di farmaci specifici. I periti, peraltro, ritengono che ci sia uno stretto rapporto tra queste infezioni e la permanenza per strada dei rifiuti (lasciati a marcire senza neppure la precauzione di un po' di calce viva). Dai controlli sull'aria e sugli alimenti, infatti, non sono emersi valori fuori norma.

Titti Beneduce

08 novembre 2010

 

 

2010-10-27

BRINDISI

La Procura ferma il Petrolchimico

Quelle torce inquinano l'ambiente

Scatta il sequestro della Digos: notificati 2 decreti

preventivi alle società Polimeri Europa (Eni) e Basell

Petrolchimico di Brindisi

Petrolchimico di Brindisi

BRINDISI - La Digos di Brindisi ha notificato alle direzioni aziendali di Polimeri Europa (del gruppo Eni) e di Basell, le due principali società insediate nel Petrolchimico di Brindisi, decreti preventivi di sequestro emessi dal gip Paola Liaci su richiesta del pm Antonio Negro, che da due anni coordina le indagini sui ripetuti incidenti e malfunzionamenti del sistema di sicurezza di alcuni impianti, soprattutto del cracker della stessa Polimeri Europa. I sequestri riguardano le sette torce di sicurezza in cui vengono dirottati gas e materie prime in caso di black-out o comunque di avarie o blocchi al ciclo di lavorazione. Ciò comporterà la fermata dell’intera fabbrica, dove – i dati sono del 2008 – lavorano circa 110 unità, 300 delle quali dell’indotto, mentre 120 circa sono quelli di Basell, poco più di 100 quelli della centrale termoelettrica a gas Enipower che tuttavia è esclusa dai provvedimenti, e il resto sono personale principalmente di Polimeri Europa, Syndial e Chemgas.

GLI INDAGATI - Sono quattro le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta: si tratta di dirigenti e responsabili delle due aziende. Tre le accuse rivolte ai quattro responsabili delle due società che operano nel petrolchimico: getto di rifiuti (nel caso specifico di rifiuti gassosi), emissione in atmosfera senza autorizzazioni ed emissioni in ambiente di sostanze pericolose. Le società interessate hanno fornito invece indicazioni opposte sostenendo l’eccezionalità delle accensioni dovute a motivi di sicurezza. Dagli accertamenti della Digos è emerso che per le emissioni non esistono monitoraggi in grado di indicare quale prodotto e quanto finisse nelle torce. Tutto questo nonostante l’Arpa regionale abbia fatto rilievi sul territorio a seguito degli episodi segnalati. Sulle torce, infatti, non ci sono sistemi di rilevamento capaci di fornire questo tipo di indicazione.

LA SVOLTA - E' giunta dunque a una svolta l’indagine avviata dalla Digos subito dopo il più esteso degli incidenti avvenuto negli ultimi due anni, quello della sera del 17 agosto 2008 quando un corto circuito in una sottostazione della centrale termoelettrica a gas di Enipower, che smista parte dell’energia alle altre aziende insediate nel Petrolchimico, fu la causa del black-out di 15 minuti che fece scattare il blocco automatico degli impianti. Due sbarre di alimentazione entrate in contatto provocarono l’interruzione nell’erogazione. Il sistema di sicurezza degli impianti allora deviò il propilene – circa 50 o 60 tonnellate – utilizzato come materia prima per le lavorazioni, nei bruciatori di una candela di Polimeri Europa e di una nuova candela a raso di Basell, sviluppando fiammate alte alcune decine di metri. L'accensione di una delle torce fu il primo di una lunga serie di eventi che riguardarono però solamente Polimeri Europa e il suo impianto di cracking. Le rilevazioni dell’Arpa individuarono, in concomitanza delle accensioni di maggiore durata delle torce picchi di ricadute al suolo di sostanze cancerogene.

LA RELAZIONE - In particolare, un rapporto di 17 pagine dell’Arpa sull’incidente al Petrolchimico di Brindisi, avvenuto il 29 settembre 2008, sottolineò che alle 20, circa due ore dopo l’entrata in funzione della torcia di Polimeri Europa, le concentrazioni nell’aria di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) avevano raggiunto quota 38 nanogrammi per metro cubo, rispetto alle concentrazioni medie giornaliere di luglio e agosto dello stesso anno che non avevano mai superato i 3-4 nanogrammi; e che le polveri sottili avevano raggiunto alla centralina Sisri quota 81 (il limite è 50 microgrammi). La prima notizia dell’esistenza di una indagine arrivò nel febbraio del 2009. Nell’autunno 2008 invece le ripetute accensioni delle torce indussero la Provincia e l’allora presidente Michele Errico ad avviare un’ispezione in fabbrica, ma anche i vigili del fuoco del comando provinciale di Brindisi chiesero e ottennero un sopralluogo di una commissione del Comitato tecnico regionale. Illuminante sempre la relazione dell’Arpa sugli eventi del 2008, in cui furono presentati i dati di 11 monitoraggi di accensioni dal 21 giugno al 3 novembre di quell’anno, ma soprattutto in cui si rilevavano alcuni problemi cruciali.

LE ANOMALIE - La fabbrica non disponeva di sistemi di recupero gas in caso di malfunzionamenti, né di sistemi paralleli di alimentazione energetica in caso di interruzioni dell’erogazione di elettricità. Le torce di emergenza non erano dotate di flussometri per misurare quantità di gas e i tempi di smistamento, e questi sensori non erano previsti nella domanda di Autorizzazione integrata ambientale. Le relazioni tecniche trasmesse dalla Polimeri all’Arpa sugli eventi di accensione erano perciò "unicamente dati stimati e non misurati". Una situazione in cui la procura, per vederci chiaro, non solo incaricò gli uomini del vicequestore Vincenzo Zingaro di effettuare una seri di accertamenti di polizia giudiziaria e di acquisizione di documentazione, ma incaricò anche un super-esperto di svolgere un’accurata perizia sull’intero sistema e di emergenza e sugli impianti ad esso collegati. Relazione che è stata depositata alcune settimane addietro, e al momento è sfociata nel sequestro. Che comporterà la fermata, come già detto, dell’intera fabbrica. Ma la misura adotta dal gip Paola Liaci lascia alle due società Polimeri Europa e Basell la possibilità del riavvio della produzione se applicheranno ai sistemi sotto inchiesta gli accorgimenti tecnici indicati nella perizia.

Marcello Orlandini

26 ottobre 2010(ultima modifica: 27 ottobre 2010)

 

 

2010-10-26

BRINDISI

La Procura ferma il Petrolchimico

Quelle torce inquinano l'ambiente

Scatta il sequestro della Digos: notificati 2 decreti

preventivi alle società Polimeri Europa (Eni) e Basell

Petrolchimico di Brindisi

Petrolchimico di Brindisi

BRINDISI - La Digos di Brindisi ha notificato alle direzioni aziendali di Polimeri Europa (del gruppo Eni) e di Basell, le due principali società insediate nel Petrolchimico di Brindisi, decreti preventivi di sequestro emessi dal gip Paola Liaci su richiesta del pm Antonio Negro, che da due anni coordina le indagini sui ripetuti incidenti e malfunzionamenti del sistema di sicurezza di alcuni impianti, soprattutto del cracker della stessa Polimeri Europa. I sequestri riguardano le sette torce di sicurezza in cui vengono dirottati gas e materie prime in caso di black-out o comunque di avarie o blocchi al ciclo di lavorazione. Ciò comporterà la fermata dell’intera fabbrica, dove – i dati sono del 2008 – lavorano circa 110 unità, 300 delle quali dell’indotto, mentre 120 circa sono quelli di Basell, poco più di 100 quelli della centrale termoelettrica a gas Enipower che tuttavia è esclusa dai provvedimenti, e il resto sono personale principalmente di Polimeri Europa, Syndial e Chemgas.

GLI INDAGATI - Sono quattro le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta: si tratta di dirigenti e responsabili delle due aziende. Tre le accuse rivolte ai quattro responsabili delle due società che operano nel petrolchimico: getto di rifiuti (nel caso specifico di rifiuti gassosi), emissione in atmosfera senza autorizzazioni ed emissioni in ambiente di sostanze pericolose. Le società interessate hanno fornito invece indicazioni opposte sostenendo l’eccezionalità delle accensioni dovute a motivi di sicurezza. Dagli accertamenti della Digos è emerso che per le emissioni non esistono monitoraggi in grado di indicare quale prodotto e quanto finisse nelle torce. Tutto questo nonostante l’Arpa regionale abbia fatto rilievi sul territorio a seguito degli episodi segnalati. Sulle torce, infatti, non ci sono sistemi di rilevamento capaci di fornire questo tipo di indicazione.

LA SVOLTA - E' giunta dunque a una svolta l’indagine avviata dalla Digos subito dopo il più esteso degli incidenti avvenuto negli ultimi due anni, quello della sera del 17 agosto 2008 quando un corto circuito in una sottostazione della centrale termoelettrica a gas di Enipower, che smista parte dell’energia alle altre aziende insediate nel Petrolchimico, fu la causa del black-out di 15 minuti che fece scattare il blocco automatico degli impianti. Due sbarre di alimentazione entrate in contatto provocarono l’interruzione nell’erogazione. Il sistema di sicurezza degli impianti allora deviò il propilene – circa 50 o 60 tonnellate – utilizzato come materia prima per le lavorazioni, nei bruciatori di una candela di Polimeri Europa e di una nuova candela a raso di Basell, sviluppando fiammate alte alcune decine di metri. L'accensione di una delle torce fu il primo di una lunga serie di eventi che riguardarono però solamente Polimeri Europa e il suo impianto di cracking. Le rilevazioni dell’Arpa individuarono, in concomitanza delle accensioni di maggiore durata delle torce picchi di ricadute al suolo di sostanze cancerogene.

LA RELAZIONE - In particolare, un rapporto di 17 pagine dell’Arpa sull’incidente al Petrolchimico di Brindisi, avvenuto il 29 settembre 2008, sottolineò che alle 20, circa due ore dopo l’entrata in funzione della torcia di Polimeri Europa, le concentrazioni nell’aria di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) avevano raggiunto quota 38 nanogrammi per metro cubo, rispetto alle concentrazioni medie giornaliere di luglio e agosto dello stesso anno che non avevano mai superato i 3-4 nanogrammi; e che le polveri sottili avevano raggiunto alla centralina Sisri quota 81 (il limite è 50 microgrammi). La prima notizia dell’esistenza di una indagine arrivò nel febbraio del 2009. Nell’autunno 2008 invece le ripetute accensioni delle torce indussero la Provincia e l’allora presidente Michele Errico ad avviare un’ispezione in fabbrica, ma anche i vigili del fuoco del comando provinciale di Brindisi chiesero e ottennero un sopralluogo di una commissione del Comitato tecnico regionale. Illuminante sempre la relazione dell’Arpa sugli eventi del 2008, in cui furono presentati i dati di 11 monitoraggi di accensioni dal 21 giugno al 3 novembre di quell’anno, ma soprattutto in cui si rilevavano alcuni problemi cruciali.

LE ANOMALIE - La fabbrica non disponeva di sistemi di recupero gas in caso di malfunzionamenti, né di sistemi paralleli di alimentazione energetica in caso di interruzioni dell’erogazione di elettricità. Le torce di emergenza non erano dotate di flussometri per misurare quantità di gas e i tempi di smistamento, e questi sensori non erano previsti nella domanda di Autorizzazione integrata ambientale. Le relazioni tecniche trasmesse dalla Polimeri all’Arpa sugli eventi di accensione erano perciò "unicamente dati stimati e non misurati". Una situazione in cui la procura, per vederci chiaro, non solo incaricò gli uomini del vicequestore Vincenzo Zingaro di effettuare una seri di accertamenti di polizia giudiziaria e di acquisizione di documentazione, ma incaricò anche un super-esperto di svolgere un’accurata perizia sull’intero sistema e di emergenza e sugli impianti ad esso collegati. Relazione che è stata depositata alcune settimane addietro, e al momento è sfociata nel sequestro. Che comporterà la fermata, come già detto, dell’intera fabbrica. Ma la misura adotta dal gip Paola Liaci lascia alle due società Polimeri Europa e Basell la possibilità del riavvio della produzione se applicheranno ai sistemi sotto inchiesta gli accorgimenti tecnici indicati nella perizia.

Marcello Orlandini

26 ottobre 2010

 

 

L'emergenza rifiuti in Campania. Fini: "Non si sentano abbandonati"

Terzigno, seconda notte tranquilla

Nessuna mobilitazione dei comitati, nessun attacco alla polizia. Oggi il faccia a faccia tra Bertolaso e i sindaci

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Presidio notturno a Terzigno (Ansa)

Presidio notturno a Terzigno (Ansa)

NAPOLI - Seconda notte tranquilla a Terzigno, dove non arrivano più rifiuti, ma solo camion di terra destinata alla messa a regime della cava. Nei presidi dei comitati civici poche presenze. Questa notte sono arrivati tredici camion di terra. Non ci sono stati neppure assalti o provocazioni nei confronti delle forze di polizia che presidiano l'area, come avvenuto la notte precedente. Un episodio, quello, che aveva provocato la decisa presa di posizione dei membri dell'esecutivo, Maroni e La Russa in particolare, che avevano parlato di interventi decisi da parte delle forze dell'ordine per contrastare l'azione dei violenti e per permettere lo stoccaggio dei rifiuti nel momento in cui la situazione dovesse richiederlo.

IL NO DEI SINDACI - Lunedì sera era intervenuto sulla questione anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che aveva esortato il capo della protezione civile, Guido Bertolaso, a continuare a lavorare per la risoluzione del problema sulla base dell'"accordo" stipulato nei giorni scorsi tra il governo e gli enti locali. Accordo per modo di dire, visto che i sindaci di Terzigno, Boscoreale, Trecase e Borgotrecase dopo un'iniziale apertura avevano detto no al piano di intervento proposto da Bertolaso. Per la giornata di oggi è atteso un incontro tra i sindaci e lo sesso Bertolaso in prefettura, a Napoli. Per il momento a rasserenare gli animi sembrano essere state le dichiarazioni del numero uno della protezione civile secondo cui l'apertura di una nuova discarica non è imminente e vi sono le condizioni per tirare avanti fino all'estate senza bisogno di interventi straordinari, ma solo utilizzando il termovalorizzatore di Acerra e la discarica di Chiaiano.

COMPROMESSO NON ACCETTATO - Il no dei sindaci era arrivato all'indomani del compromesso proposto durante l'atteso vertice di sabato sera in prefettura. Un'ipotesi di accordo che prevede il "congelamento" dell'apertura a cava Vitiello del megainvaso destinato a ingoiare milioni di tonnellate di spazzatura, e la bonifica di cava Sari, da utilizzare fino a esaurimento. I comitati chiedono che sia prevista la chiusura definitiva di cava Sari. Bertolaso ha subito sottolineato che "la bozza di accordo" non andrà a incidere sugli altri siti. "Non andiamo in alcun modo a creare problemi nelle altre discariche e nelle altre province - ha detto. - Abbiamo un termovalorizzatore, quello di Acerra, che funziona ed è in grado di ricevere tutto quello che viene prodotto nell'ambito della provincia di Napoli".

FINI: "LE COMUNITA' LOCALI NON SI SENTNO ABBANDONATE" - "L'immagine del tricolore, bruciato nei giorni scorsi durante gli scontri a Terzigno, non può che costituire motivo di dolore e di preoccupazione. Occorre un impegno corale e convinto affinchè nessuna comunità locale, o ceto, o categoria possano sentirsi abbandonati, anche quando non lo sono, dalle Istituzioni e dalla comunità nazionale". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo alla Sala della Lupa, a Montecitorio, alla presentazione del volume "Giuseppe Garibaldi: due secoli di interpretazioni", a cura di Lauro Rossi.

26 ottobre 2010

 

 

Berlusconi: "Lavorare per raggiungere gli obiettivi dell'accordo"

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Manifestanti a Terzigno (Ansa)

Manifestanti a Terzigno (Ansa)

NAPOLI - "Bisogna continuare a lavorare per raggiungere i risultati e gli obiettivi che ci si è posti con l'accordo". È l'indicazione giunta da Silvio Berlusconi, secondo quanto riferito dalla Protezione Civile, nel corso di una telefonata fatta dal presidente del Consiglio alla prefettura a Napoli nel corso di un vertice sull'emergenza rifiuti. E cresce il timore di infiltrazioni camorristiche nelle proteste.

BERTOLASO - "L'apertura di una nuova discarica non è vicina, nel modo più assoluto, non è immediata". Lo ha detto il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso al suo arrivo nella prefettura napoletana. "Con la situazione attuale si va avanti fino alla prossima primavera, all'estate". La "situazione attuale" sarebbe lo smaltimento mediante il termovalorizzatore di Acerra e la discarica di Chiaiano. "Il dopo - ha precisato - dovrà essere portato avanti dalle autorità locali, io sono qui per dare una mano. Nella legge sono indicate altre località - ha detto ancora - c'è un ampio margine per trovare alternative".

ACCORDO - Bertolaso ha comunque intenzione di procedere al rispetto unilaterale del documento preparato venerdì sera in prefettura a Napoli, prima condiviso e poi ripudiato dai sindaci interessati, a seguito delle pressioni delle comunità di Terzigno e Boscoreale contrarie all’apertura di una nuova discarica. I prelievi e la bonifica di cava Sari saranno dunque completati come annunciato. Ma al termine dei tre giorni di moratoria indicati dal capo della Protezione civile, tra martedì e mercoledì prossimi, riprenderà lo sversamento dei rifiuti nella discarica. A questo proposito, secondo voci non ancora confermate, già nelle prossime ore potrebbero arrivare camion con terreno vegetale per la copertura dei rifiuti e la preparazione al nuovo sversamento. "Auspico un ripensamento dei sindaci - ha dichiarato Bertolaso -, ho detto che avremmo dato seguito unilateralmente al documento e sono convinto che, dopo questa dimostrazione di serietà, pacatezza e saggezza, si troverà l'accordo. Se i sindaci dei paesi vesuviani vengono qui sono benvenuti. In questo momento alcuni sono a Terzigno con i nostri tecnici, altri sono qui a lavorare con noi".

MARONI - Intanto però tiene banco la questione sicurezza. Dopo l'assalto a due pattuglie della polizia, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, alza i toni. "A Terzigno - ha detto - ci sono stati atti di vera e propria violenza nei confronti delle forze dell'ordine e questo non è più accettabile: per cui faccio un invito a tutti a deporre le armi, altrimenti credo che sarà necessario intervenire in modo più duro di quanto non si sia fatto finora" . Il capo del Viminale ha sottolineato che "le forze dell'ordine si stanno comportando con grande prudenza e grande responsabilità" e che "attaccarle di notte a sprangate e a sassate mi sembra non sia degno di un confronto duro ma responsabile". E ancora: "Le indagini devono capire chi sono questi gruppi di violenti: io credo che nulla abbiano a che fare con la protesta se non per strumentalizzare, creare incidenti e disordini, farci scappare il morto: noi non lo consentiremo e stiamo verificando se c'è qualche collegamento tra questi gruppi e le associazioni criminali".

CAMORRA - Maroni ha precisato che a suo parere i cittadini che scendono in piazza "non sono camorristi come qualcuno ha detto, ma c'è la rivolta di un paese che non vuole la discarica e poi ci sono gruppi di violenti che se la prendono con la polizia". Ma in serata le parole del ministro sono scavalcate dalla Direzione distrettuale antimafia. La Dda della procura di Napoli, infatti, ha aperto un fascicolo su probabili infiltrazioni della camorra. Le ipotesi di reato, a quanto di è appreso, si riferiscono a danneggiamenti, resistenza a pubblico ufficiale, detenzione di armi, interruzione di pubblico servizio aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosi. L'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli Rosario Cantelmo. Secondo indiscrezione, gli inquirenti avrebbero raccolto elementi relativi a infiltrazioni camorristiche soprattutto in riferimento agli ultimi episodi di scontri con le forze dell'ordine.

LA RUSSA: PRONTO L'ESERCITO - Dal canto suo il ministro della Difesa Ignazio La Russa si è detto pronto è pronto a un ulteriore impegno dei militari per affrontare l'emergenza rifiuti qualora il governo dovesse richiederlo. Il ministro ha ricordato come i militari siano "già in Campania. Ce n'erano 700 all'inizio dell'emergenza - ha detto - ne sono rimasti 270. Se il governo ritenesse di chiedere un intervento delle forze armate in numero superiore, noi siamo pronti". La Russa non ha comunque mancato di rilevare che "non c'è bisogno dell'esercito per utilizzare il pugno più duro. Polizia e Carabineri sanno essere adeguati a ogni esigenza senza mai travalicare il diritto".

L'ASSALTO ALLE PATTUGLIE - Le parole dei due ministri sono arrivate dopo la prima notte senza scontri di massa a Terzigno, ma caratterizzata comunque da un nuovo episodio di violenza. Due pattuglie della polizia sono state aggredite infatti nel centro di Boscoreale da alcuni sconosciuti. Un agente è rimasto ferito a un occhio. Tre persone sono state fermate con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e violenza. I poliziotti erano a bordo di due autocivette riconosciute dai teppisti. L'aggressione è avvenuta lontano dalla rotonda Panoramica, diventata il quartier generale dei manifestanti. Secondo quanto si è appreso, le due pattuglie di agenti in abiti civili si trovavano lungo una delle strade del centro di Boscoreale, quando sono state accerchiate da un gruppo di persone, in prevalenza giovani, che hanno iniziato ad aggredire i poliziotti. Sul posto sono giunti rinforzi. In via Zabatta, invece, l'accesso alla contestata seconda discarica è stato sempre presidiato da centinaia di agenti in assetto antisommossa.

MANIFESTAZIONE PACIFICA - Comunque sia, a manifestare invece il proprio dissenso in nottata a Terzigno nel tradizionale assembramento alla rotonda di via Panoramica c’era solo tanta gente comune. Pacifica, ma non meno decisa a mantenere un presidio a oltranza, fino alla rinuncia per decreto, da parte del governo, alla discarica di cava Vitiello. I "falchi" della protesta, insomma, hanno deciso di non cedere alla tentazione del compromesso, giudicando positiva l’apertura di un tavolo tecnico ma ponendo una condizione irrinunciabile: occorre revocare con un decreto la legge 123 che stabilisce l’apertura della seconda discarica nel paese campano, dopo quella di cava Sari. Un impegno formale che Bertolaso, per il momento, non è in grado di poter garantire.

Redazione online

25 ottobre 2010(ultima modifica: 26 ottobre 2010)

 

 

 

NELLA NOTTE TRE ORE DI GUERRIGLIA, TROVATA UNA MOLOTOV

Terzigno, l'intesa appesa a un filo Bertolaso: "Accordo valido, si va avanti"

Il commissario: "Nuova discarica congelata, ma basta proteste". I sindaci e la piazza dicono di no

NELLA NOTTE TRE ORE DI GUERRIGLIA, TROVATA UNA MOLOTOV

Terzigno, l'intesa appesa a un filo Bertolaso: "Accordo valido, si va avanti"

Il commissario: "Nuova discarica congelata, ma basta proteste". I sindaci e la piazza dicono di no

TERZIGNO - Il compromesso per risolvere l'emergenza rifiuti è sul piatto, ma per ora la pietanza non trova commensali. La piazza si era già fatta sentire: dopo l'ennesima notte di guerriglia, scontri e molotov a Terzigno, un corteo pacifico a Boscoreale ha deposto una corona di fiori davanti al cancello della cava Sari "per ricordare che così muore il Parco del Vesuvio". La popolazione locale ha insomma già espresso l'intenzione di respingere la proposta di accordo stilata nella notte in prefettura, a Napoli. A metà giornata, poi, è arrivato anche il no dei sindaci: i primi cittadini di Boscoreale, Terzigno, Trecase e Boscotrecase non hanno firmato il documento con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso, e hanno lasciato la sede della Prefettura di Napoli dove era stata convocata una nuova riunione per trovare una soluzione alla crisi che si è determinata nell’area vesuviana. Bertolaso, in una conferenza stampa cui ha partecipato anche il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, ha detto che l'accordo proposto ai sindaci "è valido e ci sarà il rispetto unilaterale di questo impegno". È già stata convocata un'altra riunione per martedì e non è escluso che alla fine un'intesa possa essere trovata. I sindaci hanno sottolineato infatti come da parte di Bertolaso ci sia un atteggiamento di apertura per "rispettare gli impegni". "Dobbiamo dare garanzie ai nostri cittadini se cava Sari sia sicura o meno - ha detto il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella, lasciando il Palazzo della Prefettura di Napoli - c'è necessità di fare gli opportuni controlli e riscontri con tecnici di nostra fiducia e capire quale sia il reale stato della discarica".

BERTOLASO - Il capo della Protezione civile ha poi spiegato che verranno seguiti tutti i sei punti del documento di accordo di sabato notte, compreso lo stop di tre giorni per il conferimento di immondizia nella cava Sari per permettere analisi delle acque, dell’aria e delle zone circostanti. Ma Bertolaso ha poi chiarito la posizione del governo: "Non arretriamo di un passo. Andremo avanti con l'accordo, rispettando i punti del decreto". Dal canto suo il presidente Caldoro ha affermato che la Campania deve "decidere in maniera definitiva di dotarsi di tutti quegli impianti che servono per il ciclo dei rifiuti: dobbiamo farlo avendo come obiettivo una regione normale".

DISCARICA CONGELATA - Il no dei sindaci è arrivato all'indomani del compromesso proposto durante l'atteso vertice di sabato sera in prefettura. Un'ipotesi di accordo che prevede il "congelamento" dell'apertura a cava Vitiello del megainvaso destinato a ingoiare milioni di tonnellate di spazzatura, e la bonifica di cava Sari, da utilizzare fino a esaurimento. C'è chi ha parlato di una "vittoria" delle ragioni della protesta, ma tra i manifestanti di Terzigno non sono mancati coloro che hanno insistito chiedendo anche la chiusura di cava Sari. Bertolaso ha subito sottolineato che "la bozza di accordo" non andrà a incidere sugli altri siti. "Non andiamo in alcun modo a creare problemi nelle altre discariche e nelle altre province - ha detto. - Abbiamo un termovalorizzatore, quello di Acerra, che funziona ed è in grado di ricevere tutto quello che viene prodotto nell'ambito della provincia di Napoli".

NOTTE DI SCONTRI E MOLOTOV - Situazione sbloccata? Tutt'altro. Nella notte non sono mancati gli ormai puntuali scontri tra forze dell'ordine e manifestanti: si sono fronteggiati da un capo all'altro della rotonda Panoramica con lanci di petardi e lacrimogeni. Sul selciato gli agenti hanno anche trovato una molotov non esplosa, mentre almeno altre tre molotov sono state fatte esplodere a poca distanza da un mezzo della polizia. E ancora lanci di pietre verso i poliziotti e masserizie date alle fiamme. La rotonda Panoramica - come ogni sera rimasta al buio perché qualcuno ha staccato la corrente - è stata illuminata solo dai bagliori di petardi e lacrimogeni. Al termine delle operazioni, due persone sono state fermate dalla polizia per essere identificate.

IL CORTEO - Domenica mattina, poi, è stata la volta di un lungo corteo senza incidenti che si è snodato lungo le strade di Boscoreale: alcuni bambini, accompagnati dal sindaco Lancella, si sono recati davanti al cancello della cava Sari dove hanno deposto una corona di fiori "per ricordare che così muore il Parco del Vesuvio".

24 ottobre 2010(ultima modifica: 25 ottobre 2010)

 

 

 

 

 

2010-10-24

NELLA NOTTE TRE ORE DI GUERRIGLIA, TROVATA UNA MOLOTOV

Terzigno, l'intesa appesa a un filo Bertolaso: "Accordo valido, si va avanti"

Il commisario: "Nuova discarica congelata, ma basta proteste". I sindaci e la piazza dicono di no

NELLA NOTTE TRE ORE DI GUERRIGLIA, TROVATA UNA MOLOTOV

Terzigno, l'intesa appesa a un filo Bertolaso: "Accordo valido, si va avanti"

Il commisario: "Nuova discarica congelata, ma basta proteste". I sindaci e la piazza dicono di no

TERZIGNO - Il compromesso per risolvere l'emergenza rifiuti è sul piatto, ma per ora la pietanza non trova commensali. La piazza si era già fatta sentire: dopo l'ennesima notte di guerriglia, scontri e molotov a Terzigno, un corteo pacifico a Boscoreale ha deposto una corona di fiori davanti al cancello della cava Sari "per ricordare che così muore il Parco del Vesuvio". La popolazione locale ha insomma già espresso l'intenzione di respingere la proposta di accordo stilata nella notte in prefettura, a Napoli. A metà giornata, poi, è arrivato anche il no dei sindaci: i primi cittadini di Boscoreale, Terzigno, Trecase e Boscotrecase non hanno firmato il documento con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso, e hanno lasciato la sede della Prefettura di Napoli dove era stata convocata una nuova riunione per trovare una soluzione alla crisi che si è determinata nell’area vesuviana. Bertolaso, in una conferenza stampa cui ha partecipato anche il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, ha detto che l'accordo proposto ai sindaci "è valido e ci sarà il rispetto unilaterale di questo impegno". È già stata convocata un'altra riunione per martedì e non è escluso che alla fine un'intesa possa essere trovata. I sindaci hanno sottolineato infatti come da parte di Bertolaso ci sia un atteggiamento di apertura per "rispettare gli impegni". "Dobbiamo dare garanzie ai nostri cittadini se cava Sari sia sicura o meno - ha detto il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella, lasciando il Palazzo della Prefettura di Napoli - c'è necessità di fare gli opportuni controlli e riscontri con tecnici di nostra fiducia e capire quale sia il reale stato della discarica".

BERTOLASO - Il capo della Protezione civile ha poi spiegato che verranno seguiti tutti i sei punti del documento di accordo di sabato notte, compreso lo stop di tre giorni per il conferimento di immondizia nella cava Sari per permettere analisi delle acque, dell’aria e delle zone circostanti. Ma Bertolaso ha poi chiarito la posizione del governo: "Non arretriamo di un passo. Andremo avanti con l'accordo, rispettando i punti del decreto". Dal canto suo il presidente Caldoro ha affermato che la Campania deve "decidere in maniera definitiva di dotarsi di tutti quegli impianti che servono per il ciclo dei rifiuti: dobbiamo farlo avendo come obiettivo una regione normale".

DISCARICA CONGELATA - Il no dei sindaci è arrivato all'indomani del compromesso proposto durante l'atteso vertice di sabato sera in prefettura. Un'ipotesi di accordo che prevede il "congelamento" dell'apertura a cava Vitiello del megainvaso destinato a ingoiare milioni di tonnellate di spazzatura, e la bonifica di cava Sari, da utilizzare fino a esaurimento. C'è chi ha parlato di una "vittoria" delle ragioni della protesta, ma tra i manifestanti di Terzigno non sono mancati coloro che hanno insistito chiedendo anche la chiusura di cava Sari. Bertolaso ha subito sottolineato che "la bozza di accordo" non andrà a incidere sugli altri siti. "Non andiamo in alcun modo a creare problemi nelle altre discariche e nelle altre province - ha detto. - Abbiamo un termovalorizzatore, quello di Acerra, che funziona ed è in grado di ricevere tutto quello che viene prodotto nell'ambito della provincia di Napoli".

NOTTE DI SCONTRI E MOLOTOV - Situazione sbloccata? Tutt'altro. Nella notte non sono mancati gli ormai puntuali scontri tra forze dell'ordine e manifestanti: si sono fronteggiati da un capo all'altro della rotonda Panoramica con lanci di petardi e lacrimogeni. Sul selciato gli agenti hanno anche trovato una molotov non esplosa, mentre almeno altre tre molotov sono state fatte esplodere a poca distanza da un mezzo della polizia. E ancora lanci di pietre verso i poliziotti e masserizie date alle fiamme. La rotonda Panoramica - come ogni sera rimasta al buio perché qualcuno ha staccato la corrente - è stata illuminata solo dai bagliori di petardi e lacrimogeni. Al termine delle operazioni, due persone sono state fermate dalla polizia per essere identificate.

IL CORTEO - Domenica mattina, poi, è stata la volta di un lungo corteo senza incidenti che si è snodato lungo le strade di Boscoreale: alcuni bambini, accompagnati dal sindaco Lancella, si sono recati davanti al cancello della cava Sari dove hanno deposto una corona di fiori "per ricordare che così muore il Parco del Vesuvio".

24 ottobre 2010

 

 

 

L'emergenza - scontro tra ue e bertolaso

Rifiuti, messaggio del Papa: "A Terzigno

cercare una soluzione giusta e condivisa"

Vertice in prefettura: verso la bonifica della cava di Sari

e il "congelamento" di cava Vitiello

L'emergenza - scontro tra ue e bertolaso

Rifiuti, messaggio del Papa: "A Terzigno

cercare una soluzione giusta e condivisa"

Vertice in prefettura: verso la bonifica della cava di Sari

e il "congelamento" di cava Vitiello

Ennesimo giorno di presidio a Terzigno (Ansa)

Ennesimo giorno di presidio a Terzigno (Ansa)

MILANO - L'ipotesi di aprire Cava Vitiello, a Terzigno, il mega invaso destinato ad ingoiare milioni di tonnellate di spazzatura, è stata per il momento congelata; sarà invece bonificata e continuerà a funzionare fino ad esaurimento cava Sari. Questi i risultati cui sarebbe giunto l'attesissimo vertice, in prefettura, a Napoli, tra il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso e i sindaci dei quattro comuni interessati, tutti compatti nel dire no alla nuova discarica. C'è chi parla di una "vittoria" delle ragioni della protesta, ma tra i manifestanti di Terzigno non mancano coloro che insistono chiedendo anche la chiusura di cava Sari. Quel che è certo è che la situazione resta tesa. È anche circolata l'ipotesi che Bertolaso avrebbe chiesto al Parlamento di escludere la seconda contestata discarica dai siti previsti dalla legge del 2008, ma dalla Protezione civile fanno sapere che nel corso del vertice "non si è mai discusso di escludere la discarica di Cava Vitiello dai siti indicati e previsti dalla legge 123".

BENEDETTO XVI - Sulla questione rifiuti interviene anche il Papa. In un messaggio inviato al vescovo di Nola, monsignor Beniamino Depalma, Benedetto XVI auspica "una giusta e condivisa soluzione al problema" con "il concorso e la buona volontà di tutti". "Il Santo Padre - si legge nel messaggio diffuso dalla diocesi di Nola - che segue con paterna attenzione le preoccupanti notizie provenienti dal territorio di Terzigno, la prega di farsi interprete della Sua vicinanza spirituale nell’auspicio che, con il concorso e la buona volontà di tutti, sia trovata una giusta e condivisa soluzione al problema". Sulla vicenda, è arrivato anche il commento del cardinale Sepe: "Questa ennesima emergenza è l’ennesima beffa. La Chiesa non ha titolo per parlare di soluzioni tecniche, ma non può tacere", ha detto l'arcivescovo di Napoli. "La Chiesa non può voltarsi dall'altra parte per non vedere, ma soprattutto non può voltare le spalle alla propria gente e alla propria terra, proprio nel momento in cui tutto sembra giocarle contro, mentre manca il lavoro e cresce la povertà. C'è chi è pronto a dare l'ultima spallata perché il caos regni su tutto. E non mancano neppure coloro che invitano a desistere, a considerare tutto il territorio come una specie di "pratica chiusa" e abbandonarlo, andare a vivere altrove. Ma Napoli non è e non sarà mai una partita persa".

LA COMMISSIONE EUROPEA - In precedenza, era stata l'Unione europea ad alzare la voce. "Le misure adottate dal 2007 in poi per risolvere la questione dei rifiuti in Campania sono insufficienti e potrebbero esserci sanzioni per l'Italia" ha dichiarato in una nota il commissario Ue all'Ambiente, Janez Potocnik, aggiungendo di essere "molto preoccupato per quanto succede attualmente". Potocnik ha riferito che la Commissione europea sta ancora valutando la documentazione che è stata trasmessa dalle autorità italiane all'inizio di ottobre e che potrebbe inviare una delegazione in Campania. Secondo Bruxelles, infatti, "la situazione odierna non è cambiata rispetto a quando la Commissione decise di bloccare i finanziamenti europei". Il commissario sloveno ha sottolineato che "la Regione Campania non si è ancora dotata di un piano di smaltimento dei rifiuti e che l'inceneritore di Acerra, l'unico attualmente attivo, non è ancora in grado di funzionare a regime". E questo, ha aggiunto Potocnik, "dimostra che le autorità regionali non sono ancora in grado di attuare un programma che garantisca lo smaltimento delle ecoballe, né tanto meno i rifiuti prodotti su base quotidiana". Se la regione Campania non si adeguerà alla normativa comunitaria sullo smaltimento dei rifiuti, ci potrebbero essere sanzioni. Il 5 ottobre, dopo un incontro con una delegazione della Campania guidata dal governatore Stefano Caldoro, Potocnik aveva giudicato la situazione "seria" e aveva sottolineato come ci fosse bisogno di un'azione "determinata, sistematica e strutturale".

BERTOLASO - A Potocnik ha subito replicato il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso: "L'Unione Europea farebbe bene a fare il proprio mestiere. Invece di dare giudizi, dovrebbe dare una mano a trovare alternative. È sbagliato sostenere che sia l'Ue a criticare l'Italia, sono pregiudizi di singoli. Mi dà fastidio la faziosità: dire che non funziona niente per metterci in mora, significa non conoscere la realtà e le cose fatte. Se la delegazione Ue verrà a Napoli tra una settimana, io spero di far vedere un territorio pulito". Non si è fatta attendere la controreplica di Joseph Hennon, portavoce di Potocnik: "La Commissione europea è sempre pronta ad aiutare gli Stati e fare il necessario perché si adeguino alle normative comunitarie".

Redazione online

23 ottobre 2010

 

 

 

2010-10-22

L'emergenza

Caos rifiuti, ancora scontri a Terzigno

Forze dell'ordine e manifestanti si sono fronteggiati

nella notte. Fermata una persona. Rimossi alcuni blocchi

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Un'altra notte di guerriglia a Terzigno (Infophoto)

Un'altra notte di guerriglia a Terzigno (Infophoto)

TERZIGNO - Un'altra notte di scontri, cariche, disordini. Resta alta la tensione a Terzigno, dove continua la protesta della popolazione locale contro l'apertura di una nuova discarica. In mattinata un manifestante ha dato fuoco a una bandiera italiana dopo essere salito sulla pianta di ulivo che si trova al centro della rotonda di via Panoramica: "Questa è la nostra democrazia. State proteggendo i mafiosi. Vergognatevi". In precedenza l'uomo aveva mostrato la bandiera agli agenti che si trovano a presidio dell'accesso alla discarica. "L'avete calpestata e la state calpestando. Invece di protegge noi, persone perbene, difendete chi porta i rifiuti nella discarica".

GLI SCONTRI - La situazione resta insomma difficile. Nella notte, forze dell'ordine e manifestanti si sono fronteggiati nuovamente. Una persona è stata sottoposta a fermo di polizia per detenzione di materiale esplodente. Diverse le accuse nei suoi confronti: adunata sediziosa, detenzione di materiale esplodente, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Nel corso dei disordini, da un gruppo dei manifestanti sono stati lanciati sassi, petardi e, secondo quanto riferisce la polizia, anche molotov. Dopo l'una, i manifestanti hanno anche interrotto l'illuminazione lungo via Panoramica: la polizia ha effettuato diverse cariche con lancio di lacrimogeni.

Guerriglia urbana a Terzigno Guerriglia urbana a Terzigno Guerriglia urbana a Terzigno Guerriglia urbana a Terzigno Guerriglia urbana a Terzigno Guerriglia urbana a Terzigno Guerriglia urbana a Terzigno Guerriglia urbana a Terzigno

RIMOZIONE BLOCCHI - Nella mattinata, poi, venti auto-compattatori sono riusciti a passare lungo la strada che conduce verso la discarica di Sari, dopo la rimozione di alcuni blocchi stradali. Secondo quanto appreso da alcuni cittadini locali, gli auto-compattatori, scortati da una ventina di mezzi della polizia di Stato e dei carabinieri, provenivano da Torre Annunziata percorrendo via Settetermini. Il passaggio dei mezzi ha avuto luogo poco prima delle 8.45 senza incidenti.

FAZIO - Intanto il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ospite di Unomattina, ha assicurato che a Terzigno non ci sono rischi per la salute. I cattivi odori, ha spiegato il ministro, "non arrecano danni alla salute, come dimostrato da uno studio del ministero svolto durante la precedente emergenza rifiuti in Campania nel 2008-2009", ma è pericoloso "bruciare rifiuti in modo non controllato perché si produce diossina". Questo è già avvenuto, ha aggiunto Fazio, "ma la Regione sta monitorando i livelli di sostanze tossiche, come la diossina, nel latte e negli alimenti", e l'esito dei controlli "è negativo". E ha ribadito: "Nell'aria non ci sono rischi di aumentata flora microbica, anche se ovviamente il cattivi odori oltre a dare fastidio possono ridurre la qualità di vita dei cittadini".

Redazione online

22 ottobre 2010

 

 

L'EMERGENZA RIFIUTI

Mantovano: "Le proteste a Terzigno?

Finalità al confine con l'eversione"

L'accusa del sottosegretario agli Interni. Al via il vertice di Palazzo Chigi. Berlusconi: "Andiamo avanti"

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Il sottosegretario Alfredo Mantovano (Ansa)

Il sottosegretario Alfredo Mantovano (Ansa)

NAPOLI - Proteste e atti vandalici di questi giorni a Terzigno e Boscoreale "non sono frutto dell'azione della cittadinanza, ma di gente che utilizza uno stato di grande disagio sociale per finalità al confine con l'eversione". Lo ha detto il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, rispondendo ai cronisti a margine del suo intervento al congresso nazionale dei commercialisti in corso a Napoli. La matrice violenta degli scontri, secondo Mantovano, potrebbe essere collegata a filoni di "area antagonista e anarco-insurrezionalista".

IL VERTICE - Intanto è iniziato a Palazzo Chigi il vertice presieduto dal premier Silvio Berlusconi sull'emergenza rifiuti in Campania. Con il premier sono presenti i sottosegretari Gianni Letta e Guido Bertolaso, i ministri Roberto Maroni, Stefania Prestigiacomo, Mara Carfagna ed il governatore della Campania, Stefano Caldoro. Berlusconi ha detto di "essere deciso ad andare avanti con il piano sui rifiuti, senza farsi influenzare da nulla". La Prestigiacomo e la Carfagna avrebbero anche sollecitato la rapida approvazione di un decreto legge sulle compensazioni, illustrato in Cdm, che consentirebbe di finanziare quei comuni interessati dalle discariche.

22 ottobre 2010

 

 

 

 

2010-10-21

RIPRESI I DISORDINI DOPO LA DECISIONE DI CALDORO DI APRIRE LA SECONDA DISCARICA

Terzigno, cariche e scontri nella notte

Dispersi i manifestanti a manganellate e lacrimogeni: due i fermati

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Dispersi i manifestanti a manganellate e lacrimogeni: due i fermati

NAPOLI - Ancora scontri durante tutta la notte tra la polizia e la popolazione di Terzigno che vuole impedire l'apertura di una nuova discarica sul suo territorio. Le forze dell'ordine hanno caricato in massa dopo l'una di notte i manifestanti contro la discarica di Terzigno, disperdendoli a manganellate e lacrimogeni. Due persone sono state fermate e poi rilasciate, almeno tre sono i contusi. La carica è arrivata dopo una giornata e una serata di fuoco, con blocchi stradali, mezzi dati alle fiamme, cariche della polizia per far passare i camion della spazzatura.

SCONTRI FINO ALL'ALBA - Il governatore Caldoro aveva deciso infatti nella serata di mercoledì l'apertura della seconda discarica nel comune vesuviano. Subito sono partiti gli attacchi alle forze dell'ordine e le cariche di reazione dei poliziotti. Una situazione di scontri che è andata avanti per tutta la notte. L'ultimo scontro all'alba. Dopo il lancio di grossi petardi da parte di un gruppo di persone e la risposta della polizia con l'utilizzo di lacrimogeni, la folla dei manifestanti ha iniziato a correre per il timore di essere raggiunta dai lanci delle forze dell'ordine che hanno reagito all'attacco. La situazione resta molto tesa. Le persone presenti sul posto lamentano bruciori agli occhi e alla gola per l'utilizzo dei lacrimogeni.

IL DOCUMENTO - "L'unica strada è il rispetto della legge e questa prevede la realizzazione della nuova discarica di Cava Vitiello, una discarica controllata e sicura in grado di garantire la massima tranquillità alle popolazioni residenti migliorando radicalmente la situazione attuale". È questo il documento approvato durante il vertice che si è svolto a Roma. Lo ha reso noto Nicola Formichella a nome dei parlamentari Pdl della Campania. "Questa è la conclusione - si legge nel documento - dell'incontro tra i parlamentari campani, il Governatore Caldoro e i presidenti delle provincie Cesaro, Cirielli e Sibilia. L'ordinanza del presidente della Regione cesserà gli effetti il prossimo 26 ottobre". "La delegazione parlamentare ha appreso - si legge ancora - con soddisfazione che nei prossimi giorni partiranno le procedure di appalto per i termovalorizzatori di Napoli Est e Salerno e dell'avanzata costruzione degli impianti di biostabilizzazione e compostaggio dei rifiuti bloccati da anni".

I CAMION SCARICANO I RIFIUTI - Dopo la notte di violenza sono 31 i camion che hanno sversato al momento i rifiuti nella discarica. Alla rotonda Panoramica in questo momento sono presenti pochi manifestanti. Gran parte degli incroci che portano alla discarica, precedentemente bloccati da barricate create dai dimostranti, sono adesso percorribili.

Redazione online

21 ottobre 2010

 

 

Notte di tensioniI a terzigno

Tafferugli alla discarica, brucia un autobus

La zona della discarica è rimasta isolata. Mobili , reti, pali hanno bloccato il passaggio dei compattatori

Notte di tensioniI a terzigno

Tafferugli alla discarica, brucia un autobus

La zona della discarica è rimasta isolata. Mobili , reti, pali hanno bloccato il passaggio dei compattatori

MILANO - Ancora una notte di tensione nel Vesuviano con tafferugli tra manifestanti e forze dell'ordine ed un autobus di una società di trasporto pubblico bruciato. Intorno alle 2, i dimostranti hanno dato alle fiamme il mezzo pubblico che, da giorni, era parcheggiato a causa di diversi danni causati durante le manifestazioni di protesta degli abitanti della zona circumvesuviana che continuano le lotte contro l'apertura di una seconda discarica a Terzigno. Il fatto è avvenuto in una zona all'interscambio tra diversi comuni vesuviani, in una zona diversa dalla rotonda dove da giorni manifestano i cittadini. Ieri era rimasta isolata a causa di un blocco di circa 200 metri formato da materiali di risulta, vecchi mobili, reti e paletti. Non ci sono fermi e nemmeno feriti. Sono comunque gli 31 autocompattatori che hanno sversato nella discarica di Terzigno come previsto dall'ordinanza d'urgenza emessa dal presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. Altri mezzi sono stati rimandati indietro e indirizzati ad altri sversatoi , sempre indicati nell'ordinanza d'urgenza del governatore campano. Diversi altri blocchi restano sulle strade che portano alla discarica.

20 ottobre 2010

 

 

 

Il governatore Caldoro autorizza lo sversamento dei rifiuti in altre discariche

Terzigno: 5 arresti, due camion in fiamme

Il questore: "C'è guerriglia organizzata"

"Un`organizzazione gestisce la fase militare degli attacchi alle forze dell`ordine"

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Cariche della polizia a Terzigno: cinque fermati e tre poliziotti feriti (18 ottobre 2010)

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Il questore: "C'è guerriglia organizzata"

"Un`organizzazione gestisce la fase militare degli attacchi alle forze dell`ordine"

NAPOLI - Cinque manifestanti arrestati per concorso per violenza e resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale, due autocompattatori - già fermi da giorni con le ruote squarciate - dati alle fiamme. È il bilancio dei nuovi scontri da Terzigno, dove la popolazione si oppore all'apertura di una discarica di rifiuti. Manifestanti con le braccia alzate e donne in ginocchio hanno cercato di bloccare i mezzi, ma la polizia è riuscita a far riprendere il passaggio dei camion portando via la gente a braccia. La polizia ha anche effettuato il sequestro di tre ordigni rudimentali fatti con bombolette di gas da campeggio.

"GUERRIGLIA" - "Basta parlare di tafferugli, a Terzigno c`è una guerriglia organizzata", ha detto il questore di Napoli, Santi Giuffrè, intervenuto a Radio 24. "Abbiamo cinque arresti, tre feriti tra le forze dell`ordine e un`altra notte pesante alle spalle", ha sottolineato il questore. "Abbiamo dovuto fronteggiare una situazione diventata impossibile. Siamo stati oggetto di ripetuti lanci di pietre e abbiamo dovuto riconquistare il territorio di Terzigno. Si è parlato di donne, bambini e di invalidi. Quando è iniziata la sassaiola, le donne sono andate via. C`è un`organizzazione che gestisce la fase militare degli attacchi alle forze dell`ordine. C`è una legge che va rispettata", ha concluso Giuffrè. "Non sarà gradita alla popolazione ma le leggi si cambiano in Parlamento, non sulla strada". Ma replica una testimone: "Erano le sei, eravamo una decina di donne quando ci siamo visti davanti centinaia tra carabinieri, poliziotti e finanzieri. Abbiamo mostrato i rosari, qualcuno di noi aveva un ramoscello di ulivo ma loro erano armati e con i manganelli e sono passati", dichiara Luisa Lettieri. "Per colpa di questa discarica ho perso la mia casa. Abito vicino allo sversatoio e non posso permettere che il futuro dei miei figli sia compromesso".

DONNE E CAMORRA - Intanto alcuni manifestanti, quasi tutte donne, hanno fatto irruzione nell'ufficio del sindaco di Boscoreale buttando all'aria documenti e rovesciando scrivanie e suppellettili. "Come sempre c'è un misto di gente e mamme per bene, che protestano in buona fede, insieme a una parte di sobillatori e camorra", ha detto il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino.

SVERSAMENTO - L'ordinanza emanata martedì mattina dal governatore della Campania, Stefano Caldoro, che autorizza il momentaneo sversamento in altre discariche - Savignano Irpino (Avellino), San Tammaro (Caserta) e Sant'Arcangelo Trimonte (Benevento) - dei rifiuti normalmente conferiti a Terzigno, "si è resa necessaria per la situazione eccezionale determinatasi e per scongiurare l'ulteriore accumularsi dei rifiuti nei centri urbani, pericoli gravi per l'igiene e la salute dei cittadini", si sottolinea in una nota della Regione. Sull'argomento igiene, replica il sindaco di Napoli: "Non abbiamo mai detto che c'è un'infezione in città, ma la situazione igienico-sanitaria preoccupa, visto che ci sono 1.100 tonnellate di rifiuti in strada".

Redazione online

19 ottobre 2010

 

 

REPUBBLICA

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2011-07-27

 

 

 

 

 

2011-07-25

IL CASO

Penati e le tangenti per l'area Falck

"Pronto a fare due passi indietro"

L'ex responsabile della segreteria di Bersani, coinvolto nell'inchiesta della Procura

di Monza, sta "meditando di trasformare in dimissioni l'autosospensione in Regione"

Penati e le tangenti per l'area Falck "Pronto a fare due passi indietro" Filippo Penati

 

Filippo Penati, ex responsabile della segreteria politica di Pierluigi Bersani, indagato nell'inchiesta sulle tangenti per le aree Falck di Sesto San Giovanni, ha scritto una lettera al segretario del Pd nella quale annuncia la sua autosospensione da tutte le cariche di partito (tra le quali quelle in direzione nazionale, regionale e nell'assemblea nazionale) e l'intenzione di trasformare l'autosospensione dalla carica di vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia in dimissioni.

Di Caterina: "Gli davo 20-30 milioni al mese" Coinvolti anche Grossi e Zunino Penati tradito da una e-mail Penati: "Ecco perché mi autosospendo" Parla il grande accusatore L'INCHIESTA Fatture false e società off shore Penati indagato LA SCHEDA Il più grande cantiere d'Europa L'area della Falck a Sesto

"Ribadisco la mia totale estraneità ai fatti che mi sono contestati - ha scritto in una lunga nota Penati - mentre rilevo che non cessano le ricostruzioni parziali, contraddittorie e false indotte da altre persone coinvolte nella vicenda. Sono accusato con una montagna di calunnie da due imprenditori inquisiti in altre vicende giudiziarie che cercano così di coprire i loro guai con la giustizia". "Non ho mai preso soldi da imprenditori - ha aggiunto - e non sono mai stato tramite di finanziamenti illeciti ai partiti a cui sono stato iscritto. Ora il mio primo obiettivo è quello di recuperare la mia onorabilità, di restituire serenità alla mia famiglia e non voglio che la mia vicenda e la conseguente martellante campagna mediatica creino ulteriori problemi al mio partito".

"Per questo - ha spiegato - ho comunicato oggi al segretario Pierluigi Bersani la decisione di autosospendermi da tutte le cariche che attualmente ricopro nel Partito democratico. Sono convinto che riuscirò a chiarire tutto e confido di poterlo fare nel più breve tempo possibile forte della consapevolezza di non aver commesso alcun reato".

Per quanto riguarda la carica di vicepresidente del consiglio regionale, ha precisato: "Subito dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia mi sono autosospeso dalla vice presidenza del consiglio regionale. Ho fin da allora considerato l'autosospensione un fatto transitorio e di breve periodo confidando in un rapido chiarimento della mia posizione. Oggi di fronte all'enorme risalto è improbabile pensare ancora ad una rapida chiusura dell'intera vicenda. Il prevedibile allungarsi dei tempi mi impone quindi di fronte alla necessità di non privare i gruppi consiliari di minoranza del vicepresidente in loro rappresentanza. Pertanto è mia intenzione trasformare la mia autosospensione in dimissioni. Comunicherò la mia decisione e ne spiegherò le ragioni al gruppo Pd e agli altri gruppi di minoranza.

(25 luglio 2011)

 

 

 

2011-07-20

IL CASO

Rifiuti, governo battuto alla Camera

poi il decreto torna in Commissione

Passa la mozione dell'Idv e del'Api. Il Centrodestra e l'esecutivo votano diversamente dalle indicazioni del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. L'opposizione urla "dimissioni". Bersani alla Lega: "Scambio per il voto segreto su Papa". Rissa tra Cicchitto e Brambilla

Rifiuti, governo battuto alla Camera poi il decreto torna in Commissione Stefania Prestigiacomo

ROMA - Governo e centrodestra in confusione alla Camera. L'esecutivo va due volte sotto sulle mozioni dell'opposizione, vota non seguendo le indicazioni del ministro dell'Ambiente e alla fine indirizza il decreto sui rifiuti (sgradito alla Lega) in Commissione. Tanto che il segretario del Pd Pier Luigi Bersani parla apertamente di uno scambio Lega-Pdl, tra lo stop al decreto e il voto segreto per il deputato del Pd Alfonso Papa.

Governo battuto due volte. Con i voti della sola opposizione nell'aula della Camera è passata una parte di una mozione dell'Idv sui rifiuti, su cui il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, aveva espresso parere favorevole, ma contro cui hanno votato i deputati di maggioranza e tutti i ministri. Prestigiacomo si è astenuta mentre tutti i membri del governo in aula votavano no. Il testo dell'Idv, su cui comunque il ministro aveva espresso parere favorevole, è passato con 287 no, 296 sì e sei astenuti. Successivamente, su altre mozioni, come quella dell'Udc e del Pd, a fronte del parere favorevole del governo, ministri, sottosegretari e deputati della maggioranza hanno espresso un voto di astensione. Infine l'esecutivo è andato sotto nuovamente su una mozione dell'Api. A questo punto dai banchi di opposizione si è ripetutamente urlato: 'Dimissioni, dimissioni'.

Tensione nel Pdl. Il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto si è più volte recato al banco del governo a parlare con il ministro Prestigiacomo ed è stato più volte invitato dal presidente Fini a tornare al proprio banco. Alcuni ministri si sono avvicinati alla Prestigiacomo, primo fra tutti Ignazio La Russa, per comprendere il significato del suo atteggiamento.

Rissa Cicchitto-Brambilla. Una vera e propria scenata tra il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, e il ministro Michela Brambilla. Subito dopo il rinvio in commissione del decreto rifiuti, Cicchitto in transatlantico si è scagliato contro la collega. A separarli, prima che il confronto degenerasse, il coordinatore del partito Denis Verdini che ha letteralmente spostato di peso e trascinato via il ministro del Turismo visibilmente scossa.

La replica della Prestigiacomo. "Non mi sento sconfessata - dice il ministro - Oggi è una giornata di particolare confusione ed è evidente che ci sono stati voti pasticciati, di cui mi rammarico, ma non mi sento sconfessata perchè non posso certo cambiare idea sul parere ad una mozione che chiede che i soldi per la Campania siano spesi con trasparenza"

Opposizione attacca. "Nonostante il parere favorevole del ministro Prestigiacomo l'intero governo ha votato contro e per dissociazione mentale lo stesso ministro si è astenuto. Fate ridere" attacca Roberto Giachetti del Pd. "Quello che sta accadendo in aula - rincara Walter Veltroni - non l'ho mai visto. Il parlamento non è un luogo dove si può giocare. Tantopiù in assenza di una maggioranza e di una divisione che oggi è verificabile. Il governo dovrebbe trarne le conseguenze". "Il governo è vittima di un colpo di sole. Non vorremmo che questa sceneggiata patetica fosse il frutto di un patto scellerato tra Lega e Pdl che prevede l'affossamento del decreto rifiuti per compiacere la Lega in cambio del voto contro l'arresto di Papa" afferma il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi.

Decreto torna in Commissione. L'aula della Camera ha approvato la proposta del relatore di rinviare in commissione il decreto legge sui rifiuti in Campania. Su un'analoga proposta ieri la maggioranza era stata battuta. Viste le divisioni nella maggioranza 1, il provvedimento sembra a questo avviarsi verso un binario morto, fino alla decadenza, a settembre. Irata la reazione del Pd: "Dietro il rinvio c'e' un prezzo da pagare: è il voto di questo pomeriggio. Lo scambio è tra i rifiuti di napoli e il voto della Lega sull'arresto di Papa" dice Dario Franceschini. "Il governo è in stato confusionale. Vedo che vuole andare avanti, ma così fa male al Paese" commenta il leader Udc Pier Ferdinando Casini.

(20 luglio 2011)

 

 

 

L’INDAGINE

Rifiuti, tangenti e assunzioni inutili

arrestato ex ad di Enerambiente

In manette Giovanni Faggiano ex amministratore delegato dell'azienda e un capocantiere. I reati contestati ai due sono di corruzione ed estorsione. L’indagine, condotta da Digos e fiamme gialle era partita lo scorso settembre dopo la vandalizzazione di 52 automezzi

Rifiuti, tangenti e assunzioni inutili arrestato ex ad di Enerambiente

Assunzioni inutili e illegali nel settore dei rifiuti e tangenti che venivano versate anche a funzionari dell'Asia, la società del Comune di Napoli che si occupa della raccolta dei rifiuti: i nuovi sviluppi dell' inchiesta avviata lo scorso anno dopo la devastazione degli automezzi della società Enerambiente hanno portato oggi ad altri due arresti, quelli di Giovanni Faggiano e Corrado Cigliano; quest'ultimo era già stato arrestato in aprile assieme al fratello Dario, consigliere provinciale del Pdl, e al padre Antonio.

SACCHETTI E MASCHERINE IN VETRINA

Nuovi illeciti sono stati dunque scoperti da Digos e Guardia di Finanza, coordinati da un pool di pm: Danilo De Simone, Paolo Sirleo, Ida Teresi, Maria Sepe, Giuseppe Noviello e Luigi Santulli.

In particolare, è emerso che Enerambiente, cui Asia aveva appaltato la raccolta dei rifiuti in alcuni quartieri della città, si serviva a sua volta di due cooperative (San Marco e Davideco) la cui opera non era però necessaria. Secondo l' accusa gli indagati, dopo avere stipulato accordi contrattuali con le cooperative, diretti a immettere nel servizio appaltato personale che sforava il limite fissato in 450 unità, minacciarono la fine dell'accordo se non avessero ricevuto somme di denaro per dirigenti, amministratori e collaboratori di Enerambiente nonchè per pagare a loro volta tangenti a funzionari di Asia.

Faggiano e Cigliano, secondo i pm, hanno poi imposto l'assunzione di personale da loro segnalato mediante apposite liste formate sulla base di indicazioni preferenziali provenienti da dirigenti e amministratori di Enerambiente, sponsor politici e rappresentanti sindacali. La cooperativa San Marco, inoltre, fu costretta ad assumere fittiziamente un'amica di Corrado Cigliano, Kaori Nogami, e a pagarle uno stipendio di 1.300 euro al mese in assenza di qualunque prestazione lavorativa

(20 luglio 2011)

 

 

 

 

 

2011-07-04

LA MANOVRA

LA MANOVRA AL QUIRINALE

Statali, bloccati aumenti

Tagli agli incentivi per l'energia

Nel provvedimento spunta di nuovo la riduzione del 30 % delle agevolazioni energetiche in bolletta. Confermati il blocco delle rivalutazioni delle pensioni, lo stop al turn over e agli aumenti nel pubblico impiego, la sforbiciata del 10 % ai costi della politica, il superbollo per le auto di lusso, la regolamentazione dell'uso delle auto e degli aerei "blu". Dai giochi arriveranno 1,4 miliardi di euro in tre anni. E c'è anche il provvedimento "anti-badante"

Statali, bloccati aumenti Tagli agli incentivi per l'energia Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi

ROMA - Trentanove articoli e due allegati: è il testo finale del decreto contenente "disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria", la manovra economica 2011-2014 approvato dal governo giovedì scorso e oggi trasmesso al Quirinale. "Come sempre", i contenuti della manovra presentata oggi dal governo verranno "sottoposti ad una attenta e rigorosa valutazione". fa sapere il Colle. L'esame della manovra richiederà alcuni giorni, c'è perfino una confusione sui testi che sono arrivati al Colle.

IL TESTO NON DEFINITIVO DELLA FINANZIARIA 1

 

Ecco i principali contenuti.

Energie rinnovabili. "Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - si legge - a decorrere dal primo gennaio 2012, tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010".

Questo punto è stato oggetto di un "giallo" durato tutta la giornata, visto che i ministri Prestigiacomo e Romani assicuravano che il taglio era stato tolto. Nel testo arrivato al Colle, invece, ci sarebbero, all'interno dell'articolo 35, i commi 10 e 11 che indicano proprio la riduzione. Fonti del Consiglio dei ministri, invece, assicurano che al Quirinale è stato mandato l'articolo 35 con solo 9 commi, non essendo stati approvati quelli 10 e 11 sui tagli alle rinnovabili.

Superbollo per auto di lusso. Addizionale erariale di dieci euro per ogni chilowatt di potenza oltre i 225.

Pensioni. Confermato il blocco delle rivalutazioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps". "Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps, l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%".

Età pensionabile. Per le donne nel settore privato, si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032 con l'ultimo scaglione. Fissato al 2014 l'avvio per tutti della misura che aggancia l'età pensionabile alla speranza di vita.

Finanziamento pubblico dei partiti. Nuovo taglio del 10 % che si cumula con i precedenti per un totale del 30 %. .

Election Day. Dal 2012 le elezioni Amministrative e quelle Politiche si svolgeranno "in un'unica data nell'arco dell'anno". Se "nel medesimo anno" si svolgono anche le elezioni Europee, l'election day si terrà "nella data stabilita per le elezioni del Parlamento Europeo"

Aerei e auto blu. Aerei blu solo per le 5 alte cariche dello Stato. Le "eccezioni"devono essere "specificamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato". La cilindrata delle auto di servizio non può superare i 1600 cc. Fanno eccezione le auto in dotazione al Capo dello Stato ai presidenti del Senato, della Camera e della Corte Costituzionale, al Presidente del Consiglio e le auto blindate adibite ai servizi istituzionali di pubblica sicurezza.

Blocco turn over e degli aumenti per gli statali. Stop alle assunzioni "in sostituzione del personale in quiescenza" nel settore pubblico. E congelamento degli aumenti salariali futuri ai dipendenti pubblici.

Regime fiscale a forfait per imprese "giovani". Confermato il regime fiscale di vantaggio, con un consistente taglio del forfait agevolato, portato al 5%, per le nuove imprese aperte da neo-imprenditori, artigiani e professionisti e da coloro che perdono il lavoro. Per ottenere l'agevolazione non è previsto alcun limite d'età della persona fisica.

Salario produttività. Prorogata anche per il 2012 la riduzione di tasse e contributi per il cosiddetto salario di produttività, sulla base di quanto definito da accordi o contratti aziendali.

Riduzione spese per Camera, Senato, Corte Costituzionale, authority Riduzione del 20 % per gli organi di autogoverno. Per le riduzioni di spesa di Camera, Senato e Corte Costituzionale, i tagli "saranno autonomamente deliberati entro il 31 dicembre 2013". I risparmi ottenuti saranno versati al bilancio dello Stato e saranno destinati per "gli interventi straordinari per la fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali".

Razionalizzazione rete carburanti. il fondo per la razionalizzazione della rete potrà essere usato (massimo per il 25%) per contributi alla chiusura degli impianti; i comuni dovranno individuare gli impianti da chiudere. Gli impianti dovranno avere obbligatoriamente un self service sempre in funzione. I gestori potranno vendere altri generi di consumo, ma non sigarette.

Stangata sui depositi titoli. La tassa salirà fino a 380 euro. Arriva un aumento delle aliquote Irap per banche e assicurazioni.

Lampedusa zona franca urbana. Pagamento di tasse e contributi sospeso per i lampedusani fino al 30 giugno 2012. Il decreto della manovra, inoltre, dichiara Lampedusa zona franca urbana.

Norma "antibadante". Un ultrasessantenne che sposa una donna di almeno vent'anni di meno, non potrà far avere a lei la pensione di reversibilità se non dopo dieci anni dal "sì" ufficiale.

Giochi. Bandi di gara per slot, scommesse e poker live, stretta sul gioco illegale e Superenalotto europeo: dovrebbe portare nelle casse dello Stato circa 1,4 miliardi in tre anni.. Nella manovra viene introdotto anche un nuovo 'Bingo a distanza' con un prelievo erariale al 10%.

Deregulation negozi. Via libera, anche se in via sperimentale alla liberalizzazione degli orari di apertura e di chiusura dei negozi (compresa la possibilità di rimanere aperti la domenica e nei giorni festivi) "ubicati nei comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d'arte".

(04 luglio 2011)

 

 

IL CASO

Rifiuti, appello di Berlusconi

"Le Regioni aiutino la Campania"

Il premier si affianca al presidente della Repubblica Napolitano perché ci sia un impegno congiunto a risolvere "l'emergenza nazionale". 14 Regioni più la provincia autonoma di Trento danno il primo esempio. Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia manderà 7 compattatori. Bersani: "Governo ascolti". Ma Lega non ci sta

Rifiuti, appello di Berlusconi "Le Regioni aiutino la Campania" Rifiuti di Napoli

ROMA - Il presidente del Consiglio si appella a tutte le Regioni affinché "concorrano a una soluzione" per il problema dei rifiuti in Campania. "Concordo con il presidente Napolitano: raccolgo la preoccupazione del Colle 1, è un'emergenza nazionale". "La situazione attuale ha assunto il carattere di una vera emergenza nazionale tale da richiedere ogni forma di collaborazione e solidarietà a livello sovra regionale così da alleviare le sofferenze della popolazione napoletana - scrive il premier in una nota -. E mi auguro che l'esempio dato da alcune regioni, con la concessione dei nullaosta per il trasferimento dei rifiuti, venga presto imitato. Con la certezza che anche la regione Campania, in virtù dei poteri straordinari ricevuti, acceleri le procedure per realizzare gli impianti necessari ad avviare un corretto ciclo dei rifiuti".

FOTO 2 - VIDEO 3

Dell'appello del presidente del Consiglio 14 regioni, più la provincia autonoma di Trento, non hanno avuto bisogno e si sono rese disponibili a contribuire ad affrontare il problema. "Si

è determinata una situazione di stallo da cui bisogna uscire al più presto, per evitare rischi alla salute dei cittadini e ulteriori danni all'immagine del Paese". Così si legge nel comunicato congiunto sottoscritto dal presidente della provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai e da 14 presidenti di Regione: Claudio Burlando (Liguria), Vito De Filippo (Basilicata), Vasco Errani (Emilia-Romagna), Roberto Formigoni (Lombardia), Michele Iorio (Molise), Raffaele Lombardo (Sicilia), Catiuscia Marini (Umbria), Renata Polverini (Lazio), Augusto Rollandin (Valle d'Aosta), Enrico Rossi (Toscana), Gian Mario Spacca (Marche), Giuseppe Scopelliti (Calabria), Renzo Tondo (Friuli Venezia Giulia), Nichi Vendola (Puglia). "Le diverse istituzioni della Repubblica devono essere chiamate a fare la loro parte", si legge nel comunicato, diffuso a Bologna, dove lavora il presidente della Conferenza delle Regioni, Errani.

Dalla sua parte il comune di Milano invierà a Napoli sette compattatori di immondizia 4 per dare il suo contributo. Il sindaco Giuliano Pisapia ha ricordato come "Milano ha già contribuito in passato a dare aiuto a tutte le città italiane in difficoltà" e ha promesso anche di "fare tutto il possibile" affinché venga modificato il decreto legge governativo perché, a suo dire, "la Lombardia può dare ancora un piccolo contributo" anche sul versante dello smaltimento della spazzatura. La decisione di inviare i compattatori è arrivata dopo una serie di contatti con il sindaco di Napoli. "Questo è un prestito che Milano fa a una città che sente vicina".

E il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha ringraziato le regioni una per una: "Salutiamo con soddisfazione quanto dichiarato dal presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai e dai presidenti di Regione Claudio Burlando, Vito De Filippo, Vasco Errani, Roberto Formigoni, Michele Iorio, Raffaele Lombardo, Catiuscia Marini , Renata Polverini, Augusto Rollandin, Enrico Rossi, Gian Mario Spacca, Giuseppe Scopelliti, Renzo Tondo, Nichi Vendola. Ringraziamo, quindi, le stesse regioni per la disponibilità dimostrata verso la città di Napoli e la Campania. Un ringraziamento, infine, al sindaco di Milano Giuliano Pisapia per l'invio dei sette compattatori di immondizia, di cui abbiamo bisogno dovendoci confrontare anche con la mancanza di mezzi, oltre che di risorse economiche, ereditata dalle precedenti amministrazioni". Nella stessa nota De Magistris insieme al vicesindaco e assessore all'Ambiente Tommaso Sodano si augurano anche che "a questo atto di responsabilità istituzionale faccia seguito una altrettanto responsabile presa di posizione da parte del Governo".

Pier Luigi Bersani fa eco. "La dichiarazione delle 14 regioni sulla questione dei rifiuti in Campania è una prova di grande responsabilità che fa onore ai presidenti che l'hanno sottoscritta", ha detto il segretario del partito democratico. "Le regioni chiedono alla Campania quel che è giusto chiedere e chiedono al governo ben poco. C'è da augurarsi che quel poco il governo voglia finalmente darlo".

Ma la Lega non ci sta. Dopo le dichiarazioni di Calderoli sui rifiuti campani continua a sostenere come siano "vent'anni anni che chi se ne doveva occupare non l'ha fatto. E poi immondizia e incendi non sono spontanei: dietro ci sono la camorra e i politici locali". I napoletani, ha aggiuntoe, "non hanno una cultura della differenziata" e "a memoria, da secoli lì nessuno paga la tassa sui rifiuti". Quanto al richiamo del Colle "ha ragione Bossi", ha insistito "Napolitano ci tiene molto perché è di lì". Ma anche la Lega Nord Toscana i rifiuti non li vuole. "I toscani - ha detto prosegue il segretario nazionale del Carroccio toscano, l'eurodeputato Claudio Morganti,- sono stanchi di essere presi in giro: prima i profughi ed ora i rifiuti. E' l'ora di dire basta!".

Mentre il gruppo consiliare della Lega Nord del Comune di Milano, in una mozione presentata oggi nella quale si evidenzia "che lo Stato italiano ha speso un enorme quantitativo di denaro, circa 8000 milioni di euro dal 1994 fino a oggi, per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti campani, chiede che il sindaco e la giunta di Milano "non diano la propria disponibilità a ospitare negli impianti di smaltimento del comune di Milano qualsivoglia quantitativo di rifiuti proveniente dalla città di Napoli e più in generale dalla Regione Campania" che, "a 17 anni dal primo intervento, si trovano ancora in piena emergenza nello smaltimento dei loro rifiuti".

(04 luglio 2011)

 

 

 

TERRITORIO

L'appello della società civile

"Modificate il decreto sviluppo"

Il documento sottoscritto da Legambiente punta il dito contro alcuni provvedimenti inseriti nel testo approvato alla Camera lo scorso 21 giugno. Il presidente dell'associazione: "Rischio aumento disordinato dell'abusivismo e del consumo di suolo"

di FLAVIO BINI

L'appello della società civile "Modificate il decreto sviluppo"

ROMA- Alla vigilia del voto in Senato sul decreto sviluppo, Legambiente lancia un appello per contrastare alcuni dei provvedimenti inseriti nel testo già approvato il mese scorso dalla Camera. 1 Nel documento, sottoscritto dal presidente dell'associazione Vittorio Cogliati Dezza, dall'ex segretario del Partito democratico Walter Veltroni e da molti esponenti della società civile, sono contenuti i rilievi a un elenco di misure che, si legge nel testo, "aprono uno scenario di grande preoccupazione per il patrimonio paesaggistico e architettonico del Belpaese".

Le critiche. Tra i punti più controversi, l'ulteriore semplificazione prevista per chi volesse avviare una nuova costruzione o intervenire su una esistente, con l'iter per il rilascio dei permessi che sarà più rapido. "L'introduzione del silenzio assenso anche per le operazione edilizie più complesse è un'operazione molto pericolosa, soprattutto in Paesi con piani regolatori non molto strutturati", spiega Cogliati Dezza. "Si rischia non soltanto un aumento disordinato dell'abusivismo e del consumo di suolo, ma anche che quest'ultimo porti nuovi rischi dal punto di vista idrogeologico".

Poi l'appunto su alcune modifiche previste al Codice dei beni culturali e del Paesaggio, in particolare l'estensione da 50 a 70 anni della soglia d'età oltre la quale sono sottoposti a un regime speciale i beni immobili di proprietà pubblica e delle persone giuridiche private senza scopo di lucro, compresi gli enti ecclesiastici. Una misura che rischia di sottrarre di fatto alla tutela dello Stato un rilevante numero di immobili pubblici realizzati dopo il 1941 e prima del 1961. "In questo modo molti edifici e beni di carattere culturale possono entrare sul mercato senza che nessuna autorità possa vincolarli", spiega il presidente di Legambiente che punta il dito anche contro un altro punto del decreto: "Si è abolito anche un obbligo che risaliva al periodo fascista, che imponeva di informare il ministero di qualsiasi trasferimento di proprietà dei beni vincolati. Così le amministrazioni non sapranno chi materialmente è proprietario del bene e di conseguenza chi è responsabile di eventuali violazioni".

Le proposte. L'appello è disponibile sul sito di Legambiente 2, dove verranno raccolte anche le adesioni. Dopodiché il testo verrà inoltrato al presidente del Senato Renato Schifani. "Non chiediamo soltanto lo stralcio di queste misure, ma avanziamo anche delle proposte - conclude Cogliati Dezza - Vorremmo che si istituisse un tavolo ad hoc che riunisse tutte le misure fatte in questi anni in questa materia e che hanno creato un vero e proprio arcipelago di norme. Puntiamo anche alla ricostruzione di un piano di sviluppo urbanistico del territorio, e che si apra un confronto sulla riqualificazione del patrimonio edilizio delle città italiane".

(04 luglio 2011)

 

 

 

"Eternit, una tragedia immane"

Guariniello chiede vent'anni

Alla cinquantesima udienza del processo Eternit, il pm ha fatto richieste pesantissime per i vertici dell'azienda: "Non avevo mai visto un dramma come questo, che ha colpito popolazioni di lavoratori e cittadini e che continua a seminare morti. E continuerà a seminarli chissà fino a quando"

di SARAH MARTINENGHI

Vent'anni di carcere per il barone belga Louis de Cartier e per Stephan Schmidheiny. Li ha chiesti il procuratore Raffaele Guariniello, alle ultime battute del clamoroso processo che ha portato in tribunale i vertici dell'Eternit, che sarebbero responsabili di oltre tremila vittime, tra operai e familiari, nei quattro stabilimenti italiani di Cavagnolo, Casale Monferrato, Rubiera di Reggio Emilia e Bagnoli, nel Napoletano.A uccidere era la micidiale polvere bianca di fibra di amianto che continua a mietere vittime. "Chiedo vent'anni per questa immane e sconvolgente tragedia - ha detto Guariniello - Non avevo mai visto un dramma come questo, che ha colpito popolazioni di lavoratori e cittadini e che continua a seminare morti. E continuerà a seminarli chissà fino a quando. Una tragedia che si è consumata sotto un'unica regia in Italia e in altri paesi del mondo, senza che mai nessun tribunale abbia chiamato a risponderne i reponsabili per l'enorme danno cagionato". Il pm ha richiesto inoltre tre pene ulteriori: interdizione dai pubblici uffici, incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per anni 3 e interdizione dalla direzione di impresa per anni 10.

(04 luglio 2011)

 

 

 

 

 

 

 

MANOVRA

Stop alle rinnovabili

cosa rischia l'Italia

Sanzioni se entro il 2020 non si raggiunge il 17 % della produzione alternativa, dipendenza dall'estero, credibilità del nostro sistema, riduzione dell'occupazione nel settore, aumenti di rischio climatico

di ANTONIO CIANCIULLO ROMA - Il governo Berlusconi aveva disegnato per il paese un futuro elettrico composto per un quarto da nucleare, per un quarto da fonti rinnovabili, per la metà da combustibili fossili. Il referendum ha cancellato l’opzione nucleare, che del resto era già in ritirata a livello globale prima di Fukushima. Adesso Palazzo Chigi si autoaffonda un altro 25 per cento del progetto mandando a picco le fonti rinnovabili grazie a un taglio del 30 per cento sugli incentivi appena approvati. A tutto ciò va aggiunto il freno alle misure di efficienza energetica con lo stop and go sugli sgravi fiscali per le ristrutturazione ecologiche degli appartamenti.

Il risultato di questo assieme di misure è che il paese si trova esposto a una serie di rischi gravissimi.

Primo: le sanzioni. L’Italia si è impegnata a raggiungere entro il 2020 una produzione energetica composta per almeno il 17 per cento da fonti rinnovabili. Abbiamo 9 anni per triplicare la nostra capacità di energia pulita ma il governo si sta dando da fare per ridurla. Fallire l’obiettivo europeo significherebbe pagare sanzioni consistenti appesantendo ulteriormente il nostro precario equilibrio economico.

Secondo: la dipendenza dall’estero. L’Italia ha una dipendenza energetica dall’estero dell’85 per cento. E’ una bolletta da 63 miliardi di euro che tenderà a salire per effetto della progressiva instabilità del prezzo del petrolio. Le fonti rinnovabili invece sono alimentate da una materia prima - sole, vento, calore terrestre, biomasse - che abbiamo in casa e che, se sfruttata, ci permetterebbe di guadagnare una maggiore sicurezza energetica. Consegnare il futuro all’incerto andamento dei combustibili fossili è un azzardo che può costare caro.

Terzo: il rating dell’Italia. La credibilità del sistema Italia è visibilmente scossa dal ripetersi delle violazioni degli impegni governativi. Nel gennaio 2010 era entrato in vigore il terzo conto energia: doveva durare anni, è stato cancellato a marzo. A maggio si è provato a rimediare con il quarto conto energia: doveva durare anni, è stato rimesso in discussione a giugno. L’accordo di giugno non è arrivato a fine mese. Pochi giorni fa il Consiglio dei ministri, dopo la sollevazione di tutte le associazioni di categoria interessate, aveva infatti ritirato l’ennesimo taglio del 30 per cento, ma oggi questo taglio (secondo le notizie di agenzia) figura nel testo inviato al Quirinale.

Già a marzo il sistema di credito internazionale aveva diffidato il governo, ipotizzando un blocco dei finanziamenti all’Italia determinato dalla mancanza di credibilità: la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente.

Quarto: l’occupazione. Lo smantellamento del settore delle rinnovabili costerebbe oltre 200 mila posti di lavoro. Mentre puntando sulla green economy, secondo i calcoli del Kyoto Club, si potrebbe avere un milione di nuovi occupati nei prossimi 5 anni.

Quinto: il mercato internazionale. La crescita delle rinnovabili è costante e progressiva: dal 2008, a livello globale, gli investimenti sulle rinnovabili hanno superato quelli sui combustibili fossili. Il 26 % della nuova potenza elettrica installata nello scorso decennio è costituito da impianti di rinnovabili. Ora si rischia di restare esclusi da questo settore trainante dell’economia mondiale.

Sesto: il clima. Paralizzando le rinnovabili l’Italia aumenterebbe le emissioni serra violando un altro impegno europeo, quello del contenimento della produzione dei gas che minacciano la stabilità del clima. Si profilano altre sanzioni e un aumento dei rischi legati alla pressione degli eventi estremi: dalle alluvioni alla siccità.

(04 luglio 2011)

 

 

 

 

 

 

 

FINANZIARIA 2011-2014

La manovra arriva al Quirinale

Torna il taglio alle rinnovabili

Il decreto consegnato alle 12.30 al Colle. Nel provvedimento spunta di nuovo la riduzione del 30 % agli incentivi per le energie alternative. Confermati il blocco delle rivalutazioni delle pensioni, lo stop al turn over nel pubblico impiego, la sforbiciata del 10 % ai costi della politica, il superbollo per le auto di lusso, la regolamentazione dell'uso delle auto e degli aerei "blu". E c'è anche il provvedimento "anti-badante"

La manovra arriva al Quirinale Torna il taglio alle rinnovabili

ROMA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto pochi minuti fa il testo della manovra finanziaria 2011-2014 approvato giovedì dal Consiglio dei ministri. Il documento è stato immediatamente trasmesso ai tecnici del Quirinale per l'esame approfondito. Dal primo articolo sugli stipendi dei politici all'ultimo sul riordino dei giudici tributari: è composto da 39 articoli e da due allegati il testo finale del decreto contenente "disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria" .

Intanto, si apprendono ulteriori particolari sui contenuti. Torna il taglio del 30 % agli incentivi per le energie rinnovabili.

Secondo l'ultima bozza della manovra la norma è rientrata dopo che nei giorni scorsi è stata cancellata in seguito al pressing del ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, preoccupato di destabilizzare il quadro regolatorio per le aziende che investono in rinnovabili.

Ma nell'ultimo testo disponibile il taglio, voluto dal ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, è rientrato: "allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - si legge nella bozza - a decorrere dal primo gennaio 2012, tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010".

E c'è anche il superbollo per le auto di lusso. Un'addizionale erariale da dieci euro per ogni chilowatt di potenza oltre i 225. "A partire dal 2011 per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta un'addizionale erariale della tassa automobilistica, pari a dieci euro per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 kw, da versare alle entrate dl bilancio dello Stato".

Confermato anche il blocco delle rivalutazioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps". "Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps, l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%".

Altrettanto confermato l'intervento 'soft' per l'aumento dell'età pensionabile delle donne nel settore privato. Si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032 con l'ultimo scaglione. Fissato al 2014 l'avvio della

misura che aggancia l'età pensionabile alla speranza di vita.

I tagli alla politica sono del 10 %. Si tratta di una decurtazione al finanziamento dei partiti politici che, cumulandosi con i precedenti, "porta ad una riduzione complessiva del 30 %". Lo prevede l'art. 6 della manovra. A decorrere dal 2012 scatta anche "l'election day". Le elezioni Amministrative e quelle Politiche si svolgeranno "in un'unica data nell'arco dell'anno". Se "nel medesimo anno" si svolgono anche le elezioni Europee, l'election day si terrà "nella data stabilita per le elezioni del Parlamento Europeo"

Aerei blu solo per le 5 alte cariche dello Stato. Lo prevede l'art. 3 : "I voli di Stato devono essere limitati al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio, al Presidente della Corte Costituzionale" recita il primo comma. Il secondo comma prevede che le "eccezioni" siano "specificamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato".

Fissati i limiti delle auto blu. "La cilindrata delle auto di servizio non può superare i 1600 cc". Fanno eccezione le auto in dotazione al Capo dello Stato ai presidenti del Senato, della Camera e della Corte Costituzionale, al Presidente del Consiglio e "le auto blindate adibite ai servizi istituzionali di pubblica sicurezza".

Le auto blu attualmente in servizio "possono essere utilizzate solo fino alla loro dismissione o rottamazione e non possono essere sostituite". Con un Dpcm sono poi disposti "modalità e limiti di utilizzo delle autovetture di servizio al fine di ridurne numero e costo"

Confermata "la proroga di un anno dell'efficacia delle vigenti disposizioni in materia di limitazione delle facoltà assunzionali per le amministrazioni dello Stato", con l'esclusione di Polizia, Vigili del Fuoco, agenzie fiscali e enti pubblici non economici e confermata anche "la proroga fino al 31 dicembre 2014 delle vigenti disposizioni che limitano la crescita dei trattamenti economici anche accessori del personale delle pubbliche amministrazioni".

Tagli del 20% degli stanziamenti per il Cnel, il Csm, Authority, Consob e Corte dei Conti.

Nel testo finale della manovra ci sono anche le nuove norme sulla razionalizzazione della rete dei carburanti, con la possibilità di vendita di prodotti no-oil e l'estensione massiccia dei self service. Rispetto alle prime bozze, però, sparisce la possibilità di vendita di tabacchi, che viene invece sostituita con quella di 'pastigliaggi', vale a dire caramelle, merendine e dolciumi preconfezionati. L'articolo 28 della manovra conferma invece le prime indiscrezioni: ogni impianto dovrà essere dotato di self service con pagamento anticipato che dovrà funzionare anche in presenza del gestore; i distributori potranno vendere alimenti, bevande, quotidiani, periodici e, appunto, pastigliaggi; vengono introdotte differenti tipologie contrattuali per l'approvvigionamento; il fondo per la razionalizzazione della rete potrà essere usato (massimo per il 25%) per contributi alla chiusura degli impianti; i comuni dovranno individuare gli impianti da chiudere.

Stangata sui depositi titoli. Il bollo che si applica alle comunicazioni relative al deposito di titoli può salire infatti fino a 380 euro se ha un ammontare complessivo a cinquantamila euro ed è gestito da una banca. L'importo varierà infatti in base al valore del "conto": dai 120 euro annuali per le comunicazioni di intermediari finanziari ai 150 per i conti inferiori ai 50 mila euro relativi a comunicazioni di depositi titoli presso banche, fino ai 380 euro annuali se si supera questa soglia.

Arriva un aumento delle aliquote Irap per banche e assicurazioni. Il testo definitivo della manovra prevede per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie si passi al 4,65% mentre per le assicurazioni l'aliquota al 5,90%.

Stabilita anche la norma "antibadante". Un ultrasessantenne che sposa una donna di almeno vent'anni di meno, non potrà far avere a lei la pensione di reversibilità se non dopo dieci anni dal "sì" ufficiale.

(04 luglio 2011)

 

 

 

2011-07-03

GOVERNO

Calderoli: "O vediamo i risultati

o si lascia il premier ai suoi divertimenti"

Il ministro della Semplificazione e Umberto Bossi all'attacco sui temi caldi: governo, rifiuti, missioni militari all'estero, tasse, pensioni. "Dopo l'esito delle amministrative e dei referendum, al Carroccio girano un po' le balle". Monito di Napolitano sulla spazzatura a Napoli, "fa concorrenza sleale, parla così perché è napoletano". Berlusconi? "Con lui governare è difficile: non ha il fattore C..."

Calderoli: "O vediamo i risultati o si lascia il premier ai suoi divertimenti" Roberto Calderoli

CUNEO - "O la Lega porta a casa risultati, o se ne va e lascia Berlusconi ai suoi divertimenti". Il Carroccio va all'attacco e in più riprese, da due diversi palchi, Calderoli e Bossi tornano ma parlare della situazione nel governo, delle aspettative alimentate dalle promesse del presidente del Consiglio, della questione rifiuti e delle missioni militari all'estero, nel giorno della morte di un militare italiano in Afghanistan 1. E se Umberto Bossi chiede uno stop all'intervento perché "quando finiscono i soldi devono finire le guerre, e i soldi non ci sono", e "ci sono troppi uomini in giro, costano e muoiono", e poi sui rifiuti torna a stuzzicare il presidente della Repubblica accusandolo di fare "concorrenza sleale", il ministro per la Semplificazione dice che ai leghisti "un po' le balle girano" dopo l'esito delle amministrative e dei referendum. Quindi, "o portiamo a casa i risultati o ce ne andiamo, e lasciamo Berlusconi ai suoi divertimenti".

Calderoli: "Le cose non vanno bene". Parlando durante un'iniziativa della Lega a Mondovì, Calderoli ha detto che "non è che le cose vadano tutte così bene. Con le ultime elezioni e i referendum un po' le balle sono girate. Ma ancora di più mi ha fatto girare le scatole vedere le facce lunghe dei legisti. Non l'ha detto il medico che uno debba fare per forza il sindaco o l'assessore. La

Lega è nata per cambiare le cose, non per amministrare: ora, se uno schiaffone ce lo ricorda, ben venga. Non sono preoccupato. Non ho paure se i voti della Lega vanno su o giù: nel 2001 siamo crollati - ricorda il ministro - ora siamo sopra al 10%. Per me è già un sogno ma non serve a niente se non riusciamo a cambiare questo maledetto Paese".

"Berlusconi non ha il fattore C". E' anche un po' questione di sfortuna. Parlando di Berlusconi, Calderoli osserva che "stare al governo è difficile, con Berlusconi lo è un po' di più", perché "il fattore C, cioè il culo, Berlusconi non ce l'ha". Ed elenca una lunga lista di sciagure coincise con il governo del premier: "Nel 2001 ci sono state le Torri Gemelle e il terrorismo internazionale, ora c'è la crisi economica in tutto il mondo. E poi il terremoto in Abruzzo, i rifiuti a Napoli... Ogni volta che Berlusconi va al governo si scatenano le sette piaghe del Signore. Poi - ha proseguito - ci si è messo anche Fini che ha dato di matto e ha deciso di tradire. E dal luglio dello scorso anno non ha funzionato più niente perché i numeri in Parlamento non cerano più. Io tante cose di Berlusconi non le condivido, ma il nostro 10,8% se stiamo da soli può diventare anche il 15%, però con il 15% non governi".

Bossi: "Sui rifiuti Napolitano fa concorrenza sleale". Umberto Bossi all'attacco. Prima di tutto, contro Napolitano. E dopo il monito del capo dello Stato 2 riguardo il dl rifiuti varato dal Consiglio dei ministri. "Firma il decreto e poi dice che non è abbastanza, la sua è concorrenza sleale - dice il leader della Lega durante un comizio a Bergamo, ribadendo quanto già detto il giorno prima - perché lui è Napoletano". E insiste: "La spazzatura di Napoli resta a Napoli" perché al Nord non vogliono nemmeno i rifiuti speciali. "Ci volevano fregare - chiosa - ma io e Calderoli li abbiamo fermati".

"Missioni all'estero, troppi uomini in giro". Bossi interviene anche sulla questione delle missioni italiane all'estero e di fatto chiede un loro stop. A cominciare da quella in Afghanistan. "Ci sono troppi uomini in giro - osserva - che ci costano troppo e ogni tanto muoiono anche". E poi fa riferimento a una conversazione fra Berlusconi e Hillary Clinton, durante la quale sarebbe stato il presidente del Consiglio a esprimere la volontà di riportare a casa i militari italiani di stanza in Afghanistan. "In quell'occasione c'era mio figlio Renzo a fare da traduttore, perché lui parla bene l'inglese, studia a Londra". Senatur netto anche sulla Libia: "Le missioni finiscono quando finiscono i soldi, e i soldi sono finiti".

Tasse e pensioni, gli impegni presi. Infine, Bossi conferma l'impegno preso dal governo di abbassare le tasse: "Abbiamo già preparato il percorso con gli spazi entro cui agire", dice. E difende le pensioni: "Non si toccano, comprese quelle delle donne". Per poi definire la secessione come "un'ottima medicina in grado di guarire tante malattie". Alla fine l'annuncio della sostituzione di Reguzzoni alla Camera: "Giacomo Stucchi sarà capogruppo della Lega tra un mese. Non lo invidio. E' un mestiere difficile che lo costringerà a restare a Roma".

(02 luglio 2011)

 

 

VALDISUSA

Protesta No Tav, un giorno di guerriglia

vanifica la marcia pacifica dei valligiani

Assalto al cantiere dell'Alta velocità da parte di centinaia di "antagonisti". La polizia: "C'erano black bloc". E risponde con idranti e lacrimogeni. Contro le forze dell'ordine sassi, bombe carta, bottiglie. Oltre 100 gli agenti feriti, una giornata di battaglie sulla montagna. I manifestanti: "Uno dei nostri colpito gravemente, altri quindici contusi o intossicati". Carabiniere rimasto isolato viene catturato e liberato solo dopo avergli preso la pistola che sarà restituita a sera

dal nostro inviato MEO PONTE

Protesta No Tav, un giorno di guerriglia vanifica la marcia pacifica dei valligiani Un momento degli scontri

CHIOMONTE - Sono le 10.30 quando l’odore acre dei primi lacrimogeni sparati a Giaglione annuncia quella che sarà la battaglia per la riconquista del cantiere della Maddalena e soffoca l’illusione di un assedio pacifico e non violento alla recinzione della Ltf. I cortei ufficiali dei No Tav con sindaci e valligiani 1 sono ancora lontani quando la montagna che sovrasta il vecchio museo archeologico che è il cuore del primo cantiere dell’Alta Velocità comincia ad animarsi.

VIDEO: SCONTRI 2/SOCCORSI 3 FOTO: CORTEO 4

Dalla cima, attraverso sentieri tortuosi perduti tra gli alberi, scendono gruppi di ragazzi coi volti mascherati e vestiti di nero. Molti di loro hanno passato la notte a Ramat, nel bosco hanno nascosto ogni tipo di arma: roncole, bottiglie di ammoniaca, barattoli di resine incendiarie, estintori, tondini di ferro tagliati in modo da poter essere lanciati, biglie e bulloni.

I carabinieri dei Cacciatori di Sardegna che hanno perlustrato i boschi nel buio hanno trovato decine di depositi di queste armi "improprie" ma letali nascosti sotto i cespugli.

I primi black bloc compaiono sul costone che fronteggia il musero archeologico quando è quasi mezzogiorno. Sono ad un centinaio di metri dalla recinzione del perimetro, 800 metri di filo spinato e muretti di new jersey montati in tempi record dagli operai della LTF. Roteano fionde antiche ma con una sorprendente gittata. Della Tav non gliene importa nulla probabilmente, cercano solo lo scontro. Lanciano le prime biglie di ferro, i primi bulloni contro i 900 uomini tra polizia, carabinieri, finanzieri che presidiano il cantiere e l’autostrada, chiusa già alle 10 dopo fitti lanci di pietre. Il primo ferito è un operaio della Lft, Giuseppe L., colpito ad un braccio da una grossa pietra. In pochi minuti tra carabinieri, polizia e finanzieri i feriti si contano a decine. Alla fine della giornata saranno quasi duecento, alcuni dei quali gravi.

L’assalto dalla montagna è incessante: black bloc, anarchici e antagonisti colpiscono poi si rifugiano tra gli alberi. Impossibile inseguirli. Un carabiniere rimasto isolato viene catturato e disarmato. Lo liberano dopo averli preso la pistola che sarà restituita solo a fine giornata ma senza caricatore. Contro le forze dell’ordine dall’alto arriva una pioggia di pietre, bombe carta, razzi pirotecnici fatti esplodere a grappolo.

Carabinieri e polizia hanno regole d’ingaggio ferree: l’ordine è di evitare il corpo a corpo. Agli assalti possono rispondere con il getto di un idrante che però puntato contro l’alto si rivela poco efficace, con il lancio copioso di lacrimogeni e cariche contenute. La battaglia dura per ore mentre la stanza al pianterreno del museo è trasformata in un ospedale da campo che raccoglie le decine di feriti. Carabinieri colpiti da pietre, poliziotti ustionati da bombe carta, finanzieri intossicati dal ritorno dei lacrimogeni. I plotoni antisommossa devono correre da un punto all’altro del perimetro perché altri gruppi mascherati premono contro la recinzione dal lato del viadotto. "Sin che durano i lacrimogeni possiamo tenerli lontani – ammette un funzionario di polizia – dopo non so…".

L’obiettivo degli assalitori è la recinzione, la presa del cantiere. Sono un migliaio tra i boschi, gente arrivata da tutta Italia e persino dall’estero. Ci sono spagnoli, tedeschi, francesi. Tutti hanno raccolto l' appello di Alberto Perino, il leader dei No Tav che si paragona ai partigiani e sono arrivati in Val di Susa con un obiettivo preciso: la guerriglia contro le forze dell’ordine. Polizia e carabinieri riescono a catturarne cinque: un meccanico di Maranello, un facchino di Modena, un disoccupato di Venezia, un ragazzo di Pescara che negli scontri è stato ferito al volto e una studentessa di Parma. "Tutta gente che non c’entra nulla con la Val Susa" sottolineano polizia e carabinieri. Tra i manifestanti ci sono diversi feriti, uno studente, colpito all'addome da un lacrimogeno, viene portato via e ricoverato in ospedale. Le sue condizioni sono gravi, ma non è in pericolo di vita. Molti altri sono intossicati dai gas. I manifestanti denunciano l'uso di proiettili di gomma, smentiti subito dalla questura di Torino, e di lacrimogeni "proibiti". Alla fine, nell'ospedale da campo allestito alla baita del Giaglione, "riconquistata" nelle prime ore della battaglia, si conteranno una quindicina di feriti. Altri hanno preferito scendere a valle e farsi medicare privatamente.

Dall’alto i black bloc fronteggiano i plotoni e prima di nascondersi nei boschi urlano slogan anarchici ("10, 100, 1000 Nassyrya") o si abbassano i pantaloni e mostrano le terga nude. Finalmente, verso le 17 con l’aiuto di un bulldozer manovrato da un agente romano, polizia e carabinieri riescono a liberare il costone che fronteggia il museo. La recinzione è salva. I reparti seguono lo scavatore sin dentro il bosco, spingendo lontano gli aggressori ai quali non resta che ripiegare.

Altri scontri si accendono più in giù, al check point della Centrale Elettrica, ma sono gli ultimi fuochi come la fugace occupazione della provinciale 24. Alle 19 la battaglia di Chiomonte è ufficialmente finita. Il bilancio è pesante: i feriti si contano a decine. In più il movimento non è riuscito a isolare i violenti e la protesta pacifica è stata sepolta da pietre e tondini di ferro.

(03 luglio 2011)

 

LE REAZIONI

Napolitano: "Netta condanna alle violenze"

Scoppia il caso Grillo su scontri in Val Susa

Il capo dello Stato: "Ora intervenire con massima fermezza". Il comico-blogger ai No Tav: "Siete degli eroi". Ma per i partiti, dal Pd al Pdl, dall'Ugc all'Idv, le parole del comico sono state "irresponsabili" e hanno aggravato lo scontro. Casini: "Gli eroi sono poliziotti e operai". Pd: "Solidarietà alle forze dell'ordine"

Napolitano: "Netta condanna alle violenze" Scoppia il caso Grillo su scontri in Val Susa Beppe Grillo durante il corteo dei No Tav

ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano condanna gli scontri. Condanna nettamente la violenza di oggi, la protesta che ha reso la giornata di protesta no Tav, una giornata di guerriglia. "Quel che è accaduto in Val di Susa, per responsabilità di gruppi addestrati a pratiche di violenza eversiva, sollecita tutte le isituzioni e le componenti politiche democratiche a ribadire la più netta condanna, e le forze dello Stato a vigilare e intervenire ancora con la massima fermezza", ha detto il capo dello Stato. "Non si può tollerare che a legittime manifestazioni di dissenso cui partecipino pacificamente cittadini e famiglie si sovrappongano, provenienti dal di fuori, squadre militarizzate per condurre inaudite azioni aggressive contro i reparti di polizia chiamati a far rispettare la legge".

"Manifestanti eroi". Macché: "Eroi sono polizia e operai". La polemica politica sugli scontri in Val di Susa è scoppiata con Beppe Grillo - e le sue parole - a fare da detonatore. Da Chiomonte nei pressi della centrale idroelettrica dove si sono radunati i no Tav in marcia contro la Torino-Lione, il comico-blogger ha detto: "Sono prove tecniche di dittatura. C'è uno scorpamento tra cittadini e istituzioni. Volevo esserci, è una battaglia che con voi stiamo conducendo da tanti anni" (audio) 1.

Poi ha incitato i manifestanti ("Siete eroi") nonostante il corteo, o almeno una sua parte, si fosse staccata e avesse cominciato una guerriglia. Lanci di petardi, bombe carta contro la polizia che ha risposto con i lacrimogeni.

LA CRONACA 2

VIDEO: SCONTRI 3/SOCCORSI 4 FOTO: CORTEO 5

In Val di Susa "state facendo una rivoluzione straordinaria, siete tutti eroi, le campane suonano per tutta l'Italia che ci sta guardando attraverso la rete", ha continuato Grillo. "La Torino-Lione è la più grande truffa del secolo - ha affermato - pensare di fare viaggiare le merci a 300 all'ora è roba da anni Settanta, il futuro è fare viaggiare meno le merci, è il regionalismo". Grillo poi ha accusato le forze dell'ordine di usare gas lacrimogeni "che sono proibiti, armi da guerra cancerogene. E contro le sue dichiarazioni si sono scagliati tutti.

Le reazioni di maggioranza e opposizione contro le parole del comico-blogger sono unamini. "In Val di Susa gli eroi sono i poliziotti e gli operai, non i manifestanti né tantomeno i delinquenti che tirano le pietre", ha detto il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, dal suo profilo su Facebook. "Una cosa deve essere ben chiara: dei feriti di questa giornata portano la responsabilità Alberto Perino, Lele Rizzo e i vari 'capi' dei comitati No Tav che hanno invocato l'assedio del cantiere e utilizzato parole d'ordine violente e insurrezionaliste, nonché Beppe Grillo e i suoi seguaci piemontesi", ha incalzato Stefano Esposito, deputato del Pd mentre il deputato Dario Ginefra si chiede se le dichiarazioni di Grillo possano essere considerate istigazione alla violenza: "In quel caso saremmo al cospetto di una fattispecie di reato che andrebbe perseguita senza esitazioni".

Contro la violenza, così come il segretario del Pd Pierluigi Bersani, anche il vicesegretario Enrico Letta: "Solidarietà piena ai rappresentanti delle forze dell'ordine impegnati in Val di Susa e oggetto di intollerabili gesti di violenza, dai quali ogni movimento politico è bene prenda le distanze, esprimendo una condanna senza se e senza ma". Oltre Grillo, per Maurizio Gasparri la situazione di oggi è stata causata dalla "demagogia della sinistra".

Per Daniele Capezzone, portavoce Pdl: "Beppe Grillo dice cose irresponsabili, e scherza col fuoco perfino in ore in cui alcuni malintenzionati stanno facendo divampare la violenza. Mi auguro che in questi frangenti tanti, comunque la pensino sulla Tav, si rendano conto dei pericoli e dei rischi legati a certe predicazioni. Ognuno può dire ciò che crede ma tutti dovremmo assumerci la responsabilità di ciò che diciamo, e valutare bene le possibili conseguenze delle nostre parole". Mentre per Enzo Ghigo, coordinatore regionale del Pdl del Piemonte, non si è trattato di diritto di protesta. Perché a protestare non erano i valsusini ma un gruppo di terroristi violenti e facinorosi che stanno utilizzando la scusa della Tav per mettere in atto una vera e propria guerriglia urbana".

Per il presidente dei senatori del Pdl "gruppi di violenti scendono in campo sfruttando la vicenda Tav per un chiaro disegno politico. E' l'Italia peggiore che mostra il suo volto violento. Che vuole bloccare ogni progresso, ogni opera pubblica, si tratti di una ferrovia o di un termovalorizzatore. Una sinistra estrema che condiziona tutta la sinistra".

Contro la violenza è anche la dichiarazione di Andrea Buquicchio, capogruppo Idv al consiglio regionale del Piemonte: "Piena solidarietà alle forze dell'ordine che hanno riportato ferite nello svolgimento del proprio lavoro. La condanna delle aggressioni contro polizia e carabinieri dovrebbe essere condivisa da ogni forza democratica". Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista ha aggiunto: "Il Governo dovrebbe capire che la popolazione della Val di Susa non è d'accordo con la Tav. E invece che occupare militarmente la vallata dovrebbe immediatamente interrompere i lavori e aprire la discussione con la popolazione. Gli stessi scontri avvenuti oggi - tuttora in corso - sono il frutto dell'occupazione militare del sito di Chiomonte e dell'aver trasformato una questione politica in una questione di ordine pubblico".

E mentre il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto si chiede come "se la Sel e i Verdi sono politicamente schierati contro la Tav è da capire come il Pd possa progettare una alleanza politica e organica con queste forze", l'appello ai Verdi e al Sel di sganciarsi da "chi difende l'estremismo violento e antagonista del nostro Paese" è arrivato anche da Giorgio Merlo, Pd, vice presidente commissione vigilanza Rai. "Il centrosinistra non può avere linee contrapposte al suo interno. Se Sel, Verdi e altri non riescono su questo terreno a sganciarsi, la conclusione politica è una sola: il centro sinistra è destinato a saltare perché non credibile. E' appena il caso di ricordare che il Pd sul terreno del rispetto della legalità è sempre stato intransigente. Senza se e senza ma".

Dal suo profilo Facebook, Nichi Vendola ribadisce però solo che "oggi Sel ha partecipato a una grande

manifestazione fatta di tante persone, con gli amministratori locali, e numerose famiglie con bambini. Continuiamo a ritenere che debba essere tenuta aperta la discussione con questo popolo che considera l'opera inopportuna. Nessuno cerchi di strumentalizzare questo movimento popolare. Perciò condanniamo chiunque si sia reso protagonista di atti violenti". E sottolinea il concetto da ufficialmente divulgato dalla segreteria nazionale di Sel: "Non strumentalizzare questo movimento popolare", scriveva in una nota condannando "chiunque si sia reso protagonista di atti violenti".

Anche i Verdi, che hanno partecipato alla manifestazione, continuano a difendere il corteo: "Alla manifestazione in Val di Susa di sicuro non c'erano né corrotti, né mafiosi, né pidduisti ma tante famiglie bambini, ragazzi, suore, agricoltori che hanno manifestato pacificamente", ha detto il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. "Condanniamo senza esitazione e con forza gli episodi di violenza ma vogliamo un'operazione verità su un'opera che costerà a tutti i cittadini italiani un'enormità", ha aggiunto.

Il cantiere è fermo, ma il governo è irremovibile e a spiegarlo è il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli: "Anche oggi va ribadito che la Torino-Lione è un'opera che genera sviluppo, crescita e occupazione e che pertanto è prioritaria. Non sarà un ristretto gruppo di violenti e delinquenti giunto nell'area del cantiere della Maddalena da tutta Italia e dall'estero a far cambiare idea al governo che intende realizzare la Tav nel rispetto degli accordi e degli impegni internazionali".

(03 luglio 2011)

 

 

 

 

 

2011-07-02

Genova aiuta Napoli, in arrivo

20.000 tonnellate di rifiuti

Intesa tra Marta Vincenzi e il sindaco partenopeo Luigi De Magistris: "Ma dovrà essere solo immondizia differenziata". La Regione: "Disponibili a dare una mano"

di DONATELLA ALFONSO

Genova aiuta Napoli, in arrivo 20.000 tonnellate di rifiuti

Chiamiamola "Operazione San Gennaro". Ma non è un film di Totò, e il miracolo, semmai, sarà quello di smaltire le polemiche che sicuramente non mancheranno: oltre che la spazzatura napoletana. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha scritto alla "collega" Marta Vincenzi chiedendo, come peraltro stabilisce la norma votata dal Parlamento (con la contrarietà della Lega), la solidarietà della città per affrontare l'emergenza rifiuti. E Genova ha detto sì, ovviamente con tutte le garanzie del caso.

"Arriveranno ventimila tonnellate di rifiuti provenienti dai quartieri dove c'è una raccolta differenziata avanzata, quindi con bassissime tracce di umido e plastica e vetro già separati - spiega Carlo Senesi, assessore al Ciclo dei rifiuti - Marta Vincenzi scriverà adesso a De Magistris chiarendo le cose. In attesa che, peraltro, dalla Regione ci sia un via libera con il quale si decideranno anche tempi e modi dell'arrivo dei camion di spazzatura da smaltire". Che saranno peraltro destinati a Scarpino, dove ogni anno si lavorano 500 mila tonnellate di spazzatura dell'ambito provinciale.

E in realtà l'intesa con piazza De Ferrari c'è già: si chiarisce così il significato della nota diffusa ieri dall'assessore regionale all'Ambiente Renata Briano, in cui si precisa che l'amministrazione ligure "è solidale con le regioni alle prese con problemi che hanno ripercussioni anche sulla salute dei cittadini", mentre si demanda alla prossima seduta di giunta il sì definitivo all'accoglienza dei rifiuti campani, "sentiti anche i territori".

Ma quanto "peseranno" le ventimila tonnellate campane? E, argomento non secondario, chi paga? "Pagherà l'azienda dei rifiuti di Napoli - risponde senza esitazioni Senesi - il prezzo sarà concordato tra i conferitori e l'azienda di smaltimento genovese, cioè Amiu, in base alle tariffe correnti. Per quanto riguarda le ventimila tonnellate, su un totale di 500 mila annue che da tutta la Provincia arrivano a Scarpino, l'impatto non sarà un problema". Insomma, un 2,5% in più, ad un calcolo veloce, e anche un introito in più per la società di gestione e trattamento dei rifiuti nonché per il Comune.

(02 luglio 2011)

 

Rifiuti, è ancora emergenza

Il sindaco: "No a Calderoli epurator padano"

Un altro week end con 1250 tonnellate di immondizia nelle strade della città. Cala la quantità di spazzatura in giacenza, ma nel fine settimana restano fermi gli impianti Stir di Santa Maria Capua Vetere e Pianodardine in Irpinia nonostante l'sos del sindaco de Magistris. Entro luglio i primi camion di spazzatura verso la Liguria

Rifiuti, è ancora emergenza Il sindaco: "No a Calderoli epurator padano"

In attesa di far partire entro luglio i primi camion con la raccolta differenziata verso la Liguria, il Comune di Napoli affronta un altro week end di emergenza e calcola a quota 1250 le tonnellate di rifiuti ancora non raccolte nelle strade della città. Diminuisce lentamente la quantità di spazzatura in giacenza, ma il problema del fine settimana è la chiusura degli impianti Stir di Santa Maria Capua Vetere e Pianodardine in Irpinia, rimasti fermi nonostante l'Sos del sindaco Luigi de Magistris. Nella notte tra venerdì e sabato, intanto, sono state conferite 1352 tonnellate negli impianti di Chiaiano, Giugliano, Tufino e Santa Maria Capua Vetere.

Napolitano, il decreto non basta. Primi sì da altre Regioni

Lunedì è previsto un incontro con Vasco Errani, portavoce delle Regioni, con una lista di attesa per i nuovi accordi che comprende Toscana, Emilia, Marche, Puglia, Calabria e Friuli. E alcune indiscrezioni su contatti avviati anche con la Regione Lombardia vengono immediatamente smentite dagli uomini di Formigoni. Si lavora, intanto, per perfezionare anche l'accordo con la Regione Liguria che potrebbe essere la prima con la quale concretizzare gli accordi per il trasferimento dell'immondizia in altri impianti.

Secondo il presidente della Regione Stefano Caldoro, "il Governo ha detto che farà di più. Il decreto è una prima risposta e quella che mi convince di più riguarda i poteri per aprire le discariche. E' opportuno e necessario che anche Napoli, e soprattutto la provincia, abbiano le loro discariche, in attesa di avere il ciclo completo con la realizzazione dei termovalorizzatori".

E intanto il sindaco de Magistris "ringrazia la città di Genova e gli altri enti che vorranno aiutarci ma sull'ipotesi del legista Calderoli commissario ai rifiuti campani è netto: "Napoli ha già sofferto a sufficienza per l'incapacità politico-amministrativa nazionale e locale, non si merita anche il ministro Calderoli nella versione di epuratore padano" scrive nel suo profilo facebook replicando all'intervista dell'esponente del Carroccio a Repubblica, definita "un mix di razzismo, miopia, allucinazione. Parole offensive e pericolose, completamente estranee alla realtà dei fatti". E ancora: "Napoli non ha bisogno di lui nè tantomeno di una nuova stagione emergenziale"

(02 luglio 2011)

 

 

 

 

 

 

2011-06-26

RIFIUTI

Caldoro attacca la Lega: "Irresponsabili"

Il Carroccio: "Ciascuno pensi ai propri rifiuti"

"La Regione ha fatto tutto quello che poteva" dice il Governatore campano che ricevuto un avviso di garanzia per "epidemia colposa". "Da oggi abbandoniamo i tavoli istituzionali". Il capogruppo alla Camera Reguzzoni: "Irresponsabili sono Napoli e la Regione Campania"

Caldoro attacca la Lega: "Irresponsabili" Il Carroccio: "Ciascuno pensi ai propri rifiuti"

NAPOLI - "Non ci sto, non ci sto, non ci sto". Il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro non trattiene la rabbia commentando l'avviso di garanzia per 'epidemia colposa 1' ricevuto per l'emergenza rifiuti.

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Tre 'non ci sto' così spiegati: "A pagare le colpe di 15 anni di inadempienze e responsabilità dei comuni, responsabilità anche perduranti ancora oggi; a pagare le colpe dei ricatti e del boicottaggio della camorra; rispetto ai comportamenti irresponsabili, di fronte a questa emergenza nazionale, della Lega Nord". "La Regione - continua Caldoro - ha fatto tutta la sua parte, avendo poteri minimi e residuali. Da oggi, finchè non ci saranno risposte forti da parte del governo e degli enti locali della Campania, abbandoniamo i tavoli istituzionali e nazionali presso il governo e la prefettura".

Il reato contestato al Governatore è quello di epidemia colposa legato ad un atto omissivo ma Caldoro ricorda che finora "grazie alle intese" sono state trasferite in altre province della Campania ben 100mila tonnellate di spazzatura provenienti dalla provincia di Napoli. Poi chiama in causa i Comuni che "devono lavorare per l'autosufficienza. E' un loro compito. Se c'è un'emergenza bisogna agire con misure adeguate. E se poi qualcuno ha 1150 tonnellate di rifiuti (facendo riferimento al Comune di Napoli,

ndr) deve rispondere per 1150 tonnellate".

Senza dimenticare il ruolo giocato dalla criminalità organizzata: "La camorra guadagna sulle crisi e sulle emergenze, e non ha nessun interesse che il sistema funzioni - aggiunge Caldoro - In alcuni quartieri di Napoli non ci sono sacchetti, in altri si è oltre ai limiti della sostenibilità, quartieri colpiti in maniera assurda dalla giacenza. Questa diversità è molto sospetta".

La decisione di Caldoro è un errore, secondo il sindaco di Napoli De Magistris: "Credo che sia un errore che Caldoro si tiri indietro dai tavoli istituzionali, perché è dovere suo e degli altri stare sempre in stretto contatto per l'interesse dei cittadini".

FOTO: IL CENTRO DI NAPOLI INVASO DAI SACCHI 2

La Lega insiste. "Irresponsabili sono una città e una Regione che non riescono a far fronte ai propri rifiuti, che è il primo dovere di un'amministrazione". E' secca la replica del capogruppo della Lega Nord alla Camera, Marco Reguzzoni. "Ognuno di noi - aggiunge Reguzzoni - fa la raccolta differenziata, noi siamo al 65% e sono 30 anni che abbiamo il nostro inceneritore e le nostre discariche. Come governo abbiamo fatto molto per Napoli, per due volte. Adesso è ora che si rimbocchino le maniche e che ognuno pensi ai rifiuti di casa propria".

Pdl. "Solidarietà a Caldoro, il Pdl è pronto a fare la propria parte". Il vice-presidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello difende il governatore campano: "Si va alla ricerca di capri espiatori. E' giusto pretendere che tutti quanti hanno responsabilità di governo a tutti i livelli si facciano carico di un'emergenza che ormai è arrivata al limite del sopportabile e che potrebbe avere conseguenze tragiche".

Pd. "Ci dispiace notare che il partito del Nord soffra di amnesia. Oggi i leghisti parlano di decreto truffa, tuttavia, nel '95 quando Milano governata da un sindaco leghista e gia' da Formigoni alla Regione, fu sommersa dai rifiuti, ebbe quindi fortuna che il grido d'allarme, allora lanciato dal sindaco Formentini, non cadde nel vuoto. L'Emilia Romagna governata da Bersani, non si tirò indietro e si rimboccò, già allora, le maniche. L'emergenza rifiuti di Milano fu quindi così risolta. Grazie all'aiuto delle altre Regioni" afferma Emanuele Fiano, presidente forum Sicurezza e Difesa del Partito Democratico.

Terzo Polo. Il governo "approvi entro martedì un decreto per l'emergenza rifiuti a Napoli" dichiarano in una nota congiunta i capigruppo del Terzo Polo a Montecitorio. "L'Italia - aggiungono - è ancora, e sempre sarà, una Repubblica unica ed indivisibile e il dovere della solidarietà nazionale non può venire meno per i ricatti, o peggio ancora per gli egoismi della Lega Nord. Il Terzo Polo è pronto a votare subito la legge di conversione in Parlamento, un testo che favorisca l'impegno e la collaborazione delle Regioni italiane per superare questa emergenza".

Il capo della polizia, Manganelli. "Quando mancano le soluzioni, problemi non prettamente di sicurezza lo diventano". Il capo della Polizia Antonio Manganelli 3, esprime la sua "personale vicinanza e apprezzamento per l'operato delle forze di Polizia" impegnate in questi giorni a Napoli. "Un'attività che svolgiamo, impegnati come sempre a garantire non solo legalità ma anche un ruolo sociale di pacificazione".

(26 giugno 2011)

 

 

Rifiuti, raccolta straordinaria a oltranza

pediatri: in aumento patologie respiratorie

A terra ancora 1720 tonnellate di immondizia.Situazione ancora molto critica nella zona flegrea, Giugliano, Lago Patria e Varcaturo. Proseguono i roghi notturno: oltre 60 gli interventi dei vigili. Le sostanze tossiche emanate dai rifiuti bruciati, secondo i medici all'origine dell'incremento, nei bambini napoletani, di tosse, bronchite e asma

Rifiuti, raccolta straordinaria a oltranza pediatri: in aumento patologie respiratorie Corso Vittorio Emanuele

Continua la raccolta straordinaria dei rifiuti da parte dell'Asia - l'azienda speciale di igiene ambientale del Comune di Napoli - lungo le strade di Napoli. Secondo una prima stima dei tecnici le giacenze ammontano a circa 1720 tonnellate. Gli interventi di oggi hanno riguardato in particolar modo le strade del centro, dove i disagi per la mancata raccolta sono stati avvertiti in maniera più pesante anche a causa dell'alta temperatura.

Resta grave la situazione in alcuni comuni della provincia di Napoli ed in particolare della zona flegrea. A Giugliano mentre la pulizia viene assicurata lungo le strade del centro, l'emergenza è ancora grave nelle frazioni di Lago Patria, Licola e Varcaturo.

CORSO VITTORIO EMANUELE INVASA DAI CUMULI

Ancora incendi nella notte. La scorsa notte i vigili del fuoco hanno eseguito 60 interventi per spegnere i cumuli dati alle fiamme sia in centro che in provincia. Sui roghi la magistratura ha già avviato una indagine per accertare se ci sia una una sola 'regia' dietro questi atti. Ieri il sindaco aveva chiaramente indicato una matrice camorristica all'origine degli atti vandalici. "I cittadini - aveva spiegato de Magistris - sanno benissimo che i rifiuti bruciati oltre a sprigionare diossina, con gravissmi danni alla salute". Ma non solo. La spazzatura incendiata diventa rifiuto speciale e prima di essere rimosso deve essere "caratterizzato". Inoltre il rifiuto incendiato non può finire nè in discarica nè agli impianti Stir ma in apposite strutture di lavorazione.

SUL BUS DEI TURISTI TRA SCONCERTO E MIASMI

Allarme malattie respiratore. E sarebbe propio la diossina emanata dalla combustione dei cumuli all'origine dell'aumento del 20 per cento delle patologie repiratorie nei bambini che vivono a Napoli nel mese di giugno. E' il dato diffuso dalla Federazione italiana pediatri (Fimp) che da oltre un anno ha attivato un piano di monitoraggio per verificare l'eventuale aumento di patologie pediatriche in relazione all'emergenza rifiuti.

"Nell'ultimo mese - avverte il presidente Fimp Giuseppe Mele - la rete dei pediatri sul territorio di Napoli ha registrato un aumento del 10-20%, rispetto ai livelli normali, dell'incidenza di patologie come asma, tosse e bronchiti asmatiche". L'aumento di tali patologie, precisa Mele, "si registra soprattutto in bambini 'predisposti', come quelli allergici". La causa di tale 'impennata' delle patologie respiratorie va imputata, secondo i medici, ai roghi di rifiuti che continuano a verificarsi sul territorio e che sono, avvertono gli specialisti, "fortemente tossici per la diossina e le altre sostanze che si sprigionano a seguito della combustione della plastica"

(26 giugno 2011)

 

 

 

CRONACA

Maroni: " I lavori per la Tav

devono partire e partiranno"

Il ministro dell'Interno: "Chi si oppone non riuscirà a fermare il cantiere, non deve farlo: sarebbe un danno gravissimo alle future generazioni"

Maroni: " I lavori per la Tav devono partire e partiranno"

Il ministro dell'Interno Roberto Maroni non ha dubbi: i lavori per la Tav partiranno a breve. "Il cantiere si apre entro il 30, e l'opera si fa, se no diciamo addio alle centinaia di milioni del contributo Ue, ma soprattutto ai collegamenti con l'Europa, e quindi diciamo addio al futuro", ha detto Maroni in un'intervista alla Padania.

"Chi si oppone non credo che riuscirà a fermare il cantiere, non deve farlo, perché vuol dire arrecare un danno gravissimo soprattutto alle future generazioni, vuol dire, come è stato calcolato, far perdere due punti di Pil al Piemonte", dice Maroni. In merito alle critiche di carattere ecologista. Maroni replica: "E' stato fatto di tutto, è stato aperto un osservatorio, fatte tutte le valutazioni necessarie", assicura il ministro. "Ciononostante c'è un no pregiudiziale che non può essere accettato".

 

LEGGI Il fortino di Chiomonte

Più duro il viceministro delle Infrastrutture Roberto Castelli, che interviene sempre su La Padania. Castelli definisce le ragioni addotte dai No-Tav "tutte balle". "Sono le solite argomentazioni trite e ritrite che i Verdi ad oltranza tirano fuori contro qualsiasi opera pubblica". In realtà, sostiene, "agli ultimi irriducibili rimasti, della Tav non frega più nulla. E' diventata il pretesto per una sfida allo Stato. Partigiani contro lo stato nazista: sono ormai fuori dalla realtà". Senza la Tav, avverte Castelli, l'Italia sarebbe "tagliata fuori dai grandi traffici internazionali. Senza contare le perdite in prospettiva sul fronte dell'occupazione, pari a centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ogni miliardo speso - sottolinea - genera 20 mila posti di lavoro".

Il quotidiano, nell'articolo "In arrivo gli estremisti più duri per provocare violenti scontri", riferisce di alcuni "rapporti in possesso del Viminale" in cui si documenta che "i No-Tav hanno avviato una serie di iniziative per contrastare l'arrivo sul posto delle forze dell'ordine e l'inizio dei lavori". "Emerge con evidenza un'ampia mobilitazione dei centri sociali più duri e della galassia insurrezionalista nazionale, pronti a sostenere la battaglia valsusina con azioni dure e violente". I contestatori avrebbero predisposto l'uso di "vedette" e "telecamere", e avrebbero ipotizzato "il blocco preventivo delle arterie stradali" per ostacolare gli spostamenti delle forze dell'ordine. Sempre secondo le informazioni in possesso del Viminale, prosegue l'articolo, "non è escluso che i No-Tav possano creare disordini anche a Torino allo scopo di dirottare lì la polizia per ridurre l'impatto delle forze dell'ordine in Valle".

(26 giugno 2011)

 

 

 

GERMANIA

"Batterio forse nella rete idrica

sottovalutato il rischio che fosse lì"

Secondo il settimanale tedesco Der Spiegel l'Escherichia coli potrebbe tovarsi nelle condutture dei centri più piccoli, raramente sottoposte a controlli. A Bordeaux epidemia con le stesse caratteristiche di quella tedesca

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Batterio, spiegata l'aggressività "Combina due patogeni virulenti"

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BERLINO - Un'ipotesi finora sottovalutata, ma che non è così remota. Il batterio killer potrebbe essersi

annidato nelle condutture dell'acqua potabile, in particolare in quelle raramente controllate dei centri più piccoli. A lanciare l'allarme nel suo nuovo numero è il settimanale Der Spiegel, al quale il presidente della Commissione acqua potabile dell'ufficio federale dell'Ambiente, Martin Exner, dichiara che "il pericolo di una contaminazione microbiologica dell'acqua potabile è stato finora assolutamente sottovalutato". Anche Helge Karch, direttore dell'Istituto di Igiene del policlinico universitario di Muenster, è convinto che il batterio Ehec è capace di annidarsi nell'ambiente "arrivando di nuovo una volta o l'altra alla gente".

Mentre per le reti di distribuzione idrica dei grandi agglomerati urbani il pericolo di contaminazione è esiguo, poiché la qualità dell'acqua viene controllata più volte al giorno, diversa è la situazione negli acquedotti che servono i piccoli centri, dove i test vengono effettuati una volta all'anno. Lo Spiegel rivela che per quanto riguarda queste reti idriche, ancora prima dello scoppio della recente epidemia, nell'acqua potabile erano stati spesso rinvenuti i batteri di Escherichia coli.

Il settimanale cita anche uno studio dell'Organizzazione mondiale della Sanità, dal quale risulta che nel 5 per cento dei campioni di acqua di piccoli acquedotti e nella metà dei pozzi privati del Baden-Wuerttemberg sono stati rinvenuti batteri di origine intestinale. Per questo motivo l'apposita Commissione nazionale ha deciso la settimana scorsa di introdurre norme di controllo più severe per l'acqua destinata all'irrigazione di piantagioni di verdura e di germogli, ma anche di quella potabile delle piccole reti idriche.

A Bordeaux epidemia con stesse caratteristiche di quella tedesca. L'epidemia di E.coli che si sta registrando a Bordeaux, dove sono state contagiate dieci persone, ha le stesse caratteristiche di quella che ha provocato quasi 40 vittime in Germania. E' quanto afferma il professor Patrick Berche, a capo del dipartimento di batteriologia dell'ospedale di Necker di Parigi. "Come in Germania, il batterio è molto virulento, produce molta tossina ed è molto resistente all'antibiotico. Gli adulti sono esposti e, oltre alle complicazioni renali può provocare complicazioni neurologiche", ha detto in un'intervista a Le Journal du Dimanche.

(26 giugno 2011)

 

 

2011-06-24

IL CASO

Rifiuti, "Misure straordinarie per Napoli"

Napolitano: "Impegno non di breve durata"

Forte supporto del governo alla città per affrontare la fase critica. Tuttavia, dichiarano il ministro dell'Ambiente Presigiacomo e il sindaco de Magistris a conclusione del vertice non ci sarà nessun ricorso a procedure emergenziali. La questione va risolta dagli enti locali. Norme per il trasferimento extra-regionale. "Napoli può e deve farcela da sola". Prestigiacomo: "Chi appicca i roghi compie un delitto contro l'ambiente e la salute dei cittadini". Berlusconi: "Il decreto sui rifiuti approderà in Consiglio dei ministri la prossima settimana"

Rifiuti, "Misure straordinarie per Napoli" Napolitano: "Impegno non di breve durata"

"Il Governo ha allo studio un provvedimento straordinario per agevolare il trasferimento dei rifiuti napoletani". Lo ha annunciato il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, nel corso della riunione con il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, a Roma al ministero dell'Ambiente.

 

I CITTADINI RIPULISCONO LE STRADE

"Forte supporto del governo nelle fasi di transizione per l'uscita dalla lunga emergenza degli anni scorsi", ferma restando però "l'opportunità che la questione rifiuti venga risolta dagli enti locali, attraverso il ritorno alle procedure ordinarie senza far ricorso a nuove procedure emergenziali". E' quanto si legge in una nota congiunta del ministro dell'Ambiente Stefania Presigiacomo e del sindaco di Napoli Luigi de Magistris, al termine dell'incontro di oggi a Roma, al quale era presente anche l'assessore all'Ambiente del Comune Tommaso Sodano. "La Campania - osservano Prestigiacomo e de Magistris - può e deve farcela da sola". "Impegno prioritario di tutte le Istituzioni per sgomberare le strade di Napoli dai rifiuti - prosegue la nota - per scongiurare eventuali rischi sanitari per la popolazione, in queste ore attentamente monitorati, e riportare la città al decoro che le spetta". Il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha assicurato che si adopererà affinchè al più presto da parte della Regione vengano ripartiti i 150 milioni di euro che sono stati assegnati alla Campania e quindi in quota parte anche a Napoli per gli impianti intermedi e, appunto, per la raccolta differenziata. A proposito del trasferimento dei rifiuti, il ministro ha dichiarato: "Metteremo insieme delle norme per consentire che ci sia un flusso extra-regionale dei rifiuti". "Si tratta - spiega il ministro - di un provvedimento temporaneo e straordinario solo per la Campania e per liberare Napoli dai rifiuti"

ROGHI NELLA NOTTE: VIGILI ALL'OPERA

Il decreto sui rifiuti approderà in Cdm la prossima settimana. Lo ha annunciato Silvio Berlusconi da Bruxelles. "Affronteremo il problema che è già sul tavolo da diversi giorni cercando le soluzioni più appropriate", ha spiegato il premier.

Liberare Napoli dai rifiuti "è un impegno molto duro e non di breve periodo". E' il commento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a margine degli incontri istituzionali a Lubiana per celebrare il ventennale dell'indipendenza slovena. Ai cronisti che gli chiedevano se si aspettasse qualche sorpresa da Napoli, Napolitano ha risposto: "Sì, liberare la città dalla 'monnezza'".

Il ministro Prestigiacomo è intervenuto anche sulla questione dei roghi: "Chi appicca i roghi compie un delitto contro l'ambiente e la salute dei cittadini". "E' chiaro che i sacchetti di spazzatura per strada ci sono, ma saranno raccolti nelle prossime ore". "Appiccare i roghi - spiega il ministro - è "un danno gravissimo perchè si sprigionano fumi che sono ancora più dannosi per la salute", senza contare che "complicano ancora di più la situazione" per la raccolta. "Faremo di tutto per scongiurare l'emergenza sanitaria che è la cosa che preoccupa maggiormente in queste ore".

Intervista a de Magistris: "Andiamo avanti anche da soli"

Ieri nel corso della conferenza stampa, il neo sindaco di Napoli aveva lanciato l'allarme emergenza sanitaria oltre ad attaccare duramente il presidente del Consiglio accusandolo di non interessarsi realmente alla nuova emergenza rifiuti che attanaglia la città ormai da mesi

(24 giugno 2011)

 

 

Rifiuti, tangenziale bloccata a Agnano

parte la scorta armata per i compattatori

Il senza lavoro della lista Bros protestano in via Santa Lucia. Chiedono a Caldoro di essere impiegati nella raccolta differenziati. Ad Agnano tangenziale chiuda a causa dei cumuli gettati per strada. Auto della polizia accompagnano i mezzi della Lavajet

Rifiuti, tangenziale bloccata a Agnano parte la scorta armata per i compattatori

Protesta dei disoccupati organizzati davanti alla sede della Regione Campania. In via Santa Lucia i precari Bros stanno simbolicamente realizzando delle isole ecologiche. I senza lavoro, che in questi anni hanno seguito corsi di formazione proprio nel settore ambientale, stamattina hanno iniziato a ripulire il lungomare di Napoli attuando la raccolta differenziata. Quanto raccolto, ora lo stanno portando davanti alla sede della Regione Campania

GUARDA LA SCORTA ARMATA

I CITTADINI RIPULISCONO I QUARTIERI

"Vogliamo sperare che il presidente Caldoro, l'assessore al Lavoro Nappi e la politica tutta sappiano tenere conto del malessere dei napoletani, della nostra rabbia e delle proposte da noi fatte in tutti i tavoli istituzionali e mantengano, finalmente, gli impegni presi", spiegano i Precari Bros. Al presidio, che sta bloccando la circolazione, anche il Sindacato lavoratori in lotta. "Solo con una svolta che metta fine al degrado ed alla devastazione ambientale - aggiungono - si può iniziare a parlare di un percorso serio di utilizzo e di stabilizzazione dei precari appartenenti alla platea Bros'

Ad Agnano alcuni cittadini, hanno sparpagliato i rifiuti lungo via Nuova Astroni, all'altezza dell'ippodromo. A causa della protesta, la polizia stradale ha chiudere l'uscita della tangenziale di Agnano in entrambe le direzioni.

Proteste e blocco della circolazione, anche nelle prime ore di oggi, nel centro storico. E, intanto, è partita, la scorsa notte, la scorta armata dei compattatori che trasportano l'immondizia nei siti di trasferenza.

Alcuni cittadini hanno sparpagliato l'immondizia lungo la strada provocando lo stop della circolazione delle automobili, poco dopo le cinque, in via Foria, nel centro storico. Sul posto è intervenuta la polizia mentre l'Asia ha provveduto a rimuovere i sacchetti in modo da consentire il ripristino della circolazione.

Oltre che in periferia, un altro blocco è stato messo in atto anche nel pieno centro della città, in via Monteoliveto. Sant'Anna dei Lombardi. In questo caso i cittadini hanno sparpagliato l'immondizia in tre diversi punti bloccando la circolazione delle automobili

(24 giugno 2011)

 

 

De Magistris: sos igiene. E attacca Berlusconi

Napolitano: "Urgente l'intervento del governo"

Il sindaco lancia un allarme sanitario e sul premier dice. "Se ne frega di Napoli. Se avesse avuto a cuore le sorti della città in queste ore avrebbe adottato ben altri provvedimenti". Il monito del capo dello Stato: emergenza acuta e allarmante. Imminente un'ordinanza contro i roghi e contro chi sparge sacchetti in strada, annunciata la scorta armata ai mezzi dell'azienda rifiuti. Ai cittadini si chiede "attenzione" sulla raccolta differenziata. Guasto il termovalorizzatore di Acerra, individuati tre nuovi siti in città

De Magistris: sos igiene. E attacca Berlusconi Napolitano: "Urgente l'intervento del governo"

A Napoli la situazione è grave, l'emergenza è "acuta e allarmante", l'intervento del governo è "indispensabile". Il presidente Napolitano raccoglie e rilancia l'allarme del sindaco Luigi De Magistris, che poco prima aveva dichiarato: la situazione igienico-sanitaria "è grave", c'è ormai "un rischio concreto per la salute dei cittadini". De Magistris in una conferenza stampa ha anche duramente attaccato Berlusconi: "Non ha fatto nulla per Napoli e per l'emergenza rifiuti, perché se ne frega: altrimenti in queste ore avrebbe adottato altri provvedimenti". "Bisogna partire subito - ha aggiunto il primo cittadino - Le isole ecologiche devono essere immediatamente attive, non si può aspettare settembre".

VIDEO Il sindaco: "La situazione è grave"

Fra le altre emergenze, "Il termovalorizzatore di Acerra è bloccato per un guasto", ha fatto anche sapere il primo cittadino, "da ieri sera non funziona più". "Il Comune di Napoli ha individuato tre siti di trasferenza in città", ha poi annunciato. In questo modo "non dovremmo più dipendere da nessuno".

Il primo cittadino non ha voluto però svelare quali siano questi siti, "per motivi di riservatezza". Ma è filtrato che oltre all"Ex Icm del quartiere Ponticelli già in uso, i luoghi individuati sarebbero i capannoni dismessi di Gianturco e l'ex mercato dei fiori di San Pietro a Patierno. Sul secondo sito la Provincia avrebbe dato l'ok.

De Magistris ha anche promesso un "impegno straordinario" della polizia municipale sul fronte della repressione dei roghi, "che rappresentano un pericolo per la salute pubblica", e contro "chi rovescia per strada i cumuli. In tal senso - ha detto - arriverà un'ordinanza tra poche ore". I mezzi Asia avranno scorta armata delle forze dell'ordine. Il sindaco non ha voluto svelare altri dettagli del piano anti- rifiuti. "Non è opportuno in questa fase rendere conto di tutti i passi che stiamo compiendo".

"No allo stato di emergenza", ha infine chiarito il primo cittadino. "Stiamo cercando di agire nell'ambito dei poteri ordinari. Noi facciamo quello che il Comune può fare". "Sappiamo che i cittadini sono stremati dalla situazione - ha concluso - ma chiediamo un ulteriore sforzo per fare attenzione ai rifiuti che gettano via e all'uso della differenziata. Cercheremo di rimpinguare le casse dell'Asìa alla quale stiamo chiedendo in queste ore uno sforzo straordinario".

(23 giugno 2011)

 

 

 

 

 

 

 

2011-06-07

L'EMERGENZA

Rifiuti, si dimette l'ad di Asìa

"De Magistris scelga liberamente"

L'amministratore delegato rimette il mandato nelle mani del neo sindaco. Intanto la situazione in città vede ancora circa ottocento tonnellate di immondizia lungo le strade

di PATRIZIA CAPUA

Rifiuti, si dimette l'ad di Asìa "De Magistris scelga liberamente"

"Rimetto il mio mandato al nuovo sindaco. De Magistris valuterà. Ne può disporre, io non mi chiamo fuori, deve avere mano libera e scegliersi gli amministratori delle partecipate secondo i suoi criteri. Sul piano dei contenuti, la sfida del nuovo sindaco è entusiasmante, merita il sostegno e il contributo di tutti coloro che ci credono e vogliono impegnarsi. Per quanto mi riguarda, impegno e collaborazione non devono tradursi in incarichi e consulenze".

Daniele Fortini, amministratore delegato di Asìa, è pronto a farsi da parte. La società del Comune per la raccolta dei rifiuti si dibatte nelle difficoltà. Per le strade di Napoli ci sono 800 tonnellate di rifiuti arretrati, "confidiamo di arrivare a 400 a fine settimana, sempre che non ci siano altri intoppi", dice l’ad di Asia. "La situazione si mantiene precaria", spiega Fortini, "e la Regione dice che è colpa di Asia che non raccoglie. Sono solo bugie. Il sistema di smaltimento è troppo fragile e non funziona.

Ad Acerra la linea 2 è spenta, e lo sarà per 11 settimane. Il che significa perdere la possibilità di smaltire 600 tonnellate al giorno di rifiuti secchi provenienti dagli stir. Altro elemento di debolezza: la discarica di Chiaiano a fine luglio chiuderà, e, infine, il Tar ha ammesso il ricorso della Regione Puglia sul blocco dei nostri rifiuti. Invece di continuare a buttarci addosso le responsabilità, sarebbe preferibile sedersi a un tavolo e trovare le soluzioni. I cittadini di Napoli hanno già dato".

La produzione a Napoli è di circa 1500 tonnellate di rifiuti al giorno, di queste circa 200 sono riciclabili e non vanno negli stir. La Campania ne produce 7200, se ne recupera il 20-25 per cento pari a 1500 tonnellate, il resto finisce o nelle discariche come tal quale o nei sette stir della regione. In ogni caso, un bel carico parte ogni giorno verso altre regioni: in Sicilia, già sull’orlo dell’emergenza, ne vanno 1200 tonnellate, altre in Toscana e in Emilia-Romagna. In tutto 40 mila tonnellate al mese che a 160 euro a tonnellata fanno 7 milioni di euro al mese. Pagano le Province ma si rifanno sui cittadini con la tassa sui rifiuti, che ha subito aumenti e altri ne subirà.

Fortini una soluzione ce l’ha: "Banale ed efficace: alla Regione chiediamo da un anno la messa in sicurezza del Comune di Napoli utilizzando un solo impianto per i rifiuti, Caivano, che può ricevere fino a 1600 tonnellate al giorno. Metteremmo tutto su 4 linee, 24 ore su 24. Potremmo annullare le code dei camion e fare anche i doppi turni. Finora la Provincia di Napoli ha detto di no. Risultato: perdiamo tempo, produciamo inquinamento". Intanto il governatore Stefano Caldoro dichiara: "La gara per il secondo termovalizzatore è già partita e non si ferma. Sono sicuro che troveremo un’intesa col Comune".

(07 giugno 2011)

 

 

Giunta, spunta Narducci

pm di Calciopoli e Cosentino

Continua il toto-assessori. E tra le ipotesi che circolano sulla squadra del nuovo sindaco de Magistris, compare anche il nome del magistrato che si occupa delle inchiesta su camorra e politica

di ROBERTO FUCCILLO

Giunta, spunta Narducci pm di Calciopoli e Cosentino Giuseppe Narducci

 

SI stringono i tempi. Luigi de Magistris incontrerà oggi i vertici locali del Pd, ma intanto sono salite moltissimo le quotazioni del suo collega Giuseppe Narducci, pm anticamorra, titolare di numerose inchieste di primo piano, dallo scandalo Calciopoli al processo sulle presunte collusioni con il clan dei casalesi da parte del leader Pdl Nicola Cosentino. Per lui si profila un assessorato ai problemi della sicurezza, su cui il sindaco è tornato ieri a margine della festa dei carabinieri: "In città c’è bisogno di rafforzare legalità e sicurezza, non deve più accadere quello che è successo giorni fa al turista americano".

Le immagini / Il pm tra Calciopoli e Cosentino

Narducci è tuttora impegnato nei citati procedimenti, per Calciopoli ci sono addirittura udienze in corso in questi giorni. Aspetti che tengono ancora in bilico il suo coinvolgimento. È praticamente fatta invece per un altro assessorato strategico, quello ai trasporti. Si punta su Anna Donati. Ex parlamentare dei verdi, romagnola di Faenza, esperta di tutela del territorio e mobilità sostenibile, collabora col Wwf, è coordinatrice del Kyoto club. Ex assessore alla mobilità a Bologna, ha una esperienza anche in Campania: nel biennio 20092010 è stata alla guida dell’Acam, la agenzia regionale per la mobilità.

De Magistris avrebbe chiuso anche con un altro esponente del mondo della legalità. Si tratta di Attilio Auricchio. Colonnello dei carabinieri, noto anche lui per aver svolto le indagini su Calciopoli nell’inchiesta di Narducci. Sembra destinato all’ufficio di gabinetto del sindaco, come pure Sergio Marotta: associato al Suor Orsola Benincasa, nipote dell’avvocato Gerardo, fra gli animatori delle Assise di Palazzo Marigliano e della lista "Napoli è tua".

Tutto ciò lascia inalterate le chance dei nomi fin qui emersi. In primis quello di Alberto Lucarelli. Poi Riccardo Realfonzo e Tommaso Sodano, Marco Esposito e Antonella Di Nocera.

Su tutti però pesa anche l’incerto dialogo col Pd. La direzione nazionale di ieri non ha dato alcun mandato, e resta la tentazione di non entrare organicamente in giunta. Leonardo Impegno ha invitato a "valutare con cautela i possibili rapporti con il nuovo sindaco". Si è rifatto vivo anche Andrea Cozzolino, per schierarsi al fianco di Bersani, di cui ha approvato l’analisi. Toccherà comunque a Andrea Orlando, per il quale è in arrivo una proroga del mandato di commissario, cominciare a tirare le somme con de Magistris. Il quale, a sua volta, in mattinata avrà un altro delicato incontro, quello con i dirigenti di Palazzo San Giacomo.

(07 giugno 2011)

 

 

 

2011-04-29

MAFIA

Cosa nostra investiva al Nord

sullo smaltimento dei rifiuti

Sequestrato un patrimonio da 22 milioni di euro riconducibile al boss palermitano Luigi Abbate. Aveva creato un sistema di società che agivano in Lombardia e Liguria e che avevano già vinto oltre 40 gare d'appalto

Beni per un valore complessivo di 22 milioni di euro, riconducibili a Luigi Abbate, ritenuto uomo d'onore del mandamento mafioso di Porta Nuova a Palermo, sono stati sequestrati dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo su proposta del questore Nicola Zito. Luigi Abbate è conosciuto anche con il soprannome di "Gino u mitra" per la sua abilità nell'uso delle armi. Il sequestro è arrivato a conclusione di indagini patrimoniali, svolte in collaborazione tra le questure di Palermo e Lodi, che hanno riguardato una rete di società cooperative, in maggioranza operanti nell'attività di raccolta e smaltimento rifiuti e strettamente collegate all'impresa principale "Italia 90", con la finalità di monopolizzare il settore.

Tutte le società, riconducibili ad Abbate attraverso suoi familiari usati secondo l'accusa come prestanome, sono state sequestrate. La "Italia 90", con sede legale a Palermo e sede operativa a Ospedaletto Lodigiano (Lodi) esercita l'attività di raccolta, trasformazione e, in genere, smaltimento di rifiuti solidi urbani, rifiuti speciali assimilabili, scarti industriali, spazzamento strade, smaltimento di rifiuti cimiteriali, esclusivamente nell'Italia Settentrionale, dove si è aggiudicata oltre 40 gare d'appalto indette da molti Comuni delle provincie di Lodi e Cremona, ma anche da altre città della Lombardia e della Liguria.

I formali gestori della società "Italia 90", tra i quali i coniugi Maria Abbate e Claudio Demma, la prima in qualità di procuratrice il secondo in qualità di socio unico, sarebbero riusciti ad aggiudicarsi le numerose gare d'appalto nelle diverse province lombarde con intimidazioni nei confronti dei legali rappresentanti delle imprese concorrenti.

Per gli investigatori si tratta di un "solidale e compatto 'gruppo imprenditoriale mafiosò all'interno del quale ciascuno dei consanguinei ha svolto il ruolo di prestanome, offrendo un importante contributo per il conseguimento dei fini illeciti realizzando una rete di società cooperative, la maggior parte dedite all'attività di raccolta e smaltimento rifiuti, strettamente collegate all'impresa principale, 'Italia 90', con finalità dirette a monopolizzare il settore".

(29 aprile 2011)

 

 

2011-04-26

LA CRISI

Rifiuti, è rivolta in vari quartieri

bloccato Corso Vittorio Emanuele

Sempre più grave la situazione e intere zone si ribellano. In via Pietro Colletta bloccate anche due ambulanze

Rifiuti, è rivolta in vari quartieri bloccato Corso Vittorio Emanuele Corso Vittorio Emanuele

I cumuli continuano ad assediare la città e i cittadini sono sempre più esasperati. Così si segnalano, oltre ai roghi, altre forme di protesta contro l'eterna emergenza rifiuti. E scattano i blocchi stradali. Se ne registrano tra ieri notte e oggi in alcune zone. La protesta più evidente al Corso Vittorio Emanuele.

LE FOTO DELLA RIVOLTA

Un folto gruppo di donne ha disseminato i rifiuti non raccolti negli ultimi giorni lungo la strada all'altezza del viale del Pino, a circa duecento metri da piazza Mazzini.

La conseguenza è che il traffico è bloccato. Ma identica scena si registra in via Pietro Colletta nei pressi della pizzeria Trianon dove persino due ambulanze sono rimaste coinvolte nel blocco stradale. Nei giorni scorsi iniziative analoghe si sono verificate in altre zone della città e alla fine quelle strade poi sono state ripulite.

Sono oltre duemila le tonnellate di rifiuti rimasti a terra, circa 500 più di ieri. L'ufficio flussi della Regione sta monitorando la situazione 24 ore su 24. La situazione è stata aggravata dal mancato conferimento di 200 tonnellate di immondizia nell'impianto di Tufino. Disposta la precedenza assoluta dello sversamento dei rifiuti del comune napoletano nella discarica di Chiaiano.

Fallito il piano Pasqua pulita. Non ha dato gli esiti sperati il piano straordinario approntata dal Comune per garantire strade pulite durante le feste pasquali. I turisti italiani e stranieri sono arrivati in una città assediata dai cassonetti straboccanti e i cumuli ammassati nelle principali strade del centro. Il caldo e la raccolta in ritardo hanno peggiorato ulteriormente la situazione

(26 aprile 2011)

 

 

2011-04-12

UNIONE EUROPEA

"Una rete elettrica intelligente"

Meno consumi, si vive meglio

Il Commissario Ue all'Energia Oettinger, in occasione della Settimana dell'energia sostenibile inaugurata a Bruxelles, scommette su una rivoluzione infrastrutturale per abbattere i consumi, ridurre le emissioni di anidride carbonica, creare occupazione e favorire la competitività delle imprese: "Dobbiamo agire subito" dal nostro inviato VALERZIO GUALERZI

"Una rete elettrica intelligente" Meno consumi, si vive meglio Guenther Oettinger

BRUXELLES - Bisogna rendere la rete elettrica europea intelligente in tempi strettissimi realizzando una rivoluzione infrastrutturale in grado di abbattere i consumi, ridurre le emissioni di anidride carbonica, creare occupazione e favorire la competitività delle imprese. E' questa la nuova scommessa a cavallo tra economia e ambiente lanciata dalla Commissione Ue in occasione della Settimana dell'energia sostenibile inaugurata questa mattina a Bruxelles. Il piano, illustrato dal commissario all'Energia Günther Oettinger, prevede una marcia a tappe forzate.

"Dobbiamo agire subito, non possiamo mancare di approfittare delle opportunità offerte dalla piena realizzazione di una smart grid", ha chiarito Oettinger. Il primo passo è la creazione di standard tecnici comuni già nel giro del 2012. Poi, nella tabella di marcia esposta dal Commissario, occorrerà capire come difendere i dati che viaggiano in rete, studiare un piano di incentivi agli investimenti, favorire un'ulteriore liberalizzazione del mercato e fornire sostegno alla ricerca e all'innovazione. Un piano ambizioso che Bruxelles è convinta vada però perseguito con la massima rapidità e il massimo impegno. "Mettendo insieme i progressi nel campo della information technology con un lavoro di network saremo in grado di far arrivare la corrente esattamente dove e quando serve al prezzo più basso", ha detto ancora Oettinger. Un flusso "intelligente" con ricadute positive in molti campi.

Se

un aspetto fondamentale della smart grid riguarda le grandi linee di distribuzione, che dovranno essere capaci di gestire al meglio il crescente apporto delle poco programmabili fonti rinnovabili, l'altro interessa più direttamente i consumatori, con l'introduzione dei cosiddetti "contatori intelligenti". "Daranno alle persone un grosso incentivo a risparmiare energia e quindi denaro - ha ricordato ancora il commissario - Sapere come e quanto consumiamo avvicinerà l'approccio nei confronti dell'energia a quello che iniziamo ad avere verso la benzina, con grandi benefici. Alcune stime ci indicano che lo sviluppo di smart grid può portare a una riduzione nei consumi delle famiglie fino al 10%, mentre in alcuni progetti piloti avviato nel Regno Unito i risparmi hanno toccato anche quote del 40%".

Consumare meno permetterebbe quindi di centrare senza affanni l'obiettivo del miglioramento dell'efficienza energetica del 20% entro il 2020, target che Oettinger definisce "di gran lunga il più impegnativo" tra quelli fissati dalla direttiva europea del 20-20-20. Se raggiunto, quest'ultimo nei conteggi della Commissione, porterebbe però automaticamente anche a un miglioramento nel taglio delle emissioni di gas serra dal previsto -20% a un più ambizioso -25%. Successi che in termini di cifre e percentuali a cittadini e consumatori possono sembrare astratti, ma che si traducono in realtà in vantaggi molto concreti. Secondo i dati presentati in occasione dell'apertura della Settimana dell'energia sostenibile, una maratona di oltre 700 eventi e manifestazioni all'insegna dell'efficienza e dello sviluppo delle fonti rinnovabili in tutti gli Stati membri dell'Unione, adeguate politiche sarebbero in grado di far risparmiare ogni anno circa 1000 euro a famiglia, migliorando la competitività del sistema industriale europeo con la creazione di 2 milioni di posti di lavoro.

Insomma Bruxelles, incalzata oltre che dalle consolidate preoccupazioni per i cambiamenti climatici anche dalla catastrofe nucleare in Giappone e dalla crisi politica che sta sconvolgendo molti paesi produttori di petrolio, lancia l'ennesima sfida di modernizzazione e sostenibilità. L'Italia questa volta potrebbe non essere costretta però a inseguire il gruppo di testa come di consueto. Una volta tanto, con circa 20 milioni di contatori elettronici già installati nelle sace delle italiani (anche se non ancora tarati al pieno delle loro funzionalità), siamo infatti all'avanguardia.

(12 aprile 2011)

 

 

2011-04-09

L'EMERGENZA

Sfila la torta dell'emergenza

in piazza il Monnezza day

Da piazza Dante al Plebiscito per protestare contro il piano e la mancata raccolta e dire no a discariche e inceneritori.Un carro torta a più piani per raccontare l'emergenza

di IRENE DE ARCANGELIS

Sfila la torta dell'emergenza in piazza il Monnezza day

 

È IL giorno che unisce tutti. Dai comitati contro la discarica di Chiaiano alle mamme vulcaniche. È il giorno della spazzatura, il "Munnezza day", e certo lo stato dell’arte della raccolta, con cumuli in strada ovunque. E' partito da piazza Dante il "Monnezza day" per protestare contro il piano dei rifiuti e la mancata raccolta.

Ad aprire il corteo i comitati antidiscarica di Chiaiano e Terzigno con striscioni sui quali è ribadito il loro no a discariche e inceneritori e sì, invece, a differenziata, riciclo e recupero dei materiali. A sfilare anche il centro sociale Gridas e numerosi cittadini.

LE FOTO DELLA MANIFESTAZIONE

Nel corteo è stata riprodotta su un carro una torta a più piani, ognuno dei quali rappresenta un elemento che, ad avviso dei manifestanti, ha causato l'emergenza rifiuti e in cima ci sono 17 candeline, uno per ogni anno di crisi non risolta. Presente anche la riproduzione di un inceneritore che mangia sacchetti di rifiuti ed emette gas tossici rappresentati da palloncini bianchi su ognuno dei quali è scritto il nome di gas come cadmio, mercurio e diossina.

Il "Progetto cittadini campani" mette tutti insieme. Obiettivo: esprimere con chiarezza l’indignazione dei cittadini ma anche chiedere a gran voce un piano alternativo dei rifiuti. Spingere per una "raccolta differenziata porta a porta radicale". Il sogno ecologico su cui, però, cadono pesanti le realistiche parole dell’assessore all’Igiene urbana Paolo Giacomelli che ieri ha assicurato la sua presenza: "Credo in questa manifestazione. Ma le cifre parlano chiaro: per realizzare la raccolta differenziata porta a porta il Comune deve avere da spendere venti milioni di euro. Che non ci sono".Sogno smorzato. Conti impossibili. Mentre restano le cifre dei cumuli in strada, le raccolte straordinarie, le pulizie tampone. Le 1.900 tonnellate di giovedì in città scendono a 1.650, ma in provincia si calcolano orientativamente tra le 3.500 e le quattromila tonnellate in giacenza.

La conferma del disastro fuori città arriva dai vigili del fuoco, nella notte tra giovedì e ieri con venti interventi da Afragola a Ponticelli. Nessun rogo a Napoli, nessun blocco dopo quello di Agnano. Episodi su cui, puntualmente, indaga la Digos a caccia di segnali di istigazione da parte della criminalità organizzata. Ma poi, nella questura di Luigi Merolla, alla fine si parla soltanto di "esasperazione dei cittadini, che incendiano alla ricerca di attenzione". Dunque rabbia alle stelle a fronte di cifre della raccolta bassissime. Giovedì sono state conferite solo 1.464 tonnellate di rifiuti. Di queste, nella semichiusa discarica di Chiaiano, ne sono arrivate appena 203. A Giugliano 407, a Caivano 471. Inoltre a Santa Maria Capua Vetere 298, a Piano d’Ardine 85. Il resto è per terra, in attesa di una svolta che sia prima di tutto politica.

Su questo versante è lo stallo. Il rimpallo delle responsabilità, messaggi inviati da lontano. Nessuna proposta. Dunque un’altra giornata che si chiude con i soliti toni polemici, mentre i tecnici insistono sul fatto che la soluzione è sotto i nostri occhi. Si chiama Caivano, discarica chiusa da ottanta giorni perché c’è della frazione umida da smaltire che non è mai andata in Spagna. Ma in realtà le cose non stanno proprio così. Caivano è il sito migliore per dotazioni e capacità tecnica. Mentre è lì che resta prigioniera l’energia rinnovabile. "Ci sono nei capannoni quattromila tonnellate di biomassa (rifiuti biostabilizzati, ndr) che si possono bruciare nell’inceneritore di Acerra. È energia rinnovabile ed è gratis", spiega l’amministratore delegato di Asia Daniele Fortini. Eppure nessuno sposta quella biomassa da Caivano alla vicina Acerra. Risultato: fermo Caivano, rifiuti in strada, mentre "Caivano potrebbe ripulire le strade", sottolinea Fortini. E certo è che l’apertura dipende dalla Provincia di Napoli.

Soluzione che c’è ma non si applica, per i tecnici. Mentre il governatore Stefano Caldoro trova "strano che in un mese chiudano tre discariche". Il riferimento è ai siti di Savignano (Avellino), Sant’Arcangelo (Benevento) dove sono in corso lavori e Chiaiano, parzialmente chiuso. Quindi la stoccata alla Iervolino: "Il sindaco deve risolvere i problemi della sua città, non può chiedere ad altri di farlo". E il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto: "Se c’è una sola città in tutta Italia che ha questo problema, significa che c’è stata una cattiva gestione a livello locale". Polemiche. Dopo il botta e risposta a distanza di ieri tra la stessa Iervolino e l’assessore regionale Romano. Mentre nei corridoi del Comune si fanno conti anche quelli sotto gli occhi di tutti. Quattro provincie della Campania hanno presidenti della Provincia della maggioranza. Dunque il problema potrebbe venire risolto all’improvviso sotto elezioni, con una visita di Berlusconi. Napoli pulita entro tre giorni, forse proprio con la riapertura di Caivano.

(09 aprile 2011)

 

 

Rifiuti, epidemia colposa

il pm: a giudizio Bassolino e Iervolino

La procura di Napoli chiede 20 rinvii a giudizio tra sindaci, commissari e pubblici funzionari. Sono accusati di aver consentito gli accumuli di immondizia per strada mettendo così a rischio la salute dei cittadini

Rifiuti, epidemia colposa il pm: a giudizio Bassolino e Iervolino

 

La procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio per 20 tra sindaci, commissari prefettizi e pubblici funzionari accusati di epidemia colposa e abuso d'ufficio per avere consentito la permanenza di cumuli di rifiuti in strada nel corso dell'emergenza del 2008. Per altri 16 indagati è stato invece disposto lo stralcio che prelude ad una probabile richiesta di archiviazione.

Tra le persone per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio ci sono l'ex prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, già commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, l'ex governatore della Campania, Antonio Bassolino, e l'attuale sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo.

MANICHINI E CARTONI, ECCO LE MONTAGNE DI RIFIUTI

Gli indagati la cui posizione è stata stralciata sono quelli che hanno dimostrato di avere preso provvedimenti - come lo spargimento di calce o la creazione di appositi siti di stoccaggio - per evitare che la presenza dei rifiuti in strada causasse malattie ai cittadini. L'udienza preliminare per i 20 di cui la procura ha chiesto il giudizio si svolgerà davanti al gup Raffaele Piccirillo.

"Non vedo come si possa parlare di epidemia, quando ci sono le dichiarazioni del ministro della Salute e dell'Asl dicono che l'epidemia non c'è stata. Mi pare assurdo". Questa la reazione del sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino alla notizia che i pm napoletani hanno chiesto la fissazione dell'udienza per il rinvio a giudizio suo e di altri 29 indagati circa in relazione alla crisi dei rifiuti nel 2008.

Le altre persone per cui il pm Francesco Curcio ha chiesto il rinvio a giudizio sono: Vittorio Alfino, all'epoca commissario straordinario di Melito; Domenico Bagnato, commissario straordinario di Pozzuoli; Paolino Buono, sindaco di Barano d'Ischia; Vincenzo Caso, sindaco di Frattaminore; Antonio Coppola, sindaco di Bacoli; Vincenzo D'Ambrosio, sindaco di Casamicciola; Nicola Di Mare, sindaco di Arzano; Pasquale Galdiero, sindaco di Qualiano; Restituta Irace, sindaco di Lacco Ameno; Giuseppe Papaccioli, sindaco di Caivano; Gaetano Piccolella, commissario straordinario di Casoria; Francesco regine, sindaco di Forio d'Ischia; Francesco Russo, sindaco di Frattamaggiore; Antimo Silvestre, sindaco di Casandrino; Pasquale Sollo, sindaco di Casavatore; Francesco Taglialatela, sindaco di Giugliano; Raffaele Topo, sindaco di Villaricca. Per tutti gli altri, tra cui il sindaco di Portici, Vincenzo Cuomo, e quello di San Giorgio, Domenico Giorgiano, l'orientamento della procura è quello di chiedere l'archiviazione.

(08 aprile 2011)

 

 

 

2011-04-05

GIAPPONE

Iodio radiattivo 7,5 milioni oltre limite

La Tepco risarcirà la popolazione

La concentrazione di radiazioni è stata rilevata su un campione di acqua prelevato prima che la società che gestisce la centrale riversasse tonnellate di acqua radioattiva nell'Oceano Pacifico. Nuovo allarme nelle zone colpite: c'è rischio di un'epidemia di tifo fluviale

Iodio radiattivo 7,5 milioni oltre limite La Tepco risarcirà la popolazione

TOKYO - Ancora allarme per le radiazioni della centrale di Fukushima. Stando a quanto riporta la stampa nipponica, lo iodio radioattivo trovato nell'acqua marina dinanzi al reattore numero 2 dell'impianto atomico è 7,5 milioni di volte superiore al limite legale. Intanto la Tokyo Electric Power Co. (Tepco,), società che gestisce la centrale, pagherà un primo risarcimento provvisorio alla popolazione dell'area attorno all'impianto. Ma la radioattività non è l'unico pericolo: nelle zone devastate dal terremoto e dallo tsunami c'è il rischio che si sviluppi un'epidemia di tifo fluviale, una patologia tropicale causata da rickettsia tsutsugamushi, nota anche come tifo da acari o tifo tropicale. Una malattia che si diffonde in modo particolare in autunno e primavera. Intanto, dalla centrale danneggiata dal sisma e dallo tsunami dello scorso 11 marzo, è iniziato il travaso 1, nel Pacifico, di tonnellate di acqua contaminata.

AUDIO "Allarme mutazioni genetiche" 2

INTERATTIVO La situazione dei reattori 3

Allarme

radiazioni. Il campione di acqua nella quale è stata rilevata l'alta concentrazione di radiazioni è stato raccolto il 2 aprile, prima che la società che gestisce la disastrata centrale, la Tepco, cominciasse a riversare tonnellate di acqua radioattiva nell'Oceano Pacifico. Il rilascio di acqua contaminata in mare è una violazione senza precedenti delle normative di sicurezza, ma è stato ritenuto inevitabile: il governo ha giustificato l'azione come una sorta di male minore; e nonostante il governo nipponico abbia assicurato che non c'è alcun rischio per la salute, la Corea del Sud ha già protestato ufficialmente. E l'allarme cresce. La prefettura di Fukushima ha cominciato a misurare i livelli di radiazione nei campi da gioco delle scuole: nei prossimi due giorni, più di 1.400 scuole e asili nido saranno testati per rispondere al'ansia crescente dei genitori, ma il governo continua a ripetere che non ci dovrebbe essere alcun rischio se i bambini vengono tenuti fuori di una raggio di 30 chilometri dall'impianto.

La Tepco offre risarcimenti. Intanto la società ha annunciato l'intenzione di pagare indennizzi, probabilmente a partire dalla fine del mese, ai residenti e agli agricoltori che abitano attorno all'impianto (rimborsi per le spese mediche, per il reddito perso a causa dell'evacuazione e per il costo della vita dopo le nuove linee guida imposte dal governo); ma non è chiaro dove l'azienda troverà i soldi considerato che continua ad affondare in borsa (oggi ha toccato il record storico negativo). Il ministro dell'Economia, Banri Kaieda, ha affermato in una conferenza stampa che è stato il governo a ordinare il pagamento di un primo risarcimento. La Tepco ha iniziato dal 31 marzo il pagamento di 20 milioni di yen ad ognuna delle nove municipalità dove è scattato l'ordine di evacuazione. Ma il sindaco di Namie, Tamotsu Baba, ha rifiutato di ricevere il denaro affermando che prima di tutto devono essere risarciti i residenti.

Riscio epidemia. L'allarme di un'epidemia di tifo fluviale - scrive lo Spiegel online - è stato dato dall'istituto nazionale giapponese di malattie infettive: il contagio avviene generalmente per penetrazione delle rickettsie (microorganismi a metà tra virus e batteri) in seguito alla puntura di acari trombiculidi infetti. La malattia si manifesta nel giro di tre settimane con vesciche e ulcere, febbre elevata e cefalea intensa. Un primo caso, riporta l'agenzia Giapponee Jiji Press è stato diagnosticato nella provincia di Fukushima il 22 marzo in un uomo di 70 anni, già in terapia con antibiotici.

(05 aprile 2011)

 

2011-04-04

NUCLEARE

Fukushima, l'annuncio della Tepco

"Versiamo acqua radioattiva nell'Oceano"

Pressing del governo sul gestore dell'impianto atomico. Falliti i tentativi di tappare la falla. Radiazioni oltre la norma fuori dal raggio di sicurezza di 30 km

Fukushima, l'annuncio della Tepco "Versiamo acqua radioattiva nell'Oceano"

TOKYO - La Tepco, il gestore dell'impianto nucleare di Fukushima, ha cominciato a riversare acqua radioattiva direttamente nell'oceano Pacifico.

Sono dunque falliti i due tentativi di bloccare la fuoriuscita di acqua contaminata da una crepa di 20 centimetri del reattore numero due della centrale. I tecnici giapponesi hanno tentato invano di iniettare del cemento nella fessurazione per otturare la falla dalla quale il liquido continua a riversarsi direttamente nell'oceano.

Oggi stato deciso di iniettare del colorante bianco sulle bolle d'acqua risalenti dal basso per riuscire ad individuare eventuali ulteriori fonti di fuga dell'acqua radioattiva. "Non ci sono state variazioni significative nel volume della fuga. Non siamo riusciti a fermare la fuoriuscita d'acqua", ha ammesso un portavoce della Tepco.

Intanto radiazioni superiori alla norma sono state rilevate appena fuori dal raggio di 30 km da Fukushima. A seguito della perdita di materiale radioattivo causata dai danni del sisma e dello tsunami dell'11 marzo le autorità nipponiche avevano disposto l'evacuazione nel raggio di 20 km dalla centrale di Fukushima, più altri 10 km di cosiddetta "area di rispetto".

Greenpeace, sulla base delle analisi effettuate intorno al sito, aveva chiesto l'estensione della zona di evacuazione fino a 40 km, diventati addirittura 80 km secondo le valutazioni fatte dagli Stati Uniti che avevano così causato qualche scintilla nei rapporti con l'alleato giapponese.

(04 aprile 2011)

 

 

 

 

2011-04-03

GIAPPONE

Fukushima, trovati morti 2 operai scomparsi

Fallito tentativo di fermare fuga radioattiva

I cadaveri sono stati recuperati mercoledì scorso e pare siano morti un'ora dopo il sisma. I tecnici della Tepco non sono riusciti a sigillare la perdita di acqua

Fukushima, trovati morti 2 operai scomparsi Fallito tentativo di fermare fuga radioattiva

TOKYO - Erano scomparsi l'11 marzo, giorno del sisma. Due operai della centrale nucleare di Fukushima sono stati ritrovati morti. I cadaveri dei due, di 21 e 24 anni, sono stati recuperati mercoledì scorso, dopo il drenaggio dell'acqua contaminata che aveva invaso un sotterraneo. In una conferenza stampa, la Tepco ha spiegato che i suoi due dipendenti avevano riportato gravi ferite e sarebbero morti per annegamento. Dall'autopsia, eseguita dopo la decontaminazione, sembra che siano morti un'ora dopo il terremoto. Erano addetti alla manutenzione delle turbine del reattore numero 4.

I tecnici della Tepco, intanto, non sono riusciti a sigillare la perdita di acqua radioattiva da uno dei pozzetti per la manutenzione del reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima, riporta il quotidiano britannico The Independent. I tecnici hanno riempito il pozzetto di cemento ma non sono riusciti ad asciugarlo completamente: il passo successivo è stato quello di iniettare un polimero altamente assorbente nelle tubazioni che collegano il pozzo al resto del reattore, ma non è ancora chiaro se il tentativo sia stato coronato da successo. L'acqua radioattiva - proveniente probabilmente dal nucleo del reattore, gravemente danneggiato - si disperde velocemente in mare e non dovrebbe rappresentare un rischio per l'ambiente: tuttavia costituisce un pericolo per i tecnici al lavoro nella centrale.

(03 aprile 2011)

 

 

2011-04-01

EMERGENZA IN GIAPPONE

Fukushima, contaminata la falda

L'appello disperato del sindaco

Il primo cittadino di Minamisoma, vicina alla centrale. "Non funzionano i mezzi, soccorsi difficili. Ci manca il cibo. Non abbiamo informazioni"

dal nostro inviato PIETRO DEL RE

Fukushima, contaminata la falda L'appello disperato del sindaco La centrale di Fukushima vista dall'alto

TOKYO - Il peggio è forse già accaduto, a prescindere da quanto sostiene l'azienda che gestisce la centrale nucleare di Fukushima. In altre parole, è verosimile che la falda acquifera sottostante all'area degli impianti sia già stata contaminata da materiale radioattivo, anche se a riguardo la Tepco aveva fornito dati che potevano sembrare aberranti. A dirlo è stato Hidehiko Nishiyama, portavoce dell'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese, auspicando nuove misure della quantità di Iodio radioattivo rinvenuta nella falda, inizialmente valutata dalla Tepco pari a 10.000 volte i limiti legali.

LE IMMAGINI: LA CENTRALE VISTA DAI DRONI 1

L'abnorme presenza di Iodio 131 è stata confermata nella falda, così come di tellurio, molibdeno e zirconio. Roberto Mezzanotte, già direttore del Dipartimento delle Scienze nucleari dell'Ispra, azzarda l'ipotesi seguente: "A Fukushima, che si trova a poche decine di metri dal Pacifico, la falda è piuttosto superficiale. È perciò probabile che l'enorme quantità d'acqua usata per raffreddare il reattore 1 vi sia poi penetrata attraverso una qualche via d'uscita, così com'è anche defluita nel mare". Non dovrebbe quindi essere finito il nocciolo stesso nella falda acquifera, o quanto meno non ancora, bensì l'acqua che è entrata in contatto con

lui, caricandosi di particelle radioattive.

"Siamo abbandonati a noi stessi, e rischiamo di morire di fame". Comincia così il drammatico appello lanciato su YouTube da Katsunobu Sakurai, sindaco di Minamisoma, una città nella zona compresa nell'anello fra i 20 e i 30 chilometri di distanza dalla centrale danneggiata. Ora, se l'area nel raggio di 20 chilometri è stata interamente evacuata, in quella dei successivi dieci chilometri agli abitanti è stato solo suggerito di evacuare altrove, altrimenti devono rispettare l'ordine di rimanere chiusi in casa. Il sindaco accusa il governo di Tokyo e la Tepco di non fornire informazioni sufficienti, di non provvedere agli approvvigionamenti dei beni di prima necessità e di non fornire neanche i mezzi necessari a chi volesse andare via ma non ha un'auto per farlo.

L'APPELLO VIDEO DEL SINDACO 2

Dice ancora il sindaco: "Molti abitanti della zona cercano di fuggire con propri mezzi malgrado il pericolo di radiazioni. A complicare la situazione c'è il fatto che non vi sono più mezzi pubblici funzionanti". In questo filmato di una decina di minuti e sottotitolato in inglese, il primo cittadino spiega anche come i volontari e gli operatori che consegnano gli aiuti umanitari sono costretti a entrare in città a proprio rischio e pericolo. "Perciò, da un giorno all'altro, molti di noi possono davvero ritrovarsi senza più nulla da mangiare".

Ieri, intanto, allo scopo di tranquillizzare la popolazione, il premier Naoto Kan ha detto che seguendo i consigli delle autorità i giapponesi non correranno alcun rischio di essere esposti a livelli pericolosi di radioattività. Kan ha però poi ammesso che "portare la centrale sotto controllo sarà una battaglia lunga e dura. Allo stato, non possiamo dire che la struttura sia stata stabilizzata a sufficienza, ma ci stiamo preparando nel migliore dei modi per portarla sotto controllo".

Il ministero dei Trasporti ha rivelato che lo tsunami dell'11 marzo scorso è arrivato a più di 40 chilometri all'interno delle coste nord-orientali del Giappone, perché l'acqua di mare si è infiltrata nei corso dei fiumi. Il Tone, nella provincia di Chiba, è cresciuto di mezzo metro a 44 chilometri dal suo estuario.

Diventa sempre più concreta l'ipotesi di una parziale nazionalizzazione della Tepco, in previsione dei pesanti oneri che la compagnia dovrà sostenere a seguito dei problemi della centrale nucleare. La più grande utility asiatica dice di possedere l'equivalente di circa 18 miliardi di euro di prestiti d'emergenza concessi dalle principali banche nipponiche per coprire i costi crescenti, ma le richieste di risarcimento potrebbero da sole superare i 96 miliardi di euro.

(01 aprile 2011)

 

 

2011-03-30

GIAPPONE

Fukushima, verso smantellamento reattori

triplicati i livelli di iodio radioattivo

Nell'acqua del mare è stato rilevato un tasso 3.355 volte superiore alla norma. Il governo valuta la possibilità di smantellare tutti i reattori dell'impianto e ordina una revisione degli standard di sicurezza di tutte le centrali. Si aggrava il bilancio delle vittime: 11.232 morti e 16.361 dispersi

Fukushima, verso smantellamento reattori triplicati i livelli di iodio radioattivo

TOKYO - Il governo giapponese adotta la linea drastica nei confronti della centrale nucleare di Fukushima, danneggiata dal sisma e dallo tsunami dello scorso 11 marzo. E considera l'ipotesi di smantellare tutti e sei i reattori dell'impianto Daiichi, ha detto il portavoce del governo giapponese citato dall'agenzia Kyodo News. In giornata la Tepco aveva annunciato di voler smantellare solo quattro reattori. Intanto da Tokio è arrivato l'ordine di controllare tutti i reattori nucleari del paese per garantire che in futuro non vi saranno nuovi disastri nucleari. In una lettera indirizzata ai direttori generali delle nove società di servizio regionale che operano nel comparto atomico in Giappone, il ministro del Commercio e dell'Industria, Banri Kaieda, ha riferito che "tutti e 50 i reattori attualmente in uso" nel paese "devono essere controllati senza indugio".

Un tasso di iodio radioattivo 3.355 volte superiore alla norma è stato rilevato nell'acqua di mare prelevata a 300 metri a sud dell'impianto, ha annunciato la Tepco. Si tratta del livello più alto di iodio 131 rilevato dall'inizio dell'emergenza. Domenica scorsa il tasso registrato era di 1.850 volte superiore alla norma. E in giornata il fumo è riapparso dall'edificio delle turbine della centrale. Il vicedirettore dell'Agenzia, Hidehiko Nishiyama, minimizza ricordando che la popolazione locale è stata allontanata e l'attività di pesca nella zona è stata vietata. Ma ammette anche di non conoscere le cause dell'aumento

del livello di radiazioni. Ed è l'ennesima incognita di questa sciagura. "Dobbiamo capire al più presto".

Si aggiorna intanto la tragica conta delle vittime della catastrofe dell'11 marzo: sono 11.232 i morti e 16.361 i dispersi. Solo nella provincia di Miyagi le vittime sono state 6.843. In quella di Iwate i morti accertati sono 3.301 mentre nella provincia di Fukushima sono 1.030.

E per la prima volta dall'inizio della crisi, livelli di radiazione sono stati rilevati su Pechino e su alcune zone del nord e dell'ovest della Cina. Si tratta comunque, hanno precisato le autorità locali, di tracce minime di materiale radioattivo. In totale, livelli molto bassi di iodina 131 sono stati rilevati in 14 delle 30 divisioni amministrative del Paese.

(30 marzo 2011)

 

 

 

 

 

2011-03-28

GIAPPONE

"A Fukushima parziale fusione"

Nuova forte scossa di terremoto

Il governo spiega con l'alterazione delle barre di combustibile l'alta radioattività dell'acqua nel reattore 2 assicurando che si tratta di un "fenomeno temporaneo". La radioattività sale improvvisamente. Scossa di intensità pari a 6,5 Richter. Né vittime né danni

"A Fukushima parziale fusione" Nuova forte scossa di terremoto Il reattore 4 della centrale di Fukushima

TOKYO - Livelli di radiazioni altissimi a Fukushima e una nuova forte scossa di terremoto. Le notizie che arrivano dal Giappone alimentano la preoccupazione, soprattutto per quanto riguarda la centrale nucleare gravemente danneggiata dal sisma e dallo tsunami dell'11 marzo. Malgrado gli sforzi dei tecnici, la situazione nell'impianto di Fukushima non sembra migliorare. Il governo di Tokyo ha fatto sapere che l'alta radioattività dell'acqua nel reattore n.2 della centrale potrebbe essere dovuta "alla parziale fusione delle barre di combustibile". Un fenomeno che il capo di gabinetto, Yukio Edano, definisce "temporaneo". Ma i tecnici della Tepco hanno intanto rilevato un "balzo" del livello di radioattività che fuori al reattore 2 ha superanto quota 1.000 millisievert/ora.

E nel nord-est del Giappone la terra continua a tremare. Una scossa di magnitudo 6,5 Richter è stata registrata al largo delle coste già devastate. Un allarme tsunami è stato lanciato e revocato dopo breve tempo per la prefettura di Miyagi. Il sisma, il cui epicentro è stato localizzato a oltre 17 chilometri di profondità, non ha provocato vittime né danni. Secondo le autorità va considerato come una replica di quello dell'11 marzo che raggiunse magnitudo 9.

Tornando alla situazione a Fukushima, va segnalato che nell'acqua di mare prelevata a 30 metri di distanza dai reattori 5 e 6 è stato rilevato un tasso di iodio 131 superiore al normale di ben 1.150 volte. L'Agenzia per

la sicurezza nucleare nipponica ha precisato che fino ad ora i test erano stati praticati nella parte sud dell'impianto, nei pressi dei reattori 1-4, i più danneggiati: qui il livello di iodio 131 nell'ultima rilevazione è risultato 2.000 volte superiore al normale.

Sui livelli di radioattività c'è stata molta confusione. Ieri la Tepco, la società che gestisce la centrale, aveva chiesto scusa per gli errori 1 commessi annunciando un tasso di radioattività 10 milioni di volte superiore alla norma al reattore numero 2 per poi correggersi e ridimensionare il dato a 100 mila volte. Uno sbaglio che oggi il governo ha definito "inaccettabile": "Anche se l'enorme impegno di chi lavora sul sito può aiutare a spiegare l'errore, c'è da considerare che la verifica delle radiazioni è una condizione importante per la sicurezza: questo tipo di errore è assolutamente inaccettabile", ha affermato il portavoce Edano.

(28 marzo 2011)

 

 

2011-03-27

GIAPPONE

Fukushima: radioattività altissima, via i tecnici

La Tepco chiede scusa, la stima era sbagliata

Le radiazioni nell'acqua al reattore n.2 della centrale sono 10 milioni di volte più alte del normale. Gli esperti: "E' fusione parziale del nocciolo". Proteste contro il nucleare a Nagoya e Tokyo. E il gestore dell'impianto ammette l'error. Probabile si sia verificata la fusione parziale del nocciolo

Fukushima: radioattività altissima, via i tecnici La Tepco chiede scusa, la stima era sbagliata

TOKYO - La radioattività dell'acqua al reattore n.2 della centrale di Fukushima è estremamente elevata ed è pari a 10 milioni di volte i livelli normali. Lo riferisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l'evacuazione immediata dei circa 500 tecnici al lavoro per raffreddare gli impianti danneggiati dal terremoto e dallo tsnumani dell'11 marzo. E la Tepco, il gestore della centrale nucleare di Fukushima, si scusa e ammette l'errore della sua stima.

Il livello di iodio-131 è talmente alto da far ipotizzare all'Agenzia che si sia verificata una fusione parziale del nocciolo. L'emergenza contaminazione dunque si fa sempre più acuta, mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio oggi era in programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempi ed evitare così ulteriori ritardi. Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare.

A rafforzare le preoccupazioni giungono le parole del capo della Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, secondo il quale la crisi all'impianto giapponese potrebbe durare ancora settimane, se non addirittura mesi. "Siamo ancora lontani dalla fine dell'incidente", ha affermato Yukiya Amano, intervistato dal New York Times.

In questa situazione fonti del governo di Tokyo prospettano una riflessione generale sulla materia: "La priorità è ora

risolvere l'emergenza di Fukushima, poi si dovrà fare una revisione ad ampio raggio sul nucleare", affermano a proposito di ruolo e poteri delle Authority di settore in Giappone che non esclude gli stessi operatori, tra cui la Tepco che gestisce l'impianto di Fukushima. Della riflessione faranno parte gli operatori, a maggior ragione dopo il comportamento e le misure non sempre dal carattere chiaro e appropriato messe in campo dalla Tepco, prima utility del Paese. Anzi proprio con la compagnia, le stesse fonti hanno ammesso che "ci sono state delle incomprensioni".

Il dramma di Fukushima ha indotto il movimento antinuclearista giapponese alla mobilitazione. Centinaia di persone sono scese in piazza oggi a Nagoya, nel centro del Paese, e a Tokyo per chiedere l'abbandono delle centrali nucleari. In una nazione dove i cortei di questo tipo sono sempre stati rari e poco partecipati, almeno 300 manifestanti si sono riuniti a Nagoya rispondendo all'invito di studenti preoccupati dalla situazione. "Non vogliamo un'altra Fukushima", hanno scandito i dimostranti chiedendo la chiusura della centrale di Hamaoka situata a 120 chilometri da Nagoya, sulla costa sud dell'isola di Honshu, e pure a rischio sisma. A Tokyo circa 300 persone hanno sfilato nel quartiere chic di Ginza scandendo slogan come "Non abbiamo bisogno del nucleare".

(27 marzo 2011)

 

 

 

2011-03-25

GIAPPONE

Fukushima, gravità potrebbe salire a 6

probabili danni alla vasca del reattore 3

L'Agenzia per la sicurezza nucleare non esclude di portare al penultimo gradino della scala di valutazione l'incidente alla centrale. Il governo invita alla "evacuazione volontaria" fino ai 30 chilometri dall'impianto. Oltre 27 mila morti e dispersi. Kan: "Situazione ancora imprevedibile"

Fukushima, gravità potrebbe salire a 6 probabili danni alla vasca del reattore 3

TOKYO - Prima l'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare indica che potrebbe rialzare da 5 a 6 su una scala di 7 il livello di gravità dell'incidente alla centrale di Fukushima. Poi arriva la notizia che potrebbe essere stato danneggiato il contenitore delle barre di combustibile del reattore numero 3. La situazione rimane critica, tanto che il governo nipponico invita alla "evacuazione volontaria" fino ai 30 chilometri dall'impianto, sostenendo che l'obiettivo è "migliorare la qualità della vita quotidiana" e che la scelta non è "legata a motivi di sicurezza". Ad aumentare l'allarme ci sono anche i risultati delle analisi su legumi provenienti da Tokyo, ma non destinati alla vendita in cui per la prima volta è stato riscontrato un livello superiore al limite consentito di radioattività. Citando il ministro della Sanità, i mezzi di informazione locali hanno riferito che si tratta di un legume con foglie verdi, il komatsuna, coltivato in un centro ricerche a Edogawa, nella periferia di Tokyo e a 250 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima. Secondo la televisione pubblica Nhk, non ci sono rischi sulla salute.

Non si placano, dunque, le preoccupazioni legate alla centrale, come conferma l'ultima dichiarazione del premier giapponese, Naoto Kan: "La situazione è ancora molto imprevedibile. Stiamo lavorando affinché non peggiori. Dobbiamo continuare ad essere estremamente vigili", ha detto il capo del governo nel corso di una conferenza

stampa.

L'Agenzia per la sicurezza nucleare (Nisa) aveva assegnato un rating provvisorio di 5 ("incidente con più ampie conseguenze") lo scorso 18 marzo, a una settimana dal sisma e dallo tsunami che hanno messo fuori uso l'impianto di raffreddamento della centrale e causato gravi danni ad alcuni dei suoi reattori. Ora, dopo la raccolta di dati sui livelli di radioattività nelle zone limitrofe, pensa di portarlo a 6 ("grave incidente"). "Il rating attuale e provvisorio si basa sulle informazioni disponibili al momento della valutazione", ha spiegato Hidehiko Nishiyama, portavoce della Nisa, in una conferenza stampa. "La situazione rimane fluida e per la valutazione finale è necessario attendere che la situazione si stabilizzi e che tutti i dati sulle radiazioni diventino disponibili", ha concluso.

I giudizi sulla gravità degli incidenti nucleari sono emessi secondo la International Nuclear and Radiological Event Scale (Ines), una scala introdotta dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea, che fa capo all'Onu), per consentire la comunicazione tempestiva delle informazioni rilevanti sulla sicurezza in caso di incidenti nucleari. La Ines si compone di 7 livelli: finora quello più grave, il settimo, è stato assegnato al disastro di Chernobyl del 26 aprile del 1986.

Nella centrale si continua a lavorare per cercare di raffreddare i reattori. Il reattore che crea le maggiori preoccupazioni è sempre il numero 3, da dove ieri i tecnici erano stati allontanati 1. Due erano venuti in contatto con acqua contaminata ed erano stati ricoverati. Agli sforzi per evitare una catastrofe nucleare, partecipano anche le truppe statunitensi, che forniranno acqua per raffreddare i reattori.

Due settimane dopo la catastrofe la polizia giapponese ha aggiornato il bilancio delle vittime: i morti accertati sono 10.035 e altre 17.443 risultano ancora disperse.

In Cina radiazioni che superano "in modo consistente" i limiti sono state riscontrate su due passeggeri giapponesi arrivati all'aeroporto di Wuxi, nell'est. L'organismo preposto alla supervisione, ispezione e quarantena ha fatto sapere che ai due è già stata fornita assistenza medica e ha assicurato specificando che non c'è alcun rischio di contaminazione con altri. Livello anomalo di radioattività anche su una nave merci giapponese giunta lunedì nel porto di Xiamen, nella provincia orientale cinese del Fujian. Il cargo era partito dagli Stati Uniti, fermandosi poi in Giappone lo scorso 17 marzo e lo stesso giorno era salpato alla volta della Cina.

(25 marzo 2011)

 

 

2011-03-22

ISTAT

Acqua, in Italia cresce il consumo

ma quasi la metà si perde per strada

Il rapporto dell'Istituto di statistica per la Giornata mondiale dedicata all'oro blu. In alcune regioni del Mezzogiorno, per assicurare una fornitura di 100 litri bisogna immetterne 180: la differenza va sprecata per le condizioni disastrate delle condotte

Acqua, in Italia cresce il consumo ma quasi la metà si perde per strada

ROMA - Con 152 metri cubi "prelevati" pro capite nel 2008 e un consumo per abitante di 92,5 metri cubi, l'Italia è uno dei campioni europei nel consumo di acqua a uso potabile. Negli ultimi dieci anni, prelievi e uso sono cresciuti dell'1,2%, soprattutto nelle regioni del Nord (Trentino, Alto Adige e Valle d'Aosta in testa), mentre il consumo cala al Sud con la Puglia che ha il valore più basso d'acqua erogata per abitante. Sono i dati forniti dall'Istat in occasione della Giornata mondiale dell'acqua istituita dall'Onu e celebrata il 22 marzo.

Considerando i consumi pro capite nei 27 Paesi dell'Unione europea per il periodo 1996-2007, l'Italia presenta valori superiori alla media europea (92,5 metri cubi pro capite annuo contro 85). In particolare, i consumi medi in Italia sono inferiori rispetto a Spagna (100) e Regno Unito (110), ma superiori a Paesi Bassi (73) e Germania (57). Sul territorio nazionale la distribuzione è molto eterogenea. Con 107,1 metri cubi per abitante, il nord-ovest si piazza al primo posto per consumi con circa 15 metri cubi in più rispetto al dato nazionale. I valori regionali più alti sono quelli della provincia autonoma di Trento (127,4 metri cubi per abitante) e della Valle d'Aosta (121,9). Il Centro presenta un valore di 96 metri cubi per abitante, con valori regionali compresi tra i 68,5 per abitante dell'Umbria e i 111,3 del Lazio.

Il Mezzogiorno è invece l'area geografica con la minore erogazione d'acqua potabile: il volume annuo per abitante è

pari a 80,6 e risente, anche in questo caso, di una forte variabilità regionale, con un valore massimo di 99,2 in Calabria e uno minimo di 63,5 in Puglia.

Dove viene potabilizzata - Rispetto al 1999, è aumenta la quantità di fornitura sottoposta a trattamenti di potabilizzazione: si è passati dal 26,3% al 32,2% con un aumento del 5,9%. Questo tipo di intervento dipende molto dalle caratteristiche idrogeologiche dei territori, delle fonti e dalla presenza o meno di acque sotterranee; le acque superficiali, infatti, devono essere sottoposte a trattamenti di potabilizzazione nella quasi totalità dei casi. Sardegna (89,2%) e Basilicata (80,5) sono le regioni dove viene potabilizzata la quota maggiore di acqua, mentre Lazio (2,9) e Molise (8,9) presentano i livelli più bassi. L'89,4% dell'acqua prelevata a uso potabile - circa 8,1 milioni di metri cubi - viene immesso nelle reti comunali di distribuzione.

Le reti colabrodo - Il problema principale in Italia rimane lo spreco. Secondo il rapporto dell'Istat, nel 2008 il 47% dell'acqua potabile è andata persa per garantire la continuità d'afflusso nelle condutture o per effettive perdite delle condutture stesse. Le maggiori dispersioni di rete, secondo l'Istat, sono in Puglia, Sardegna, Molise e Abruzzo dove, per ogni 100 litri d'acqua erogata, se ne immettono in rete circa 80 litri in più. Quelle più basse si riscontrano invece in Lombardia e nelle province autonome di Trento e Bolzano.

Meno sprechi in casa - A questo 'spreco' generalizzato corrisponde comunque un uso più attento della risorsa acqua fatto dai cittadini. Nel 2009 il consumo pro capite per uso domestico, dato dalla media dei 115 capoluogo di provincia, è stato pari a 68 metri cubi per abitante (186,6 litri al giorno), in calo dello 0,7% rispetto al 2008. In tutti i capoluogo di provincia con una popolazione superiore a 250mila abitanti c'è stata una diminuzione del consumo per uso domestico rispetto all'anno precedente, a eccezione di Milano dove si registra un incremento dell'1,5%. La contrazione dei consumi (secondo l'Istat ininterrotta a partire dal 2001) testimonia una maggiore attenzione all'uso della risorsa idrica su gran parte del territorio nazionale.

(21 marzo 2011)

 

 

 

 

 

 

 

GIAPPONE

Sale livello radioattivo a Fukushima

Nuove scosse, la terra trema ancora

Passi avanti nel collegamento dei reattori alla linea elettrica. Ancora fumo dall'impianto. "Materiale radioattivo" nell'acqua di mare della zona. Le autorità rassicurano la popolazione e non bloccano la vendita di pesce. La Borsa di Tokyo guadagna il 4,36%. Nube in arrivo in Italia, Ispra: "Nessun rischio per la salute"

Sale livello radioattivo a Fukushima Nuove scosse, la terra trema ancora Il vapore bianco radioattivo che fuoriesce dai reattori 2 e 3

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L'esplosione

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La centrale in 3D

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Allarme per i reattori 2 e 3

TOKYO - Undici giorni dopo la devastazione, in Giappone la terra continua a tremare. Oggi, alle 16,18 ora locale (le 8,18 in Italia), una scossa di terremoto di magnitudo 6.6 della scala Richter è stata registrata al largo dell'isola Honshu. Secondo quanto riferito dallo U.S Geological Survey, l'epicentro è stato localizzato a una profondità di dieci chilometri. Alle 18,44 locali un secondo terremoto di magnitudo preliminare 6.2 è stato avvertito soprattutto nelle prefetture di Miyagi e Fukushima, con epicentro a circa 200 chilometri al largo della costa di Iwate, nelle acque del Pacifico. Alle 17,33, sempre locali, è stato il turno della prefettura di Ibaraki, dove è stata rilevata una scossa più leggera, di magnitudo 4.7.

La sfida del Giappone resta cercare di stabilizzare la centrale nucleare di Fukushima. E' una corsa contro il tempo. Mentre vapore bianco radioattivo, probabilmente proveniente dalla vasca del combustibile esausto, continua a uscire dai reattori 2 e 3, il livello di radioattività è aumentato notevolmente nell'area intorno all'impianto. A peggiorare le cose è stata anche la pioggia che negli ultimi due giorni si è abbattuta sulla zona. Il "materiale radioattivo" è caduto a terra ed è stato rilevato nell'acqua di mare della zona. Il portavoce governativo Yukio Edano ha affermato che, nonostante l'allarme per il cibo 1 lanciato ieri, per il momento non verrà estesa la "zona di esclusione" intorno alla centrale. Intanto la nube tossica ha cominciato il suo lungo viaggio intorno al mondo. Oggi è di passaggio sull'Islanda dove sono state rilevate minuscole particelle radioattive, domani sorvolerà la Francia per poi arrivare, tra domani e dopo, anche sull'Italia.

Il ministro giapponese dell'Industria, Banri Kaieda, parla di situazione "difficile" proprio mentre a Fukushima continuano le operazioni di raffreddamento dei reattori. I cannoni ad acqua sono ancora spenti, in attesa di una decisione da parte della Tepco (Tokyo Electric Power) che però rassicura la popolazione sui "progressi" tecnici in atto. Dalla Cina intanto si aspetta un'autopompa speciale dotata di un enorme braccio articolato alto 62 metri e che servirà per lanciare altra acqua. Secondo l'agenzia Kyodo, la fonte di alimentazione esterna ora è disponibile per cinque dei sei reattori. L'elettricità dovrebbe consentire di mettere in moto le pompe di raffreddamento e vincere la battaglia iniziata, si è appreso solo oggi, con un'onda di mare alta almeno 14 metri. "Ne abbiamo trovato traccia anche nel parcheggio, che si trova appunto ad un'altezza di 14 metri", ha detto un portavoce della Tepco.

La contaminazione. I nuovi, alti livelli di iodio e di cesio radioattivi sono stati rilevati in 47 prefetture tra cui quella di Tokyo, a 240 chilometri più a sud. In ogni caso, assicurano le autorità, non sono tali da costituire una minaccia per la salute della popolazione. Le concentrazioni di iodio 131 e di cesio 134 riscontrate nell'acqua marina nella zona vicina l'impianto erano ieri sera rispettivamente 126,7 volte e 24,8 volte più elevate rispetto al livello massimo stabilito dal governo nipponico. Tracce di cobalto 58, infine, sono state rilevate anche in un campione di acqua prelevato nei pressi dell'impianto. Il ministero della Scienza e Tecnologia ha precisato che provvederà a esaminare l'acqua nel raggio di 10-30 chilometri dalla centrale.

La pesca. L'Agenzia per la sicurezza nucleare nipponica ha avvisato il ministero dell'Agricoltura delle conseguenze possibili per l'industria dei frutti di mare. Ma il governo non ritiene in questa fase necessario porre limitazioni alla vendita di pesce. L'ha detto oggi in una conferenza stampa il portavoce dell'esecutivo Yukio Edano: "Allo stadio attuale non posso escludere (una futura limitazione alla vendita) tuttavia, in questa fase, non siamo in condizioni tali che la richiedano. In ogni caso, siamo in una fase in cui è necessario raccogliere più dati o far proseguire le analisi degli esperti". Edano ha definito, comunque, le concentrazioni di radioattività non tali da provocare effetti sulla salute. E ieri i pescherecci scampati 2 allo tsunami sono tornati in mare.

Il bilancio. Il Giappone continua a contare le sue vittime. Sono 22 mila le persone morte o disperse. Il bilancio è di 9.080 Vittime in 12 prefetture, mentre sono 13.561 I dispersi. Il ministero della pubblica istruzione giapponese ha avvertito che il numero di bambini morti "aumenterà inevitabilmente", considerando la mole di dispersi registrata in queste ore dalle autorità. Sono state danneggiate e sommerse dalle onde dello tsunami anche 5.682 scuole in 23 prefetture. Altre 3.379 scuole sono invece state chiuse dal governo nipponico. Degli 8.360 corpi sui quali la polizia locale ha svolto autopsie, solo 4.670 Sono stati identificati. Si parla poi di 270mila sfollati, dei quali la prefettura di Osaka ha iniziato ad accettare le domande di assegnazione per abitazioni popolari che il governo giapponese offrirà gratuitamente.

L'economia. Sul fronte economico da registrare il rialzo della Borsa di Tokyo: alla ripresa degli scambi dopo la festività dell'Equinozio, l'indice Nikkei ha chiuso in progresso del 4,36%, intorno ai massimi di seduta. I listini sono stati sostenuti dai solidi guadagni di Wall Street, ma anche dai passi avanti nella messa in sicurezza della centrale nucleare e soprattutto la rete di protezione messa in campo nel weekend dai Paesi del G7 per "raffreddare" la risalità dello yen, portatosi ai massimi storici contro il dollaro. La banca giapponese ha

immesso oggi 2mila miliardi di yen (17 miliardi di euro) sul mercato finanziario per sostenere l'economia nipponica. Sale così a 39mila miliardi di yen (339 miliardi di euro) la somma complessiva sbloccata dalla banca. La Tepco ha reso noto che risarcirà le aziende colpite dal divieto commerciale imposto dal governo nipponico, in seguito alle perdite radioattive della centrale nucleare di Fukushima che hanno contaminato gli alimenti prodotti nelle vicinanze dell'impianto. Lo riferisce il Financial Times.

L'offesa agli eroi. Il ministro dell'industria del Giappone, Banri Kaieda, si è scusato oggi dopo essere stato accusato dalla stampa di aver minacciato di punire i pompieri che esitavano a intervenire nella centrale di Fukushima, dove i livelli di radioattivi sono pericolosamente alti. "Se le mie parole hanno offeso i pompieri, allora mi voglio scusare", ha detto il ministro. Kaieda si è però rifiutato di confermare di aver profferito le minacce attribuitegli dalla stampa.

I voli. Mentre l'Alitalia ha "rinnovato la disponibilità di posti gratuiti per i nuclei familiari e quanti si trovino in condizioni di vulnerabilità o stato di necessità", come famiglie con bambini minori di 15 anni e donne in stato di gravidanza, la Singapore Airlines ha annunciato di voler cancellare uno dei suoi quattro voli giornalieri tra Singapore e Tokyo a causa del calo della domanda dopo il terremoto. Uno dei due voli giornalieri da e per l'aeroporto Haneda di Tokyo è stato sospeso domenica, mentre il servizio tra Singapore e Tokyo Narita funziona normalmente.

La nube verso l'Italia. Oggi è sull'Islanda, domani sarà sulla Francia, poi gli effetti della nube radioattiva sono "attesi sull'Italia, prevediamo tra domani e dopodomani" ma "al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni". Ad affermarlo è stato il responsabile del Servizio misure radiometriche del Dipartimento nucleare dell'Ispra, Giancarlo Torri. In Italia ad intercettare la nube "sono i sistemi della Rete nazionale di sorveglianza della radioattività, una rete che è sempre e comunque attiva su tutte le regioni italiane" ha spiegato Torri, aggiungendo che "a stamattina non si rileva nessun segnale di incremento di radioattività né sull'Italia né sull'Europa". "Al momento - ha ribadito Torri - non si rilevano assolutamente rischi per la popolazione. L'eventuale esposizione sarebbe molto rapida". "Con i nostri strumenti - ha concluso Torri - misuriamo normalmente valori da 10mila a 100mila volte inferiori a quelli che potrebbero avere impatto sulla salute delle persone, sono cioè valori bassissimi e pari a 10mila volte meno le dosi di radiazione naturale".

(22 marzo 2011)

 

 

LE IDEE

Un incubo senza risveglio

di HITONARI TSUJI*

Un incubo senza risveglio Hitonari Tsuji

Ho saputo per la prima volta del terremoto dell'11 marzo mentre stavo su Twitter. All'improvviso sono cominciati a susseguirsi i tweet di moltissime persone, si sentiva la loro voce silenziosa attraverso i messaggi. Mi sono reso conto che c'era qualcosa di insolito. Qualcuno parlava di magnitudo oltre l'ottavo grado. In reatà si trattava di un grande terremoto di magnitudo 9, mai verificatosi prima in Giappone. I giapponesi sono abituati ad associare al termine terremoto quello di tsunami. Sono cominciati i tweet per avvertire dell'arrivo dell'onda gli abitanti delle coste. Io ho cominciato a immaginarmi persone che, senza alture in cui rifugiarsi, cercavano disperatamente di fuggire. Sono stati presi alle spalle da una grande onda. Poco dopo un enorme tsunami si è abbattuto sul Giappone. Era il pomeriggio dell'11 marzo.

Da allora continuo a seguire senza dormire Twitter per restare collegato con il mio Paese. Vivo a Parigi, la maggior parte delle informazioni le ottengo da Twitter, da internet e dai giornali. Le prime immagini dei danni causati dallo tsunami le ho viste il giorno successivo nella tv francese. Erano gli scenari delle bellissime coste del Giappone nordorientale inghiottite dal mare.

La vita, i ricordi e l'amore di molte persone sono state risucchiate senza pietà da un'immensa onda. Eppure questo non era che il capitolo introduttivo della catastrofe. Anche adesso continuano forti scosse di assestamento. Continuano anche i messaggi su Twitter di chi è tremendamente preoccupato. Inoltre, da quando è

stato comunicato il rischio delle centrali nucleari, il terrore si è d'un tratto diffuso in tutto il Giappone. Stavo davanti al computer a leggere messaggi d'aiuto e di paura, ma senza poter far nulla perché sono solo uno scrittore. Non riesco a smettere di piangere nemmeno mentre scrivo questo articolo.

Da quando è iniziata la fuoriuscita di radiazioni Tokyo è diventata deserta. Le funzioni della città si sono paralizzate, la gente si è rinchiusa nelle case per la paura atomica. Sono tornato un mese fa da Tokyo per lavoro. Ora non ha più l'aspetto di una città piena di vita, dinamica, energica. Nelle stazioni non ci sono persone, lungo le strade non corrono auto. La gente della capitale parla a bassa voce come se fosse in tempo di guerra, aspetta con ansia il momento di tornare alla normalità. Il livello di stress che attanaglia le persone è ai massimi livelli, ma i giapponesi fanno di tutto per superare questo momento di crisi: rimangono ordinati, uniti e cortesi, rispettano le file e fanno di tutto per stringere i denti. Le forze di polizia e l'esercito lavorano 24 ore su 24 per cercare i dispersi e aiutare i rifugiati.

Non ho mai visto una cosa così triste. Non c'è niente nella mia vita che potrei paragonare a questa tragedia. La catastrofe si è portata via tutto, dai miei bei ricordi, alle gioie di tutti i giorni vissuti in Giappone. Ancora le risa, la felicità e la vita. E siamo stati messi di fronte a una prova ancora più grande. Da un lato siamo attanagliati dal terrore che possa iniziare il collasso del nocciolo del reattore di Fukushima, mentre nella zona nordorientale continua il lavoro di numerosi militari e soccorritori. Anche se la situazione continua a peggiorare, ci sono persone che non smettono di combattere per salvare il reattore nucleare. Dai membri di questi gruppi arrivano tweet a tutto il Paese. "Eviteremo l'esplosione nucleare, anche a costo della nostra vita", scrivono. Queste persone lavorano rischiando per la vicinanza alle zone radioattive.

In un angolo della zona disastrata una rifugiata ha partorito una bambina. Continuo a ripetermi che questo non è un sogno. Ma non riesco a capire quando potrò risvegliarmi da questo incubo. Anche in questa circostanza disperata stanno per rifiorire i ciliegi. Abbiamo bisogno anche della forza della forza del vostro affetto. Vi supplico, salvate il Giappone.

(traduzione Alessia Cerantola)

* L'autore dell'articolo è uno fra gli scrittori più noti del Giappone. In Italia ha avuto molto successo il suo "Buddha Bianco"

(22 marzo 2011)

 

 

 

 

2011-03-20

ENERGIA

Rinnovabili, l'idea di Tremonti

"Finanziarle con gli Eurobond"

"Dopo quello che è successo in Giappone è impossibile che tutto proceda come prima", ha detto al Forum della Confcommercio il responsabile dell'Economia. E sul nucleare ha aggiunto: "Ci vuole una fase di riflessione e di calcolo, perché c'è anche il costo delle dismissioni delle centrali".

Rinnovabili, l'idea di Tremonti "Finanziarle con gli Eurobond" Giulio Tremonti, ministro dell'Economia

CERNOBBIO - "C'è il debito pubblico, c'è il debito privato, ma c'è anche il debito atomico da calcolare". Secondo il ministro dell'Economia, sulla questione nucleare "bisogna riflettere, discutere e vedere chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso". Riferendosi ai Paesi dotati dell'energia atomica ha detto, parlando al Forum della Confcommercio a Cernobbio: "Se gli altri Paesi non avessero il nucleare bisognerebbe ricalcolare il Pil". "Pensate - ha proseguito - che nel calcolo di chi ha il nucleare non è considerato il costo del decommissioning (lo smantellamento delle centrali atomiche, ndr)". Un costo che, secondo il ministro, "sicuramente va calcolato e se lo si facesse, molti dei Paesi che hanno il Pil maggiore del nostro sarebbero indietro".

La situazione attuale, con "la Storia che è tornata a camminare tra noi" con i moti nel Nordafrica e nel Medio Oriente e la crisi nucleare in Giappone, "secondo me - ha aggiunto Tremonti - sarebbe una ragione in più per fare delle scelte, come finanziare con gli Eurobond forme di energie alternative".

Tremonti ha parlato anche degli effetti economici generali del sisma in Giappone. "Potrebbe avere conseguenze sulla stabilità finanziaria dei mercati globali. "E' probabile - ha spiegato Tremonti parlando della situazione in Giappone - che questo processo generi ulteriori effetti di instabilità finanziaria, anche a causa del ritiro dei capitali

per la ricostruzione del Paese". Per Tremonti, infatti, dopo il terremoto che ha colpito il paese, "è abbastanza difficile che tutto proceda come prima".

Inoltre, la calamità naturale che ha colpito il Giappone rende più facile che si avvii una fase di riflessione sul tema energetico piuttosto che tutto continui come prima, ha aggiunto Tremonti. "Quello che è successo in Giappone - ha spiegato il ministro - pone una questione fondamentale che è quella energetica. È più difficile che tutto continui come prima, è più facile una fase di riflessione e di calcolo".

E sul tema delle energie rinnovabili interviene la Cgil, criticando la riduzione degli incentivi: rischia di mettere in ginocchio un settore che conta oltre 100mila addetti e il futuro di centinaia di aziende. Nel corso di questi anni, infatti, le energie rinnovabili hanno offerto concrete opportunità di crescita industriale, creando un segmento di occupazione 'verde' che nel tempo ha superato per dimensioni settori tradizionali come quello della ceramica e del legno. L'impatto del decreto approvato dal governo, in attesa di ridefinire il meccanismo degli incentivi come annunciato ieri, si prospetta infatti 'catastrofico' nei confronti di un settore fatto di 85mila imprese e che, soprattutto, è l'unico in crescita, e non in recessione, nel Mezzogiorno.

Sono soprattutto le prospettive del settore, antecedenti alle decisioni di una stretta ai bonus varata dal governo, a fornire l'importanza strategica del settore sul piano economico e occupazionale. "Dall'analisi effettuata sui diversi studi realizzati - spiega il dossier realizzato dalla Cgil - sia da osservatori nazionali che internazionali sono infatti emerse interessanti possibilità di sviluppo delle rinnovabili secondo le quali, nella ipotesi di massima potenzialità delle opportunità, l'occupazione lorda nel settore può raggiungere le 250 mila unità con una predominanza delle biomasse, del fotovoltaico e dell'eolico".

Sul decreto Romani, la Cgil non si pone in maniera pregiudiziale contro la riduzione degli incentivi per le rinnovabili, "ritenendo infatti che un naturale abbassamento sia nella natura stessa dell'incentivo", ma sostiene sia "inammissibile la revisione retroattiva del periodo di vigenza i". Secondo il decreto Romani, infatti, il fotovoltaico potrà godere degli incentivi previsti dal terzo conto energia (2011-2013), fissati nell'agosto dello scorso anno ed entrati in vigore il primo gennaio 2011, solo fino al 31 maggio sempre di quest'anno, e non più fino al 2013.

Successivamente a tale data verranno stabilite nuove tariffe e nuove modalità di incentivazione, ridotte rispetto a quelle previste dal terzo conto energia solo 6 mesi prima, che dovranno essere rese note a breve. A preoccupare infatti è il cambio delle regole mentre si sta giocando: "Bisogna salvaguardare gli investimenti che sono stati avviati con il quadro precedente di incentivazione e, allo stesso tempo, bisogna dare certezza alle imprese che scommettono e alle banche che investono per non esporre l'Italia al rischio di screditarsi con l'intera comunità finanziaria internazionale".

Dal canto suo, il ministro Romani, parlando anche lui a Cernobbio, ha spiegato che "è arrivato il momento per questo paese di fare un bilancio, di fronte alla grande possibilità di espansione delle rinnovabili va però valutata la questione che questa espansione non venga caricata sulla bolletta degli italiani. Gli italiani non

possono pagare un costo eccessivo delle energie rinnovabili nella loro bolletta". Romani ha invocato l'adozione di un "meccanismo di sistema che sia compatibile con gli investimenti fatti finora e con il fatto che cittadini e imprese non possono pagare l'energia più cara del 30% rispetto agli altri paesi".

(19 marzo 2011)

 

 

Diretta

Fukushima, nuovo allarme al reattore 3

A Tokyo acqua radioattiva. 20mila vittime

Radioattività anormale in latte e spinaci. Mentre continua il dramma degli sfollati e i soccorsi arrivano a rilento nelle zone colpite dal terremoto e dallo tsunami dell'11 marzo, si apre uno spiraglio di speranza alla centrale atomica di Fukushima. L'elettricità è necessaria per azionare l'impianto di raffreddamento dei reattori, ma bisogna verificare che le pompe siano ancora funzionanti. Nuova scossa nell'area. La polizia ha aggiornato il bilancio delle vittime: oltre 20mila tra morti e dispersi, ma è destinato a salire ancora.

DIRETTE: 11 marzo - 12 marzo - 13 marzo - 14 marzo 15 marzo - 16 marzo - 17 marzo - 18 marzo - 19 marzo

REPORTAGE - MAPPA - INTERATTIVO

(Aggiornato alle 10:35 del 20 marzo 2011)

10:35

Governo: nessun rischio alla salute anche con la pioggia 12 –

Il governo giapponese assicura quanti vivono nelle regioni di Tohoku e del Kanto, quella di Tokyo, che "non corrono alcun rischio per la salute umana, anche in caso di pioggia". In una nota, l'esecutivo invita a "stare tranquilli" e rileva che livelli più elevati del normale di radiazioni si potrebbero rilevare in caso di pioggia", ma in quantità tale "da non incidere sulla salute" e, in ogni caso, "non oltre la media della dose di radiazioni naturali". I consigli sono quelli di evitare di uscire se piove, salvo che non si tratti di un'emergenza; di assicurarsi di coprire capelli e pelle il più possibile; infine, lavarsi accuratamente con acqua corrente se vestiti o pelle sono esposti a pioggia. "Si tratta di misure precauzionali - conclude la nota -. Anche se non si prendono queste misure, non c'è alcuna minaccia per la salute".

10:31

Scossa di 5,5 richter al largo di Taiwan 11 –

Un sisma di magnitudo 5,5 è stato registrato oggi al largo della costa sud orientale di Taiwan. Lo ha annunciato l'Istituto di geofisica americano secondo il quale non si segnalano danni, nè vittime e non è stata emessa una allerta tsunami. I sismologi di Taiwan parlano di una scossa di 5.9. La scossa ha avuto per epicentro una zona di mare a circa 45 km a sud est della città di Taitung è stata registrata a 17 km di profondità.

10:29

Wsj: Tepco ha rallentato le operazioni per salvare i reattori 10 –

Il presidente della Tepco ha pianto in pubblico, dispiaciuto per i danni che sta causando la radioattività della 'sua' centrale di Fukushima Daichi. In realtà, scrive il Wall Street Journal, la società ha "consapevolmente" rallentato gli interventi per raffreddare i reattori dove è in corso la fusione del nocciolo per salvare il salvabile dell'impianto. Il ricorso all'acqua di mare per abbassare la temperatura dei reattori, infatti, non solo riduce i rischi di ulteriori esplosioni e fughe radioattiva ma danneggia i reattori rendendoli a lungo andare del tutto inservibili. Il Wsj rivela infatti che "Tepco aveva già pensato all'uso dell'acqua di mare per raffreddare uno dei suoi sei reattori almeno dallo scorso sabato mattina (all'indomani del terremoto e del succesivo tsunami) ma non l'ha fatto fino alla sera quando non gli è stato ordinato dal premier". Non solo: "Hanno atteso fino all'indomani per usare l'acqua salata sugli altri reattori". Tepco ha "esitato perche ha cercato di proteggere i suoi asset", ha spiegato al Journal Akiera Omoto, ex diregente della Tepco e attuale membro della Commissione Giapponese per l'Energia Atomica.

10:25

Forte scossa nelle Filippine 9 –

Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.4 ha colpito il nord delle Filippine. Lo afferma l'Istituto di vulcanologia dell'arcipelago.

10:23

La centrale di Fukushima sarà fermata 8 –

La centrale di Fukushima sarà disattivata dopo i gravi problemi causati dal sisma e dallo tsunami che hanno colpito il Giappone del nordest l'11 marzo. "Guardando oggettivamente alla situazione, è chiaro cosa fare", ha risposto il portavoce del governo, Yukio Edano in una conferenza stampa, alla domanda se il governo stia pensando di smantellare l'impianto nucleare.

09:56

La Tepco: "Stabilizzato il reattore 3" 7 –

S'è stabilizzata la pressione interna al reattore numero 3 della centrale nucleare Fukushima. Secondo quanto ha comunicato la Tepco non è stato necessario rilasciare vapore nell'atmosfera, come si era precedentemente pensato

09:38

Tracce di radioattività a Taiwan 6 –

Tracce di radioattività sono state rilevate per la prima volta a Taiwan su delle fave importate dal Giappone. Lo dicono le autorità di Taipei.

09:08

La polizia: trovati vivi una donna di 80 anni e un ragazzo di 16 5 –

Una donna di 80 anni e un ragazzo di 16 sarebbero stati trovati vivi tra le macerie nella prefettura giapponese di Miyagi, oggi, a nove giorni dal terremoto che ha devastato il nordest del Giappone. Lo ha affermato la rete telvisigva NHk citando fonti della polizia. Ieri una notizia analoga, secondo la quale un ragazzo sui 20 anni era stato salvato si era rivelata falsa.

08:05

L'Agenzia: si rischia di interrompere il raffreddamento della centrale 4 –

L'Agenzia per la sicurezza nucleare non si aspetta piani del governo per estendere la zona attuale di evacuazione, ma avverte che qualsiasi emissione di vapore radioattivo dal reattore n3 potrebbe interrompere il lavoro di raffreddamento degli altri reattori della struttura.

07:56

Nuovo allarme al reattore 3: sale la pressione 3 –

La pressione all'interno del serbatoio di contenimento del reattore n.3 della centrale nucleare di Fukushima è in aumento. Lo ha annunciato l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui la Tepco, il gestore dell'impianto, si appresta ad aprire le valvole per ridurre i livelli di pressione con un'operazione che potrebbe "causare il rilascio di vapore radioattivo".

07:55

La polizia: bilancio vittime destinato a salire 2 –

Il bilancio è destinato a diventare ancora più pesante perchè, ad esempio, solo nella prefettura di Miyagi, la polizia locale ha detto di stimare più di 15.000 vittime.

07:54

Le vittime sono oltre 20mila 1 –

Si aggrava il bilancio di sisma e tsunami che l'11 marzo hanno devastato il Giappone: sulla base dei dati ufficiali forniti oggi dalla polizia nazionale, le vittime sono salite a 8.133 unità e i dispersi a 12.272

(20 marzo 2011)

 

 

IL REPORTAGE

Tokyo capitale in agonia

"Qui non vivremo più"

Paura e incubo radiazioni: in quattromila sono già fuggiti da quella che era percepita come una città modello

DAL NOSTRO INVIATO GIAMPAOLO VISETTI

Tokyo capitale in agonia "Qui non vivremo più"

TOKYO - Per otto giorni Tokyo è stata una metropoli spaventata ma in attesa di buone notizie. Oggi è una capitale in agonia. Si presenta come prossima al collasso e prevede il peggio. In poche ore la residua fiducia ha ceduto allo sconforto. L'esodo lento dei giorni scorsi ha assunto la dimensione della fuga. Oltre quattro milioni di abitanti hanno lasciato la città in treno, o ammassati in auto. Colletti bianchi, stranieri e famiglie con bambini cercano di raggiungere le località a sud del Kansai, per mettersi al riparo dal pericolo della nube atomica. Nella periferia nord di Tokyo arriva invece l'onda dei disperati che scappano da Fukushima e dalle città distrutte dallo tsunami. A far precipitare la situazione, l'innalzamento del livello di rischio nei reattori, nuove scosse di terremoto e la convinzione che il governo minimizzi una crisi fuori controllo. È scattato però anche il primo vero allarme-contaminazione. Il governo ha ammesso che tracce di iodio radioattivo sono state rinvenute nell'acqua potabile di Tokyo e delle aree vicine. Livelli anomali, ufficialmente sotto i limiti di legge e non immediatamente pericolosi per la salute, ma l'impatto pubblico della notizia è stato tremendo. Radioattivi anche il latte proveniente da Fukishima e alcune partite di spinaci prodotti nella prefettura di Ibaraki. Già in commercio, non si sa dove siano finiti. La popolazione dell'area metropolitana, oltre 35 milioni di individui, prende atto che la vita di una delle capitali più importanti del mondo

è già irriconoscibile. La domanda non è più quando Tokyo tornerà al business e alla quotidianità smarrita, ma se ciò risulterà possibile. Il crollo del traffico e della folla per strada è impressionante.

Pochi passanti, protetti da cappelli, ombrelli e mascherine, ignorano i centri commerciali del centro, in gran parte chiusi. La sindrome da alimenti contaminati lascia deserti i ristoranti e decima chi finora si era dedicato all'accaparramento di viveri. A Ginza, la via dello shopping, alcuni ambulanti mettono all'asta compresse di iodio sul marciapiede, a prezzi esorbitanti, come fossero spacciatori. A ruba un unico genere: i giornali che informano sugli orari dei black-out. Da tre giorni l'immondizia si accumula per le strade. I camion sono privi di benzina e gli inceneritori non possono sprecare elettricità. Solo il tempio di Senso-Ji, ad Asakusa, è affollato più del solito. La gente si raduna a pregare e a bruciare incenso. I cibi confezionati, purché prodotti prima dell'11 marzo, sono introvabili e il loro prezzo è salito di sette volte. Invenduti i generi freschi. Migliaia di taxi sostano in attesa di clienti già lontani, mentre le stazioni dei treni scoppiano di viaggiatori carichi di scatole e valigie. Molti distributori di carburante sono chiusi e quelli aperti non vendono più di dieci litri di benzina a testa, da portarsi via in una tanica. Il mercato immobiliare è impazzito. In una settimana il valore delle case a Tokyo è sceso del 30%, del 70% nella prefettura di Fukushima. A Osaka, Kyoto e Kobe è salito del 40%.

Grattacieli con migliaia di uffici si svuotano nella capitale, mentre affittare lontano può superare i listini di Hong Kong. Tra venerdì e ieri la fuga di multinazionali, ambasciate, banche e centri amministrativi delle industrie, ha seminato il panico tra chi non ha un luogo sicuro dove rifugiarsi. Nel distretto finanziario migliaia di impiegati stanno sgomberando armadi e scrivanie, restituendo un'immagine da crack in Borsa. La capitale trasloca a Kyoto, come un tempo, oppure a portata dell'aeroporto internazionale di Osaka. A Tokyo i grandi alberghi chiudono, a sud è impossibile trovare una camera per settimane. La rabbia contro il governo è sempre meno trattenuta. "Devono dire in anticipo cosa può succedere - dice Reiko Fukushima, direttore di un'importante catena di negozi - non confessare quanto è già avvenuto. Se la nube atomica investe Tokyo non possono pretendere che smettiamo di respirare". Il premier Naoto Kan ha invitato invano l'opposizione di centrodestra a formare un direttorio di unità nazionale, per affrontare uniti l'emergenza più grave dalla fine della seconda guerra mondiale. All'agonia di Tokyo e allo spettro di un'esplosione nucleare, si somma l'ecatombe nelle prefetture sommerse dallo tsunami. La capitale è presa d'assalto da migliaia di eco-evacuati e da decine di migliaia di senza tetto fuggiti da gelo, fame e terrore.

Volontari distribuiscono pasti, acqua e coperte. La folla dei disperati ha però bisogno di medicine, toilette, letti, di lavarsi e cambiare vestiti fradici. L'intero villaggio di Futunaba, vicino a Fukushima, ieri è stato trasferito a Saitanama, poco a nord di Tokyo, causando la sollevazione dei residenti. Secondo i medici l'emergenza igienico-sanitaria, con 800 mila persone costrette per ragioni diverse ad abbandonare case e ospedali, è prossima ad esplodere non solo nelle zone disastrate. Tragico il problema dello smaltimento delle vittime dello tsunami, fra 25 e 40 mila. I forni crematori non hanno energia e le bare finiscono in fosse comuni. In Giappone l'inumazione è una traumatica novità: l'ultima violenza di un incubo che sembra lontano dalla fine.

(20 marzo 2011)

 

IL REPORTAGE

Tra i disperati del palasport

"Non vogliono farci il test"

A Tokyo seicento persone fuggite dalla zona centrale sono state stipate in uno stadio coperto. Cresce la paura per la possibile contaminazione

DAL NOSTRO INVIATO NICOLA LOMBARDOZZI

Tra i disperati del palasport "Non vogliono farci il test"

TOKYO - Ma che saranno veramente queste radiazioni? Non si vedono, non fanno male, me ne sarò beccata qualcuna anch'io? Perché nessuno ci controlla, ci dice qualcosa? Dove saranno quelle macchinette che si vedono sempre in tv? E poi, sapere la verità, servirebbe a qualcosa, potrebbe salvarci? Pensieri cupi di seicento anime turbate, prima avanguardia dei profughi dello tsunami arrivati a Tokyo senza casa, senza lavoro e senza futuro. E radunati su mille tatami dai colori pastello in una coreografia in perfetto stile "efficienza e sobrietà" tanto cara al governo giapponese.

Quartiere Adachi, periferia nord est della capitale, da dove chi poteva è già partito e chi non può preferisce restarsene in casa con scorte di viveri e benzina. Palazzetto dello sport Budo, uno dei tanti templi rionali delle arti marziali. Qui la prefettura di Tokyo ha radunato i primi profughi dei villaggi che circondavano la città di Ivaki. Quei villaggi che da otto giorni rivediamo travolgere dalle onde del Pacifico nelle scene dei video amatoriali e che distavano appena una quarantina di chilometri dalla centrale nucleare in fiamme di Fukushima. "Distanza di sicurezza" per il governo che si ostina a ritenere ufficialmente a rischio solo le zone nel raggio di trenta chilometri dai reattori fuori controllo. E per questo i solerti impiegati della prefettura si sono occupati di ospitarli, di accudirli, perfino di consolarli. Ma di controlli di radioattività nemmeno a parlarne. Come mai? "Non

è previsto", risponde, dopo il rituale profondo inchino, l'impiegato comunale Michiado Haisaki che, quando non ci sono catastrofi naturali, si occupa di organizzare mostre sullo sport cittadino. La verità è che uomini e mezzi sono tutti impegnati al nord a combattere un nemico invisibile in una lotta non ancora decisa. Haisaki lo sa bene: "Non possiamo fare i test a tutti. Ne abbiano fatto qualcuno solo a chi era particolarmente preoccupato". E che è uscito in strada per andare a farsi le analisi a spese proprie.

Per gli altri solo tormenti e mugugni in uno scenario apparentemente sereno, quasi surreale. Sul parquet del campo centrale, sovrastati da un soffitto di acciaio e da un ovale di tribunette numerate e vuote, sono state allestite con separé non più alti di un metro, microstanze a vista, tutte uguali, solo con i colori dei tappetini leziosamente scelti con cura: due gialli e uno azzurro, poi due verdi e uno rosa e poi ancora due azzurri e uno giallo. In ogni loculo siedono, mangiano e dormono gruppi familiari giovani, coniugi con bambini piccoli che saranno una trentina nel totale. La privacy non esiste ma va bene così. Ci sono gli spogliatoi degli atleti per cambiarsi e i bambini socializzano felici. La stanza che serviva per il riscaldamento è stata invece arredata con gli stessi criteri per gli anziani.

Su due lunghi tavoli, in quello che era il corridoio di ingresso degli spettatori, c'è poi il regno dell'organizzazione nipponica: bottigliette di tè, un megaschermo a cristalli liquidi sempre sintonizzato sui notiziari, una catasta di gommosi facsimile di croissant, pigiamini bianchi con pokémon rosa sul cuore, sei telefoni e tre postazioni internet monopolizzate dalle adolescenti del gruppo.

Impeccabile ma non basta. I profughi della Budo Arena hanno tutti lo stesso tormento. Saranno stati contaminati? E rompendo il muro dei troppi luoghi comuni sulla psicologia dei giapponesi cominciano timidamente a protestare. I coniugi Kanamaru che passeggiano in ciabatte tra la folla mettono in dubbio addirittura la sincerità del governo. "Sapete perché non ci controllano?", domanda il marito, operaio senza più fabbrica mentre la moglie annuisce, "perché non vogliono far sapere la verità. Ormai si è deciso che tutto è tranquillo e anche i semplici controlli sarebbero una contraddizione". Lei prende la parola, racconta la storia di una macchina vecchia e troppo piccola per portare in salvo tutti quella sera. Dei suoi anziani genitori rimasti nella loro casetta di Ivaki. "Qui mi rassicurano perché sono a 42 chilometri dalla centrale in fiamme. Mi dite voi che cosa succede esattamente al trentesimo chilometro? C'è forse uno schermo messo dal governo che ferma le radiazioni? Intanto i miei sono isolati, non hanno luce né telefono e non so che fine abbiano fatto".

Non è proprio rivolta ma sfiducia sì. E tanta. Un ventenne in maglietta che di cognome fa Suzuki annuncia con aria complice: "Io domani esco e vado a farmi le analisi da solo. Qui comunque non mi fido. Sarebbero capaci di dirmi il falso pur di non allarmare la popolazione". L'organizzatore di mostre prestato all'emergenza fa finta di non sentire e si inserisce bonario: "La paura è naturale ma qui stanno tutti bene. Tanto che presto, entro fine mese, questa assistenza finirà. E tutti si dovranno cercare dove vivere da soli. Il palazzetto serve per le manifestazioni sportive". Gli sembra una nota di ottimismo ma l'effetto è devastante. I profughi lo accerchiano. "Ma dove andremo?", "Chi dice che tutto tornerà sicuro?". L'impiegato barcolla: "Magari potremmo prolungare per qualche settimana, ma state tranquilli che tutto sta andando per il meglio". Parola della prefettura di Tokyo.

(20 marzo 2011)

 

 

 

IL CASO

Ruby, no dei giudici alla difesa

il processo al premier non slitta

I legali di Berlusconi avevano chiesto di acquisire i nuovi atti della procura ruby difesa. E la Minetti disse: "Se mi arrabbio io, guai per tutti" di EMILIO RANDACIO e PIERO COLAPRICO

Ruby, no dei giudici alla difesa il processo al premier non slitta

MILANO - Il processo a Silvio Berlusconi si farà senza rinvii e comincerà, come previsto, il 6 aprile. È la prima sconfitta per gli avvocati di Silvio Berlusconi.Hanno chiesto un posticipo, con la motivazione delle "troppe pagine in poco tempo". E questo perché, due settimane fa, era stato consegnato loro un supplemento d'inchiesta. La procura ha replicato a brutto muso: primo, "l'invito a comparire per il premier è stato consegnato il 14 gennaio" e per la richiesta d'immediato al gip Cristina Di Censo non s'era atteso troppo. Secondo, gli ultimi accertamenti "riguardano il conto corrente personale" di Silvio Berlusconi, qualcosa che l'imputato dovrebbe conoscere bene. È quello da cui, come ha rivelato Repubblica, sono stati prelevati con assegni, e solo nel 2010, ben 12 milioni e 882mila euro, tutti trasformati in contanti. E con un incremento notevole a dicembre.

Soppesate le varie ragioni, il collegio presieduto da Giulia Turri, e con Carmen D'Elia e Orsola De Cristofaro, dà dunque ragione alla procura. Peraltro, la prima udienza è tecnica: serve solo a precisare il calendario, ma è chiaro che la battaglia procedurale è serrata. Gli avvocati del primo ministro, notando i vari "omissis", hanno chiesto di eliminarli, per poter organizzare una lista testi adeguata. E poi fanno istanze per ottenere ciò che non esiste, ossia i "ventitré interrogatori" a cui, secondo loro, è stata sottoposta Ruby. Due le fonti

delle "informazioni" avvocatizie: un'intervista della stessa Ruby a un settimanale e una chiacchiera tra Marysthelle Polanco e Nicole Minetti dello scorso 17 ottobre. Allora nessun giornale aveva pubblicato una riga dell'inchiesta, ma le papi-girl sanno, confusamente, che qualcosa è accaduto. Quel mattino si registra uno scambio di messaggini.

"Amo, tranqui, (l'invito da parte di Silvio Berlusconi) è per parlarci della storia della Ruby", invia Minetti.

"Ok, amo, nn voglio casini. Quella chi la conosce? Ha fatto i nostri nomi ai magistrati!".

"Si, amo, l'hanno interrogata 22 volte".

Tanto basta agli avvocati per dare una veste giuridica alle fantasie delle ragazze. E tanto affannarsi rende l'idea del clima che c'è e che, già a suo tempo, era stato descritto dalla stessa Ruby a un'amica: "... è venuto il mio avvocato e ha detto: "Ruby, dobbiamo trovare una soluzione... è un caso che supera quello della D'Addario e della Letizia, perché tu eri proprio minorenne... adesso siamo tutti preoccupatissimi"". È dunque un processo che si annuncia molto, molto scivoloso, come sa lo stesso Silvio Berlusconi, il quale a una delle sue fedelissime aveva detto, scoraggiato: "In tutte le conversazioni non c'è una cosa positiva che, nessuna, abbia detto su di me". E poi, per quanto fedelissime, che faranno in aula queste ragazze? Anche Nicole Minetti, consigliere regionale e "addestratrice" del bunga bunga, può riservare delle sorprese. Come si dimostra da una delle ultime carte depositate. C'è una grande confidenza nel rapporto che lega Nicole al padre Antonio. Per lui, che ha 60 anni ed è titolare di diverse attività a Rimini, nonché legale rappresentante di una società di consulenza a San Marino, Nicole organizza una serata importante. Lo invita il 22 settembre scorso a "una cena con ministri politici, Bondi, la Gelmini, imprenditori vari", e, volendo, "io posso fare un tavolo", spiega al padre la politica del Pdl.

Dalle intercettazioni, Antonio Minetti risulta essere davvero a Milano, a fine settembre, in una cena istituzionale al Castello Sforzesco, quando si svolge la festa del Pdl. "Loro saranno al tavolo" seduti con Giancarlo, "uno ben inserito", gli spiega la figlia. Gli investigatori lo identificano in Serafini, ex sindacalista, parlamentare del Pdl. E mentre viaggia tra Rimini e Milano, il signor Minetti parla in inglese con la figlia e chiede: "Giancarlo cosa sa della tua relazione con l'altro tipo? Dei favori che fai con gli appartamenti e quel tipo di cose?". Il riferimento per i detective è chiaro: Silvio Berlusconi.

Quando, il 26 ottobre scorso, lo scandalo bunga bunga, finisce sui giornali, Nicole, al telefono con il padre, è sempre più preoccupata: queste cose, ammette, rischiano "di rovinarmi la vita". E la reazione è determinata: "Se mi arrabbio io, saranno problemi grossi per tutti". E la conclusione è uno sgangherato, ma altrettanto comprensibile progetto da gladiatrice: "Vita mia mort tua".

(20 marzo 2011)

 

 

 

 

2011-03-19

Diretta

Fukushima, torna corrente in due reattori

Tokyo, radioattività nell'acqua corrente

Fukushima, torna corrente in due reattori Tokyo, radioattività nell'acqua corrente

Radioattività anormale in latte e spinaci. Mentre continua il dramma degli sfollati e i soccorsi arrivano a rilento nelle zone colpite dal terremoto e dallo tsunami dell'11 marzo, si apre uno spiraglio di speranza alla centrale atomica di Fukushima. L'elettricità è necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. Il livello di gravità dell'incidente è stato innalzato. Nuova scossa nell'area. La polizia ha aggiornato il bilancio delle vittime: i morti accertati sono 7.197 e i dispersi 10.905

DIRETTE: 11 marzo - 12 marzo - 13 marzo - 14 marzo 15 marzo - 16 marzo - 17 marzo - 18 marzo

REPORTAGE - MAPPA - INTERATTIVO

(Aggiornato alle 13:13 del 19 marzo 2011)

13:13

Aiea: a Fukushima livello radioattività stabile ma elevato 27 –

Nell'area della centrale nucleare giapponese disastrata di Fukushima il livello di radioattività rilevato nell'aria è "stabile", ma "significativamente più elevato" del normale. Lo dice l'Aiea, l'agenzia Onu per l'energia atomica, precisando che i livelli non impediscono tuttavia il lavoro dei tecnici che stanno combattendo la crisi

13:09

Aiea: stop alla vendita di cibi da prefettura Fukushima 26 –

L'Aiea riferisce che il governo giapponese ha imposto il blocco alla vendita di cibi da prefettura Fukushima. L'agenzia Onu per il nucleare ha aggiunto che le tracce di iodio radioattivo nel cibo può determinare rischi a breve termine per la salute

12:53

Aiea: continua distribuzione iodio a sfollati area di Fukushima 25 –

Il governo giapponese da tre giorni sta distribuendo iodio alle persone sfollate da un raggio di 20 chilometri dalla centrale nucleare disastrata di Fukushima, per aiutare l'organismo a combattere eventuali effetti della radioattività: lo ha comunicato oggi l'Aiea, l'agenzia Onu per l'energia atomica, citando la commissione nipponica per la sicurezza nucleare. Il 16 marzo "la Commissione per la sicurezza nazionale giapponese ha ordinato alle autorità locali di distribuire agli sfollati che siano stati evacuati da un raggio di 20 km (dalla centrale) di ingerire le pillole di iodio stabilizzato". L'ordine raccomanda l'assunzione tramite pasticca per gli adulti e sciroppo per i bambini, precisando che la precauzione non è necessaria per chi abbia più di 40 anni

12:52

Sisma ha spostato penisola Oshika di oltre 5 metri 24 –

La penisola di Oshika (Ojika), nella prefettura di Miyagi, si è spostata di 5,3 metri e si è abbassata di 1,2 metri per effetto del terremoto dell'11 marzo scorso. I dati, forniti dall'Autorità di informazioni geospaziali di Tsukuba, rappresentano dei record assoluti in Giappone ed evidenziano come la penisola, sulla costa del Pacifico, si sia mossa in direzione est-sud-est verso l'epicentro del sisma, di magnitudo 9. Il terremoto ha inoltre innescato movimenti di terra in molte aree che vanno dalla regione nord-orientale di Tohoku a quella del Kanto, di cui fa parte Tokyo

12:46

Governo conferma: tracce radioattive nell'acqua del rubinetto 23 –

Fonti governative confermano: tracce di iodio radioattivo sono state trovate nei rubinetti dell'acqua di Tokyo e in altre località del Giappone. Livelli anormali di iodio radioattivo sono stati rinvenuti anche nell'approvvigionamento idrico nelle prefetture di Gunma, Tochigi, Saitama, Chiba e Niigata, come riferito da un funzionario del ministero della Scienza del Giappone, che sta monitorando i livelli di radiazione. I livelli sono comunque di gran lunga inferiori al limite legale del Giappone, ha detto ancora il funzionario in condizione di anonimato. Il governo aveva già annunciato di aver scoperto livelli di radiazioni oltre i limiti di legge nel latte e negli spinaci nelle zone in prossimità dell'area colpita dall'emergenza nucleare, chiarendo che comunque non c'era nessuna minaccia immediata per l'uomo

12:21

Ventitre persone controllate a Firenze e Pisa, su 11 tracce di radioattività 22 –

Sono 23, complessivamente, le persone che in questi giorni si sono recate nei due centri dedicati agli esami sulla presenza di radioattività al Careggi di Firenze, e al Santa Chiara di Pisa. All'ospedale fiorentino si sono presentati in 14, a quello di Pisa 9. Su 11, tutti controllati a Careggi, sono state trovate piccole tracce di iodio 131. La quantità rilevata, secondo gli esperti dell'ospedale fiorentino, non ha alcuna rilevanza dal punto di vista clinico

12:15

Tokyo, tracce di radioattività nell'acqua 21 –

Tracce di iodio radioattivo sono state trovate nell'acqua di rubinetto a Tokyo e in altre aree limitrofe. Lo riferisce l'agenzia Kyodo

12:14

Tajani: energia tema da valutare in sede Ue 20 –

"Di fronte a quanto è successo in Giappone e Nord Africa il tema dell'energia non può essere affrontato a livello nazionale ma europeo". Lo ha detto Antonio Tajani, il commissario Ue all'Industria, sostenendo che forse dovrebbero parlarne anche a "livello di Capi di Stato e di Governo". Si tratta - ha aggiunto - di "scelte politiche sull'approvvigionamento nucleare, di petrolio e di gas". "Ci sono diverse opzioni" ha proseguito il vicepresidente della Commissione, spiegando che non si deve "valutare sull'onda di episodi legati a fenomeni geologici" o a quanto è successo in Libia. "E' difficile - ha concluso - dire oggi qual è la cosa giusta. Le scelte manichee rischiano di essere affrettate e azzardate"

12:13

Romani: referendum "drammaticamente pericoloso" 19 –

Quello che è successo in Giappone rende il referendum sul nucleare drammaticamente pericoloso perché c'è il rischio di una decisione emozionale". A dirlo è il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani nel suo intervento al forum annuale di Confcommercio. Romani ha poi confermato "la necessità di una pausa di riflessione per valutare la sicurezza delle centrali di prima generazione anche se noi abbiamo comunque ribadito la scelta nucleare che rimane sullo sfondo delle nostre azioni. L'opinione pubblica - ha concluso Romani - deve però condividere questa scelta"

12:12

Meeting Giappone, Corea del Sud e Cina su nucleare 18 –

La Corea del Sud, il Giappone e la Cina hanno concordato oggi di lavorare insieme nella gestione dei disastri e nella sicurezza nucleare. Lo hanno deciso i ministri degli esteri dei tre paesi che si sono incontrati a Kyoto, secondo quanto riferisce l'agenzia Yonhap. I tre ministri, il sudcoreano Kim Sung-hwan, il giapponese Takeaki Matsumoto e il cinese Yang Jiechi, hanno tenuto oggi un meeteng annuale sul nucleare, nonostante la crisi di questi giorni in Giappone a seguito del violento sisma

12:11

Coldiretti: pari a zero importazioni latte e spinaci da Giappone 17 –

"Sono pari allo zero le importazioni in Italia di latte e spinaci provenienti dal Giappone dove sono stati riscontrati livelli di radioattività 'superiori ai limiti legali' nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e nella vicina prefettura di Ibaraki". Lo rende noto la Coldiretti, sottolineando che "sono peraltro nulle anche le importazioni di derivati del latte come formaggi e latticini e degli altri vegetali a foglia larga particolarmente sensibili alla radioattività"

12:01

Tempio buddista di Chusonji suona campana per le vittime 16 –

Per un'ora e mezzo la campana del Chusonji ha rintoccato per accompagnare le migliaia di persone che sono morte nel terremoto e nello tsunami dell'11 marzo che ha devastato il nordest del giappone. Lo racconta il sito internet del quotidiano Yomiuri Shinbun. Il Chusonji è uno templi buddisti più affascinanti del giappone, considerato tesoro nazionale e tesoro dell'umanità. Si trova nel bel mezzo del Tohoku, devastato dal sisma, nella storica città di Hiraizumi ed è stato fondato - secondo una contestata tradizione - nell'850 dal monaco Ennin (Jikaku Daishi) della setta tendai. Il monaco è noto per il suo famoso viaggio nella Cina Tang del 840-846. I monaci hanno voluto tenere per le vittime del sisma/tsunami, che sono già oltre 7.320 Con 11.370 dispersi, la cerimonia del Meifuku, una preghiera per chiedere che i morti riposino in pace. Alla cerimonia hanno preso parte 20 persone e s'è tenuta nella meravigliosa Konjiki-Do (la sala d'oro) che ospita le spoglie dei Fujiwara del nord, la famiglia che dominò il giappone nel XII secolo. La campana, che risale al XIV secolo, ha risuonato anche per le vittime degli attentati terroristici di New York e Washington dell'11 settembre 2001

12:00

Casini: resto favorevole al nucleare 15 –

"Sono nuclearista e contrariamente a tanti non ho cambiato idea anche di fronte a una situazione drammatica come quella giapponese, condivido pienamente la posizione di Umberto Veronesi". Lo ha affermato il leader dell'Udc Pierferdinando Casini nel corso del forum Confcommercio di Cernobbio. Secondo Casini, "o le scelte si sostengono per convizione, oppure si va da una parte all'altra continuamente, come si è fatto dal baciamano di Gheddafi all'intervento in Libia"

11:59

Ambasciatore: situazione un po' più serena 14 –

L'ambasciatore Petrone spiega che, in generale, "c'è un pochino più di serenità perché sono riusciti a collegare un cavo dell'alta tensione alla centrale di Fukushima. Se riescono a collegare le pompe dei diversi reattori, allora inizieremo a respirare". Quanto alla capitale, il problema è la possibilità che "tra lunedì e martedì ci sia vento che viene dal nord verso Tokyo. Se a Fukushima non sarà successo nulla, allora siamo tranquilli, ma se alla centrale si verificasse, per caso, un'esplosione o un incendio, la nube radioattiva arriverebbe a Tokyo"

11:45

Ambasciatore: rientrati altri 200 italiani 13 –

Altri 200 connazionali si sono imbarcati per tornare in Italia da Osaka e "credo che ormai quelli che volevano partire siano partiti tutti. Non voglio esagerare, ma a Tokyo credo che siano rimaste forse poche decine di italiani". Lo ha detto Vincenzo Petrone, ambasciatore italiano in Giappone, spiegando all'Adnkronos che il personale della sede diplomatica è ora alle prese con alcuni casi che sono "delle sorprese", ovvero di connazionali che non si erano mai registrati e che chiedono aiuto. L'ultimo caso, per esempio, "è un ragazzo che stava a Sendai, che siamo andati a prendere e trasferito a Osaka. In questo momento è in taxi verso l'aeroporto per rientrare in Italia"

11:34

Tepco: entro oggi reattore 2 collegato a rete elettrica 12 –

Dopo l'annuncio del ripristino dell'elettricità nei reattori 5 e 6 di Fukushima, il gestore dell'impianto, la Tepco, ha annunciato oggi che al termine della giornata dovrebbero essere stati completati i lavori di collegamento a un cavo elettrico del reattore numero 2. Lo rende noto Kyodo News

11:14

Nuova scossa a Fukushima: magnitudo 6,1 11 –

Una nuova scossa di terremoto dalla magnitudo 6,1 ha colpito la prefettura di Ibaraki, in Giappone, a poca distanza dalla centrale di Fukushima. Lo ha reso noto il centro meteorologico. Nessun allarme tsunami e non si riportano al momento danni a persone o agli edifici

11:12

Bilancio ufficiale sale a 18.690 tra morti e dispersi 10 –

E' di 18.690 tra morti e dispersi il bilancio ufficiale del terremoto e dello tsunami in Giappone. Lo riporta la polizia spiegando che cono 7.320 i morti accertati e 11.370 le persone mancanti all'appello. Il bilancio ufficiale della polizia nazionale normalmente non include le stime locali. La prefettura di Miyagi aveva parlato di 10.000 dispersi solo nella città di Ishinomaki mentre la tv Nhk stamane ha citato altre 10mila persone mancanti all'appello del porto di Minamisanriku.

10:52

Sotto i 100 gradi la temperatura nei primi 4 reattori 9 –

Stanno avendo successo gli sforzi dei soldati e dei tecnici per raffreddare i reattori della centrale nucleare Fukushima-1. Secondo quanto ha riferito oggi il ministro della difesa nipponico Toshimi Kitazawa, i primi quattro reattori della centrale, sarebbero a temperature inferiori ai 100 gradi. Lo riporta la televisione pubblica nhk. Per quanto riguarda invece i reattori 5 e 6, che erano fermi al momento dell'incidente e che hanno finora presentato meno problemi, la nhk ha riferito che, secondo le autorità, sono o sono stati "raffreddati". Al reattore 6 è in funzione un impianto di raffreddamento, al 5 è stato effettuato un raffreddamento attraverso pompe diesel. I tecnici sperano di riuscire a riabilitare l'erogazione dell'energia elettrica alla centrale, per far ripartire su tutti e sei i reattori l'impianto di raffreddamento d'emergenza, a breve. I cavi sono ormai connessi, manca l'avvio dell'erogazione. Dopodiché, bisognerà capire se l'impianto funziona. Nel frattempo, si continua a sparare senza posa un getto d'acqua contro il reattore 3. Il governo ha definito "stabile" la situazione.

10:51

Gesuiti a Tokyo, italiani preoccupati per radiazioni 8 –

"Le contaminazioni per le radiazioni nucleari dalla centrale di Fukushima preoccupano più delle nuove scosse di terremoto: e questo vale sia per i giapponesi che per la comunità italiana". E' quanto riferisce all'Adn padre Domenico Vitali, gesuita, marchigiano inGiappone da 45 anni e da tre parroco della chiesa cattolica di Sant'Ignazio a Tokyo. "Qui le autorità minimizzano - spiega - ma la gente sente quello che dicono le tv americane ed europee e si preoccupa". Per quanto riguarda in particolare gli italiani residenti nella capitale del Giappone, "diversi hanno fatto rientro in Italia e in molti si sono trasferiti ad Osaka, considerata più sicura di Tokyo perchè più lontana, sia dall'epicentro dello tsunami che dalla centrale nucleare di Fukushima".

10:45

Cavo connesso alla centrale di Fukushima 7 –

Un primo cavo elettrico è stato connesso a uno dei reattori della centrale di Fukushima anche se l'elettricità non è stata ancora ripristinata. Gli ingegneri sono al lavoro per cercare di far ripartire il sistema di raffreddamento attraverso la ripresa del collegamento elettrico in tutti reattori. Il cavo è stato collegato al momento al reattore numero due. Secondo gli esperti dell'agenzia nucleare se tutto andrà bene l'elettricità potrà essere ripristinata completamente in tutti i reattori domani. In giornata l'elettricità dovrebbe essere ripristinata nei reattori 1, 2 ,5 e 6 mentre domenica dovrebbe essere riattivata nei reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina.

08:36

Acqua 24 ore su 24 per raffreddare i reattori 6 –

Raffreddare con getti d'acqua 24 ore su 24 i reattori della centrale di Fukushima: questo l'obiettivo del piano messo a punto dalle autorità giapponesi assieme all'esercito e ai vigili del fuoco per cercare di diminuire la temperatura del combustibile radioattivo depositato. Lo ha annunciato il ministero della difesa.

08:35

"Situazione reattore 3 si è stabilizzata" 5 –

La situazione nel reattore 3 di Fukushima sembra essersi stabilizzata, secondo quanto riferito dal portavoce del governo di Tokyo Yukio Edano. Si è constatata la presenza di più acqua nel reattore, ha detto Edano e "crediamo che la situazione si è stabilizzata", ha aggiunto.

08:27

Radioattività normale in latte e spinaci 4 –

Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Lo ha affermato il portavoce del governo giapponese Yukio Edano, aggiungendo che le autorità stanno cercando di individuare in quali luoghi del Giappone siano state inviate le ultime partite dei due prodotti.

08:08

Ripristinata elettricità in due reattori a Fukushima 3 –

La Tepco (Tokyo Electric Power Company) ha annunciato il ripristino dell'energia elettrica, tramite generatori diesel, nei reattori 5 e 6 dell'impianto di Fukushima. Intanto, i cannoni ad acqua vengono impiegati per il terzo giorno consecutivo per far scendere la temperatura all'interno del reattore numero 3. Gli elicotteri militari hanno sorvolato l'impianto e le loro sofisticate telecamere sono riuscite a determinare la temperatura dei reattori e cercheranno di stabilire quanta acqua sia rimasta nel reattore numero 4, ha annunciato il ministero della Difesa giapponese.

07:06

Bucati i tetti di due reattori 2 –

Sui tetti degli edifici dei reattori 5 e 6, i meno danneggiati, della centrale nucleare di Fukushima sono stati praticati dei fori per evitare esplosioni di idrogeno. Lo ha annunciato oggi il gestore dell'impianto, l'azienda Tokyo Electric Power (Tepco)

07:04

Entro domani ripristinata l'alimentazione elettrica 1 –

L'agenzia di sicurezza nucleare ha annunciato per oggi il ripristino dell'alimentazione elettrica nei reattori 1, 2, 5 e 6 della centrale di Fukushima e per domani quella nei reattori 3 e 4. L'elettricità è necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto

(19 marzo 2011)

 

GIAPPONE

Fukushima, innalzato il livello di gravità

Naoto Kan: "Ricostruiremo il Giappone"

"E' la peggiore crisi dalla seconda guerra mondiale ma non dobbiamo cedere al pessimismo"

A una settimana dal sisma e dallo tsunami è sempre emergenza per la centrale nucleare. Gravità elevata da 4 a 5. Messaggio alla nazione di Naoto Kan: "Ci risolleveremo dalle rovine"

Fukushima, innalzato il livello di gravità Naoto Kan: "Ricostruiremo il Giappone" Un sopravvissuto a Rikuzentakata

nella prefettura di Iwate

ROMA - A una settimana dal sisma e dal devastante tsunami che hanno colpito il GIappone non si allenta nel Paese la paura per le sorti della centrale nucleare di Fukushima. Il livello di gravità dell'incidente è stato elevato da 4 a 5. Nei reattori 1, 2 e 3 il nocciolo è parzialmente fuso. I contenitori che racchiudono le barre di combustibile sarebbero invece integri, secondo fonti italiane a diretto contatto con il gestore della centrale e l'Autorità giapponese per la sicurezza nucleare e industriale. La crisi rimane molto grave ma "il Paese si riprenderà", ha affermato il primo ministro Naoto Kan, "e lo ricostruiremo dalle rovine". Intanto un istituto di ricerca, il Port and Airport Research Institute, ha calcolato che le onde dello tsunami erano alte almeno 23 metri. Un livello record dopo i 38 metri e mezzo di uno tsunami registrato nel 1896.

AUDIO "Il Paese si ferma in omaggio alle vittime" 1

VIDEO Le carcasse dei reattori 2

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LA MAPPA 3

Fukushima, elevato livello di gravità. Il livello di gravità del disastro nucleare nella centrale di Fukushima-Daiichi è stato elevato da 4 a 5. La scala internazionale della gravità di un evento nucleare va dal livello 1 ("anomalia") a 7 (il più grave, "incidente maggiore"). Ogni livello della scala prevede una gravità 10 volte superiore del precedente. Il livello 5 si riferisce agli incidenti "con conseguenze di raggio maggiore", mentre il grado 4 definisce quelli con ricadute "locali". L'incidente di Chernobyl, nel 1986, fu classificato di livello 7 mentre Three Mile Island in Pennsylvania, Stati Uniti, finora l'incidente più grave dopo Chernobyl, fu di livello 5.

"Una corsa contro il tempo". Il capo dell'Aiea 4, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, Yukiya Amano, ha riconosciuto che la battaglia per stabilizzare i reattori dell'impianto è "una corsa contro il tempo". Amano è arrivato in Giappone per una valutazione della crisi: non andrà a Fukushima, ma si affiderà a una valutazione di un team di esperti inviati sul posto. E ha esortato il premier, Naoto Kan, a fornire un'informazione più chiara. Lunedì il capo dell'Aiea terrà una riunione straordinaria a Vienna per relazionare gli altri membri dell'organizzazione sulla situazione.

Premier, il messaggio alla nazione. Naoto Kan, sotto pressione per come sta gestendo la gravissima crisi, ha scelto un messaggio alla nazione per lodare il modo in cui il Giappone sta reagendo ma anche per esortarlo a non cedere allo sconforto: "E' la peggiore crisi dalla Seconda Guerra Mondiale, ma non dobbiamo cedere al pessimismo". Nel giorno in cui tutto il Paese ha osservato un minuto di silenzio in ricordo delle vittime, a Fukushima si lavora senza sosta per cercare di raffreddare i reattori.

La situazione dei reattori. Cinque camion dei vigili del fuoco hanno riversato tonnellate di acqua sul reattore 3. Continua a preoccupare il livello dell'acqua anche nei reattori 1 e 4 e aumenta la temperatura nelle vasche di contenimento delle barre di combustibile esaurito nei reattori numero 5 e 6. I livelli di radiazione danno qualche speranza: una lettura a un chilometro a ovest dell'unità 2 ha rilevato un calo, da 351,4 microsievert all'ora a 265; ma è pur vero che ci sono state dati diversi, a volte contrastanti, in diversi parti dell'impianto. E si levano colonne di fumo bianco dai reattori 2, 3 e 4. L'ipotesi che circola nelle ultime ore è quella di una colata di cemento per creare dei sarcofagi intorno ai reattori, proprio come si fece a Chernobyl ma -dicono gli esperti - è un'impresa titanica e difficilmente realizzabile.

Il bilancio delle vittime. I numeri ufficiali su vittime e dispersi continuano a salire. Secondo la polizia si contano 6.911 morti accertati e 10.316 dispersi. I feriti sono 2.356. Si tratta di un bilancio provvisorio, che non prende in considerazione le 10.000 persone scomparse dalla città costiera di Ishinomaki nella prefettura di Miyagi, secondo quanto riferito dall'agenzia Kyodo News. Allo stesso modo tra i dispersi non sono contabilizzate le 10.000 persone che mancano all'appello, secondo la tv Nhk, nella città portuale di Minamisanriku, poco distante. In totale risultano danneggiate 55.380 case ed edifici pubblici, e nel nord del Paese oltre 850 mila case sono ancora senza acqua ed energia elettrica.

(18 marzo 2011)

 

 

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GIAPPONE

La lotta dei sopravvissuti

sette giorni dopo l'apocalisse

Le storie dei superstiti del terremoto e dello tsunami che hanno devastato il nord-est

dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI

La lotta dei sopravvissuti sette giorni dopo l'apocalisse

TOKYO - Ieri alle 14.46 il Giappone si è fermato. Dopo una settimana, milioni di persone, si sono inchinate ai morti e ai dispersi dello tsunami di venerdì 11 marzo. Per un minuto, inginocchiate per le strade, nei parchi, in ufficio o in cucina, nei dormitori degli sfollati o tra le macerie che coprono lo costa del Nordest, non hanno pensato al pericolo incombente della centrale atomica di Fukushima. Hanno acceso candele nei templi e sono tornate con la mente all'onda del Pacifico, che ha travolto tutto, facendo sentire fragile il mondo. Migliaia di ragazzi hanno scritto al premier Naoto Kan, chiedendogli di "riflettere sul senso della ricchezza fondata su un'energia capace di sterminare l'umanità in pochi istanti". Quelle che seguono sono dieci storie iniziate in questa terribile settimana, lo specchio dell'apocalisse giapponese che ha preteso fra i 25 e i 40 mila morti. Non devono essere dimenticate e dunque sprecate. Sono il Memoriale dell'11 marzo 2011.

Il coro

La canzone sussurrata

nella palestra della scuola

Settecento persone congelate, distese per terra, sepolte tra coperte, bottiglie e sacchetti di vestiti fradici, sono immobili e in silenzio nella palestra della scuola elementare di Kesennuma. Hanno il volto coperto dalla mascherina bianca che dovrebbe proteggerle dalle radiazioni. I vecchi piangono con la schiena, senza produrre lacrime. Gli adulti guardano verso la città che non esiste più e l'oceano

che ancora porta al largo le loro case e migliaia di corpi irriconoscibili. I bambini non sanno come stare. Sono le 14.46: una settimana fa il terremoto più violento della storia giapponese aveva appena sollevato l'onda dello tsunami che ha devastato 500 chilometri della costa più protetta della terra. Qui manca la corrente e la sirena non può suonare. Il freddo si prende i più deboli tra i 600 mila senza tetto dell'Honshi. Un coro di ragazzi, coperti con pigiami della misura sbagliata e con i piedi infilati in scarpe altrui, intona sottovoce una canzone.

Gli orfani

Il saluto e gli applausi

ai ragazzini in corriera

A Sendai è tornato il sole e sette corriere pulite, arrivate da Tokyo, hanno il motore acceso nel parcheggio del municipio. Trecentocinquanta bambini escono dall'edificio e, ordinati, scavalcavano gli edifici in cui vivevano. Hanno tutti la stessa cartella. Stringono un diploma di merito, consegnato dalle uniche due maestre rintracciate. Sfilano davanti ai pannelli a cui sono affisse le liste dei morti e dei dispersi della città. È il primo scaglione degli orfani di Sendai, a cui la prefettura di Miyagi ha offerto alcuni giorni di vacanza in una località ai piedi del cono di latte chiamato monte Fuji. Nel pomeriggio saranno raggiunti delle corriere riservate ai figli di genitori non rintracciati e considerati in una situazione sospesa. Migliaia di evacuati circondano in silenzio i bambini pronti per la gita e per alcuni minuti fermano i pullman che li portano via. I partenti sorridono e salutano con la mano da dietro i finestrini. Tra chi resta scoppia un applauso che punta dritto in cielo.

Il postino

Il lungo e silenzioso addio

del miracolato dell'oceano

Tetsu Hasegawa aveva 57 anni e da trentasette faceva il postino a Kamaishi. Lo ha salvato il mestiere. Quando è suonato l'allarme stava consegnando lettere sul porto. Ha visto l'onda arrivare ed è saltato sulla bicicletta. L'acqua saliva e gli mangiava la strada. Ha pedalato senza girarsi e il fango gli è arrivato a metà ruota. Pensava di essere riuscito ad arrivare a casa, ma al posto dell'edificio costruito dal padre c'era un lago che non aveva mai visto. Solo martedì si è convinto che la sua famiglia era sparita là sotto: genitori, moglie e due figli che stavano studiando. Agli amici ha detto di non pensare a lui, ma di aiutare i feriti. Miracolato dall'oceano, Testsu Hasegawa è morto improvvisamente ieri mattina nel centro di raccolta. I medici hanno accertato che l'hanno ucciso la fame e la sete. Sotto la sua coperta hanno trovato le razioni di cibo e di acqua che per sette giorni non ha consumato. Ha lasciato una busta chiusa indirizzata alla moglie annegata.

Il giardiniere

I fiori rosa dell'imperatore

per le vittime dimenticate

Yoshikatsu Hiratsuka cura ciliegi e meli del palazzo imperiale di Tokyo. Dopo trent'anni oggi ha ricevuto l'ordine di chiudere l'entrata del pubblico. La nazione è in lutto e l'imperatore vuole dire ai sudditi che anche la natura si ferma a piangere. Il giardiniere si scusa e spiega che i suoi fiori oggi sono riservati alle vittime dello tsunami. Si è svegliato presto e ha pulito la terra dove presto pianterà bulbi di tulipano. Attorno, Tokyo è una metropoli sotto shock. I negozi di Ginza sono chiusi e i rari ristoranti aperti spengono le luci alle otto. Yoshikatsu Hiratsuka dice che gli sembra di essere tornato a Ofunato, dove è nato, durante guerra. Tra i pini davanti al palazzo ha adagiato un ramo già fiorito di boccioli rosa. È per la famiglia di Kiyota Yamaguci, nel suo villaggio distrutto, che nessuno ha cercato. Tre generazioni, dodici persone, tutti scomparsi. Per questo nessuno li ha cercati e il giardiniere dell'imperatore desidera che si sappia.

La commessa

Quella madre ricomparsa

il giorno del suo funerale

Masako Sawasato è riapparsa ieri alle 11 e a Yamadachi l'hanno ribattezzata la "madre risorta". Commessa di un supermercato era fuggita in auto, cercando di accelerare più dell'onda. È rimasta bloccata in un colonna, davanti alla quale era crollata la strada. Trenta mezzi inghiottiti sotto gli occhi dei passanti. Lunedì suo marito Yoshikatsu Hiratsuka ha denunciato che era scomparsa. Giovedì ne ha identificato i resti presunti, schiacciati sotto la sua Honda rossa. Ieri era il giorno del funerale. Marito e figlio stavano vegliando la bara, di legno chiaro. Vicino, un sacchetto con i regali per accompagnarla. Masako Sawasato li ha visti nell'obitorio, dove è entrata per cercare loro: anche lei li credeva defunti. Per una settimana, dopo essersi svegliata su uno scoglio, è rimasta isolata su una collina sei chilometri più a nord. Quando si sono rivisti, i tre non hanno detto niente. Poi il bambino le ha chiesto: "Dove sei stata?" e ha voluto toccarla.

La ciclista

La corsa disperata in bicicletta

a caccia di coperte e medicine

Michiko Takahashi ha 42 anni e faceva i conti nella cooperativa dei gamberi a Minami-Soma. È stata lei ad accorgersi che sulla spiaggia erano stesi trecento corpi. Ieri sera è arrivata a Tokyo, è scesa dalla sua bici ed è entrata in una farmacia. Ha acquistato uno scatolone di medicine contro l'influenza e la gastroenterite, che nelle prefetture travolte stanno contagiando migliaia di sopravvissuti. In un grande magazzino ha ordinato duecento coperte, il massimo che poteva permettersi investendo i risparmi. Poi è risalita in sella e ha imboccato la via del ritorno. Se non avesse incrociato un giornalista giapponese nessuno saprebbe di lei. Visto che dopo una settimana i soccorsi ancora non sono sufficienti, Michiko ha deciso di fare da sola. Oltre quattrocento chilometri in due giorni, sotto la neve e a digiuno, altrettanto per rientrare. Adesso i giapponesi pensano a lei e iniziano a credere che nulla è impossibile: nemmeno rialzarsi dopo l'11 marzo.

Il bambino

Una settimana alla deriva

aggrappato alle alghe

Hiroshi Gyobu ha 9 anni e ce l'ha fatta. È stato recuperato al largo di Rikuzen-Takata, la città di pescatori dove diecimila corpi sono ora sepolti da una palude. Giaceva su una barca rovesciata, aggrappato da sette giorni a un groviglio di alghe. Il pilota di un elicottero lo ha visto per caso, attratto da una mano che non si muoveva al ritmo della marea. Quando è stato issato con il verricello, il Giappone si è commosso. Ritiene di aver assistito ad un miracolo, forse all'inizio di una reazione, alla prova di poter resistere a tutto e ricominciare. Hiroshi Gyobu era stato spazzato via mentre era in auto con il padre Yoshiya. Si sono svegliati all'alba, su quello scafo. Erano fradici e il padre lo ha coperto con la sua giacca. Martedì gli ha infilato i suoi vestiti, tolti e stesi ad asciugare. Gli ha detto di non muoversi e di aspettarlo. "Raggiungo la riva, chiedo aiuto e vengo a prenderti - ha detto - altrimenti è la fine". Si è calato in acqua e ha iniziato a nuotare, ma non è tornato.

L'operaio

Il condannato di Fukushima

e il segreto del reattore quattro

Futoshi Toba è il più vecchio tra i condannati a lottare per impedire che la centrale atomica di Fukushima esploda, distruggendo il Giappone. Ha 59 anni, è senza figli, e nella notte di sette giorni fa ha deciso che sarebbe toccato a lui. Giovedì, investito dalle radiazioni, è stato ricoverato in un centro di Tokyo e secondo i medici ci vuole tempo. La scelta dell'operaio Futoshi Toba, rivelata ieri in tivù, ha scosso il Paese come un altro terremoto. A giugno, perseguitato da una violenta bronchite cronica, sarebbe andato in pensione. "Hanno chiesto chi conoscesse il reattore 4 - ha raccontato - e vedendo i ragazzi che avevo vicino, ho risposto che io sapevo tutto. Ho capito che il mio destino era compiuto e che dopo anni vani avevo l'occasione di dare un senso alla mia vita". Non ha voluto spiegare quale sia la situazione. "Mai visto prima il reattore 4 - ha aggiunto - ma prego il mio Paese di riflettere se questa è la strada giusta per assicurarci un futuro".

Il pescatore

Nel mercato senza futuro

sconfitto dalla grande paura

Totsu Kiuno sega tonni a Tsukiji. Nel mercato del pesce di Tokyo tutto è cambiato. Nessuno acquista più molluschi: filtrano l'acqua e i clienti pensano che siano già radioattivi. Alghe secche e pacchi di sale, ricchi di iodio, sono esauriti. Da ieri tonni e aragoste surgelate costano invece più dell'oro. La flotta peschereccia del Nordest è decimata e all'alba i giapponesi danno l'assalto ai banchi per assicurarsi scorte per settimane. È l'incubo atomico: la gente cerca solo tonni e squali congelati, pescati prima dell'11 marzo. Esibire il certificato di pesce vecchio, per un ristorante, raddoppia gli affari. Anche le tartarughe vive vengono giudicate un antidoto alle radiazioni e l'asta di ieri notte ha battuto ogni record. Totsu Kiuno sega la spina dorsale dei suoi tonni di ghiaccio e li rifinisce con l'ascia, come sculture di legno. "Sono gli ultimi - dice - per anni non venderemo nemmeno un polipo". Ha appeso un foglio al bancone: "Offresi manovale".

L'artista

I ritratti del piccolo pittore

tra i superstiti della palude

Atsufumi Sato ha 5 anni ma in una settimana è diventato un artista famoso in tutto il Giappone. Viveva nella parte bassa di Ishinomaki, con i genitori e il fratello. È il pezzo di città che non si trova più: 12 mila inghiottiti. Fino ad oggi lui è stata l'unica cosa viva ad essere recuperata dal deserto di fango ancora inaccessibile. Dal primo istante, sotto una serra trasformata in rifugio per evacuati, disegna sua mamma, con i capelli neri, lunghi e tortuosi come un fiume colmo di giocattoli rotti. Sul volto non traccia la bocca e spiega che sarebbe inutile, visto che quella donna da venerdì scorso non gli parla. Ha già realizzato dieci ritratti, tutti uguali. I sopravvissuti di Ishinomaki, che possiedono solo gli abiti ricevuti dall'esercito, acquistano le sue opere, esposte a fianco della coperta in cui il bambino veglia, dorme e lavora. Pagano e lasciano i disegni lì, "esposti nel museo". Atsufumi Sato dice che è contento, perché anche sua mamma valeva molto.

(19 marzo 2011)

 

 

 

GIAPPONE

"Su Hiroshima il governo mentì

oggi trovi il coraggio della verità"

Parlano i superstiti della Bomba: Fukushima ucciderà per anni. "Le conseguenze del disastro si vedranno con il tempo, come è successo a noi". "Le radiazioni sono invisibili come allora ma anche le bugie che ci dicono sono le stesse"

di RAIMONDO BULTRINI

"Su Hiroshima il governo mentì oggi trovi il coraggio della verità"

HIROSHIMA - Le città del vecchio e del nuovo olocausto sono geograficamente ai due versanti opposti, l'una a sudovest, l'altra a nord est. Da una parte della faglia tellurica che divide in due l'Isola del Sol Levante c'è Hiroshima, sorta su un grande delta formato da miriadi di piccoli fiumi. È il simbolo storico della distruzione nucleare provocata grazie a anni di ricerca occidentale per mettere in ginocchio il Giappone in guerra. Dall'altra parte - a centinaia di chilometri di distanza - si erge sul mare l'emblema di un moderno disastro fatto in casa, i reattori atomici in panne di Fukushima.

Suzuko Numata San, 87 anni, ha perso una gamba tra le macerie della bomba H sganciata sopra la sua testa e segue alla tv le riprese dalle centrali esplose a Nord Est dalla linda stanzetta della clinica di Hiroshima dove è costretta a restare sdraiata per le conseguenze di quel 6 agosto del 1945. "Le radiazioni sono invisibili come allora - sospira - ma anche le bugie del governo sono le stesse", ci dice senza tentennamenti e con una energia imprevedibile. "Come fecero allora - spiega - i politici giapponesi cercano di minimizzare il problema delle radiazioni già uscite e quelle che usciranno ancora a Fukushima. Anche se non si vedono, però, non è che non facciano effetto. Noi che ci viviamo da anni lo sappiamo bene, sono ferite che bruciano come lance in tutto il corpo e nella mente. Lo abbiamo detto ai quattro venti, ma non ci sono mai stati a sentire, e hanno costruito lo stesso le centrali.

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Adesso non vogliono ammettere che il disastro è di enormi proporzioni, e che le conseguenze di quello che succede attorno ai reattori si vedranno col tempo, com'è successo a noi".

Numata San aveva un lavoro, e il suo fidanzato stava tornando dalla guerra per sposarla quando il mondo si è capovolto e lei ha perso una gamba, un marito, e parecchi membri della sua famiglia, compresi quelli uccisi uno dietro l'altro dai tumori. Oggi è famosa per aver viaggiato finché ha potuto in Giappone e intorno al mondo (è stata anche in Italia) con la sua gamba artificiale a piantare il seme di un alberello cresciuto a Ground Zero, l'aoghiri, simbolo della fragilità della natura.

Da lei ci accompagna un altro sopravvissuto, Mito Kose, che assorbì le radiazioni parzialmente protetto nel grembo della madre e oggi fa la guida tutti i giorni dalla mattina alle 9 di fianco al Genbaku Dome, l'ex Prefettura industriale distrutta e lasciata com'era dai tempi della bomba. "Ho passato l'infanzia un mese l'anno in ospedale", racconta Mito, "ma ora e finché avrò energia verrò qui a spiegare non solo quello che è successo 66 anni fa, ma anche quello che succede oggi. I nostri giovani devono sapere i rischi del nucleare, perché nel nostro Paese li hanno educati a credere a tutto quello che gli dicono, e non si rendono conto dei rischi ai quali sono esposti. Ma di fronte all'evidenza sarebbe il momento di smetterla con le menzogne e dire come stanno le cose".

Kose ci accompagna nei locali del Museo della Pace portando con sé la documentazione che ha raccolto negli anni sugli effetti delle radiazioni nel tempo, con informazioni scientifiche completamente assenti o "ammorbidite" nei pannelli, nei video e dalle guide audio che accompagnano i turisti attraverso l'orrore di quel 6 agosto alle 8,15. Ci mostra una foto pubblicata all'estero dei brandelli di corpi raccolti a Hiroshima e portati nei laboratori degli Stati Uniti per essere studiati e rispediti indietro senza che venissero diffusi i risultati. Poi illustra i passaggi delle didascalie del museo dove scompaiono i riferimenti agli effetti delle "radiazioni residue" e delle "lesioni interne" che si manifestano col tempo. "Nessun accenno nemmeno - dice - agli stadi successivi che portano a modifiche del Dna e ai tumori multipli. Perfino il diametro dell'area colpita dalle "piogge nere" radioattive è stato ridimensionato di parecchi chilometri, e nella spiegazione degli effetti si parla solo di casi di diarrea durati tre mesi. Ridicolo. Se lo ammettessero, dovrebbero dare a molta più gente il tesserino dell'assistenza sanitaria gratuita che già spetta a 227565 sopravvissuti, e prendersi cura di altre decine di migliaia di persone. Il dramma è che a forza di ignorare la gravità del fenomeno, come continuano a fare, stanno condannando a rischi incalcolabili le vittime di Fukushima, e si ostinano a evacuare solo una fascia di pochi chilometri, mentre dovrebbero mandare via tutti almeno nel raggio di 80 km".

Nel largo piazzale del museo della bomba, Daichi, Tomoya, Shoijin, Nao Hiro fanno una pausa dopo aver visto per ore dispositive e video. Sono amici diciottenni venuti da Kyoto a Hiroshima - spiegano - perché vogliono capire meglio come mai il Giappone non ha imparato dalla storia a temere il potere nucleare. "Ero stato qui in gita alle elementari, ma non capivo niente - dice Tomoya - E non ho capito niente fino a pochi giorni fa, perché io e i miei amici, come tanti giovani giapponesi credevamo ciecamente a quello che ci diceva il governo, che le centrali sono utili e fonte di energia pulita e sicura. Invece non era vero. Capite? Come potremmo fidarci di quello che ci dicono adesso?".

(19 marzo 2011)

 

NUCLEARE

Veronesi: propongo moratoria

ma io non rinnego l'atomo

L'intervento dopo l'articolo di ieri di Francesco Merlo 1. Nessun dietrofront, voglio impianti super sicuri. Non mi occupo di sondaggi e di referendum ma devo rispettare la lezione che arriva dal Giappone di UMBERTO VERONESI

Veronesi: propongo moratoria ma io non rinnego l'atomo Umberto Veronesi

La politica per sua natura può avere ripensamenti, la scienza deve invece pensare più a fondo. Così ho molto apprezzato l'articolo di Francesco Merlo di ieri, perché mi invita a precisare la mia posizione sul nucleare.

E lo faccio pur rendendomi conto che il sovrapporsi delle dichiarazioni, l'inevitabile intreccio fra politica, cronaca e scienza di fronte a un disastro come quello giapponese, e lo sgomento generale che ci attanaglia, rendono molto difficile esprimere posizioni chiare. Il punto è molto semplice: io sono uno scienziato e il presidente dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare. Non mi occupo di referendum, non leggo i sondaggi di nessun tipo e quindi neppure quelli che Merlo definisce "di cortile". Dunque ciò che appare come un ripensamento è invece l'esito di una riflessione. Studiando il più lucidamente possibile la dinamica di Fukushima ho pensato che ci troviamo di fronte al primo grave incidente di progettazione nucleare della storia, quindi di strategia. Gli altri due incidenti significativi, Chernobyl e Three Mile Island, sono stati infatti causati da un errore umano. Per Chernobyl più che di errore dovremmo parlare di follia. Ma anche negli Stati Uniti fu un errore dei tecnici a causare la fusione del nocciolo, che fortunatamente non causò nessuna vittima.

Va detto subito che sull'errore umano si può intervenire migliorando la preparazione, l'addestramento e le condizioni di lavoro. Un po' come si fa con i piloti d'aereo. Invece a Fukushima non

c'è stato nessun errore riconducibile al personale addetto, ma un errore di progettazione: le centrali non erano programmate per resistere a uno tsunami della portata di quello scatenatosi la scorsa settimana. Le fonti tecniche dicono che la progettazione teneva conto di tsunami di intensità minore. Ma questa è comunque una mancanza perché nel costruire una centrale nucleare sul Pacifico non si può non tenere conto della massima potenza delle forze del mare e della Terra. Non è una giustificazione il fatto che erano centrali attivate quarant'anni fa, e che erano quindi alla fine del loro ciclo vitale.

La lezione che credo dobbiamo trarre da Fukushima è che non possiamo non rivedere la strategia nella progettazione degli impianti nucleari. Il che non vuol dire ripensare o tornare sui propri passi, ma capire il problema alla radice, avere il coraggio di riconoscerlo e sforzarci di superarlo. Se è vero - ed è scientificamente vero- che senza l'energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà, non dobbiamo fare marcia indietro, ma andare avanti, ancora più in là, con la conoscenza e il pensiero scientifico. Dobbiamo pensare al futuro tenendo conto che petrolio, carbone e gas hanno i decenni contati e che sono nelle mani di pochissimi Paesi, che possono fare delle fonti di energia strumento di ricatto economico e politico; che stiamo avvicinandoci ai 7 miliardi di persone sulla Terra, con consumi sempre maggiori di energia; che le altre fonti di energia, le rinnovabili, hanno grandi potenzialità, ma per alcune non abbiamo le tecnologie che rendano accessibili i costi di trasformazione e globalmente non sono sfruttabili in modo tale da assicurare la copertura del fabbisogno. La scelta dell'energia nucleare è dunque inevitabile e il nostro compito è ora quello di garantirne al massimo la sicurezza per l'uomo e l'ambiente.

Abbiamo per anni sostenuto che gli impianti di ultima generazione sono sicuri e con un rischio di incidente vicino allo zero. Oggi il Giappone ci impone di riconsiderare criticamente questa convinzione. Molti si domandano se il modello delle centrali nucleari di grossa taglia, come sono oggi tutte quelle del mondo, sia quello da continuare a realizzare; oppure se non è possibile ed opportuno considerare l'adozione di reattori più piccoli e modulari : una rete di minireattori. Alcuni di questi modelli progettuali sono già in produzione e dovremo studiarne a fondo le caratteristiche e la fattibilità.

La tragedia giapponese ci impone inoltre di pensare fuori dalle logiche nazionali. E' evidente ora che i piani energetici devono essere discussi a livello internazionale. In Italia ci troviamo nella circostanza favorevole di partire da zero e quindi di poter scegliere, senza fretta, il modello strategico migliore.

(19 marzo 2011)

 

 

L'ANALISI

La paura del referendum

di FRANCESCO MERLO

La paura del referendum

SCILIPOTISMO termonucleare, trasformismo atomico. Questo non è un governo che ha cambiato idea e sta responsabilmente e dolorosamente rinunziando al nucleare, ma è un governo che non ha idee e si accoda alle paure e alle emozioni espresse dai sondaggi del momento.

I ministri Romani e Prestigiacomo e, spiace dirlo, con loro anche Umberto Veronesi, non stanno alla testa ma alla coda del Paese. E difatti proprio loro, che non si erano fatti spaventare dall'apocalisse mondiale, si sono terrorizzati davanti ai sondaggi di cortile. Loro che si erano mostrati duri, tecnologi e "proiettati nel futuro", loro che avevano accusato di sciacallaggio gli antinuclearisti ("non si specula sulla paura!") loro adesso ci ripensano, ragionano, rinviano. Come mai? "è finita. Non possiamo perdere le elezioni per il nucleare" è sbottata la ministra Stefania Prestigiacomo davanti a Tremonti e a Bonaiuti, senza sapere che i giornalisti dell'agenzia Dire la stavano registrando.

Ancora una volta, dunque, dobbiamo dire grazie a delle frasi intercettate. Questo portentoso sfogo della Prestigiacomo ci svela infatti il vero significato delle nuove posizioni di Romani, "non costringeremo nessun territorio a costruire centrali", e illumina di verità la pensosa riflessione di Veronesi. Sono intense e bellissime le parole usate ufficialmente: "sgomento", "coscienza", "prudenza", "intelligenza". Ma ecco come la Prestigiacomo le ha tradotte: "Non facciamo cazzate". Insomma,

il Giappone rischia davvero di diventare anche per lei un'esperienza dolorosa, e non per i morti, non per la disperazione mondiale, ma perché "noi non possiamo perdere le elezioni per il nucleare. Dobbiamo uscirne in modo soft. Ora non dobbiamo fare nulla, si decide tra un mese".

Ecco il punto: non ci dice, la Prestigiacomo, che questi nostri governanti sono anti o pro il nucleare, e neppure che sono indecisi. Ma che sono irresponsabili. Non ci racconta che ieri erano a favore ("non siamo in Giappone, il ritorno al nucleare rimane un'assoluta priorità italiana") e oggi sono contro perché "l'ammirevole compostezza del popolo giapponese" li ha svegliati, ma che sono ammalati di scilipotismo appunto, banderuole dell'opportunismo e dell'inaffidabilità, troppo abituati a prendere boccate d'ossigeno dalle disgrazie - il terremoto dell'Aquila, il crollo di una bella scuola elementare, la spazzatura di Napoli, e poi Gheddafi... - troppo lesti a cercare in ogni rogna la convenienza elettorale. E abbiamo pure il sospetto che la maggioranza di governo non abbia paura solo delle elezioni amministrative che stanno per arrivare. Teme di perdere anche il referendum sul nucleare e, sull'onda di quella sconfitta, quello sulla privatizzazione dell'acqua e soprattutto quello sul legittimo impedimento che, ovviamente, sarebbe per Berlusconi la vera fusione atomica del consenso, il disfacimento non solo elettorale.

Attenzione: noi non siamo per il nucleare, non è di questo che stiamo parlando. Il punto è che tutti, non importa se pro o contro il nucleare, preferirebbero un governo capace di far valere le proprie convinzioni anche quando diventano impopolari, un governo che fa la cosa che gli sembra giusta e non la cosa per la quale fiuta l'applauso. Una volta c'era la destra che si batteva per gli interessi dell'industria, il profitto e lo sviluppo, e c'era la sinistra che metteva al primo posto i salari, l'ambiente, la salute. Ora invece ci sono i sondaggi, c'è una classe dirigente che si uniforma pubblicamente a quegli umori che in privato disprezza, c'è una destra che sfugge alla solidità della politica e insegue la volatilità del consenso: se la volete cotta ve la diamo cotta, se la volte cruda ve la diamo cruda, basta che balliate con noi.

È un altro imbruttimento, l'ennesimo imbarbarimento che la destra deve a Berlusconi. L'altra sera ho acceso la televisione e su Raiuno ho riconosciuto tal Alessandro Di Pietro. Da vecchio cronista lo ricordavo alla testa dei "Gre" (Gruppi di ricerca ecologica), gli ambientalisti di destra. Ne era il capo e il fondatore. Si dicevano seguaci di Konrand Lorenz. Erano fortissimamente antinuclearisti. Ai miei occhi questo Di Pietro era un Ermete Realacci rovesciato con tanto di baffetti da paese. Ebbene in tv era un goffo concorrente semivip dell'empireo di "Ballando con le stelle": guidato dalla Carlucci danzava un fox trot che sembrava un Nichibu giapponese.

(18 marzo 2011)

 

 

IL CASO

Il peso della discarica abusiva spezza i tubi

35mila persone senz'acqua da giorni

Una montagna di rifiuti alta dodici metri in un'area già sequestrata dalla magistratura a Lucera la causa dell'interruzione del servizio. Tra le ipotesi di reato disastro ambientale, interruzione di pubblico servizio e avvelenamento. La Regione: "Atto vergognoso"

 

Una montagna di rifiuti alta dodici metri cresciuta accanto a un'area archeologica, e il peso della monnezza di una discarica abusiva che rompe la conduttura principale dell'acqua, lasciando a secco trentacinquemila persone. Un'intera città rifornita dalle autobotti come nel dopoguerra: scuole e negozi chiusi, cittadini sull'orlo di una crisi di nervi, fila per riempire le taniche, i cui prezzi sono saliti alle stelle. La Regione Puglia ha deciso di costituirsi parte civile "in un eventuale processo per punire i responsabili dell'ignobile versamento abusivo di rifiuti in agro di Lucera, che ha causato la rottura della condotta principale di alimentazione idrica con la conseguente mancata erogazione dell'acqua".

La rottura della conduttura dell'acquedotto pugliese è avvenuta in contrada Ripatetta. Le tubature si sono rotte in un'area sottoposta a sequestro dalla procura di Lucera, perché appunto sede di una discarica abusiva. Il procuratore capo lucerino, Domenico Seccia, ha detto che la procura ha permesso la rottura dei sigilli nella discarica per poter rimediare al disservizio. Al termine delle operazioni di ripristino della rete idrica, i sigilli verranno apposti nuovamente per permettere la prosecuzione delle indagini, che si concentreranno anche sulle relazioni della Guardia di finanza (che ha anche a disposizione numerosi filmati con le riprese del via vai di camion sospetti) e quelle dei carabinieri del Noe. Si ipotizza il reato di disastro ambientale, interruzione di pubblico servizio, avvelenamento.

Intanto in città polizia municipale e protezione civile stanno distribuendo l'acqua ai lucerini grazie a 15 autobotti. Per i disabili è stato disposto un servizio porta a porta, ma quest'operazione ha causato malcontento in altri cittadini, che non hanno la possibilità di raggiungere i punti di raccolta d'acqua con le autobotti. Scene di tensione sono all'ordine del giorno, sia nelle abitazioni private che negli esercizi commerciali, soprattutto in bar, ristoranti, lavanderie e panifici, che senza l'acqua sono in ginocchio. C'è anche chi denuncia la vendita, in alcuni negozi, dei bidoni di plastica vuoti a prezzi spropositati, per approfittare dell'emergenza idrica in atto. All'ospedale Lastaria e in carcere, l'approvigionamento idrico resta assicurato. In ogni caso, riparato il guasto, bisognerà anche analizzare le acque, visto la presenza dei rifiuti nella zona.

"E' vergognoso - afferma alle Opere pubbliche della Regione Puglia, Fabiano Amati - assistere a condotte criminali ed incivili di persone che riescono, contemporaneamente, a interrompere un servizio pubblico essenziale, attentare alla salubrità dell'ambiente e alla potabilità delle acque ed esporre a rischi il personale dell'Acquedotto pugliese, che con straordinaria celerità e grazie alla notevole efficienza tecnologica fornita dagli apparati di telecontrollo in grado di misurare ogni indiziaria variazione di portata, ha ripristinato la rottura". "Hanno scavato a 15 metri di profondità, questa è la quota della condotta, rischiando la vita - aggiunge Amati - per pericoli di smottamenti e operando tra rifiuti di ogni genere sulla cui pericolosità non siamo ancora in grado di esprimere parole definitive". "Adesso il sistema idrico lucerino si sta ricaricando e contiamo di riportare la distribuzione dell'acqua - sottolinea Amati - allo standard nelle prossime ore e nel frattempo stiamo ripetendo con stretta frequenza tutte le analisi di qualità".

(19 marzo 2011)

 

 

2011-03-18

Diretta

Fukushima, governo eleva l'allerta nucleare

Bilancio ufficiale: 17mila tra morti e dispersi

Fukushima, governo eleva l'allerta nucleare Bilancio ufficiale: 17mila tra morti e dispersi Personale medico controlla le persone evacuate dalle proprie abitazioni vicino Fukushima

Nell'impianto la situazione rimane critica. I tentativi di raffreddare i reattori si sono rivelati vani e i livelli di radiattività sono alti. Nel mondo si discute sul futuro dell'energia atomica e il governo italiano frena sul programma di reintroduzione del nucleare. Una settimana dopo il terremoto e lo tsunami le autorità hanno reso noto che i morti accertati sono oltre 6.400 e 10.200 persone mancano all'appello. I soccorsi faticano a raggiungere le aree colpite e l'emergenza è aggravata dalla neve. Il G7 ha deciso un intervento sui mercati valutari per fronteggiare le speculazioni sullo yen e la Borsa di Tokyo è in rialzo. A Fiumicino controlli sui prodotti in arrivo

DIRETTE: 11 marzo - 12 marzo - 13 marzo - 14 marzo - 15 marzo - 16 marzo - 17 marzo

REPORTAGE - MAPPA - INTERATTIVO

(Aggiornato alle 16:03 del 18 marzo 2011)

16:03

Due multati in Cina per aver diffuso notizie false 47 –

Due persone a Shanghai sono state multate dalla polizia per aver diffuso su internet allarmi sull'arrivo di radiazioni nucleari nella capitale economica cinese provenienti dalle centrali nucleari giapponesi. Lo rivela un portavoce della municipalità di Shanghai. Un giovane, Wu, ha messo su un microblog di Internet la notizia che le radiazioni avrebbero già toccato Shanghai proveniente dal reattore di Fukushima, che lui dice di aver visto esplodere in un servizio televisivo della televisione giapponese. La notizia è stata ripresa da un suo compagno di studi, Yin, che ha diffuso su altri siti la notizia, provocando panico fra i lettori. I due sono stati accusati di aver infranto la legge sulla sicurezza pubblica.

16:02

Usa, turismo Hawaii duramente colpito 46 –

Il turismo nelle Hawaii è stato duramente colpito. I visitatori provenienti dal Giappone sono diminuiti dell'86 per cento dopo il terremoto e lo tsunami. Il turismo dal Giappone è al secondo posto nella lista delle Hawaii. Circa 1,2 milioni di giapponesi visitano ogni anno le Hawaii contribuendo al 18 per cento del turismo dell'arcipelago e portando oltre due miliardi di dollari nelle casse delle isole.

15:47

Le onde tsunami erano di 23 metri 45 –

Le onde dello Tsunami che ha colpito il Giappone venerdì 11 marzo erano di almeno 23 metri.. Lo rende noto uno studio del Port and Airport Research Institute riferendosi alle onde che hanno colpito Ofunato, nella prefettura di Iwate. Si tratta di un livello record dopo quello delle onde di 38,5 metri dello Tsunami del 1896.

15:46

Medici senza frontiere in azione nelle zone colpite 44 –

Medici senza frontiere (Msf) si è mobilitata immediatamente dopo il terremoto e il successivo tsunami, grazie agli operatori giapponesi coordinati dalla sede di Msf a Tokyo, per un'azione di supporto all'ampio intervento del governo. L'èquipe di Msf, formata da 12 persone, mercoledì ha stabilito una base operativa a Tome, nel nord della prefettura di Miyagi e si è divisa in tre gruppi.

15:45

Fiat offre 100mila euro per soccorsi 43 –

Dopo la catastrofe naturale che ha colpito il Giappone, Fiat Spa, per offrire aiuto alla popolazione locale, ha deciso di effettuare una donazione di 100.000 euro alla Croce Rossa a supporto delle operazioni di soccorso. E' quanto si legge in una nota del Lingotto. Inoltre, il Gruppo si impegna "a raddoppiare la somma di denaro che sarà raccolta dai suoi dipendenti che vorranno sostenere questa iniziativa umanitaria".

15:32

Non necessarie restrizioni aeree 42 –

Non è necessario imporre alcuna restrizione ai voli aerei per il Giappone per proteggere la sanità pubblica, a parte l'area con raggio di 30 chilometri intorno alla centrale nucleare di Fukushima. Secondo Herbet Puempel, dell'Organizzazione mondiale della Sanità, a meno di cambiamenti nella situazione di emissione di radiazioni dall'impianto, non ci sono ragioni per vietare voli aerei. Una posizione confermata anche dal portavoce dell'Oms, Gregory Hartl, che ha precisato come a Tokyo "la radioattività sia leggermente aumentata, ma resta al di sotto del livello di rischio per la salute".

15:15

Obama: "Faremo il possibile per aiutare" 41 –

Gli Stati Uniti continueranno a fare il possibile per promuovere la stabilità e la democrazia in Medio Oriente e per aiutare la gente del Giappone a recuperare dopo il sisma e lo tsunami. Lo afferma il presidente Barack Obama intervenendo su Usa Today, in un articolo dal titolo 'L'occupazione è la priorità dell'agenda in America latina". Obama a breve inizierà il proprio viaggio in Sud America, che lo porterà fra gli altri in Brasile e Cile.

15:13

Intervento Bce per indebolire yen stimato in 5 mld 40 –

L'intervento odierno della Bce per indebolire lo yen, nell'ambito dell'azione congiunta del G7, è stimato in 5 miliardi di euro. Lo sostiene James Pearson, numero uno del trading valutario di Nomura Securities International a Londra. L'intervento della Bce sarebbe avvenuto attraverso l'acquisto di euro in yen. Anche per questo la moneta europea, che attualmente è valutata 114,47 yen, in mattinata è schizzata fino a un massimo di giornata di 115,50 yen.

14:55

Riunione straordinaria Aiea lunedì a Vienna 39 –

L'Aiea, l'agenzia atomica internazionale, terrà una riunione di emergenza sulla tragedia in Giappone lunedì prossimo a Vienna. Il direttore generale Yukiya Amano, partito ieri per il paese asiatico e di ritorno domani, relazionerà in quell'occasione gli altri membri dell'organizzazione. La riunione inizierà alle 11 e durerà un solo giorno.

14:30

Berlusconi a Kan: "Emozionati dal coraggio" 38 –

"Seguiamo con grande partecipazione gli sviluppi della situazione nel tuo Paese. Ci commuovono profondamente il coraggio e la dignità di cui il tuo popolo ha dato e dà quotidianamente prova". E' un passaggio della lettera di cordoglio e vicinanza che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha inviato al premier nipponico, Naoto Kan, dopo il terremoto e lo tsunami che venerdì scorso hanno colpito la parte nord-est del Giappone. "Una dimostrazione di forza e di coesione morale che emoziona tutti gli italiani. Siamo pronti - continua Berlusconi - a dare la nostra assistenza e il nostro aiuto. Un team della nostra Protezione Civile è già in Giappone".

14:14

Ambasciata: oggi 400 tornati in Italia 37 –

Il governo italiano renderà domani disponibili gratuitamente circa 100 posti di sola andata per l'Italia con partenza da Osaka su tre voli Alitalia, mentre oggi i collegamenti dalla città nipponica si sono svolti regolarmente con l'imbarco di circa 400 passeggeri. Quanto a domani, informa l'ambasciata d'Italia, si tratta dei voli AZ 793 (partenza alle 14,10 locali e arrivo a Roma alle 19,05, con scarsa disponibilità), AZ 787 (partenza alle 17 e arrivo a Milano alle ore 21,30) e AZ 785 (partenza 19,30 e arrivo a Roma alle ore 00,05 del 20 marzo).

13:49

Renault taglia del 15-20% produzione in Corea del Sud 36 –

La compagnia automobilistica francese Renault annuncia un taglio del 15-20% della produzione dei suoi impianti di Busan nella Corea del Sud, a causa delle interruzioni dei rifornimenti della componentistica dal Giappone. La Renault-Samsung Motors normalmente produce 20 mila auto al mese e la casa francese annuncia che subirà un taglio di circa 3 mila veicoli mensili.

13:39

Save the Children, al via distribuzione coperte 35 –

Save the Children, dopo aver allestito la prima area sicura a misura di bambino a Sendai, ha deciso di espandere la portata del proprio intervento umanitario in Giappone, e oggi inizierà a distribuire coperte per aiutare la popolazione a mitigare gli effetti dell'ondata di freddo che ha investito il Paese. L'organizzazione, inoltre, informa che "è stata avviata una raccolta fondi di 20 milioni di dollari".

13:37

Ministero Salute, centri di controllo per chi rientra in Italia 34 –

Per gli italiani al rientro dal Giappone dopo il terremoto e lo tsunami dell'11 marzo, ecco l'elenco dei centri di riferimento individuati dalle Regioni per chi volesse sottoporsi a controlli a seguito dell'emergenza radiazioni. Emilia Romagna: Ospedali Riuniti di Parma; Ospedale S.Orsola-Malpighi di Bologna, Ospedale Bufalini di Cesena. Lazio: Azienda ospedaliera San Camillo di Roma; Policlinico universitario A. Gemelli di Roma; Azienda ospedaliera Sant'Andrea di Roma; Policlinico Umberto I di Roma; Istituti fisioterapici ospitalieri (Ifo) di Roma. Lombardia: Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano; Ospedale di Circolo Macchi di Varese; Ospedale di Circolo di Busto Arsizio (Varese); Ospedali Riuniti di Bergamo; Spedali Civili di Brescia; Istituti ospitalieri di Cremona. Toscana: Azienda ospedaliera di Careggi di Firenze; Azienda ospedaliera universitaria Pisana - Presidio ospedaliero Santa Chiara di Pisa. Valle d'Aosta: Ospedale regionale Umberto Parini - Servizio Radiologia, viale Ginevra, 3. Liguria: Azienda ospedaliera universitaria S. Martino di Genova; Ente ospedaliero Ospedali Galliera di Genova.

13:29

Ue pronta a dare assistenza tecnica per centrali 33 –

L'Unione europea è pronta a fornire assistenza tecnica, "se il Giappone lo richiederà", per le operazioni di raffreddamento dei reattori nucleari. Lo ha detto la portavoce del commissario Ue all'energia Gunther Oettinger. La portavoce ha spiegato che ci sarà bisogno di circa un anno di lavoro, dato che è stabilito in 357 giorni il tempo di raffreddamento. "Vogliamo essere pronti nel caso ci sia richiesto aiuto e se necessario forniremo personale", ha aggiunto Marlene Holzner.

13:26

Ingegnere nucleare: "Sarcofago soluzione impossibile" 32 –

Al punto in cui è la situazione nella centrale nucleare di Fukushima, un sarcofago di cemento armato che ricopra tutto come fu fatto a Chernobyl è a questo punto l'unica soluzione, ma "è una soluzione quasi impossibile". E' il parere di Ezio Puppin, ingegnere nucleare al Politecnico di Milano. "A Chernobyl", ricorda Puppin, "misero un sarcofago che pesa 100.000 tonnellate e che ha già fessure e crepe. Inoltre visto il peso sta sprofondando nel terreno. Insomma, è instabile e lì dovevano ricoprire solo un reattore, mentre a Fukushima sono almeno quattro". Si tratterebbe, dal punto di vista ingegneristico, "di un'operazione senza precedenti per quantità di cemento impiegato e di metri quadri da ricoprire, un lavoro ciclopico al confronto del quale la piramide di Cheope è uno scherzetto. Le uniche opere paragonabili sono le grandi dighe, e ci vogliono degli anni".

13:12

Francia invita universitari a lasciare Giappone 31 –

Le università francesi richiamano gli studenti, i docenti e i ricercatori, circa 350 persone, che si trovano ancora in Giappone. A "raccomandare vivamente" il rientro in patria è la Conferenza dei presidenti delle università (CPU), che rappresenta gli 83 atenei del Paese. Il CPU consiglia agli studenti e al personale universitario di utilizzare "tutti i mezzi logistici messi a loro disposizione" per lasciare il Giappone, a causa del rischio nucleare.

12:59

Al via ponte aereo aiuti umanitari dalla Ue 30 –

Prende il via da oggi un ponte aereo di aiuti umanitari dall'Unione europea verso il Giappone. Lo ha riferito il portavoce della commissaria Ue agli aiuti umanitari Kristalina Georgieva. Sempre oggi, ha aggiunto il portavoce Raphael Brigandi, si recheranno in Giappone 15 esperti europei della protezione civile per organizzare l'aiuto con i partner locali e con la Croce rossa internazionale.

12:52

Riapre domani la Tokyo Tower 29 –

Primi segnali di ritorno alla vita in Giappone. Mentre centinaia di migliaia di persone nel nordest del Paese sono al freddo nei rifugi a una settimana dal terremoto/tsunami, riapre domani a Tokyo una delle principali attrazioni turistiche della città: la Tokyo Tower. Lo scrive oggi il sito internet del quotidiano Yumiuri Shinbun. La torre, costruita nel 1958 a imitazione della tour Eiffel di Parigi ma più alta di 13 metri, è gestita da una società privata.

12:49

Sarkozy rinnova disponibilità a formire aiuti 28 –

Nicolas Sarkozy ha assicurato al primo ministro giapponese, Naoto Kan, la piena solidarietà della Francia, rendendo omaggio al coraggio e alla dignità fuori del comune della popolazione colpita dal terremoto dell'11 marzo e da una serie di catastrofi di proporzioni inusitate.

12:49

Premier giapponese: "Non abbiamo nascosto nulla" 27 –

Nel corso della conferenza stampa il premier ha anche affrontato la questione dell'attendibilità della versione dei fatti data dal governo. Il premier ha detto che "al pubblico è stato divulgato tutto. Abbiamo condiviso - ha aggiunto - quel che sappiamo con la comunità internazionale".

12:44

Premier giapponese: "Non dobbiamo essere pessimisti" 26 –

Rivolgendosi ai quasi 600mila sfollati sistemati in rifugi di fortuna senza energia, cibo e medicine, Kan ha detto di sapere che soffrono, che la situazione è difficile, e ha promesso che il governo fornirà loro tutto il necessario per riprendere una vita normale. "Dobbiamo essere forti e convinti che ci riprenderemo, non ci possiamo permettere di essere pessimisti", ha proseguito il premier. "Dopo la II Guerra Mondiale abbiamo avuto una miracolosa crescita economica grazie agli sforzi del popolo giapponese e questo è stato il modo in cui il Giappone è stato costruito", ha detto il premier.

12:34

Fukushima, usato generatore diesel per raffreddare 25 –

Accanto agli idranti e agli elicotteri, per raffreddare i reattori della centrale nucleare di Fukushima, viene impiegato ora anche un generatore diesel, secondo quanto reso noto dall'Aiea. Un generatore di emergenza nel reattore 6 pompa acqua nelle vasche di raffreddamento del combustibile usato dei reattori 5 e 6, dove la temperatura è in aumento. Secondo l'Aiea, i tentativi di ieri hanno dato scarsi risultati: in quella del reattore 5 la temperatura era salita da 64,2 gradi a 65,5, mentre in quella del reattore 6 era leggermente scesa da 62,5 gradi a 62. La temperatura normale nelle vasche di raffreddamento dovrebbe essere di 25 gradi celsius.

12:30

Fukushima, domani probabile corrente in reattori 1, 2, e 4 24 –

I tecnici potrebbero riuscire a ripristinare la corrente elettrica nel reattore 4 della centrale di Fukushima 1 domani mattina. Lo ha detto la Tokyo Electric Power Company (Tepco), la società che gestisce la centrale danneggiata. In precedenza, l'agenzia giapponese per la sicurezza nucleare aveva parlato della possibilità di ripristinare la corrente nei reattori 1 e 2 domani mattina.

12:28

Premier giapponese: "Ci riprenderemo" 23 –

La crisi nucleare in Giappone "rimane molto grave" ma "il Giappone si riprenderà". Lo ha affermato oggi il primo ministro Naoto Kan. "Tutto il popolo deve avere la Forte determinazione a superare questa crisi", ha detto con tono grave il premier nipponico. "Ricostruiremo il Paese dalle rovine", ha detto Kan nel suo discorso alla nazione, aggiungendo che lui stesso "come cittadino", "lavorerà duro" per la rinascita del Giappone.

12:09

400 km quadrati di terreno inondati dallo tsunami 22 –

Sono in tutto almeno 400 i chilometri quadrati di terreno inondati dallo tsunami di venerdì scorso: lo ha reso noto l'Autorità Geo-spaziale giapponese, sulla base dell'analisi delle fotografie aeree e satellitari realizzate nel nord-est del Paese. Mancano ancora analoghi rilevamenti su una superficie pari al 20 per cento di quella investita dall'onda anomala, per cui il dato è destinato a crescere ulteriormente. Anche così, ha fatto comunque notare l'istituto specializzato, si tratta del più vasto impatto mai avuto in Giappone da uno tsunami.

11:56

Un minuto di silenzio per ricordare il terremoto 21 –

I terremotati affollati nei centri di emergenza e i soccorritori hanno osservato un minuto di silenzio alle 14.46 locali (le 6.46 in Italia), la stessa ora alla quale, venerdì scorso, la forza della natura si è scatenata sulla costa orientale del Giappone.

11:41

Governo, enormità disastro ha rallentato reazione 20 –

Il governo giapponese è stato travolto dall'enormità del disastro che ha colpito il Giappone la settimana scorsa e per questo la reazione al terremoto e allo tsunami è stata rallentata. Lo ha detto il portavoce dell'esecutivo Yukioi Edano, secondo quanto riportato dalla Bbc.

11:38

A Fiumicino controlli su cibi importati 19 –

Sono in corso anche all'aeroporto di Fiumicino i controlli sui prodotti di origine animale e vegetale in arrivo dal Giappone. Nello scalo romano le ispezioni sono effettuate all'interno della Cargo City - la città delle merci aeroportuale. Sotto osservazione tutti i carichi di alimenti dal Giappone (prodotti ittici, caviale, soja, alghe, tè verde), confezionati dopo l'11 marzo, giorno del sisma e dello tsunami. Le importazioni di tali merci a Fiumicino - fanno notare negli uffici di sanità aerea - sono peraltro alquanto limitate. Il blocco della merce, secondo le disposizioni previste dal decreto ministeriale, può durare uno, al massimo due giorni, per consentire agli esperti di analizzare i prodotti a rischio.

11:29

Emergenza nucleare, anche domani vento verso oceano 18 –

Anche domani il vento dovrebbe soffiare verso est, allontandando la possibilità che nubi radioattive possano andare verso la grande area metropolitana di Tokyo. L'ha affermato l'ufficio meteorologico nipponico, secondo quanto riporta l sito internet della televisione pubblica Nhk.

11:27

Nozze reale in Gb, principi Giappone declinano invito 17 –

Il principi ereditari del Giappone, Naruhito e sua moglie Masako, hanno declinato l'invito per le nozze reali di William e Kate Middleton a Londra il prossimo 29 aprile, a causa del terremoto e dello tsunami. Secondo l'agenzia imperiale, la coppia resta "nella sua residenza partecipando al dolore dei familiari delle vittime". Naruhito e Masako hanno cancellato anche un viaggio con la figlia, la principessa Aiko, a Nagano, la prefettura al centro del Paese.

11:24

Fukushima, livello Aiea sale a 5 16 –

Con l'innalzamento al quinto livello su sette della scala Ines dell'Aiea l'incidente di Fukushima è così classificato come "con conseguenze significative" mentre in precedenza, al livello 4, le conseguenze erano definite "locali". La nuova classificazione mette Fukushima allo stesso livello raggiunto nel 1979 dall'incidente di Three Mile Island negli Stati Uniti, a due posti dal livello 7 raggiunto con Chernobyl venticinque anni fa.

11:20

Ambasciata italiana a Tokyo resta aperta 15 –

Il Ministro degli Esteri Franco ha dato istruzione di mantenere aperta l'Ambasciata d'Italia a Tokyo. Con tale decisione politica il governo italiano intende inviare un segnale di profonda amicizia nei confronti del Giappone. Tale scelta è motivata, inoltre, dalla necessità di continuare a garantire la massima efficacia nell'assistenza ai connazionali presenti nella regione metropolitana della capitale giapponese. L'Ambasciatore d'Italia, Vincenzo Petrone, rimane a Tokyo. Parte del personale verrà dislocato a Osaka.

11:10

Esperti italiani: "Nocciolo parzialmente fuso" 14 –

Nei reattori 1, 2 e 3 della centrale di Fukushima 1 il nocciolo è parzialmente scoperto e parzialmente fuso. I contenitori che racchiudono le barre di combustibile sarebbero invece integri, secondo fonti italiane a diretto contatto con il gestore della centrale di Fukushima 1 (Tepco) e l'Autorità giapponese per la sicurezza nucleare e industriale

10:48

Il nuclearista Testa: "Sciocco far finta di niente" 13 –

"Sarebbe davvero sciocco far finta di niente. E' stato un incidente molto, molto grave, il governo italiano sta facendo quello che sta facendo tutta l'Europa, una riflessione". Lo ha affermato il presidente del Forum Nucleare Italiano, Chicco Testa, parlando ai microfoni de "La telefonata", la rubrica di Maurizio Belpietro su Canale 5.

10:03

Agenzia nucleare innalza livello allarme a Fukushima 12 –

L'agenzia nucleare giapponese ha innalzato da 4 a 5 il livello di allarme alla centrale di Fukushima

10:02

Aiea misura radioattività a Tokyo 11 –

L'aiea ha annunciato che a partire da oggi misurerà il livello di radioattività a Tokyo

09:41

Bersani: "Governo fermi leggi sul nucleare" 10 –

Il governo deve bloccare il suo progetto nucleare. Lo chiede il segretario del Pd Pierluigi Bersani intervenendo a radio 24. "Dopo il Giappone - dice Bersani - è chiaro che sul nucleare c'è una riflessione da fare. Il governo sospenda gli atti parlamentari a partire da quelli sulla localizzazione dei siti. Per ora però ho sentito solo parole"

08:30

140 posti gratis per gli italiani 9 –

140 posti aerei gratuiti sono stati messi a disposizione dei nostri connazionali che si trovano ancora in Giappone da parte del governo italiano. Lo ha detto l'ambasciatore a Tokyo Vincenzo Petrone in un'intervista a Sky tg 24, che ha aggiunto: "Io resto qui".

08:16

Riaperto aeroporto di Sendai 8 –

L'aeroporto di Sendai è stato riaperto per i voli di emergenza. Funziona anche l'autostrada di Tohoku. La scarsità di carburante continua a incidere sulle operazioni di soccorso

07:26

"Servono maggiori informazioni" 7 –

Il capo dell'Agenzia internazionale per l'Energia atomica ha chiesto al premier giapponese, Naoto Kan, di fornire maggiori informazioni. "Servono più dettagli", ha detto Yukiya Amano. A differenza di quanto annunciato, non si recherà a Fukushima.

07:25

"Chiudere i reattori in un sarcofago" 6 –

I tecnici studiano l'ipotesi di chiudere i reattori in un sarcofago di cemento armato, come a Cernobyl nel 1986.

07:06

Intervento del G7, la Borsa giapponese in rialzo 5 –

Il G7 ha offerto il suo appoggio alla banca giapponese, per contenere la crescita dello yen. In previsione della ricostruzione, si vogliono contrastare mosse speculative. Molte aziende giapponesi stanno pensando a un rientro dei capitali. La Borsa ha guadagnato il 2,72%.

06:52

Il vento soffia verso il Pacifico 4 –

Il vento sulla centrale soffia verso il Pacifico e non c' è pericolo immediato per l'area urbana di Tokyo, 240 km a sud dell'impianto.

06:49

Si lavora per ripristinare il sistema elettrico 3 –

I tecnici sperano di rimettere in funzione il sistema elettrico. Dovranno fermarsi per permettere una nuova missione dell'esercito, che dovrà gettare tonnellate d'acqua dagli elicotteri

06:35

Si prova a raffreddare i reattori con cannoni ad acqua 2 –

Dopo essere state costrette a rinunciare all'uso degli elicotteri, per l'alta radioattività, le autorità giapponesi hanno schierato circa 20 camion dei pompieri. La speranza è di raffreddare i reattori con i cannoni ad acqua. In particolare i vigili del fuoco e i militari si stanno concentrando sul numero 3, considerato il più pericoloso

06:34

Non si esclude di seppellire i reattori 1 –

Il Giappone non esclude l'ipotesi di chiudere i reattori atomici danneggiati in 'sarcofaghi' di cemento armato e di seppellirli, come fu fatto con quello di Chernobyl, in Ucraina, dopo il disastro del 1986. Lo ha affermato un funzionario dell'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, che ha aggiunto che la priorità rimane quella di raffreddare i reattori

(18 marzo 2011)

 

 

 

2011-03-17

Diretta

Governo: "Prioritaria sicurezza reattore 3"

Veronesi: "Serve riflessione profonda"

Governo: "Prioritaria sicurezza reattore 3" Veronesi: "Serve riflessione profonda"

Dopo l'appello del ministro dell'Economia, calano i consumi di energia. Nonostante il lancio dell'acqua con gli elicotteri sull'impianto nucleare di Fukushima per raffreddare il combustibile che minaccia la fusione, resta alto il livello di radiazioni. Gli esperti Usa: "Livello di radioattività letale nel reattore 4". Ma la Tepco ribatte: "È il 3 a preoccupare". Arriveranno pompe di fabbricazione Usa per rinforzare i tentativi di raffreddamento. Intanto, i dispersi hanno raggiunto quota 20.000. In parte del Nord del Paese la situazione è difficilissima e i soccorsi ritardano o sono poco efficaci. La Borsa di Tokyo perde l'1,44%. Il governo: manovre speculative sullo yen. Nel mondo si discute sul futuro dell'energia atomica

LE DIRETTE PRECEDENTI: 11 marzo - 12 marzo - 13 marzo - 14 marzo - 15 marzo - 16 marzo

REPORTAGE - MAPPA - INTERATTIVO

(Aggiornato alle 21:01 del 17 marzo 2011)

21:01

Troppe cancellazioni, Delta sospende alcuni voli 112 –

In seguito alle numerose cancellazioni di voli, la prossima settimana Delta interromperà alcuni dei suoi servizi verso il Giappone. United continental ha sospeso i voli per Sendai, l'aeroporto più vicino all'epicentro del sisma. La compagnia aerea ha fatto anche notare come in seguito al terremoto le richeste di voli in giappone sono calate drasticamente.

20:59

Mancano componenti, General Motors sospende produzione in impianto Usa 111 –

General Motors sospenderà la produzione nell'impianto di Shevreport nella settimana del 21 marzo in seguito alla mancanza di componenti provenienti dal Giappone. Lo comunica Gm, sottolineando che la produzione riprenderà il prima possibile

20:41

Obama: "Non ci aspettiamo radiazioni negli Usa" 110 –

Il presidente americano Barack Obama ha detto oggi che non vi saranno radiazioni pericolose dai reattori nucleari giapponese sul territorio americano.

20:40

Obama: "Nucleare fa parte del nostro futuro energetico" 109 –

"Dobbiamo fare una revisione degli impianti alla luce di quanto è avvenuto in Giappone, ma il nucleare fa parte del nostro futuro energetico", ha detto il presidente Usa

20:26

Obama: "Stiamo inviando soccorsi e aiuti in Giappone" 108 –

"Gli americani hanno aperto il loro cuore in aiuto del Giappone", ha detto Barack Obama

20:20

Ambasciata italiana: "Giornalisti aggiornino presenza" 107 –

L'ambasciata d'Italia a Tokyo ricorda a tutti i giornalisti presenti in Giappone di comunicare i propri contatti telefonici, l'indirizzo e-mail e, possibilmente, i propri spostamenti alla casella e-mail consular.tokyo@esteri.it, indicando nell'oggetto ''giornalisti''. Eventualmente, si legge in un avviso, è possibile chiamare a tal merito anche il numero (+81) 03-3453-5142

19:58

Usa non intendono estendere zona evacuazione 106 –

Gli Stati Uniti "non vedono alcuna ragione di estendere la zona di 80 km" intorno alla centrale nucleare di Fukushima, zona dalla dalla quale consigliano ai cittadini americani l'evacuazione. Lo ha detto il sottosegretario di stato Patrick Kennedy durante una conferenza stampa al dipartimento di stato. Kennedy ha spiegato che le autorità consolari Usa in Giappone stanno trasportando centinaia di cittadini statunitensi al di fuori della zona nel nord est del paese più duramente colpita dal terremoto e dallo tsunami.

19:55

Commissario Ue Oettinger: "Importante che nucleare non aumenti" 105 –

Per il Commissario Ue all'energia Gunther Oettinger il futuro dell'energia nucleare in Europa non è in crescita. "Non arriveremo allo 0% di energia nucleare", ha affermato Oettinger parlando di una sua previsione per il 2040. "Ma l'importante - ha aggiunto - è che il nucleare non aumenti".

19:53

Costruttori auto prolungano chiusura impianti 104 –

Dopo aver già subito, secondo una prima stima di IHS Global Insight, una perdita produttiva globale di circa 250.000 vetture, i costruttori giapponesi di automobili prolungano i tempi di chiusura. La Toyota estende lo stop fino al 22 marzo dei suoi impianti e di quelli delle sussidiarie. La Suzuki prolunga fino al 21 marzo la chiusura degli impianti di Kosai, Iwata, Toyokawa e Sagara. Nissan estende fino al 20 marzo la sospensione degli impianti di Oppama, Tochigi, Nissan Shatai e Yokohama.

19:28

New York Post, a Dallas e Chicago bagagli contaminati 103 –

Bassi livelli di radioattività sono stati riscontrati su bagagli provenienti dal Giappone giunti negli aeroporti di Dallas, in Texas, e Chicago, in Illinois. Lo riporta il tabloid newyorkese New York Post, citando fonti aeroportuali. I test sono stati effettuati all'aeroporto Fort Worth di Dallas e all'aeroporto O'Hare di Chicago sui bagagli di alcuni passeggeri partiti da Tokyo. Bassi livelli di radiazioni - riporta il New York Post - sono stati rilevati sia sui bagagli, sia nel sistema di filtri della cabina dell'aereo. Nessun passeggero è stato trattenuto in osservazione.

19:20

Obama firma libro di condoglianze all'ambasciata del Giappone 102 –

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha firmato il libro di condoglianze all'ambasciata del Giappone, oggi a Washington. Lo indica la Casa Bianca, precisando che la visita di Obama non era stata annunciata in precedenza.

19:09

Decollato il primo charter per evacuazione americani 101 –

Il primo aereo charter per la evacuazione dei cittadini americani dal Giappone è decollato, informa il Dipartimento di Stato. Gli Usa hanno comunicato che sul volo possono viaggiare circa cento persone. Si tratta dri familiari di diplomatici e alcuni gruppi di privati cittadini che hanno scelto di lasciare il Giappone. Anche il Pentagono ha annunciato di aver predisposto un piano di evacuazione per le famiglie dei militari e dei civili americani che vivono nelle basi non lontane dalla zona di Fukushima.

18:50

Ultimo bilancio: oltre 15mila vittime 100 –

Sono oltre 15mila le vittime - tra morti e dispersi - del sisma e del successivo tsunami: l'ultimo bilancio fornito dalla polizia nipponica parla infatti di 5.692 morti e 9.506 persone che mancano ancora all'appello. Come sottolinea il sito della Bbc, il numero dei dispersi potrebbe tuttavia essere molto maggiore visto che il dato ufficiale riflette solo quelle persone la cui scomparsa è stata registrata presso gli uffici della polizia.

18:39

Domani G7 ministri finanze per interventi su yen 99 –

I ministri delle finanze e i banchieri centrali del G7 si riuniranno domani mattina in teleconferenza per discutere gli interventi sul mercato valutario per combattere l'eccessiva fermezza dello yen. Lo riporta il quotidiano nipponico Nikkei. Lo yen nelle ultime sedute ha registrato un forte apprezzamento che lo ha portato ai massimi storici nei confronti del dollaro. In passato i Paesi europei e gli Usa avevano espresso riserve riguardo a possibili interventi sulla valuta, ma ora sembrano pronti a cambiare questa posizione. La riunione di domani affronterà argomenti come l'impatto economico e finanziario del potente terremoto della scorsa settimana e la crisi nucleare, oltre alle misure di sostegno per il Giappone e per la ricostruzione.

18:33

Aiea: "Fukushima stabile, ma radioattività aumenta" 98 –

Il livello di radioattività attorno alla centrale di Fukushima è ''sensibilmente aumentato'' per un raggio di 30 km e in alcuni punti molto di più. A Tokio invece non sono stati registrati livelli elevati: lo ha detto a una conferenza stampa a Vienna, Graham Andrews, assistente del direttore generale dell'Aiea, Yukiyo Amano, partito questo pomeriggio alla volta del Giappone.

18:31

Colonna di fumo bianco da reattore 2 97 –

Una colonna du fumo bianco ha iniziato a levarsi dal reattore numero due della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Lo denuncia il portavoce dell'agenzia per la sicurezza nucleare nipponica, Hidehiko Nishiyama, precisando che potrebbe essere questo il segno dell'inizio del surriscaldamento delle barre di combistibile usato anche di questo reattore.

18:19

Usa, radiazioni non possono raggiungere America 96 –

Le autorità Usa ritengono che non ci sia pericolo che le radiazioni dei reattori nucleari giapponesi possano raggiungere gli Stati Uniti. Lo ha detto oggi il presidente della Nuclear Regulatory Commission Gregory Jaczo.

18:16

Ambasciata italiana sposta alcuni dipendenti a Osaka per assistere rimpatri 95 –

L'ambasciata italiana non sposta le sue operazioni da Tokio. Ma non si esclude che alcuni dipendenti potranno nel prossimo futuro trasferirsi a Osaka, dove al consolato lavorano di norma solo una decina di persone, per facilitare l'espatrio dei connazionali. L'Alitalia, che anche oggi ha operato due voli dal Giappone, ha infatti da ieri spostato i suoi voli dall'aeroporto di Tokio a quello di Osaka. Lo stesso ha fatto la Lufthansa, ragione principale per cui è stato trasferito il personale diplomatico tedesco, si spiega, precisando che anche dall'ambasciata francese ci sono stati alcuni spostamenti verso Osaka per lo stesso motivo. Alle 22.30 di oggi (ora locale), l'ambasciata italiana ha diffuso una nuova raccomandazione agli italiani in Giappone, invitandoli ''vivamente ad allontanarsi dalle quattro prefetture a nord della capitale e dalla stessa Tokio''

18:11

Negativi a radiazioni 108 italiani Maggio Fiorentino 94 –

Sono risultati negativi alle radiazioni nucleari gli italiani sottoposti a specifici controlli a Taipei e a Firenze. Si tratta di componenti del Maggio Musicale Fiorentino provenienti dal Giappone. In particolare, 101 persone, con il direttore dell'Orchestra, Zubin Mehta, sono atterrati alle 16.30 (ora italiana) a Taipei, da dove proseguiranno per Shangai, dove è prevista la prosecuzione della tournee: sono stati sottoposti a controlli, dopo lo sbarco nella capitale di Taiwan, con un apposito apparecchio rilevatore di radioattività posto nell'aeroporto, e sono risultati tutti negativi.

18:06

Francia, proventi scarpe ballerine per vittime Giappone 93 –

Un celebre produttore di ballerine francese creerà un modello speciale in segno di solidarietà nei confronti del Giappone: i proventi delle vendite andranno infatti alle associazioni di aiuto alle vittime del terremoto e dello tsunami. "Creeremo una ballerina specifica per il Giappone - ha annunciato il presidente del gruppo - il nostro obiettivo è versare 200.000 euro in favore di queste associazioni''. Il Giappone è il primo importatore della marca in questione che realizza nel Paese il 10% del suo fatturato.

18:03

Segretario generale Onu riceve rapposto su centrali Fukushima 92 –

Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha ricevuto oggi un ''rapporto dettagliato sulla situazione delle centrali nucleari di Fukushima'' da parte del direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), il giapponese Yukiya Amano. Lo afferma una nota diffusa oggi al Palazzo di Vetro. Ban Ki-moon, che ieri ha visitato il Guatemala e ora si sposterà in Tunisia ed Egitto, ed Amano, che lavora negli uffici Onu di Vienna, hanno parlato ieri al telefono. I due ''hanno anche discusso dell'imminente viaggio del direttore generale dell'Aiea in Giappone''. Il segretario generale, si legge nel testo, ''ha ribadito la sua grave preoccupazione per la situazione (delle centrali nucleari) e ha espresso apprezzamento per l'assistenza dell'Aiea nell'aiutare le autorità nipponiche per tenerla sotto controllo''.

17:23

Veronesi: "Su nucleare decisione con coscienza senza fretta" 91 –

"Le gravi vicende dei quattro reattori giapponesi impongono inevitabilmente a chi, come me, ha deciso di occuparsi di sicurezza degli impianti nucleari e di salvaguardia della popolazione, di mettere da parte lo sgomento e prendersi una pausa di riflessione profonda. Le caratteristiche di eccezionalità degli eventi giapponesi, dove al terremoto si è associato lo tsunami e poi l'incidente atomico, ha risvegliato in tutti noi paure ataviche e visioni apocalittiche, oltre che dolore e solidarietà sincera per la gente e per gli eroi, tecnici e scienziati , che tentano in ogni modo di salvarla. Io rimango convinto che il mondo non può fare a meno del nucleare per sopravvivere, tenendo conto che petrolio, carbone e gas hanno i decenni contati e che sono nelle mani di pochissimi Paesi, che stiamo avvicinandoci ai 7 miliardi sul Pianeta con bisogni sempre maggiori di energia, e che le altre fonti di energia non sono attualmente sfruttabili in modo tale da assicurare la copertura del fabbisogno. Dopo l'incidente delle centrali nipponiche tuttavia non posso evitare di pormi degli interrogativi. A cominciare dai sistemi di sicurezza delle centrali di Fukushima : perché non sono stati in grado di essere attivati con efficacia? Dobbiamo concludere che erano insufficienti? Mi domando poi se i modernissimi reattori di terza generazione avanzata di cui vorremmo dotarci avrebbero resistito a uno tsunami di quella portata, e se siamo sicuri che sia più opportuno e più sicuro avere pochi reattori di grande taglia, piuttosto che dotarci di una rete di minireattori. Per rispondere a queste e ad altre domande, vorrei personalmente approfondire e riesaminare i piani ( che peraltro ho sempre ritenuto eccellenti) di sviluppo nucleare del nostro Paese, anzi dell'Europa. Noi abbiamo il vantaggio di ripartire da zero e di poter fare scelte libere da vincoli e siamo quindi nelle condizioni migliori per decidere con coscienza, prudenza, intelligenza, e senza fretta", ha detto Umberto Veronesi, presidente dell'agenzia per la sicurezza nucleare.

17:21

Primi controlli, pesce bloccato a Malpensa 90 –

Sono stati già avviati i controlli nei porti e aeroporti italiani sui prodotti di origine animale e vegetale in arrivo dal Giappone e all'aeroporto di Malpensa è stato bloccato un primo carico di pesce, in particolare ricciole, in base alla nuove disposizioni del decreto ministeriale. Così come previsto il pesce sarà controllato e solo se risulterà senza contaminazione radioattiva sarà rilasciato per la vendita.

17:18

Lady Gaga aiuta il Giappone con un braccialetto 89 –

Lady Gaga ha annunciato, tramite Twitter, che la sua iniziativa per aiutare il Giappone post-tsunami con un braccialetto da lei disegnato, avrebbe raggiunto 250.000 dollari. Il ricavato sarà devoluto alle persone colpite dalla catastrofe dell'11 marzo. Il braccialetto, del costo di 5 dollari, riporta la scritta "We pray for Japan" (in inglese e giapponese)

17:15

Pentagono invia squadra esperti nucleari 88 –

Il Pentagono ha annunciato l'invio a Fukushima di una squadra di esperti nucleari militari per aiutare i colleghi giapponesi nell'intervento sui reattori danneggiati

17:13

Tajano: "Dopo Fukushima e Libia serve vertice Ue" 87 –

Il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani, responsabile per l'industria, ha auspicato oggi a Madrid la tenuta di un vertice Ue sull'energia dopo l'incidente della centrale di Fukushima in Giappone e la crisi libica. ''Oggi abbiamo il problema del nucleare in Giappone, quello del petrolio e del gas nell'Africa del Nord. Che cosa succederà in Libia? Il dibattito deve essere a livello europeo'', ha detto durante un incontro con imprenditori, politici e giornalisti nella capitale spagnola.

17:12

Putin sabato sull'isola di Sakhalin 86 –

Il primo ministro russo Vladimir Putin andrà sabato sull'isola di Sakhalin, nell'estremo oriente russo, vicino al Giappone. Lo ha reso noto il suo portavoce Dmitri Peskov, citato dalle agenzie.

16:59

Netanyahu cancella programma costruzione reattore 85 –

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha deciso di cancellare il programma per lo sviluppo di un reattore nucleare civile, in seguito a quando sta accadendo a Fukushima in Giappone. Lo anticipano "fonti del governo" israeliano citate da Radio Israele.

16:57

Sarkozy offre visita in Giappone anche a nome G8 e G20 84 –

Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha offerto al Giappone una visita in segno di solidarietà, a nome della Fracia, ma anche del G8 e del G20 di cui la Francia è presidente di turno. Sarkozy ha precisato che passerà da Tokio, nel quadro del suo viaggio a Nanchino il 31 del mese, solo se il governo accoglierà questa possibilità. Nel frattempo, partirà domani per il Giappone un aereo francese con un carico di acido borico, necessario per raffreddare i reattori della centrale di Fukushima Daiichi.

16:56

Ambasciata tedesca si trasferisce a Osaka 83 –

L'ambasciata tedesca a Tokyo si trasferirà ad Osaka, lo ha reso noto oggi il ministero degli Esteri a Berlino sottolineando che si tratta di una "misura preventiva" e temporanea" legata alla crisi nucleare nel nord del Giappone."L'ambasciata stessa non verrà chiusa", si legge nel comunicato del ministero degli Esteri tedesco che precisa: "l'ambasciatore e i suoi collaboratori continueranno a lavorara da Osaka"

16:42

Usa: Pentagono, famiglie militari via da Honshu 82 –

Il Pentagono ha autorizzato il personale civile americano, le loro famiglie e quelle dei militari, a lasciare la base militare dell'isola giapponese di Honshu. Si tratta di migliaia di persone che torneranno negli Stati Uniti su voli civili, a spese del governo americano.

16:33

Oggi nuova dichiarazione Obama 81 –

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, farà una dichiarazione sulla situazione in Giappone più tardi, nel corso della giornata. Lo ha precisato lui stesso ai giornalisti nel corso dell'incontro avuto alla Casa Bianca con il primo ministro irlandese, Enda Kenny

16:27

Gb: "Enfasi su disastro sbagliato" 80 –

"Credo che il quadro relativo all'allarme nucleare che stiamo ricevendo sia accurato, ma quel che mi preoccupa di più è che ci stiamo concentrando sul disastro sbagliato: il vero disastro è lo tsunami e le persone che vi hanno perso la vita": lo ha dichiarato Gerry Thompson, ricercatore dell'Imperial College di Londra, intervistato dalla Bbc. L'ultimo bilancio ufficiale delle vittime parla di oltre 15mila fra morti e dispersi: l'attenzione è tuttavia concentrata sulla crisi nucleare nella centrale di Fukushima, gravemente danneggiata dal sisma e dove sono in corso i tentativi di raffreddarne i reattori.

16:11

Sandra Bullock dona un milione di dollari per aiuti 79 –

L'attrice premio Oscar Sandra Bullock ha donato un milione di dollari alla Croce Rossa americana per aiutare la popolazione giapponese dopo il sisma/tsunami dell'11 marzo. Lo ha riferito l'associazione in un comunicato, pubblicato dal sito della Cnn. Si tratta finora della più alta donazione elargita da un vip dopo il disastro naturale, anche se in queste occasioni spesso i donatori chiedono di restare anonimi.

16:09

Francia invia 100 tonnellate di acido borico 78 –

Il gruppo nucleare francese Areva e la compagnia elettrica Edf hanno approntato un aereo speciale con a bordo 100 tonnellate di acido borico e del materiale protettivo antiradiazione: lo ha annunciato il governo francese, precisando che l'apparecchio decollerà domani alla volta del Giappone. L'acido borico viene utilizzato per rallentare le reazioni chimiche all'interno dei reattori nucleari, ritardandone quindi l'eventuale melt-down, un rischio per almeno due dei reattori della centrale di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto di venerdì scorso.

15:57

Bossi: su centrali decide il territorio 77 –

"Il Veneto non lo vuole e comunque è autosufficiente". Umberto Bossi, interpellato dai cronisti sul programma nucleare del governo, frena: "È il territorio che decide".

15:55

Parigi contro Oettinger: getta discredito su industria 76 –

Il ministro francese dell'Energia, Eric Besson, si è detto "sorpreso e scioccato" dalle dichiarazioni del commissario Ue Guenther Oettinger, che non ritiene che tutte le centrali nucleari funzionanti in Europa passerebbero la prova di massima sicurezza. "Affermare senza prova che alcuni reattori non passerebbero i test inquieta i nostri concittadini e gettano discredito sull'industria", ha detto Besson. Il commissario Ue "dovrà spiegarsi" nella prossima riunione dei ministri Ue

15:46

Parigi: pronti a curare giapponesi contaminati 75 –

La Francia è "pronta ad accogliere" e a sottoporre a cure mediche i giapponesi contaminati dalle radiazioni nucleari. "La Francia è certamente pronta a ospitare i giapponesi che devono essere curati e che il Giappone non sarà in grado di assistere", ha detto il ministro dell'Interno francese, Claude Gueant, intervistato da radio Europe 1. "Abbiamo ospedali specializzati, adatti a questo", ha aggiunto il ministro. Gueant ha anche riferito che i francesi di ritorno dal Giappone "saranno oggetto di un'attenzione medica particolare".

15:31

Fmi, impatto su Pil in II e III trimestre 74 –

'C'e' una grandissima incertezza sul Giappone, nessuno sa veramente quando sarà risolta la situazione a livello di forniture elettriche: l'impatto sul Pil si farà sentire nel II trimestre e anche nel III, per un effetto di trascinamento''. Lo ha detto la portavoce dell'Fmi in un incontro con la stampa, commentando le tragedie che hanno colpito in questi giorni il Paese. Per quanto riguarda il I trimestre, ''eravamo quasi alla fine - ha spiegato - e il periodo era iniziato con una crescita molto sostenuta, difficile dire quale sarà l'effetto''.

15:27

Governatore Ny: più controlli in centrale Indian Point 73 –

Un controllo capillare sulla sicurezza dell'impianto nucleare di Indian Point, circa 38 chilometri a a nord di New York. Lo ha ordinato il governatore Andrew Cuomo, sulla scia della grave crisi nucleare che ha colpito il Giappone, dopo il terremoto e conseguente tsunami dell'11 marzo. Anche se molti ritengono essenziale mantenere attiva la struttura, che offre grandi risorse energetiche alla Grande Mela - nota il Washington Post - il politico democratico e altri parlamentari sono schierati a favore della chiusura dell'impianto, che considerano usurato dal tempo.

15:23

New York Times: da governo Giappone notizie lente e insufficienti 72 –

Le informazioni diffuse da governo giapponese e dirigenti sulla crisi nucleare sono state e continuano ad essere insufficienti, poco chiare e poco tempestive. Lo sostiene il New York Times in un'analisi su come sono state gestite le notizie relative alla situazione degli impianti nucleari nel nord est del Giappone, devastato dal terremoto e dallo tsunami.

15:09

Fukushima 1, non riparte alimentazione elettrica 71 –

I tecnici giapponesi che operano sulla centrale nucleare Fukushima 1 non sono riusciti a ripristinare l'alimentazione elettrica dell'impianto per far ripartire i sistemi di raffreddamento dei reattori resi instabili da una serie di guasti, incendi ed esplosioni. Lo riferisce la rete televisiva TBS. I tecnici della compagnia elettrica Tokyo denryoku (Toden), che gestisce l'impianto, continueranno domani a installare un impianto elettrico temporaneo con lo scopo di rilanciare le pompe. La Toden sperava di far ripartire entro oggi l'alimentazione.

15:04

Greenpeace: "Nelle ultime 24 ore nessun picco radiazioni" 70 –

"Nelle ultime 24 ore non si segnalano nuove esplosioni e picchi di emissioni radioattive. Al riguardo, il dato fornito ieri di un massimo di radioattività di 1000 mSv/h (milli sievert/ora) è stato ridotto a 400 mSv/h. Gli esperti concordano che le prossime 24/48 ore saranno cruciali: se gli eroici operatori che lavorano a Fukushima, correndo gravissimi rischi, riusciranno a raffreddare le barre di combustibile, si eviterà la fusione totale dei noccioli dei reattori e i danni alle barre di combustibile esausto stoccato nelle piscine di raffreddamento. Al momento, questa tragica ipotesi non puo' essere esclusa". Lo comunica, in una nota, Greenpeace.

14:59

Spagna: "Allontanarsi di almeno 120 km da centrale" 69 –

l governo spagnolo ha raccomandato oggi ai propri cittadini che si trovano in Giappone di allontanarsi ad almeno 120 km dalla centrale nucleare di Fukushima. In una nota il ministero degli esteri di Madrid ha indicato che la cellula di crisi sul Giappone istituita due giorni fa ha raccomandato ''ai residenti spagnoli che si trovano in un'aerea di 120 km attorno alla centrale nucleare di Fukushima di lasciarla e di dirigersi verso altre zone del paese''. Il governo di Madrid, ha precisato nella nota il ministro degli esteri Trinidad Jimenez, ha deciso di mettere a disposizione degli spagnoli in Giappone ''che vogliono lasciare il paese i mezzi necessari perche' possano farlo'', fornendo loro in particolare biglietti aerei.

14:54

Da Taiwan applicazione mobile per individuare le vittime 68 –

Un ricercatore taiwanese ha sviluppato un'applicazione per iPhone e smartphone Android che permette la localizzazione in caso di terremoto. Lo riferisce il Taipei Times. L'applicazione, chiamata 'Mobile Savior', invia dal cellulare o dallo smartphone le coordinate di latitudine e longitudine ad una serie di contatti di emergenza, così da permettere la localizzazione (attraverso internet) nel caso in cui il possessore del cellulare venga sommerso dai detriti di strutture crollate per il terremoto. A patto, naturalmente, che ci sia campo per la ricetrasmissione mobile o WiFi.

14:52

Cinema, la Warner donerà circa un milione di dollari 67 –

La Warner donerà circa un milione di dollari per il terremoto in Giappone, come riporta il Los Angeles Times. Dopo aver ritirato dalle sale giapponesi Hereafter per le scene di uno tsunami, la major ha annunciato che devolverà parte dei proventi della vendita del dvd e del bluray del film di Clint Eastwood al Giappone colpito dal terremoto. La cifra dovrebbe aggirarsi attorno al milione di dollari.

14:49

Capo Aiea parte per Tokyo, vuole andare a Fukushima 66 –

Il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, è partito oggi da Vienna per Tokio e ha detto di sperare di poter visitare il sito della centrale nucleare di Fukushima. Amano è partito con un aereo delle linee austriache Austrian Airlines che continuano a coprire i collegamenti con in Giappone. Ieri aveva annunciato di voler recarsi il prima possibile in Giappone, possibilmente già oggi, per farsi di persona un'idea della situazione nel suo Paese dopo l'incidente alla centrale di Fukishima. ''La situazione continua ad essere grave'', ha detto prima di partire assieme a una piccola squadra di esperti dell'Aiea.

14:43

Scossa di 5,8 nella prefettura di Ibaraki 65 –

Una scossa di magnitudo 5,8 è stata avvertita nella prefettura giapponese di Ibaraki, già colpita dal violento sisma di venerdì scorso: lo ha reso noto l'Agenzia Meteorologica nipponica, senza che si abbiano al momento notizie di vittime o danni.

14:22

Save the children: "Scarseggiano beni prima necessità" 64 –

A una settimana circa dal terremoto che ha devastato l'area nord-orientale del Giappone si aggravano le condizioni della popolazione più colpita dal terremoto. Gli interventi di soccorso sono complicati dall'emergenza nucleare e dalla carenza di cibo, acqua, gas per cucinare, e vestiti che non sono sufficienti per assistere le migliaia di bambini sfollati e la popolazione raccolta nei ripari. A spiegarlo è Save the children, che prevede un ulteriore peggioramento della situazione nei prossimi giorni, vista la sempre minore disponibilità di carburante per trasportare i beni di soccorso. Anche a Tokyo il carburate è stato razionato a 10 litri per persona, con interminabili code ai distributori di benzina causate dalla crescente incertezza che l'emergenza nucleare in corso determina.

14:14

Russia, normali i livelli di radioattività 63 –

I livelli di radioattività nelle regioni orientali della Russia restano normali: lo hanno reso noto le autorità, locali, nel tentativo di frenare la preoccupazione della popolazione dopo l'incidente alla centrale nucleare giapponesi di Fukushima, che si trova a circa un migliaio di chilometri di distanza.

14:08

Controlli su primi componenti Maggio Fiorentino 62 –

I primi componenti della tournée del Maggio Fiorentino, rientrati a Firenze ieri sera dal Giappone dove si trovavano quando si sono verificati il terremoto prima e lo tsunami poi, sono stati già sottoposti ad alcuni controlli da parte dei medici dell`ufficio di medicina preventiva della Asl 10, che ha allestito un presidio sanitario nei locali del teatro comunale.

13:55

Tepco: raffreddato reattore 3, forse riparte sistema refrigerazione 61 –

I getti d'acqua sul reattore 3 della centrale giapponese di Fukushima hanno effettivamente raffreddato la temperatura nella piscina e "fumo bianco" si leva dalla zona: lo ha riferito la società che gestisce l'impianto, la Tokyo Electric Power (Tepco), secondo la Kyodo News. L'impianto potrebbe essere ricollegato presto a una linea elettrica e questo permetterebbe di riattivare, almeno parzialmente, il sistema di refrigerazione. Intanto, il ministero della Difesa ha fatto sapere che gli elicotteri militari e i camion-cisterna riprenderanno domani a riversare tonnellate di acqua sull'impianto

13:54

Wikileaks: Aiea debole con Giappone su sicurezza 60 –

L'ex capo del Dipartimento di Sicurezza e Salvaguardia Nucleare dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, il giapponese Tomihiro Taniguchi, era visto degli americani come "un debole", sia come "manager" che come "difensore" degli interessi del dipartimento, "in particolar modo quando si tratta di confrontare il Giappone sulle loro pratiche di sicurezza". Lo si apprende da un cablogramma USA, datato 7 luglio 2009, diffuso oggi da WikiLeaks

13:44

Merkel: Germania accelera su fonti alternative e preme su Ue 59 –

Angela Merkel ha "piani molto ambiziosi" per sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili. Lo ha detto stamattina a Berlino, affrontando l'emergenza nucleare del Giappone, secondo quanto riferisce la agenzia Bloomberg. La Merkel ha annunciato l'intenzione di spingere verso "il cambiamento nelle politiche energetiche e accelerarlo dove possibile". La Germania spera di poter "raggiungere il più velocemente possibile - ha anche detto la cancelliera - l'epoca delle energie alternative". Il governo Merkel farà pressione, ha aggiunto, perché l'Ue e il gruppo dei 20 "affrontino le conseguenze" della crisi nucleare giapponese, un evento definito come "apocalittico" dalla cancelliera

13:32

Nuova scossa a Tokyo, epicentro a Ibaraki: magnitudo 5,8 58 –

Una nuova scossa di magnitudo 5.8 si è registrata poco fuori da Tokyo, con epicentro al largo delle coste della prefettura di Ibaraki, a nord della capitale. Lo ha annunciato la Nhk

13:31

Sarkozy in Giappone a fine mese per solidarietà da G8 e G20 57 –

Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha annunciato di essere pronto a visitare il Giappone alla fine di marzo, per una missione di solidarietà a nome del G8 e del G20. La Francia detiene la presidenza contemporanea delle due organizzazioni internazionali

13:25

Anche la Russia offre aiuto 56 –

Il ministero degli Esteri russo ha dichiarato che la Russia è pronta a prestare qualsiasi tipo di aiuto al Giappone, anche nello spegnimento degli incendi alla centrale di Fukushima. Lo riferisce l'agenzia Interfax. "La Russia è pronta a prestare qualsiasi assistenza supplementare al Giappone, inclusa quella nello spegnimento degli incendi alle centrali", ha detto il portavoce del ministero russo, Alexander Lukashevic. "Auguriamo successo ai colleghi giapponesi nel superare questa atroce tragedia", ha aggiunto confermando poi che per domani è prevista la partenza dei familiari dei diplomatici e altri rappresentanti statali russi in Giappone, ma non di funzionari stessi

13:20

Romani: condivisione su nucleare è la "mission" 55 –

"Anche se non è obbligatorio il parere di tutti coloro che partecipano alla conferenza di servizi, politicamente la mission è la condivisione - ha aggiunto il ministro Paolo Romani - e penso che oggi soprattutto visti i vantaggi fiscali ed economici che ci sono per le comunità locali alla luce anche dell'esperienza francese dove i territori competono per avere le centrali, ho l'impressione che per un ritorno al nucleare sia necessario percorrere una strada condivisa"

13:18

Ambasciata francese distribuisce iodio a connazionali 54 –

Di fronte al rischio nucleare, l'ambasciata di Francia a Tokyo sta cominciando a distribuire compresse di iodio ai francesi che si trovano in Giappone, almeno 3.000 solo nella regione della capitale. Lo ha annunciato oggi il ministero degli Esteri francese, sottolineando che per il momento si tratta di una misura a carattere "preventivo". Da ieri la Francia sta inviando dosi di iodio anche ad alcuni suoi territori d'oltremare, come a Saint-Pierre-et-Miquelon, un arcipelago al largo del Canada, e alle sue isole del Pacifico. In questi territori, ha comunque sottolineato il ministero, "non esistono in questo momento rischi di contaminazione". Anche a Parigi la gente si preoccupa di fronte al rischio di contaminazione, per gli esperti inesistente in Europa, e le farmacie devono far fronte da domenica scorsa ad una richiesta crescente di compresse di iodio. I farmacisti ricordano che per il momento si tratta di una reazione "totalmente irrazionale"

13:16

Fukushima, mezzi esercito interrompono getto d'acqua 53 –

I mezzi speciali dell'esercito impegnati nell'opera di raffreddamento del reattore 3 della centrale nucleare Fukushima-1 hanno smesso di spruzzare acqua. Lo scrive il sito internet del quotidiano Yomiuri Shinbun. Questi veicoli, che permettono agli operatori di spruzzare liquido senza uscire all'esterno, sono entrati in funzione dopo che le radiazioni avevano impedito di utilizzare le normali autobotti. In tutto, scrive lo Yomiuri, sono stati impegnati 5 veicoli. Hanno iniziato a spruzzare acqua alle 19.35 (11.35 In italia) con una rotazione tra i mezzi ogni cinque minuti. Hanno smesso alle 20.07 (Ore 12.07 In italia). Dal sito è stato spiegato che si decideranno i prossimi passi "una volta verificati" gli effetti dell'operazione. Negli sforzi di raffreddamento sono impegnati anche elicotteri Chinook delle forze armate. I velivoli sono passati sulla centrale per quattro volte, versando carichi di acqua

13:11

Romani: anche se legge consente non imporremo centrali 52 –

"Non obbligheremo nessun territorio ad ospitare una centrale nucleare, anche se la legge lo consentirebbe". E' quanto ha affermato il ministro allo Sviluppo Economico, Paolo Romani, durante la presentazione dell'elettrodotto Sapei, presso la centrale elettrica Terna di Latina. "Il tema della riflessione sul nucleare - ha spiegato il ministro - deve contemplare anche la condivisione delle scelte. Maggioranza, opposizione e comunità locali devono condividere il processo e devono essere informate sui processi di sicurezza. Nessuno, quindi sarà obbligato ospitare eventuali centrali".

13:08

Romani: inappropriato il dibattito su stop definitivo a nucleare 51 –

Il dibattito su Un possibile stop definitivo al programma nucleare italiano "è fuori tempo e inappropriato". Così il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, a margine della presentazione di 'sa.Pe.I, l'elettrodotto sottomarino di terna che collega direttamente Sardegna e Penisola. Secondo Romani, è importante spostare il dibattito tra nuclearisti e antinuclearisti "sul problema della sicurezza"

13:02

Tepco: radioattività aumentata dopo getto d'acqua su reattore 3 50 –

I livelli di radioattività intorno al reattore 3 della centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono aumentati dopo il getto d'acqua sparato dagli idranti montati sui mezzi militari. Lo ha reso noto la Tepco, citata dall'agenzia di stampa Kyodo News. Il livello di radioattività è salito a 4mila microsievert l'ora, dai 3.700 misurati prima dell'intervento degli idranti da terra, ha precisato la Tepco. Dopo la missione degli elicotteri, il livello di radioattività intorno all'impianto era rimasto identico. Il governo ha reso noto che gli elicotteri riproveranno a rilasciare acqua sull'impianto dall'alto, così come verranno nuovamente utilizzati gli idranti

13:01

Ministri finanze G7 stasera in videoconferenza su Giappone 49 –

I ministri finanziari del G7 si sentiranno questa sera alle 21.00 ora italiana per discutere della situazione del Giappone. Lo rivelano fonti vicine al G7, le quali escludono misure concrete per aiutare Tokyo. "Oggi non ci aspettiamo nessuna decisione - dicono le fonti - il vertice è una dimostrazione di solidarietà al Giappone e un momento per il fare il punto sulla difficile situazione"

13:00

Di Pietro: nucleare, più che riflettere dare parola a italiani 48 –

"Più che fermarsi per riflettere su cosa occorre fare sul piano tecnico, bisogna dare la parola agli italiani. Infatti, alla luce di quanto è accaduto in Giappone e che potrebbe ancora accadere, è necessario stabilire, in maniera forte e chiara, la posizione del nostro Paese. L'Italia si faccia porta bandiera dell'abbandono del nucleare come fonte di energia, puntando tutto sulle rinnovabili". E' quanto afferma in una nota il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, commentando le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani.

12:55

Socialdemocratici di Germania e Austria: referendum su nucleare 47 –

Il Partito socialdemocratico tedesco e quello austriaco chiederanno un referendum europeo sull'uscita dal nucleare. Lo ha annunciato in un'intervista alla Bild il presidente della Spd, Sigmar Gabriel, che in accordo con il cancelliere austriaco, Werner Faymann, intende mettere in moto "un'iniziativa europea per l'uscita dal nucleare". "Devono essere i popoli europei a decidere e non i lobbisti dei gruppi economici e i governi", ha spiegato Gabriel, per il quale "c'è un nuovo diritto in Europa, quello di un'iniziativa popolare a livello europeo". Il presidente della Spd ha sottolineato che "la Germania può rinunciare subito a quasi la metà dell'energia prodotta dal nucleare, poiché esporta corrente elettrica all'estero". A suo avviso, la moratoria di tre mesi decisa da Angela Merkel è "solo un trucco per salvare il risultato delle elezioni regionali", che hanno luogo domenica prossima in Sassonia-Anhalt ed il 27 marzo in Baden-Wuerttemberg e Renania-Palatinato

12:46

Tepco conferma: improbabile black-out a Tokyo 46 –

Un mega blackout a Tokyo potrebbe essere evitato sulla base dell'attuale domanda di elettricità. Lo dice la Tepco, la compagnia che gestisce il servizio nella regione del Kanto

12:44

A Pisa nella notte arrivo charter con musicisti Maggio Fiorentino 45 –

Si dovrebbe avviare alla conclusione stanotte, intorno alle 2.30, l'odissea dei lavoratori del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, in Giappone dall'11 marzo scorso, per una tournee che è stata interrotta lunedì pomeriggio. Alle 2.30 della notte è atteso l'arrivo, all'aeroporto di Pisa, del charter Alitalia chiesto dal Comune di Firenze per riportare in Toscana la stragrande maggioranza dei musicisti del Maggio. Ieri sera alcuni membri del Maggio sono atterrati a Firenze, altri sono sbarcati a Fiumicino e Malpensa, essendosi organizzati autonomamente. L'orchestra del Maggio Fiorentino volerà invece in Cina, per proseguire la tournee. Al rientro in Italia i lavoratori sono stati e saranno invitati a raggiungere i locali del Teatro Comunale, dove è stato allestito un presidio con a disposizione medici generici per le prime analisi e psicologi. Coloro che lo vorranno potranno fruire di accertamenti più accurati presso il pronto soccorso dell'ospedale di Careggi

12:40

Cala consumo energia, forse evitato black-out a Tokyo 44 –

Potrà essere evitato il ricorso al black-out dell'energia elettrica nell'area metropolitana di Tokyo. Lo ha annunciato poco fa il canale televisivo nipponico Nhk dopo che il ministero dell'Economia, del commercio e dell'industria aveva comunicato poco prima i dati sul consumo di elettricità nella metropoli. Accogliendo l'appello del governo a ridurre i consumi, i cittadini di Tokyo hanno fatto scendere la domanda di elettricità a 3050 kilowatt alle 18 ora locale da 3290 tra le 8 e le 9 del mattino. Il valore attuale è sullo stesso livello di ieri sera e consente di evitare il black-out. Per ridurre i consumi anche le ferrovie nipponiche hanno ridotto del 20% la velocità dei propri treni e hanno diminuito il numero di corse. Ai cittadini inoltre è stato chiesto di usare di meno i sistemi di riscaldamento per far fronte all'ondata di aria fredda che ha colpito il paese nelle ultime ore

12:38

Fukushima, nuovi cannoni ad acqua su reattore 3 43 –

Due camion speciali dell'esercito giapponese hanno cominciato a gettare acqua sul reattore 3 della centrale di Fukushima dopo un tentativo fallito di impiegare cannoni ad acqua della polizia. lo ha riferito la televisione Nhk. Cinque camion-cisterna dell'esercito sono stati inviati sul posto, carichi di trenta tonnellate d'acqua, per partecipare alle operazioni di raffreddamento del reattore. A differenza dei mezzi della polizia impiegati in un primo momento, questio ultimi permettono di gettare acqua senza che i soldati debbano uscire dal mezzo

12:37

Zingaretti: Giappone dimostra che non c'è nucleare sicuro 42 –

"La vicenda giapponese dice una grande verità: il nucleare sicuro non esiste e coloro che hanno in questi mesi e in questi anni hanno detto agli italiani che c'era un nucleare sicuro hanno detto un'altra bugia. Io sono sempre stato contro il nucleare". Così il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. "Il referendum - ha aggiunto - sarà una grande opportunità, voterò e chiederò a tutti di votare per il sì"

12:36

Romani: su nucleare scelte condivise con i territori 41 –

Sul nucleare bisognerà fare "scelte condivise da tutti". Lo ha dichiarato il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, intervenendo all'inaugurazione di un elettrodotto di Terna. "Bisognerà fare scelte che dovranno essere condivise da chi vede installata nel proprio territorio una centrale"

12:21

Repubblica Ceca, tra rimpatriati anche la Filarmonica 40 –

Sono rientrati a Praga i due aerei militari inviati dal ministero della difesa ceco in Giappone per rimpatriare i connazionali, compresi 41 musicisti della famosa Filarmonica ceca. Ad accogliere all'aeroporto gli oltre 100 passeggeri c'era il ministro della difesa Alexandr Vondra. Oltre ai cechi a bordo c'erano anche cittadini slovacchi, francesi, un polacco, un bulgaro e un coreano. "E' un sollievo, perchè la pressione psicologica era grande, d'altra parte proviamo pena per i giapponesi colpiti dalla tragedia e ammiriamo quanto siano disciplinati e organizzati", ha dichiarato all'agenzia Ctk il violista Jaroslav Pondelicek. All'aeroporto di Praga i passeggeri si sono fatti misurare eventuali livelli di radioattività. Tutti i test hanno avuto un esito negativo, ha detto Vondra, precisando che per ora il governo non prevede l'invio in Giappone di altri aerei. "Siamo però pronti a reagire velocemente se la situazione lo richiederà", ha aggiunto Il governo del premier Petr Necas ha deciso martedì sera di inviare aerei speciali in Giappone per rimpatriare donne, bambini e i musicisti. Secondo l'ambasciata ceca a Tokyo, l'interesse era grande ma alla fine molti non sono partiti e non si sono presentati all'aeroporto.

12:16

S&P's: crisi giapponese può influire su mercato europeo 39 –

La crisi nucleare che sta sconvolgendo il Giappone potrebbe avere ripercussioni sugli operatori del settore in Europa, modificando il mercato continentale dell'energia. Lo scrive l'agenzia Standard & Poor's in un rapporto dedicato alle conseguenze del disastro della centrale di Fukushima. Dal punto di vista del credito gli effetti nel breve termine vengono considerati come limitati per gli operatori nucleari europei, con l'eccezione di quelli tedeschi, penalizzati dalla decisione del governo di Berlino di sospendere le operazioni in sette reattori. Nel medio e lungo termine, tuttavia, le ripercussioni potrebbero essere più sensibili, dal momento che - spiega un'analista di S&P - "le compagnie con la quota di fatturato maggiore dal nucleare potrebbero decidere di accelerare gli investimenti per sostituire" gli impianti obsoleti e questo "potrebbe mettere a rischio i profitti di grandi operatori, dal momento che una quota importante dei profitti oggi arriva dall'energia a basso costo prodotta negli impianti nucleari". I più grandi operatori europeo del settore con un rating - ricorda S&P - sono Electricite de France, E.ON, Vattenfall, RWE, GDF SUEZ , EnBW Energie Baden-Wuerttemberg, Fortum e Cez

12:04

Ministro Romani: dopo Giappone fermarsi e riflettere 38 –

"Quello che è successo in Giappone, un momento di riflessione lo deve dare". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, parlando della scelta nucleare e invitando il "sistema Paese, il governo, i tecnici a fermarsi un attimo e capire cosa sia meglio fare"

12:01

Miyagi, governo rinuncia a cremazioni 37 –

A Miyagi, la prefettura del Giappone nordorientale più violentemente colpita dal devastante terremoto/tsunami di venerdì scorso, il governo locale ha deciso di rinunciare alle cremazioni e di passare alle inumazioni per nelle località in cui vengono numeri consistenti di corpi di vittime della catastrofe. Lo scrive oggi il sito internet del quotidiano Yomiuri Shinbun. La prefettura ha preparato un manuale per le inumazioni delle salme, pratica che finora era vietata. Queste procedure sono state distribuite agli enti locali. Nei giorni scorsi il capo della polizia locale Naoto Takeuchi aveva spiegato che a Miyagi il numero delle vittime avrebbe superato "senza dubbio" 10mila. A causa del terremoto è diventato difficile trovare il combustibile, mentre i continui black out rendono difficile l'accensione dei punti di cremazione

11:58

Israele a connazionali: spostarsi a sud o partire 36 –

Il ministero degli Esteri israeliano ha oggi aggiornato i suoi avvertimenti di viaggio in Giappone, consigliando ai cittadini israeliani, anche tramite la sua ambasciata, "di partire al più presto da Tokyo per andare nel sud del paese e di considerare anche la possibilità di lasciare il Giappone". Il ministero afferma inoltre che in considerazione dei danni subiti dalle infrastrutture e dagli impianti nucleari "è preferibile evitare viaggi non assolutamente necessari in Giappone". L'ambasciata israeliana a Tokyo, seppure con personale ridotto al minimo, continua per ora a operare regolarmente

11:51

Russia, Medvedev: è una catastrofe 35 –

Il presidente russo Dmitri Medvedev ha definito l'incidente nucleare giapponese un "disastro nazionale colossale, una catastrofe". Lo riferisce l'agenzia Itar-Tass. Il presidente russo, parlando presso la sua residenza di Mosca, dove ha invitato il presidente kazako NurSultan Nazarbaiev. "Spero che quest'anno sia buono per i nostri due paese e i nostri popoli - ha detto Medvedev -, che ci siano le condizioni climatiche per un buon raccolto e nelle stesso tempo che non ci siano problemi seri e cataclismi" come quelli giapponesi. Perché in Giappone c'è un disastro nazionale colossale, una catastrofe"

11:37

Tv: a Fukushima non utilizzabili cannoni ad acqua 34 –

La tv di stato giapponese Nhk ha detto che a causa delle radiazioni a Fukushima non è possibile utilizzare i cannoni ad acqua. La tv ha aggiunto che le autorità non solo non hanno potuto utilizzare come previsto il camion cisterna equipaggiato da un cannone ad acqua per 'bombardare' uno dei reattori di Fukushima, ma hanno anche dovuto ritirarlo dalla zona a causa degli alti livelli di radiazioni. Il cannone era stato piazzato per sparare acqua sul reattore 3 che secondo le autorità costituisce una priorità di intervento perché contiene la miscela combustibile plutonio e uranio, particolarmente radioattiva

11:35

Agenzia giapponese: piscina senza acqua, non possiamo confermare 33 –

"Non siamo stati in grado di essere sul posto, quindi non possiamo confermare se ci sia o meno acqua rimasta" nella piscina in cui si trovano le barre di combustibile usato al reattore numero 4 della centrale di Fukushima, ha ammesso un portavoce dell'agenzia per la sicurezza nucleare giapponese, Yoshitaka Nagayama

11:28

Tracce di radioattività su passeggeri atterrati a Seul 32 –

Autorità aeroportuali sudcoreane hanno rilevato inconsueti alti livelli di radiazioni su tre passeggeri atterrati a Seul provenienti dal Giappone, nel primo giorno di tali controlli organizzati dall'aeroporto internazionale Incheon. Lo scrivono i media secondo i quali un giapponese di 50 anni che si ritiene abbia vissuto nella prefettura di Fukushima indossava un capotto sul quale sono stati rilevati livelli di radiaottività parecchie volte superiore alla norma. Anche sulle altre due persone è stata fatta analoga scoperta. Le autorità hanno comunque sostenuto che tali quantitativi non pongono problemi alla salute pubblica

11:16

Usa: situazione più grave di come la descrive Tokyo 31 –

Secondo il Presidente della Commissione per la regolamentazione del nucleare Usa, Gregory Jaczko, la situazione della centrale nucleare di Fukushima, in particolare del reattore 4, pone pericoli molto più gravi di quanto riconosciuto dal governo giapponese. Jaczko ha denunciato che non vi è più acqua, o ve ne è in pochissima quantità, nella piscina in cui si trovano le barre di combustibile usato al reattore numero 4 della centrale di Fukushima Daiici. Le barre, e le radiazioni che emettono, sono quindi quasi completamente, o completamente, esposte all'atmosfera. "Riteniamo quindi che i livelli di radiazione siano estremamente elevati, possibilmente con un impatto sulla capacità di adottare misure correttive", ha quindi affermato. Un'altra piscina per le barre usate, al reattore numero 3, sta velocemente perdendo acqua e potrebbe presto trovarsi nelle stesse condizioni di quella del reattore 4, ha aggiunto Jaczko. Lo scenario più grave, secondo gli esperti americani, è quello in cui tutti i tecnici debbano essere fatti evacuare da Fukushima, lasciando tutte le barre di combustibile dei reattori a fondersi, con la conseguente ulteriore diffusione di radioattività

11:15

Russia, esperti: a Fukushima il peggio si può evitare 30 –

Secondo gli esperti di energia nucleare dell'istituto Kurchatov di Mosca, nella centrale giapponese di Fukushima non si dovrebbe verificare lo scenario peggiore, quello di una reazione a catena autoindotta sui noccioli di tutti i reattori. "Penso che che la fusione di tutti e cinque i noccioli sia il peggio che può accadere. Ma con tutta probabilità potrà essere evitato" ha detto in una conferenza stampa il vicedirettore Yaroslav Shtrombakh. "Finora riteniamo che non ci sia una reazione a catena autoindotta". Gli esperti russi ritengono che sarà possibile contenere l'incidente all'interno dell'impianto. "Finora il grosso del combustibile resta dentro l'impianto, il che significa che i processi attivi avvengono all'interno" ha detto Shtrombakh. "Finché il combustibile resta all'interno c'è speranza di confinare l'incidente all'interno dell'impianto". "Cinque aree di Fukushima sono perdute e i reattori cinque e sei si stanno riscaldando oltre a quelli uno, due e tre" ha detto l'esperto, secondo quanto riferisce Interfax

11:07

Usa evacuano familiari Dipartimento e Pentagono 29 –

L'Amministrazione Usa ha deciso di assicurare l'evacuazione dei familiari del personale del dipartimento di Stato e del Pentagono che si trovano nel nord del Giappone. E sollecita gli americani a rimanere una distanza non inferiore ai 50 chilometri dalla centrale di Fukushima. "Non abbiamo ordinato ai familiari di lasciare il Paese. Ma abbiamo offerto loro questa possibilità nel caso volessero avvalersene", ha dichiarato il sottosegretario di stato, Patrick Kennedy

11:02

Conferma da Hawaii: particelle radioattive non sono minaccia 28 –

Una conferma che le particelle radioattive non rappresentano al momento un pericolo per i Paesi dell'altra sponda del Pacifico arriva dall'"avamposto" delle Hawaii. La protezione civile dell'arcipelago, la Hawaii County Civil Defense Agency, ha fatto sapere che non sono stati rilevati aumenti della radioattività dopo il rilascio di radiazioni da due reattori della centrale nipponica. Del resto, la quantità minima di particelle radioattive rilasciate e la grande distanza tra il Giappone e le Hawaii e l'Alaska, gli Stati che potevano essere i più minacciati, per il momento fanno sì che negli Usa non sia ancora scattato un allarme radioattività

10:59

Londra organizza charter per espatrio britannici da Giappone 27 –

Il governo britannico ha organizzato voli charter da Tokio a Hong Kong per consentire l'espatrio dei cittadini britannici in particolare difficoltà che si trovano in Giappone. Il ministero degli Esteri ha tuttavia precisato che i voli di linea rimangono la prima opzione. Sui charter verrà data la precedenza ai britannici traumatizzati, o comunque colpiti direttamente dal sisma o dallo tsunami

10:56

Chrysler: tra 4/6 settimane effetti sisma su mercato auto Usa 26 –

Il sisma in Giappone ci metterà fra le 4 e le 6 settimane a far sentire i suoi effetti sul mercato americano automobilistico delle forniture. Lo afferma - riporta l'agenzia Bloomberg - Dan Kott, senior vice president per gli acquisti di Chrylser. Chrysler ottiene fra il 2% e il 5% dei suoi componenti dal Giappone.

10:55

Aiea: 23 tecnici feriti a Fukushima, 20 esposti a radiazioni 25 –

Ventitre tecnici rimasti a Fukushima dopo il terremoto sono rimasti feriti (15 di loro nell'esplosione del reattore numero 3) e altri 20 sono stati esposti a radiazioni elevate. Numerosi vigili del fuoco coinvolti nelle operazioni di soccorso sono tenuti sotto controllo. Lo ha reso noto l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, citando informazioni raccolte dal governo giapponese, precisando che altre due persone risultano disperse. In particolare, uno dei tecnici è stato esposto alle radiazioni "in modo eccessivo", ha precisato l'Aiea

10:53

Giappone, al via controlli su radioattività cibo 24 –

Il giappone ha avviato i controlli dei livelli di radioattività sui prodotti alimentari. E' la prima volta che il paese nipponico ha fissato dei limiti radioattivi sui propri prodotti alimentari, ha spiegato una fonte ufficiale del ministero della Salute. I limiti fanno parte di un programma anti-disastro preparato in precedenza dalla commissione del governo che si occupa di sicurezza atomica. Tali limiti variano a seconda del tipo di cibo e sono stati stabiliti secondo i livelli accettati internazionalmente e secondo le caratteristiche della dieta giapponese. Anche l'Unione europea ha raccomandato ai paesi membri di misurare il livello di radioattività dei prodotti alimentari importati da Tokyo. Stessa misura verrà intrapresa da diverse nazioni asiatiche

10:52

Acqua su Fukushima con elicotteri, ma radioattività non cala 23 –

Due elicotteri sono riusciti a levarsi in volo quattro volte sulla centrale di Fukushima Daiichi questa mattina prima delle 10 (ora locale), e a sganciare tonnellate di acqua marina sul reattore numero tre. Ma il livello di radioattività non è calato, rende noto la Tepco, la compagnia che gestisce la centrale: intorno all'edificio dell'impianto, è salito a 3mila microsievert per ora (la soglia massima di espozione in un anno è mille microsievert). Ad autorizzare la missione degli elicotteri, che ieri era stata sospesa per i livelli troppo alti di radioattività in corrispondenza dell'impianto, è stato il ministro della Difesa, Toshimi Kitazawa

10:51

Merkel: impossibile chiudere tutte le centrali 22 –

"Non è possibile per ora chiudere tutti gli impianti nucleari della Germania": lo ha detto stamattina a Berlino Angela Merkel, secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg. Secondo la cancelliera che, dopo gli incidenti nucleari di Fukushima, ha sospeso la decisione del suo esecutivo sulla proroga del funzionamento degli impianti nucleari tedeschi, la Germania dovrà puntare sulla energia alternativa. Il processo di abbandono della politica nucleare dovrà essere, tuttavia, "graduale". "Sono contraria alla demolizione di tutte le nostre centrali nucleari solo per importare energia atomica da altri Paesi del mondo", ha affermato la Merkel

10:50

Obama chiama Kan e propone invio esperti Usa a Fukushima 21 –

Il presidente Usa, Barack Obama, ha proposto al primo ministro giapponese Naoto Kan l'invio di esperti nucleari americani nell'arcipelago per aiutare a risolvere l'emergenza nella centrale nucleare Fukushima-1. Obama e kan hanno avuto una conversazione telefonica

10:47

Fukushima, tecnici sperano riparta energia elettrica entro oggi 20 –

I tecnici giapponesi impegnati nel tentativo di raffreddare i reattori della centrale nucleare Fukushima-1 gravemente danneggiata sperano che entro oggi riparta l'alimentazione, almeno parziale, dell'energia elettrica alla centrale. Lo scrive l'agenzia di stampa Kyodo. Il ristabilimento dell'alimentazione permetterebbe di rimettere in funzione gli apparati e le pompe per il raffreddamento dei sei reattori e di riempire le vasche per il combustibile esausto

10:31

Tokyo, borsa chiude in ribasso: Nikkei -1,44% 19 –

Chiusura in netto ribasso per la Borsa di Tokyo dove il Nikkei ha segnato -1,44%.

10:20

Ocse: Gurria preoccupato per futuro del nucleare 18 –

Angel Gurria, numero uno dell'Ocse, è preoccupato per i contraccolpi negativi sul nucleare che rischiano di venire dalla catastrofe in Giappone. "Sono preoccupato - dice alla radio della Bbc - per il fatto che l'alternativa nucleare possa subire uno stop, o essere percepita come negativa, senza tener conto delle attuali circostanze eccezionali". "Continuiamo a credere - aggiunge - che il nucleare sia parte della soluzione per combattere i mutamenti climatici e anche per avere abbastanza elettricità da consentire all'economia di lavorare". "Non dobbiamo consentire - conclude Gurria - che questo incidente ci allontani dalla nostra convinzione"

10:19

Tv giapponese mostra elicotteri su centrale Fukushima 17 –

La tv di stato giapponese Nhk mostra in diretta il sorvolo dei reattori della centrale nucleare di Fukushima 1 da parte di elicotteri militari giapponesi Chinhook che continuano a gettare tonnellate di acqua sugli impianti

10:12

Ambasciata italiana rinnova invito a lasciare il Giappone 16 –

L'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo tsunami, dalle prefetture a nord della capitale e dalla stessa capitale". "Questa mattina l'ambasciata americana ha esteso ad un raggio di 80 km l'area di consigliata evacuazione circostante la centrale di Fukushima. Le autorità giapponesi mantengono ferma l'indicazione di un'area del raggio 30 km dalla centrale. Dal mattino di oggi alcune ambasciate occidentali, come quella britannica e quella australiana, analogamente a questa ambasciata, consigliano ai propri connazionali di lasciare la città di Tokyo e l'area a nord di Tokyo"

10:11

Merkel: catastrofe non danneggerà economia mondiale 15 –

Per la cancelliera tedesca, Angela Merkel la catastrofe in Giappone non danneggerà l'economia mondiale. "Non mi aspetto - dice - che l'economia globale subirà un impatto significativo dalla catastrofe in Giappone"

10:06

Agenzia Usa: radiazioni estremamente alte in reattore 4 14 –

I livelli di radiazione sono "estremamente alti" nel reattore 4 della centrale atomica di Fukushima. L'allarme arriva da Gregory Jaczko, capo della Nrc, la Nuclear Regulatory Commission, l'ente nucleare americano. Gli Usa hanno inoltre avvisato i cittadini che vivono a 50 miglia (80 chilometri) dalla centrale di evacuare o trovare immediatamente rifugio altrove. "Crediamo che non ci sia più acqua nella piscina del reattore 4 della centrale di Fukushima e che il sistema secondario di contenimento sia andato distrutto - ha detto Jaczko nel corso di un'audizione alla Commissione energia e commercio della Camera Usa - . A questo punto pensiamo che il livello di radiazioni sia estremamente alto. Sembra impossibile prendere misure adeguate a risolvere il problema"

10:05

Esperto: particelle a bassa radioattività verso gli Usa 13 –

Basse concentrazioni di particelle radioattive, non pericolose per l'uomo, si stanno dirigendo dal Giappone verso il Nordamerica. Lo ha detto il direttore di una agenzia governativa svedese per la difesa. Lars-Erik De Geer, direttore ricerche dell'Istituto svedese per le ricerche sulla difesa (agenzia governativa), ha fatto queste affermazioni citando dati di una rete di stazioni internazionali di monitoraggio. De Geer ha sottolineato che i livelli di radioattività non sono pericolosi per le persone

09:15

Governo: movimenti speculativi sullo yen 12 –

Il governo giapponese ha definito "estremamente speculativo" e "senza fondamento" i massimi storici dello yen sul dollaro (sceso a 76,25) in assenza di alcuna base solida, mentre la Bank of Japan (BoJ) ha continuato a immettere liquidità per sostenere i mercati. Il G7 finanziario si riunirà in videoconferenza d'emergenza, ha detto il ministro delle Finanze, Yoshihiko Noda, a partire dalle ore 7.30 di domani (le 23.30 di giovedì in Italia).

09:14

Cina chiede informazione precise sulle centrali 11 –

La Cina ha chiesto al Giappone di avere notizie "precise e opportune" sulla situazione attuale circa le centrali nucleari. Lo ha detto poco fa un portavoce del ministero degli esteri di Pechino.

08:57

Fukushima, testa radiazioni su 10.000 persone 10 –

Circa diecimila persone saranno sottoposte ad analisi e controlli sulla radioattività nella sola prefettura nord-orientale giapponese di Fukushima, sul cui territorio è situata la disastrata centrale atomica da cui continua a fuoriuscire vapore contaminante. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa 'Kyodo' che citava fonti delle amministrazioni locali, secondo cui i test saranno effettuati sulla popolazione di 26 diverse località.

08:56

Governo: sopreso per commenti allarmati degli esperti Usa 9 –

Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha espresso sorpresa per gli allarmanti commenti di Gregory Jackzo, capo della Nuclear Regulatory Commission degli Usa, secondo il quale non ci sarebbe più acqua nella vasca di raffreddamento delle scorie nucleari del reattore n.4, il che comporterebbe il rischio di emissione di radiazioni di alto livello nell'atmosfera. "C'è stato un leggero ritardo nella trasmissione di informazioni alla parte statunitense sull'esistenza o meno di acqua nella vasca di raffreddamento delle barre di combustibile nucleare", ha spiegato Edano.

08:50

Ministro economia rassicura i mercati: non serve intervento G7 8 –

Il ministro nipponico dell'Economia, Karou Yosano cerca di rassicurare il paese e i mercati, sostenendo che l'economia è sana e che i danni per le devastazioni della scorsa settimana avranno un impatto limitato. Yosano è convinto che non serva un intervento congiunto dei paesi del G7 a sostegno del Giappone e che non ci sia bisogno dell'intervento del governo per acquistare titoli sui mercati. "Non penso che i mercati azionari e monetari siano in turbolenza" risponde Yosano a chi gli chiede se serva un intervento del G7. E alla proposta avanzata da alcuni parlamentare di un intervento diretto del governo per acquistare titoli sui mercati, Yosano risponde: "Non penso che sia il momento per simili azioni. I mercati cominciano a stabilizzarsi".

08:36

Polizia: 14.650 tra morti e dispersi per il sisma 7 –

Si è ulteriormente aggravato il bilancio ufficiale del terremoto di magnitudo 9,0 e del conseguente 'tsunami' che venerdì scorso devastarono il Giappone nord-orientale: secondo la Polizia Nazionale nipponica, infatti, il totale delle vittime, tra morti accertati e dispersi, è salito infatti ad almeno 14.650, con un incremento di quasi mille unità nel giro di poche ore. Più in dettaglio, il numero delle persone che hanno perso la vita è salito a 5.321, mentre quello di coloro che tuttora mancano all'appello è arrivato a 9.329. I feriti di cui si ha notizia ammontano a 2.383. Si tratta comunque di cifre sempre largamente sottostimate: le autorità municipali di Ishinomaki, nella prefettura di Miyagi, hanno per esempio reso noto che solo in tale città risultano scomparsi circa diecimila abitanti. Stando all'emittente televisiva pubblica, altrettanti sarebbero i dispersi nella località portuale di Minamisanriku. Oltre 55.380 tra case e altri edifici sono stati distrutti o gravemente lesionati a causa delle due catastrofi naturali.

08:03

Ambasciata d'Italia rinnova l'invito a lasciare Tokyo 6 –

L'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo Tsunami, dalle prefetture a nord della capitale e dalla stessa capitale". Quanto all'ipotesi radiazioni, le misure "del team italiano effettuate in ambasciata confermano il valore registrato ieri di 0.04 microsievert/ora". Le misure spettroscopiche escludono al "momento la presenza di isotopi radioattivi artificiali".

08:00

Tokyo e dintorni rischiano di restare al buio stasera 5 –

Il Giappone rischia un blackout su larga scala se i consumi non saranno ridotti a causa del calo della produzione di elettricità. Lo ha detto il ministro dell'Industria, Banri Kaieda, durante la presentazione del piano di emergenza per la fornitura di carburante alle aree colpite dal terremoto, trasmessa in diretta dalla tv pubblica Nhk.

07:58

Dopo l'acqua dagli elicotteri le radiazioni restano invariate 4 –

E' sostanzialmente fallito il secondo tentativo di raffreddare il reattore numero tre della centrale nucleare di Fukushima 1, dal quale continua a fuoriuscire una nube di vapore radioattivo. Ieri le Forze di Auto-Difesa giapponesi, cioè l'Esercito, avevano inviato a lanciare acqua di mare sull'impianto un elicottero da trasporto, che però non si era nemmeno potuto avvicinare a causa del livello eccessivo delle radiazioni e anche delle violente raffiche di vento, e aveva pertanto indotto a desistere dal mandare altri velivoli. Oggi invece, grazie anche a condizioni meteorologiche più favorevoli, sono stati impiegati quattro bi-rotore da carico Ch-47 Chinook, che per ore si sono avvicendati nello scaricare sul reattore tonnellate di liquido. Alla fine però la radioattività è rimasta invariata: lo ha ammesso la stessa 'Tepco', la compagnia elettrica nipponica che gestisce il complesso, citatab dall'agenzia di stampa 'Kyodo'. Anzi, proprio fonti della società hanno reso noto che intorno alla centrale il tasso radioattivo è salito a 3.000 microsievert l'ora. Mille microsievert, pari a un millisievert, sono considerati il tetto massimo cui un essere umano può esporsi, ma nell'arco di un intero anno, senza rischi per la salute. In precedenza il ministro della Difesa, Toshimi Kitazawa, aveva spiegato di aver dato il via libera al ricorso agli elicotteri poichè sul sito dell'impianto nucleare le radiazioni erano pari a 4,13 millisievert, o 4.130 microsievert, a un'altitudine di circa 300 metri, e addirittura a 87,7 millisievert a quota 100 metri di altezza.

07:25

Agenzia nucleare: in giornata torna parzialmente la corrente 3 –

Dovrebbe essere parzialmente ripristinata nel corso della giornata di oggi la corrente elettrica nella centrale atomica giapponese di Fukushima 1: lo ha annunciato l'Agenzia Nazionale per la Sicurezza Nucleare, secondo cui è possibile per il pomeriggio ora locale un pur limitato rifornimento all'impianto dell'energia indispensabile per riattivare i sistemi di raffreddamento delle barre di combustibile nucleare. La differenza di fuso orario tra Italia e Giappone è di otto ore. Ieri la 'Tepco', la compagnia elettrica nipponica che gestisce il complesso di Fukushima, aveva reso noto che erano in corso tentativi per restituirle l'alimentazione di elettricità. La stessa società ha precisato che, malgrado la situazione globale "non sia buona", nel reattore numero quattro ci sarebbe ancora acqua nel bacino di contenimento della barre esaurite, non per questo prive però di radioattività.

07:22

Borsa Tokyo chiude in calo a -1,44% 2 –

La Borsa di Tokyo termina in calo la seduta, ma limita le perdite a -1,44%, nel giorno in cui il dollaro ha toccato i nuovi minimi dal dopoguerra contro lo yen, a 76,25. L'indice Nikkei si ferma a quota 8.962,67 punti, cedendo 131,05 punti.

07:21

Governo: priorità sicurezza reattore n. 3 1 –

La messa in sicurezza del reattore n.3 di Fukushima "è la priorità". Secondo il portavoce del governo, Yukio Edano, l'intervento si rende necessario per la pressione registrata in aumento con uscita di vapore proprio dal reattore potenzialmente più pericolo, in quanto alimentato con mox, miscela combustibile di plutonio e uranio, particolarmente radioattiva.

(17 marzo 2011)

 

REPORTAGE DALLA TRAGEDIA

Oltre il dolore nell'inferno di Minamisoma

"Ma adesso dobbiamo ricominciare"

Viaggio nella parte più colpita del Paese. Dove non si possono neppure sepellire i morti e il cibo scarseggia. La battaglia di Teroyoshi, unico superstite del suo municipio: "Abbiamo bisogno di foze fresche che diano una mano". Il dramma di Tomuko e dei suoi bambini

dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI

Oltre il dolore nell'inferno di Minamisoma "Ma adesso dobbiamo ricominciare"

MINAMISOMA (GIAPPONE) - Sulla spiaggia nera di Minamisoma, fuochi rossi sciolgono un velo di neve bianca, scesa a coprire lo scempio dello tsunami. Si alzano colonne di fumo grigio, ma non sono più il segnale di navi e case che ardono nel fango. I sopravvissuti certi della città, poco più della metà tra i 75 mila abitanti, questa mattina si sono rassegnati. Bruciano i cadaveri dei loro cari e di sconosciuti, usando gli infissi degli edifici distrutti.

Ci vorrebbero permessi speciali, ma la polizia guarda le pire e non disturba centinaia di persone che sfilano davanti ai fuochi, inchinandosi e inginocchiandosi. In gran parte delle prefetture di Fukushima, Miyagi e Iwate, travolte dall'onda, continuano a mancare l'energia elettrica, il carburante, il gas e l'acqua. Non funzionano i forni crematori, non si trovano bare per decine di migliaia di salme che riaffiorano dal pantano, dall'oceano e dalle città costiere scomparse. Manca il ghiaccio per conservare le salme e non si sa dove scavare cimiteri.

E' un funerale che il Giappone celebra contro se stesso, ma anche un rito che stabilisce un confine ideale a quanto accaduto, a cui la popolazione di affida per ricominciare a pensare ai giorni che irremovibili l'attendono. Ora sono il gelo e la fame, assieme allo spettro del vento atomico, a decimare chi venerdì s'era sorpreso di essere sopravvissuto. Città e villaggi affacciati sul Pacifico, nella regione di Tohoku, sono isolati e paralizzati dal gelo. Le strade che dall'interno scendono verso

il mare restano interrotte da frane, fratture nell'asfalto, improvvise cascate color legno e montagne di macerie.

La notte è scesa quattro gradi sotto lo zero e anche di giorno fiocchi fradici cadono sulla massa di senzatetto che vaga tra i detriti, in cerca di persone e di cibo. A Rikuzen-Takata migliaia di persone sono in fuga. Hanno lasciato la scuola, trasformata in centro d'accoglienza, e si sono messe in marcia a piedi, non si sa verso dove. Gli uomini portano bambini e vecchi sulle spalle, avvolti nelle coperte e protetti da teli azzurri. Le donne reggono borse di nylon in cui hanno infilato i residui beni di famiglia. Scappano dalla città distrutta perché sono convinti che se non si muovono, moriranno. Nel centro il riscaldamento non funziona, manca kerosene per le stufe, la luce è saltata. Dopo i primi due giorni le razioni alimentari si sono esaurite. I ricoverati hanno diviso per dieci la dose per uno e hanno smesso quasi di bere. Nella notte però due anziani, corrosi dall'umidità gelida degli indumenti inzuppati di melma, sono morti di polmonite. Molti manifestano il torpore che precede un raffreddamento profondo dell'organismo e sentono mani e piedi di ghiaccio.

La colonna dei fuggitivi incrocia quella dei soccorritori inviati da Tokyo, ma non si ferma. "Portateci via da qui", gridano i maschi e la loro richiesta suona come un atto di accusa contro la misteriosa lentezza degli aiuti. Gli evacuati del Nordest temono che la neve e la pioggia riversino su di loro le particelle radioattive emesse da Fukushima e chiedono di essere messi in salvo in regioni sicure e lontane. Pretendono che i militari distribuiscano pillole di iodio e che misurino la radioattività delle persone. Montano una rabbia e una protesta inattese. Il dolore, le privazioni e il terrore stanno facendo perdere la testa a chi confidava di poter superare lo shock. Basta una folata di vento che innesca un crollo, o l'ennesima scossa di terremoto, perché gli individui snervati sobbalzino e cedano ai gemiti. E' difficile da credere, ma nel Paese dotato di 55 centrali nucleari e centinaia di impianti petrolchimici, nella nazione che ha costruito il proprio successo sull'avanguardia dell'energia e della tecnologia, i soccorsi ai sopravvissuti dell'11 marzo naufragano per mancanza di combustibile e mezzi capaci di avanzare tra gli eccessivi detriti del progresso. E nel Giappone che trabocca di merce, ai profughi dell'Honshu dopo cinque giorni manca un pezzo di pane e una maglietta asciutta.

Infrangere le regole collettive qui non rientra nelle scelte considerabili. Ma oggi, a Ishinomaki, sono iniziati i saccheggi di negozi e rovine. Un terzo della città, 160 mila abitanti, resta sepolta da una laguna nuova. Migliaia di sopravvissuti si aggirano tra le rovine non allagate in cerca di provviste, di scarpe e di coperte. Sanno che entrare dalla finestra di un negozio rovesciato e uscire con due succhi di frutta e un pacco di biscotti, è una vergogna. Prevale però infine la rassegnazione a sopravvivere e i furti non vengono denunciati. "Non eravamo pronti all'inferno - dice Tomonao Matsuo, capo di una squadra di pompieri inviati da Yamagata - e la sua dimensione ci ha travolto. Affrontare contemporaneamente un terremoto, uno tsunami, un'emergenza nucleare, decine di migliaia di morti, 600 mila sfollati e un'intera regione rasa al suolo, è una prova ai limiti delle possibilità per qualsiasi nazione".

Nei centri di accoglienza gli sfollati ascoltano in silenzio la radio che trasmette il messaggio dell'imperatore. Nessuno commenta, ma le persone si guardano attorno ed è evidente che riflettono. Centinaia di bambini, a Ofunato, sono stesi sotto teloni per evitare possibili contaminazioni aeree. Da lunedì i camion con le razioni alimentari non sono più arrivati. La popolazione teme che l'acqua distribuita dalle autobotti sia pericolosa e per ottenere una bottiglietta chiusa da mezzo litro, s'è formata una coda di un chilometro. I soli a muoversi senza timore sono i vecchi. "Spero che Fukushima - dice Yuko Ota - faccia il suo lavoro in fretta. Ho perso figli e nipoti, sono sola. Se non provvede la centrale farò da me". Solo a Sendai, Kesennuma e nelle altre città più grandi, i soccorsi si iniziano a sentire. Un tratto della pista dell'aeroporto di Notori viene sgomberata dalle carcasse per consentire l'atterraggio dell'esercito e il decollo di voli carichi di feriti. I cani da catastrofe corrono e si infilano in deserti di strutture aggrovigliate, ma recuperano solo persone sedute su un pezzo di scala, o su una credenza, trasformate nelle steli di tombe di famiglia. Si dice che a Sendai siano stati salvati 25 mila abitanti e che migliaia, residenti nei quartieri verso il mare, siano stati sparsi negli ospedali di tutto il Giappone. Gli evacuati però dubitano ed elencano a memoria i nomi di decine di villaggi della prefettura ancora inaccessibili e isolati, dove nessuno risponde.

Nelle poste di Shiogama, adattate a obitorio, i cadaveri superano il numero dei residenti. La corrente dell'oceano e la violenza del fango hanno spostato le vittime di decine di chilometri e nessuno è in grado di capire da dove provenga la massa dei corpi. "Se entro domani 600 mila vivi non riceveranno l'indispensabile per resistere - dice Setsuko Otake, sindaco di Tagajo - il mondo riceverà addosso un carico di morti superiore a quello minacciato dalla centrale di Fukushima". Sono parole eccessive, dettate dallo sconforto, ma nelle zone devastate la situazione peggiora di ora in ora e non si sa chi si è assunto la responsabilità degli aiuti. A Otsuchicho, nella prefettura di Iwate, settanta individui sono stati recuperati ieri pomeriggio da un gruppo di pescatori. Da venerdì erano nascosti in un peschereccio da tonni rovesciato, alla deriva sulla risacca. Gli elicotteri americani hanno sorvolato più volte la barca, che perdeva carburante e bruciava. Martedì, prossimi al recupero dei naufraghi, sono stati richiamati per il rischio delle radiazioni.

Sul peschereccio c'era Tomuko Shida, madre di due figli. "Erano feriti - dice - e semiassiderati. Quello di nove anni è morto martedì alle 9.30, la più piccola all'1 di notte del mercoledì. Ho raccontato storie, la mia vita, dicevo che ci stavano venendo a prendere. Invece non c'era nessuno". La donna dice di non essersi uccisa perché "ho un'altra figlia che ha bisogno di me". Ieri sera il nome della bambina è stato trovato sulla lista delle vittime.

Che il Giappone sia scosso da un inaffrontabile disastro, è che stia manifestando una straordinaria compostezza nel cimentarsi con esso, è un fatto evidente. Sarebbe fatale però ignorare che mentre la comunità internazionale si affanna a stimare conseguenze finanziarie e alternative energetiche, decine di migliaia di essere umani qui sono esposti alla durezza concreta degli elementi e continuano a morire per l'insufficienza dei soccorsi. Sopra quanto resta di Chiba decine di uomini infilano lunghi pali per sondare la palude e da venerdì non smettono di gridare i nomi di famigliari e amici. Trecento chilometri di costa erano un giardino di risaie, coltivazioni di mele e frutti di bosco. C'erano allevamenti e mercati da cui partiva pesce per tutto il pianeta.

L'opera di generazioni è annientata, per anni nessuno acquisterà più alimenti giapponesi e i superstiti si dicono certi che ricominciare sarà impossibile. "Ma compagnie aeree e governi stranieri - dice Teroyoshi Aihama, unico superstite nel municipio di Yamamoto - si affrettano a cancellare voli e richiamare i connazionali. Non abbiamo bisogno di fughe, ma di gente riposata che venga a dare una mano". La scelta è stata di non pensare ai morti e ai dispersi per occuparsi dei feriti e degli scampati. Ma l'errata certezza che nelle prefetture remote la maggioranza si fosse salvata, avvertita dall'allarme tsunami lanciato dalla tivù, ha indotto le autorità ad occuparsi prima dei disagi al traffico di Tokyo e delle irritazioni delle cancellerie occidentali, piuttosto che di qualche milione di periferici individui non decisivi.

Così oggi nello spaccio di Kamaishi si vendono solo vecchie bottiglie di vodka, manca il latte per i neonati, gli ospedali non hanno medicine, né elettricità, 22 mila persone si dividono 6 mila palle di riso e 5 mila bottiglie d'acqua. Non è un salvifico ritorno alla frugalità del dopoguerra, ma la resa ai premi delle assicurazioni e una sorprendente retrocessione del coraggio e dell'onore. I seicentomila sopravvissuti all'11 marzo del Giappone sanno che ormai chi non risponde non è più qui, ma sperano che da oggi il mondo la smetta di inviare cordoglio e si decida a fare qualcosa. Lungo i tornanti della statale 115 che da Soma scende verso Fukushima, Yuto Hayasaka cammina spedito. E' un buio totale e regge sulle braccia protese un sacco con il figlio morto. Lo riporta a casa, a Sukagawa. Non pensa ai reattori della vicina centrale. "Bisogna pur iniziare - dice - a rimettere ogni cosa al suo posto".

(17 marzo 2011)

 

 

NUCLEARE

Centrali, governo in affanno

"Solo in regioni che dicono sì"

Mentre è sempre emergenza in Giappone, il sottosegretario cerca di frenare l'allarme andando oltre il piano per il nucleare in Italia, che prevede un parere "obbligatorio ma non vincolante" delle amministrazioni interessate alla costruzione di un impianto. Pd: "Pietra tombale sul nucleare"

Centrali, governo in affanno "Solo in regioni che dicono sì"

ROMA - Sarebbe un errore congelare il piano per il nucleare in Italia dopo l'emergenza giapponese, ma le Regioni italiane stiano tranquille: le centrali non verranno costruite nel territorio di chi negherà il suo assenso. Così, nella seduta delle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera svoltasi ieri sera, il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia ha cercato di frenare l'allarmismo sul nucleare. Un fronte, quello dei contrari all'atomo, cui negli ultimi giorni si sono uniti anche diversi esponenti della maggioranza 1, a cominciare da vari governatori. E, pur di rassicurare le amministrazioni locali, Saglia è andato persino oltre quanto previsto dal piano.

Poco più di un anno fa, la Cassazione 2 ha infatti stabilito che, per la costruzione di un impianto nucleare, lo Stato ha l'obbligo di chiedere un parere alle Regioni interessate, parere però "non vincolante" rispetto alla decisione. E, a fine 2010, la Consulta aveva bocciato le leggi regionali 3 con cui Puglia, Calabria e Campania avevano "vietato" il nucleare nel loro territorio, legiferando in una materia che è specifica competenza del governo centrale.

Ebbene,

per Saglia quel parere regionale ora diventa politicamente vincolante: "Non si potranno realizzare le centrali nucleari nelle Regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazione degli impianti nel loro territorio e il programma energetico nucleare non potrà essere realizzato in assenza di una totale condivisione delle comunità territoriali coinvolte" ha volutamente sottolineato ieri sera il sottosegretario.

Dal canto loro, le commissioni Ambiente e Lavori pubblici e attività produttive della Camera hanno espresso parere favorevole, con condizioni, sul decreto legislativo correttivo sulla localizzazione dei siti nucleari. Il dlgs si è reso necessario dopo che la Consulta aveva deciso che il parere delle regioni è obbligatorio anche se non vincolante. Il Pd è uscito al momento del voto, l'Idv ha votato contro. A favore, insieme alla maggioranza, anche Fli e Udc (ma Savino Pezzotta, Udc, si è astenuto). Il sottosegretario Saglia ha confermato che martedì dovrebbe arrivare il parere del Senato e mercoledì il Consiglio dei ministri approverà il decreto legislativo in via definitiva.

Il parere è stato firmato dai relatori, per la Commissione Ambiente il leghista Guido Dussin, per le Attività produttive Catia Polidori del Pdl. Nel testo, tra l'altro, si prevede che l'Aiea compia valutazioni di impatto ambientale non solo all'inizio ma periodicamente per tutta la vita dell'impianto. Chieste poi verifiche stringenti al soggetto titolare dell'autorizzazione unica che, sotto la supervisione dell'Agenzia, è obbligato a "valutare e verificare periodicamente nonché a migliorare costantemente la sicurezza dell'impianto, in modo sistematico e verificabile" e "a garantire l'esistenza e l'attuazione di sistemi di gestione che attribuiscano la dovuta priorità alla sicurezza nucleare e l'adozione di misure per la prevenzione di incidenti e per la mitigazione delle relative conseguenze". Saranno poi necessarie due autorizzazioni distinte per il parco tecnologico e per il deposito.

Sulla questione nucleare è intervenuta il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, rispondendo nel corso del "Question Time" alla Camera a due interrogazioni di Idv e Pd: "Il Governo intende affrontare la questione della sicurezza nucleare in ambito europeo, uniformando le proprie scelte a quelle che verranno assunte in sede di Unione Europea". "É stato deciso di svolgere degli stress test nelle centrali nucleari europee - ha spiegato la Prestigiacomo -. L'Italia seguirà con particolare attenzione gli esiti di questi test". Per il ministro "è sbagliato e irresponsabile prendere decisioni sull'onda emotiva. Al governo stanno a cuore innanzitutto la salute e la sicurezza dei cittadini. Questa è sempre la priorità. Speriamo e ci auguriamo che al di là della propaganda si possa sviluppare un dibattito non ideologico. L'energia non è nè di destra nè di sinistra".

Per i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, "oggi è stata messa la pietra tombale sul ritorno del nucleare in Italia. Il sottosegretario Saglia ha testualmente dichiarato che il nucleare si potrà fare solo nelle Regioni che diranno di sì alla localizzazione nel proprio territorio. Il che vuol dire che nel nostro Paese l'energia atomica non ci sarà mai, perché nessuna Regione, comprese quelle amministrate dal centrodestra, intende dare l'assenso". In aula, Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, rinnova l'appello replicando al ministro per l'Ambiente: "Fermatevi, sospendete il programma nucleare, se non lo farete voi, fra tre mesi la parola tornerà agli italiani che sceglieranno per salvare il proprio Paese, se stessi e il proprio futuro".

Nella sua controreplica, Antonio Di Pietro ha accusato la Prestigiacomo: "Lei, signor ministro, ha detto una bugia clamorosa - afferma il leader di Idv -. Perché il commissario europeo ieri ha affermato che 'l'Unione europea deve valutare un'opzione zero sul nucleare dopo gli eventi giapponesi. L'esatto contrario di quello che lei oggi vuole far credere agli italiani. Per questo motivo, noi chiediamo a tutti i cittadini di andare a votare il nostro referendum contro il nucleare".

Per il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, "il via libera delle commissioni della Camera allo schema di decreto legislativo correttivo è uno schiaffo in faccia ai cittadini italiani". Un decreto, aggiunge Bonelli, "che esce dalle commissioni notevolmente peggiorato perché non è più previsto l'obbligo di pubblicizzazione delle procedure per individuare i siti e costruire le centrali". Anche da Bonelli, accuse alla Prestigiacomo: "Deve dimettersi immediatamente. Tutti i paesi del mondo hanno deciso di fermarsi, oggi persino la Cina ha bloccato l'autorizzazione delle nuove centrali. Invece il governo italiano continua a sostenere una posizione irragionevole e irresponsabile. Eevidentemente gli affari che ruotano intorno al nucleare sono più importanti dell'interesse generale e del futuro del Paese".

Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ribadisce il suo favore al nucleare ma ammette che oggi "all'ordine del giorno c'è il problema sicurezza". "Dobbiamo dare informazioni precise alla pubblica opinione, non possiamo nascondere nulla - dichiara ai cronisti in Transatlantico -. Le decisioni non devono essere prese dalla pancia o sull'onda delle emozioni ma sulla base di dati precisi". "E' da verificare se le centrali esistenti in Europa siano in grado di assicurare la sicurezza - chiarisce Romani -. Il problema non è italiano, è stato deciso di fare un coordinamento in Europa per eseguire gli stress test".

Delle scelte degli altri Paesi europei ha parlato ieri sera anche Saglia. "La Germania 4 si è limitata a decidere una moratoria sul prolungamento delle centrali nucleari dello stesso modello di quello entrato in crisi in Giappone. Altra questione è invece la necessità di un maggior coordinamento delle autorità nazionali di sicurezza che, anche alla luce delle decisioni del Consiglio dell'Unione europea convocato per il prossimo lunedì 21 marzo, dovrà riguardare anche la fissazione di requisiti di sicurezza degli impianti europei".

(16 marzo 2011)

 

RIPERCUSSIONI MONDIALI

Il sisma giapponese mette in crisi

l'industria mondiale dell'hi-tech

Crolla la produzione dei semiconduttori, rialzo dei prezzi all'ingrosso. Le principali aziende nipponiche del settore hanno avuto gli stabilimenti più importanti danneggiati, mentre la mancanza di energia elettrica ferma il lavoro negli altri siti di CLAUDIO GERINO

Il sisma giapponese mette in crisi l'industria mondiale dell'hi-tech

L'industria elettronica giapponese conta i danni del terremoto e dello tsunami che ha sconvolto il paese. E le ripercussioni si riflettono sull'intero settore mondiale dell'hi-tech. Nel 2010, infatti, le industrie del Sol Levante hanno prodotto il 14 % dei computer e dei device elettronici e il 14 % dei monitor e delle tv a cristalli liquidi. Inoltre, l'hi-tech nipponico detiene il 31 % della produzione mondiale di console per videogame (in particolare Sony), il 16 % della produzione dei televisori Lcd e al plasma e l'11 % dei telefoni cellulari e smartphone.

A risentire immediatamente degli effetti del sisma sono stati subito i componenti elettronici: sui mercati mondiali, nei prossimi giorni, ci sarà una forte penuria di memorie Dram (di cui il Giappone detiene il 13,6 % della produzione mondiale) e delle memorie NAND flash (il 37 %). Entro due settimane, prevedono gli analisti, le scorte saranno esaurite e il razionamento dell'energia elettrica, allo stato attuale, impedisce una concreta ripresa della produzione.

A rendere ancora tutto più difficile c'è poi il fatto che le devastazioni prodotte dal terremoto e dallo tsunami hanno interessato una regione con alta densità di industrie elettroniche: oltre alla chiusura delle fabbriche o alla riduzione consistente della produzione, si aggiungono problemi logistici immani, vista la necessità di ricostruire strade, ferrovie, porti e sistemi di trasporto commerciale.

L'effetto immediato è che i prezzi delle memorie Dram sono già

aumentati del 7 per cento, mentre quelle delle memorie flash del 10 %. La previsione futura a breve termine è che questi incrementi di prezzo potrebbero anche raggiungere e stabilizzarsi su un + 20 %. Questo vuol dire che oltre ad una corsa all'accaparramento dei semiconduttori disponibili sul mercato, ci sarà un generale rialzo dei prezzi dei device, in particolare di quelli per cui è previsto l'avvio di produzione nei prossimi mesi, come sono i "tablet", ad esempio, che tutte le aziende del settore stanno lanciando in questi mesi.

Sul fronte delle industrie hi-tech, poi, è una vera e propria catastrofe. Sony, il maggior produttore giapponese di elettronica di consumo, ha ben otto stabilimenti che non possono produrre nulla. Sono specializzati nei dischi Blu-Ray, nelle batterie al litio, nei prodotti ottici e più in generale nei semiconduttori. Sony ha avuto danneggiato anche il centro di Ricerca e Sviluppo di Sendai, mentre gli altri centri hanno dovuto sospendere in tutto o in parte la produzione per mancanza di energia elettrica. Oggi dovrebbe riprendere un minimo di produzione, ma ci vorranno giorni e giorni per ritornare ad un'apparente normalità. La multinazionale ha dislocato parte della sua produzione in alcune filiali all'estero: notizia che dà respiro al mercato, facendo risalire le azioni.

Sharp ha chiuso lo stabilimento a Sakai, dove si producono gli schermi a Led, mentre Panasonic è fortemente in difficoltà, nel campo degli apparecchi fotografici e ottici, a causa dei danni agli stabilimenti di Fukushima e di Sendai, mentre Sanyo, che fa parte del gruppo, ha dovuto sospendere gran parte della produzione per mancanza di energia elettrica.

Anche Casio ha registrato seri danni agli impianti produttivi di Yamagata, mentre Canon ha dovuto chiudere tre siti produttivi specializzati in lenti, componenti per schermi Lcd e stampanti ed altre cinque fabbriche collegare. Due di questi siti si trovano nelle zone più colpite dal sisma, Utsonomiya e Fukushima.

Fujitsu, dal canto suo, ha dovuto chiudere ben 10 siti di produzione, mentre per Hitachi sei fabbriche risultano seriamente danneggiate.

Anche Nikon ha subito danni in 5 impianti, costringendo la multinazionale della video-fotografia a ridurre la produzione complessiva, anche a causa delle continue interruzioni di energia elettrica.

Ma quello che preoccupa di più è proprio il mercato dei semiconduttori: Toshiba, che detiene il 35 % circa della produzione mondiale, ha dovuto completamente fermare i lavori in un impianto, mentre negli altri stabilimenti la mancanza di energia elettrica produce fermi e rallentamenti notevoli. In cinque impianti la produzione non è ancora ripresa.

C'è chi poi ha cercato di ricollocare il personale restando nel paese: è il caso della Sap (produttrice di chip) che ha proposto al suo personale di spostarsi al sud del Giappone, senza tuttavia ricevere molte adesioni.

(16 marzo 2011)

 

 

 

2011-03-16

GIAPPONE

Fukushima, l'allarme degli Usa

Clinton: "Rivedere costi e nucleare negli Usa"

Si parla ormai di ventimila tra vittime e dispersi. Cannoni a getto d'acqua per raffreddare i reattori. Arrivano aerei droni americani per monitorare i siti. Dosi letali di radiazioni vicino al nucleo 4. Akihito lancia un messaggio in tv: "Aiutiamoci, ce la faremo". Il gelo strema la popolazione sfollata, il governatore della prefettura: "Abbiamo bisogno di tutto"

Fukushima, l'allarme degli Usa Clinton: "Rivedere costi e nucleare negli Usa"

ROMA - Nell'inferno del Giappone i numeri sono disperati, come le soluzioni. Il bilancio conta ventimila tra morti e dispersi, ma nessuno sa dire con certezza se questa sarà una cifra vicina alla realtà. La paura è che sia molto più alta. A Fukushima, si combatte il surriscaldamento dei reattori con cannoni ad acqua e aereoplani senza pilota. Al dramma nucleare e dello tsunami si aggiunge il maltempo: sulla zona di Fukushima soffiano venti forti in prossimità della costa, che provocano nevicate e aumentano il rischio valanghe. A Sendai, una fitta uno spesso manto di neve copre il mare di rovine e le temperature scendono sotto lo zero, riducendo, ora dopo ora, le speranze che qualcuno sia ancora vivo sotto le macerie, dopo i miracoli dei giorni scorsi.

Le condizioni meteo e la mancanza di sostentamenti portano allo stremo la popolazione della prefettura, già provata. Il governatore di Fukushima, Yuhei Sato, sfoga in un'intervista televisiva tutta la rabbia dei suoi concittadini, per la risposta disordinata delle autorità all'emergenza. Nei centri allestiti per ospitare gli sfollati manca il cibo, combustibile e medicine. "Ci manca tutto", ha dichiarato Sato Ishinomaki, allo scenario infernale si aggiunge l'angoscia dell'impossibilità di dare sepoltura ai cadaveri. In Giappone è tradizione cremare i defunti, ma il forno locale può accettare fino a 18 corpi al giorno. Per ora le vittime sono ospitate in edifici scolastici convertiti in obitori, ma le autorità

pensano ad una sepoltura di massa.

L'inferno delle centrali. Sul fronte della gestione dell'emergenza nucleare, alle crisi dei tre reattori coinvolti sinora si aggiunge anche la situazione del reattore 4. Non c'è più acqua nella vasca di raffreddamento e il livello di radiazioni "è estremamente alto", dopo una presunta esplosione dell'idrogeno in questo particolare reattore. Gli esperti Usa ritengono che ormai è difficile mettere in atto altre misure di intervento. Secondo il responsabile della Commissione nucleare Usa Gregory Jaczko le radiazioni intorno ai reattori dell'impianto di Fukushima in Giappone sono "letali". Secondo Jaczko, è "molto difficile per i lavoratori in loco avvicinarsi ai reattori, la radioattività potrebbe dimostrarsi mortale in un breve periodo di tempo". Per spegnere gli incendi nelle centrali, sono stati utilizzati dei cannoni ad acqua. I contenitori dei quattro reattori in emergenza risultano fortunatamente integri, mentre restano "silenziosi" gli altri due reattori della centrale, il 5 e il 6, che erano spenti per manutenzione al momento del terremoto. Diversa la situazione nel cuore dei quattro reattori, dove è racchiuso il nocciolo. Qui si continua a iniettare acqua di mare nel circuito di raffreddamento, per coprire completamente le barre di combustibile. Garantire la refrigerazione evitando l'accumulo eccessivo di calore è indispensabile. Senza pompaggio di acqua, il calore e la pressione aumenterebbero a un livello tale fa portare alla fusione del nocciolo, lo scenario peggiore.

WikiLeaks: "Gli Usa avvertirono i giapponesi". L'Aiea, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, già due anni fa aveva messo in guardia il governo giapponese sul pericolo che le centrali nucleari del Paese asiatico non fossero in grado di resistere a sismi di particolare potenza. E' quanto emerge da cablogrammi diplomatici riservati, diffusi dal sito di Assange, il cui contenuto è ripreso oggi sul quotidiano britannico The Daily Telegraph. Stando ai documenti citati dal giornale, un dirigente dell'agenzia di controllo Onu comunicò alle autorità di Tokyo che le misure di sicurezza negli impianti erano obsolete, e che un terremoto davvero forte avrebbe "posto seri problemi". La replica delle autorità nipponiche consistette nel formale impegno a migliorare gli standard in tutte le centrali, e in particolare a istituire un centro di reazione rapida proprio in quella di Fukushima 1: dagli stessi cablo risulta però che lo scenario più grave preso in considerazione contemplava un movimento tellurico d'intensità non superiore ai 7 gradi sulla scala aperta Richter, dunque due in meno rispetto all'effettiva forza del terremoto di cinque giorni fa. Infine, sempre secondo i testi divulgati da WikiLeaks, tre anni fa un parlamentare nipponico piuttosto noto, Taro Kono, confidò a diplomatici statunitensi che in Giappone erano stati "occultati" diversi incidenti nucleari avvenuti nel passato.

Clinton, "Interrogativi sul nucleare anche negli Usa". Il Segretaro di Stato Usa, Hillary Clinton ha dichiarato oggi che "La crisi giapponese pone gli Stati Uniti di fronte alla questione dei rischi e dei costi dell'energia nucleare". La dichiarazione è inserita in un discorso più ampio sull'energia, ma è la prima volta che un memebro dell'amministrazione Usa esprime delle riserve sul nucleare. Una tecnologia che il ministro dell'Ambiente Usa ha finora definito "sicura", mentre la Casa Bianca continua a includere l'atomo nelle "opzioni energetiche".

Oettinger: "Situazione seria". Il commissario europeo per l'Energia, Guenther Oettinger, definisce quella di Fukushima, una "vera catastrofe", ribadendo che la situazione non sembra affatto sotto controllo. "Si può dire che questa centrale non è più controllata, non c'è più chi la controlla". Yukia Amano, capo dell'Agenzia internazionale per l'energia Atomica dichiara che "La situazione all'impianto nucleare giapponese di Fukushima è molto seria, ma non è fuori controllo". Amano dovrebbe partire domani per il Giappone accompagnato da un team di esperti. Intanto, Gli Usa hanno consigliato a tutti i cittadini statunitensi che si trovano fino a 80 chilometri dalle centrali, Il Pentagono ha dato lo stesso ordine alle forze Usa e ai piloti presenti in zona.

Imperatore Akihito: "Prego per le persone". L'imperatore del Giappone, Akihito, in un messaggio tv, si è detto "profondamente preoccupato per la crisi in atto, prego per la sicurezza di tante persone. Mi auguro sinceramente che la gente riuscirà a superare questo momento infelice, aiutando e prendendosi cura del suo prossimo".

(16 marzo 2011)

 

 

Diretta

Fukushima, "Radiazioni letali dal reattore 4"

Ue: "Allerta su import, si faccia analisi su cibi"

Fukushima, "Radiazioni letali dal reattore 4" Ue: "Allerta su import, si faccia analisi su cibi"

Una nuvola bianca sopra l'impianto nucleare. Il tasso di radioattività si è alzato velocemente. I tecnici impegnati nel tentativo di raffreddare l'impianto sono stati fatti uscire per qualche ora, poi sono rientrati. Si teme un ulteriore danno. Situaizone critica al reattore 4, registrate nell'area radiazioni letali. Ordinata l'evacuazione per 30 km intorno all'impianto. Altra forte scossa (grado 6) a Tokyo. Akihito compare in un inusuale discorso tv: "Prego per la salvezza del popolo". La Banca del Giappone immette 3.500 miliardi di yen e i mercati reagiscono bene: la Borsa rimbalza e chiude a +5,68%. La Commissione europea ha raccomandato agli Stati membri "di effettuare delle analisi sul livello di radioattività nei prodotti alimentari per l'uomo e per gli animali, importati dal Giappone"

LE DIRETTE PRECEDENTI: 11 marzo - 12 marzo - 13 marzo - 14 marzo - 15 marzo

REPORTAGE - MAPPA - INTERATTIVO

(Aggiornato alle 21:34 del 16 marzo 2011)

21:34

Giornalista della Nbc: "Sono stato contaminato" 112 –

Lester holt, giornalista della Nbc di ritorno dal Giappone, dove aveva coperto la catastrofe del terremoto e la crisi nucleare, ha rivelato nel suo show mercoledì di essere stato contaminato. Tracce di radiazioni, di bassa intensità, sono state riscontrate su di lui e anche su alcuni collaboratori della sua troupe. Holt e i suoi collaboratori si erano recati nei dintorni dell'impianto nucleare di Fukushima, in una zona considerata sicura, dopo che tutti i principali inviati americani erano stati richiamati in patria dinanzi all'aumentare dei rischi di contaminazione.

21:31

Chrysler, necessarie settimane per effetti su mercato Usa 111 –

Il sisma in Giappone ci metterà fra le 4 e le 6 settimane a far sentire i suoi effetti sul mercato americano automobilistico delle forniture. Lo afferma - riporta l'agenzia Bloomberg - Dan Kott, senior vice president per gli acquisti di Chrylser. Chrysler ottiene fra il 2% e il 5% dei suoi componenti dal Giappone.

21:20

Wikileaks: "Gli Usa avvertirono i giapponesi" 110 –

L'Aiea, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, già due anni fa aveva messo in guardia il governo giapponese sul pericolo che le centrali nucleari del Paese asiatico non fossero in grado di resistere a sismi di particolare potenza. E' quanto emerge da cablogrammi diplomatici riservati, diffusi dal sito di Assange, il cui contenuto è ripreso oggi sul quotidiano britannico 'The Daily Telegraph'. Stando ai documenti citati dal giornale, un dirigente dell'agenzia di controllo Onu comunicò alle autorità di Tokyo che le misure di sicurezza negli impianti erano obsolete, e che un terremoto davvero forte avrebbe "posto seri problemi". La replica delle autorità nipponiche consistette nel formale impegno a migliorare gli standard in tutte le centrali, e in particolare a istituire un centro di reazione rapida proprio in quella di Fukushima 1: dagli stessi cablo risulta però che lo scenario più grave preso in considerazione contemplava un movimento tellurico d'intensità non superiore ai 7 gradi sulla scala aperta Richter, dunque due in meno rispetto all'effettiva forza del terremoto di cinque giorni fa.

21:00

Nuovo bilancio: 4312 morti in 12 prefetture e 8.606 dispersi 109 –

L'ultimo bilancio ufficiale delle vittime del terremoto è di 4312 morti in 12 prefetture e 8.606 dispersi. Cifre destinate ad aumentare dato che, nella sola cittadina di Ishinomaki, il sindaco dichiara che i dispersi sono 10mila. Ma intanto al quinto giorno, oltre alla paura delle radiazioni, i cittadini devono combattere con temperature scese sotto lo zero, la scarsità di cibo, acqua e carburante, e alle scosse di assestamento, una delle quali è stata registrata oggi di magnitudo 6 sulla scala Richter. Sono 430mila i giapponesi che hanno trovato accoglienza nei 2500 rifugi di emergenza e 80mila i soldati, poliziotti e pompieri impegnati nei soccorsi. Ma intanto 1,5 milioni le persone sono rimaste senza acqua corrente e nelle prefetture più colpite, come Miyagi e Iwate, la gente è ridotta alla ricerca della pura sopravvivenza.

20:52

Rintracciati 4 turisti altoatesini 108 –

Rintracciata in Giappone la coppia di altoatesini della quale non si avevano più notizie da alcuni giorni. Milena Ciola, 62 anni, e il compagno Fulvio Filippetto, entrambi residenti a Laives, erano arrivati giovedì scorso a Tokyo per una vacanza, in compagnia di altri due amici altoatesini: Gino Volcan e sua moglie. I quattro stanno bene e si trovano attualmente a Kyoto, città che dista a 500 chilometri a sud dalla capitale nipponica

20:51

200 miliardi di dollari le perdite causate dal sisma 107 –

La devastazione del mega-sisma in Giappone e la crisi nucleare potrebbero portare a una perdita complessiva fino a 200 miliardi di dollari per il Sol Levante. Lo rivelano analisti ed esperti, secondo i quali una stima attendibile è ancora difficile da calcolare a 5 giorni dal tragico terremoto-tsunami. Le prime stime oscillano in un danno economico tra 125 e 200 miliardi di dollari. Intanto la Borsa di Tokyo tra lunedì e martedì ha bruciato 626 miliardi di dollari, prima del rimbalzo del 5,68% di oggi.

20:44

Alitalia, 800 euro su voli da Osaka 106 –

Alitalia precisa che "sono disponibili posti sui voli operati da Osaka alla tariffa speciale di 800 euro". I biglietti a questa tariffa - spiega Alitalia - sono acquistabili direttamente presso l'aeroporto di Osaka. Nella giornata di domani 17 sono previsti tre voli da Osaka per Roma, Milano e Pisa".

20:39

Geithner: "Difficile giudicare l'effetto Giappone su ripresa Usa" 105 –

"E' difficile giudicare" se la crisi in Giappone avrà ripercussioni sulla ripresa economica americana. Lo afferma il segretario al Tesoro Timothy Geithner. "Ritengo che sia difficile una valutazione a questo punto. Dobbiamo concentrarci nel cercare di mitigare - mette in evidenza Geithner - i costi umanitari della catastrofe. Offriremo tutta l'assistenza che possiamo".

20:36

Cina, controlli e sospensione dei nuovi progetti nucleari 104 –

La corsa della Cina verso l'espansione nucleare subisce un rallentamento, sull'onda della crisi in Giappone. Oggi il governo di Pechino ha deciso di bloccare i progetti di nuove centrali nucleari e ha disposto controlli a tappeto sugli tutti gli impianti attivi. Il premier Wen Jiabao ha rassicurato i cinesi che non corrono rischi dalle radiazioni emesse dalla centrale giapponese di Fukushima. Tuttavia, il programma nucleare cinese, rende noto un comunicato del governo - necessita un "esame più approfondito" e un "aggiustamento".

20:18

I soccorsi francesi lasciano Sendai 103 –

Il team della Protezione civile francese inviato per contribuire alle operazioni di soccorso in Giappone ha lasciato oggi la città di Sendai per ritirarsi 350 chilometri a Nord per il rischio radiazioni.

19:25

Usa: attorno al reattore 4 "dosi letali di radioattività" 102 –

Le radiazioni intorno al reattore 4 dell'impianto di Fukushima sono "letali". L'allarme è stato lanciato dal responsabile della Commissione nucleare Usa Gregory Jaczko. Durante un'audizioni alla Commissione Energia. "Sarebbe molto difficile per i lavoratori in loco avvicinarsi ai reattori" ha detto. "Le dosi di radioattività potrebbero dimostrarsi letali in un breve periodo di tempo'

19:05

Yukia Amano (Aiea): "Situazione seria ma non fuori controllo" 101 –

La situazione all'impianto nucleare giapponese di Fukushima "è molto seria", ma "non è il momento di dire che le cose stanno andando fuori controllo". E' quanto ha detto Yukiya Amano, capo dell'Agenzia internazionale per l'energia Atomica, che spera di poter già partire domani per il Giappone accompagnato da un team di esperti.

18:59

Ambasciata Usa: "Evacuare entro 80 km da Fukushima" 100 –

L'ambasciata americana a Tokyo ha raccomandato ai cittadini americani che vivono nel raggio di 80 chilometri dalla centrale nucleare Fukushima Daiichi di evacuare la zona oppure "di rimanere al riparo a casa, se non è possibile l'evacuazione", ha detto l'ambasciatore americano in Giappone John Roos

18:51

Maltempo a Fukushima, neve e rischio valanghe 99 –

Venti forti in prossimità della costa, nevicate e rischio valanghe: la regione di Fukushima è nella morsa del maltempo, secondo le previsioni più recenti diffuse dall'Agenzia Meteorologica Giapponese (Jma) e aggiornate alle 19,40 (orario del Giappone) di oggi.

18:17

Hillary Clinton: "Rivedere rischi e costi energia nucleare" 98 –

"La crisi giapponese ci pone di fronte alla questione dei rischi e dei costi dell'energia nucleare". Lo ha dichiarato oggi Hillary Clinton, in un discorso più ampio sull'energia. E' il primo membro dell'amministrazione Usa ad esprimere una posizione critica nei confronti del nucleare. Finora il ministro dell'Ambiente Usa ha definito il nucleare americano "sicuro" e la Casa Bianca continua a includere l'atomo nelle "opzioni energetiche"

18:16

Studio: radiazioni 1000 volte meno che a Chernobyl 97 –

Uno studio preliminare condotto dagli esperti del gruppo di ricerca sul nucleare dell' Università di Pisa rivela che le radiazioni emesse nell'atmosfera in seguito all'esplosione nella centrale nucleare di Fukushima sono inferiori a un millesimo di quanto emesso durante l' incidente di Chernobyl.

18:02

Bilancio vittime, quasi 13mila tra morti e dispersi 96 –

E' di quasi 13.000, tra morti e dispersi, l'ultimo bilancio ufficiale del sisma. Lo ha riferito il dipartimento di polizia nazionale, precisando che le vittime confermate sono 4.314, I dispersi 8.606, I feriti 2.282

18:00

Oettinger: "Situazione fuori controllo" 95 –

Il commissario europeo per l'Energia, Guenther Oettinger, teme che "Nelle prossime ore corriamo il rischio di assistere a una nuova catastrofe" alla centrale nucleare giapponese di Fukushima, dove la situazione "E' fuori controllo".

17:44

Usa inviano aerei spia sulla centrale di Fukushima 94 –

Aerei da ricognizione senza pilota americani saranno inviati in missione sulla centrale nucleare di Fukushima per raccogliere informazioni sullo stato dei reattori. Forse la missione si svolgerà già domani. Lo ha anticipato una fonte del governo giapponese

17:32

Direttore Aiea a Tokyo forse già domani 93 –

Il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), il giapponese Yukiya Amano, si recherà "al più presto, forse domani" in Giappone per farsi un quadro di persona della precaria situazione nel suo Paese.

17:26

Governatore Fuskushima, "Ci manca tutto" 92 –

Il governatore della prefettura di Fukushima, Yuhei Sato, sfoga in un'intervista televisiva tutta la rabbia e l'ansia dei suoi concittadini. Che "hanno raggiunto il punto di rottura", per la risposta disordinata delle autorità all'emergenza. Nei centri allestiti per ospitare gli sfollati manca il cibo, combustibile e medicine. "Ci manca tutto", ha dichiarato Sato.

17:20

Pillole anti-radiazioni ai militari Usa 91 –

Il Pentagono ha reso noto che i militari Usa che partecipano alle missioni di soccorso in Giappone riceveranno pillole di ioduro di potassio come misura precauzionale contro le radiazioni. Il Pentagono ha comunque sottolineato che nessun militare Usa dislocato in Giappone ha finora mostrato alcun sintomo di avvelenamento da radiazioni.

16:51

Militari Usa in Giappone non presentano sintomi di radiazioni 90 –

Militari Usa in Giappone non presentano sintomi di radiazioni. Lo comunica il Pentagono

16:48

Usa forniranno a Giappone pompe ad alta pressione 89 –

Gli Stati Uniti forniranno ai giapponesi pompe d'acqua ad alta pressione per combattere gli aumenti di temperatura nella centrale nucleare di Fukushima, ha annunciato il Pentagono. Le pompe ad alta pressione saranno trasferite nella base aerea americana di Yokota e da qui saranno consegnate alle autorità giapponesi. Nel giro di una settimana sarà consegnato ai giapponesi un altro quantitativo di pompe ad alta pressione. Gli Stati Uniti dispongono di 38 mila militari in Giappone mentre altre 11 mila persone sono a bordo delle navi militari della Settima Flotta di stanza nel Pacifico, compresa la portaerei Ronald Reagan.

16:43

Forze Usa non ammesse entro 50 miglia dal reattore 88 –

Le forze Usa in Giappone non sono ammesse entro 50 miglia dal reattore senza speciale autorizzazione

16:41

Ban Ki-Moon rinnova offerta aiuto Onu 87 –

Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime del terremoto in Giappone, mentre il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha rinnovato al Giappone l'offerta di aiuto dell'Onu per affrontare la crisi nucleare innescata dagli incidenti nella centrale di Fukushima

16:39

Ue, Oettinger: Fukushima vera catastrofe 86 –

Il commissario europeo per l'Energia, Guenther Oettinger, si è detto nuovamente molto preoccupato dalla situazione nella centrale nucleare giapponese di Fukushima, una "vera catastrofe", ribadendo che la situazione non sembra affatto sotto controllo. "Si può dire che questa centrale non è più controllata, non c'è più chi la controlla", ha spiegato Oettinger dinanzi alla Commissione per l'energia del Parlamento europeo a Bruxelles. Già ieri Oettinger aveva parlato di uno scenario "apocalittico". "I giapponesi lavorano con pompe anti-incendio, si prova a gettare acqua con idranti, non si sa più come venirne fuori"

16:33

Autorità: "Almeno 20mila persone disperse" 85 –

Sono probabilmente almeno 20mila le persone disperse nella prefettura nord-orientale di Miyagi in seguito al sisma e allo tsunami che hanno devastato il Giappone venerdì. Lo riferiscono le autorità locali citate dalla Kyodo.

16:28

Arrivato a Fukushima idrante speciale 84 –

È arrivato a Fukushima l'drante speciale con il quale si cercherà di raffreddare il reattore numero quattro dell'impianto nucleare. Lo riferisce l'agenzia stampa Kyodo

16:27

Tterremoto sposta mezzo metro ghiacci Antartide 83 –

Il terremoto che ha colpito il Giappone ha fatto sentire i suoi effetti fino all'Antartide. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Geophysical Research le onde sismiche hanno fatto spostare di mezzo metro il ghiacciaio di Whillans, la lingua di ghiaccio in rapido movimento che si riversa nell'oceano Antartico.

16:24

Cina donerà 20 mila tonnellate tra benzina e gasolio 82 –

La Cina donerà al Giappone 10.000 tonnellate di benzina e 10.000 di gasolio per aiutare il Paese sconvolto dal terremoto. Lo riporta l'agenzia di stampa Xinhua.

16:11

Commissione europea raccomanda analisi su cibi importati 81 –

La Commissione europea ha raccomandato agli Stati membri ''di effettuare delle analisi sul livello di radioattività nei prodotti alimentari per l'uomo e per gli animali, importati dal Giappone''. Lo ha detto Frederic Vincent, portavoce del commissario europeo alla salute John Dalli, precisando che Bruxelles ha notificato già da ieri la raccomandazione alle autorità responsabili nei 27 Stati membri, tramite il sistema rapido di allerta comunitario per alimenti e mangimi (Rasff)

15:50

Russia, via da Giappone famiglie dei diplomatici 80 –

La Russia porterà via dal Giappone le famiglie dei funzionari delle rappresentanze diplomatiche russe ma non si tratta ancora dell'evacuazione di tutti i cittadini: lo ha reso noto il ministero degli Esteri russo citato dall'agenzia Ria Novosti. Il dicastero precisa che l'operazione è prevista il 18 marzo.

15:46

Germania invita tedeschi a lasciare regione Tokyo 79 –

Le autorità di Berlino hanno invitato oggi tutti i tedeschi a lasciare la regione di Tokyo a causa dell'aggravarsi della crisi nucleare nel nord del Giappone. "Invitiamo tutti i tedeschi a lasciare la regione di Tokyo e Yokohama in direzione di Osaka o di lasciare il paese passando per Osaka" nel sud del Giappone, ha dichiarato Andreas Peschke,portavoce del ministero tedesco degli Affari esteri.

15:41

Allarme di ''emergenza nucleare'' tra Usa e Asia 78 –

È stato emesso un allarme di ''emergenza nucleare'' per dieci regioni dello spazio aereo tra Giappone, Alaska, Russia, Cina, Corea del Nord e del Sud a causa dell'incidente nella centrale nucleare giapponese di Fukushima. L'allarme, su richiesta dell' Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) è stato aggiornato alle 11 Utc (le 12 italiane) dopo essere stato emesso alle 3:00 (le 4:00 italiane), dal Vaac (Volcanic Ash Advisory Centre) di Londra centro che dallo scorso anno ha competenza anche per gli allarmi radioattivi oltre che sulla presenza di ceneri vulcaniche nell'atmosfera. L'avviso è pubblicato - tra l'altro - sul sito operativo Cfmu Nop del centro di controllo aereo europeo Eurocontrol.

15:14

Dopo sisma e tsunami, arriva la neve 77 –

Dall'acqua nera dello tsunami, al freddo bianco della neve. Gli sfollati del Tohoku, sopravvissuti al più terribile terremoto/maremoto della storia recente del Giappone, vivono in condizioni difficili, tra privazioni e freddo. Si tratta, secondo gli ultimi dati, di 430mila persone, ma sono arrivate a essere nei giorni passati fino a 550mila. Manca loro ancora tutto e, soprattutto, comincia a diffondersi il rischio che, col ritorno del freddo intenso, si sviluppino epidemie d'influenza che, in queste condizioni estreme, possono avere conseguenze fatali. Le previsioni del tempo prevedono ancora neve.

15:13

Capo Agenzia atomica russa: "È lo scenario peggiore" 76 –

Il capo dell'Agenzia atomica russa, Serghiei Kirienko, ha affermato che la crisi nucleare in Giappone si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore.

15:11

Riunione straordinaria ministri europei dell'Energia 75 –

I ministri europei dell'Energia terranno una riunione straordinaria lunedì prossimo a Bruxelles per fare il punto sull'incidente nucleare in Giappone: lo ha annunciato il presidente dell'Ue, Herman Van Rompuy. "I ministri si riuniranno lunedì prossimo per discutere sulle conseguenze da trarre per il settore dell'energia e dei mercati e sulle risposte da dare", ha dichiarato Van Rompuy al Parlamento europeo.

15:09

Contro radiazioni in campo anche robot 74 –

Il ministero dell'Educazione e della Ricerca giapponese ha messo a disposizione della compagnia elettrica Tokyo denryoku (Toden) un robot per il monitoraggio delle radiazioni nei punti in cui è pericoloso per gli operatori andare. Lo scrive il sito internet del quotidiano Asahi Shinbun. "Ha preso parte in precedenza a esercitazioni, ma è la prima volta che viene utilizzato in un'operazione reale", sostiene in un comunicato il Centro di tecnologia per la sicurezza nucleare di Tokyo, che ha sviluppato il robot.

15:04

Sale bilancio delle vittime, scende numero sfollati 73 –

Sale ancora il bilancio del terremoto/tsunami superando quota 12.400. I morti accertati alle 20 (ore 12 in Italia) sono ormai 4.255, mentre i dispersi sono 8.194. I feriti sono 2.282. Scende il numero degli sfollati che sono ospitati nei centri di accoglienza. Secondo quanto scrive l'agenzia di stampa Kyodo, sono scesi a quota 430mila dal picco di 550mila.

14:50

Save the Children allestisce area a misura di bambino 72 –

Save the Children ha allestito e iniziato le attività nella prima area sicura a misura di bambino a Sendai, una delle città maggiormente devastate. L'organizzazione ha calcolato che ci siano almeno 100 mila i bambini sfollati. Secondo i dati ufficiali fino ad oggi sono 9 i bambini morti, 57 quelli feriti.

14:47

Mondiali pattinaggio, Tokyo propone rinvio in autunno 71 –

La Federazione giapponese di pattinaggio sul ghiaccio ha proposto di rinviare in autunno e spostare in una sede non ancora individuata i mondiali previsti a Tokyo da lunedì prossimo al 27 marzo. La rassegna iridata era stata cancellata due giorni fa per decisione della Federazione internazionale in seguito al sisma e al devastante tsunami. Per la kermesse erano già stati venduti 55mila biglietti. La struttura scelta per le gare - la palestra nazionale di Yoyogi, costruita nel 1964 per le Olimpiadi di Tokyo - non è stata danneggiata dal terribile terremoto di venerdì. La Federazione internazionale ha tuttavia deciso di annullare la competizione a causa dei timori ambientali legati ai danni subiti dai reattori della centrale nucleare di Fukushima

14:46

Esperto russo: "Reazione nucleare a catena è impossibile" 70 –

Un eminente esperto nucleare russo, l'ex ministro per l'Energia atomica Ievgheni Adamov, ha detto che nella centrale di Fukushima una reazione a catena con esplosione nucleare è impossibile. "Questa opzione è esclusa in virtù della struttura del reattore", ha detto l'esperto al quotidiano russo Izsvestia sottolineando fra l'altro una differenza rispetto alla centrale di Cernobyl che esplose nel 1986: "l'assenza di grafite". "Garantisco che un'esplosione nucleare non può aver luogo", ha sostenuto Adamov.

14:23

Banca centrale, immessa liquidità per altri 43,3 miliardi di dollari 69 –

La banca centrale del Giappone ha immesso liquidità per altri 43,3 miliardi di dollari (3.500 miliardi di yen), che vanno ad aggiungersi agli altri 23 miliardi di yen (283,5 mln di dollari) già immessi tra lunedì e martedì per assicurare la stabilità finanziaria e per tranquillizzare i mercati

14:11

Sendai, aperta prima area sicura per bambini 68 –

Save the children ha allestito e iniziato le attività nella prima area sicura a misura di bambino a Sendai, una delle città maggiormente devastate. La città si trova nella prefettura di Miyagi, la cui popolazione è composta per quasi il 20% da minori, circa 460.000 bambini e ragazzi da 0 a 18 anni

14:11

Ishinomaki, "Non sappiamo dove mettere i corpi" 67 –

Ishinomaki è una zona di Sendai in cui potrebbero esserci oltre 10 mila morti. In Giappone è diffusa la pratica della cremazione, ma il forno locale accetta al massimo 18 corpi al giorno. Ci vorrebbero 500 giorni per tutte le vittime, e l'amministrazione pensa a sepolture comuni. Per ora i corpi sono all'interno di scuole, riconvertite ad obitori

13:53

Neve e gelo sulle macerie nel nord est del Giappone 66 –

E' caduta abbondante la neve sul Giappone nord-orientale, una fitta coltre bianca si è depositata sulle macerie lasciate dall'impatto dell'onda anomala, complicando ancora di più le operazioni delle squadre di soccorso, e aggravando le condizioni dei sopravvissuti, già a corto di acqua potabile, viveri e carburante.

13:52

Toyota, da domani ripresa parziale della produzione 65 –

Toyota riprenderà domani la produzione presso alcuni impianti di componenti di auto. I pezzi prodotti saranno destinati ai servizi di ricambio e di assistenza, mentre non è ancora chiaro quando riprenderanno a funzionare le 12 principali fabbriche di assemblaggio sparse sul territorio nipponico.

13:49

Germania, test radioattività per cibo importato 64 –

Il governo tedesco ha disposto con effetto immediato controlli sulle importazioni di generi alimentari dal Giappone per verificare l'eventuale presenza di tracce di radioattività. Lo ha detto oggi un portavoce del ministero per la Protezione consumatori.

13:39

Prezzi benzina in calo per effetto della crisi giapponese 63 –

Dopo il rialzo dei giorni scorsi dovuto alla crisi libica, l'effetto Giappone abbassa i prezzi dei carburanti, le cui quotazioni sono al ribasso nel Mediterraneo. Sulla rete continua a prevalere la calma a livello di prezzi raccomandati, mentre per il secondo giorno consecutivo crollano le quotazioni di benzina e diesel sui mercati internazionali, rispettivamente -35,50 dollari a 946 dollari/ton e -16 dollari a 990 dollari/ton.

13:38

Mega-idrante per raffreddare reattore 4 62 –

Fallito a causa dell'eccesso di radioattività il tentativo dell'Esercito giapponese di riversare acqua sul reattore tre della centrale atomica di Fukushima 1, sarà adesso la Polizia Nazionale a provare un altro metodo, sperimentandolo sul reattore numero quattro. Si ricorrerà a un mega-idrante montato su un camion, in grado di sparare tonnellate di liquido in un breve lasso di tempo

13:34

Ue: "Chiedono coperte, materassi e acqua" 61 –

Dal Giappone arriva la richiesta di assistenza materiale sotto forma di "coperte, materassi, bottiglie e serbatoi per l'acqua". Lo ha riferito la portavoce del rappresentante per la politica estera della Ue. Da Bruxelles sarà inviata una squadra di esperti in coordinamento e logistica che si metterà a disposizione delle autorità giapponesi.

13:22

Centri europei trapianto midollo pronti ad aiutare contaminati 60 –

Il Gruppo europeo per il trapianto di midollo osseo (Ebmt) ha chiesto ai 500 centri europei di trapianto del midollo di tenersi pronti per aiutare le vittime di radiazioni in Giappone, se ce ne fosse bisogno, e ha già messo in allerta i suoi membri, tra cui 3000 medici delle unità specialistiche. A riportarlo è la Bbc.

13:20

Kyodo, nessun danno grave a gabbia reattore 3 59 –

L'agenzia Kyodo annuncia che non vi sarebbe alcun danno grave alla gabbia di contenimento del reattore 3 della centrale di Fukushima 1.

13:15

Croce rossa internazionale inizia raccolta fondi 58 –

La federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa ha annunciato oggi che metterà in campo una raccolta di fondi per aiutare il Giappone. "La Croce rossa giapponese apprezza molto la solidarietà internazionale che comincia a manifestarsi", ha dichiarato il responsabile della federazione Matthias Schmale. "La preferenza - ha continuato - va verso le donazioni in denaro che possono essere indirizzate direttamente alla Croce rossa giapponese o alla federazione internazionale. Noi mettiamo in piedi un meccanismo che faciliterà questo processo". La federazione non ha diffuso ancora un annuncio ufficiale, perché le donazioni ricevute finora sono già importanti. "Noi - ha continuato - ci attendiamo di raccogliere una certa cifra da destinare a formare una base solida per rispondere ai primi bisogni".

13:08

Si pensa a idranti per raffreddare reattore 4 57 –

Il Dipartimento della polizia giapponese sta pensando di impiegare uno speciale idrante collegato a un'autocisterna per raffreddare la vasca di contenimento del combustibile spento nel reattore 4 della centrale di Fukushima 1. Lo hanno affermato fonti della polizia, secondo quanto riporta l'agenzia Kyodo. L'operazione potrebbe avere inizio entro la serata.

13:03

Da Banca del Giappone altri 5.000 miliardi di yen 56 –

La Banca del Giappone continua ad immettere liquidità supplementari nel circuito interbancario, puntando a sostenere le banche presenti nelle aree più devastate da terremoti, tsunami e ora anche dal disastro nucleare e radioattivo che attanaglia l'Arcipelago. Oggi l'istituto centrale ha riferito di aver immesso altri 5.000 miliardi di yen nel circuito interbancario, o 44 miliardi di euro, dopo i 23.000 miliardi immessi tra lunedì e ieri. Il totale di liquidità immesse nel dopo cataclisma sale quindi a 28.000 miliardi di yen, circa 245 miliardi di euro.

12:58

Oms: "Cibi a rischio contaminazioni solo a Fukushima" 55 –

L'unico rischio di contaminazione è per i prodotti alimentari giapponesi che provengono dall'area immediatamente vicina all'impianto nucleare danneggiato di Fukushima. ''Un rischio territoriale molto specifico -ha detto il portavoce dell'Oms di Ginevra Gregory Hartl-. Se dovesse esserci una qualche contaminazione, sarebbe solo nei prodotti nel raggio di 30 chilometri'' dalla centrale. Hartl ha aggiunto che l'Organizzazione mondiale della Sanità sta collaborando con l'Aiea e con la Fao per raccogliere maggiori informazioni sui rischi.

12:51

Kan striglia dirigenti Tepco 54 –

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha interrotto una riunione dei massimi dirigenti della Tokyo Power Company (Tepco, che gestisce la centrale nucleare in crisi di Fukushima) e, infuriato per la mancanza di informazioni, ha chiesto ai dirigenti della società ''Cosa diavolo sta succedendo?''. Lo ha scritto l'agenzia Kyodo, i cui reporter hanno assistito, ieri, alla scena.

12:49

Fazio: "Nessuna emergenza nel nostro Paese" 53 –

''Non c'è nessuna emergenza nel nostro Paese, quindi non vedo perché c'è questa fibrillazione. E non capisco perché si debbano prendere decisioni affrettate''. Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, entra nel dibattito in corso sul nucleare dopo il caos in Giappone, a margine di un convegno sulla contaminazione agroalimentare oggi a Roma. ''Andiamo avanti con calma - assicura il ministro - Le nostre valutazioni devono considerare l'analisi probabilistica del rischio''.

12:47

Volo speciale Alitalia per rientro Maggio Musicale Fiorentino 52 –

Partirà, oggi, in serata da Fiumicino il volo speciale Alitalia richiesto dal Comune di Firenze per consentire il rientro del Maggio Musicale Fiorentino sull'aeroporto di Pisa. A riferirlo è la compagnia aerea in una nota.

12:45

Fazio: "Tre regioni attrezzate per ritorno turisti" 51 –

Sono in particolare tre le regioni già attrezzate per chi volesse, di ritorno dal Giappone, farsi controllare: la Lombardia, il Lazio e l'Emilia Romagna. Lo afferma il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, a margine di un incontro nella sede del suo dicastero, sottolineando che ''queste tre regioni hanno già identificato degli ospedali che sono agibili sia per i cittadini italiani che per quelli stranieri, compresi i giapponesi''. Fazio ha poi aggiunto che per avere informazioni basterà contattare gli assessorati alla sanita' e comunque a breve tutte le notizie saranno disponibili anche sul sito internet del ministero.

12:41

Protezione civile italiana: "Roma più radioattiva di Tokyo" 50 –

Roma più radioattiva di Tokyo. È la sorpresa delle analisi effettuate dalla squadra della Protezione civile italiana, composta da sei persone, giunta oggi nella capitale nipponica. I rilievi fatti dai tecnici - comunica l'ambasciata italiana - danno una radioattivita' di fondo misurata sul tetto dell'ambasciata di 0.04 microsievert/ora. Per riferimento, il valore di radioattività ambientale tipico della città di Roma è di 0.25 microsievert/ora.

12:32

Fukushima, finora evacuate 185 mila persone 49 –

Sono 185.000 le persone finora evacuate nella zona compresa entro 20 chilometri dalla centrale giapponese di Fukushima 1. A quanto si apprende da fonti italiane, l'evacuazione nel raggio di 20 chilometri è stata completata ieri, mentre nell'area compresa fra 20 e 30 chilometri le autorità locali raccomandano alla popolazione di restare al chiuso. Nel frattempo sono state distribuite alla popolazione 260.000 dosi di iodio stabile, ma il governo non ne ha ancora prescritto di assumerle. La popolazione non risulta al momento esposta a dosi elevate e le dosi di radioattivita' rilevate nella zona attorno alle centrali variano a 4 a 240 microsievert/ora (il valore normale e' di 0,03 microsievert/ora)

12:23

Fukushima, integri tutti e quattro contenitori primari 48 –

Sono integri tutti e quattro i contenitori primari (vessel) che racchiudono il nocciolo dei reattori 1, 2, 3 e 4 della centrale di Fukushima. A quanto si apprende da fonti italiane, secondo l'esercente della centrale (Tepco), l'Autorità per la sicurezza nucleare e industriale (Nisa) e il governo giapponese la funzione di contenimento dei quattro reattori non è stata pregiudicata e i contenitori primari sono integri.

12:19

Negozi presi d'assalto 47 –

I principali rivenditori nipponici stanno varando misure eccezionali per venire a capo della crescente scarsità di generi alimentari e altri prodotti, che vanno a ruba nella situazione di emergenza nazionale innescata dal sisma di venerdì scorso. Nella grande area metropolitana di Tokyo, che conta circa 35 milioni di abitanti, le catene di supermercati e convenience store, gli spacci aperti a orario continuato, sono presi d'assalto - pur sempre nella più assoluta compostezza - per i generi di alimentari di prima necessità come acqua, riso e cibi a lunga conservazione.

12:15

Francia, radio e tv richiamano inviati 46 –

I media francesi hanno annunciato di aver richiamato la maggior parte dei loro giornalisti che si trovano in Giappone, a causa del rischio di un incidente nucleare più grave alla centrale di Fukushima. È il caso di Radio France, che ha deciso di far rientrare sette dei suoi reporter ''il più presto possibile'', mentre ne resterà sul posto solo uno che lavora come free lance per diverse testate. Due equipe di I-Telè e due inviati speciali di BFM, radio e televisione, stanno raggiungendo Osaka dove prenderanno un aereo per Parigi. La maggior parte dei giornalisti francesi che resteranno in Giappone stanno lasciando Tokyo per Osaka. Una quindicina di persone delle reti pubbliche France 2 e France 3 sono già nella città del sud. ''Ma di fronte ad un'eventuale accelerazione degli eventi, tutti rientreranno il più presto possibile'', ha riferito la direzione di France Television.

12:13

Fazio: "Misure restrittive su pesce e prodotti vegetali" 45 –

Una serie di misure restrittive, in particolare di controlli che riguarderanno il pesce pescato dopo l'11 marzo e una serie di prodotti di origine vegetale. Queste le misure di precauzione prese dal governo italiano in seguito alla catastrofe avvenuta in Giappone, annunciate dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio, a margine di un convegno. ''Le misure restrittive - ha spiegato Fazio - sono relative a prodotti di origine animale in particolare il pesce pescato, come crostacei congelati, preparati, farine e caviale, e a prodotti di origine vegetale come ad esempio salsa di soia, tverde, e alghe''. Prodotti, ha comunque rassicurato il ministro, che ''rappresentano una quota bassa delle importazioni perché sono sotto, sia per il pesce sia per gli alimenti di origine vegetale, lo 0,1% dell'importazione di categoria. In sostanza si tratta di una quota non rilevante''.

12:03

Ambasciatore italiano: "Problema centrali c'è" 44 –

A cinque giorni dal terremoto ''il problema delle centrali c'è, eccome''. Lo dice l'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, e spiega: ''Risolvono un problema e se ne apre un altro, gli interventi che hanno fatto finora sono di contenimento, dal punto di vista dell'estensione del problema, però non sempre riesce''.

11:58

Cina intensifica controlli su radiazioni 43 –

Le autorità cinesi hanno reso noto stamattina un aumento dei controlli sui passeggeri e le merci provenienti dal Giappone. ''Abbiamo incrementato tutte le attività di controllo sui passeggeri, i bagagli, i generi alimentari e le altre merci in arrivo dal Giappone presso il porto e l'aeroporto cittadino'', si legge in un comunicato diffuso dalle autorità cittadine di Shanghai; ''gli ispettori hanno ricevuto l'ordine di effettuare tutti i rilievi su eventuali livelli di radioattività fuori dal normale'', ha aggiunto l'Amministrazione Generale per la Supervisione Qualità e la Quarantena, mentre da Pechino gli ispettori dell'autorità di frontiera fanno sapere che i controlli sulle radiazioni proseguono, come da routine.

11:55

Farnesina: "Costante coordinamento con Alitalia" 42 –

"Alla luce dell'evoluzione della situazione in Giappone, che il Ministro Frattini continua a seguire direttamente e senza soluzione di continuità, e con specifico riferimento alle indicazioni alla comunità italiana che con regolarità vengono assicurate dall'Ambasciata d'Italia a Tokyo, la Farnesina informa che prosegue - attraverso l'Unità di Crisi - il costante coordinamento con l'Alitalia per assicurare ai connazionali che non abbiano imprescindibili ragioni per rimanere la possibilità di lasciare, anche temporaneamente, il Paese". È quanto si legge in una nota del Ministero degli Esteri.

11:44

Gb, squadra soccorritori bloccata da burocrazia 41 –

Una squadra di soccorritori britannici in Giappone è dovuta tornare indietro perché l'ambasciata del Regno Unito a Tokyo non è riuscita a fornire loro i documenti necessari. Lo ha detto alla Bbc un portavoce dell'International Rescue Corps.

11:41

Sarkozy chiede riunone G20 su opzioni energetiche 40 –

Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, convocherà una riunione del G20 - del quale la Francia ha la presidenza di turno - per discutere delle opzioni energetiche dopo il disastro in Giappone.

11:30

Croce rossa: "Tokyo è sicura" 39 –

La Croce rossa internazionale ha reso noto che Tokyo è sicura e che gli stranieri possono recarsi lì, ha detto un alto funzionario, Matthias Schmale, che ha aggiunto che il Giappone non chiede un massiccio intervento internazionale di soccorritori per l'emergenza tsunami, ma che "probabilmente avrà bisogno di sostegno finanziario".

11:25

Fukushima, rischio maggiore da piscina reattore 4 38 –

La piscina di stoccaggio del combustibile esaurito dal reattore numero 4 della centrale nucleare di Fukushima è ora ''la principale preoccupazione'', con rischi di emissioni radioattive ''direttamente nell'atmosfera''. Lo ha detto l'Autorità della sicurezza nucleare francese. In questo reattore, dove sono stati segnalati gli incendi di ieri e oggi, prima di essere messo sotto controllo, ''la vaporizzazione dell'acqua in piscina continua'', riducendo il livello dell'acqua nelle piscine, dove èimmagazzinato il combustibile esaurito e radioattivo, ha riportato l'Asn francese in un comunicato.

11:16

Gb, governo ordina stress test su impianti 37 –

Il governo britannico ha ordinato stress test sulle nove centrali nucleari del Regno Unito dopo il disastro in Giappone, in una mossa che potrebbe preludere a una pausa nella costruzione di impianti di nuova generazione. Chris Huhne, il minstro dell'energia che prima di salire al governo era contrario alla costruzione di nuovi reattori, ha detto in Parlamento che, dopo l'incidente di Fukushima, ''c'è il rischio'' che gli investitori siano dissuasi dall'investire nella costruzione di nuove centrali.

11:16

Cina, monaci buddisti pregano per vittime Giappone 36 –

Centinaia di monaci buddisti cinesi si sono riuniti oggi per pregare per le vittime del devastante terremoto/tsunami che ha colpito il nordest del Giappone. Lo scrive l'agenzia di stampa di pechino Xinhua.

11:14

Gb: "In scenario peggiore, misure sono adeguate" 35 –

Anche nel peggiore scenario prevedibile, le misure apprestate dal governo di Tokyo per far fronte all'emergenza nucleare appaiono adeguate: a sostenerlo è il principale consigliere scientifico del governo britannico, John Beddington, che ha riferito la sua valutazione all'ambasciata britannica in Giappone. "Nel peggior caso ragionevolmente prevedibile l'impianto di Fukushima emetterebbe una nube non oltre i 500 metri di altezza, che dunque ricadrebbe al suolo nelle vicinanze della centrale", scrive l'ambasciata in una nota informativa che riporta l'opinione di Beddington. La zona di sicurezza di 20 chilometri di raggio imposta dalle autorità nipponiche appare quindi "completamente adeguata" al rischio attuale, ha concluso il consigliere.

10:55

Spagna rivede sicurezza sue centrali 34 –

Dopo i disastri nucleari in corso in Giappone, la Spagna ha intenzione di rivedere la sicurezza delle sue centrali. Sono sei gli impianti nucleari presenti nel paese iberico. Madrid, per voce del ministro dell'Industria Miguel Sebastian, ha annunciato che li controllerà tutti e lancerà uno studio sui rischi sismici e sulle inondazioni possibili nel paese.

10:54

Radiazioni troppo alte, stop a elicotteri su centrale 33 –

Sono state sospese a causa delle radiazioni troppo alte le operazioni degli elicotteri dell' esercito giapponese che si erano alzati in volo per versare dall'alto acqua sui reattori della centrale nucleare di Fukushima. Lo ha riferito la televisione Nhk.

10:35

Oms: "Nessuna prova radiazioni fuori da Paese" 32 –

''Non ci sono prove che le radiazioni fuoriuscite dalla centrale giapponese si siano propagate all'estero''. Questa la dichiarazione di Michal O'Leary, rappresentante in Cina dell'organizzazione mondiale della sanità (Oms), in un comunicato diffuso stamattina a Pechino.

10:32

Lavoratori Fukushima rientrano nell'impianto 31 –

Ai lavoratori della centrale nucleare di Fukushima 1 è stato consentito di rientare nell'impianto, dal quale erano stati fatti allontanare per un'improvvisa impennata nel livello delle radiazioni: lo ha annunciato un portavoce della 'Tepco', la compagnia elettrica nipponica che gestisce il complesso. La temporanea evacuazione è durata in tutto circa tre quarti d'ora. Il portavoce ha precisato che si era trattato di un falso allarme. In realtà il tasso di radioattività si era alzato davvero, per poi però ridursi altrettanto bruscamente.

10:22

Elicottero non riesce a versare acqua su reattore 30 –

L'elicottero decollato per versare acqua sul reattore della centrale di Fukushima non riesce a farlo a causa delle forti radiazioni, ha detto l'agenzia Kyodo citando il ministero della Difesa

10:21

Danni a 70% barre combustibile, sale rischio emissioni 29 –

Circa il 70% delle barre di combustibile dei reattori 1 e 2 della centrale giapponese di Fukushima-1 sono state lesionate dall'eccesso di calore a seguito della crisi dei sistemi di raffreddamento dopo il sisma di venerdì. Lo ha riferito oggi l'ambasciata italiana a Tokyo in una comunicazione rivolta ai connazionali e pubblicata sul suo sito internet.

10:16

Governo: "Salute non ancora a rischio per radiazioni" 28 –

I livelli di radioattività intorno alla centrale atomica di Fukushima non sono per il momento tali da costituire un immediato rischio per la salute al di fuori della zona di evacuazione, compresa in un raggio di 20 chilometri dall'impianto: lo ha assicurato Yukio Edano, capo portavoce del governo giapponese

10:13

Toyota riprende produzione in 7 impianti su 22 27 –

Toyota ha annunciato il parziale riavvio della produzione in sette dei suoi ventidue stabilimenti sul territorio giapponese, che erano stati tutti chiusi dopo il devastante terremoto che ha colpito il Paese. A ripartire sono state le fabbriche di componenti, così da poter fornire subito pezzi di ricambio al mercato domestico. Un portavoce del colosso nipponico dell'auto ha fatto sapere che non è ancora stato deciso quando riapriranno gli stabilimenti che producono invece auto

10:10

Fukushima-1, durante fuoriuscita di fumo picco radioattività 26 –

Nella centrale nucleare Fukushima-1 stamani s'è verificato un picco del tasso di radioattività in concomitanza con la fuoruscita di fumo bianco dal reattore numero 3. L'ha affermato il portavoce del governo Yukio Edano, secondo quanto riportato dalla televisione Tbs. l tasso di esposizione radioattiva è salito da 810,3 microsievert delle 10 del mattino (ore 2 in italia) a 6,400 microsievert alle 10.45, Per salire ancora a 10.800 Microsievert dopo mezz'ora. In seguito la radioattività ha ripreso a scendere, attono a 1.500 microsievert.

09:56

Voli Alitalia regolari, da domani spostati a Osaka 25 –

Secondo l'ambasciata, i tre voli Alitalia previsti oggi in partenza da Tokyo Narita opereranno regolarmente. Il primo volo del mattino è partito regolarmente. A partire da domani, invece, analogamente a quanto già fa Lufthansa da ieri e a quanto faranno altre compagnie aeree europee, l'Alitalia manterrà tutti i suoi voli operativi sul Giappone. Tuttavia i predetti voli non saranno operati da Tokyo Narita, bensì trasferiti ad Osaka. I passeggeri prenotati quindi sui voli Alitalia da Narita dovranno da domani recarsi all'Aeroporto internazionale di Osaka con i mezzi di trasporto disponibili, peraltro al momento pienamente operativi.

09:51

Cina censura su blog termine "fuga radioattiva" 24 –

Le autorità cinesi hanno censurato la ricerca del termine "fuga radioattiva" dai principali siti blog del Paese, probabilmente per frenare la propagazione di voci e timori legati all'incidente in corso nella centrale giapponese di Fukushima. Sebbene il Ministero degli esteri cinese abbia assicurato che nessun livello di radioattivtà anomalo sia stato registrato finora nel Paese, non sono mancate su internet o via sms le voci che consigliano di non uscire di casa in caso di pioggia, di indossare abiti protettivi e di mangiare alimenti ricchi di iodio, che si pensa impedisca alle particelle radioattive di fissarsi sulla tiroide.

09:49

Polizia: "Tra morti e feriti bilancio è 12mila persone" 23 –

Il bilancio del terremoto/tsunami che venerdì scorso ha devastato il nordest del paese s'aggrava sempre più. Secondo i dati diffusi oggi dal dipartimento di polizia, tra morti e dispersi si è arrivati vicini a quota 12mila. Alle 16 locali (8 del mattino in Italia), erano registrati 3.771 morti tra Tokyo e altre 11 prefetture. I dispersi, in sei prefetture, erano 8.181. I feriti, tra Tokyo e altre 16 prefetture, 2.218.

09:42

Stop import cibi giapponesi, Coldiretti: "Vale 13 mln di euro" 22 –

Vale 13 milioni di euro il blocco delle importazioni di cibi dal Giappone con data successiva all'11 marzo, giorno del terremoto, deciso per motivi precauzionali dal ministro della Salute Ferruccio Fazio e annunciato ieri sera alla trasmissione Prota a Porta. Sono i 'conti' fatti dalla Coldiretti, nel sottolineare che gli arrivi di prodotti agroalimentari dal Giappone sono limitati per un importo che nel 2010 ha raggiunto solo i 13 milioni di euro, lo 0,03% dell`import agroalimentare totale nazionale, anche perché i ristoranti giapponesi in Italia si approvvigionano di pesce sul posto.

09:33

Ambiasciatore italiano: "A Tokyo funziona tutto regolarmente" 21 –

La città di Tokyo "non è spettrale" e anzi "funziona, i negozi sono aperti, la metropolitana pure, e la gente va a lavorare". Lo ha precisato oggi l'ambasciatore italiano in Giappone, Vincenzo Petrone parlando in diretta a SkyTg24. "La macchina giapponese è inesorabilmente efficace", ha detto il diplomatico italiano, e sta applicando "una prassi dimostrabilmente efficace nel raffreddamento dei reattori". L'ambasciatore ha ribadito l'invito agli italiani in Giappone "a rientrare in Italia a meno di ragioni impellenti". Tuttavia, ha ricordato, "i connazionali che erano a rischio e relativamente vicino alla centrale sono tutti in assoluta sicurezza: il resto della comunità italiana è abbastanza tranquilla, naturalmente preoccupata da cambi nella radioattività, che ora è tranquillizzante, ma potrebbe cambiare drasticamente". Petrone ha ammesso che "la crisi non è finita" e che ci sono "alti e bassi tutti i giorni" a seconda che si riesca o meno a raffreddare i reattori. Le emissioni di vapore radioattivo "ci sono state", ha detto l'ambasciatore, "e continuano a esserci, ma la buona notizia è che a Tokyo i livelli sono caduti".

09:14

Reattore n.2: temperatura stabilizzata, cala la pressione 20 –

La temperatura si è stabilizzata e la pressione si è abbassata nel reattore numero 2 della centrale atomica di Fukushima 1, dove ieri si era verificata un'esplosione, suscitando apprensione per possibili danni al nocciolo: lo ha annunciato la compagnia elettrica giapponese 'Tepco', che gestisce l'impianto. Nel frattempo le Forze di Auto-Difesa, cioé l'Esercito nipponico, hanno precisato che sono in tutto quattro gli elicotteri da carico bi-rotore Ch-47 Chinook da impiegare per riversare acqua sul reattore numero tre, dal quale fuoriesce una nuvola di vapore e che si teme abbia riportato lesioni alla vasca di contenimento.

09:10

Elicottero in volo per riversare acqua su uno dei reattori 19 –

Un elicottero anti-incendio dell'esercito giapponese è decollato per riversare dell'acqua su uno dei reattori della centrale nucleare di Fuksuhima, gravemente danneggiata dal sisma di venerdì scorso: lo mostrano le immagini dell'emittente televisiva nipponica Nhk. Il personale temporaneamente fatto sgomberare a causa degli alti livelli di radioattività nell'impianto è tornato al lavoro per la messa in sicurezza dell'impianto, gravemente danneggiato dal sisma di venerdì scorso.

09:05

La Turchia non teme il nucleare, avanti con prima centrale 18 –

La Turchia non si ferma di fronte al disastro nucleare in Giappone, e il premier Recep Tayyip Erdogan ha ribadito ai partner russi l'intenzione di procedere con la costruzione della prima centrale nucleare nel sud del paese, zona peraltro a rischio sismico. "Contiamo ora i mesi, o meglio le settimane, per avviare con la Russia il nostro progetto di centrale nucleare ad Akkuyu", ha detto il capo dell'esecutivo di Ankara ieri sera ad un forum di imprenditori turco-russi a Mosca, dove si trova in visita. "Tutto è pronto, lanceremo un programma nucleare con un investimento di 20 miliardi di dollari", ha aggiunto.

08:56

Akihito: "Non sappiamo nemmeno quante siano le vittime" 17 –

Nell'inusuale appariazione televisiva, Akihito ha detto: "Auspico sinceramente che si riesca a evitare che la situazione peggiori ulteriormente". "Il numero delle persone uccise sta crescendo di giorno in giorno", ha quindi osservato Akihito, "e nemmeno sappiamo quante siano state le vittime. Io", ha sottolineato, "prego per la salvezza di quante più persone possibile".

08:48

Centro ceneri vulcanico: avviso 10 giorni su spazio Giappone 16 –

Il centro per monitorare la cenere vulcanica di Londra (Vaac) ha emesso ieri un avviso per gli aerei relativo ai pericoli associati con la radioattività causati dall'incidente nucleare di Fukushima in Giappone. Il Vaac ha emesso un avviso che copre 10 regioni dello spazio aereo tra Giappone, Russia, Cina, Stati Uniti e Sud Corea. La maggior parte degli aerei continuano ad atterrare a Tokyo, con l'eccezione della compagnia aerea tedesca Lufthansa, che da martedì ha dirottato i voli su altri aeroporti in Giappone.

08:41

Imperatore "preoccupato" 15 –

Akihito si è detto "profondamente preoccupato" per la situazione del Paese

08:34

L'imperatore parla alla nazione 14 –

L'imperatore del Giappone Akihito ha parlato al paese e ha detto che "sta pregando per la sicurezza" del popolo

07:46

Acqua dagli elicotteri su reattore 3 13 –

Le squadre di intervento si stanno preparando a rovesciare acqua dagli elicotteri sul reattore 3 per agevolarne il raffreddamento

07:06

La Borsa di Tokyo chiude a + 5,68% 12 –

La Borsa di Tokyo trova la forza per il rimbalzo, in una giornata ancora difficile per la messa in sicurezza della centrale nucleare di Fukushima, e chiude gli scambi con un recupero del 5,68%

06:36

Le squadre tornano nella centrale 11 –

Il calo della radioattivitaà ha consentito alle squadre impegnate alla messa in sicurezza della centrale di Fukushima di poter tornare al lavoro. Le operazioni di pompaggio di acqua marina nei reattori n. 1, 2, 3 procedono senza intoppi

05:10

"Pronti a chiedere aiuto all'esercito Usa" 10 –

Il Giappone è pronto a chiedere la cooperazione delle forze armate Usa negli sforzi per contenere i danni della centrale nucleare di Fukushima. Lo detto il portavoce del governo, Yukio Edano

04:58

Altra forte scossa a Tokyo 9 –

Forte scossa a Tokyo. La magnitudo dovrebbe essere del sesto grado Richter. E' stata sentita con molta intensità in tutta la città, in particolare nella prefettura di Chiba (periferia est della capitale). Il nostro inviato Daniele Mastrogiacomo: "In albergo ballava tutto, è stata davvero molto forte". Per fortuna non c'è rischio di tsunami: lo ha detto la tv giapponese.

04:15

"Forse danni a contenitore reattore 3" 8 –

"Forse danneggiato il contenitore del reattore 3" 142 – Il contenitore del reattore numero 3 della centrale di Fukushima potrebbe essere stato danneggiato. Lo ha detto il portavoce governativo Yukio Edano. Sarebbe questa la causa della fuoriuscita di vapore in corso sull'impianto. Confermata l'evacuazione "temporanea" del personale rimasto nella centrale a causa dell'elevato livello di radioattività rilevato all'ingresso. L'aumento della radioattività potrebbe proprio essere collegato al contenitore danneggiato.

03:34

Evacuati i lavoratori della centrale 7 –

Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha detto in una conferenza stampa - trasmessa live dalla Bbc - che tutti i lavoratori che stavano cercando di raffreddare i reattori con acqua sono stati fatti uscire dalla centrale di Fukushima a causa dell'aumentato livello di radiazioni e dell'elevato rischio di contagio.

03:25

Aumenta la radioattività intorno alla centrale 6 –

La situazione è sempre tesa alla centrale di Fukushima dove si registra un notevole aumento della radioattività. Dopo l'incendio (domato) al reattore 4, questa mattina (ora giapponese) dall'impianto (in particolare dalla torre del reattore 3) si sta sprigionando un'altra nuvola di fumo bianco. Secondo i tecnici sarebbe dovuta al surriscaldamento della "piscina" che contiene le barre di combustibile nucleare.

02:40

Estinto l'incendio al reattore 4 5 –

I tecnici confermano che alle 6 e 15 del mattino (ora giapponese, ossia circa 4 ore e mezza fa) il reattore 4 non fumava più e l'incendio sembrava totalmente estinto.

02:20

Fumo bianco da una torre reattore 3 4 –

La tv giapponese ha mostrato immagini dell'impianto di Fukushima riprese questa mattina (in Giappone). Si vede del fumo bianco che fuoriesce da una delle torri, quella del reattore 3. Potrebbe essere la conseguenza dell'esplosione di alcune ore fa che, secondo le autorità, sarebbe stata domata.

01:19

Acido borico sul reattore 4 3 –

I tecnici hanno irrorato di acido borico il reattore n. 4, lo stesso dove si era sviluppato un secondo incendio, nel tentativo di impedire nuove ''criticita''. Lo rende noto la BBC online. La Tepco, il gestore dell'impianto, ha intanto reso noto che circa il 70 per cento delle barre di combustibile del reattore n. 1 sono rimaste danneggiate. Lo stesso vale per il 33 per cento delle barre del reattore n. 2. Si ritiene che il nucleo dei due reattori possa essere andato in parziale fusione a causa del malfunzionamento dei dispositivi di raffreddamento.

00:28

"Ambasciata italiana resta aperta" 2 –

"L'ambasciata italiana resterà aperta finchè ci sarà l'ultimo italiano": è l'ambasciatore Vincenzo Petrone che in collegamento in diretta da Tokyo durante la trasmissione di Porta a Porta ha riferito la situazione dei connazionali presenti nel paese. "Nella zona di esclusione - cioè quella attorno alla centrale, ha rassicurato Petrone - non ci sono comunque più italiani".

00:26

"Incendio domato" 1 –

Il nuovo incendio scoppiato dopo l'esplosione nell'edificio del reattore 4 è stato domato. Lo annuncia l'agenzia atomica giapponese.

(16 marzo 2011)

 

IL DRAMMA DEL GIAPPONE

Nuova esplosione, cresce l'allarme nucleare

In 50 lottano per scongiurare l'incubo atomico

Il livello di gravità degli incidenti innalzato a 6. I tecnici si alternano nella sala controllo. E la terra torna a tremare: violenta scossa, tra le peggiori dello sciame sismico che continua. L'ambasciatore italiano: lasciare il Paese. Anche a Tokyo livello di radiazioni superiore alla norma, rischi per la salute. Crolla la borsa

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* Tsunami e terremoto in Giappone oltre mille morti, allarme nucleare

diretta

Tsunami e terremoto in Giappone oltre mille morti, allarme nucleare

TOKYO - "In Giappone si parla ormai di apocalisse. Praticamente tutto è fuori controllo, non escludo il peggio nelle ore e nei giorni che vengono": sono le parole di Gunther Oettinger, commissario europeo per l'energia, a dare il tono alla giornata, mentre continua a crescere l'allarme nucleare attorno alla centrale atomica di Fukushima, e sale la paura che la situazione continui a degenerare, rievocando lo spettro di Chernobyl. Il livello di gravità degli incidenti nuclerari è stato innalzato dall'iniziale 4 a 6, su un massimo di 7.

Nel reattore numero due si è verificata una nuova esplosione (la terza nel giro di cinque giorni), mentre nel reattore numero quattro è scoppiato un incendio, estinto solo dopo qualche tempo. Intanto la terra continua a tremare: una nuova violentissima scossa, tra le peggiori dello sciame sismico che continua, ha nuovamente scosso l'aerea di Tokyo. E la borsa è crollata 1: la piazza di Tokyo ha chiuso a -10,5 per cento, spaventando anche l'Europa.

VEDI LA SCHEDA 2

Livelli radiazioni superiori alla norma. Le autorità hanno avvertito che il livello delle radiazioni intorno alla centrale è ormai diventato nocivo per la salute, è stata completata l'evacuazione di tutti i residenti nel raggio di 20 chilometri e tutti coloro che vivono tra i 20 e i 30 chilometri sono stati esortati a rimanere al chiuso. Secondo il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, il nocciolo 2 della centrale di Fukushima potrebbe aver subito danni limitati. "C'è la possibilità di danni al noccioli. La stima è che il danno sia inferiore al 5 per cento", ha detto Amano in una conferenza stampa a Vienna, ma il panico dilaga.

Il premier Kan: Pericolo di ulteriori perdite. L'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, ha invitato i connazionali a lasciare il Paese. Il premier nipponico Naoto Kan, ha ammesso che "il pericolo di ulteriori perdite è in aumento", ma ha chiesto alla popolazione di mantenere la calma. Anche a Tokyo è stato evidenziato un livello di radiazioni superiore alla norma: i livelli di radioattività nella prefettura di Chiba, vicino alla capitale, sono oltre 10 volte il livello normale. E di rischi per la salute ha parlato il ministro degli Esteri Matsumoto da G8 di Parigi.

Altissimo rischio per i lavoratori di Fukushima. Di sicuro quelli che in questo momento stanno lavorando all'impianto di Fukushima, per cercare di raffreddare i reattori, sono ad altissimo rischio. Nell'impianto lavoravano circa 800 persone, ma la società proprietaria - la Tepco - ha chiesto solo a una cinquantina di rimanere; e comunque adesso gli operai stanno lavorando a fasi alterne nella sala-controllo dove non riescono a permanere a lungo.

Esperti francesi: Vasca non più sigillata. Secondo André-Claude Lacoste, responsabile dell'Authority per la Sicurezza nucleare (ASN) francese, la vasca di contenimento del reattore numero due "non è più sigillata". Il rischio più temuto è la parziale o totale fusione del nocciolo, la formazione cioè di una massa radioattiva ad alta temperatura, creata da combustibile nucleare, rivestimenti e matrice d'acciaio che racchiude il nocciolo.

Si aggrava il bilancio: 11mila vittime. L'Oms ha detto che un team di esperti in radioattività è pronto a partire. L'incubo nucleare si aggiunge alla catastrofe creata dal terremoto: ormai anche le autorità parlano di almeno 11mila tra vittime e dispersi.

(15 marzo 2011)

 

 

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IL CASO

La denuncia degli italiani in Giappone

"Tornare? Prezzi altissimi". Alitalia rimedia

Gruppo su Facebook. "Siamo 120, abbiamo cercato i biglietti in aeroporto, c'era solo la business a 5mila euro". La compagnia risponde: "Da oggi tariffa da 800 euro per chi non ha prenotazione". Tutti i voli su Osaka. Charter riporterà a casa il Maggio. Il sindaco fiorentino Renzi: "C'è posto per altri connazionali"

di ARTURO COCCHI

La denuncia degli italiani in Giappone "Tornare? Prezzi altissimi". Alitalia rimedia

Vogliono ritornare, eccome, gli italiani che vivono in loco l'incubo del Giappone sotto scacco per l'emergenza nucleare, nel dopo terremoto più tragico che il Paese del Sol Levante ricordi. Ma molti non hanno ancora potuto farlo, e non solo per la difficoltà in cui il sisma ha messo la rete di trasporti, anche lontano dalla zona più calda, come a Tokyo e Osaka. Il problema, incredibile ma vero, non è solo quando partire, né da dove (solo oggi tutti i voli Alitalia sono stati spostati definitivamente da Tokyo alla sicura Osaka), ma trovare una tariffa ragionevole.

Adamo Lussana è parte di un gruppo che si è formato su Facebook: raccoglie 120 connazionali, tra residenti e persone che hanno una base nel Paese del Sol Levante. Uomini e donne che che nelle scorse ore hanno tentato la via di sola andata verso l'Italia, ma hanno dovuto recedere di fronte a tariffe aeree a 4, persino 5 cifre (per due persone). Alcuni hanno constatato il problema direttamente in aeroporo, senza preavviso. "Io sono in Giappone con mia moglie - scrive Lussana in un suo comunicato - sono andato sul sito Alitalia per vedere i costi di due biglietti con partenza domani, 17 marzo, e due sole andate (quindi una tratta) mi costa 10.300 euro, se volessi partire il 18 marzo non ci sono posti, mentre il 19 marzo 8.954 euro ... quindi, libero solo business. Ieri una ragazza del nostro gruppo è andata con le valigie all'aeroporto Kansai di Osaka pensando di prendere il biglietto direttamente in aeroporto, gli costava 5.000 euro ed

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è dovuta tornare in città perché non disponeva di quella somma ... se anche io potessi permettermi due biglietti di sola andata da 10.300 euro, non me li venderebbero perché la mia carta di credito è limitata a 2.600 euro come quella del 99% dei comuni mortali".

Vivere il Giappone da occidentale è una sfida impegnativa anche in condizioni ordinarie. Inimmaginabile quel che si può provare in una situazione di massima emergenza, in un mondo alieno di ideogrammi, dove l'inglese è molto meno parlato di quanto si creda e dove le notizie arrivano poco e male persino a chi conosce il kanji dalla nascita. E se per sentirsi spaesati, perduti, basta trovarsi, stranieri, al Charles De Gaulle di Parigi bloccati dalla neve, si pensi alla stessa sensazione, ingigantita esponenzialmente, di un europeo sballottato tra l'impenetrabile Tokyo e il suo aeroporto Narita, con una carta di credito insufficiente. "Ci dicono che la situazione è tranquilla anche a Tokyo", si legge in sintesi nel comunicato del gruppo di Facebook "ma noi tranquilli non siamo per niente, e quasi tutti vogliamo tornare". Secondo quanto scritto nel blog, "i voli a 'buon prezzo' - tipo 1800 euro a biglietto sono solo a 5-6 giorni dal giorno della prenotazione, e questo per molti di noi è troppo". Le prove eseguite sul sito della compagnia da Repubblica (dall'Italia) intorno alle 13 - vedere l'immagine - sulla tratta Osaka-Roma per i tre giorni a partire da oggi davano quanto segue: disponibilità zero per la partenza odierna, tariffe variabili tra i 2750 e i 4400 euro per i tre giorni a seguire.

Gli italiani chiedono - legittimamente - di poter partire subito, e a condizioni differenti. "Ci devono dire - si legge nel blog - 'Se volete, andate all'aeroporto e verrete imbarcati senza biglietto o avrete un prezzo fisso da 5-600 euro', anche se c'è libera solo la business, e anche per eventuali coniugi giapponesi".

Contattata sull'argomento, l'Alitalia ha negato che ci siano stati fenomeni di sciacallaggio. "Le tariffe erano quelle in cui si imbatte chiunque cerchi posto in un volo pieno il giorno della partenza o il giorno precedente, non è stato praticato alcun aumento" - ha spiegato il capo ufficio stampa dell'Alitalia, Paolo Di Prima. A seguire, la compagnia ha diffuso un comunicato nel quale confermava che tutti i 18 voli settimanali Italia-Giappone restano operativi, seppure con partenza solo da Osaka, il che significa che i voli normalmente in partenza da Tokyo sono stati trasferiti nella seconda città giapponese, più a Sud e quindi più lontana dall'epicentro del sisma e dalle centrali a rischio.

Alitalia poi comunica l'introduzione di una tariffa speciale "go show", da 800 euro, per favorire il rientro anche dei passeggeri senza prenotazione, applicabile "a tutti i posti non prenotati indipendentemente dalle classi tariffarie disponibili. Una tariffa che non si troverà in rete, ma verrà applicata "live" a chi si presenterà all'aeroporto di Osaka. Inoltre, è previsto un rimborso fino a 130 euro per chi si trovi costretto a spostarsi da Tokyo a Osaka con i treni Shinkansen, che funzionano in modo sostanzialmente regolare. Condizioni, informa successivamente la compagnia italiana "in linea, se non inferiori a quelle praticate dalle altre compagnie". In generale, tutti i passeggeri da e per il Giappone sono invitati a consultare il sito www.alitalia.it 1 o a chiamare il numero verde (Italia) 800.65.055 e il call center allo 06.2222. Ancora, a chi in possesso di prenotazione e biglietto emesso sui voli da e per Tokyo fino al 31 marzo, è consentito il cambio di prentotazione o di itinerario senza penale, mentre il rimborso è limitato a chi ha biglietti tra l'11 e il 18.

Infine, il volo speciale Alitalia richiesto dal Comune di Firenze per consentire il rientro dei concertisti del Maggio Musicale Fiorentino, in tournée in Giappone, partirà stasera da Pisa. Il gruppo, circa 200 persone, rientrerà quindi tra oggi e domani con 4 voli di linea (arrivi a Roma e Milano, poi a Firenze) e appunto con il charter in partenza dalla città della Torre. L'orchestra, con il maestro Zubin Mehta e parte dello staff (circa 100 persone), si sposterà invece in Cina. In serata, il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha poi dato il "via libera" per consentire che sul charter che trasporterà i musicisti siano fatti salire anche altri italiani che decidono di tornare, fino ad esaurimento posti. "Se possiamo essere utili anche per altri siamo lieti di farlo", spiega lo stesso primo cittadino sulla sua pagina Facebook, dove scrive anche di aver "parlato con l'ad Alitalia, Sabelli, ringraziandolo per quanto è stato fatto per il Maggio".

(16 marzo 2011)

 

 

NUCLEARE

Energia atomica, il governo in affanno

"Centrali solo in Regioni che dicono sì"

Mentre è sempre emergenza in Giappone, il sottosegretario cerca di frenare l'allarme andando oltre il piano per il nucleare in Italia, che prevede un parere "obbligatorio ma non vincolante" delle amministrazioni interessate alla costruzione di un impianto. Pd: "Pietra tombale sul nucleare"

Energia atomica, il governo in affanno "Centrali solo in Regioni che dicono sì"

ROMA - Sarebbe un errore congelare il piano per il nucleare in Italia dopo l'emergenza giapponese, ma le Regioni italiane stiano tranquille: le centrali non verranno costruite nel territorio di chi negherà il suo assenso. Così, nella seduta delle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera svoltasi ieri sera, il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia ha cercato di frenare l'allarmismo sul nucleare. Un fronte, quello dei contrari all'atomo, cui negli ultimi giorni si sono uniti anche diversi esponenti della maggioranza 1, a cominciare da vari governatori. E, pur di rassicurare le amministrazioni locali, Saglia è andato persino oltre quanto previsto dal piano.

Poco più di un anno fa, la Cassazione 2 ha infatti stabilito che, per la costruzione di un impianto nucleare, lo Stato ha l'obbligo di chiedere un parere alle Regioni interessate, parere però "non vincolante" rispetto alla decisione. E, a fine 2010, la Consulta aveva bocciato le leggi regionali 3 con cui Puglia, Calabria e Campania avevano "vietato" il nucleare nel loro territorio, legiferando in una materia che è specifica competenza del governo centrale.

Ebbene,

per Saglia quel parere regionale ora diventa politicamente vincolante: "Non si potranno realizzare le centrali nucleari nelle Regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazione degli impianti nel loro territorio e il programma energetico nucleare non potrà essere realizzato in assenza di una totale condivisione delle comunità territoriali coinvolte" ha volutamente sottolineato ieri sera il sottosegretario.

Dal canto loro, le commissioni Ambiente e Lavori pubblici e attività produttive della Camera hanno espresso parere favorevole, con condizioni, sul decreto legislativo correttivo sulla localizzazione dei siti nucleari. Il dlgs si è reso necessario dopo che la Consulta aveva deciso che il parere delle regioni è obbligatorio anche se non vincolante. Il Pd è uscito al momento del voto, l'Idv ha votato contro. A favore, insieme alla maggioranza, anche Fli e Udc (ma Savino Pezzotta, Udc, si è astenuto). Il sottosegretario Saglia ha confermato che martedì dovrebbe arrivare il parere del Senato e mercoledì il Consiglio dei ministri approverà il decreto legislativo in via definitiva.

Il parere è stato firmato dai relatori, per la Commissione Ambiente il leghista Guido Dussin, per le Attività produttive Catia Polidori del Pdl. Nel testo, tra l'altro, si prevede che l'Aiea compia valutazioni di impatto ambientale non solo all'inizio ma periodicamente per tutta la vita dell'impianto. Chieste poi verifiche stringenti al soggetto titolare dell'autorizzazione unica che, sotto la supervisione dell'Agenzia, è obbligato a "valutare e verificare periodicamente nonché a migliorare costantemente la sicurezza dell'impianto, in modo sistematico e verificabile" e "a garantire l'esistenza e l'attuazione di sistemi di gestione che attribuiscano la dovuta priorità alla sicurezza nucleare e l'adozione di misure per la prevenzione di incidenti e per la mitigazione delle relative conseguenze". Saranno poi necessarie due autorizzazioni distinte per il parco tecnologico e per il deposito.

Sulla questione nucleare è intervenuta il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, rispondendo nel corso del "Question Time" alla Camera a due interrogazioni di Idv e Pd: "Il Governo intende affrontare la questione della sicurezza nucleare in ambito europeo, uniformando le proprie scelte a quelle che verranno assunte in sede di Unione Europea". "É stato deciso di svolgere degli stress test nelle centrali nucleari europee - ha spiegato la Prestigiacomo -. L'Italia seguirà con particolare attenzione gli esiti di questi test". Per il ministro "è sbagliato e irresponsabile prendere decisioni sull'onda emotiva. Al governo stanno a cuore innanzitutto la salute e la sicurezza dei cittadini. Questa è sempre la priorità. Speriamo e ci auguriamo che al di là della propaganda si possa sviluppare un dibattito non ideologico. L'energia non è nè di destra nè di sinistra".

Per i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, "oggi è stata messa la pietra tombale sul ritorno del nucleare in Italia. Il sottosegretario Saglia ha testualmente dichiarato che il nucleare si potrà fare solo nelle Regioni che diranno di sì alla localizzazione nel proprio territorio. Il che vuol dire che nel nostro Paese l'energia atomica non ci sarà mai, perché nessuna Regione, comprese quelle amministrate dal centrodestra, intende dare l'assenso". In aula, Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, rinnova l'appello replicando al ministro per l'Ambiente: "Fermatevi, sospendete il programma nucleare, se non lo farete voi, fra tre mesi la parola tornerà agli italiani che sceglieranno per salvare il proprio Paese, se stessi e il proprio futuro".

Nella sua controreplica, Antonio Di Pietro ha accusato la Prestigiacomo: "Lei, signor ministro, ha detto una bugia clamorosa - afferma il leader di Idv -. Perché il commissario europeo ieri ha affermato che 'l'Unione europea deve valutare un'opzione zero sul nucleare dopo gli eventi giapponesi. L'esatto contrario di quello che lei oggi vuole far credere agli italiani. Per questo motivo, noi chiediamo a tutti i cittadini di andare a votare il nostro referendum contro il nucleare".

Per il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, "il via libera delle commissioni della Camera allo schema di decreto legislativo correttivo è uno schiaffo in faccia ai cittadini italiani". Un decreto, aggiunge Bonelli, "che esce dalle commissioni notevolmente peggiorato perché non è più previsto l'obbligo di pubblicizzazione delle procedure per individuare i siti e costruire le centrali". Anche da Bonelli, accuse alla Prestigiacomo: "Deve dimettersi immediatamente. Tutti i paesi del mondo hanno deciso di fermarsi, oggi persino la Cina ha bloccato l'autorizzazione delle nuove centrali. Invece il governo italiano continua a sostenere una posizione irragionevole e irresponsabile. Eevidentemente gli affari che ruotano intorno al nucleare sono più importanti dell'interesse generale e del futuro del Paese".

Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ribadisce il suo favore al nucleare ma ammette che oggi "all'ordine del giorno c'è il problema sicurezza". "Dobbiamo dare informazioni precise alla pubblica opinione, non possiamo nascondere nulla - dichiara ai cronisti in Transatlantico -. Le decisioni non devono essere prese dalla pancia o sull'onda delle emozioni ma sulla base di dati precisi". "E' da verificare se le centrali esistenti in Europa siano in grado di assicurare la sicurezza - chiarisce Romani -. Il problema non è italiano, è stato deciso di fare un coordinamento in Europa per eseguire gli stress test".

Delle scelte degli altri Paesi europei ha parlato ieri sera anche Saglia. "La Germania 4 si è limitata a decidere una moratoria sul prolungamento delle centrali nucleari dello stesso modello di quello entrato in crisi in Giappone. Altra questione è invece la necessità di un maggior coordinamento delle autorità nazionali di sicurezza che, anche alla luce delle decisioni del Consiglio dell'Unione europea convocato per il prossimo lunedì 21 marzo, dovrà riguardare anche la fissazione di requisiti di sicurezza degli impianti europei".

(16 marzo 2011)

 

 

 

NUCLEARE

Energia atomica, il governo in affanno

"Centrali solo in Regioni che dicono sì"

Mentre è sempre emergenza in Giappone, il sottosegretario cerca di frenare l'allarme andando oltre il piano per il nucleare in Italia, che prevede un parere "obbligatorio ma non vincolante" delle amministrazioni interessate alla costruzione di un impianto. Pd: "Pietra tombale sul nucleare"

Energia atomica, il governo in affanno "Centrali solo in Regioni che dicono sì"

ROMA - Sarebbe un errore congelare il piano per il nucleare in Italia dopo l'emergenza giapponese, ma le Regioni italiane stiano tranquille: le centrali non verranno costruite nel territorio di chi negherà il suo assenso. Così, nella seduta delle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera svoltasi ieri sera, il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia ha cercato di frenare l'allarmismo sul nucleare. Un fronte, quello dei contrari all'atomo, cui negli ultimi giorni si sono uniti anche diversi esponenti della maggioranza 1, a cominciare da vari governatori. E, pur di rassicurare le amministrazioni locali, Saglia è andato persino oltre quanto previsto dal piano.

Poco più di un anno fa, la Cassazione 2 ha infatti stabilito che, per la costruzione di un impianto nucleare, lo Stato ha l'obbligo di chiedere un parere alle Regioni interessate, parere però "non vincolante" rispetto alla decisione. E, a fine 2010, la Consulta aveva bocciato le leggi regionali 3 con cui Puglia, Calabria e Campania avevano "vietato" il nucleare nel loro territorio, legiferando in una materia che è specifica competenza del governo centrale.

Ebbene,

per Saglia quel parere regionale ora diventa politicamente vincolante: "Non si potranno realizzare le centrali nucleari nelle Regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazione degli impianti nel loro territorio e il programma energetico nucleare non potrà essere realizzato in assenza di una totale condivisione delle comunità territoriali coinvolte" ha volutamente sottolineato ieri sera il sottosegretario.

Dal canto loro, le commissioni Ambiente e Lavori pubblici e attività produttive della Camera hanno espresso parere favorevole, con condizioni, sul decreto legislativo correttivo sulla localizzazione dei siti nucleari. Il dlgs si è reso necessario dopo che la Consulta aveva deciso che il parere delle regioni è obbligatorio anche se non vincolante. Il Pd è uscito al momento del voto, l'Idv ha votato contro. A favore, insieme alla maggioranza, anche Fli e Udc (ma Savino Pezzotta, Udc, si è astenuto). Il sottosegretario Saglia ha confermato che martedì dovrebbe arrivare il parere del Senato e mercoledì il Consiglio dei ministri approverà il decreto legislativo in via definitiva.

Il parere è stato firmato dai relatori, per la Commissione Ambiente il leghista Guido Dussin, per le Attività produttive Catia Polidori del Pdl. Nel testo, tra l'altro, si prevede che l'Aiea compia valutazioni di impatto ambientale non solo all'inizio ma periodicamente per tutta la vita dell'impianto. Chieste poi verifiche stringenti al soggetto titolare dell'autorizzazione unica che, sotto la supervisione dell'Agenzia, è obbligato a "valutare e verificare periodicamente nonché a migliorare costantemente la sicurezza dell'impianto, in modo sistematico e verificabile" e "a garantire l'esistenza e l'attuazione di sistemi di gestione che attribuiscano la dovuta priorità alla sicurezza nucleare e l'adozione di misure per la prevenzione di incidenti e per la mitigazione delle relative conseguenze". Saranno poi necessarie due autorizzazioni distinte per il parco tecnologico e per il deposito.

Sulla questione nucleare è intervenuta il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, rispondendo nel corso del "Question Time" alla Camera a due interrogazioni di Idv e Pd: "Il Governo intende affrontare la questione della sicurezza nucleare in ambito europeo, uniformando le proprie scelte a quelle che verranno assunte in sede di Unione Europea". "É stato deciso di svolgere degli stress test nelle centrali nucleari europee - ha spiegato la Prestigiacomo -. L'Italia seguirà con particolare attenzione gli esiti di questi test". Per il ministro "è sbagliato e irresponsabile prendere decisioni sull'onda emotiva. Al governo stanno a cuore innanzitutto la salute e la sicurezza dei cittadini. Questa è sempre la priorità. Speriamo e ci auguriamo che al di là della propaganda si possa sviluppare un dibattito non ideologico. L'energia non è nè di destra nè di sinistra".

Per i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, "oggi è stata messa la pietra tombale sul ritorno del nucleare in Italia. Il sottosegretario Saglia ha testualmente dichiarato che il nucleare si potrà fare solo nelle Regioni che diranno di sì alla localizzazione nel proprio territorio. Il che vuol dire che nel nostro Paese l'energia atomica non ci sarà mai, perché nessuna Regione, comprese quelle amministrate dal centrodestra, intende dare l'assenso". In aula, Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, rinnova l'appello replicando al ministro per l'Ambiente: "Fermatevi, sospendete il programma nucleare, se non lo farete voi, fra tre mesi la parola tornerà agli italiani che sceglieranno per salvare il proprio Paese, se stessi e il proprio futuro".

Nella sua controreplica, Antonio Di Pietro ha accusato la Prestigiacomo: "Lei, signor ministro, ha detto una bugia clamorosa - afferma il leader di Idv -. Perché il commissario europeo ieri ha affermato che 'l'Unione europea deve valutare un'opzione zero sul nucleare dopo gli eventi giapponesi. L'esatto contrario di quello che lei oggi vuole far credere agli italiani. Per questo motivo, noi chiediamo a tutti i cittadini di andare a votare il nostro referendum contro il nucleare".

Per il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, "il via libera delle commissioni della Camera allo schema di decreto legislativo correttivo è uno schiaffo in faccia ai cittadini italiani". Un decreto, aggiunge Bonelli, "che esce dalle commissioni notevolmente peggiorato perché non è più previsto l'obbligo di pubblicizzazione delle procedure per individuare i siti e costruire le centrali". Anche da Bonelli, accuse alla Prestigiacomo: "Deve dimettersi immediatamente. Tutti i paesi del mondo hanno deciso di fermarsi, oggi persino la Cina ha bloccato l'autorizzazione delle nuove centrali. Invece il governo italiano continua a sostenere una posizione irragionevole e irresponsabile. Eevidentemente gli affari che ruotano intorno al nucleare sono più importanti dell'interesse generale e del futuro del Paese".

Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ribadisce il suo favore al nucleare ma ammette che oggi "all'ordine del giorno c'è il problema sicurezza". "Dobbiamo dare informazioni precise alla pubblica opinione, non possiamo nascondere nulla - dichiara ai cronisti in Transatlantico -. Le decisioni non devono essere prese dalla pancia o sull'onda delle emozioni ma sulla base di dati precisi". "E' da verificare se le centrali esistenti in Europa siano in grado di assicurare la sicurezza - chiarisce Romani -. Il problema non è italiano, è stato deciso di fare un coordinamento in Europa per eseguire gli stress test".

Delle scelte degli altri Paesi europei ha parlato ieri sera anche Saglia. "La Germania 4 si è limitata a decidere una moratoria sul prolungamento delle centrali nucleari dello stesso modello di quello entrato in crisi in Giappone. Altra questione è invece la necessità di un maggior coordinamento delle autorità nazionali di sicurezza che, anche alla luce delle decisioni del Consiglio dell'Unione europea convocato per il prossimo lunedì 21 marzo, dovrà riguardare anche la fissazione di requisiti di sicurezza degli impianti europei".

(16 marzo 2011)

 

 

2011-03-15

IL DRAMMA DEL GIAPPONE

Nuova esplosione, cresce l'allarme nucleare

In 50 lottano per scongiurare l'incubo atomico

Il livello di gravità degli incidenti innalzato a 6. I tecnici si alternano nella sala controllo. E la terra torna a tremare: violenta scossa, tra le peggiori dello sciame sismico che continua. L'ambasciatore italiano: lasciare il Paese. Anche a Tokyo livello di radiazioni superiore alla norma, rischi per la salute. Crolla la borsa

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Tsunami e terremoto in Giappone oltre mille morti, allarme nucleare

TOKYO - "In Giappone si parla ormai di apocalisse. Praticamente tutto è fuori controllo, non escludo il peggio nelle ore e nei giorni che vengono": sono le parole di Gunther Oettinger, commissario europeo per l'energia, a dare il tono alla giornata, mentre continua a crescere l'allarme nucleare attorno alla centrale atomica di Fukushima, e sale la paura che la situazione continui a degenerare, rievocando lo spettro di Chernobyl. Il livello di gravità degli incidenti nuclerari è stato innalzato dall'iniziale 4 a 6, su un massimo di 7.

Nel reattore numero due si è verificata una nuova esplosione (la terza nel giro di cinque giorni), mentre nel reattore numero quattro è scoppiato un incendio, estinto solo dopo qualche tempo. Intanto la terra continua a tremare: una nuova violentissima scossa, tra le peggiori dello sciame sismico che continua, ha nuovamente scosso l'aerea di Tokyo. E la borsa è crollata 1: la piazza di Tokyo ha chiuso a -10,5 per cento, spaventando anche l'Europa.

VEDI LA SCHEDA 2

Livelli radiazioni superiori alla norma. Le autorità hanno avvertito che il livello delle radiazioni intorno alla centrale è ormai diventato nocivo per la salute, è stata completata l'evacuazione di tutti i residenti nel raggio di 20 chilometri e tutti coloro che vivono tra i 20 e i 30 chilometri sono stati esortati a rimanere al chiuso. Secondo il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, il nocciolo 2 della centrale di Fukushima potrebbe aver subito danni limitati. "C'è la possibilità di danni al noccioli. La stima è che il danno sia inferiore al 5 per cento", ha detto Amano in una conferenza stampa a Vienna, ma il panico dilaga.

Il premier Kan: Pericolo di ulteriori perdite. L'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, ha invitato i connazionali a lasciare il Paese. Il premier nipponico Naoto Kan, ha ammesso che "il pericolo di ulteriori perdite è in aumento", ma ha chiesto alla popolazione di mantenere la calma. Anche a Tokyo è stato evidenziato un livello di radiazioni superiore alla norma: i livelli di radioattività nella prefettura di Chiba, vicino alla capitale, sono oltre 10 volte il livello normale. E di rischi per la salute ha parlato il ministro degli Esteri Matsumoto da G8 di Parigi.

Altissimo rischio per i lavoratori di Fukushima. Di sicuro quelli che in questo momento stanno lavorando all'impianto di Fukushima, per cercare di raffreddare i reattori, sono ad altissimo rischio. Nell'impianto lavoravano circa 800 persone, ma la società proprietaria - la Tepco - ha chiesto solo a una cinquantina di rimanere; e comunque adesso gli operai stanno lavorando a fasi alterne nella sala-controllo dove non riescono a permanere a lungo.

Esperti francesi: Vasca non più sigillata. Secondo André-Claude Lacoste, responsabile dell'Authority per la Sicurezza nucleare (ASN) francese, la vasca di contenimento del reattore numero due "non è più sigillata". Il rischio più temuto è la parziale o totale fusione del nocciolo, la formazione cioè di una massa radioattiva ad alta temperatura, creata da combustibile nucleare, rivestimenti e matrice d'acciaio che racchiude il nocciolo.

Si aggrava il bilancio: 11mila vittime. L'Oms ha detto che un team di esperti in radioattività è pronto a partire. L'incubo nucleare si aggiunge alla catastrofe creata dal terremoto: ormai anche le autorità parlano di almeno 11mila tra vittime e dispersi.

(15 marzo 2011)

 

 

IL REPORTAGE

Incubo nucleare a Fukushima

il nocciolo rischia la fusione

Nuova esplosione nella centrale. Tokyo chiede aiuto agli Usa. Danneggiati i reattori 2 e 3. Ora si teme una nuova Chernoby. Il terremoto ha fatto saltare l'energia elettrica, ma i generatori di emergenza hanno continuato a pompare acqua nell'impianto. Poi è arrivato lo tsunami, e ha spazzato via tutto dal nsotro inviato DANIELE MASTROGIACOMO

Incubo nucleare a Fukushima il nocciolo rischia la fusione

FUKUSHIMA - L'esplosione è improvvisa. Un boato che scuote dieci chilometri di territorio. Gli obiettivi delle telecamere tv, piazzate da giorni sulle colline, stringono verso la costa. Le immagini sono sfocate ma la scena si vede a occhio nudo. Un'immensa nube gialla e rossastra avvolge la struttura bianca in ferro e cemento. Restiamo impietriti. Una voce lancia un grido soffocato: "È scoppiata la centrale". Attimi di panico. Pochi minuti ed ecco un secondo boato, più forte e profondo. La nuvola adesso è un polverone che svetta verso il cielo. Salta la copertura del reattore 3 della centrale di Fukushima 1, la Daiichi. È il mostro che trenta uomini, veri eroi di questa Apocalisse, cercano di domare da tre giorni. Una lotta contro il tempo. Ma l'incubo sembra non finire: alle otto del mattino, quando in Italia era ormai notte, una nuova esplosione scuote Fukushima. E il governo deve ammettere: "Ha ceduto anche il reattore 2. Non possiamo escludere il rischio di fughe radiottive".

Uomini contro macchine. Tre reattori che producono energia a temperature impossibili e squadre di tecnici che pompano acqua di mare per frenare il calore: si combatte per evitare che il combustibile si riscaldi in modo irreversibile e sciolga le camicie di grafite che lo avvolgono. Ma è un'impresa impossibile. L'acqua diventa vapore e la cupola protettiva esterna si trasforma in una pentola a pressione. Salta il tappo, la pioggia finissima di radiazioni nucleari si disperde nell'aria. Sei soldati di guardia e un tecnico sono spazzati

via. Altri dieci specialisti, al lavoro nella Fukushima 2, restano feriti. Sono contagiati, uno è un ragazzo di 23 anni.

Passano tre ore, nuovo allarme. Adesso è il reattore 2, rimasto finora silenzioso, che borbotta. Le pompe che succhiano acqua dal mare vanno in tilt. Il processo di surriscaldamento raggiunge il limite critico. Le vasche che ospitano le barre di mox sono quasi vuote. Ci sono solo 30 centimetri di acqua. Il combustibile è rovente. Le camicie del rivestimento si sciolgono, le pasticche di isotopi radioattivi cadono e vagano libere nel cilindro di acciaio che protegge il nocciolo. Poi lo scoppio.

C'è il rischio di una fusione. Accade dentro quella palla di acciaio arroventata. "Per poco tempo", ammette il portavoce della Prefettura di Fukushima. "Solo in parte", si affrettano a precisare i tecnici della Tokyo electronic power (Tepco), gestori delle due centrali. Ma qualcosa di grave è avvenuto. Due ingegneri dell'Agenzia atomica giapponese si presentano davanti ai giornalisti. Più che parlare, balbettano. Hanno un'espressione sconvolta. Sono investiti da una raffica di domande: tutti chiedono cosa sia accaduto, perché ci sia stata una nuova esplosione. Le spiegazioni sono vaghe, molti sono convinti che nascondano qualcosa: qualcosa di terribile, di inconfessabile.

È la rete, ancora una volta, a fornire sprazzi di verità. I blog e i tweet raccolgono voci e indiscrezioni. La portaerei Usa "Ronald Reagan", giunta per aiutare nelle operazioni di soccorso, lascia improvvisamente la costa orientale del paese. L'equipaggio, fanno sapere, presenta delle radiazioni dopo aver attraversato una nube in mezzo al Pacifico: in un giorno hanno assorbito la stessa quantità di un anno. C'è poi la fuga dei cittadini francesi richiamati in patria, l'allarme per nuove piogge acide, le tracce di iodio nell'atmosfera vicina alle centrali. Si scopre che adesso, a protezione del nocciolo, resta una sola struttura in acciaio. Deve essere raffreddata in modo costante e continuo. Basta una temperatura troppo alta e il vapore tornerà a premere su questo scafandro. Ma se salta è davvero la fine. Fukushima 1, con i tre reattori, diventa come Chernobyl. Ci vorranno due ore prima di riempire le vasche di raffreddamento. La Natura, spietata e beffarda, assiste. Dall'esterno detta le regole: provoca il terremoto, scatena lo tsunami.È stato questo muro d'acqua alto dieci metri a bloccare il sistema alternativo di raffreddamento. Ce lo confermano fonti autorevoli dell'Aiea, l'agenzia di Vienna per il nucleare.

Finalmente una verità, la prima spiegazione logica ad un guasto che appare inspiegabile. Incredibile. Non reggono le bugie del governo. Il paese sprofonda, chiudono le grandi fabbriche, crolla la Borsa, l'economia è in affanno. Ma non bastono palate di miliardi gettate nel forno del business. È il Giappone intero, ferito, sconvolto, impaurito, a volere chiarezza. Nessuno - almeno ufficialmente - era riuscito a capire cosa avesse messo fuori uso i sette generatori di emergenza, quelli che garantiscono il processo di raffreddamento delle pompe quando c'è un calo di corrente. Gli ispettori dell'Agenzia lo hanno appurato. "La terribile scossa di venerdì scorso", svelano, "ha interrotto il flusso di energia elettrica. Sono entrati in funzione i generatori e le pompe hanno continuato ad immettere acqua assieme al boro, un elemento che ritarda la fissione del nocciolo. Sembrava fatta. Poi è arrivato lo tsunami e ha distrutto i capannoni che ospitavano i generatori. Fukushima 1 era scoperta. L'acqua non arrivava più ai tre reattori, le barre di combustibile hanno iniziato a scaldarsi oltre misura".

Ci sono volute 12 ore prima di mettere a punto un sistema alternativo. Sono accorsi a decine tra tecnici e di specialisti. Ha telefonato mezzo mondo, hanno offerto consigli e suggerimenti. Niente: il Giappone ha ringraziato ma ha deciso di fare da solo. Questione di orgoglio nazionale, sono 60 anni che convivono con l'atomo. Ma la soluzione non arrivava. Il premier, Naoto Kan, disperato, si è rivolto alla Toshiba. "Aiutateci voi". Si è perso tempo e il reattore non aspetta, continua a produrre energia nucleare. Finalmente, ieri sera, l'orgoglio cede il passo e il Giappone chiede aiuto ai tecnici americani e all'Aiea.

Intanto è arrivata l'esplosione di sabato. Uno shock. Lo smarrimento. C'era assoluto bisogno d'acqua. Qualcuno ha guardato il mare: eccola l'acqua. Ha ucciso diecimila persone, può salvarne milioni. Si è costruito un nuovo sistema di raffreddamento. Le pompe hanno iniziato a succhiare e il reattore si è placato. Ma non bastava. L'acqua si riscalda, va cambiata, bisogna immetterla con la giusta dose: né poca, né troppa. Un lavoro di precisione che un sistema di emergenza, improvvisato, senza tarature, non sa fare. Ecco allora che torna a salire la temperatura, si forma il vapore pieno di radiazioni, preme sulla copertura secondaria, esplode e si irradia con il suo carico. Quelle nubi che vediamo sollevarsi sopra le centrali sono piene di iodio 131 e cesio 137. Viaggiano con il vento e il Giappone è un paese dominato dal vento. Ieri andavano verso est, oggi verso sud, domani torneranno a ovest.

Nelle prossime ore è prevista pioggia: sarà inevitabilmente pioggia acida e radioattiva. Se cede anche l'ultima corazza dei tre reattori, il Giappone vedrà l'inferno.

(15 marzo 2011)

 

 

 

 

Diretta

Il governo: livello radiazioni oltre la norma

Il Giappone ha paura, la Borsa impazzisce

Il premier nipponico Naoto Kan ha annunciato in televisione che l'esplosione di stanotte (le 6 del mattino locali) in un altro reattore di Fukushima ha provocato una fuoriuscita radioattiva che ha fatto salire il livello ben oltre la norma a livello nocivo, e chiede agli abitanti nel raggio di 30km di rimanere chiusi in casa. Ma il terrore si sta diffondendo in tutta la nazione nonostante le autorità dichiarino che il livello delle radiazioni non sia dannoso per l'uomo. La nube si sta spostando sull'Oceano Pacifico, ma la capitale si prepara a un mega piano di evacuazione. La piazza di Tokyo fuori controllo chiude a -10,55%. Il ministro dell'Ambiente Prestigiacomo: "Il programma italiano sul nucleare va avanti. Le centrali che noi abbiamo programmato sono modernissime, molto più sicure di quelle giapponesi". Continua ad aggravarsi Il bilancio delle vittime del terremoto: 10mila tra morti e dispersi. Scosse di assestamento continuano a scuotere la capitale

REPORTAGE - MAPPA - DIRETTA TV - CENTRALE 3D

(Aggiornato alle 15:54 del 15 marzo 2011)

15:54

Francia controllerà le sue centrali una a una 91 –

La Francia controllerà "tutte le sue centrali una a una". Lo ha annunciato Parigi dopo l'incidente alla centrale atomica di Fukushima.

15:52

Spagna non modifica la sua politica sul nucleare 90 –

L'incidente nucleare in Giappone non influenzerà la politica energetica della Spagna. Lo ha spiegato il governo spagnolo. "Non è il momento giusto" per discutere la sorte delle centrali nucleari in Spagna, ha affermato il ministro dell'Ambiente Rosa Aguilar. Il governo non chiuderà il vecchio impianto nucleare di Garona prima del previsto, ha aggiunto il vice primo ministro Manuel Chaves.

15:43

Partito da Roma il team italiano protezione Civile 89 –

È Partito dall'aeroporto di fiumicino alle 15, con un volo di linea diretto a tokyo, il team di esperti di valutazione e gestione delle emergenze inviato dal governo italiano. La missione, coordinata dal dipartimento della protezione civile in collaborazione con il ministero degli affari esteri, ha l'obiettivo supportare l'ambasciata italiana e valutare, in accordo con le autorità locali, il contributo del nostro Paese. L'advanced team è composto da funzionari del dipartimento della protezione civile, dei vigili del fuoco e dell'Ispra.

15:41

Giappone gareggerà nella Coppa America 2011 88 –

Il Giappone giocherà la Coppa America 2011, come ha confermato all'agenzia Dpa il presidente del comitato organizzatore del torneo, Josè Luis Meiszner. "Conoscendo la cultura giapponese, ho l'impressione che non modificheranno la decisione di giocare, anche se possono prendersi tutto il tempo di cui hanno bisogno", ha detto Meiszner. La Coppa America è in programma in Argentina dall'1 al 24 luglio. Il Giappone è inserito nel Gruppo A con i padroni di casa, la Bolivia e la Colombia.

15:38

Aie prevede aumento domanda gas e fonti rinnovabili 87 –

Il numero uno dell'Agenzia internazionale dell'Energia (Aie), Nobuo Tanaka prevede un aumento della domanda di gas e energie rinnovabili, sulla scia della crisi in Giappone. Tanaka definisce comunque una "tecnologia necessaria" quella nucleare.

15:36

Prestigiacomo: "Governo né cieco né sordo su Giappone" 86 –

Il governo italiano "non è né cieco né sordo" rispetto alle notizie che arrivano dalle centrali nucleari in giappone, assicurando di avere "a cuore la sicurezza dei cittadini" e che "non sarà mai presa alcuna decisione che la possa mettere a rischio". Lo afferma in una nota il ministro dell'ambiente, Stefania Prestigiacomo.

15:34

Ambasciatore: "C'è rischio contaminazione" 85 –

Ci sono "rischi di contaminazione". E' quanto ha detto l'ambasciatore italiano a Tokyo Vincenzo Petrone. "Questa mattina c'è stata un'esplosione all'impianto nucleare di Fukushima, se ce ne fosse un'altra della stessa maggiore importanza e se il vento portasse verso la città questa nube radioattiva sarebbe un bel problema - ha affermato - per questo consigliamo di partire alle persone di partire". Il consiglio è di tornare in Italia o trasferirsi nella parte meridionale del Giappone, come Osaka.

15:23

Ministro esteri: "Paesi mantengano sangue freddo" 84 –

Il Giappone esorta la comunità internazionale a non cadere nel panico. "Esorto i Paesi stranieri ad avere sangue freddo", ha detto il ministro degli Esteri, Takeaki Matsumoto, alludendo all'invito di evacuazione che la Francia ha rivolto ai propri cittadini. "Informiamo costantemente l'Aiea, la stampa internazionale, i diplomatici e i cittadini stranieri presenti nel nostro Paese sulla situazione", ha aggiunto. Quanto agli aiuti dall'estero, il ministro ha sottolineato che "per il momento è stato chiesto all'Aiea l'invio di una equipe tecnica e, dunque, sarà utilizzato il know-how dell'Aiea".

15:17

Autorità Usa invitano militari a limitare attività esterne 83 –

Le autorità americane hanno raccomandato al personale e ai loro familiari delle basi militari di Yokosuka, nella baia di Tokyo, e Atsugi di "adottare precauzioni". Tra le misure consigliate c'è anche quella di limitare il più possibile le attività esterne.

15:14

Fazio: "Per chi torna nessun problema decontaminazione" 82 –

Agli italiani che torneranno in Italia in questi giorni dal Giappone e che "ritengono di essere state contaminati da radiazioni, il nostro invito è a rivolgersi alle rispettive regioni, dove ci sono dei centri attrezzati per questo". A dirlo è il ministro della Salute, Ferruccio Fazio. "Non c'è però un problema di decontaminazione in questo caso - precisa Fazio - perché non possono contaminare altre persone".

14:45

Linee aeree pronte a modificare rotte 81 –

Con l'aggravarsi della crisi nucleare in Giappone, l'Amministrazione Federale dell'Aviazione statunitense ha fatto sapere di essere preparata a prendere iniziative concrete, compreso il cambio delle rotte degli aerei diretti nel Paese del Sol Levante. Citando la situazione a Fukushima, la FAA ha dichiarato che, in caso di "informazioni attendibili su rischi radiologici per l'aviazione civile", prenderà misure adeguate.

14:41

Scossa assestamento 6.2 gradi 80 –

Alle 22,30 (ore 14.30 In italia) è stato avvertito un forte terremoto a Tokyo. Si tratta dell'ennesima forte replica al "grande terremoto del Tohoku", che venerdì ha devastato il nordest del giappone. L'epicentro è stato nella prefettura di Shizuoka, a circa 120 chilometri a sud-ovest da Tokyo e nelle vicinanze del monte Fuji, zona dove la scossa è stata maggiormente avvertita, secondo l'Agenzia meteorologica giapponese. L'ipocentro è a soli 10 chilometri di profondità, ha precisato l'agenzia. Il sisma ha avuto magnitudo 6.2 e non c'è rischio di tsunami.

14:37

Ambasciata: circa 2mila italiani in Giappone, mille a Tokyo 79 –

Sono circa duemila gli italiani ancora presenti in Giappone, di cui un migliaio a Tokyo. Sono le stime dell'ambasciatore italiano Vincenzo Petrone. Prima del terremoto, ha spiegato il diplomatico, la comunità italiana contava circa tremila persone. Al momento, "la presenza si è ridotta del 30-35%".

14:33

Ambasciatore: "Pericolo contaminazione prossime 48 ore" 78 –

In questo momento in Giappone "non c'è una situazione di emergenza acuta" dal punto di vista di una contaminazione nucleare, ma "ci potrebbe essere dopo le prossime 48 ore". Lo ha detto l'ambasciatore d'Italia a Tokyo Vincenzo Petrone ai microfoni di Sky TG24. "Chi non ha impellenze vere lasci Tokyo" per rientrare in Italia o almeno per spostarsi più a sud in Giappone.

14:19

Fukushima, Tepco non riesce a raffreddare reattore 4 77 –

La Tepco non riesce a versare acqua nel bacino di stoccaggio per il combustibile nucleare esaurito presente all'interno del reattore numero 4 della centrale di Fukushima. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. Nel reattore, che era fermo per lavori di manutenzione al momento del sisma, si era verificato un incendio.

14:18

Tsunami: governatore Hawaii, danni per decine di mln 76 –

Danni per decine di milioni di dollari. E' il bilancio dei danni provocati alle isole Hawaii dallo tsunami causato dal terremoto in giappone di venerdì scorso, secondo il governatore Neil Abercrombie, che ha in programma di visitare alcune delle aree più colpite nella giornata di martedì. "Ma è una stima destinata a crescere", ha fatto sapere il governatore in un comunicato stampa. I danni agli edifici pubblici si aggirano sui 3 milioni di dollari, ai quali vanno aggiunti i danni riportati da hotel, barche, residenze private e negozi.

14:17

Nuovo bilancio, 10mila tra morti e dispersi 75 –

Sale drammaticamente il bilancio delle vittime del terremoto e dello tsunami che hanno colpito il Giappone la scorsa settimana. Secondo quanto riportato dall'agenzia Kyodo, il dipartimento della Polizia giapponese conferma oltre 10mila persone decedute o disperse a cinque giorni dal sisma. I corpi identificati sono al momento 1.060 e circa 420 sono stati restituiti alle famiglie.

14:11

Fukushima, sala controllo troppo radioattiva 74 –

I livelli di radiazione nel reattore numero 4 dell'impianto nucleare di Fukushima, danneggiato dal terremoto e dal successivo tsunami, sono diventati troppo alti per poter continuare a lavorare normalmente dalla sua sala-controllo. Lo riferisce la Kyodo. Secondo l'agenzia, gli operai non riescono a permanere a lungo nella sale, entrano ed escono dalla struttura e continuano a monitorare la situazione da un'altra zona.

14:04

Unicef: "Massimo impegno per proteggere bambini" 73 –

L'Unicef è pronto a dare tutto il sostegno possibile al governo giapponese per proteggere i bambini colpiti dal sisma e dallo tsunami. Lo afferma il direttore generale dell'Unicef, Anthony Lake. "Mentre il mondo si unisce nel sostegno al popolo giapponese, noi dell'Unicef esprimiamo le nostre sentite condoglianze per le tragiche perdite di vita provocate dal terremoto e dallo tsunami. Questa doppia catastrofe ha lasciato il paese ed i suoi amici storditi e in lutto, e le nuove minacce causate dal sisma e le sue conseguenze sono fonte di estrema preoccupazione per tutti noi".

13:54

Padoan (Ocse): "Come l'11 settembre" 72 –

"Dalle prime valutazioni possibili, emerge una reazione simile a quella avuta dopo l'11 settembre: prima uno choc notevole, quindi una reazione negativa dei mercati e infine una risposta coordinata delle autorità monetarie" commenta Pier Carlo Padoan, vicesegretario e capo economista dell'Ocse

13:45

A Tokyo radiazioni 10 volte maggiori del normale 71 –

Il livello di radiazioni nella città di Tokyo è ora di 10 volte più del normale ma non ci sono pericoli per la salute. Lo hanno detto le autorità municipali.

13:43

Ispra: "Incidente a livello 5" 70 –

L'incidente in corso alla centrale di Fukushima Daiichi "potrà essere classificabile a livello 5 (dall'attuale 4) della scala Ines dell'Agenzia Internazionale dell'energia atomica". Lo comunica l'Istituto superiore per la protezione e alla ricerca ambientale (Ispra), il presidio italiano per la sicurezza nucleare.

13:42

Lufthansa annulla voli per Tokyo 69 –

La Lufthansa ha annullato i voli per Tokyo "almeno fino a domenica compresa"

13:27

Le navi Usa si riavvicinano alla costa 68 –

Il comando della Marina Militare americana ha annunciato di aver disposto il riavvicinamento alle coste del Giappone di diverse unità da guerra. Le navi erano state fatte allontanare a scopo preventivo, nel timore di possibili contaminazioni da radiazioni dopo gli incidenti nella centrale nucleare nipponica di Fukushima 1.

13:17

Mitsubishi riapre i suoi tre impianti il 17 marzo 67 –

Mitsubishi prevede di riaprire i suoi tre impianti in Giappone giovedì 17 marzo. Lo ha detto il portavoce della società nipponica, Kai Inada, secondo quanto scrive Bloomberg.

13:11

Elezioni amministrative rimandate per il sisma 66 –

Il governo giapponese guidato dal primo ministro Naoto Kan proporrà domani alla dieta, il parlamento nipponico, di rimandare le elezioni amministrative previste in diverse prefetture colpite dal devastante sisma/tsunami di quattro giorni fa. Lo scrive oggi il sito internet del quotidiano Asahi Shinbun. "E' una situazione del tutto eccezionale. Ci sono, tra l'altro, anche i black out. Non è possibile garantire lo svolgimento democratico" delle consultazioni", ha spiegato il ministro degli affari generali Yoshihiro Katayama. Le elezioni si terranno entro 2-6 mesi a seconda della situazione delle diverse prefetture.

13:10

Nessuna radiazione su coste Cina e Corea del Sud 65 –

Nessun segnale di aumento di radiazioni sulle coste orientali cinesi e sulle coste coreane, dopo l'aumento dell'allerta proveniente dal Giappone. Lo riferiscono le agenzia Nuova Cina e Yonhap. Le stazioni di monitoraggio di Shanghai e quelle istallate nelle provincie dell'Heilongjiang, Liaoning, Shandong, Jiangsu, Zhejiang e Fujian, sono state incaricate di effettuare un controllo continuo e fino ad ora non hanno trovato niente di irregolare.

13:09

Alitalia, voli regolari su Tokyo e Osaka 64 –

Alitalia sta operando regolarmente i voli su Tokyo Narita e su Osaka, da Roma Fiumicino e da Milano Malpensa. La compagnia, si legge in una nota, è in continuo contatto con l'Unità di Crisi della Farnesina in merito all'evoluzione della situazione e ad eventuali necessità particolari che dovessero presentarsi.

13:08

Conti: "Continuiamo col nucleare italiano" 63 –

"Certo che continuiamo a essere impegnati nei confronti del nucleare italiano. Chiaramente è un programma di lungo termine, si basa su tecnologie di terza generazione avanzata". Lo ha detto l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, in merito allo sviluppo del programma nucleare in Italia alla luce di quanto successo in Giappone."Riteniamo che non si debba reagire in maniera emotiva, come successo altre volte: dobbiamo avere attenzione verso tutte le tecnologie e non si può escludere il nucleare", ha commentato l'amministratore delegato di Enel.

13:06

Francia: Guscio reattore Fukushima si è aperto 62 –

La struttura di contenimento del reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima in Giappone "non ha più tenuta stagna": lo ha dichiarato alla stampa il presidente dell'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn), André-Claude Lacoste.

12:52

Ue ribadisce: nessun pericolo radiazioni per Europa 61 –

"Per il momento non ci sono indicazioni che livelli eccessivi di radioattività possano colpire altre parti del Giappone o dell'Europa". Lo ha ribadito il portavoce della Commissione europea Olivier Bailly, sottolineando che il comitato di esperti Ue sul rischio nucleare "continuerà a monitorare da vicino la situazione" a Fukushima.

12:48

Russia, meteo: per tre giorni niente nube 60 –

Il direttore del Servizio di monitoraggio idrometeorologico e ambientale della Federazione russa, Roman Vilfand, ha definito "assolutamente certo che nei prossimi tre giorni le masse d'aria continueranno a muoversi in direzione dell'oceano Pacifico, da ovest verso est," impedendo quindi a un'eventuale nube radioattiva del Giappone di raggiungere la Russia.

12:46

Il messaggio di Yoko Ono ai giapponesi 59 –

Yoko Ono scrive ai giapponesi colpiti dal terremoto e dallo tsunami: "Non mi aspettavo un simile disastro in un paese a cui sono così legata", scrive la vedova di John Lennon. Yoko ricorda nel messaggio di essersi trovata in mezzo a un terremoto con il marito e il figlio Sean: "Presi Sean in braccio e corsi dentro un armadio, tenendo il bambino stretto e ripetendogli il mantra 'nam myoho renge kyo'. Quando finirono le scosse John rise di me, non capiva perché mi ero rifugiata nell'armadio e gli spiegai che questo è quel che fai in un terremoto. Non era niente in confronto a quello che avete provato voi, ma ancora oggi il mio corpo è scosso da quella memoria".

12:44

Cina evacua i suoi cittadini dalle zone colpite 58 –

La Cina ha organizzato decine di autobus per evacuare i suoi cittadini dalle aree del Giappone colpite dal sisma e lo tsunami di venerdì. Lo ha reso noto sul suo sito l'ambasciata di Pechino a Tokyo. Almeno 4.771 cinesi vivono nella prefettura di Fukushima, mentre sono 22.155 i cinesi residenti a Tokyo e nelle prefetture coinvolte dal disastro. Ad essi si aggiungono 2.103 turisti che stavano visitando il paese con viaggi organizzati. Non vi sono notizie di cinesi rimasti uccisi. Gli autobus cominceranno a entrare in funzione domani.

12:44

Lufthansa sospende voli per e da Tokyo 57 –

La compagnia aerea tedesca Lufthansa ha sospeso i voli per e da Tokyo e sta deviando gli aerei su Nagoya e Osaka. I voli fanno scalo a Seul, per cambiare equipaggio, ed evitare che lo staff debba pernottare in Giappone; lo ha spiegato un portavoce della compagnia.

12:36

Incendio al reattore 4 estinto grazie truppe Usa 56 –

Le truppe statunitensi hanno partecipato alle operazioni di spegnimento dell'incendio divampato nel rettore numero quattro della centrale atomica giapponese di Fukushima 1, affiancando le unità locali dell'esercito, della Protezione Civile e dei vigili del fuoco. Lo hanno riferito fonti dell'amministrazione municipale. Il rogo ha provocato un innalzamento nei livelli di radioattività dentro e intorno all'impianto nucleare.

12:30

Sei raffinerie su ventisette fermate per il terremoto 55 –

Meno sei delle ventisette raffinerie giapponesi sono state fermate dopo il sisma, paralizzando di fatto il 31% della capacità di raffinazione dell'arcipelago nipponico, il quinto maggior raffinatore al mondo. Lo rende noto l'Aie nel suo rapporto mensile. L'agenzia internazionale per l'energia spiega che il governo giapponese ha temporaneamente permesso di ricorrere a una parte dei propri stock. Il giappone a fine 2010 disponeva di 590 milioni di barili di petrolio di riserve, pari a circa 170 giorni di importazioni nette, soprattutto sotto forma di greggio.

12:26

Per agenzia nucleare Francia incidente Fukushima di livello 6 54 –

L'incidente nucleare avvenuto nella centrale di Fukushima è salito al livello 6 di una scala massima di 7. In passato solo l'incidente di Cernobyl è arrivato al livello massimo mentre l'incidente di Three Mile Island in Pennsylvania nel 1979 fu catagolato come di livello 5. Lo ha dichiarato il presidente dell'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn), Andrè-Claude Lacoste.

12:24

Maggio Fiorentino non lascia il Giappone prima di domani 53 –

Dopo aver interrotto ieri la tournée, il Maggio Musicale Fiorentino è ancora a Tokyo e sta valutando la possibilità di allontanarsi dalla capitale pere spostarsi in una città del sud del Paese. E' quanto si apprende a Firenze. La partenza dal Giappone, invece, con ogni probabilità non potrà avvenire prima di domani. In attesa dell'imbarco, un'opzione allo studio sarebbe quella di recarsi in treno a Osaka. Oltre che da considerazioni logistiche, l'idea sarebbe maturata anche alla luce dell'aumento della radioattività registrato stamani nella capitale giapponese.

12:22

Gran Bretagna non ordina per ora partenza cittadini 52 –

Il governo britannico è "gravemente preoccupato" per la sorte di una cinquantina di cittadini che potrebbero essere rimasti vittima del sisma in Giappone ma non ha per ora consigliato di partire ai connazionali nel Paese. Fino a ieri notte erano ancora 450 i cittadini britannici che mancano all'appello e dieci di loro potrebbero aver perso la vita. In Giappone si trovano circa 70 mila cittadini britannici in Giappone.

12:21

Nuova scossa di 6,3 gradi a Fukushima 51 –

Una nuova, forte scossa sismica di assestamento si è registrata nella prefettura nord orientale giapponese di Fukushima, la stessa dove sorge la centrale atomica a forte rischio di fuoriuscita di radioattività. Lo ha reso noto l'Agenzia Meteorologica nipponica, secondo cui il movimento tellurico ha raggiunto i 6,3 gradi sulla scala aperta Richter. L'epicentro è stato localizzato sulla costa, a una decina di chilometri di profondità nel sottosuolo. In giornata erano state avvertite nell'area ulteriori scosse, ma tutte di magnitudo inferiore. In totale dal terremoto pari a 9,0 gradi Richter di venerdì scorso le scosse di assestamento sono state oltre duecento.

12:19

Governo Giappone potrebbe acquistare titoli sul mercato 50 –

Il governo giapponese potrebbe intervenire acquistando titoli sul mercato per contrastare il forte ribasso dei prezzi azionari sui listini di Tokyo. Lo ha lasciato intendere il ministro dell'Economia nipponico, Kaoru Yosano, in un incontro con la stampa. "Potrebbe essere un troppo presto per parlarne, ma il governo ha questa opzione a disposizione" ha affermato Yosano.

12:17

Paura nucleare, corsa online all'acquisto pillole di iodio 49 –

Il rischio di una catastrofe nucleare in Giappone ha scatenato il panico nei Paesi dell'area e la corsa all'acquisto di pillole di iodio, che hanno raggiunto cifre record nelle aste online. Al punto che gli esperti si sono sentiti in dovere di avvertire che comunque si tratta di mezzi di utilità limitata nella protezione dallo iodio radioattivo. Le aziende Usa che vendono lo ioduro di potassio sono già a corto di scorte e le farmacie lungo la west coast del Pacifico hanno quantitativi limitati. Lo ioduro di potassio è un sale usato per proteggere la tiroide e bloccare l'assunzione di iodio radioattivo, una sostanza altamente cancerogena che può fuoriuscire dai reattori nucleari in caso di incidente. Un importante fornitore, la Anebx, ha reso noto di aver esaurito le scorte e di non poter far fronte a nuovi ordini fino al 18 aprile.

12:16

Putin: "Valutare prospettive sviluppo nucleare" 48 –

Nell'ordinare l'analisi della situazione nel nucleare russo dopo l'incidente in Giappone, il premier Vladimir Putin, ha chiesto di "valutare le prospettive" di sviluppo del settore.

12:08

Camera, l'Aula esprime solidarietà per Giappone 47 –

L'Aula della Camera ha ricordato le vittime del terremoto in Giappone. Tutti i rappresentanti dei gruppi parlamentari sono intervenuti per esprimere solidarietà al popolo giapponese che sta vivendo ore drammatiche.

12:07

Moto, Dorna rinvia il Gp Motegi al 2 ottobre 46 –

Il Gran Premio motociclistico del Giappone previsto a Motegi per il prossimo 24 aprile è stato spostato al 2 ottobre. Lo ha deciso la Dorna, società che organizza il Mondiale della Motogp, spiegando che la terza gara della stagione 2011 che prenderà il via domenica prossima a Losail in Qatar, si terrà prima deI Gp di Australia e Malaysia.

11:55

Fazio: "Nessun rischio per l'Italia" 45 –

"I miei esperti escludono che ci sia qualsiasi tipo di rischio in Italia per quello che sta avvenendo in Giappone, sia per quello che riguarda le nubi che per il pericolo di attraversamento della crosta terrestre" da parte del nucleo della centrale. Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio ha spiegato anche che così come previsto dalla legge 230 del '95 stanno per essere pubblicate sul sito del ministero le informazioni ai cittadini sui possibili rischi immediati e a lungo termine".

11:51

Germania, Merkel annuncia stop di 3 mesi a 7 reattori 44 –

La cancelliera Angela Merkel ha annunciato lo stop provvisorio per tre mesi di sette vecchi reattori nucleari, in seguito al devastante sisma che venerdì ha colpito l'arcipelago nipponico provocando gravi danni alle centrali nucleari giapponesi. Ieri il governo tedesco aveva annunciato la decisione di sospendere la proroga dell'attività delle sue centrali nucleari.

11:50

Croce Rossa, ecco come aiutare online o con sms 43 –

Al via la raccolta fondi della Croce Rossa Italiana (Cri) per il Giappone. Per donare 2 euro è possibile inviare un sms da cellulari TIM, Vodafone, Wind, 3, CoopVoce, Tiscali o da telefono fisso Telecom, Infostrada, Fastweb, Teletu e Tiscali al numero 45500. I contributi raccolti saranno impiegati per supportare le attività di assistenza della Croce Rossa Giapponese, in stretta collaborazione con la Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa e con il Comitato Internazionale della Croce Rossa. Oltre all'invio di un sms, le altre modalità per donare sono: online su www.cri.it; tramite bonifico bancario IBAN: IT 19 P 01005 03382 000000200208 - Conto corrente postale n. 300004 intestato a 'Croce Rossa Italiana, via Toscana 12 - 00187 Roma'. La causale è 'Pro emergenza Giappone'.

11:49

G20 pronto a aiutare il Giappone 42 –

Il G20 è pronto ad aiutare il Giappone e presto terrà una riunione per fare il punto sull'impatto del sisma nipponico sull'economia globale e sull'energia. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha dato un input in questo senso nel corso della riunione dei ministri degli Esteri del G8 a Parigi. "Abbiamo detto al nostro collega giapponese che siamo pronti ad aiutarli", ha spiegato a Europe 1 il capo del Quai d'Orsay, Alain Juppè, "sta a loro dire come". Il presidente francese, ha aggiunto, "ha chiesto che il G20 si metta al servizio del Giapppone".

11:46

Nuova scossa magnitudo 6 a est costa di Honshu 41 –

Una nuova scossa di terremoto di magnitudo 6 della scala Richter è stata registrata a est della costa di Honshu, in Giappone, alle ore 9.49 GMT secondo quanto riferito dallo U.S. Geological Survey. L'epicentro è stato individuato a una profondità di 15,30 chilometri sotto il livello del mare.

11:43

Autobus italiano a Sendai per aiutare trasferimenti 40 –

L'ambasciata d'Italia a Tokyo ha organizzato la partenza di un autobus - oggi da Niigata - diretto a Sendai (Nord-est) dove si trovano una quindicina di connazionali per trasferirli in altre zone più sicure del Paese. Lo si è appreso alla Farnesina. L'appuntamento dato dall'Ambasciata agli italiani presenti a Sendai - si tratta di alcuni nuclei familiari con bambini - è all'Hotel Westin.

11:34

Putin ordina controlli sul settore atomico 39 –

Il premier russo Vladimir Putin ha incaricato l'agenzia atomica russa di analizzare la situazione "nel settore atomico russo" alla luce dell'incidente nucleare in Giappone e, nel termine di un mese, presentare un resoconto al governo. Lo scrive l'agenzia Ria Novosti. Il premier, aggiunge l'agenzia, ha dato l'incarico nel corso di una riunione svolta a Novo-Ogareva, a sud di Mosca, con il capo della Agenzia Rosatom Serghiei Kirienko.

11:33

Venti spingono radiazioni verso l'Oceano 38 –

I venti stanno per ora spingendo la nube radioattiva fuoriuscita dalla centrale di Fukushima verso l'Oceano, quindi via dalla terraferma giapponese, riducendo così il pericolo di contaminazione nella regione: lo ha detto da Ginevra l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm), la cui portavoce, Clara Nullis, ha spiegato che tuttavia i venti sono in continuo cambiamento.

11:32

Sisma ha spostato coste di 4 metri verso est 37 –

Il terremoto, oltre a modificare l'inclinazione dell'asse terrestre ha spostato di circa quattro metri verso est parte dell'arcipelago nipponico. Come riporta il quotidiano spagnolo El Pais, lo spostamento è stato più evidente nelle zone più vicine all'epicentro del sisma: dovranno quindi essere modificate le cartine catastali e stradali, oltre a quelle nautiche: la profondità dei fondali marini è infatti mutata.

11:22

Uomo estratto vivo dalle macerie a Ishinomaki 36 –

Un uomo è stato estratto vivo dalle macerie di un palazzo crollato a Ishinomaki, nella prefettura di Miyagi, a 96 ore dal forte terremoto e dallo tsunami che hanno devastato la città giapponese, secondo quanto riferito dall'emittente NHK.

11:20

Sindaco Kan: "Quarto reattore in fiamme" 35 –

Alla centrale nucleare di fukushima "anche nel quarto reattore è scoppiato un incendio", e la situazione "si sta rendendo pericolosa". Lo afferma il primo ministro Giapponese, Naoto Kan, parlando alla nazione ai microfoni della tv giapponese Nhk.

11:18

Fukushima, rischio elevatissimo per tecnici al lavoro 34 –

Sono a rischio di vita i tecnici al lavoro nella centrale di Fukushima sottoposti a un livello di esposizione alle radiazioni molto dannoso. Nell'impianto lavoravano circa 800 persone, ma la societa proprietaria - la Tokyo Electric Power, Tepco - ha chiesto a una cinquantina di rimanere.

11:15

Terminata l'evacuazione nella zona di Fukushima 33 –

Sono stati tutti evacuati i giapponesi che risiedevano entro un raggio di 20-30 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima 1. Lo riferisce la tv nipponica NHK, spiegando che polizia e personale militare hanno lavorato senza sosta per trasferire 450 persone, tra ricoverati in ospedale e ospiti di case di riposo. Auto della polizia stanno pattugliando le zone comprese tra i 20 e i 30 chilometri di distanza per esortare tutti gli abitanti che non vogliono evacuare, a restare in casa con le finestre chiuse.

11:11

Completamente distrutto l'aeroporto di Sendai 32 –

Case distrutte contro il terminal, piano terra scomparso, autoveicoli trascinati dall'acqua incastrati negli edifici semicrollati, aerei da turismo semisommersi dal fango: le scene di distruzione all'aeroporto di Sendai, nel nord-est del Giappone, duramente colpito dal terremoto e dallo tsunami di venerdì, sono descritte come "al di là dell'immaginabile". "Ci aspettavamo un importante terremoto qui, lungo la costa e abbiamo fatto tutti i preparativi per proteggere gli abitanti, ma la catastrofe va al di là di quanto potessimo prevedere", ha raccontato ai giornalisti il sindaco di Sendai, Emiko Okuyama. "Per me è un dolore troppo grande", ha aggiunto.

11:08

Fukushima, zona evacuazione ampliata a 30km 31 –

Il premier giapponese Naoto Kan ha detto che la zona di evacuazione attorno alla centrale di Fukushima è stata ampliata a 30 km.

10:58

Nuovo bilancio polizia. Si temono oltre 10mila vittime 30 –

La polizia giapponese ha affermato che sono 2.475 i morti accertati per il terremoto e lo tsunami di venerdì scorso, mentre risultano al momento disperse 3.611 persone. Un bilancio ancora provvisorio, dato che la distruzione seminata dallo tsunami nel nordest del Paese fa ritienere che il conto finale sarà di decine di migliaia di vittime. La polizia ha aggiunto che migliaia di sopravvissuti al doppio disastro non siano ancora stati raggiunti dai soccorsi.

10:57

Tokyo, livelli radioattivitità 9 volte superiori alla norma 29 –

Livelli di radioattivitità nove volte superiori alla norma sono stati registrati nella prefettura di Kanagawa, a ovest di Tokyo, il cui capoluogo Yokohama è situato appena 35 chilometri a sud della capitale giapponese. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa nipponica Kyodo, citando fonti dell'amministrazione locale.

10:54

"Sisma punizione di dio", chiede scusa il sindaco di Tokyo 28 –

Il sindaco di Tokyo, l'ultraconservatore Shintaro Ishihara, è stato costretto a chiedere scusa per aver affermato che il devastante terremoto di venerdì scorso e il successivo tsunami sono "una punizione divina" per "l'egoismo" giapponese. "Ritiro quanto detto e offro le mie profonde scuse", ha dichiarato Ishihara, aggiungendo di non aver pensato ai sentimenti delle vittime. Il controverso sindaco, 78 anni, lunedì aveva sostenuto che "la politica giapponese è fatta di egoismo e populismo" e aveva invitato a utilizzare lo tsunami per ribaltare l'egoismo che ha ossidato la mentalità giapponese per troppo tempo". "Credo che il disastro sia un castigo divino, anche se mi dispiace per le vittime", aveva concluso.

10:51

Ambasciatore: "Rischio contaminazione c'è. Meglio tornare in Italia" 27 –

"Molti nostri connazionali sono a Osaka e in altre città del Giappone: per chi lavora qui il consiglio di base è mandare via i familiari, anche in Italia". E' il consiglio dell'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, secondo cui "il rischio di contaminazione c'è" e, naturalmente, mette in primo piano la capitale Tokyo, distante circa 230 km dalla centrale di Fukushima.

10:43

Due persone vive sotto le macerie a 4 giorni dal sisma 26 –

A quattro giorni dal terremoto e dallo tsunami, due persone sono state estratte vive dalle macerie nel nord-est del Giappone. Lo ha riferito l'emittente televisiva pubblica Nhk. I superstiti sono una donna di 70 anni, localizzata a Otsuchi, nella prefettura di Iwate; e un uomo adulto di età imprecisata, salvato a Ishimaki, nella prefettura di Miyagi, dove lunedì erano stati recuperati duemila cadaveri. La donna è stata immediatamente ricoverata in ospedale.

10:23

Farnesina, sconsigliati viaggi nel Paese 25 –

La Farnesina sconsiglia viaggi in Giappone. "In considerazione delle difficoltà connesse alle conseguenze del sisma a cominciare da quelle relative al danneggiamento della centrale di Fukushima, si sconsiglia di intraprendere viaggi in giappone", si legge in una nota ufficiale. Da evitare, avverte la Farnesina, "le zone del nord-est del Paese. Ai connazionali che si trovano già a qualunque titolo in Giappone - conclude la nota - si raccomanda di segnalare la propria presenza all'ambasciata d'Italia a Tokyo o al consolato generale a Osaka".

10:18

Migliaia in fuga da Fukushima. Città allo stremo 24 –

In migliaia in fuga da Fukushima, arrivano a Higashi-Matsushima, poco sopra Sendai, spaventati dalla contaminazione. La gente sostiene che i soccorsi tardano perché c'è paura a esporre soldati e i pompieri alle radiazioni. Piove e le scuole-ricovero sono piene di morti. Centinaia di migliaia di evacauti e di feriti (si dice 600 mila) hanno bisogno di medici e medicine. Precipita la situazione igienico-sanitaria. Se i soccorsi non arrivano, dicono i testimoni, presto si inizierà "a morire di fame, di sete e di freddo". Solo un sopravvissuto su tre ha cibo: mangiano e bevono vecchi e bambini.

10:10

Campionato calcio sospeso a tempo indeterminato 23 –

La J-League, il campionato di calcio giapponese, è stato sospeso a tempo indeterminato a causa del disastroso terremoto e dello tsunami che hanno colpito il Paese. II club di prima e seconda divisione hanno fatto una riunione d'emergenza nella sede della lega calcistica nipponica per cancellare le partite in programma il 2 aprile e 3 aprile.

10:02

Fukushima, in ebollizione combustibile reattore 4 22 –

Potrebbe essere in ebollizione il combustibile nucleare esaurito custodito nel bacino di stoccaggio presente all'interno del reattore 4 nella centrale atomica di Fukushima 1: lo ha reso noto la Tepco. A causa dell'ebollizione il livello dell'acqua potrebbe dunque abbassarsi, rendendo più grave il pericolo di fusione del nocciolo.

09:58

Bilancio: oltre 6,400 tra morti e dispersi 21 –

Continua ad aggravarsi Il bilancio delle vittime. Tra morti e dispersi accertati si è arrivati a superare cifra 6.400. L'ha comunicato il dipartimento di polizia, precisando che il dato è aggiornato alle 15 (ore 7 in italia). Tra Tokyo e altre 11 prefetture, i morti accertati sono 2.722 mentre i dispersi riconosciuti sono 3.742. Sono anche registrati in 15 prefetture più Tokyo 1.892 feriti.

09:50

Farnesina, voli Alitalia funzionano 20 –

L'Alitalia assicura tutti i voli dal Giappone e chi vuole tornare in patria può farlo. E' quanto riferiscono fonti della Farnesina. Solo in un caso è stato necessario fornire assistenza con un pulmino che ha trasportato dei connazionali con bambini piccoli all'aeroporto. Tutti gli italiani registrati presso l'ambasciata sono stati rintracciati.

09:49

Fukushima, contenitori del nocciolo integri 19 –

Sono integri i contenitori del nocciolo dei reattori 1, 2 e 3 della centrale di Fukushima 1. Lo hanno confermato, a quanto si apprende, il gestore della centrale, la Tepco, e l'Autorità giapponese per la sicurezza nucleare e industriale (Nisa).

09:46

Premier Kan contro Tepco: "Non ci hanno informato subito" 18 –

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha criticato senza mezzi termini la Tepco (Tokyo Electric Power Corporation) che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto di venerdì scorso. "La televisione ha dato notizia di una esplosione, ma per un'ora nessuno ha riferito nulla all'ufficio del primo ministro", ha affermato Kan citato dall'agenzia Kyodo.

09:41

Fukushima, sceso livello radioattività 17 –

Il livello di radioattività è sceso nella centrale nucleare di Fukushima, secondo il portavoce governativo Yukio Edano. "La situazione sta ritornando alla normalità, ma occorre che manteniamo una stretta sorveglianza", ha commentato un portavoce dell'Assessorato cittadino alla Sanità, Keiichi Nakaya. Nella capitale del Giappone il tasso di radioattività già anteriormente era comunque stato giudicato non pericoloso per l'uomo, a differenza di quello nell'impianto di Fukushima, dichiarato "significativamente" nocivo per l'organismo.

09:34

Governo: nessuna continua emissione radioattiva da reattore 4 16 –

Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha riferito che non vi è una continua emissione di lati livelli di radioattività dal reattore numero 4 della centrale di Fukushima 1, dove questa mattina si era sviluppato un incendio. Per quanto riguarda gli altri reattori, i sistemi di raffreddamento dei reattori 5 e 6 "sembrano non funzionare". Nei reattori 1 e 3 la situazione è stabile dopo l'impiego di acqua di mare. Infine bisogna chiarire se è possibile far riscorso all'acqua di mare nel reattore numero 2 dove si è verificata questa mattina un'esplosione.

09:27

Ritrovate 1300 persone sull'isola di Oshima 15 –

Le autorità giapponesi sono riuscite a riprendere i contatti con 1300 sopravvissuti al terremoto e lo tsunami, che si trovano nell'isola di Oshima, nella prefettura di Miyagi. Lo hanno reso noto le autorità locali, citate dall'agenzia Kyodo. Il governatore della prefettura, Yoshihiro Murai, ha denunciato che la carenza di carburante rappresenta uno dei principali problemi per soccorrere la popolazione colpita. Sono 7-8mila le persone che si sono rifugiate nelle scuole. Ci sono difficoltà nel trasporto dei rifornimenti di cibo. Negli ospedali scarseggiano medicine e ci sono crescenti problemi negli obitori per l'elevato numero di corpi e i black out che rendono difficile la conservazione delle salme.

09:13

Mastrogiacomo: "Si ipotizza piano di evacuazione da Tokyo" 14 –

Ancora dalle informazioni di Mastrogiacomo è stato evacuato tutto il personale non necessario dalla Centrale. La nube si sta spostando verso sud- sudest e potrebbe raggiungere Tokyo che si prepara ad un mega piano di evacuazione. La situazione resta difficile e le prospettive incerte.

09:05

Mastrogiacomo: "C'è stata fusione parziale del nocciolo" 13 –

Secondo le informazioni raccolte dal nostro inviato Mastrogiacomo l'ultima esplosione è stata provocata da una nuova mancanza d'acqua nel circuito di raffreddamento del reattore 2: i tecnici non si erano accorti che era finito il gasolio nei generatori che alimentano le pompe che succhiano acqua dal mare. Il livello è sceso nella vasca e le barre del combustibile sono rimaste scoperte troppo tempo. Il calore ha lesionato un elemento interno del reattore, un grosso serbatoio di acqua che serve proprio nelle emergenze come in questo caso. L'esplosione interna ha probabilmente compromesso le barre che hanno finito per sciogliersi rilasciando nella vasca e nel resto del reattore iodio e cesio. C'è stata una parziale fusione del nocciolo.

09:04

Il governo: "Spento l'incendio al deposito del reattore 4" 12 –

Le autorità giapponesi hanno confermato che l'incendio al deposito di combustibile usato al reattore 4 della centrale di Fukushima è stato spento: lo ha riferito l'Agenzia atomica internazionale a Vienna (Aiea)

09:02

Aumenta la temperatura anche nei reattori 5 e 6 11 –

Un lieve aumento della temperatura è stato rilevato nei reattori numero 5 e 6 nell'impianto nucleare di Fukushima 1. Lo ha detto in conferenza stampa il portavoce del governo giapponese Yukio Edano.

08:40

In fiamme cobustibile nucleare: "Rilascia radioattività nell'aria" 10 –

E' in fiamme un bacino di stoccaggio del combustibile nucleare spento nel reattore numero quattro della centrale di Fukushima. Lo ha reso noto l'Aiea. E' in corso "il rilascio della radioattività direttamente nell'aria", a un tasso "pari a 400 millisievert l'ora".

08:39

Tokyo, livelli radioattivi superiori alla norma 9 –

Il livello di radioattività misurato a Tokyo è leggermente superiore al normale. Lo rileva la municipalità precisando però che i livelli attuali sono troppo fievoli per influire sulla salute.

08:01

Aiea: dopo l'incendio una fuga radioattiva 8 –

Le autorità giapponesi hanno dichiarato che l'incendio al reattore numero 4 della centrale nucleare di Fukushima ha provocato una fuga di radioattività nell'atmosfera: lo ha detto l'Aiea, l'agenzia atomica dell'Onu.

07:41

Radiazioni superiori alla norma a 100 km da Tokyo 7 –

Livelli di radioattività dieci volte superiori alla norma sono stati registrati oggi a Maebashi, città situata circa 100 chilometri a nord di Tokyo: lo ha reso noto l'agenzia di stampa giapponese Kyodo.

07:39

Marinai degli Usa esposti a radiazioni 6 –

Un gruppo di 17 marinai della VII flotta statunitense impegnati alle operazioni di soccorso è stato esposto a delle radiazioni, senza riportare danni alla salute: lo ha reso noto la Marina militare americana.

07:37

La Borsa chiude a -10,55% 5 –

La Borsa di Tokyo ha poi chiuso con un ribasso del 10,55% dell'indice Nikkei, che è il terzo ribasso della sua storia.

07:04

Borsa di Tokyo impazzita perde fino al 14% 4 –

La Borsa di Tokyo va fuori controllo e precipita del 14,4% a causa delle difficoltà nella gestione dei problemi all'impianto nucleare di Fukushima e i rischi radiazioni: il Nikkei crolla a 8.257,56 punti.

07:03

Il governo annuncia livello radiazioni pericoloso 3 –

Il livello delle radiazioni misurate sul sito della centrale nucleare giapponese di Fukushima è pericoloso per la salute: lo ha dichiarato un portavoce del governo nipponico.

07:02

Aumentata la radioattività dopo l'esplosione 2 –

Un'aumentata radioattività è stata registrata nella prefettura giapponese di Ibaraki, tra la centrale nucleare di Fukushima e Tokyo. Lo riferisce l'agenzia giapponese Kyodo.

07:00

Il governo ammette nuove esplosioni 1 –

Una nuova esplosione è avvenuta al reattore n.2 della centrale nucleare di Fukushima 1. Lo ha annunciato il governo giapponese, precisando che l'esplosione, udita poco dopo le 6 locali (le 22 di ieri in Italia), ha danneggiato la vasca di condensazione del contenitore del nocciolo che ha il compito di impedire le fughe radioattive in caso di incidente.

(15 marzo 2011)

 

 

IL REPORTAGE

Tra i fantasmi di un'ecatombe

i cadaveri nelle reti dei pescatori

Nel nord est del Giappone il mare comincia a restituire i corpi: i sopravvissuti a Otsuchicho li recuperano. Gli otto piani del municipio di Sendai sono stati trasformati in ricovero e ospedale dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI

Tra i fantasmi di un'ecatombe i cadaveri nelle reti dei pescatori

OTSUCHICHO - All'oceano e al fango sono serviti quattro giorni per soddisfare la fame dello tsunami. Ma ora che gli elementi stanno riassumendo una collocazione consueta, la terra e l'acqua rigurgitano la vita che venerdì hanno preteso dal Giappone. Lungo i cinquecento chilometri della costa nordorientale oggi è il giorno dei morti. Migliaia di cadaveri, i resti che la nazione e il mondo avevano sperato di non dover mai fissare, affiorano sulle piagge trasformate in deserti sporchi e tra i flutti ritirati della risacca. Ogni insenatura nasconde file e cumuli di corpi, abbandonati dalla corrente. Sulla superficie del Pacifico, lungo una fascia di un chilometro dalla terraferma, un numero non calcolabile di cadaveri galleggia tra brandelli di barche e piante spezzate. I pescatori sopravvissuti a Otsuchicho, nella prefettura di Iwate, li recuperano con le reti. Li issano a bordo con le braccia, gonfi e blu, e molti riconoscono da brandelli di indumenti i famigliari perduti.

Tra qui e Minami-Sanrikucho, nella prefettura di Miyagi, mancano 30mila persone. Nelle sei prefetture maggiormente travolte dall'onda, non si hanno contatti con altri 40mila abitanti. Un centinaio di località sono ancora isolate e non raggiunte dalle Forze di autodifesa del Giappone. I senzatetto sono oltre mezzo milione. Trentamila gli edifici spazzati via, 50mila quelli pericolanti. Seicento città e villaggi non sono più collegati da strade e i fianchi di 140 colline sono stati spolpati dalle frane mosse da 200 violente scosse di assestamento. Anche oggi la terra

seguita a scuotersi, i sopravvissuti sobbalzano di terrore e le prime operazioni di soccorso vengono ripetutamente interrotte dall'allarme di nuovi tsunami. Genitori e figli, rimasti intrappolati nella stessa stanza, si svegliano in centri di raccolta distanti decine di chilometri. I vecchi chiedono di morire e maledicono il destino che li ha risparmiati. I bambini sono scossi da incubi. Raccontano di sognare l'oceano che li trascina via e vengono assaliti da improvvisi singhiozzi.

Sull'isola di Honshu, il cuore del Paese, il presentimento dell'apocalisse, allontanato con fede dal governo di Tokyo, assume infine l'aspetto reale di un'ecatombe. Gli elicotteri sorvolano decine di città in cerca di qualcuno che si muova. Sotto però le città non esistono più e dalla sconfinata laguna, che si confonde con le campagne sconvolte, emerge una poltiglia indistinguibile di case, barche, auto, corpi, alberi, tralicci e cose quotidiane. Questi reperti dei giorni normali non bastano a restituire al paesaggio il profilo della familiarità. L'asfalto è scomparso, assieme alla gente e a ogni segnale di vita. Resistono eretti solo grovigli di binari, ponti tranciati e carcasse industriali. Il Nordest del Giappone è mutato in un mondo orizzontale, grigio, con la vegetazione rasata, su cui vagano rari superstiti e un milione di soccorritori. Scavano ancora con le mani, per trovare un oggetto, o un'indicazione con cui orientarsi. Su alcune zone nevica, è in arrivo la pioggia e le distese di carcasse stanno per rifondersi con il fango, formando un'impenetrabile palude. Chi non è morto, o sparito, combatte con la paura delle radiazioni.

Gli otto piani del municipio di Sendai, risparmiati dallo tsunami per pochi metri, sono stati trasformati in ricovero e ospedale. Centinaia di feriti sono stesi per terra. Nessuno fiata e chi è cosciente fissa i bambini radunati in una sala. Due medici distribuiscono dosi di ioduro di potassio, trasportato fin qui su una moto, che dovrebbe aiutare la tiroide a proteggersi dai veleni nucleari. La centrale di Fukushima è 90 chilometri più a Sud e gli sfollati pensano che dove non è arrivata la forza dell'oceano arriverà quella dell'atomo. La mancanza di energia elettrica, di acqua, di cibo e di benzina trasforma il freddo di ogni notte in una prova che non tutti superano. Nei luoghi non raggiunti dai soccorsi la gente inizia a chiedersi cosa si aspetti a inviare uomini e mezzi capaci di scongiurare un'altra catastrofe, che avrebbe il valore di una resa. C'è bisogno di tempo per abituarsi all'evidenza di un evento definitivo che si rivela più catastrofico dell'immaginabile.

Nella prefettura di Iwate le città di Onagawacho, Rikuzen-Takata, Tono, Sumitacho, Iwaizumicho e Kunohemura sono sepolte di melma. Su 86 mila abitanti, poche migliaia hanno comunicato di essere vivi. Le squadre di soccorso hanno preso atto con orrore che solo qualche centinaio di persone hanno raggiunto i dormitori allestiti a Ishinomaki, Onagawa, Tagajo, Kesennuma e Sauriku, considerato l'epicentro dello tsunami. Era una zona con trecentomila residenti: è stata cancellata e nessuno ha idea di dove sia finita la popolazione. Fino a oggi si era convinti che Yamadamachi, 19 mila abitanti, fosse stata in parte risparmiata. La città sorgeva a quattro chilometri dalla costa. Arrivandoci dalla spiaggia si scorge invece solo una montagna di macerie, sopra le quali è deposto un mercantile reclinato su un fianco. Takumi Sasaki è nata qui ma vive a Tokyo e ora è l'unico essere umano che si aggira tra i rottami. Per cercare i genitori si è messa lo zaino sulle spalle e ha percorso a piedi 130 chilometri in tre giorni.

Risalendo la prefettura di Miyagi mancano anche Ogatsu, a una decina di chilometri da Sendai, e non c'è traccia di Xintomei e Nobiru. Sulla sabbia che li ricopre sono allineati 363 corpi, avvolti in sacchi azzurri, mentre sul bagnasciuga di Higashi-Matsushima in una mattina sono affiorati 247 cadaveri, come conchiglie abbandonate. Può essere vano vagare lungo centinaia di chilometri di costa in cerca di assenze umane e forse il Giappone è atteso da prove più urgenti e ancora più dure. Ma fino a quando non si avrà un'immagine completa della catastrofe, a questo punto emotiva e morale prima che demografica ed economica, controllare le sue conseguenze si rivelerà un'illusione.

Nei primi tre giorni le località distrutte sono rimasti spazi morti e vuoti. Ora che iniziano a sorgere tendopoli e centri per gli sfollati, mentre palestre e stazioni si trasformano in ospedali, si impongono i problemi dei vivi. Migliaia di superstiti, ad esempio, hanno bisogno di un bagno e temono un'emergenza sanitaria. Non si accontentano più di arrangiarsi tra gli edifici crollati e rifiutano l'offerta di borse di plastica. Natsumi Hirayama arriva a Wataricho dopo tre ore di bicicletta e da un'autobotte di volontari ottiene due bottiglie d'acqua per tutta la famiglia.

Nell'impressionante massa degli scampati, c'è chi non si toglie le scarpe da venerdì e si scatena la sofferenza di ricordi che chiedono di essere espulsi, come un'infezione. Il dolore per chi non ce l'ha fatta prevale sul sollievo di chi c'è. "Sono salita in auto pochi secondi prima che l'onda mi inghiottisse - dice Makoto Mizenoya, maestra di Shintona - e sentivo dietro di me i passi dei miei genitori. Erano vecchi, lenti: li ho visti annegare abbracciati". Lo confermano i medici: venerdì il setaccio tra giovani e anziani è stato implacabile. Questione di secondi: chi non poteva contare sulla velocità, o su un mezzo a motore, non c'è più. Decisiva è stata anche la paura. "Sul ponte dietro l'aeroporto di Natori - dice Ai Matsuhashi - cinquanta persone guardavano il fiume che trascinava le case verso l'oceano. Gridavo di andare via, invece scattavano fotografie. È stato terribile: i piloni si sono spezzati e i corpi sono precipitati nel fango appesi a pezzi di cemento". Quello che resta di tale impasto sconvolgente di defunti, di scomparsi e di vivi senza più emozioni, fusi per sempre nei cumuli inutili di ciò che avevano realizzato in generazioni di progetti, sono le interminabili file di fogli di carta appesi sui muri delle strutture di primo soccorso. Nelle prefetture di Miyagi, Iwate e Fukushima, le liste di nomi, divise per categorie effettive o presunte degli individui, sono centinaia di migliaia. Coprono ogni edificio intatto e rappresentano l'epitaffio di un insuperabile dramma nazionale, che nessuno ancora osa sondare. "Perdere amici e parenti - dice Hiroshi Suzuki, docente all'università di Sendai - è un trauma personale che modifica il carattere. Assistere al crollo di una società ritenuta invincibile, di un intero territorio, delle strutture più avanzate della nazione-simbolo della modernità globale, può segnare il capolinea di una generazione e di un modello di sviluppo".

Poco prima della notte su ciò che resta di Otsuchi vengono paracadutati pacchi pieni di buste di pesce, di coperte, di maschere antipolvere e di medicine. La gente ha fame, avverte un gelo fradicio, teme la contaminazione, qualcuno grida invano i nomi dei propri da quattro giorni, ma nessuno si azzuffa per assicurarsi la prima scelta. Uno per famiglia si accosta agli involucri e preleva il minimo. A Namie-Fukushima un uomo di 64 anni viene issato con il verricello su un elicottero, dopo quattro giorni passati su un tetto di legno, ridotto a una zattera alla deriva nel Pacifico. È l'annuncio della volontà nazionale di non abbandonare questa gente e i militari cominciano a sgomberare almeno le strade principali delle zone distrutte. La popolazione, tra Nodamura e Okumamachi, ha però in testa solo una domanda: come si potrà rinascere, come sarà possibile rimuovere montagne di detriti, quanto tempo ci vorrà per ricostruire, dove si troveranno i fondi, chi vivrà abbastanza per rientrare in una cosa propria.

In Giappone è il giorno dei morti, si avverte la tentazione di cedere allo sconforto, ma Natsumi Iwata e Masaki Kawanami non hanno cambiato programma. Hanno vent'anni e oggi dovevano sposarsi. Sono di Ofunate e venerdì hanno perso nonni, genitori e fratelli. Sono rimasti soli, ma dopo quattro giorni con le mani nello tsunami sono andati a cambiarsi. Arrivano attorno al falò dove un centinaio di sopravvissuti cerca il caldo del fuoco. Sono vestiti da sposi, sorridono e si danno un bacio. I presenti si risvegliano dai loro pensieri e invece di piangere applaudono. L'amore è più forte della vita e questa notte nell'Honshu un matrimonio viene prima dei funerali.

(15 marzo 2011)

 

 

L'ANALISI

Il dilemma atomico della piccola Italia

di GIOVANNI VALENTINI Il terremoto in Giappone non ha spostato di dieci centimetri soltanto l'asse geografico della Terra, ma ha già cominciato a modificare e verosimilmente continuerà a modificare anche quello economico e sociale. Quando le forze arcane della Natura si cumulano su scala planetaria con le spinte più o meno razionali della Politica, l'effetto non può che essere quello di un rivolgimento globale, un riassetto - appunto - dell'equilibrio mondiale.

E perciò oggi, di fronte all'Apocalisse dello tsunami giapponese e al caos dello tsunami arabo, la comunità internazionale si ritrova a fare i conti con le incognite della questione energetica, dal petrolio al nucleare: una questione vitale per la stessa continuità del genere umano.

Troppo spesso e troppo disinvoltamente anche noi giornalisti abusiamo nel linguaggio corrente della parola "terremoto", come una fredda e innocua metafora, per applicarla adesso alla situazione d'emergenza che il mondo intero deve fronteggiare. Sotto il contagio dell'incubo nucleare, era del tutto prevedibile che - insieme all'allarme - scattasse una reazione a catena di ripensamenti, sospensioni, verifiche, controlli. Tanto legittima quanto doverosa. Ma non sarebbe onesto speculare emotivamente su un disastro di tale proporzioni per imporre o sollecitare scelte che appartengono alla sfera della scienza, della tecnica, dell'economia e quindi della ragione.

Nessuno può meravigliarsi perciò che, all'indomani della catastrofe

giapponese, una "signora di ferro" come la cancelliera Angela Merkel abbia deciso immediatamente di congelare il programma nucleare tedesco, senza escludere la chiusura delle centrali più vecchie del suo Paese. Né che dagli Stati Uniti all'India si propaghi l'obbligo morale di una riflessione più attenta e approfondita o di un generale ripensamento. E neppure che la placida ed efficiente Svizzera annunci la sospensione delle procedure in corso per le autorizzazioni di nuove centrali: "La sicurezza ha la massima priorità", ha dichiarato ieri Doris Leuthard, il ministro elvetico per l'Energia. Già, la sicurezza: cioè la salute e la sopravvivenza della collettività.

Sorprende e sconcerta, invece, che in Italia sia proprio il titolare dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, a rompere la consegna della cautela e della responsabilità, proclamando quasi in tono di sfida che "la linea italiana rispetto al programma chiaramente non cambia". Dice "chiaramente", la nostra ministra, come se non esistessero motivi più che sufficienti per coltivare qualche ragionevole dubbio, per nutrire qualche umana incertezza. O magari, soltanto per riflettere meglio, per valutare i pro e i contro. Nell'interesse suo e di tutti noi, c'è solo da augurarsi che non sia questo l'orientamento con cui la nostra rappresentante parteciperà oggi all'incontro con gli esperti convocato a Bruxelles dal ministro europeo dell'Energia, Guenther Oettinger.

Il timore, invece, è proprio quello che sull'energia nucleare il governo italiano sia intenzionato a scatenare una crociata atomica, una guerra di religione, alimentando nuove tensioni e fratture in un Paese già troppo diviso dai retaggi ideologici del Novecento e dalla più concreta contrapposizione degli interessi in gioco. Nessuna speculazione e nessuno sciacallaggio, d'accordo. Non sarebbe corretto né opportuno. E soprattutto non sarebbe rispettoso nei confronti del dramma che il popolo giapponese sta vivendo sulla sua pelle.

Ma, allora, accantoniamo anche i diktat energetici, i "ricatti mediatici" sulla bolletta elettrica, le impostazioni dogmatiche o le alternative a senso unico. Un quarto di secolo dopo il disastro di Chernobyl, dobbiamo constatare purtroppo che il nucleare è ancora capace di seminare paura, panico e terrore a livello planetario, agitando lo spettro della nube radioattiva. All'epoca si disse che quello ucraino era un impianto vecchio, obsoleto, insicuro. Adesso, nel Giappone super-organizzato e iper-tecnologico sconvolto dal sisma, si dice che anche la centrale di Fukushima risale a trenta o quarant'anni fa, ma nessuno è in grado di spiegare in modo convincente perché era tuttora in funzione e in quali condizioni si trovano effettivamente le altre.

Per quanto riguarda più direttamente l'Italia, un fatto è certo: fra tre mesi, quando saremo chiamati alle urne tardive del referendum popolare, ognuno di noi deciderà in coscienza con le terribili immagini di questi giorni ancora negli occhi, nella mente e nel cuore. Non voteremo per il centrodestra o per il centrosinistra né per il "terzo polo". Voteremo per il nostro futuro, per il nostro sviluppo, per la nostra sicurezza e anche per quella dei nostri figli o nipoti. Da qui ad allora, possiamo solo prendere esempio dalla compostezza e dalla dignità con cui il popolo giapponese sta affrontando questa immane tragedia.

(15 marzo 2011)

 

 

Il reportage

Tokyo, la metropoli vuol ripartire

ma l'energia elettrica non basta

Paralisi quasi totale dei treni metropolitani, luoghi di lavoro praticamente deserti, la rete cellulare che va a singhiozzo, i grattacieli che di notte devono spegnersi per risparmiare corrente. E la terra continua a tremare. Viaggio nella capitale giapponese dopo il terremoto

da RAIMONDO BULTRINI

Tokyo, la metropoli vuol ripartire ma l'energia elettrica non basta

TOKYO - Niente black out, ma qualcosa dall'impatto più forte: la paralisi quasi totale dei treni metropolitani, linfa vitale dell'organismo pulsante di luci e microchip della capitale giapponese. Questo è successo ieri nel primo giorno di ripresa del lavoro e degli affari dopo la lunghissima scossa di terremoto venerdì scorso.

Fin dalle prime sembrava cominciare male, con un nuovo sussulto della terra alle dieci e mezza di mattina che ha fatto letteralmente scricchiolare le mura del nostro albergo, al settimo piano di un grattacielo. Niente di paragonabile agli effetti del grande sisma. Quel giorno 163 persone sono rimaste bloccate per lungo tempo dentro gli ascensori. Tra queste la cameriera di un ristorante a Shibuya, dove la gente faceva file enormi per telefonare dalle solitamente inusate cabine pubbliche, perché ogni rete dei cellulari era saltata.

"Sembrava di essere tornati indietro ai tempi che mi raccontava mia madre - racconta Akina - di quando lei faceva la fila ai telefoni pubblici per parlare con mio padre che stava a Osaka. Io sono nata con il cellulare in mano, mi sembra la cosa più naturale del mondo". E se glielo lo togliessero adesso? "Non saprei come ritrovare gran parte dei miei amici - ammette candida - qualcuno certo so dove abita, e loro sanno dove abito io. Ma a casa di tutti non sono stata, impossibile. Sono distanze enormi, ci pensa? E poi adesso con il blocco dei treni metropolitani è tutto un

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caos. Non so davvero quando e con chi riusciremmo a rivederci, se dovesse bloccarsi a lungo la rete dei cellulari".

Dopo i treni dentro e fuori della città, l'ingorgo dovuto al diminuito potere delle centrali rende precarie le comunicazioni attraverso i sofisticati telefonini posseduti da almeno l'80 per cento della popolazione, 10 milioni di abitanti connessi antenna dopo antenna oltreché stazione dopo stazione. Sono i segni più evidenti della precarietà in cui vive queste ore la grande metropoli dell'Asia, apparentemente ma non certo indifferente alla tragedia dei sopravvissuti rimasti al freddo e alla neve.

Ieri doveva essere il primo giorno di ritorno alla "normalità" della settimana lavorativa. Ma senza treni decine di migliaia di lavoratori non hanno potuto raggiungere la città degli affari e del commercio, i dirigenti non hanno potuto partecipare alle riunioni, le famiglie si sono frammentate in diversi luoghi della città. Così è successo che molte attività, dagli uffici ai grandi shopping centre, siano rimaste chiuse, mentre alcune zone commerciali e d'intrattenimento tradizionalmente affollate hanno mantenuto le vetrine illuminate al loro massimo fulgore, sebbene qua e là diverse seracinesche restavano abbassate per mancanza di personale, come le eleganti boutique di Armani e Louis Vuitton.

Abbiamo cercato di salire sulla tratta tra Harajuki a Shinjuko, ma c'erano delle strisce trasversali e una lunga fila si dirigeva nella direzione dei treni più lenti e dalle carrozze più vetuste ancora in funzione (pare consumino meno energia), che fermano a tutte le stazioni e raggiungono anche i sobborghi. Ce n'erano pochi anche di questi però. Una giovane impiegata di un'agenzia assicurativa di nome Kanako ha appena rinunciato a spostarsi verso il suo ufficio dove aveva un lavoro importante che l'aspettava. "Non ci può fare niente nessuno - ci dice - Lei lo sa che cosa è successo alle nostre centrali nucleari... in questi giorni la corrente qui da noi è diventata come una coperta troppo corta, non ci puoi coprire tutti noi, che siamo così tanti".

Tra i tanti ci sono milioni di immigrati dalle altre province come Hiroki che per giorni non ha saputo niente dei suoi figli e della moglie rimasti nella disastrata Sendai mentre lui era bloccato impotente a Tokyo dove lavora come commesso a Nakasime. "Finalmente ho saputo che stanno bene - racconta - ma per tutti questi giorni non ho fatto altro che cercare di telefonare. Trovavo le linee sempre intasate, e questo è successo anche qui in città. Forse se la gente capisse che dovrebbe intasare di meno le linee per cose non importanti sarebbe meglio. Ma questo è il difetto di questa città. Pensiamo che l'energia sia inesauribile".

Il governo, l'ammistrazione locale e molta gente comune aiutata dai continui messaggi televisivi e radiofonici, sembrano però sempre più consapevoli che il trend del passato non può essere retto a lungo, soprattutto se non potranno essere ripristinati presto come sembra gli impianti colpiti. "E' un sentimento di vigilia dell'apocalisse - dice il giovane pittore di acquerelli tradizionali Gomyo con un senso di rassegnazione - ma la speranza che il peggio sia passato ci evita di entrare nel panico".

Da tempo Tokyo è una metropoli internazionale dove vivono anche parecchi lavoratori stranieri che hanno condiviso una certa agiatezza del Giappone e che adesso come tutti temono di perderla. "Sono venuto qui da Calcutta a lavorare, e dovrò continuare a darmi da fare come tutti senza pensare troppo in negativo, a che serve?", spiega il trentenne Khan che cucina pollo col curry nella centralissima zona a luci rosse di Shinjuku - "Io e il mio amico dividiamo una stanza alla periferia di Hatogaya, e veniamo sempre in treno. Ma stanotte ci tocca di dormire qui", dice indicando il pavimento due metri per due dove servono i clienti da una finestra sulla strada.

Shinjuku è un'area di intrattenimento per molte fasce di giovani trendy che si spostano qui anche da zone distanti per lo struscio, lo shopping e qualche birra in un pub. Ma c'è pochissima gente rispetto al solito e risaltano ancora di più le stravaganze nel vestiario di ragazzi elegantissimi dai capelli colore dell'oro che sembrano usciti da una reclame asiatica di Valentino, o delle loro compagne in vertiginose minigonne con le calze dalle geometrie più varie e lunghi stivaletti al ginocchio, quasi una divisa generazionale.

Ben pochi parlano inglese, e l'unico che accetta una conversazione è un punk con la giacca di un sessantottino italiano pieno di orecchini e l'aria un po' indifferente. "Ho paura, sì, certo che ho paura, che domande.... Ma come è vero che mi chiamo Yuri, Tokyo è il posto più tranquillo dove stare, i nostri palazzi sono solidi e costruiti apposta", assicura. Sarà per questa certezza che dopo la scossa qualche passante alzava semplicemente lo sguardo verso la cima dei palazzi, ma riprendeva subito a camminare e digitare al telefonino, magari a twittare con un fidanzato o un parente le ultime dal terremoto.

Da tutt'altra parte, lungo la baia che è parecchio straripata lasciando melma e conseguenze serissime a tutta l'economia di una delle zone più frequenate e trafficate della città, il cielo è coperto di un grigio lacrimevole. "Forse pioverà domani, doveva piovere già oggi", ci dice un signore che si avvicina e poi continua a camminare lungo la strada semideserta, dove una donna anziana dà da mangiare avanzi di biscotto a degli enormi corvi neri. "Abito a Daiba e tutto è nuovo da noi, mi hanno portato lì i figli perché dicevano che la mia vecchia casa non era sicura. Ma adesso mi pare che non si può essere sicuri da nessuna parte in Giappone, e comunque non posso tornare indietro. Ormai vivo qui. Ma è bella la nostra baia, non trova?".

Un giro nelle strade dei quartieri attraversati da larghe strade ritagliate tra i grattacieli ci riporta in città al buio, pensando a quello che avverrà oggi con il black out ormai certo a Tochigi, Ibaraki, Gunma, Chiba, Kanagawa, Saitama, Yamanashi e Shizuoka. Lungo tutta la fascia esterna del cuore che pulsa di questa metropoli, saranno certo ben visibili gli enormi buchi neri nella costellazione scintillante del centro. Se ne spegneranno uno alla volta, dicono i tecnici dell'azienda elettrica. E chissà quando torneranno ad accendersi tutti insieme. "Sarebbe quello il bel segno che tutto è tornato come prima", commenta il tassista che ci riporta in albergo.

Il tempo di risalire al settimo piano e inizia un'altra scossa. E' mezzanotte. Nessuno scende o esce nei corridoi. Ma fuori dalle finestre due grattacieli che ieri erano illuminati sono scuri con una fila di inquietanti lucette rosse a intermittenza per gli aerei e i corvi gracchiano tutti insieme.

(14 marzo 2011)

 

 

 

Nel reattore numero due

Fukushima: ora il pericolo è la fusione del nocciolo

Ogni esplosione può fessurare il cemento armato e creare dei varchi, grandi e piccoli, attraverso cui quelle che erano barre di uranio e ora somigliano a fango bollente possono contaminare l'ambiente

Nell’incubo che il Giappone sta vivendo da due giorni ormai, si sta delineando lo scenario peggiore: la fusione parziale del combustibile del reattore nucleare numero due della centrale nucleare di Fukushima. L’evento ormai non è escluso nemmeno dalla Tepco, la compagnia che gestisce l’impianto, secondo la quale una fusione potrebbe essere stata causata dal mancato funzionamento della stazione di pompaggio dell'acqua che permette di mantenere immerse nell'acqua le barre di combustibile. Sulla base delle notizie che arrivano e che sono continuamente aggiornate, è possibile solo fare una ricostruzione molto parziale di quello che potrebbe esser avvenuto.

L’elemento chiave del momento critico che si sta materializzando a Fukushima è l’acqua. Come spiega Ken Bergeron, fisico statunitense che ha una lunga esperienza nella simulazione di incidenti nucleari ai Sandia National Laboratory: "Il combustibile è composto da lunghe barre di uranio rivestite con una lega di zirconio. Queste barre sono collocate in una struttura cilindrica, ricoperta di acqua".

In questo contesto l’acqua agisce sia da moderatore per la reazione di fissione nucleare sia da liquido refrigerante per il nocciolo del reattore, cioè la struttura cilindrica dove sono collocate le barre di combustibile. Il tutto avviene all’interno di un circuito chiuso, in cui l’acqua riscaldata dalla reazione viene raffreddata tramuto uno scambiatore di calore e immessa nuovamente nel nocciolo. "Se l’acqua scende al di sotto del livello del combustibile, la temperatura inizia a salire e il rivestimento inizia bruciare, rilasciando una gran quantità di prodotti della fissione nucleare", continua Bergeron. Ed è questo il passaggio critico che sta vivendo il reattore numero due di Fukushima: il flusso di acqua si è interrotto.

I progettisti della centrale avevano pensato a come evitare un’eventualità del genere. Subito dopo il terremoto, l’impianto di Fukushima si era spento in modo automatico e altre barre, fatte di materiale speciale e indicate come barre di controllo, erano state inserite tra le barre di uranio usate come combustibile. In questo modo si ferma la reazione di fissione, ma c’era un altro problema da affrontare. In un reattore atomico, il calore non è solo sprigionato dalla reazione di fissione, ma anche dal decadimento di elementi chimici radioattivi creati proprio dalla fissione. Dunque fermata la reazione nucleare, si deve affrontare questo calore residuo, piccolo ma significante. Anche in questo caso erano state previste procedure di emergenza, motori diesel per alimentare con acqua l’impianto e quindi evitarne il surriscaldamento, che però la concomitanza di terremoto e tsunami avrebbe messo fuori gioco.

Con la crescita incontrollata della temperatura del reattore, la lega di zirconio che riveste le barre di uranio ha iniziato a fondere, e reagendo con l’acqua ha formato idrogeno, un gas estremamente volatile. E proprio l’idrogeno prodotto in questo modo avrebbe causato l’esplosione all’impianto numero uno di Fukushima, che almeno per ora non sembra a rischio fusione. Ma la crescita della temperatura è un pericolo soprattutto per le barre di combustibile, la cui fusione, secondo la Tepco, potrebbe essere avvenuta nel reattore numero due di Fukushima.

"Il calore prodotto dal decadimento si accumula nel nocciolo, deformando prima e poi fondendo le barre di uranio. A questo punto siamo a circa 2000 gradi Celsius, e il nocciolo può diventare una massa informe", spiega Massimo Zucchetti, ingegnere nucleare del Politecnico di Torino. In queste condizioni il nocciolo diventa difficilmente refrigerabile, anche con strategie di emergenza, come l’immissione di acqua di mare. A quel punto l’unica barriera tra il nocciolo fuso e l’ambiente è il contenitore di cemento armato che circonda il reattore. "Questo contenitore è stato progettato per resistere al calore del nocciolo fuso. Il pericolo sono le esplosioni causate dall’idrogeno", afferma Zucchetti. Ogni esplosione può fessurare il cemento armato e creare dei varchi, grandi e piccoli, attraverso cui quelle che erano barre di uranio e ora somigliano a fango bollente possono contaminare l’ambiente. (Giovanni Spataro) L'espresso

http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Il_pericolo_di_Fukishima/1347102?ref=HREA-1

(14 marzo 2011)

 

 

 

IL CASO

Nucleare, i dubbi dell'Europa

da Berna a Berlino stop alle centrali

Domani a Bruxelles vertice della Commissione con i responsabili del settore dei paesi Ue. La Merkel congela il prolungamento del funzionamento degli impianti. La Svizzera blocca le domande di autorizzazioni per nuove centrali. Ripensamenti e polemiche ambientaliste in Polonia e Francia

dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI

Nucleare, i dubbi dell'Europa da Berna a Berlino stop alle centrali La centrale nucleare svizzera di Leibstadt, al confine con la Germania

BERLINO - Sull'onda della tragedia giapponese, la paura del nucleare scuote l'Europa. La cancelliera Angela Merkel ha deciso di sospendere il prolungamento del ciclo di vita operativo dei 16 reattori atomici civili ancora attivi in Germania, la Svizzera ha bloccato la procedura di domanda di autorizzazione alla costruzione di tre nuovi siti, l'Austria chiede un riesame a livello europeo. E domani a Bruxelles la Commissione europea terrà un vertice con i responsabili ufficiali dei paesi Ue in possesso di centrali nucleari e con i gestori degli impianti. Lo scenario di un addio al nucleare e di una conversione il più veloce possibile della produzione energetica nel Vecchio continente, dall'atomo alle energie rinnovabili, sembra diventare sempre più realtà.

Angela Merkel ha annunciato che il prolungamento della vita operativa delle centrali tedesche sarà sospeso per 3 mesi, e tutto indica che la decisione verrà abbandonata, almeno finché un severo e profondo controllo e riesame dei livelli di sicurezza non verrà concluso. I controlli, secondo la Cancelleria federale, dovranno essere orientati alla tragica esperienza nelle centrali atomiche giapponesi. Secondo il segretario generale della Cdu (il partito della Cancelliera) Hermann Groehe, è necessaria una riflessione. Il ministro dell'Economia, il liberale Rainer Bruederle, ha auspicato un passaggio più rapido di quanto previsto finora alla priorità alle energie rinnovabili, da cui entro i prossimi decenni la Germania vuole già

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ricavare il 30 per cento del suo fabbisogno energetico. E le Borse, con il crollo generalizzato 1 delle aziende che gestiscono l'industria nucleare sulla spinta dello shock giapponese, sembrano confermare questo trend.

La svolta di Angela Merkel è di primaria importanza politica, e ancora una volta la Germania da paese-leader può influenzare con le sue scelte gli orientamenti di fondo del resto dell'Europa. La Repubblica federale, che attualmente ricava circa il 30 per cento del suo fabbisogno dai 16 reattori ancora in funzione, aveva deciso l'addio a tappe al nucleare dopo la vittoria di Spd e Verdi alle elezioni politiche dell'autunno 1998. In base a un calendario di chiusura scadenzata - spegnere prima i reattori più vecchi e meno moderni - l'ultima centrale avrebbe dovuto chiudere entro il 2023. La scelta fu confermata nel 2005 quando dopo le elezioni politiche Angela Merkel, leader cdu, sostituì il socialdemocratico Gerhard Schroeder come capo dell'esecutivo, alla guida della Grande coalizione con i socialdemocratici stessi. Dopo le elezioni del 2009, quando Merkel vinse e formò una coalizione di centrodestra con i liberali (Fdp) il governo decise di prolungare il ciclo di vita operativo dei reattori. Proprio questa scelta, che fu criticata da ambientalisti e movimenti antinucleari, viene ora sospesa, quasi cancellata dalla cancelliera. Esperti ed esponenti del partito liberale suggeriscono addirittura di spegnere subito otto dei 16 reattori.

Il ripensamento è in atto a tappe forzate in tutta Europa. "Non escludo nulla, nessula decisione, il caso giapponese ha cambiato il mondo e molte situazioni reali che giudicavamo sicure sono ora rimesse in discussione", ha detto il commissario europeo all'Energia Guenther Oettinger (Cdu, cioè tedesco e cristianoconservatore come Angela Merkel) parlando del consulto di domani a Bruxelles.

L'Austria, membro della Ue, e che decenni fa dopo un referendum decise di rinunciare alla sua unica centrale, chiede una verifica e controlli di sicurezza in tutte le centrali atomiche europee, ha affermato il ministro dell'Ambiente di Vienna, Nikolaus Berlakovitch. E'un'idea analoga a quella che Angela Merkel stessa aveva esposto ieri sera in un'intervista in diretta alla prima rete tv pubblica tedesca Ard. Il Belgio, ha detto la ministro dell'Ambiente Annemie Turtelboom, sta ripensando a fondo l'uso dell'energia nucleare. Scelta difficile per Bruxelles visto che il regno ricava oltre il 70 per cento del fabbisogno dai reattori, ma lo shock per il dramma nipponico e i suoi terribili insegnamenti pesano più di ogni altra considerazione. Ripensamenti di fondo, dicono fonti dell'Unione europea a Bruxelles, si sono aperti anche in Polonia, l'economia della Ue che cresce più velocemente, e il cui governo aveva deciso recentemente di costruire una prima, peraltro modernissima centrale atomica.

In Svizzera, paese non aderente alla Ue, il governo ha deciso di sospendere la procedura di domande di autorizzazione che era stata avviata per la prevista costruzione di tre nuove centrali nucleari. "La sicurezza ha la massima priorità, e la procedura non sarà riavviata finché non verrà fatta un'analisi approfondita dei sistemi di sicurezza e non si sarà proceduto a un loro eventuale aggiornamento", ha spiegato a Berna la ministro dell'Ambiente e dell'Energia, Doris Leuthard. Ma non è tutto: persino in Francia, il paese europeo più convinto della giustezza della scelta del nucleare civile, dubbi e paure si diffondono. Gli ecologisti hanno chiesto un referendum sul futuro dell'atomo. La Quinta Repubblica ha in funzione 59 reattori civili più uno per l'uranio per le bombe atomiche della forza strategica, e sta costruendo un nuovo, gigantesco impianto. Da decenni, la commistione d'interessi e strategie tra potere politico, industria e lobby dell'atomo è una realtà importante dell'establishment francese.

I ripensamenti polacchi possono influenzare anche le scelte future delle altre democrazie del centro-est europeo che, per sostenere la loro espansione economica da dopo la caduta dell'impero sovietico, hanno puntato più a fondo sul nucleare, come la Repubblica cèca e la Slovacchia. Anche a Roma, la ministro Prestigiacomo ha detto che l'Italia vuole essere parte dell'Europa nucleare, ma intende attendere conclusioni e decisioni dell'Unione europea.

(14 marzo 2011)

 

 

IL CASO

Tangenziale, fine dei 70 all'ora

spesi 80mila euro per i cartelli

L'operazione antismog varata dalla Provincia di Milano è durata soltanto tre settimane

e ha prodotto un bottino magrissimo di contravvenzioni con l'autovelox: solo 500 verbali

di ILARIA CARRA

Tangenziale, fine dei 70 all'ora spesi 80mila euro per i cartelli

Addio ai 70 all’ora su tangenziali e strade provinciali. A mezzanotte decadono i limiti antismog introdotti lo scorso 21 febbraio dalla Provincia: da stasera verranno sostituiti, quindi, i cartelli e da domattina si tornerà ai vecchi 90 all’ora. L’operazione è durata tre settimane ed costata circa 80mila euro, di cui 60mila in conto a Serravalle per i 150 cartelli di sua competenza e 20mila alla Provincia. Quanto alle multe, il bottino è magrissimo: circa 500 automobilisti sono stati fotografati dagli autovelox mobili sulle tangenziali, mentre nessun verbale risulta emesso sulle provinciali prive di occhi elettronici.

La videoinchiesta in tangenziale

Matteo Mauri, capogruppo Pd a Palazzo Isimbardi, è polemico: "Non avevamo pregiudizi, ma questa misura è stata presa fuori tempo massimo ed è finita molto presto". Ma presidente della Provincia, Guido Podestà, rimanda al mittente le critiche: "Di polemiche cretine ce ne sono sempre - ha commentato - I cartelli si mettono e si tolgono in base alle necessità, in questo caso dovute alla salute pubblica". Per il presidente della Provincia "è facile criticare e non proporre mai niente".

Quanto alla questione dei limiti di velocità che non vengono rispettati, Podestà è convinto che debba anche essere fatto "un discorso di autocoscienza", proprio perché l'aumento di velocità "provoca un peggioramento nella situazione dell'aria". Se questo non viene recepito, ha concluso, "credo che l'educazione civica debba essere insegnata meglio nelle scuole".

(15 marzo 2011)

2011-03-14

Diretta

Giappone, nuova esplosione a Fukushima

"Forse iniziato un processo di fusione"

Giappone, nuova esplosione a Fukushima "Forse iniziato un processo di fusione" L'esplosione nella centrale nucleare di Fukushima

Danneggiato il reattore numero 3 dell'impianto che tiene il mondo con il fiato sospeso. Contagiato un dipendente. Per la società che gestisce la centrale, la Tepco, è a rischio il numero 2. Disperse sette persone. Nuova scossa di magnitudo 6,2. Il bilancio della polizia: 5000 fra vittime e dispersi, si temono 10mila morti. La Borsa apre in negativo e crolla fino a -6 per cento. Cancellati i mondiali di pattinaggio artistico di Tokyo e fermo per un mese il campionato di calcio. Farnesina: due gli italiani con i quali non si è stabilito un contatto

VIDEO - FOTO - MAPPA - REPORTAGE

(Aggiornato alle 15:55 del 14 marzo 2011)

15:55

Obama: "Pronti a fornire ogni aiuto" 66 –

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha ribadito oggi che gli Usa "faranno tutto ciò che possono" per aiutare il Giappone.Intervenendo oggi a Arlington, in Virginia, a un incontro dedicato all'istruzione, Obama ha voluto ancora una volta ricordare le vittime della tragedia. "Continuiamo a ricevere dal Giappone immagini terribili del disastro, e ne siamo tutti scioccati - ha detto -. Gli Stati Uniti faranno tutto ciò che possono per fornire ogni aiuto sia necessario".

15:52

Il 16 riunione vescovi giapponesi per gestire aiuti 65 –

I vescovi giapponesi si riuniranno a Sendai per un meeting di emergenza, il 16 marzo, e organizzeranno un piano per gestire gli aiuti e per valutare le strategia con cui le organizzazioni religiose potranno contribuire. Lo rende noto l'agenzia Fides, che ha raccolto la testimonianza di mons.Martin Tetsuo Hiraga, Vescovo di Sendai, la diocesi più colpita dal sisma e dallo tsunami.

15:36

Save the children: almeno 70mila i bambini sfollati 64 –

Sono almeno 70mila i bambini giapponesi sfollati dopo il sisma e lo tsunami. A fare la stima è Save the children, che ha anche lanciato un appello per raccogliere 5 milioni di dollari per aiutarli. "Moltissimi - spiega dal Giappone Stephen Mcdonald, coordinatore dell'intervento di emergenza dell'associazione - hanno perso le loro case o sono rimasti separati dai propri genitori e familiari". Per donazioni: http://www.Savethechildren.It/giappone.

15:31

Esperto tedesco, possibile altro sisma devastante 63 –

Le scosse di assestamento in Giappone dopo il sisma di venerdì potrebbero durare anche mesi: lo ha detto Rainer Kind, un sismologo del centro per le ricerche geologiche di Potsdam, il quale non ha escluso eventuali altri sismi di magnitudo simile a quella della settimana scorsa. "Le scosse potrebbero durare anche mesi", ha detto Kind definendo "insolita" l'attuale elevata frequenza di questi fenomeni sismici. Kind non ha escluso la possibilità di un'altra grande scossa: "Neanche un terremoto con la stessa magnitudo di quella della settimana scorsa è da escludere", ha spiegato.

15:27

Barre centrale esposte per 2 ore. Fusione quasi certa 62 –

Le barre di combustibile al reattore numero due dell'impianto atomico di Fukushima-Daiichi sono rimaste completamente esposte all'aria per due ore e mezzo; una situazione che con ogni probabilità ha innescato il surriscaldamento e la fusione del nucleo del reattore. Le barre sono rimaste esposte perché una pompa antincendio che versava l'acqua del mare nel reattore per raffreddarlo è rimasta a corto di carburante. Adesso il timore è di un'esplosione al reattore numero due, Come già avvenuto al numero uno e tre: per evitare l'esplosione di idrogeno, la Tepco ha annunciato che cercherà di praticare un foro nel muro dell'edificio che ospita il reattore per far fuoriuscire l'idrogeno; la società ha anche iniziato a depressurizzare la vasca di contenimento del reattore numero due, facendo fuoriuscire vapore radioattivo.

15:22

Barroso: "Ue valuta invio missione" 61 –

"Vorrei esprimere la mia profonda solidarietà" al popolo giapponese, "seguiamo la situazione con grande preoccupazione" e stiamo valutando la possibilità di inviare una "missione europea". Lo ha detto il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Durao Barroso, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi, nel corso della quale il presidente dell'esecutivo comunitario ha sottolineato come l'Europa abbia "fiducia nelle capacità delle autorità giapponesi" di superare un momento che è "estremamente difficile".

15:12

Berlusconi: "Notizie preoccupanti. Pronti a aiutare" 60 –

"E' un momento non facile per la comunità internazionale", soprattutto alla luce delle "notizie preoccupanti che arrivano dal Giappone". Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi con il presidente della commissione dell'Unione Europea Josè Manuel Barroso. "Vogliamo esprimere - ribadisce - vicinanza e solidarietà al popolo giapponese. Siamo a disposizione per tutto l'aiuto e l'assistenza possibili al governo di Tokyo".

15:00

Fukushima era una delle centrali più "sicure" 59 –

La centrale elettronucleare giapponese Fukushima-1 è uno dei 25 maggiori impianti nucleari del mondo, costruito su progetto di General Electric, ed era considerato una delle strutture del genere fra le più sicure esistenti. E' un impianto giunto ormai al termine della vita operativa, essendo ormai in funzione da quarant'anni: costruito alla fine degli anni Sessanta, entrò in esercizio nel 1971, e doveva essere decommissionato questo stesso anno. Dopo l'esplosione le autorità nipponiche hanno preso anche la misura, certamente estrema, di disperdere nell'atmosfera parte dei vapori surriscaldati per determinare una diminuzione della pressione. La circostanza ha provocato un aumento della radioattività ambientale in un raggio di qualche chilometro attorno al reattore. La popolazione è stata fatta sgomberare da un'area di venti chilometri e sono state diffuse istruzioni per prevenire danni da contaminazioni (chiudersi in casa, spegnere i condizionatori, respirare attraverso una mascherina, ecc.). Questo, in attesa che i venti disperdano i gas radioattivi, il ché può avvenire in un periodo di tempo che (a seconda del combustibile nucleare impiegato) va dai decenni, ai secoli, ai millenni.

14:51

Petizione online per sospensione tour Maggio fiorentino 58 –

Una petizione online, che fino a questo momento ha raggiunto 872 firme, chiede la sospensione del tour in Giappone del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e il rimpatrio immediato della delegazione di circa 300 persone, "indipendentemente dalle perdite economiche che tale decisione possa comportare". Dello stesso parere anche la Slc Cgil di Firenze che, a proposito della decisione di proseguire la tourneé in Giappone del Maggio Musicale fiorentino, ha detto: "I lavoratori del teatro sono prigionieri, negli alberghi e nei teatri, delle decisioni del governo, del sindaco e della sovrintendente e questo, nella fase di minimizzazione in corso, è inaccettabile".

14:40

Alemanno: "No a centrali nucleari nel Lazio" 57 –

"Con Renata Polverini già abbiamo espresso la volontà di non avere centrali nucleari nel Lazio, perché nella nostra regione c'è già autosufficienza energetica". Così, a margine della presentazione di una mostra, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha risposto a una domanda sull'idea del governo di tornare a realizzare centrali nucleari in Italia.

14:26

Allarme Francia, rischio grande catastrofe nucleare 56 –

La situazione nelle centrali nucleari colpite dal sisma in Giappone "è molto grave" e "il rischio di una grande catastrofe non può essere scartata": è l'allarme lanciato dal ministro dell'Ambiente francese, Nathalie Kosciusko-Morizet, da Bruxelles dove è in corso il Consiglio dei ministri dell'ambiente della Ue.

14:24

Skype assegna credito gratuito per telefonare 55 –

Skype ha deciso di assegnare agli utenti nipponici credito gratuito per le telefonate. Secondo quanto comunicato dal blog in lingua giapponese di Skype, l'azienda donerà a ciascun utente nel Paese l'equivalente di 80 yen (70 centesimi di euro), sufficienti per 25 minuti di chiamate verso i telefoni fissi nazionali. Oltre al credito, gli utenti nipponici potranno utilizzare gratuitamente il servizio 'Skype Access', che permette di collegarsi a Internet mediante hotspot wi-fi.

14:19

Chiesta assistenza medica e sanitaria, Ue pronta a intervento 54 –

L'Unione europea è pronta a intervenire per soddisfare le richieste di aiuto per assistenza medica e sanitaria inoltrate dal Giappone tramite il meccanismo di protezione civile europea (Mic). Lo hanno annunciato la Commissione Ue e la presidenza ungherese dell'Ue. "I nostri partner giapponesi ci hanno informato che non hanno bisogno di assistenza per le ricerche e il salvataggio dei superstiti, ma di assistenza medica e sanitaria come attrezzature per la purificazione dell'acqua e squadre mediche", si legge in una nota della presidenza ungherese dell'Ue. Finora sono 20 i paesi europei che fanno parte del Mic ad avere dato la loro disponibilità a inviare aiuti, tra cui l'Italia.

14:16

Nessun rischio di radiazioni per la Cina 53 –

Nessun rischio al momento in Cina di contaminazioni per le radiazioni provenienti dal Giappone. Lo hanno riferito all'Agenzia Nuova Cina esperti nucleari cinesi. Xu Ren, direttore del centro di monitoraggio ambientale dell'Amministrazione Oceanica di Stato per la Cina orientale, ha detto che i suoi tecnici hanno esaminato campioni d'acqua del mare orientale cinese e non vi hanno trovato segni anormali di contaminazione.

14:02

Fukushima, barre scoperte in tre reattori 52 –

Le barre di combustibile sono rimaste scoperte, ossia non interamente sommerse dall'acqua di raffreddamento, in tutti e tre i reattori della centrale di Fukushima 1 che erano attivi al momento del terremoto di venerdì scorso. Lo ha reso noto la stessa società che gestisce l'impianto, la Tepco, ma secondo esperti di sicurezza nucleare le due esplosioni di idrogeno che hanno interessato due reattori della centrale (il numero 1 e il numero 3) inducono a ritenere che anche in essi le barre di combustibile siano rimaste scoperte per un periodo sufficientemente prolungato da innescare la reazione metallo-acqua, con conseguente produzione di idrogeno. Nei reattori nucleari deve essere costantemente assicurata la presenza di un livello d'acqua sufficiente a coprire interamente gli elementi di combustibile. In caso contrario, il calore di decadimento che si genera nel combustibile può causare la produzione di idrogeno, il danneggiamento delle barre, con la conseguente fuoriuscita di isotopi radioattivi nell'acqua di raffreddamento, e la fusione del combustibile.

13:59

Nissan e Toyota bloccano stabilimenti 51 –

Nissan Motor ha deciso di sospendere l'attività in sei stabilimenti in Giappone. La Toyota ha annunciato che terrà chiusi tutti i suoi 12 stabilimenti in Giappone, nella prefettura centrale di Aichi, almeno fino a mercoledì. I tre giorni di stop, a partire da oggi, impediranno di produrre circa 40mila vetture. Lo stop delle attività riguarda anche gli altri marchi del gruppo, tra cui Hino Motors e Daihatsu.

13:47

Reattori 1 e 3 Fukushima stabili 50 –

Alla centrale nucleare di Fukushima "i reattori 1 e 3 sono stabili". Lo afferma il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano. Che spiega che quanto al reattore 2 "quello che so è che per evitare l'esplosione sono stati praticati dei fori alla struttura" che ospita il reattore per "permettere la fuoriuscita di idrogeno". Edano rassicura che "si sta lavorando per raffreddare il reattore 2. IUl livello di radiazioni attorno alla centrale è tollerabile per gli esseri umani". (Ebo/ dire) 13:47 14-03-11 Nnnn

13:44

Governo: improbabile esplosione reattore 49 –

Il governo giapponese considera improbabile che si possa produrre una grande esplosione nel reattore numero 2 della centrale nucleare Fukushim. L'ha affermato in una conferenza stampa il portavoce del gabinetto Yukio Edano

13:24

Fukushima, contaminato dipendente 48 –

Un dipendente è rimasto contaminato in seguito all'esplosione avvenuta oggi al reattore numero 3 dell'impianto di Fukushima. Lo ha riferito la Tokyo Electric Power Co, spiegando che è rimasto esposto a radiazioni un dipendente di 23 anni dopo l'esplosione dovuta a una concentrazione massiccia di idrogeno.

13:10

Tepco non esclude la fusione delle barre a Fukushima 47 –

La compagnia che gestisce l'impianto di Fukushima (la Tepco) non esclude la fusione parziale delle barre di combustibile del reattore numero due della centrale nucleare di Fukushima, rende noto l'agenzia di stampa Kyodo. La parziale fusione sarebbe stata causata dal mancato funzionamento della stazione di pompaggio dell'acqua che permette di mantenere immerse nell'acqua le barre di combustibili.

13:08

Un ristoratore: italiani partiti per paura del nucleare 46 –

"Il nucleare è pericoloso e nessuno si pronuncia. Per questo molti italiani che conosco, soprattutto giovani, hanno fatto le valigie. Hanno iniziato a interrompere la corrente elettrica, dalle 6 alle 10 e dalle 16 alle 20. Per la benzina bisogna fare la fila e nei supermercati non c'è traccia di carne e verdura". Così Arino De Berardinis, un ristoratore abruzzese che vive in Giappone, a tre giorni dal terremoto, racconta la situazione ai parenti in Italia.

12:57

Nuovo allarme tsunami diffuso per il Pacifico 45 –

Le autorità giapponesi hanno diffuso oggi un nuovo allarme per il rischio di uno tsunami con onde alte fino a tre metri per la costa del Pacifico. A darne notizia è stata l'agenzia Kyodo.

12:49

Barroso: "Ora pensare a persone poi a impatto economico" 44 –

Di fronte all'emergenza umanitaria in Giappone è importante, al momento, aiutare le popolazioni colpite dal sisma e dallo tsunami e poi, solo in seguito, valutare le conseguenze economiche del dramma giapponese. Lo spiega il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, per il quale sulla situazione in Giappone, c'è "molta preoccupazione".

12:45

Fukushima, tecnici pompano acqua su barre esposte 43 –

I tecnici della centrale di Fukushima hanno cominciato a pompare acqua sulle barre esposte del reattore 2 della centrale n. 1 per cercare di raffreddarle. Lo scrive l'agenzia Jiji aggiungendo che gli esperti della Tepco non escludono la possibilità di una fusione del combustibile. Non è sufficiente infatti il livello dell'acqua nella quale sono immerse le barre di uranio che ora è di 30 centimetri.

12:41

Governatore Tokyo: tsunami è stato castigo dal cielo 42 –

L'apocalittico "grande terremoto del Giappone orientale", che ha devastato il nordest del Paese, è stato un "castigo del cielo", secondo il governatore di Tokyo Shintaro Ishihara. Lo riporta il sito internet del quotidiano Asahi Shinbun. "L'identità dei giapponesi è egoista. Usando questo tsunami, per una volta, è necessario lavare l'egoismo. Insomma, io penso che sia un castigo dal cielo", ha affermato il governatore. Per quanto riguarda le vittime dello tsunami, Ishihara, s'è limitato a dire "kawaisou", cioé "poverini".

12:38

Rischio fusione nel reattore 2 di Fukushima 41 –

Non si può escludere una fusione nel reattore numero due dell'impianto nucleare di Fukushima-Daiichi: lo scrive l'agenzia di stampa nipponica Jiji, che cita la società proprietaria della centrale, Tepco. Il circuito di raffreddamento del reattore da ore ha cessato di funzionare e il livello dell'acqua è talmente basso che le barre di combustibile nucleare sono totalmente esposte, spiega l'agenzia. Nella stessa centrale, il reattore numero uno è esploso sabato, il numero tre oggi.

12:29

Nei Paesi asiatici test sugli alimenti importati 40 –

I Paesi asiatici passano al setaccio i prodotti alimentari importati dal Giappone per verificare che non siano stati contaminati dalle radiazioni nucleari. Hong Kong, Malaysia, Filippine, Singapore e Taiwan hanno tutti annunciato di aver adottato misure cautelari dopo le due esplosioni nella centrale atomica di Fukushima-Daiichi. Gli articoli più a rischio sono ovviamente i prodotti freschi, latticini, frutta, verdura, ma anche il pesce crudo, prodotto base per sushi e sashimi.

12:28

Svizzera sospende piano per rinnovare centrali nucleari 39 –

La Svizzera ha annunciato oggi la sospensione del piano di rinnovare le centrali nucleari, a fronte dei timori suscitati dagli impianti giapponesi danneggiati. Al termine di un vertice con esperti del settore, il ministro per l'Energia, Doris Leuthard, "ha deciso di sospendere le procedure in corso che riguardano le domande di autorizzazione generale per le nuove centrali nucleari", si legge nel comunicato diffuso dal suo ministero.

12:20

Premier giapponese: "Energia razionata fino ad aprile" 38 –

Da oggi alla fine di aprile l'energia sarà razionata con black-out programmati in vaste zone del Giappone, compresa la capitale Tokyo. Ad annunciarlo in una conferenza stampa di emergenza il premier giapponese Naoto Kan. Il primo ministro nipponico, scrive l'agenzia Kyodo News, ha dunque esortato la popolazione a "restare nelle proprie abitazioni" e a "ridurre il consumo" di energia. In seguito, la società elettrica giapponese Tokyo electric power co. (Tepco) ha fatto sapere che il razionamento riguarderà Tokyo e l'area che comprende le prefetture di Chiba, Gunma, Ibaraki, Kanagawa, Tochigi, Saitama, Yamanashi e Shizuoka.

12:17

Gli aiuti al Giappone dei "nemici" Cina, Russia e Corea del Sud 37 –

La devastazione in Giappone ha indotto anche i "nemici" storici di Tokyo, come Russia, Cina e Corea del Sud, a mettere da parte le tensioni e a offrire il proprio aiuto. Mosca, protagonista nei mesi scorsi di un durissimo scontro con Tokyo sulla sovranità delle isole Curili, ha inviato 76 soccorritori e offerto la propria assistenza alle autorità nipponiche impegnate a risolvere i problemi sorti nelle centrali nucleari. La Corea del Sud ha annunciato oggi la propria disponibilità a offrire parte delle sue importazioni di gas naturale, dopo aver già inviato squadre cinofile e soccorritori e aver offerto tre aerei da trasporto militare. La Cina, al centro nei mesi scorsi di un duro scontro per la sovranità sulle isole Senkaku, ha inviato personale e attrezzature per le operazioni di soccorso, mentre la croce rossa cinese ha promesso un milione di yuan (oltre 108.000 euro).

12:01

Fallito tentativo raffreddamento reattore 2 Fukushima 36 –

Sarebbe fallito il tentativo di raffreddare con acqua marina il reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima 1. A riferirne sono i media nipponici, precisando che le barre di combustibile già non sono più completamente coperte da liquido di raffreddamento. Il sistema di raffreddamento del reattore si era bloccato alcune ore fa. Si tratta di una condizione che, spiega la televisione nipponica tbs, non si è verificata nei reattori 1 e 3, i cui edifici sono esplosi sabato e ieri per la pressione esercitata dall'idrogeno nelle strutture.

11:58

Frattini: "Giappone non è Haiti" 35 –

"Il Giappone non è Haiti". Lo ha detto oggi alla Farnesina il ministro degli Esteri Franco Frattini spiegando come l'Italia stia aspettando le richieste del Giappone per eventuali aiuti di fronte al drammatico sisma che ha colpito il Paese. "Il Giappone è la terza potenza mondiale e ha chiesto a Paesi come Italia, Germania e Regno Unito di aspettare a mandare i soccorsi perché loro sono in grado di fare fronte alla prima emergenza".

11:54

Black out per coppia imperiale: "Vogliamo condividere disagi" 34 –

L'imperatore e l'imperatrice del Giappone hanno chiesto che le loro residenze non siano esentate dall'applicazione dei black-out programmati per risparmiare energia dopo che diverse centrali nucleari nel nordest del Paese hanno smesso di funzionare. Lo scrive il sito internet del giornale Yomiuri Shinbun."Vogliamo condividere i disagi dei cittadini", ha chiesto la coppia imperiale. Akihito e michiko hanno cancellato gli appuntamenti previsti nei prossimi giorni, tra i quali un incontro con la coppia reale norvegese.

11:41

Porti, acciaio e raffinerie i settori più colpiti dal sisma 33 –

Tra i settori più colpiti in Giappone ci sono i porti, la siderurgia e le raffinerie, che risentono sia dei degli effetti diretti di terremoto-tsunami, sia degli incendi seguiti alla devastazione, sia dei blackout eletrici. I porti della costa del nordest di Hachinohe, Sendai, Ishinomaki e Onahama sono stati così severamente danneggiati che non torneranno operativi per mesi. Invece il porto di Tokyo e quelli del sud del Paese, chiusi da venerdì per motivi precauzionali, oggi hanno ripreso a operare normalmente.

11:38

La Germania valuta su decisione di estensione vita centrali 32 –

La Germania potrebbe tornare sulla propria decisione di prolungare il funzionamento delle 17 centrali nucleari del Paese. Il cancelliere Angela Merkel si è impegnato a far rivedere gli impianti, dopo che il suo governo ha preso la decisione di tenerli in funzione in media 12 anni - 8 le più vecchie, 14 le più recenti - oltre la data limite fissata dal governo di Gerhard Schroeder, il 2021. Ma ora il ministro degli Esteri Guido Westerwelle ha annunciato che il governo sta vagliando la possibilità di una moratoria sulla decisione: "Dobbiamo avere una nuova analisi dei rischi", ha dichiarato.

11:36

Commissione Ue: "In Europa, livelli radiazioni normali" 31 –

Le esplosioni nelle centrali nucleari in Giappone "non hanno provocato conseguenze immediate per gli europei". Lo comunica la Commissione europea, secondo cui "i livelli di radiazioni in tutti i Paesi membri dell'Ue sono al momento normali e questo è stato confermato oggi dai nostri esperti in Lussemburgo", collegati al sistema per il rilevamento delle radiazioni in tutti i 27 Paesi membri, in particolare tramite la European data exchange platform (EURDEP). Il monitoraggio avviene tramite stazioni in tutti i Paesi Ue e tramite il sistema di informazione Ecurie "nel caso in cui ci fossero livelli di radiazioni più elevate in uno Stato membro - riferisce la Commissione europea - tutti gli altri sarebbero immediatamente allertati".

11:34

Frattini: "Sbagliato riaprire dibattito sul nucleare" 30 –

"Non credo" che il disastro in Giappone "giustifichi una rimessa in discussione del piano italiano verso l'energia nucleare" ha detto il ministro degli Esteri Frattini. "Abbiamo fortunatamente zone che sismiche non sono" ha aggiunto, ricordando che "alle frontiere tra Italia e Francia ci sono decine di centrali nucleari, a pochi chilometri da Torino". Il titolare della Farnesina ha precisato che le giovani generazioni non dovrebbero pagare ancora di più "il prezzo della dipendenza dai Paesi produttori", perché "stiamo vedendo cosa accade con la Libia".

11:29

Putin: "Nessuna minaccia di disastro nucleare globale" 29 –

Per il primo ministro russo Vladimir Putin non c'è alcun pericolo di disastro nucleare a livello mondiale. Putin, che si trova nella città siberiana di Tomsk, ha anche dichiarato che la Russia non cambierà il proprio programma sull'energia nucleare dopo il sisma che ha colpito il Giappone. Della stessa posizione anche la Turchia, paese notoriamente a rischio sismico. Lo ha detto ieri il ministro dell'energia, Taner Yildiz, in visita all'agenzia nucleare turca. "Siamo determinati - ha detto Yildiz - a continuare la costruzione dei nostri impianti nucleari".

11:27

Personale della portaerei Usa esposto a radiazioni 28 –

La portaerei americana Ronald Reagan, arrivata ieri al largo delle coste nord-orientali del Giappone, è stata riposizionata dopo che l'equipaggio è stato esposto alle radiazioni emesse dalla centrale nucleare Fukushima. Secondo il New York Times, il Pentagono dovrebbe annunciare che l'equipaggio ha ricevuto in un'ora circa l'equivalente di un mese di radiazioni. Citando fonti del governo, il quotidiano ha affermato che la portaerei ha attraversato una nuvola carica di radioattività emessa dalle centrali giapponesi danneggiate dal sisma e dallo tsunami, mentre la nave si stava avvicinando alle coste del Giappone.

11:26

Austria chiede stress test per centrali nucleari 27 –

L'Austria ribadisce la richiesta di stress test per le centrali nucleari in Europa, in seguito a quanto sta succedendo in Giappone. "Io chiederò oggi l'organizzazione di test di resistenza per le centrali nucleari in Europa - ha detto al suo arrivo al Consiglio Ue il ministro dell'Ambiente di Vienna, Nikolaus Berlakovich - E questo deve avvenire velocemente".

11:12

Europei divisi: Francia consiglia di lasciare Tokyo, Londra no 26 –

Diverse ambasciate europee hanno consigliato ai loro concittadini di allontanarsi da Tokyo per il rischio di contaminazione radioattiva nel caso volgesse al peggio la situazione della centrale nucleare Fukushima-1. Fonti dell'ambasciata italiana a Tokyo, invece, hanno riferito che la sede diplomatica sta valutando la situazione momento per momento, tenendosi in contatto con le diplomazie degli altri Paesi europei. La Francia ha consigliato ai cittadini "d'allontanarsi per qualche giorno". L'Olanda ha raccomandato a tutti gli stranieri di "porsi la questione di sapere se la loro presenza è necessaria nella regione di Tokyo e nelle regioni interessate" del nordest del Paese. Così anche Germania, Austria, Ungheria, Finlandia e Lussemburgo. Diverso l'atteggiamento dei britannici, per loro non c'è pericolo. Altrettanto fanno gli statunitensi, il cui ambasciatore John Roos ha chiesto ai suoi concittadini di seguire "le istruzioni della protezione civile giapponese".

11:11

India ordina verifica sicurezza agli impianti nucleari 25 –

Il primo ministro indiano, Manmohan Singh, ha ordinato di verificare la situazione di sicurezza di tutti i 20 impianti nucleari indiani sull'onda di quanto avvenuto in Giappone dopo il terremoto. La revisione sarà condotta dal Dipartimento dell'energia atomica e dall'operatore statale degli impianti per garantire che l'intero sistema sia in grado di sostenere l'impatto di tsunami e terremoti. "Il governo attribuisce la massima importanza alla sicurezza nucleare", ha assicurato Singh.

11:09

Frattini: "Nessun straniero tra le vittime" 24 –

Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha sottolineato che il problema di rintracciare gli ultimi due connazionali dispersi "è legato alla difficoltà di contatto telefonico" ma "non ci sono stranieri tra le vittime". "I voli dal Giappone all'Italia funzionano - ha detto Frattini - chi vuole rientrare in Italia può farlo, non c'è un'evacuazione né una fuga di massa".

11:07

Campionato di calcio giapponese fermo per tutto marzo 23 –

Il campionato di calcio giapponese si ferma per tutto il mese di marzo, per un totale di 41 partite cancellate. E' quanto ha annunciato oggi la J-League, la Lega calcio professionistica nipponica, secondo cui saranno sospese tutte le partite delle prime due divisioni, J1 e J2, e le eliminatorie della Nabisco Cup, la Coppa di Lega giapponese. Ieri la federcalcio nipponica aveva annunciato l'intenzione di tenere comunque le due amichevoli della nazionale previste per il 25 e 29 marzo a Shizuoka e Tokyo, rispettivamente contro Montenegro e Nuova Zelanda, per dare un messaggio forte alla nazione colpita dalla catastrofe.

11:05

Agenzia nucleare giapponese: "Non è una nuova Cernobyl" 22 –

L'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare ha escluso oggi un incidente tipo quello di Cernobyl nella centrale nucleare di Fukushima. "Non c'è assolutamente alcuna possibilità di una Cernobyl", ha affermato il ministro di Stato Koichiro Genba riferendo ai membri del partito di governo l'opinione dell'Agenzia.

11:02

Commissario Ue convoca riunione esperti 21 –

Il commissario Ue all'energia Gunther Oettinger ha convocato per domani una riunione dei principali esperti sulla sicurezza nucleare in Europa. Lo ha riferito il sottosegretario all'ambiente tedesco, Katherine Reiche, intervenendo nel corso della riunione del Consiglio ambiente a Bruxelles.

10:38

Reattore centrale nucleare perde liquido raffreddamento 20 –

Il reattore numero due della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal terremoto/tsunami che venerdì ha devastato il nordest del giappone, perde liquido di raffreddamento. L'ha affermato oggi la televisione pubblica Nhk.

10:32

Ambasciatore Petrone: "Nessun contatto con due italiani" 19 –

Sono due gli italiani residenti che ancora mancano all'appello in Giappone, a tre giorni dal violento sisma e dallo tsunami che ha colpito il paese. Lo ha precisato l'ambasciatore italiano Vincenzo Petrone, contattato da Tmnews.

10:08

Honda sospende produzione fino a 20 marzo 18 –

La giapponese Honda Motor annuncia la sospensione di tutte le sue attività in Giappone fino al 20 marzo a causa del mega-sisma. Oggi la Honda ha tenuto chiuse tutte le sue attività produttitive con l'esclusione di un impianto di moto nell'isola di Kyushu, che però da domani chiuderà anch'esso. Il gruppo ha prodotto 69.170 auto a gennaio, pari al 22% del totale della sua produzione.

10:06

Governo giapponese: "Non c'è rischio di una nuova Chernobyl" 17 –

L'Agenzia per la Sicurezza Nucleare nipponica ha assicurato che "non c'è alcuna possibilità" che si ripeta un disastro come quello di Chernobyl nell'impianto nucleare di Fukushima-Daiichi. Lo ha riferito il governo nipponico con il ministro per la Strategia nazionale, Koichiro Genba

09:43

Vento soffia verso sud ma risparmierà Tokyo 16 –

L'Agenzia meteorologica giapponese ha previsto che oggi il vento sopra la centrale nucleare di Fukushima soffierà in direzione sud, ma non toccherà Tokyo. L'Agenzia ha precisato che la direzione del vento sarà in generale verso la capitale ma siccome soffierà in modo debole è probabile che si sposti, come spesso accade. La centrale nucleare di Fukushima, dove al momento sono tre i reattori danneggiati, si trova a 240 km a nord di Tokyo.

09:41

Equipaggio portaerei Usa esposto a radiazioni 15 –

L'equipaggio della portaerei Usa, Ronald Reagan, in missione umanitaria in Giappone, è stato esposto alle radiazioni e ha ricevuto in un'ora i valori di solito assorbiti in un mese. La portaerei ha attraversato la nube radioattiva provocata dai reattori nucleari danneggiati di Fukushima, mentre si avvicinava alle coste giapponesi per portare aiuto alla popolazione colpita dal terremoto.

09:28

Tepco: "Emergenza finita per due reattori" 14 –

L' emergenza è finita per due dei reattori della centrale nucleare di Fukushima danneggiati dal terremoto. Lo afferma l' agenzia Kyodo citando la Tepco, la società che gestisce gli impianti.

09:24

Cancellati campionati mondiali di pattinaggio artistico a Tokyo 13 –

La Federazione internazionale di Pattinaggio (Isu) ha annunciato oggi l'annullamento dei Campionati del mondo di pattinaggio artistico - previsti a Tokyo dal 21 al 27 marzo - a causa della situazione creatasi dopo il sisma dell'11 marzo in Giappone.

09:18

Oltre 5mila fra morti e dispersi 12 –

Il violentissimo sisma di venerdì, in Giappone, ha causato oltre 5mila tra morti e dispersi. Questo l'ultimo bilancio fornito dalla polizia, secondo l'agenzia nipponica Kyodo.

09:17

Livelli radioattività normali in Russia e Filippine 11 –

Le autorità russe hanno rilevato livelli di radioattività normali nell'estremo settore orientale del Paese e hanno escluso la necessità di evacuare i residenti, anche dopo la seconda esplosione nell'impianto nucleare giapponese di Fukushima. Anche nelle Filippine le autorità stanno controllando i picchi di radiazioni tramite test dell'aria dopo le esplosioni nella centrale giapponese; ma finora non hanno accertato alcun aumento irregolare.

09:16

Petrolio in ribasso per timore Giappone 10 –

Prezzi in ribasso sul mercato petrolifero, sulla scia delle preoccupazioni per la tenuta dell'economia giapponese, la terza mondiale, dopo il terribile sisma dell'11 marzo. Questa mattina sui mercati asiatici il Brent del mare del Nord è quotato circa 112,06 dollari il barile, con un calo di 1,78 dollari rispetto a venerdì scorso. In discesa anche le quotazioni del Wti a 99,82 dollari (-1,34 dollari sull'ultima chiusura).

09:12

Basso il livello di acqua nel reattore 2 di Fukushima 9 –

Il livello dell' acqua nel rettore n.2 della centrale nucleare giapponese di Fukushima sta scendendo e le barre di uranio che contiene potrebbero presto essere scoperte. Lo ha affermato oggi in una conferenza stampa il portavoce del governo di Tokyo, Yukio Edano. Il portavoce ha aggiunto che i tecnici dell' impianto sono pronti a iniettare acqua marina nel sistema di raffreddamento del reattore.

08:43

Toyota blocca la produzione 8 –

La compagnia automobilistica giapponese Toyota annuncia la chiusura di tutti i suoi impianti di produzione in Giappone fino a mercoledì prossimo

08:04

Aiea: "Non danneggiata vasca contenimento del reattore" 7 –

L'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica ha detto di aver ricevuto comunicazione dal Giappone che la nuova esplosione nella centrale nucleare di Fukushima non ha danneggiato la vasca di contenimento del reattore

07:37

Fermo il sistema di raffreddamento di Fukushima 6 –

Il sistema di raffreddamento del reattore 2 della centrale di Fukushima si è bloccato, lo ha comunicato la Tepco proprietaria dell'impianto

07:11

Trovati mille cadaveri 5 –

Circa mille cadaveri sono stati trovati su una spiaggia nella prefettura di Miyagi, una delle zone del Giappone settentrionale investite dallo tsunami di venerdì scorso

07:10

Borsa di Tokyo in profondo rosso 4 –

La Borsa di Tokyo chiude gli scambi in picchiata (-6,18%), alla ripresa delle contrattazioni dopo il sisma di venerdì scorso: il Nikkei cede 633,94 punti, a quota 9.620,49

07:07

Nuova scossa in Giappone 3 –

Un nuovo sisma di magnitudo 5.8 ha scosso il Giappone. L'epicentro è stato localizzato in mare, 150 chilometri a nord-est di Tokyo, al largo della prefettura di Ibaraki

07:05

Fukushima, sette dispersi 2 –

Sette persone, tra cui sei soldati, sono disperse dopo le due esplosioni che si sono verificate oggi nella centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Paese. Tre persone sono rimasta ferite. Lo afferma la Tepco, la società che gestisce l' impianto

07:02

Nuove esplosioni a Fukushima 1 –

Due esplosioni di idrogeno si sono verificati nell' impianto nucleare di Fukushima, secondo l'agenzia governativa per la sicurezza nucleare

(14 marzo 2011)

 

 

TERREMOTO IN GIAPPONE

Borse, a picco Tokyo e i titoli del nucleare

e già si specula in vista della ricostruzione

L'indice Nikkei ha perso oltre il 6% trascinato dal tonfo dei big dell'export, dalle auto (Toyota -8%, Nissa -9%) ai tecnologici (Sony - 9%, Panasonic -8%). Gli effetti finanziari della catastrofe non si estendono agli altri mercati asiatici. Boom per acciaio e costruzioni

Borse, a picco Tokyo e i titoli del nucleare e già si specula in vista della ricostruzione

TOKYO - Lo tsunami colpisce inevitabilmente anche la Borsa di Tokyo: Nella seduta di riapertura settimanale l'indice Nikkei perde il 6,18% a 9.620,49 punti, sotto quota 10 mila. Giù del 7,49% il Topix a 846,96 punti. Il crollo - il più pesante da due anni a questa parte - ha di fatto azzerato tutti i guadagni realizzati fin dall'inizio del 2011. L'intervento della banca centrale giapponese ha evitato conseguenze peggiori, ma non che crollassero i titoli delle società più direttamente colpite dagli effetti del terremoto.

Tokyo Electric power, che gestisce gli impianti nucleari, ha perso il 23,55%. Pesante il bilancio per tutti i grandi esportatori, a partire dal settore auto: la chiusura degli stabilimenti è costata l'8% alla Toyota, il 9% alla Nissan, il 6,50% alla Honda. Stesse cifre per le big dell'elettronica quali Sony (-9,12%), Panasonic (-8,10%) e Canon (-5,92%). A picco anche la più grande società quotata del Sol Levante, la mega banca Mitsubishi Ufj (-7,2%).

Per ora gli effetti del cataclisma in Giappone non hanno contagiato le altre Borse asiatiche che, anzi, nella maggior parte dei casi hanno segnato rialzi, a volte cercando spunti di speculazione proprio sulle prospettive offerte dalla ricostruzione. Posco, ad esempio, il più grande produttore di acciaio della Corea del Sud, ha guadagnato l'8,3%, mentre gli indici di Hong Kong sono stati tenuti su dal rialzo dei titoli su acciaio e carbone.

Al futuro, del resto, guardano anche gli investitori giapponesi che hanno puntato

decisamente sul settore costruzioni: il colosso dell'edilizia Misawa Homes Holdings ha registrato uno scatto del 19,14%, la sua rivale diretta Daiwa House un più 12,14%. Un più 21,24% ha registrato la Taiheyiyo cement, gruppo che opera nelle infrastrutture civili, così come un altri player del settore, la Taisei (+19,89%) e Shimiu (+11,01%).

In Europa, al momento, a pagare sui timori di una catastrofe radioattiva in Giappone sono le società che gestiscono il nucleare o hanno in cantiere programmi per svilupparlo: a Parigi, Edf scivola del 4,6%. Le vendite colpiscono anche Areva (-7,8%) e le tedesche Eon e Rwe (in calo di oltre il 3%), che controllano la maggior parte delle centrali nucleari in Germania. In calo, più contenuto, anche Enel.

Piazza Affari, come altre Borse europee, registra invece un rialzo generalizzato sul credito, legato anche alle decisioni della Banca del Giappone, intervenuta annunciando una rapida immissione di liquidità supplementari, per circa 180 miliardi di dollari, che verrà operata raddoppiando l'importo di un preesistente programma di acquisti di titoli finanziari.

Al di fuori dei mercati, la Svizzera ha invece annunciato oggi la sospensione del piano di rinnovare le centrali nucleari, a fronte dei timori suscitati dagli impianti giapponesi danneggiati dal sisma e dallo tsunami di venerdì scorso. Al termine di un vertice con esperti del settore, il ministro per l'energia, Doris Leuthard, "ha deciso di sospendere le procedure in corso che riguardano le domande di autorizzazione generale per le nuove centrali nucleari", si legge nella nota del ministero. "La sicurezza è una priorità assoluta", ha detto il ministro che ha incaricato l'Ispettorato federale della sicurezza nucleare (ifsn) di procedere a un riesame della sicurezza degli impianti esistenti, ma anche di analizzare le "cause esatte dell'incidente avvenuto in Giappone e di definire eventualmente nuovi o più severi standard di sicurezza in materia di protezione contro terremoti e sistemi di raffreddamento".

(14 marzo 2011)

 

 

 

 

 

 

 

 

IL REPORTAGE

Rapporto dalla città dei morti

in 10mila inghiottiti dall'onda

Qui sorgevano migliaia di edifici, la darsena, scuole e un ospedale. Non una barca si è salvata e la spiaggia è attraversata da sabbie mobili

dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI

Rapporto dalla città dei morti in 10mila inghiottiti dall'onda Minamisanriku

MINAMISANRIKU - La città scomparsa dovrebbe essere qui sotto. Nessuno si rassegna a crederci, ma è così. I piedi affondano in un pantano nero, impastato di sabbia, di petrolio, di acqua salata, di travi in cemento e di pesci coperti da insetti.

Potrebbe essere uno stagno che si sta prosciugando, percorso da odori adesivi, usato come discarica. Invece si calpesta Minamisanriku e non si vorrebbe, temendo di fare male a qualcuno. Pochi soccorritori sono arrivati qui e la prima volta se ne sono andati, convinti che il porto peschereccio abitato fino a venerdì da diciassette mila persone si trovasse altrove. Sono tornati oggi, spinti dai sopravvissuti del posto e dal Gps e adesso non hanno dubbi. Questo deserto coperto ora dai gabbiani, da cui affiora una gamba piegata, si apre dall'oceano verso l'interno per nove chilometri.

Il livello del Pacifico che si è trasferito sopra la costa nord - est dell'isola di Honshu, resta alto per almeno due chilometri. Non una barca si è salvata, la spiaggia è attraversata da sabbie mobili e nessuno va a recuperare quell'arto, divenuto il segnale della catastrofe. Qui sorgevano migliaia di edifici, la darsena, strade, scuole e un piccolo ospedale. Se davvero Minamisanriku è questo, non c'è speranza. Da tre giorni non c'è traccia di almeno metà della popolazione. Diecimila abitanti sono scomparsi in pochi minuti, travolti dalla prima, grande onda scatenata dal sisma.

Dopo 72 ore si possono trovare persone vive sotto le macerie di un terremoto,

non sotto il fango di uno tsunami. Chi si è salvato, nei quartieri in collina, è accampato per strada e guarda l'impressionante scia orizzontale, simile a quella verticale aperta da una valanga. Il livello del terreno si è abbassato e l'impressione è che ora sia inferiore a quello del mare. E per questo che Minamisanriku è stata spazzata via e che gli aiuti non sono ancora arrivati. Le strade sono interrotte, tutto deve essere trasportato a mano. Manca cibo, non c'è acqua potabile, la corrente elettrica è sospesa. Non si può nemmeno fuggire: le pompe, tre chilometri all'interno, non funzionano e il carburante è esaurito. Questa città inghiottita è l'ultimo simbolo della catastrofe che s'è abbattuta sulle prefetture orientali di Miyagi, Iwate e Fukushima, a nord di Tokyo. Si comincia però a prendere atto con orrore che è solo una delle tante, uno tra i centinaia di luoghi del Giappone che non c'è più. Dopo un giorno in viaggio lungo la costa inghiottita dall'oceano, ormai deserta e muta, non ha senso tentare di contare i morti e i dispersi.

Diecimila? Il doppio? La popolazione sostiene che anche trentamila risulteranno pochi. Più rapido contare i superstiti e i feriti e sperare che molti siano riusciti a scappare all'interno e che non riescano ora a dare l'annuncio della loro salvezza. "Quando è finita la grande scossa - dice Natsuo Kawabata, avvocato a Minamisanriku - mi sono precipitato verso casa. Ho visto una trentina di auto in colonna, che acceleravano sulla strada. Alle loro spalle saliva l'onda. L'acqua si avvicinava, travolgeva le case e le auto acceleravano ancora. Una dopo l'altra, in mezzo minuto, sono state inghiottite tutte. Nella quarta c'erano mia moglie e mio figlio Hojo di 7 anni. Era al telefono con me è gridava "è fatta, siamo salvi"". Se una parte dell'Honshu non esiste più lo si deve anche alla straordinaria qualità delle costruzioni antisismiche, che hanno tradito gli abitanti. Dopo la scossa delle 14.46, l'assenza di crolli ha indotto la gente a illudersi di aver subìto un evento straordinario, ma non distruttivo. L'allarme tsunami è stato lanciato nove minuti più tardi, diciannove prima che l'oceano si alzasse di venti metri sopra la costa. L'onda si è abbattuta su una popolazione riversata per strada, che stava cercando di capire cosa fosse successo, nell'impossibilità di seguire gli appelli alla fuga lanciati in tivù, spenta dall'interruzione della corrente elettrica. La maggioranza ha ignorato il pericolo del Pacifico, o ne ha sottovalutato la velocità, venendo strappata via con l'elmetto d'emergenza sul capo.

E' questo eccesso di sicurezza nella tecnologia, l'abitudine alla compagnia di una terra qui in costante movimento, ad aver potenziato l'effetto del peggior terremoto della storia nazionale. Percorrendo i quattrocento chilometri della costa inabissata, rimasti in gran parte privi di soccorsi a causa dell'emergenza radiottiva nella centrale di Fukushima, ci si rende conto così che il peggio potrebbe non essere stato ancora scoperto. Sendai, il capoluogo della prefettura di Miyagi, oltre un milioni di abitanti, resta sommerso dall'acqua ancora per metà. Sono migliaia gli edifici distrutti, gli evacuati da tre giorni non mangiano e non bevono, l'aria della notte scende a quattro gradi sotto zero e solo pochi possono ripararsi con una coperta asciutta. "Ci mancano farmaci essenziali e sangue - dice Mikiko Dotsu, capo squadra di medici senza frontiere - e l'assenza di energia impedisce di operare. Centinaia di persone, in particolare i bambini e i vecchi, devono essere portate via di qui al più presto, con gli elicotteri, o sulle navi". La scuola elementare di Natori è adibita a obitorio: all'interno, non coperti da lenzuoli, centinaia di corpi, forse mille. In un angolo vengono riposte le salme irriconoscibili, i resti considerati umani. Più si risale a nord, dal cuore dell'epicentro, è più lo scenario assume realmente il profilo di una non narrabile apocalisse. Anche la città marinara di Matsushima aveva diciassettemila residenti. E' ridotta ad un villaggio di poche case naviganti nel mare e del grande mercato del pesce non c'è traccia. Gli abitanti, sotto shock, raccontano che lo tsunami dell'11 marzo passerà però alla storia per aver sottratto al mondo l'arcipelago di Matsushima Kaigan.

Erano 260 piccole isole, decine di penisole verdi tuffate nel Pacifico, tra gli scenari naturali più stupefacenti del Giappone. Rocce nere, torri di tufo, sabbia come neve, sorgenti di acqua bollente, borghi antici e una miriade di templi buddisti e scintoisti invasi dalla pace. Dalla costa oltre Sendai occorreva un'ora di barca per entrare nel paradiso delle scimmie e dei cervi, popolato di oltre duecentomila persone. Dalla terraferma non si scorgono più isole e i pescatori assicurano che l'arcipelago è stato sommerso. A Ishinomaki, sull'isola di Miyato, abitano 166 mila persone, di cui non si ha notizia. Metà della città risulta distrutta. I pescatori dell'isola di Kinkazan, il "fiore d'oro" dell'Honshu, non trovano più decine di altre isole, rimaste sotto il livello del mare. Il censimento del disastro è ostacolato dalla distruzione dei porti e di migliaia di imbarcazioni. L'arcipelago di Matsushima è totalmente isolato da venerdì e anche il laboratorio marino dell'università di Tuhoku, nella città di Onagawa, non dà segni di vita. Di certo la penisola di Ojika, l'isola di Oshima e Fukuura, si trovano oggi sotto il livello dell'acqua ed è impossibile sapere quanti siano riusciti a mettersi in salvo, come abbiano potuto riuscirci. Le isole hanno fatto da frangiflutti contro la forza del mare, proteggendo un tratto di terraferma, ma autocondannandosi a scomparire.

Lungo la costa, che si presenta oggi come un luogo naturale totalmente cambiato e irriconoscibile, sono però migliaia gli edifici crollati anche a Shiogama, 59 mila residenti e il più grande mercato del pesce della prefettura di Miyagi. Centinaia di persone mancano a Iwanuma, dove la gente resta accampata sui tetti. A Rikuzentakata, nella prefettura di Iwate, sabato si segnalavano quattrocento corpi restituiti dallo tsunami. Le squadre di soccorritori, giunte da Taiwan, affermano che nella spianata di fango ce ne potrebbero essere almeno altrettanti. A Rikuzen Takata, cittadina di ventottomila persone, gli edifici demoliti dallo tsunami sono oltre ottomila. Centinaia più a sud, a Minami Soma. La realtà che un Giappone stremato non vuole ancora accettare è l'uscita dallo tsunami con una mutilazione profonda e devastante. Tra la capitale e Kesennuma, apice nord estremo della devastazione, centinaia di centri abitati non esistono più. I porti distrutti sono decine, migliaia di imbarcazioni bruciate e affondate. La pesca rappresenta il 15% del pil nazionale e i danni economici si profilano immensi. In questa fascia di terra scossa, in gran parte impercorribile in auto e non raggiunta dalla macchina dei soccorsi, si aggirano ora oltre 300 mila sfollati, alla disperata ricerca di un numero imprecisato di morti e di dispersi. La maggioranza della popolazione, poco meno di tre milioni di individui, ha perduto tutto e lotta per trovare acqua, cibo e qualcosa con cui difendersi dal freddo. Gli aiuti sono lenti e insufficienti: 100 mila uomini si perdono in un deserto di macerie e rischiano di trasformarsi a loro volta in profughi.

Solo oggi iniziano a delinearsi i contorni di una tragedia che nelle prime ore, dopo la scossa da 9 gradi della scala Richter, era sembrata miracolosamente scongiurata. Si è detto che solo il Giappone poteva resistere ad un simile squasso: stiamo scoprendo che non è andata così, che nemmeno il Sol Levante è stato più forte di una natura che si illudeva di aver sottomesso. "L'onda saliva - dice Yukio Hokusai, sopravvissuto di Rikuzen Takata - e il primo piano di casa è stato allagato. Siamo usciti sul tetto e anche i nostri vicini, nell'edificio a fianco, erano lassù. Un cantiere impediva al fango di scorrere e la montagna di melma saliva. Ho visto la famiglia Endo sparire in un gorgo nero, mentre il figlio più piccolo si aggrappava all'antenna satellitare". Di tutto questo, assieme al dolore, nel Nordest del Giappone resta solo la paura: di un'altra, definitiva scossa, di una contaminazione nucleare più alta di 400 volte rispetto al normale, dell'abbandono, di essere rimasti senza futuro. Nel pomeriggio al largo di Ebina ha attraccato la portaerei Usa "Ronald Reagan". I marines che distribuiscono razioni di pane e di riso a chi si prepara per la terza notte all'addiaccio, hanno la maschera sul viso. I sopravvissuti si inchinano, ringraziano e subito si coprono la bocca con la mano.

(14 marzo 2011)

 

 

GIAPPONE

L'allarme è scattato 8 secondi prima

"La sfida: più tempo per salvare vite"

In crisi il sistema di controllo giapponese. Nel luglio 2010 era stato previsto un rischio elevato nella regione Tohoku, ma a gennaio il segnale è stato cancellato. Ecco come si lavora alla prevenzione

di ELENA DUSI

L'allarme è scattato 8 secondi prima "La sfida: più tempo per salvare vite" Un pescatore nel porto di Hachinohe

dopo il passaggio dello tsunami

ROMA - Pochi secondi di anticipo. Questa volta il terremoto ha bussato alla porta prima di arrivare, ma con un margine talmente breve da instillare dei dubbi sull'utilità del sistema di "early warning" per il quale il Giappone è all'avanguardia dal 2007. Grazie alla tecnologia di "allarme rapido" molti giapponesi hanno ricevuto sul cellulare un messaggio di allerta tra gli 8 e i 60 secondi prima della scossa. Tv e radio hanno interrotto i programmi per trasmettere l'allarme. I treni ad alta velocità, obbedienti agli ordini trasmessi per via informatica, hanno rallentato e si sono fermati per evitare il deragliamento. Eppure, incredibilmente, alla rete dell'"early warning" non erano collegate le centrali nucleari. Gli impianti sono considerati talmente importanti da meritare una rete speciale, che di fatto era ancora in fase di test quando il terremoto ha colpito venerdì.

Non molto più efficace è stato l'allarme tsunami. Sulle spiagge più vicine all'epicentro il segnale di pericolo è arrivato con 5-10 secondi di anticipo. Procedendo verso ovest e nord-ovest i margini sono leggermente migliorati: 25, 30, fino a 40 secondi prima dell'arrivo dell'onda devastante. Impossibile fare meglio, con un terremoto così violento (9 di magnitudo) e così vicino alla costa (130 chilometri, laddove gli tsunami raggiungono velocità di mille chilometri l'ora): la tecnologia paradossalmente ha funzionato a dovere e i suoi margini di miglioramento sono scarsi. Ma

è evidente che con un preavviso così insignificante le chance mettersi in salvo sono nulle.

Braccia allargate dunque per le previsioni a breve termine. Ma non è andata meglio in Giappone neanche per quelle a lungo termine,

Grazie alla tecnologia di allarme rapido, molti giapponesi hanno ricevuto sul cellulare un messaggio prima della scossa

o probabilistiche. Questi studi si basano sull'osservazione dettagliata dei movimenti delle faglie e sull'uso della statistica. Il "Gruppo di studio sulle probabilità di un terremoto in California" (Wgcep) che fa capo all'università della California del sud ha calcolato per esempio che la regione sarà colpita da un sisma di magnitudo 6,7 o superiore nei prossimi trent'anni con una probabilità del 99%. Ma questa informazione ha un'utilità relativa, nel momento in cui è impossibile determinare dove e quando il terremoto esattamente colpirà.

Questa volta però anche il calcolo probabilistico ha deluso i sismologi. Alla regione di Tohoku, quella colpita dal Big One dell'11 marzo, era stato applicato un algoritmo per la valutazione del rischio di terremoti con magnitudo superiore a otto. Si tratta di un'elaborazione fatta dal computer in base a dati geologici presi sul terreno, e nel luglio del 2010 aveva previsto un allarme elevato nella zona a nord-est dell'arcipelago. Ma pochi mesi dopo, uno dei parametri utilizzati era sceso di poco sotto la soglia. Risultato: l'allarme per la regione di Tohoku era stato cancellato a gennaio del 2011, esattamente due mesi prima del sisma.

Questi modelli informatici in Giappone (a differenza della California) sono usati ancora a livello sperimentale e la cancellazione dell'allarme non ha avuto alcun riflesso pratico sulla risposta all'emergenza. Ma fa capire quanto ancora siamo lontani dall'avere a disposizione sistemi di previsione efficaci per i terremoti. "Gli ultimi terremoti - conferma Alessandro Martelli, ingegnere sismico dell'università di Ferrara e direttore del centro Enea di Bologna - ci hanno dimostrato che le analisi probabilistiche sono ancora inadeguate. Hanno fallito in Nuova Zelanda e in Cina, solo per citare gli ultimi terremoti. Gli algoritmi che usiamo tendono a escludere gli eventi rari, eppure casi del genere prima o poi accadono. Dobbiamo migliorare i nostri metodi, e per questo ci serve tempo".

Ben pochi miglioramenti invece sono attesi per l'"early warning": il sistema ha funzionato come doveva e sarebbe difficile domandargli di più. "L'allarme sfrutta la differenza di velocità fra due tipi di onde sismiche" spiega Carlo Lai, responsabile della sezione di sismologia applicata all'Eucentre dell'università di Pavia. "Le onde P, o onde longitudinali, viaggiano nel terreno a una velocità elevatissima: 2,5-3 chilometri al secondo. Ma sono quelle meno dannose. Le onde S o trasversali sono invece quelle davvero distruttive, ma si propagano a una velocità circa 1,7 volte più bassa. Quando i nostri strumenti registrano le onde veloci, abbiamo dunque un piccolo margine di tempo prima che arrivino quelle lente e devastanti. In questi pochi secondi possiamo prendere alcune misure di emergenza molto rapide. Ma fare di più è impossibile. E in Giappone, in questi giorni, il sistema ha mostrato anche delle défaillances nel determinare con precisione l'epicentro di alcune delle scosse di assestamento". Eppure nessuno degli altri paesi che dispongono dell'"early warning (California, Messico, Taiwan) dispone di apparecchiature all'altezza di quelle di Tokyo.

(14 marzo 2011)

 

DOPO IL CATACLISMA

Il lavoro delle Ong italiane in Giappone

"Riportare i bambini dispersi con i genitori"

Sul terreno, nella prefettura di Miyagi, sono presenti Save The Children e il Vis (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) della Congregazione dei Salesiani. Nonostante l'efficienza dei soccorsi da parte del governo, c'è ancora bisogno di tutto. Si comunica solo via Internet. Il monitoraggio di AGIRE, il network di 12 Ong italiane

di CARLO CIAVONI

Il lavoro delle Ong italiane in Giappone "Riportare i bambini dispersi con i genitori"

SENDAI - Il mare, al momento, non sembra minacciare più il Giappone con altre onde devastanti. Ma gli effetti del loro passaggio sulla costa orientale del Paese sono ancora tutti lì, con le prime équipe delle agenzie umanitarie che cominciano ad organizzare i soccorsi, in aiuto alle autorità locali. Tutto, in luoghi dove c'è ancora bisogno di tutto, dall'acqua al sostegno psicologico, nonostante l'efficienza dei soccorsi messa in moto dal governo e dalla Croce Rossa Internazionale. Al momento, le uniche Ong con personale italiano presenti sul campo sono Save The Children 1 e Vis 2 (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) della Congregazione dei Salesiani.

Ricongiungimenti familiari. In particolare, Save The Children - presente in Giappone fin dall'85, con una piattaforma di Ong locali impegnate nella difesa dei diritti dei minori - ha aperto due "cantieri" principali, di primo intervento: quello dedicato al ricongiungimento familiare, a favore delle migliaia di bambini che a causa del cataclisma hanno perso i contatti con i loro genitori; e quello più specifico per il sostegno psicologico dei bambini rimasti soli, per i quali si stanno allestendo degli spazi commisurati alle loro esigenze.

Le testimonianze. Ian Woolverton e Eiichi Sadamatsu - australiano il primo, giapponese il

secondo - sono i portavoce di Save The Children nel Paese: Hanno dato una testimonianza diretta su quanto si sta facendo nella prefettura di Miyagi, di cui Sendai è la capitale. "Stiamo vivendo un'esperienza assai dura - hanno detto - che ci sta mettendo un po' tutti alla prova. Al momento è tutto fermo, non funziona nulla, non è possibile utilizzare ancora i telefoni, si comunica solo via internet, per fortuna, ma da domani cominceranno i black out programmati e questo complicherà un po' le cose ". L'équipe di STC sta, appunto, cercando di realizzare gli obiettivi di prima necessità, a sostegno prevalentemente dei bambini

Il network di 12 Ong italiane. Impegno analogo per l'équipe del Vis, che sta operando, assieme ad altre organizzazioni umanitarie locali, per assicurare i primi soccorsi alla popolazione colpite, sempre nell'area della prefettura di Miyagi. Al momento, a giudizio di AGIRE - il network di 12 Ong italiane che sviluppano progetti di emergenza in casi di calamità - la situazione non sembra richiedere l'attivazione del meccanismo di appello. L'unico Paese colpito gravemente dalla catastrofe resta infatti il Giappone dove, grazie a sistemi di protezione civile estremamente sviluppati, la risposta umanitaria può essere coordinata direttamente da attori locali, eventualmente supportati da team di esperti internazionali che Nazioni Unite, Unione Europea e singoli governi hanno già messo a disposizione.

Il monitoraggio di AGIRE. In ogni caso, dato il peculiare carattere degli Tsunami, che si caratterizzano per una evoluzione e delle conseguenze poco prevedibili, AGIRE continua a monitorare la situazione con attenzione. C'è inoltre una presenza operativa delle Ong di AGIRE in Indonesia, Filippine, Papua Nuova Guinea, Isole Salomone, Messico, Nicaragua, Guatemala, Colombia, Ecuador, Perù e Cile, tutte aree potenzialmente raggiungibili dall'onda distruttrice dello tsunami.

(13 marzo 2011)

 

 

2011-03-13

Diretta

Diecimila morti solo a Miyagi

Superati i limiti di radioattività

Diecimila morti solo a Miyagi Superati i limiti di radioattività

Si aggrava drammaticamente il bilancio delle vittime del terremoto e dello tsunami. E cresce il rischio di un'esplosione nel reattore di Fukushima 3. Il premier nipponico Naoto Kan ha chiesto al numero uno di Toshiba, il costruttore della centrale atomica Fukushima n.1, di prendere "azioni risolute" per evitare possibili fusioni nel sito. Mancano acqua, cibo e carburante. Un'altra notte al freddo per i sopravvissuti

(Aggiornato alle 17:18 del 13 marzo 2011)

17:18

Impianto di raffreddamento bloccato nella centrale di Tokai 69 –

L'impianto di raffreddamento della centrale nucleare di Tokai, nella prefettura di Ibaraki (a 120 chilometri da Tokyo), si è bloccato. Lo riferisce il comando dei vigili del fuoco, citati dall'agenzia Kyodo. L'impianto è lo stesso dove il 30 settembre 1999 si verificò il precedente incidente nucleare più grave con la morte di 3 dipendenti. La centrale è degli anni '70, contemporanea a quello di Fukusima Daichi ed e' dello stesso tipo ad acqua bollente (Bwr).

17:06

Anche due esperti in centrali nucleari in arrivo dagli Usa 68 –

Dagli Stati Uniti sono partiti per prestare assistenza in Giappone anche due esperti in centrali nucleari mandati dalla U.S. Nuclear Regulatory Commission. Si tratta di tecnici che conoscono nel dettaglio il funzionamento del tipo di reattori a rischio di fusione in queste ore nelle centrali in Giappone.

16:53

Agenzia meteo giapponese: "Probabili altre forti scosse" 67 –

La Japan Metereological Agency ritiene 'probabile', in base a dati storici, un nuovo sisma di magnitudo 7 nella regione situata tra Sendai e Tokyo, con inizio geografico a circa 100 km a nord di Tokyo. La probabilità, inoltre, arriva al 70% nei prossimi 3 giorni e a circa il 50% in quelli successivi. Sulla base delle statistiche, il rettangolo geografico teorico nel quale la Jma localizza come probabile un sisma di magnitudo 7 è in larghissima parte oceanico e include solo marginalmente Tokyo.

16:33

Rischio ipotermia anziani 66 –

Patrick Fuller, del Comitato Internazionale della Croce Rossa, ha detto alla Bbc che "c'è un vero pericolo", soprattutto tra i vecchi, di casi di ipotermia. "Sono stati travolti dallo tsunami, sono stati nell'acqua. Qui fa molto freddo di notte. Siamo molto preoccupati. Speriamo che la situazione si stabilizzi nei prossimi giorni, se torna l'energia elettrica e i rifornimenti di generi alimentari. ma la gente qui è in stato di profondo shock"

16:24

Giappone, i mercati riaprono lunedì, la Banca centrale è operativa 65 –

La Borsa giapponese riprenderà a funzionare regolarmente da domani. Lo dichiara il governo nipponico. Shozaburo Jimi, ministro delle Finanze, ha dichiarato in una nota che le autorità sorveglieranno sui listini per evitare speculazioni sulla scia del terremoto. Il Tokyo stock exchange e la borsa di Okinawa saranno operativi nei soliti orari, mentre la banca del Giappone ha dichiarato che i suoi sistemi di controllo e gestione funzionano regolarmente

16:08

Ritrovato uomo di 60 anni sul tetto della sua casa, trascinata via per 15 km 64 –

Risucchiato in mare dallo tsunami che ha travolto la sua casa, un uomo di 60 anni che si era arrampicato sul tetto della sua abitazione è stato salvato oggi dai soccorritori che lo hanno trovato a 15 chilometri di distanza dal punto in cui sorgeva la sua abitazione, nella prefettura di Fukushima, aggrappato a ciò che restava della sua casa. L'uomo - Hiromitsu Shinakawa - ha spiegato ai militari di essersi salvato arrampicandosi sul tetto e di essere sopravvissuto tutto questo tempo grazie alle condizioni climatiche clementi e al mare relativamente calmo. "Ma mia moglie - ha raccontato è stata travolta dallo tsunami"

15:58

Nuova scossa di 6 gradi Richter 63 –

Una scossa sismica di assestamento di magnitudo 6,0 gradi della scala Richter ha colpito oggi la costa nordorientale del Giappone.

15:56

Si teme la pioggia radioattiva per domani 62 –

Dopo gli incidenti nella centrale di Fukushima, in Giappone si teme che il materiale radioattivo, ora spinto verso Est sul Pacifico, possa ricadere a terra con la pioggia, attesa per domani sera. E' quanto sta ripetendo in queste ore la tv giapponese.

15:55

Onagawa: rischio di accumulo di idrogeno 61 –

Segnali di malfunzionamento al reattore della centrale di Onagawa erano iniziati in mattinata "con una controllata fuoriuscita di vapore" ha spiegato l'Aiea. Le autorità hanno inizialmente agito aumentando la pressione del sistema, poi cercando di raffreddare l'impianto e immettendo acqua marina nell'unità. Le autorità giapponesi hanno informato anche l'Aiea che "un accumulo di idrogeno è possibile".

15:23

Assicurazioni: il costo dei danni fino a 35 miliardi di dollari 60 –

Il terremoto in Giappone potrebbe costare fino a 35 miliardi di dollari alle assicurazioni. La stima è stata pubblicata da Air Worldwide, specialista delle valutazioni dei rischi.La società statunitense valuta i danni provocati alle proprietà private coperte dalle assicurazioni tra i 14,5 e i 34,6 miliardi di dollari. La stima non prende in considerazione i danni provocati dallo tsunami.

15:18

Sono 700 mila i giapponesi evacuati dalle loro abitazioni 59 –

Sono 700 mila i giapponesi che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni nelle zone colpite dal sisma e dallo tsunami.

15:15

Onagawa: radiazioni superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale 58 –

Secondo le autorità giapponesi, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito nucleare di Onagawa "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale". "Le autorità giapponesi stanno tentando di stabilire l'origine delle radiazioni".

15:14

L'isola di Honshu spostata di 2,4 metri 57 –

Il potente sisma che ha colpito il Giappone venerdì ha causato uno spostamento di 2,4 metri di Honshu, la principale isola dell'arcipelago giapponese. A spiegarlo alla Cnn è stato Kenneth Hudnut, geofisico della U.S. Geological Survey (USGS).

15:05

Gran Bretagna studiano crisi nucleare in Giappone 56 –

Le autorità britanniche responsabili per il settore nucleare stanno studiando da vicino la crisi in Giappone ''per imparare la lezione'' nelle centrali britanniche. Lo ha detto alla Bbc il ministro dell'energia del regno Unito Chris Huhne. La Gran Bretagna ha 19 reattori nucleari in nove siti.

15:03

Bank of Japan sosterrà i mercati 55 –

La Bank of Japan (BoJ) darà il suo sostegno nella difficile prova della riapertura dei mercati, dopo il devastante sisma. Lo afferma il governatore, Masaaki Shirakawa, aggiungendo che "la liquidità sarà assicurata".

15:00

Stato di emergenza centrale di Onagawa 54 –

Lo stato di emergenza è stato dichiarato anche in un'altra centrale giapponese, quella di Onagawa, dopo che sono stati registrati livelli di radiazioni eccessivi. Lo ha riferito l'Aiea informata dalle autorità giapponesi che stanno indagando sulle cause dello squilibrio.Secondo le autorità comunque i tre reattori della centrale ''sono sotto controllo''.

14:23

Fumo anche in altra centrale nucleare di Miyagi 53 –

L'uscita di fumo è stata anche segnalata da un'altra centrale nucleare della prefettura di Miyagi. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk

14:22

Arrivata missione soccorso Usa 52 –

La missione di soccorso americana della U.S. Agency for International Development è arrivata oggi nel Giappone settentrionale, da dove partirà l'attività di supporto per le aree colpite da sisma e tsunami nel nord-est.

14:20

Rischio elevato si replichi sisma magnitudo 7 51 –

L'agenzia meteorologica giapponese ha avvertito oggi che esiste un rischio elevato, circa il 70% nei prossimi tre giorni, che si produca una replica di magnitudo 7 o superiore del sisma.

14:18

Governo chiede 30 mile case provvisorie 50 –

Il ministero dei Trasporti e Infrastrutture nipponico ha chiesto la fornitura di 30.000 abitazioni provvisorie per le aree terremotate, una quantità paragonabile a quella utilizzata dopo il sisma di Kobe del 1995. Lo riferisce il quotidiano Asahi, secondo cui il governo si è rivolto all'Associazione nazionale per l'architettura prefabbricata, che riunisce i principali costruttori edili specializzati, richiedendo espressamente uno sforzo eccezionale per ottenere la consegna entro un periodo massimo di due mesi. L'assemblaggio delle abitazioni provvisorie in questione richiede circa due settimane. Dalla prefettura di Fukushima, tra le aree più colpite dalle devastazioni di scosse e tsunami, è già partita una richiesta per la fornitura di 1.560 case prefabbricate, scrive il quotidiano, da dividere tra le citta' di Soma (1.000 unità), Shinchi (440) e Iwaki (120)

14:17

Acqua di mare per raffreddare anche terzo reattore 49 –

Si utilizzerà acqua di mare per il raffreddamento di un terzo reattore di Fukushima 1. Lo ha riferito la Jiji press citando la Tepco

14:13

Yukio Edano: "Nessuna fusione a Fukushima" 48 –

Non vi è stata alcuna fusione nella centrale nucleare di Fukushima 1. A dichiararlo è stato il portavoce del governo, Yukio Edano, facendo marcia indietro rispetto a quanto da lui stesso già dichiarato: Edano aveva infatti detto precedentemente che non si poteva scartare che si fosse avviato un processo di fusione.

14:07

Tecnici tedeschi evacuati da centrale Fukushima 47 –

Alcuni tecnici tedeschi della società francese Areva che si trovavano alla centrale nucleare di Fukushima durante il violento terremoto dello scorso venerdì, sono stati immediatamente evacuati al momento del sisma e non hanno riportato ferite. Lo rende noto oggi la stessa società francese.

13:29

Giappone accetta aiuto della Russia 46 –

l Giappone ha accettato l'offerta russa d'inviare un team per aiutare nei soccorsi nelle aree nordorientali. L'ha riferito la portavoce del ministero delle Situazioni d'emergenza russo Irina Andrianova, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Interfax. "Un Ilyushin Il-76 del ministero, in partenza, porterà 50 uomini dei centri speciali di soccorso e il necessario equipaggiamento in Giappone", ha spiegato la portavoce ai giornalisti. Tra Mosca e Tokyo sono volate le scintille nei mesi scorsi a causa dell'annosa disputa sulla sovranità delle Isole Curili.

13:09

Energia razionata fino a fine aprile 45 –

Da domani alla fine di aprile l'energia sarà razionata con black-out programmati in vaste zone del Giappone, compresa la capitale Tokyo. La società elettrica giapponese Tokyo Electric Power Co. (Tepco) ha precisato che il razionamento riguarderà l'area che comprende, oltre alla capitale, le prefetture di Chiba, Gunma, Ibaraki, Kanagawa, Tochigi, Saitama, Yamanashi e Shizuoka. "Da domani le imprese e gli altri soggetti riprenderanno l'attività economica...e c'è una grossa possibilità che alcune aree servite dalla Tepco si trovino in una situazione nella quale ci sarà una forte scarsità di forniture", ha dichiarato il ministro dell' industria Barni Kaieda.

13:07

Premier giapponese: "Situazione Fukushima ancora grave" 44 –

La situazione nell'impianto di Fukushima 1 (la centrale di Fukushima Daiichi) èancora grave. Ad affermarlo è stato oggi il premier giapponese Naoto Kan.

12:59

Kan: "Più di 12 mila interventi salvataggio" 43 –

Sono stati 12mila i salvataggi effettuati finora nelle zone colpite dal devastante terremoto/tsunami di due giorni fa. L'ha detto il primo ministro del Giappone Naoto Kan in una conferenza stampa trasmessa dalla televisione pubblica Nhk. Kan ha inoltre rigraziato di cuore la cittadinanza per "la freddezza in queste circostanze molto difficili".

12:56

Ambasciata filippina invia personale per soccorsi a connazionali 42 –

Personale dell'ambasciata filippina si sta dirigendo verso la regione nord-est del Giappone per verificare le condizioni dei loro connazionali e di assisterli. ''Abbiamo inviato una squadra per aiutare i nostri cittadini e verificare se ci siano vittime tra i nostri connazionali'', ha sottolineato Manuel Lopez, ambasciatore filippino in Giappone.

12:50

Squadre soccorso Gb atterrate a Misawa 41 –

Militari delle forze armate britanniche sono atterrati nella base aerea americana di Misawa nel nord del Giappone. Lo riporta SkyNews. I soldati britannici assisteranno il Giappone nelle operazioni di soccorso.

12:42

Ambasciata francese invita cittadini a lasciare Tokyo 40 –

L'ambasciata di Francia a Tokyo invita i propri cittadini a lasciare Tokyo e la sua regione, per i rischi collegati al terremoto, incluso ''il rischio di contaminazione''.

12:36

Vulcano in eruzione sull'isola giapponese di Kyushu 39 –

Vulcano in eruzione sull'isola giapponese di Kyushu. Gas e ceneri stanno fuoriuscendo dal cratere dello Shinmoedake, alto 1.420 metri. Il vulcano si era svegliato a gennaio per la prima volta dopo 52 anni. Le autorità hanno ristretto l'accesso alla montagna, che appartiene alla catena kirishima, composta da una ventina di vulcani.

12:28

Valvola guasta a reattore Fukushima, situazione potrebbe peggiorare 38 –

La crisi nel reattore 3 della centrale di Fukushima Daichi potrebbe peggiorare. Lo ha detto il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano. Sono in corso tentativi per abbassare il livello della pressione, e c'è un guasto a una valvola. Si è cominciato a iniettare acqua di mare, è plausibile che il livello stia salendo, ma l'indicatore è guasto e dunque non è possibile verificarlo. Il rischio di un'esplosione è stato confermato.

12:24

Kan: "Non sarà un'altra Cernobyl" 37 –

Il premier giapponese Naoto Kan ha affermato oggi che ''non ci sara' un'altra Cernobyl'', in riferimento ai timori su un'emergenza nucleare come conseguenza dei danni causati dal terremoto.

12:23

Russia invia cisterna con gas liquido 36 –

Una nave cisterna russa con 19.500 metri cubi di gas liquido è salpata dall'isola russa del Pacifico Sakhalin per il Giappone. Lo riferisce l'agenzia russa Interfax. "Il Giappone ha già chiesto un aiuto nella distribuzione dell'energia ", ha spiegato il vice primo ministro russo Igor Sechin. Una seconda consegna di 100.000 metri cubi, è prevista per lunedi. La Russia ha inviato circa 200 soccorritori, tra loro anche medici e psicologi, oltre al corpo della Protezione Civile.

12:21

Roma Capitale lancia raccolta fondi 35 –

Roma Capitale lancia la campagna 'Coraggio Giappone!', un programma di raccolta di fondi per le popolazioni colpite dal terremoto che partirà domani. Lo rende noto il Comune con una nota. "I finanziamenti raccolti verranno destinati all'acquisto in loco di acqua, generi alimentari e medicinali per sostenere lo sforzo delle autorità giapponesi e delle organizzazioni internazionali impegnate nell'assistenza alle centinaia di migliaia di persone evacuate e ospitate in strutture di emergenza - si legge nel comunicato - Il numero di conto corrente a cui poter inviare i contributi verrà reso noto domani".

12:19

Premier Giappone: "Ci saranno black-out programmati" 34 –

Naoto Kan ha annunciato che saranno effettuati black-out programmati alla compagnia elettrica Tokyo Denryoku (Toden) e a quella del Tohoku per razionare energia.

12:13

Rappoto aveva previsto sisma entro 30 anni 33 –

Il quotidiano Daily Yomuri cita oggi un rapporto secondo il quale il terremoto era stato previsto. Gli esperti del Centro per la promozione della ricerca sui terremoti avevano affermato nel documento, diffuso in gennaio, che un terremoto sul fondale marino, come quello che ha provocato lo tsunami di venerdì, avrebbe potuto verificarsi entro 30 anni, con una probabilità del 99% al largo della prefettura di Miyagi, del 90% al largo di quella di Ibaraki e tra l' 80 e il 90% in quella di Ibaraki, tutte sulla costa orientale. Una bassa probabilità, solo del 7%, era attribuita alla prefettura di Fukushima, quella dove si trovano i reattori nucleari danneggiati, e quasi nulla quella meridionale di Sanriku

12:12

Attese nuove scosse e allarme tsunami 32 –

Il Giappone deve attendersi nei prossimi giorni forti scosse di assestamento e nuove allerte tsunami, secondo l' Agenzia meteorologica giapponese. Il portavoce Takashi Yokota ha affermato che sono possibili scosse fino al grado 7 della scala Richter e che sono possibili nuovi tsunami.

12:09

Papa prega per popolazione giapponese 31 –

Benedetto XVI, subito dopo l'Angelus, ha espresso oggi "forte impressione" per le notizie e le immagini sul "tragico terremoto" e il conseguente tsunami in Giappone. Ha anche pregato per le vittime e per i loro familiari, incoraggiando i soccorritori e rinnovando la sua "spirituale vicinanza" alla popolazioni del Paese "che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità"

12:02

Naoto Kan: "Situazione Fukushima è grave" 30 –

La situazione nella centrale nucleare di Fukushima resta grave. Lo ha detto il premier giapponese, Naoto Kan.

11:56

Premier giapponese: "Momento più difficile dal Dopoguerra" 29 –

''È il momento più difficile dalla fine della Seconda guerra mondiale: chiedo a tutti la massima unità''. È l'appello lanciato dal premier giapponese Naoto Kan, parlando alla Nazione. Il premier ha ricordato che dopo la guerra, i giapponesi hanno costruito una società ricca e pacifica. "Unendo le forze, aiutandosi a partire da parenti e amici, superiamo la crisi, ricostruiamo il Giappone. È questa la preghiera che faccio a tutti"

11:47

Legambiente: "A Fukushima terzo incidente più grave della storia" 28 –

''Quello di Fukushima è stato il terzo incidente più grave avvenuto in una centrale atomica nella storia. E non è finita. La situazione continua ad essere grave e l'allarme non accenna a scendere per i rischi di nuove esplosioni negli altri reattori e perche' ancora non si è in grado di capire se nel nocciolo dei due reattori più colpiti si sia avviata la pericolosissima fase di fusione''. È quanto si legge in una nota di Legambiente.

11:46

Banca centrale giapponese garantisce 550 mln di euro a istituti locali 27 –

La Banca centrale giapponese (BoJ) ha garantito da sabato una somma complessiva di 55 miliardi di yen (quasi 500 milioni di euro) a 13 istituti finanziari nelle aree colpite dal sisma, in modo da aiutare le banche a sostenere la richiesta di contante da parte della popolazione. La Banca Centrale ha inoltre fatto sapere che tutte le sue filiali saranno regolarmente operative domani. "La Banca del Giappone - ha spiegato l'istituto centrale in una nota - continuerà a fare il massimo per assicurare la stabilità del mercato finanziario e l'erogazione regolare dei fondi, mediante una serie di misure tra cui la fornitura di liquidità".

11:22

Presidente filippino preoccupato per minaccia radiazioni 26 –

Il presidente filippino Benigno Aquino III ha invitato il governo e le istituzioni alla massima attenzione per gli sviluppi in Giappone, dopo la minaccia di radiazioni che potrebbe venire dal danneggiamento dei reattori nucleari nelle zone terremotate. Il presidente ha chiesto al Consigliere della Sicurezza Nazionale Cesar Garcia, e al Nuclear Research Institute e il Philippine Atmospheric Geofisica e Astronomical Services Administration (Pagasa) di seguire da vicino e aggiornare regolarmente sugli sviluppi in Giappone.Le Filippine, infatti, sarebbero a rischio di essere colpite dalle radiazioni nucleari, data la vicinanza del paese a Fukushima in Giappone.

11:17

Ambasciata italiana in Giappone: "Contattato 24 connazionali su 30" 25 –

L'ambasciata italiana in Giappone è ormai riuscita a mettersi in contatto con 24 connazionali sui 30 residenti nelle prefetture colpite dal sisma di venerdì. Lo riferiscono fonti diplomatiche a Tokyo, precisando che "per quanto riguarda i non residenti, è stato stabilito un contatto con 11 di essi sui 12" di cui l'ambasciata ha avuto segnalazione. Confermata anche la notizia che "tutti e cinque gli italiani residenti nella prefettura di Fukushima (quella delle centrali nucleari a rischio) sono stati contattati e sono in buone condizioni di salute".

11:16

Danni a barre combustibile reattore 24 –

Le barre di combustibile al reattore n.3 di Fukushima hanno subito danni. I tentativi di evitarlo, ha riferito il ministro dell'Economia e dell'Industria nipponico, ''non hanno avuto effetti''.

10:55

Vicedirettore Centro allerta: "Allarme tempestivo, ma tsunami più veloce" 23 –

L'allarme è stato tempestivo ma ''purtroppo è servito a poco viste le dimensioni della catastrofe''. Lo dice in un'intervista al 'Messaggero Stewart Weinstein, vicedirettore del Centro di allerta del Pacifico. ''Quattro minuti per la lettura del fenomeno sismico - spiega - nove per il lancio dell'appello alle regioni interessate dallo tsunami. Abbiamo potuto contare su un sistema molto sofisticato di rilevamento come è quello giapponese e poi sull'esperienza internazionale che è maturata nel corso degli anni dopo la tragedia indonesiana''. Secondo Stewart, ''nessuno avrebbe potuto prevedere l'intensità del terremoto né la potenza dello tsunami che stava per verificarsi''.

10:54

Ente turismo mette in guardia su scosse assestamento 22 –

L'ente del turismo cinese (Nta) invita i turisti alla prudenza prima di mettersi in viaggio per il Giappone e ha avvertito coloro che stanno trascorrendo le vacenze nel Paese del Sol Levante a fare attenzione alle scosse di assestamento. La Nta ha suggerito ai turisti di evitare di visitare Fukushima e Sendai, dove i danni del terremoto sono più gravi. Tutti i 4.683 turisti cinesi attualmente in Giappone sono al sicuro e stanno bene.

10:50

Ambasciatore italiano: "Rintracciato quinto italiano in zona centrali" 21 –

Oggi l'ambasciata italiana è riuscita a mettersi in contatto anche con l'ultimo dei cinque italiani presenti nella zona delle centrali danneggiate e di cui non si avevano notizie. A spiegarlo è stato l'ambasciatore Vincenzo Petrone

10:35

Rimossa allerta tsunami 20 –

L'Agenzia meteorologica giapponese ha appena rimosso anche l'allerta tsunami. A due giorni, dal terremoto di magnitudo 9, le acque del Pacifico lungo la costa nordorientale del Giappone non fanno più paura. L'allerta equivale a onde non superiori al mezzo metro di altezza

10:24

Yukio Edano: "Rischio esplosione per altro reattore Fukushima 1" 19 –

C'è rischio che anche nell'edificio che ospita il reattore numero 3 della centrale nucleare Fukushima-1 si produca un'esplosione simile a quella che ha interessato ieri il reattore numero 1. L'ha affermato oggi il portavoce del governo giapponese Yukio Edano in un briefing d'aggiornamento sull'andamento dei soccorsi per le popolazioni del nordest del paese. "Non si può escludere che un'esplosione possa prodursi nel reattore 3 a causa d'un possibile accumulo d'idrogeno", ha spiegato Edano. In caso d'esplosione, secondo il portavoce, "non ci saranno problemi per il reattoe in sé" e "la situazione non avrà conseguenze per la popolazione".

10:23

'Naviga' su tetto di casa per due giorni, salvo 18 –

Ha del miracoloso il salvataggio di un 60enne giapponese, di nome Hiromitsu Shinkawa, che è stato recuperato oggi al largo di Fukushima mentre da due giorni, quando il nordest del Giappone è stato colpito da un devastante terremoto/tsunami, "navigava" sul tetto della sua casa. La storia è raccontata oggi dalla Asahi Television. Secondo quanto ha riferito il ministero della difesa, stamani alle 11.10 Locali (3.10 Del mattino in italia) la nave delle forze di autodifesa marine "choukai" ha avvistato un uomo aggrappato al tetto di una casa a circa 15 km dalla costa. L'uomo è stato recuperato e trasportato in un elicottero in un ospedale della prefettura di fukushima. Shinkawa, residente nella città di minami-soma, era perfettamente cosciente e ha raccontato di essere salito sul tetto quando è arrivato lo tsunami, ma la casa è stata trascinata via dalla violenza delle acque. A quel punto ha perso la moglie, che è dispersa.

10:20

Zubin Mehta dedica 'Tosca' a popolo giapponese 17 –

Dal Kanagawa Kemnin Hall di Yokohama, Zubin Mehta ha dedicato la sua 'Tosca' al popolo giapponese. Poche parole commosse, prima del concerto - in corso in queste ore - per manifestare la solidarietà dell'Orchestra e del Coro del Maggio Musicale Fiorentino che, nonostante il disastro naturale che si è abbattuto sul Giappone, sta proseguendo il suo tour nipponico nell'ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Domani la 'carovana' del Maggio Musicale si esibirà a Tokyo al Bunka Kaikan, con 'La Forza del destino'.

10:16

Governo teme grande black out per domani 16 –

Il governo giapponese teme che domani l'afflusso di energia elettrica a Tokyo e nel Tohoku possa essere insufficiente. L'ha comunicato oggi il ministro dell'economia giapponese e dell'industria Banri Kaieda. "Si prevede a Tokyo e nel Tohoku una grande carenza di energia", ha detto Kaieda, secondo quanto riporta il sito internet del quotidiano Asahi Shinbun. Dopo il fine settimana, per domani è prevista la ripresa delle attività produttive. Il ministro ha dato indicazioni per gestire la situazione.

10:09

Fini: "Su nucleare non si decida su onda emozione" 15 –

"Il mio auspicio è che non si decida solo sull'onda dell'emozione". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini, ospite de "L'Intervista" di Maria Latella, su Sky Tg24, parlando delle possibili conseguenze "emotive" del sisma in Giappone nei confronti del piano per il ritorno dell'energia nucleare in Italia.

10:07

Farnesina: "Mancano all'appello ancora 10 italiani" 14 –

Tra ieri ed oggi sono stati contatti altri 7 italiani dei quali si erano perse le tracce, portando a 10 il numero dei connazionali residenti in Giappone che mancano all'appello. Sono stati rintracciati e stanno bene - si è appreso inoltre alla Farnesina - i cinque italiani che si trovano nella prefettura di Fukushima dove ci sono gli impianti nucleari a rischio di esplosione. I dieci ancora da rintracciare sono residenti in Giappone - nelle prefetture di Iwate e Miyagi (Nord-est) - regolarmente iscritti all'anagrafe dei connazionali all'estero, l'Aire.

10:06

Sony dona 30 mila radio e 2,6 milioni di euro 13 –

Il colosso giapponese dell' elettronica Sony ha annunciato l'intenzione di fornire gratuitamente 30.000 radio alle popolazioni nelle aree colpite da sisma e tsunami, che si concentrano nel nord-est del Paese, dove le comunicazioni sono fuori uso in vaste aree. Secondo quanto riferisce il quotidiano Asahi nella sua edizione online, la multinazionale di Tokyo ha deciso di fare anche una donazione in denaro a supporto dei terremotati, del valore complessivo di 300 milioni di yen, pari a circa 2,6 milioni di euro.

09:38

Governo: "Impatto su economia sarà considerevole" 12 –

L'impatto del sisma sull'economia giapponese sarà "considerevole". Lo ha detto il portavoce del governo Yukio Edano.

09:35

Governo: "Rischio fusione in due reattori" 11 –

Il governo giapponese ha messo in guardia dai rischi di processo di fusione nei reattori 1 e 3 della centrale Fukushima 1

09:30

Premier Naoto Kan ordina raddoppio soldati per soccorsi 10 –

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha ordinato il raddoppio del numero di militari delle Forze d'autodifesa, le forze armate nipponiche, impegnati nelle operazioni di soccorso nel nordest del paese. Lo afferma la televisione pubblica nipponica Nhk. Il numero di militari, quindi, dovrebbe passare a 100mila. Già due giorni fa Kan aveva dato ordine di dislocare nelle operazioni di soccorso 50mila uomini. Il bilancio del terremoto sta assumendo contorni sempre più catastrofiche: al momento sono accertati un migliaio di morti, ma si prevede per la sola prefettura di Miyagi - la più colpita dallo tsunami, qualcosa come 10mila morti.

09:26

Aiea: "Un morto e 11 feriti in incidenti a centrale Fukushima" 9 –

Un tecnico è morto e altri undici persone sono rimaste ferite negli incidenti di ieri nelle due centrali nucleari di Fukushima. È il bilancio diffuso dall'Aiea, l'agenzia internazionale per il nucleare dell'Onu, che ha citato informazioni fornite dalle autorità nipponiche. In particolare, nell'impianto atomico Fukushima 2 un incidente a una gru ha causato la morte di un tecnico, lasciando ferite altre quattro persone. Nel sito gemello Fukushima 1, alle prese con gravi problemi di raffreddamento, l'esplosione di ieri pomeriggio ha invece causato il ferimento di sette tecnici. Secondo l'Aiea, inoltre, le autorità giapponesi hanno ordinato l'evacuazione di 140.000 residenti nell'area della centrale: di questi 30.000 abitavano nel raggio di 10 chilometri dal sito, e 110.000 nel raggio di 20 chilometri

09:24

Portaerei americana Ronald Reagan arrivata in Giappone 8 –

La portaerei americana Ronald Reagan è arrivata al largo delle acque nordorientali del Giappone, quale ultimo esempio di aiuti internazionali, con oltre 70 Paesi e organizzazioni straniere che hanno promesso iniziative di supporto per l'emergenza causata dal sisma di venerdì. Stamattina sono atterrate all'aeroporto di Narita squadre di soccorso con unità cinofile provenienti da Germania e Svizzera, insieme a un team di soccorso ungherese. Anche i cinesi sono attesi in giornata, per la prima missione del genere dislocata sul suolo giapponese: secondo l'agenzia Nuova Cina, il team di Pechino è composto da 15 membri, tra cui 7 persone specializzate nella ricerca di superstiti e un medico. Dagli Usa, invece, è attesa nelle prossime ore una missione di soccorso di 150 persone, appartenente alla U.S. Agency for International Development.

09:24

Rivista a 9 la magnitudo del sisma 7 –

La magnitudo del terremoto che ha colpito il Giappone è stata rivista a 9 contro la precedente stima di 8.8 (era di 8,9 secondo l'Usgs). Lo ha reso noto oggi l'Agenzia meteorologica giapponese (Jma), aggiungendo che si tratta di un sisma tra i più potenti mai registrati.

09:22

Contattati 18 italiani su 29 6 –

Sale a 18, su un totale di 29, il numero complessivo degli italiani residenti nelle prefetture più colpite venerdì da sisma e tsunami, contattati dall'ambasciata d'Italia a Tokyo, mentre sono 8 su 11 i connazionali non residenti la cui presenza è stata segnalata nell'area con cui è stato aperto un canale di comunicazione. Tra gli ulteriori sviluppi maturati nel corso della notte, inoltre, c'è anche la conferma che i 5 connazionali residenti nella prefettura di Fukushima sono stati contattati e sono in buone condizioni di salute.

09:20

Allerta per catena messaggi falsi su Internet 5 –

Nel Giappone devastato dal sisma sale l'allerta anche per le catene di messaggi Internet falsi su situazioni di emergenza, spesso senza alcun fondamento, che stanno circolando senza controllo su telefonini e caselle email, moltiplicati a dismisura dalle tecnologie di comunicazione in tempo reale. In particolare, ieri si è diffuso in poco tempo un insistente 'rumor' che metteva in guardia dalla possibilità di piogge tossiche, causate dall'incendio avvenuto in una grande raffineria a Chiba, periferia est di Tokyo, in seguito al sisma. Il gestore dell'impianto, Cosmo Oil, dal suo sito web ha smentito la veridicità delle informazioni riportate nel messaggio, sostenendo che le possibilità di conseguenze nocive sulle persone sono "estremamente basse".

09:13

Sendai: mancano cibo, acqua e carburante 4 –

Mancano cibo, acqua e carburante a Sendai, il capoluogo della prefettura più duramente colpita dallo tsunami nel nord-est del Giappone. Lo ha constatato l'inviata a Sendai della Bbc, che ne dà notizia nel suo sito internet. Lunghe code di persone si sono formate davanti ai pochi negozi aperti e file ancora più lunghe di veicoli bloccano le strade che portano alle stazioni di rifornimento di carburante. Migliaia di sfollati hanno trascorso un'altra notte al freddo, in rifugi di fortuna, sulla costa nord-orientale, sempre secondo la Bbc. Gli aiuti stanno arrivando solo ora in molte zone.

09:11

Fukushima 1, superato limite legale di radioattività 3 –

Il limite legale di radioattività è stato superato nel sito della centrale nucleare di Fukushima 1, sulla costa nord-est del Giappone, dove ieri si è verificata un'esplosione. Lo ha reso noto la Tepco (Tokyo Electric Power Company), l'operatore della centrale nucleare, citata dall'agenzia Kyodo. L'operatore Tepco ha aggiunto che non c'è una immediata minaccia per la salute umana. Precedentemente la Tepco ha detto di aver cominciato a rilasciare vapore dal reattore nucleare per far abbassare la pressione.

09:10

Allarme tsunami declassato ad allerta 2 –

L'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha declassato l'allarme tsunami su tutte le coste dell' arcipelago, che adesso sono soggette ad 'allerta' per onde non superiori al mezzo metro di altezza.

09:09

Oltre 10.000 morti a Miyagi 1 –

Oltre 10.000 persone potrebbero essere state uccise dal terremoto e dallo tsunami nella sola prefettura di Miyagi, la più vicina all'epicentro del sisma, ha annunciato oggi il capo della polizia locale, citato dalla tv pubblica Nhk. Secondo Naoto Takeuchi "non c'è alcun dubbio" che il numero dei morti supererà i 10.000. Ieri Nhk aveva riferito che 10.000 dei 17.000 abitanti della città portuale di Minamisanriku erano dati per dispersi nella prefettura di Miyagi.

(13 marzo 2011)

 

 

L'ANALISI

La terribile stagione

dei grandi rischi

di EUGENIO SCALFARI Il gigantesco cataclisma giapponese ci ricorda che siamo entrati da oltre vent'anni nell'epoca dei Grandi Rischi. Di ogni genere: climatici e geologici innanzitutto, l'epoca dello scioglimento dei ghiacciai, delle grandiose eruzioni vulcaniche, dei terremoti di altissima magnitudine e dei maremoti, delle onde anomale, degli "tsunami". Lo scontro tra le piattaforme continentali e le rovine che ne derivano, le vittime, centinaia di migliaia di senzatetto. Sembra che le forze profonde della terra si siano tutte insieme risvegliate e stiano mandando all'aria equilibri raggiunti da secoli e da millenni mettendo in pericolo la sopravvivenza di molte specie vegetali e animali. Sembra che gli dèi si siano ritirati al di là delle atmosfere che circondano il pianeta, in lontane galassie oltre lo spazio e oltre il tempo.

La nostra specie soffre di solitudine in un mondo sempre più affollato. Non è un paradosso: più il mondo delle nostre città è affollato e più siamo e ci sentiamo soli, anonimi, impauriti, litigiosi. Senza speranze nel futuro, senza memoria del passato, schiacciati su un presente sempre più precario.

Quest'epoca che vede oscillare tutte le realtà ha messo anche in moto energie positive: un'inventiva ed una creatività eccezionali, un accrescimento di ricchezza che non ha eguali, un desiderio di libertà e di diritti che la tutelino. La rivoluzione africana emersa d'improvviso due mesi fa ha coinvolto un territorio che va dalla sponda atlantica fino all'oceano

Indiano. Gli autori sono giovani, uomini e donne. Vogliono pane e libertà ma non sono plebi ignoranti, i loro punti di raccolta e di comunicazione sono i siti "web", gli strumenti di lotta sono le tecnologie più moderne e più diffuse.

L'ondata sollevata da queste energie positive la chiamiamo "tsunami" perché la sua forza sociale e politica ha un'intensità analoga al fenomeno geologico che sconvolge gli oceani. Pane e libertà è un'onda che travolge tirannie corrotte, tradizioni mummificate, reclama eguaglianza insieme alla libertà, esonda verso i territori di antica ricchezza.

La globalizzazione e la tecnologia hanno inserito nel sociale la legge fisica dei vasi comunicanti. L'immigrazione dalle terre povere alle terre ricche è lo "tsunami" sociale. Pensare di bloccarlo è pura illusione; bisogna governarlo commisurandolo al possibile, diluendolo nel tempo ma intanto preparandosi all'inevitabile. Nelle terre dei cataclismi ci si attrezza (o si dovrebbe) a costruire case ferrovie grattacieli antisismici; nel sociale ci si attrezza (o si dovrebbe) coltivando la politica dell'accoglienza, una diversa divisione del lavoro, una diversa concezione della cittadinanza. Chi crede che erigendo dighe di cartone cementate dall'intransigenza possa arginare quella marea, la renderà invece ancor più distruttiva.

Grandi rischi geologici e sociali ma anche economici. Sarà un caso ma induce a riflettere: una delle più grandi crisi che ha sconvolto l'economia mondiale partendo dai mutui immobiliari americani e propagandosi con incredibile velocità su tutto il pianeta, coincide con i grandi terremoti, con la crisi climatica, con le rivoluzioni africane. Gli effetti di queste ultime hanno scatenato il prezzo del petrolio, così come il sisma giapponese sta mettendo a rischio le centrali nucleari di quel paese nonostante la modernità tecnologica che avrebbe dovuto proteggerle da ogni incidente.

Le Borse di tutto il mondo sono in sofferenza ancora maggiore dopo questi eventi. Ecco perché occorre esser consapevoli, occorre predisporsi, bisogna selezionare gli obiettivi e la scala delle priorità. Una nuova scala di priorità, in mancanza della quale non saremo gli attori ma gli agiti di quest'epoca mobilissima, le vittime inermi e passive di eventi che ci sovrastano.

* * *

Per restare nel tema dei Grandi Rischi, sia pure a dimensione domestica, non si può non segnalare la riforma costituzionale della giustizia, approvata dall'ultimo Consiglio dei ministri e di imminente presentazione al Parlamento. Grande Rischio e spiegherò perché.

La riforma non riguarda i processi del presidente del Consiglio. Quindi possiamo discuterne "come se Berlusconi non esistesse". Non per questo i rischi sono minori, poiché la riforma non si limita a modificare l'ordinamento giudiziario ma stravolge l'ordinamento costituzionale.

I cardini della legge Alfano sono i seguenti:

- L'articolo 104 della Costituzione, nella versione attuale, stabilisce che "la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere". La legge di riforma abolisce questa disposizione con la conseguenza che i poteri costituzionali vengono ridotti dai tre attuali a due soltanto, il legislativo e l'esecutivo.

- L'articolo 104 bis contenuto nella legge di riforma divide in due il Consiglio superiore della magistratura, uno per i magistrati giudicanti, l'altro per i pubblici ministeri. I membri "togati" dei due Csm, attualmente pari a due terzi dei componenti, sono ridotti alla metà e i membri eletti dal Parlamento costituiscono l'altra metà. I togati sono sorteggiati e non più eletti. (Mi domando perché non siano sorteggiati anche i membri parlamentari. Se si vuole assicurare parità occorrerebbe applicare lo stesso metodo del sondaggio anche agli eletti dal Parlamento).

- Il Presidente della Repubblica resta alla guida di entrambi i Csm; i vicepresidenti sono eletti tra i membri di provenienza parlamentare. La conseguenza è che i membri laici dei due Csm sono la metà più uno. (Mi domando perché questi due collegi continuino a chiamarsi Consiglio superiore della magistratura, visto che in entrambi i magistrati saranno in minoranza).

- L'articolo 105 bis istituisce una Corte di disciplina togliendo questa mansione all'attuale Csm. Questa Corte è anch'essa composta per metà dai togati e per metà dagli eletti dal Parlamento. Il vicepresidente della Corte è eletto tra i membri del Parlamento. Quindi anche nella Corte di disciplina la maggioranza è fatta di parlamentari. I membri parlamentari d'altra parte sono eletti dal Parlamento a maggioranza semplice, quindi non c'è tra loro nessun rappresentante dell'opposizione.

- Articolo 109: "Il giudice e il pubblico ministero dispongono della polizia giudiziaria secondo le modalità stabilite dalla legge (ordinaria)".

- Articolo 111: "Le sentenze di proscioglimento in primo grado sono appellabili soltanto nei casi previsti dalla legge (ordinaria)".

- Articolo 112: "L'ufficio del Pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale secondo i criteri stabiliti dalla legge (ordinaria)".

- Articolo 113 bis: "I magistrati sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione di diritti al pari degli altri dipendenti dello Stato".

Questa legge di riforma costituzionale che affida a successive leggi ordinarie punti importantissimi che cambiano alla radice l'ordinamento giudiziario evadono in questo modo alla procedura prevista per le modifiche costituzionali. Si tratta di una furbizia che rimette alla maggioranza semplice questioni che dovrebbero essere viceversa affidate anch'esse alle maggioranze qualificate e al referendum confermativo. Ma qui non si tratta soltanto dell'ordinamento giudiziario. Le modifiche riguardano l'assetto intero della nostra Costituzione, i principi che la ispirano configurati nella prima parte della Carta, l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, l'equilibrio tra poteri indipendenti e lo Stato di diritto.

Viene abolito uno dei poteri fondamentali, viene cancellata la dipendenza della polizia giudiziaria dalla magistratura, viene abolita l'obbligatorietà dell'azione penale, presupposto fondamentale dell'indipendenza della magistratura. Vengono infine aboliti i poteri di autogoverno del Csm, trasformato in un organo la cui maggioranza è determinata dalla maggioranza parlamentare. Il tutto in presenza di una legge elettorale in base alla quale la maggioranza relativa emersa dalle elezioni ottiene il 55 per cento dei seggi.

Il complesso di queste norme trasforma la democrazia parlamentare in una democrazia (si fa per dire) dominata dal potere esecutivo, cioè nella dittatura della maggioranza. Alexis de Tocqueville così spesso citato da Berlusconi afferma che la dittatura della maggioranza è quanto di peggio possa accadere in un paese democratico.

Non esistono dunque le basi per discutere anche perché il Pdl e la Lega hanno già preannunciato che ascolteranno le opposizioni ma non accetteranno che i cardini di questa riforma siano modificati.

Non resta che votare contro e andare al referendum. Si vedrà allora se le opposizioni saranno unite o separate. Prima sarà, meglio sarà. Dico anch'io: se non ora, quando?

Post scriptum. Grandi Rischi era anche il titolo della trasmissione Annozero condotta giovedì scorso da Michele Santoro. L'ospite d'onore era il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti; gli interlocutori Fausto Bertinotti, Ferruccio De Bortoli ed io.

Il dibattito ha avuto il pregio di svolgersi senza le urla rissose che troppo spesso trasformano gli appuntamenti televisivi in arene di scomposte corride. Gli interlocutori hanno potuto argomentare le proprie posizioni e il confronto è avvenuto civilmente, non senza qualche asprezza che è servita a sottolineare le diversità dei pensieri, delle diagnosi e delle terapie proposte.

La posizione del ministro - come da tempo sappiamo - è allineata con l'obiettivo delle istituzioni europee che raccomandano ed anzi impongono rigore nei bilanci, diminuzione del deficit e riduzione del debito pubblico. Quelle stesse istituzioni però raccomandano anche di abbinare il rigore con la crescita, ma da questo orecchio il nostro ministro dell'Economia è piuttosto sordo. Si limita a proporre riforme senza spese.

Gli interlocutori hanno constatato che, nonostante il gran parlare che se ne fa, l'economia italiana continua a registrare da molti anni un encefalogramma piatto per quanto riguarda la crescita economica. Per di più siamo da poco entrati in una fase di accentuata inflazione-recessione: l'inflazione è ridiventata un pericolo attuale e rappresenta una vera e propria imposta regressiva che colpisce i redditi fissi e i ceti più deboli poiché erode il potere d'acquisto dei consumatori e scoraggia gli investimenti.

Per scongiurare l'inflazione la Banca centrale europea ha preannunciato per il prossimo aprile un aumento del tasso d'interesse che avrà ripercussioni sui tassi di tutto il sistema bancario europeo. Avremo dunque una nefasta combinazione tra inflazione e recessione, quanto di peggio possa accadere in un sistema economico già gravemente debilitato.

Personalmente credo che per abbinare il rigore con la crescita non vi sia altro modo che procurarsi nuove risorse chiamando a contribuire le fasce più opulente dei contribuenti e tassando le rendite finanziarie. Se ne ricaverebbero risorse sufficienti a rilanciare sia i consumi sia gli investimenti. Nel corso del dibattito Tremonti non ha avuto il tempo (o la voglia?) di rispondere a questa proposta. Sarei lieto che lo facesse.

(13 marzo 2011)

 

 

IL REPORTAGE

Tra i fantasmi di Sendai

il paese mangiato dall'onda

Nell'epicentro dello tsunamo si scava alla ricerca dei corpi. "Non torneremo presto ad essere quelli che siamo stati negli ultimi 40 anni". La baia di Matsushima è irriconoscibile: l'epicentro dello tsunami adesso è deserto, silenzioso e avvolto dal fumo

dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI

Tra i fantasmi di Sendai il paese mangiato dall'onda

SENDAI - Ora l'oceano è tornato al suo posto. Ma dopo che ieri si è spostato sulla terra, i sopravvissuti al miyagi oki, la grande scossa che ogni 40 anni spazza la prefettura, non riconoscono più la baia di Matsushima. Sulla spiaggia di Natori, il villaggio marinaro a valle di Sendai, i 273 corpi rigurgitati dalla sabbia durante la ritirata del mostro sono stati portati via alle prime luci dell'alba. Restano le impronte delle salme, impresse nel fango, come stampi di un gioco di bambini.

L'epicentro dello tsunami adesso è deserto, silenzioso e immobile, avvolto dal fumo di decine di barche alla deriva che ancora bruciano in mezzo al mare, simili a torce in un rito delle anime. Ma è tutto il Nordest del Giappone, trenta ore dopo il terremoto più violento del secolo, ad apparire alla gente come una terra nuova e sconosciuta. Centinaia di chilometri di costa, tra Tokyo e Kesennuma, hanno cambiato profilo. La spiaggia di Sendai, capoluogo della prefettura di Miyagi, era larga poco più di duecento metri. Si estende oggi all'interno per quasi tre chilometri, come un deserto nero ingombro di dune che sputano edifici, piloni e carcasse. I tetti rossi e verdi di poche case rimaste in piedi affiorano dalla melma che in pochi minuti ha cancellato i sogni e le opere di generazioni. Pochi uomini, gli spettri di Sendai, si muovono nel vuoto, incapaci di orientarsi nel luogo dove sono nati e cresciuti. Cercano la loro abitazione, i figli, paesi che da qualche parte dovrebbero incontrare, ma non riescono

a capire dove si trovino, né se stiano calpestando il terreno su cui si sono quotidianamente mossi prima che la grande onda lo risciacquasse come un abito finito, da buttare via. I villaggi affacciati fino a venerdì sulla baia, Natori, Tagajo, Shiogama e Ishinomaki, sono scomparsi. Ne mancano anche altri, più a sud, come Rikuzentakata, inghiottito dalla schiuma assieme a quattrocento abitanti. I tre principali porti pescherecci, Kesennuma, Ishinohaki e Shiogama, sono chiusi e azzerati. I bilanci ufficiali non ne parlano, ma gli abitanti della costa giapponese adesso sanno che la somma di vittime e dispersi si rivelerà alla fine assai più alta di quanto ci si spinga ad azzardare. Dello jishin, il grande terremoto, rimane una distesa perfettamente livellata e compressa, da cui svettano boschi radi di pini. Hanno resistito i più giovani, i più sottili ed è l'unico volume verticale lungo trecento chilometri di litorale. Sono la firma del tuono. Le fronde sono circoscritte alle cime. E' il livello fino a cui si è protesa la prima onda dello tsunami che ha unito il mare al cielo, alle 15.14 di venerdì, ventotto minuti dopo la scossa devastante al largo del Pacifico. Un militare sudcoreano misura 14 metri di altezza. Un fronte duro come il cemento e rapido come un treno, che spiega perché l'isola di Honshu non sarà più come prima. La terra trema ancora, sembra anzi non restare mai totalmente immobile.

Centoquaranta scosse in meno di un giorno, tra cui sedici oltre 6 gradi della scala Richter, non hanno convinto gli abitanti di Sendai ad abbandonare la loro città. La prima missione è stata di rendere invisibili i loro morti, per custodirne l'onore che suggerisce di nascondere anche il dolore, secondo l'uso dei samurai. Oltre quattrocento cadaveri sono stati recuperati e ricomposti, vestiti e truccati in un'aula dell'università, nella parte alta della città, prima che le squadre dei volontari si concedessero un istante di riposo, o un boccone di squalo. Ottantatrè defunti erano operai in un cantiere navale di Natori. Venerdì, preoccupati per i danni del terremoto delle 14.46, sono rimasti in fabbrica per mettere in sicurezza gli scafi. Non hanno creduto che l'onda potesse correre tanto sul mare. Sono spariti nei gorghi, per essere poi scagliati sulla loro spiaggia, un chilometro e mezzo più a nord. Una decina facevano invece i pescatori e sono corsi incontro all'acqua per sottrarle gli strumenti della loro vita, come in mezzo alla normalità di una tempesta. Gli altri, morti e dispersi, sono stati trascinati sulla riva dalle case e dagli orti della periferia est di Sendai, dove scorre il fiume Hirose-Gawa: quasi sei chilometri infilati nel fango che rientrava nell'Oceano, placato come un rio amazzonico.

Ora la risacca ha concluso la sua pulizia e la contea di Miyagi, la più sconvolta della nazione, si presenta come una sconfinata discarica. Nessuno è in grado di dire dov'era che cosa, prima di ieri. Aerei rovesciati, carcasse di automobili, piloni della luce, binari attorcigliati, alberi, interi tratti di asfalto, brandelli di edifici, vagoni di treno e barche si fondono in un inestricabile monumento funebre all'impotente modernità del Giappone. Manca l'elettricità, dai rubinetti non esce acqua, linee ferroviarie e strade non possono essere percorse a nord di Fukushima, interrotte le comunicazioni telefoniche. Colonne di persone, a piedi o in bicicletta, con un elmetto in testa e una coperta azzurra sulle spalle, sfilano senza una parola lungo il perimetro della distesa di fango. Sono oltre 70 mila e vorrebbero tornare a casa, cercare persone che non trovano e nessuno sa dire cosa realmente sia accaduto. Testimoniano solo la propria storia e ripetono che "stavolta non c'era nulla da fare", come un consolatorio inno alla fatalità.

"Abitavamo a quattro chilometri dalla costa - dice Aoki Sekimura, ottico di Sendai - protetti da un bosco e dalle risaie. Ci siamo sempre lamentati di non riuscire a vedere il mare. Dopo la scossa siamo usciti di casa e al posto del giardino c'era il Pacifico". Ad ogni sussulto risuona un boato lontano e la gente rimane ore seduta a guardare ciò che resta di quella che nella nazione era nota come "la città degli alberi". A migliaia hanno vegliato la notte fredda sulle alture, su qualche tetto, contando migliaia di edifici spariti. L'attrazione per l'orrore è dovuta alla sua anomalia. Il fango che ancora si ritira, come la melma immobile, non sono gonfi di cose distrutte. Galleggiano edifici interi, autobus intatti, un capannone perfettamente conservato, un chiosco per il pesce che sembrerebbe poter aprire. L'urto del mare non li ha disintegrati, ma strappati dal terreno, sollevati e trascinati via, come un bottino di guerra.

I sopravvissuti di Sendai dicono che per il terremoto erano pronti, ma contro lo tsunami no, e che la terra non può opporsi all'acqua. "Nemmeno se circondassimo il Paese con una muraglia in cemento alta venti metri - dice Nahoko Amaki, gloria locale del sumo - ci potremmo salvare dall'oceano. Per questo ora dovremo ridisegnare la nostra patria: nessuno deve vivere e lavorare oltre i dieci chilometri dal mare". Nahoko ha salvato 23 bambini nella scuola elementare di Ishinomaki. Non volevano interrompere la festa di compleanno di un compagno: pochi minuti prima che il fango seppellisse l'istituto, Nahoko ha creduto che l'impossibile sarebbe stato possibile e li ha guidati con la forza nel parco di Nishi-Koen, sotto il vulcano di Funagata. Qui c'erano due popolari "onsen". Le sorgenti di acqua bollente si sono misteriosamente chiuse e altre fonti calde sono apparse più a valle, in una roccia che s'è spaccata. Nessuno si lamenta, nessuno piange o invoca l'ingiustizia del destino, ma è chiaro che la popolazione si sente in trappola.

"Viviamo aggrappati ai vulcani - dice un'anziana di nome Eiko - e sospesi sull'oceano, nell'epicentro sismico del pianeta. Siamo stati decimati dalla bomba atomica. Eppure costruiamo sui crateri e sulla costa e abbiamo 55 centrali nucleari sull'incrocio di quattro placche tettoniche. E' chiaro che il Giappone deve ripensare se stesso, se vuole avere un futuro". Migliaia di persone trascorrono la seconda notte dopo la loro apocalisse nel luogo dove essa si è consumata. L'aeroporto Sendai Kuko, a Natori, ha una qualità: nulla può più crollare, il mare se ne è andato assieme al fiume e i primi soccorritori distribuiscono polpette di alghe e bottiglie d'acqua. Poche ore fa le immagini di questo luogo, con l'acqua che invadeva il primo piano, gli aerei lanciati come birilli sulla pista, la monorotaia rovesciata e l'asfalto che si dimenava come un serpente mutilato, hanno fatto il giro del mondo. Già nessuno più ci bada, lo scalo ha l'aspetto di un set abbandonato e gli sfollati si riuniscono nella sala partenze attorno ad una radio a batterie. Ascoltano in silenzio le notizie sulla fuga radioattiva dalla centrale di Fukushima, novanta chilometri più a sud e lo spettro di un altro male, ancora più spietato e incontrastabile, vola sui sopravvissuti che cercano invano una coperta. Terremoto, tsunami e "bomba" atomica. E' difficile resistere e chi è vivo lotta contro lo sconforto di assistere alla patria che affonda tra la forza della natura e la debolezza del proprio modello di sviluppo. "Pochi chilometri più verso terra - dice Takumi Morimoto - e Tokyo sarebbe stata inghiottita. Non torneremo presto ad essere quelli che siamo stati negli ultimi quarant'anni".

I giapponesi, nel Nordest dell'Honshu, non corrono più e colpisce l'immobilità con cui, per la prima volta, attendono si svegliarsi dall'inferno. In alcuni resiste l'orgoglio di esserci ancora, di aver sconfitto la terra che li voleva inghiottire: ma vorrebbero svegliarsi adesso, in una casa, in famiglia, come prima di venerdì. In Giappone non si chiede aiuto. I morti e le lacrime non vengono scambiati per un'esibizione. Però, sotto le stelle, qui ora resta solo questo e i fantasmi di Sendai sperano di non essere subito dimenticati.

(13 marzo 2011)

 

 

Terremoti, guasti, errori umani

impossibile la sicurezza

Da Cernobyl a oggi, la tecnologia migliora ma i rischi restano. Potenzialmente, ogni incidente nucleare è un disastro mondiale, che mette a repentaglio qualsiasi essere vivente di MAURIZO RICCI

Terremoti, guasti, errori umani impossibile la sicurezza

ROMA - Quanto sono sicuri gli impianti nucleari? Alla domanda si può rispondere in due modi: con una analisi tecnica o con un semplice test psicologico. Prendiamo il test. Vi dicono che una raffineria è esplosa a 40 chilometri da casa. Estendete un addolorato pensiero alle decine di vittime della palla di fuoco e tornate ad occuparvi dei vostri affari. Vi dicono, invece, che è esplosa una centrale nucleare dall'altra parte del mondo, in Giappone. Vi affrettate a chiudere le finestre e tagliate latte e verdura dalla spesa. Ci sono 400 centrali nucleari nel mondo e il numero di incidenti riportati è basso. Ma, per quanto improbabile, il rischio, come si è visto in Giappone, c'è. E, se l'improbabile incidente si verifica, le conseguenze sono enormi: potenzialmente, ogni incidente nucleare è un disastro mondiale, che mette a repentaglio qualsiasi essere vivente e i cui effetti si protraggono - come a Cernobyl - per decenni.

Più un reattore è nuovo e moderno, più è sicuro, assicurano i tecnici. In realtà, i progressi sul campo della sicurezza riguardano soprattutto l'introduzione di un interruttore automatico, che interrompe la fissione, quando si creano situazioni di pericolo. Neanche questo, peraltro, è acquisito: i lavori di costruzione delle centrali di Olkiluoto e Flamanville (dove funzioneranno reattori identici a quelli previsti per l'Italia) sono stati bloccati dalle autorità di vigilanza, proprio per dubbi sull'efficienza del software che costituisce

l'interruttore. In ogni caso, il problema giapponese, a Fukushima, non riguarda il reattore e il suo spegnimento. Non conta che si tratti di reattori ad acqua leggera, anziché pressurizzata (come quelli che importeremo dalla Francia) né che il reattore giapponese sia vecchio di 40 anni. Il reattore si è disciplinatamente fermato. Il problema è che, poi, però, bisogna subito raffreddarlo. Il dramma giapponese è qui. E' un problema di tubi, pompe, rubinetti. Vecchie tecnologie con una forte componente umana.

Nell'incidente di Fukushima, c'è un inquietante concatenarsi di casualità, banali e niente affatto remote. Il terremoto ha interrotto l'elettricità, bisogna pompare acqua per raffreddare le barre. Ma il motore diesel della pompa di emergenza si inceppa. Nel frattempo, le barre di uranio continuano a riscaldarsi, avvicinandosi pericolosamente al livello di oltre 500 gradi, quando rischiano di cominciare a fondersi e colare verso il basso. E la temperatura fa esplodere (probabilmente) uno dei tubi che portano l'acqua, facendo crollare il tetto dell'edificio. Che cosa è esploso, esattamente? "Se esplode il contenitore del reattore - spiega Paddy Regan, un fisico nucleare inglese - è fondamentalmente quello che è accaduto a Cernobyl e il rilascio di radioattività è enorme". Se invece il danno è limitato alla struttura esterna, "finché il contenitore interno d'acciaio rimane intatto - dice Robin Grimes, professore all'Imperial College di Londra - il grosso delle radiazioni verrà contenuto". Ma c'è una terza, angosciante, possibilità, finora mai avvenuta: che il terremoto o l'esplosione abbiano danneggiato il pavimento del contenitore del reattore e che il combustibile fuso si propaghi nel terreno, dove diventerebbe impossibile contenerlo e recuperarlo.

Più che Cernobyl, dunque, Fukushima ricorderebbe Three Mile Island (zero vittime). Ma l'incidente mette in luce quanto eventi esterni e incontrollabili possano risultare determinanti. In una visita alla centrale di Olkiluoto, in Finlandia, il direttore dei lavori, Martin Landtman, disse che il reattore sarà protetto da un doppio guscio di cemento (contro attacchi aerei tipo 11 settembre) e da una vasca d'acciaio per evitare che, in caso di fusione, il combustibile finisca nel terreno. "Naturalmente - aggiunse - ci prepariamo agli eventi che possiamo prevedere". Ma la natura offre spesso eventi imprevedibili. La vecchia centrale di Trino Vercellese, ad esempio, è sulla riva del Po, sette metri sopra il livello normale dell'acqua. Non c'è mai stata nel Po, una piena superiore a sette metri. Se, però, ce ne fosse una di otto metri, l'acqua potrebbe penetrare nella centrale e portare via con sé le scorie radioattive. L'altro esempio è offerto da Fukushima. Tutte le centrali vengono costruite per resistere ad un certo livello di scossa sismica. Fukushima è stata pensata per resistere a scosse di 6 gradi della scala Richter. Venerdì, ha subìto scosse mille volte più forti. Se le strutture principali hanno retto, significa che i criteri di costruzione possono consentire di superare eventi esterni, anche superiori al prevedibile. Ma non conseguenze. Se tutto va bene, c'è pur sempre da rassegnarsi, come gli abitanti di Fukushima, ad una dieta di iodio.

(13 marzo 2011)

 

 

 

 

 

 

 

 

2011-03-10

DECRETO RINNOVABILI

Solare, Berlusconi non cede

"Sì allo stop, ma faremo presto"

Imponente manifestazione dei lavoratori e delle imprese del settore a Roma contro il provvedimento che stravolge gli incentivi. Il premier però non cede: "Tagli necessari, subito le nuove regole" di VALERIO GUALERZI

Solare, Berlusconi non cede "Sì allo stop, ma faremo presto"

ROMA - Nessuna marcia indietro, ma l'impegno a fare presto riducendo al minimo le incertezze. Risponde così Silvio Berlusconi alla imponente manifestazione che ha concluso oggi al teatro Quirino di Roma una settimana di mobilitazione delle associazioni di categoria e delle organizzazioni ambientaliste contro il decreto approvato giovedì scorso da Palazzo Chigi.

"Gli incentivi alle energie rinnovabili devono adeguarsi all'andamento degli altri paesi europei- ha affermato il premier - Il 'boom' del settore fotovoltaico determina sulle bollette dei cittadini un aggravio che era necessario calmierare". "Chi lavora in questo settore", ha aggiunto il presidente del Consiglio, non deve "nutrire timori ingiustificati" perché "entro poche settimane il governo stabilirà il nuovo quadro di incentivi che consentirà alle aziende del settore la programmazione di investimenti per un mercato maturo di lungo periodo in vista degli obbiettivi europei per il 2020".

Parole che difficilmente saranno sufficienti a placare la disperazione, la rabbia e la delusione delle oltre duemila persone che di prima mattina hanno preso d'assalto lo storico teatro del centro storico della capitale. Un appuntamento che ha dato un volto, una voce e un corpo a una campagna virtuale senza precedenti convogliata dalle pagine web di Sosrinnovabili 1. Una campagna mirata a costringere il governo a rivedere il decreto che ad appena sei mesi dal

suo varo ha cancellato la riforma degli incentivi per il fotovoltaico valida sino al 2013 e ha tagliato retroattivamente quelli per l'eolico.

Al sito negli ultimi giorni sono arrivate ben 45 mila email. Paolo Della Negra della Solar Omega è lapidario: "Domani si chiude". Francesco Della Torre, della Cea Automazione, entra più nel dettaglio: "Se non viene dichiarato un incentivo certo non è possibile lavorare. Cosa diciamo ai clienti? Che non sappiamo quanto sarà l'incentivo? Chi inizierà una pratica senza sapere a cosa va incontro? E nel frattempo noi cosa facciamo fare agli operai?". Raffaele Frulio se la prende con l'opposizione: "Dov'è? Perché non coglie quest'occasione per fare il suo mestiere? Forse 120.000 famiglie non valgono molto?". Lorenzo Serafin recrimina: "Ho sempre votato Berlusca, ora mi si ritorce contro".

Stati d'animo raccontati questa mattina in prima persona da una lunga serie di interventi di piccoli industriali, giovani imprenditori e semplici operai o installatori di pannelli solari chiamati a raccolta da Aper, Enav, Gifi, Assosolare, Assoenergie Future e Ises. Uno spaccato esemplare della mitica "Italia che lavora", di un nuovo ceto produttivo creato quasi dal nulla dalle politiche a sostegno delle rinnovabili. Un settore che oggi, stando a diverse stime, dà occupazione a circa 150 mila persone e offre un posto di lavoro ogni nuovi tre che vengono creati nel Paese. Un "popolo" pragmatico poco disponibile ad ascoltare i politici, compresi quelli venuti al Quirino per dare la loro solidarietà come Pierluigi Bersani. "E' una vicenda drammatica - ha sottolineato il segretario del Pd - capisco l'esasperazione di aziende e lavoratori che si vedono improvvisamente messi davanti al vuoto". Il fatto è, ha aggiunto, che "abbiamo un governo che parla sempre di mercato ma che non sa come funziona, togliendo ogni certezza, ogni prospettiva stabile, a settori che stanno investendo, che hanno rapporti con banche, società di leasing".

La manifestazione di Roma non è stata però solo un lungo sfogo collettivo. Le associazioni di categoria hanno presentato infatti una loro proposta di revisione del decreto Romani articolata per principi generali. I tre punti essenziali sono "certezza e velocità dei processi di autorizzazione"; un quadro normativo che ragioni sul lungo termine, immaginando uno scenario da qui al 2020 in grado di migliorare la competitivtà del settore, azzerando infine gli incentivi; lo stimolo allo "sviluppo di un'industria nazionale tramite apposite misure di supporto".

(10 marzo 2011)

 

 

2011-03-06

RINNOVABILI

Incentivi, da giugno si cambia

via libera al decreto Romani

Il testo varato da Palazzo Chigi cancella il tetto degli 8 mila MW di fotovoltaico. Il conto energia andrà rivisto tra due mesi. L'opposizione insorge: "Con incertezza il settore rischia uno stop pesantissimo" di VALERIO GUALERZI

Incentivi, da giugno si cambia via libera al decreto Romani

ROMA - Gli incentivi per l'energia fotovoltaica previsti meno di un anno fa con il terzo conto energia varato dal governo saranno rivisti (al ribasso) dal prossimo giugno. E' questo il punto centrale del decreto sulle energie rinnovabili licenziato questa mattina da Palazzo Chigi. Un testo che eliminando l'introduzione di un tetto di 8 mila MW per l'incentivazione dell'energia del sole, il punto più contestato dalla vastissima mobiltazione di associazioni e categorie dei giorni scorsi, salva quindi le apparenze di un ripensamento da parte del ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, ma di fatto rappresenta una pesantissima minaccia al futuro delle rinnovabili.

Il provvedimento uscito oggi dal consiglio dei ministri, che in teoria dovrebbe indicare al Paese come perseguire l'obiettivo obbligatorio del 17% di energia prodotta da fonti verdi entro il 2020 fissato dall'Ue, prevede il varo a giugno di un nuovo decreto con l'adeguamento delle tariffe incentivanti da parte del ministero dello Sviluppo di concerto con quello dell'Ambiente, fissando (e questo è uno dei punti più critici) tetti annuali alla potenza incentivabile. Chi in queste ore si è battutto per un cambio di rotta è convinto tra l'altro che i rapporti di forza tra i due dicasteri continueranno ad essere squilibrati. "Di fatto se ne occuperà Romani - denuncia il senatore del Pd Francesco Ferrante - e delegare a lui la riforma del fotovoltaico è come affidare a Dracula la riforma dell'associazione donatori di sangue". Il giudizio

di Ferrante sul decreto odierno è pesantissima. "Dando per scontato che quella del tetto a 8 mila MW era una provocazione per alzare la posta, quella proposta paradossalmente era quasi meglio visto che a giugno saremo ancora lontani da quell'obiettivo e nel frattempo, non avendo certezze sul futuro, si fermeranno tutti gli investimenti". Una valutazione a caldo condivisa, qualche ora dopo, anche dal segretario Pierluigi Bersani. "La decisione del Cdm di questa mattina sulle rinnovabili, per chi conosce la materia, è un disastro".

Non a caso Francesca Marchini, di Assosolare, definisce il decreto "un risultato persino peggiore di quello ventilato negli ultimi giorni" e annuncia battaglia anche contro i possibili profili di incostituzionalità del provvedimento per eccesso di delega. Durissimo anche il parere di Legambiente. "La versione definitiva - dice Edoardo Zanchini - è praticamente il peggio possibile, tutta la mobilitazione e la trattativa di queste ore alla fine non ha portato a nulla. L'introduzione di tetti annuali alla potenza incentivabile rende il quadro per chi deve tirare fuori i soldi di massima incertezza, scoraggiando gli investimenti. Si rischia un gravissimo stop del settore già nel 2011, mentre gli aspetti positivi contenuti nel decreto non sono certo frutto dell'iniziativa del governo ma il semplice recepimento degli obblighi imposti da Bruxelles".

Un po' meno drastico il giudizio di Ermete Realacci. "La situazione non è ancora chiara, ma siamo di fronte ad un importante passo indietro rispetto al colpo mortale che il governo stava per sferrare alle fonti rinnovabili. Ora è prioritario dare subito regole certe per far proseguire positivamente l'Italia nelle rinnovabili, un settore strategico per il futuro del nostro paese e che va migliorato per essere più trasparente, eliminando abusi e sprechi, con procedure semplificate e con contributi decrescenti in modo da favorire le tecnologie più innovative e sostenere il pieno ingresso nel mercato. E per questo chiediamo che il governo venga a riferire al più presto in parlamento, perchè nei particolari si nasconde il diavolo". Valutazione non molto diversa quella del Verde Angelo Bonelli: "Sono provvedimenti che stanno creando una grande incertezza a un settore che ha prodotto in un solo anno 20mila posti di lavoro, il che è pari in termini occupazionali a quattro Mirafiori".

Oggi altre novità sono state introdotte anche per quanto riguarda la realizzazione di impianti su terreni agricoli. Sarà possibile infatti produrre al massimo 1 MW di energia fotovoltaica e utilizzare per gli impianti di produzione non più del 10% del terreno coltivabile. Una soluzione, quest'ultima, caldeggiata dal ministro delle politiche agricole, Giancarlo Galan, e accolta con soddisfazione dalla Confederazione italiana degli agricoltori. Norme nate per proteggere i campi dall'invasione di pannelli, ma che in questa formulazione secondo Ferrante rischia di provocare uno stop generalizzato dei grandi impianti.

Per quanto riguarda l'eolico, il taglio retroattivo degli incentivi (attraverso il meccanismo dei certificati verdi) viene fissato in un 22% anziché al 30% previsto nella versione originale.

Il decreto è poi condito con una serie di misure apparentemente a sostegno della diffusione delle rinnovabili, ma che visti i comportamenti tenuti sin qui dal governo appaiono decisamente velletari e "cosmetici". E' il caso dell'articolo in cui si stabilsce che "i progetti di edifici di nuova costruzione ed i progetti di ristrutturazioni rilevanti degli edifici esistenti prevedono l'utilizzo di fonti rinnovabili per la copertura dei consumi di calore, di elettricità e per il raffrescamento". In realtà Berlusconi e Tremonti bloccano e rinviano da tempo tanto l'entrata in vigore dei nuovi regolamenti edilizi quanto il varo della certificazione energetica degli edifici ai fini della compravendita.

"E' un decreto pessimo - conclude Ferranti - che disattende tutto il lavoro positivo fatto nei mesi scorsi nelle commissioni parlamentari ed è frutto del pressapochismo del ministro Romani, della sua avversità alle rinnovabili e dell'azione delle lobby come l'Enel che portano a casa una valanga di fondi per il rifacimento dei vecchi impianti idroelettrici".

(03 marzo 2011)

 

 

 

 

 

2011-03-01

DECRETO RINNOVABILI

Governo diviso, si tratta

il testo sarà modificato

Travolto dalla mobilitazione delle associazioni di categoria e incalzato dalla collega Prestigacomo, il ministro Romani pronto a rivedere le norme "ammazza-fotovoltaico". Via il limite degli 8 mila MW di VALERIO GUALERZI

Governo diviso, si tratta il testo sarà modificato Pannelli fotovoltaici in Vaticano

ROMA - Dietro l'apparente fermezza del governo nel portare avanti il decreto ammazza-rinnovabili si inizia in realtà a cogliere qualche segnale di ripensamento. Al pre-consiglio dei ministri svoltosi ieri sera il ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani ha presentato lo stesso identico testo 1 che ha scatenato preoccupazioni e proteste sia da parte delle associazioni ambientaliste che degli operatori di categoria. Una norma che come più volte denunciato nei giorni scorsi rischia di uccidere sul nascere il neonato e promettente comparto italiano della green economy, mettendo in pericolo decine di migliaia di posti di lavoro.

Malgrado questa presunta spavalderia, diversi osservatori colgono però avvisaglie di cedimento e indiscrezioni danno il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il mediatore di mille contenziosi, già al lavoro dietro le quinte per raggiungere un'intesa di compromesso in vista del Consiglio dei ministri di giovedì o venerdì prossimi, in caso di un possibile slittamento. A sorprendere Romani, facendone vacillare le certezze, sarebbe stata innannzitutto l'ampiezza del fronte sceso in campo per difendere la politica di incentivi alle rinnovabili. Pur auspicando ritocchi e ripensamenti, a mobilitarsi contro l'insensato brusco stop alle norme che favoriscono lo sviluppo di eolico e fotovoltaico sono stati non solo i soliti ecologisti, ma sindacati, confederazione dell'artigianato,

associazioni di piccole e medie imprese e un vasto tessuto produttivo la cui esistenza era stata ignorata o sottovalutata. Un tam tam di petizioni, appelli e lettere aperte che nelle ultime ore si è riversata su internet, finendo per intasare anche le caselle di posta elettronica del ministero. Dimostrando, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che ormai si tratta di una vicenda prevalentemente economica. "Sono ancora in corso riunioni tra il ministero dell'Ambiente ed il ministero dello Sviluppo economico per mettere appunto un testo condiviso", ha ammesso oggi il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo.

A fare da sponda a questo movimento di pressione è stato poi finalmente proprio il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, ieri ricordando a Romani che "la bolletta energetica degli italiani non è più elevata che altrove per gli incentivi alle rinnovabili". "Gli incentivi per il solare - ha sottolineato - pesano sulla bolletta meno che il Cip 6 ed il decomissioning nucleare. In Germania gli incentivi per le rinnovabili arrivano ad incidere sulla bolletta fino al 10% da noi fra il 3 e il 5%". Ma quello della Prestigiacomo pare non sia l'unico malumore presente nella maggioranza. A dire la sua sarebbe stato anche il ministro dell'Agricoltura Giancarlo Galan, preoccupato sì di tutelare le campagne da una possibile invasione di pannelli solari, ma anche di evitare la prematura morte del promettente settore delle agro-energie legato alle biomasse. Inoltre diversi parlamentari, anche del Pdl, non avrebbero preso bene la scelta di Romani di buttare via tutto il lavoro fatto sino ad oggi nelle commissioni con audizioni e stesure di varie proposte, procedendo d'autorità in maniera unilaterale.

Alla fine, stando alle indiscrezioni, nei tavoli tecnici avviati in queste ore sarebbe stata raggiunta una prima ipotesi di intesa. Gli incentivi del terzo conto energia non cesserebbero automaticamente al raggiungimento dell'obiettivo degli 8 mila MW installati, fissato in un primo momento per il 2020, ma già a un passo dal raggiungimento. Una volta ottenuto quel risultato si tratterebbe piuttosto di ridiscutere come ridurre ulteriormente, ma gradualmente, gli incentivi. A tutela dell'agricoltura verrebbe invece inserita una norma che fissa distanze minime tra diversi impianti a terra e un limite del 10% della superficie utilizzabile all'interno di una tenuta per lo sfruttamento dell'energia solare.

A rendere più difficile la posizione di Romani anche l'uso disinvolto fatto ieri dal responsabile dello Sviluppo Economico sui numeri dei costi delle rinnovabili. "Romani mente sapendo di mentire - denuncia il deputato del Pd Ermete Realacci - se afferma che gli incentivi alle rinnovabili sono costati agli italiani 20 miliardi di euro tra il 2009 e il 2010. La grandissima parte di queste risorse non ha nulla a che vedere con le fonti rinnovabili: negli anni passati abbiamo speso tra i 40 e i 50 miliardi di euro per finanziare i combustibili fossili e la chiusura del vecchio nucleare". E a fare le pulci alle affermazioni di Romani è oggi anche Massimo Sapienza presidente di Asso Energie Future. "Sul prezzo dell'elettricità casalinga - osserva - gravano costi poco noti che potrebbero essere tagliati. Tra gli altri, quelli del servizio di interrompibilità: è uno sconto concesso a 120 grandi utenti, quasi tutti acciaierie, per la disponibilità a interrompere il loro carico di energia con un preavviso breve in caso di picco. In cambio di questa disponibilità, quasi sempre teorica, gli industriali dell'acciaio incassano 120 milioni di euro l'anno: un regalo da un milione di euro a industria. Perché sacrificare le famiglie e girare i finanziamenti a 120 industrie?". (01 marzo 2011)

 

 

2011-02-26

ENERGIE RINNOVABILI

Decreto sul fotovoltaico

"È fallimento programmato"

Il dl martedì a Palazzo Chigi e votato con ogni probabilità giovedì prossimo. Stabilirebbe un tetto per il 2020 uguale al livello che si raggiungerà entro un anno. Rischiano il posto 120mila addetti al settore. La protesta degli operatori di ANTONIO CIANCIULLO

Decreto sul fotovoltaico "È fallimento programmato"

DOPO l'eolico, il fotovoltaico. Il nome della seconda vittima della guerra alle rinnovabili è nel decreto che il governo si preparerebbe ad approvare all'inizio della prossima settimana. "Con un tetto di impianti incentivabili fino al 2020 vicino alla soglia che si raggiungerà nell'arco di un anno, il fotovoltaico è destinato a chiudere i battenti", accusa Massimo Sapienza, presidente di Asso Energie Future. "Sarebbe il secondo fallimento programmato dopo quello che ha messo in ginocchio l'industria e la ricerca italiane negli anni Ottanta. Dovremmo mandare a spasso 120 mila persone che lavorano, direttamente o indirettamente nel settore".

Il decreto legislativo in questione sarà discusso martedì dal pre Consiglio dei ministri e votato con ogni probabilità giovedì prossimo. Secondo le bozze in circolazione, prevederebbe un taglio del 30 per cento degli incentivi, le aste al ribasso per gli impianti oltre i 5 megawatt (un meccanismo considerato discutibile perché diminuisce le garanzie contro le infiltrazioni del malaffare), il divieto di fotovoltaico a terra per impianti superiori a 1 megawatt.

L'allarme è condiviso da tutte le associazioni delle rinnovabili da Aper a Assosolare. "Nel 2010 in Europa il fotovoltaico ha avuto la crescita più alta tra le fonti rinnovabili", ricorda Giuseppe Moro, del direttivo di Assosolare. "Tagliare le gambe all'industria del sole e a quella del vento vuol dire bloccare la crescita tecnologica del paese in un settore

strategico". Il governo sembra intenzionato ad andare avanti per ragioni di cassa, come ha precisato Paolo Romani, il ministro dello Sviluppo economico, dichiarando: "Dal 2000 al 2010 i cittadini hanno pagato in bolletta 20 miliardi per aggiungere un 4 per cento di energia rinnovabile".

"Numeri che portano fuori strada", obietta il senatore Pd Francesco Ferrante. "Negli ultimi 20 anni più di 40 miliardi di euro sono stati drenati dalle bollette e consegnati ai petrolieri per favorire le cosiddette assimilabili, una categoria di false rinnovabili fatte con gli scarti di raffinazione del petrolio. Mentre si vuole chiudere l'industria del sole e del vento - mandando a casa un numero di lavoratori più di 20 volte superiore ai dipendenti Fiat di Mirafiori - si versa un miliardo di euro per rifinanziare impianti già incentivati e oggetto di un semplice lifting funzionale".

Non è detto comunque che il testo non subisca qualche correttivo nelle prossime ore. In questa direzione vanno gli sforzi del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che sta mettendo il suo peso nel braccio di ferro che ha per posta il futuro delle rinnovabili. Il ragionamento che fanno al ministero di via Cristoforo Colombo è semplice. Il tetto degli 8 mila megawatt come limite degli incentivi per il fotovoltaico era stato fissato in un periodo in cui sembrava lontanissimo.

Ma il settore ha galoppato così veloce in tutto il mondo da aver bruciato le tappe. Restare bloccati fino al 2020 a quota 8 mila megawatt, la metà del fotovoltaico già installato in Germania, significherebbe rendere molto difficile, se non impossibile, il rispetto degli impegni assunti dal governo in sede comunitaria per arrivare al 17 per cento di energia rinnovabili al 2020.

La proposta che il ministero dell'Ambiente porterà al Consiglio dei ministri è: abbassare gli incentivi con gradualità (anche perché i costi di produzione diminuiscono per l'aumento di efficienza e dei volumi di produzione) e alzare il tetto di impianti incentivabili per dare spazio di crescita alle rinnovabili.

(25 febbraio 2011)

 

 

Ecoauto

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"Le elettriche inquinano

come le altre auto"

La denuncia di uno studio inglese: la differenza principale tra i due sistemi a motore starebbe, secondo gli esperti della Which?, più nell'apparenza che nella sostanza: nell'auto a benzina le emissioni nocive fuoriescono dal tubo di scappamento, in quella elettrica vengono emesse direttamente dalla centrale che produce elettricitàdi SARA FICOCELLI

"Le elettriche inquinano come le altre auto"

Costa molto di più ma chi la compra si consola pensando che non dovrà più fare il pieno in vita sua. L'auto elettrica esiste da più di un secolo ma non è mai riuscita a scalzare la cugina a combustione interna. A mettere in ginocchio le sue speranze di rivincita ci si mette ora anche uno studio della Which?, agenzia al servizio del consumatori, secondo il quale l'automobile a motore elettrico inquinerebbe quasi quanto quella a benzina.

Se infatti è vero che queste macchine non emettono CO2 durante l'utilizzo, è anche vero che l'elettricità necessaria per ricaricarne le batterie deve essere prodotta da centrali elettriche. E il biossido di carbonio (il cosiddetto "gas verde", secondo gli scienziati colpevole del surriscaldamento globale) prodotto da questi stabilimenti sarebbe pari a quello creato dalla combustione interna. Mettendo a confronto auto elettriche e "normali" dello stesso segmento di mercato, l'agenzia ha notato che, a fronte di un costo decisivamente più alto (10mila euro in media) le prime non garantiscono una emissione di CO2 di troppo inferiore rispetto alle seconde. La differenza principale tra i due sistemi a motore starebbe, secondo gli esperti della Which?, più nell'apparenza che nella sostanza: nell'auto elettrica le emissioni nocive provengono direttamente dalla centrale che produce elettricità, in quella a benzina dal tubo di scappamento. In Paesi come l'Italia si stima, ad esempio, che per ogni kWh di energia prodotta si provochi una emissione

di circa 500-600 grammi di CO2.

Non è la prima volta che un'organizzazione punta il dito contro il mercato delle auto elettriche. Due anni fa uno studio condotto in Germania dal WWF insieme all'Izes, istituto tedesco che si occupa di ricerche sui sistemi energetici, mise un freno alla decisione del governo Merkel di mettere in strada un milione di veicoli elettrici o ibridi entro il 2020, spiegando che il progetto avrebbe ridotto solo marginalmente le emissioni di biossido di carbonio nell'ambiente. Sulla stessa linea gli appelli lanciati di recente da Greenpeace, Friends of the Earth Europe e Transport & Environment, che hanno chiesto ai Paesi europei l'adozione di obiettivi nazionali per le energie rinnovabili, in modo da assicurare che i veicoli elettrici siano realmente a "zero emissioni".

Va detto che le auto elettriche, non emettendo gas di scarico, sono particolarmente adatte alla mobilità urbana. Lo smog rilasciato nell'aria dai residui della combustione è infatti tra i primi responsabili di malattie respiratorie e tumori alla pelle, senza contare i danni che provoca ai monumenti dei centri storici italiani. Da questo punto di vista l'auto elettrica, comunque si produca l'energia, rappresenta un vantaggio. Non sarà quello che tutti si aspettavano da quel prototipo che, nel 1899, superò i 100 km/h con la sola forza dell'elettricità, ma è sempre un dato su cui riflettere.

© Riproduzione riservata (25 febbraio 2011) Tutti gli articoli di Ecoauto

 

2011-02-17

METEO

Risolto il rebus: piove di più

le alluvioni colpa dell'uomo

Lo studio su Nature: fenomeni legati all'effetto serra, in 50 anni su due terzi dell'emisfero Nord le precipitazioni sono cresciute. I ricercatori: "Stime per difetto, in futuro ci aspettano nubifragi ancora più violenti" di ELENA DUSI

Risolto il rebus: piove di più le alluvioni colpa dell'uomo

DOVE le danze della pioggia hanno fallito, il riscaldamento climatico si sta rivelando fin troppo efficace. Dal calore in eccesso accumulato nell'atmosfera nascono infatti le nuvole nere che hanno inondato l'Australia a gennaio, trasformato il Pakistan in un'unica pozza l'estate scorsa, fatto esondare il Danubio nel 2010, ucciso tre persone a Massa nel novembre scorso.

Che i fenomeni meteorologici estremi siano in aumento era noto. Oggi la copertina di Nature (intitolata proprio "Il fattore umano") conferma che il riscaldamento climatico è il padre dei grandi diluvi, aumentati di 3,5 volte dal 1990 a oggi. E se un grado in più nella temperatura media di un anno o pochi centimetri di crescita dei mari possono lasciarci indifferenti, la violenza delle precipitazioni porta i danni del clima molto più vicino a noi. La Munich Re ha calcolato che i beni assicurati distrutti dal maltempo dal 1980 a oggi equivalgono a 1.600 miliardi di dollari: più 11% ogni anno.

"Possiamo dire con relativa certezza che la maggiore intensità delle precipitazioni dell'ultimo mezzo secolo non è frutto del caso" afferma Gabriele Hegerl, la climatologa dell'università di Edimburgo che ha condotto la ricerca. Con i colleghi, ha messo a confronto la mappa delle precipitazioni degli ultimi 50 anni con quella delle piogge che teoricamente sarebbero avvenute se l'atmosfera non fosse stata impregnata dei gas serra prodotti dall'uomo. I dati per un periodo così lungo sono risultati disponibili solo per l'emisfero

nord mentre la seconda mappa, quella teorica, è stata elaborata grazie a statistiche e modelli climatici. Seimila stazioni meteo hanno registrato tra il 1951 e il 2001 le piogge più violente di ogni anno: hanno cioè calcolato i valori massimi delle precipitazioni cadute sia in un arco di tempo di 24 ore che in uno di 5 giorni. Mettendo insieme i dati storici, si è visto che nel 65% dei punti osservati, cioè in quasi due terzi dell'emisfero nord, i valori massimi delle precipitazioni giornaliere sono andati crescendo a partire dal 1951. Le grandi ondate di maltempo monitorate nell'arco di 5 giorni sono invece aumentate del 61 per cento. "Il nostro studio è la prima conferma che l'aumento dell'intensità delle precipitazioni è legato al riscaldamento dell'atmosfera. Anzi, può darsi che abbiamo sottostimato l'andamento, e che in futuro dovremmo aspettarci eventi ancora più violenti" scrivono i ricercatori.

Dal generale al particolare, Nature pubblica anche uno studio sulle devastanti inondazioni di Inghilterra e Galles nel 2000. Nel più zuppo fra gli autunni di Oltremanica dal 1766 (anno in cui le precipitazioni iniziarono a essere misurate), le compagnie assicuratrici hanno dovuto rimborsare 1,5 miliardi di euro di danni. Ancora una volta i ricercatori hanno confrontato i dati reali con quelli ottenuti da calcoli che cancellano l'effetto dei gas serra. "Le inondazioni del 2000 - scrivono - avrebbero avuto una probabilità di avvenire più bassa di almeno il 20% senza riscaldamento climatico". Non a caso, stagioni altrettanto piovose si sono susseguite in Gran Bretagna anche nel 1998, 2003 e 2007.

In Italia il monitoraggio degli eventi meteo estremi è affidato all'Ibimet (Istituto di biometeorologia) del Cnr. Il direttore Giampiero Maracchi conferma: "Vediamo fenomeni molto intensi dall'inizio degli anni '90. Prima di allora, consideravamo pesante una pioggia da 40-60 millimetri al giorno. Oggi arriviamo anche a 250, come è avvenuto recentemente in Umbria. A Massa sono piovuti 230 millimetri in una mattinata e l'esondazione del Bacchiglione a novembre è stata causata da un regime di 200 millimetri che si è protratto per molti giorni".

(17 febbraio 2011)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2011-02-15

IL CASO

"Costi limitati e convenienti

basta bugie sul fotovoltaico"

Dopo gli attacchi agli incentivi troppo ricchi e ai danni per l'agricoltura, associazioni e Pd scendono in campo per difendere le rinnovabili. "Il caro bollette non è colpa delle energie verdi ma degli abusi del governo" di VALERIO GUALERZI

"Costi limitati e convenienti basta bugie sul fotovoltaico"

ROMA - La macchine spargifango non sono al lavoro solo nella lotta politica fatta a colpi di campagne giornalistiche e documenti su compravendite immobiliari. Un'operazione simile sta avvenendo anche per screditare e mettere in cattiva luce le energie rinnovabili. Ne è convinta Legambiente, scesa in campo oggi a fianco del senatore del Pd Francesco Ferrante e dell'Asso Energie Future nell'ambito del Grid Parity Project per ribattere punto su punto alla valanga di accuse piovute addosso nelle ultime settimane in particolare al fotovoltaico: nemico dell'agricoltura e del paesaggio, preda degli speculatori, troppo costoso con ricadute drammatiche in bolletta.

Il punto che ai paladini dell'elettricità prodotta dal sole preme più di tutti smentire è proprio quest'ultimo. Prima il Gestore dei servizi energetici e poi il presidente dell'Authority Alessandro Ortis 1hanno denunciato la crescita a dismisura degli impianti fotovoltaici e la presunta insostenibilità per la collettività dei costi legati alla loro incentivazione. La realtà illustrata in una conferenza stampa al Senato è molto diversa. "Il prezzo scarso di un solo caffè con cornetto, ogni mese: 1 euro e 70 centesimi, a partire dal 2011. È quanto costerà in bolletta, a ogni famiglia italiana, lo sviluppo dell'energia solare nel nostro paese. A fronte di questa spesa, c'è un nutrito pacchetto di vantaggi", ha spiegato

il presidente di Asso Energie Future Massimo Sapienza.

"Raggiungendo l'obiettivo fissato per lo sviluppo del fotovoltaico in Italia - ha precisato ancora Sapienza - si taglieranno le emissioni nazionali di gas serra del 5 per cento entro il 2020 portando l'Italia verso l'obiettivo fissato dal protocollo di Kyoto. I posti di lavoro creati dal fotovoltaico, che sono già oggi 15 mila (lo stesso numero di addetti di una grande industria nazionale, come ad esempio la Barilla), saliranno a un totale valutato tra 210 mila e 225 mila nei prossimi 9 anni. E infine, entro il 2020 l'energia dal sole produrrà 110 miliardi di euro in termini di ricchezza generale, portando alle casse dell'erario circa 50 miliardi di euro nei prossimi 30 anni".

A fronte di questi vantaggi, ha ricordato il senatore democratico Francesco Ferrante, le rinnovabili sono comunque bersaglio di attacchi strumentali resi possibili dal fatto che le bollette italiane sono le più care d'Europa. "La macchina del fango non è in azione solo per le vicende che ben conosciamo, anche le energie pulite vanno difese da attacchi strumentali e speculativi", ha sottolineato il direttore di Legambiente Rosella Muroni. "Il vero problema - si è chiesto quindi Ferrante - è capire come si forma il costo in bolletta". Sulla cifra impressa sul bollettino che ci arriva ogni bimestre nella casetta della posta pesano infatti i cosiddett i "oneri di sistema" che nulla hanno a che fare con la produzione dell'energia e tanto meno con quella rinnovabile.

"Gli incentivi per le fonti pulite - ha ricordato il parlamentare del Pd - pesano per meno della metà del totale degli oneri di sistema: nel 2010 circa 2,7 miliardi su un totale di oltre 5,8 miliardi di euro". "E' quindi ora di fare un po' di pulizia e liberare le nostre bollette elettriche da oneri che risultano del tutto impropri. Tra gli "oltre 3 miliardi di euro non destinati alle rinnovabili che hanno gravato sulle bollette elettriche degli italiani nel 2010 - ha lamentato ancora il senatore democratico - vi sono ben 285 milioni che sono destinati all'eredità nucleare" ed anche "oltre 1,2 miliardi di euro per il famigerato Cip6, che, seppur in esaurimento, ancora nel 2010 incentivava le cosiddette assimilate, un incentivo al fossile in verità".

Inoltre sulle nostre bollette pesano altri oneri come gli stanziamenti alla ricerca e le agevolazioni ai grandi consumatori, ad esempio le Ferrovie dello Stato, cifre pari rispettivamente a 50 e a 355 milioni. "Si può anche stabilire che si tratti di aiuti giusti, ma la cosa è incomprensibile è perché anziché con stanziamenti ad hoc vengono riscossi attraverso le bollette", ha spiegato ancora Ferrante. E ancora più incomprensibile e scandaloso è "il motivo per il quale su tali oneri i consumatori elettrici che ne sostengono il peso debbano pagarci anche l'Iva come se acquistassero un bene o un servizio: un miliardo nel 2010 indebitamente incamerato dallo stato ai danni di imprese e famiglie".

Se quello dei costi è l'aspetto centrale, le cifre fornite alla conferenza stampa del Grid Parity Project hanno cercato di fare piazza pulita anche di altre accuse e luoghi comuni. I dati sulla proprietà degli impianti smentiscono ad esempio i sospetti di infiltrazioni massicce della criminalità. Ben il 34% degli impianti è infatti residenziale e quindi a "conduzione" familiare, mentre un altro 38% è costituito da impianti di media taglia, inferiori ai 20kW. Anche l'accusa di deturpare il paesaggio e di sottrarre terra coltivabile all'agricoltura va fortemente ridimensionata. Sono infatti circa 2.400 su 4.700 i MW che incidono sul terreno agricolo. In tutto 4.800 ettari a fronte di 1 milione di ettari non coltivati e di una superficie coltivabile pari a 13 milioni di ettari, rispetto alla quale rappresentano lo 0,04% del totale.

Mettendo da parte polemiche infondate, secondo Asso Energie Future si tratta quindi di continuare a incentivare il fotovoltaico in maniera sostenibile attraverso uno schema in cinque punti. 1) Fissare un obiettivo di 20mila MW per il 2020; 2) promuovere la crescita di una filiera italiana; 3) Stabilire tempi certi per le autorizzazioni; 4) Prevedere una tariffa incentivante stabile ma decrescente con il miglioramento delle tecnologia; 5) Migliorare gli strumenti per garantire legalità.

(15 febbraio 2011)

 

2011-02-13

SCEGLI LA TUA INCHIESTA / 2

Tocco, quando l'eolico

fa invidia agli americani

Il caso del comune abruzzese esaltato dal New York Times, ma in Italia di energia dal vento si continua a parlare per i casi di mafia e speculazione. Con il sondaggio mensile i lettori ci hanno chiesto di svelare il paradosso dal nostro inviato VALERIO GUALERZI

Tocco, quando l'eolico fa invidia agli americani La prima pagina del New York Times con il reportage da Tocco da Casauria

TOCCO DA CASUARIA (PESCARA) - La signora Anna gestisce l’edicola sulla via principale del paese. In mezzo ai giornali ci vive, ma una copia del New York Times probabilmente non l’aveva mai vista. "Mi hanno chiamato anche i parenti dall’Australia – racconta - per dirmi che Tocco era in prima pagina". Il "miracolo" risale allo scorso 29 settembre quando il più prestigioso quotidiano al mondo ha dedicato l’apertura del giornale alla vicenda di Tocco da Casauria, un "antico paese italiano – spiegava il titolo - con il vento in poppa". La storia inizia però molto prima, nel 2007, quando entrano in produzione le prime due pale dell’impianto eolico costruito su un terreno che l’amministrazione del piccolo comune della provincia di Pescara ha ceduto in comodato d’uso per 112 mila euro annui. Somma che permette alla giunta del piccolo centro agricolo di 2.700 abitanti di migliorare i servizi ai cittadini, dalla raccolta differenziata alla mensa scolastica, senza aumentare le tariffe.

Ma come mai, mentre in Italia l'energia eolica continua a finire sui giornali per vicende legate a presunte speculazioni e infiltrazioni criminali, ad accorgersi del caso Tocco è stata la stampa americana? E' quello che ci hanno chiesto di scoprire i lettori di Repubblica.it, votando il sondaggio "scegli la tua inchiesta".

GUARDA:

LA VIDEOINCHIESTA 1

http://tv.repubblica.it/copertina/l-inchiesta-scelta-dai-lettori-l-eolico-che-l-america-ci-invidia/61913?video

- LE FOTO 2

http://www.repubblica.it/ambiente/2011/02/10/foto/foto_tocco-12305128/1/

A dare lo spunto al quotidiano americano è stato il dossier "Comuni rinnovabili" che Legambiente realizza ogni anno. "Tocco è uno dei municipi italiani che produce più energia verde di quanta ne consuma", spiega Edoardo Zanchini, responsabile energia dell’associazione ambientalista. "Quando il NYT ci ha contattato – ricorda – erano molto colpiti dal fatto che la risposta ai problemi energetici potesse arrivare da una piccola realtà e non con soluzioni grandi, come le mega centrali nucleari o a carbone". Un aspetto che evidentemente qui in Italia non è abbastanza apprezzato. "Credo che ci sia una sovraesposizione mediatica nei confronti dell’eolico – sottolinea ancora Zanchini - ma il problema di come integrare questi impianti nell’estetica esiste perché sinora è avvenuto tutto fuori da regole nazionali. La sfida è cercare di farlo bene, scegliendo le aree migliori, evitando pressioni eccessive da parte delle imprese. In questo senso Tocco da Casauria è l'esempio che è possibile: l'impianto sorge in una zona di grande delicatezza, all'imbocco di un gola e nei pressi di un parco nazionale, ma per come è stato realizzato è difficile sostenere che si tratti di uno scempio".

Simone Togni, segretario dell’Anev, l’associazione affiliata a Confindustria che raccoglie gli industriali del vento, la mette in maniera ancora più dura. "Abbiamo il sistema di autorizzazioni più rigido che esista a livello europeo, il caso del NYT – replica - è emblematico: in Italia giornali e tv sono attratti solo da notizie negative, mentre l'eolico è un campo virtuoso. Siamo leader a livello internazionale sia nella realizzazione sia nella tecnologia, di cui siamo esportatori. Inoltre lo sviluppo è fatto completamente a carico degli investitori privati con capitali privati e il ritorno economico dell'investimento va a forte beneficio del territorio. Per questo le polemiche sugli incentivi troppo alti sono strumentali: nessuno ricorda che una parte di questi soldi torna sul territorio".

Consistenti settori dell'ambientalismo sono però a dir poco scettici e rimangono convinti che il business del vento possa dare solo un contributo marginale ai problemi energetici, rappresentando invece un'inutile ferita al paesaggio e un invito a nozze per speculatori e interessi criminali. Tra i più battaglieri ci sono i "Comitati per la bellezza". "Noi non siamo contrari a prescindere, ma l'Italia non ha un habitat adatto e neppure il vento giusto, quello forte e costante è poco", dice uno degli animatori dell’associazione, il giornalista ed ex consigliere di amministrazione Rai Vittorio Emiliani. "Invece – aggiunge – gli impianti sono spuntati dappertutto, anche in zone vincolate. Il problema è che le imprese si presentano ai municipi indebitati offrendo cifre ridicole per realizzare impianti rumorosi, dannosi per insetti e uccelli, che obbligano a sbancare intere montagne. Non è un caso se un'associazione come il Wwf si sta tirando indietro e se un comune come Urbania, nelle Marche, chiamato ad esprimersi con un referendum ha votato in stragrande maggioranza contro".

Una visita a Tocco sembra in realtà smentire questo pessimismo. "Fastidio non ne danno, ma di benefici non ne abbiamo visti", ci raccontano gli anziani a passeggio per il paese. Il problema è che la popolazione si aspettava riduzioni in bolletta, mentre i soldi percorrono una strada diversa. "Con le altre due nuove pale da 800 KW produciamo circa 7200 kWh annui, esattamente il doppio dei consumi complessivi di tutte le utenze di Tocco, ma il guadagno non è sul risparmio in bolletta. Ai 112 milioni annuali che arrivano dal canone d'affitto per il terreno delle prime due pale ne vanno aggiunti altri 35mila che stimiamo arriveranno dalla percentuale sulla vendita dei certificati verdi dell'elettricità prodotta dalle due nuove pale. In tutto quasi 150 milioni, pari a circa il 7% delle entrate comunali. Per rendersi conto dell'importanza di questo aiuto basti pensare che con l’Ici ne incassiamo 400 e con la Tarsu 220", chiarisce il sindaco dimissionario Riziero Zaccagnini. Dimissionario perché malgrado il successo l’amministrazione è entrata in crisi.

Eppure paradossalmente i benefici si sono fatti sentire persino sul turismo. "La gente viene per vedere l’impianto e in tanti ci hanno chiamato per farci i complimenti annunciando una visita a primavera", racconta Luigi Stromei, proprietario dell’agriturismo La Torretta, 46 ettari di bosco e uliveti piazzati proprio sotto le quattro pale eoliche.

Il confine tra una gestione lungimirante da fare invidia agli americani e la speculazione che sfocia nel degrado è però sottile. Zaccagnini sembra saperlo e in vista delle elezioni anticipate in programma a maggio va ripetendo tre parole d’ordine. "Pubblico, trasparenza e pianificazione, di questo abbiamo bisogno: occorre resistere alla tentazione del fai da te che rischia di far proliferare le pale in maniera incontrollata. Per questo è necessario che le imprese siano costrette a trattare con l’amministrazione piuttosto che con i privati e allo stesso tempo bisogna pensare uno sviluppo delle energie rinnovabili complessivo che tenga conto del contesto territoriale ed economico in cui si deve integrare".

(10 febbraio 2011)

 

 

 

Mozzarelle blu, Guariniello

fa controllare tutti i caseifici

Negli stabilimenti sotto inchiesta sette latticini su dieci sono risultati contaminati dall'acqua di conservazione. In campo la polizia giudiziaria

di SARAH MARTINENGHI

Mozzarelle blu, Guariniello fa controllare tutti i caseifici Il pm Guariniello

SI AVVIA alle battute conclusive l’inchiesta sulle mozzarelle blu del pm Raffaele Guariniello. Sulla sua scrivania è arrivata la consulenza di due esperti, un microbiologo e un chimico dell’Università di Torino, che riepiloga i risultati dell’indagine che ha coinvolto tutta l’Italia: sono stati controllati una decina di stabilimenti (i cui responsabili sono stati iscritti nel registro degli indagati) e analizzati 1027 campionamenti di latticini. E ben il 67 per cento è risultato positivo a contaminazioni di batteri. Tra i vari stabilimenti di produzioni ci sono stati livelli di positività che andavano da un minimo di 27 per cento dei casi, a un massimo di 87 per cento.

Il batterio in assoluto più presente è stato proprio lo pseudomonas fluorescens, responsabile della colorazione blu che ha tanto impressionato i consumatori l’estate scorsa, (anche se non è responsabile di problemi per la salute), ed è risultato assai diffuso anche il bacillus cereus. Ma è stata riscontrata anche la presenza di enterobatteri, di escherichia coli, di stafiloccocus aureus, e di salmonella, che possono invece creare disturbi seri e intossicazioni. In alcuni campioni analizzati dal punto di vista chimico, sono stati addirittura scoperti residui di piombo. Il rapporto è stato subito inviato per conoscenza al Ministero della Salute, e intanto in procura continuano ad arrivare sempre nuovi casi di mozzarelle blu.

"La contaminazione microbiologica - è la tesi dei consulenti - non può essere fatta risalire al latte, ma deriva dal raffreddamento della cagliata con l’acqua fredda". E’ proprio l’acqua di governo infatti la principale sospettata di inquinamento. E questa problematica, già segnalata una volta dal pm al ministero, apre un nuovo fronte di indagini. Per legge infatti devono essere effettuati dei controlli sulle acque utilizzate per uso alimentare: la competenza delle verifiche spetta alle Asl, ma sinora non sono mai state effettuate. Il ministero ha inviato una lettera di sollecito agli assessorati regionali (indicando proprio che a seguito dell’allerta sulle mozzarelle blu probabilmente dovuta a utilizzo di acqua inquinata, i controlli erano di competenza delle Asl e dovevano essere fatti), ma intanto la procura ha deciso di ovviare alla mancanza cominciando le ispezioni tramite la polizia giudiziaria e i carabinieri dei Nas.

In questi giorni sono dunque partite le prime verifiche tra i 722 stabilimenti piemontesi che producono formaggi (esclusi i piccoli caseifici di alpeggio). Il problema più comune, secondo i pm, deriva dal fatto che le aziende, per risparmiare, utilizzano non l’acqua potabile, ma quella dei pozzi, che può essere però facilmente inquinata da batteri, oppure da diserbanti e pesticidi che filtrano nel terreno. "L’inchiesta sulle mozzarelle blu è stata importante per mettere in luce una serie di problemi che debbono essere risolti - hanno spiegato in procura - però, o viene cambiata la legge oppure i controlli devono essere fatti. Quello che stiamo facendo è un lavoro di supplenza per garantire la sicurezza di un prodotto di ampio consumo come le mozzarelle".

(13 febbraio 2011)

 

 

 

 

 

2011-02-10

L'ALLARME

Smog, mezza italia è fuorilegge

pochi controlli, governo fermo

Milano e Brescia hanno consumato tutta la dote annuale di eccezioni consentita dall'Unione europea per le polveri sottili. E' l'Oms ricorda che l'inquinamento urbano - determinato principalmente dal traffico - produce 8.200 morti all'anno nelle 13 principali città italiane di ANTONIO CIANCIULLO

Smog, mezza italia è fuorilegge pochi controlli, governo fermo

TRENTACINQUE giornate da bocciare su 40. Non c'è male come inizio del 2011. Le città già fuori legge in questo primo scampolo di anno sono due. Milano e Brescia hanno consumato tutta la dote annuale di eccezioni consentita dall'Unione europea per le polveri sottili e ora, oltrepassati i 35 superamenti giornalieri del tetto di PM10, vanno avanti in uno stato di totale illegalità atmosferica. Costringono i loro abitanti a respirare un'aria considerata dannosa dalla legge italiana e dalla direttiva europea.

Ma non è finita. A un passo dal limite rosso c'è un bel grappolo di città. Frosinone e Monza stanno a quota 35 sforamenti (al prossimo sono fuori dalle regole); Lucca, Bergamo, Torino e Mantova stanno rispettivamente a 32, 31, 29 e 28 giorni di superamento; e a 27 troviamo Napoli, Lecco, Como e Asti. Non è difficile prevedere che, entro Pasqua, buona parte dell'Italia si troverà in una situazione di conclamato pericolo sanitario. E' l'Organizzazione mondiale di sanità, infatti a ricordarci che l'inquinamento urbano (determinato principalmente dal traffico) produce 8.200 morti all'anno nelle 13 principali città italiane.

Un danno sanitario già conteggiato. Un danno economico che si misurerà quanto prima: la Legambiente calcola che la multa comunitaria per la violazione della direttiva dovrebbe oscillare attorno ai 700 milioni di euro l'anno. "Abbiamo già perso fin troppo tempo e dovremo pagare le sanzioni dal 2008: a fine 2010 erano fuori legge il 17% del

territorio e 30 milioni di abitanti, quest'anno potrebbe andare peggio", commenta il vicedirettore di Legambiente Andrea Poggio. "Certo se intervenissimo subito con un piano credibile potremmo probabilmente ottenere un miglioramento e una diminuzione della multa, ma il progetto giace nel cassetto del Consiglio dei ministri da dicembre".

Già, solo a dicembre, dopo essersi visto bocciare per ben due volte da Bruxelles un piano di risanamento atmosferico senza respiro nazionale, il ministero dell'Ambiente aveva finalmente delineato un progetto più ampio. E' arrivato a palazzo Chigi e lì è rimasto.

Quel piano prevedeva divieti di circolazione per i veicoli più inquinanti, misure per l'adeguamento di camion, autobus e pulman, un fondo per gli interventi sul riscaldamento degli edifici pubblici. Costo: un miliardo di euro l'anno per tre anni, poco più di quello che probabilmente si pagherà come multa. Inoltre - come fa notare Legambiente - calcolando che si potrebbe incassare qualche centinaio di milioni di euro di multe per chi viola la normativa, c'è la possibilità di finanziare, a costo zero, anche un piano di mobilità sostenibile basato sul rilancio delle bici, sulla pedonalizzazione, sul servizio di autobus a chiamata.

Non sarebbe difficile, ma ci vorrebbero norme precise, progressive e costanti per incoraggiare gli acquisti da cui la collettività trae un vantaggio. Invece, al momento, è più facile comprare e usare un suv che un pannello solare per farsi la doccia.

(09 febbraio 2011)

 

 

L'INTERVISTA

"Milano deve fare di più sullo smog

Ecopass e domeniche non bastano"

Parla il commissario europeo Janez Potocnik, responsabile per l'Ambiente. Che spiega i motivi

per cui l'Italia è stata deferita. "Le giornate a piedi sono una misura necessaria ma non sufficiente"

di ARTURO BUZZOLAN

"Milano deve fare di più sullo smog Ecopass e domeniche non bastano" Il commissario europeo Janez Potocnik

Domeniche a piedi, qualche limitazione in centro, un pedaggio per chi inquina di più? Va bene tutto, ci mancherebbe. Ma per Janez Potocnik, commissario europeo per l’Ambiente, la vera lotta allo smog si fa in modo diverso. Con provvedimenti strutturali, coraggiosi, "anche drastici". E senza imporre "disagi indebiti", investendo massicciamente su mezzi pubblici e mobilità alternativa. Tutto quello che, insomma, non è stato ancora fatto. E che è costato all’Italia un deferimento alla Corte di giustizia europea.

Commissario, l’inizio del 2011 è particolarmente drammatico per la qualità dell’aria a Milano: il tetto annuo di giorni oltre i limiti del Pm10 concesso dalla Ue è appena stato superato, il Comune ha già indetto due blocchi domenicali del traffico e limitazioni agli ingressi in centro. Come giudica queste decisioni?

"La giornata a piedi è uno dei molti provvedimenti che si possono adottare: molte città europee lo hanno fatto, ma come parte di una serie di iniziative. Se guardiamo all’attuale situazione dello smog, direi che è una misura necessaria ma non sufficiente: risulterebbe efficace solo se affiancata da altre decisioni con effetti più strutturali e duraturi, compresi quelli adottati su scala regionale e nazionale. Però può contribuire alla consapevolezza pubblica sul problema della qualità dell’aria, e quindi creare consenso per misure più drastiche".

Lei conosce la situazione dell’Italia del Nord e in particolare di Milano e della Lombardia? E quanto ha pesato la situazione dello smog e le misure adottate in questa regione, e nel suo capoluogo, sul deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea a causa dell’infrazione in questa materia?

"La Commissione europea, il 24 novembre scorso, ha deciso di portare l’Italia di fronte alla Corte per non aver rispettato i limiti previsti dalle direttive del 1999 e del 2008. Il caso riguarda diverse zone e centri abitati, inclusa appunto la Lombardia. Il deferimento dell’Italia ha fatto seguito a due precedenti decisioni della Commissione, il 28 settembre 2009 e il 1 febbraio 2010, nelle quali abbiamo respinto la vostra richiesta di un’esenzione temporanea dall’obbligo di rispettare i limiti, proprio perché l’Italia non si era adeguata alla direttive".

Quale sarebbe invece la "sua" ricetta di provvedimenti, quella che consiglierebbe agli amministratori di Milano e della Lombardia?

"Premetto: le attività di controllo della Commissione si concentrano soprattutto sul raggiungimento degli obiettivi, molto meno sulle modalità con cui vengono raggiunti. La competenza è esclusivamente degli Stati membri e delle loro autorità locali, le più indicate per individuare i provvedimenti più efficienti sul loro territorio. Detto questo, come ha già rilevato la Commissione, sarebbe necessaria una combinazione di decisioni locali, regionali e nazionali per assicurare il rispetto dei limiti entro la scadenza del giugno 2011. Agire a livello comunale e regionale non basta, serve un piano nazionale per l’aria. Per questo abbiamo concluso che non era possibile concedere all’Italia altre proroghe".

Proprio all’Unione europea il governatore Formigoni ha chiesto più aiuti nella lotta contro l’inquinamento...

"Ricordo solo che i limiti in materia di Pm10 sono in vigore dal primo gennaio 2005 ed erano noti già dalla fine degli anni Novanta. Per rientrare in questi limiti e restarci, gli Stati membri sono tenuti a sviluppare — e intensificare — una strategia globale con provvedimenti a lungo e a breve termine".

A proposito di strategie. Dal 2008 il Comune di Milano ha introdotto Ecopass, ma con il rinnovo del parco auto aumenta il numero di quanti possono entrare gratuitamente in centro. Da più parti si chiede di estendere l’area a pedaggio e di far pagare tutti. Cosa ne pensa, e qual è la sua opinione sulle esperienze di pollution charge e congestion charge?

"Sono per un mix sostenibile di iniziative. Il road pricing è una misura potenzialmente adeguata. Imporre pollution o congestion charge può essere efficace a patto che i provvedimenti durino nel tempo e coinvolgano un’area consistente dell’agglomerato urbano. Benché ci siano stati effetti positivi in diverse città tra cui Londra e Stoccolma, ribadisco che ogni sistema deve essere elaborato caso per caso".

E l’esperienza di Milano secondo lei è positiva?

"Perché una politica di road pricing sia efficace senza provocare disagi indebiti alla mobilità collettiva bisogna investire sui mezzi di trasporto alternativi. Confido che le autorità milanesi e italiane stiano mettendo in atto questo sistema e che lo adegueranno se necessario, considerando anche i persistenti problemi di qualità dell’aria nella regione e la necessità di adottare ulteriori provvedimenti per rispettare la legge europea".

Oggi si riunirà, in Provincia, il "tavolo" tra sindaci, commercianti, istituzioni per decidere eventuali azioni comuni. Ma questo vertice è stato preceduto da dure polemiche contro Milano, accusata di voler "fare tutto da sola". Quanto pensa possa essere utile l’azione comune tra diverse città o regioni?

"I livelli di inquinamento in una città sono spesso influenzati dalle emissioni oltre i suoi confini, anche a livello regionale ed extraregionale. Se vogliamo ridurre lo smog il coordinamento di tutti i soggetti coinvolti è necessario".

Secondo lei la Lombardia e l’Italia hanno comunque fatto progressi, negli ultimi anni, nella lotta contro l’inquinamento?

"Stando ai dati che ci sono stati forniti, la situazione appare in lento miglioramento. Ma la Commissione considera la lotta per la qualità dell’aria una priorità assoluta per la difesa della salute umana e dell’ambiente: saranno necessari importanti e ulteriori sforzi, in particolare anche nella regione Lombardia, per far sì che l’Italia raggiunga al più presto gli standard europei".

(09 febbraio 2011)

 

 

 

2011-02-09

ENERGIA

Confindustria: "L'efficienza

vale 800 mila posti di lavoro"

La presidente Marcegaglia chiede al governo cambiare la Costituzione per favorire il nucleare, di rivedere gli incentivi alle rinnovabili e di aiutare l'occupazione con il ripristino della detrazione del 55%. Replica degli ambientalisti: "Attacchi strumentali"

Confindustria: "L'efficienza vale 800 mila posti di lavoro" La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia

ROMA - Più efficienza, meno rinnovabili e ponti d'oro al nucleare. E' questo in sintesi il messaggio che Confindustria manda al governo sulla scia delle polemiche rilanciate nei giorni scorsi prima dal Gestore dei servizi energetici e poi dall'Authority per l'energia 1 sui presunti costi eccessivi degli incentivi all'elettricità pulita e in particolare al fotovoltaico. "Siamo dell'idea che il Paese debba investire in fonti rinnovabili ma su questo tema ci deve essere una graduale riduzione degli incentivi che sono tra i più alti d'Europa", precisa la presidente degli industriali Emma Marcegaglia. Nessuna controindicazione invece per le politiche a sostegno dell'efficienza, che l'ultima Finanziaria ha deciso invece di penalizzare riducendo i vantaggi della detrazione del 55% per gli investimenti nella riconversione energetica in edilizia.

"Siamo molto a favore dell'efficienza energetica che è un elemento fondamentale - ha sottolineato Marcegaglia - ma abbiamo fatto uno studio che dice che se noi avessimo mantenuto gli incentivi all'efficienza energetica che erano in piedi fino alla fine del 2010 e che sono stati cancellati oggi in parte noi avremmo potuto aggiungere lo 0,4% di Pil all'anno fino al 2020, creando 800mila nuovi posti di lavoro" senza contare che avrebbero consentito di "risparmiare 3 miliardi di bolletta energetica a fronte di un costo di 1,5 miliari di di euro all'anno".

Un

recente studio di Confindustria 2 ha stimato che già oggi "nel nostro paese l'industria della green economy legata all’efficienza energetica rappresenta una quota rilevante del comparto industriale con quasi 400 mila aziende e quasi 3 milioni di occupati".

Oltre alle rinnovabili e all'efficienza energetica, la presidente di Confindustria ha ribadito anche la necessità di "andare avanti sul nucleare". Perché ciò sia possibile, soprattutto all'indomani della recente pronuncia della Consulta 3 a proposito del coinvolgimento delle Regioni, secondo gli industriali occorre però che il governo sia adoperi per modificare il Titolo V della Costituzione in senso "antifederalista", cioè rimettendo la competenza in materia energetica nelle mani dello Stato. Riferendosi all'annuncio di Berlusconi sulla volontà di rivedere i precetti costituzionali sulla libertà d'impresa, Marcegaglia ha chiarito che "la modifica dell'articolo 41 ovviamente è un fatto positivo", ma "aggiungerei che forse è da affiancare anche la modifica del Titolo V per far sì che le grandi opere infrastrutturali energetiche tornino a una decisione nazionale".

Da registrare che sul recente attacco partito da più parti alle rinnovabili sono intervenute oggi le prinicipali associazioni ambientaliste. "Si attaccano gli incentivi alle rinnovabili - scrivono Greenpeace, Legambiente e Wwf in un comunicato congiunto - per favorire il nucleare, quando per anni i soldi sono andati per la maggior parte alle cosiddette "assimilate", cioè ai combustibili fossili e inceneritori". Per questo le tre organizzazioni "esprimono grave preoccupazione per le prese di posizione e strumentalizzazioni di questi giorni promossi dall'Autorità per l’Energia: si tratta di un attacco che mette in discussione il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, che sono vincolanti".

(08 febbraio 2011)

 

 

2011-02-08

gia che in tutto il mondo scarseggia sempre di più. I tedeschi hanno trovato l'idea rivoluzionaria, e la sperimentano da quest'anno al numero 87 di Fasanenstrasse, nel centro bon ton di Berlino ovest. E' una casa che produce il doppio di energia rispetto a quella che consuma, compreso conto l'energia per l'auto elettrica che nel posto macchina attacchi alla spina e carichi per poi usarla. La carichi, appunto, con l'energia prodotta dalla casa.

I tedeschi una ne fanno e cento ne pensano, si dice da decenni e decenni nel mondo: da quando sotto il Kaiser e la Repubblica di Weimar la Germania contese agli Stati Uniti il ruolo di capitale mondiale dei brevetti tecnologici, e poi dopo la disfatta di Hitler dal 1949 con la Repubblica federale, la democrazia nata a Bonn inonda il mondo intero del suo export di qualità di auto, aerei, treni ad alta velocità, farmaceutica ed elettronica. L'ultima trovata geniale made in Germany però potrebbe cambiare in un futuro non lontanissimo il nostro vivere quotidiano.

Energie-Plus Haus, cioè tradotto in sostanza la casa che produce più energia di quanta non ne consumi, si chiama il progetto in cui il governo federale investirà da 2,5 a 3 milioni di euro. Il progetto è il vanto del ministro dei Trasporti Peter Ramsauer,

cristiano-conservatore bavarese. La casa, una costruzione che offre all'interno 130 metri quadri calpestabili, è pensata e strutturata secondo i bisogni di una famiglia media: lei, lui e due figli. La conservazione del calore e la produzione di energia sono realizzati in modo ottimale: tutte le pareti esterne sono coperte da pannelli fotovoltaici. Non è finita: una pompa per l'assorbimento del calore della terra fornisce riscaldamento ed energia, e tutti i materiali impiegati nella costruzione dell'edificio sono completamente riciclabili. E chi ti affitta o ti vende la casa ti consiglia anche quali elettrodomestici usare, per ottimizzare il consumo di energia.

Risultato: calcolando i consumi medi di energia di una famiglia-tipo, la casa può appunto produrre il doppio dell'energia che consuma. Per cui avanza energia più che a sufficienza per attaccare la spina dell'auto elettrica e farle il pieno ogni giorno od ogni notte a casa. Lo studio ingegneristico Werner Sobek, che ha vinto il concorso federale per il progetto di casa del futuro, è già in contatto con i grandi costruttori d'auto tedeschi per ottimizzare il pieno fatto in casa della electric car del futuro: il gigante Volkswagen, Bmw numero uno mondiale del premium, il rivale Mercedes ma anche Opel si stanno muovendo.

Adesso non resta che cercare la 'test-Familie', la famiglia sperimentale modello che volontariamente proverà a vivere per qualche tempo nella casa-prototipo di Fasanenstrasse. Riceverà un'auto elettrica gratis per l'uso quotidiano. E potrà, se vuole, avere in uso anche biciclette o motorini elettrici, per usare l'energia della casa perfetta. Resta da calcolare, e certo sarà decisivo per l'avvenire e la macroeconomia, quanto potrà costare comprare o prendere in fitto una casa del genere. Ma guai a farsi troppi pensieri quando si guarda al domani. Benvenuti a Fasanenstrasse numero 87, Berlino, Repubblica federale: il futuro è già cominciato.

(07 febbraio 2011)

 

 

IL CASO

Rifiuti, la rivolta di Chiaia

A Napoli 2mila tonnellate di arretrato. Cumuli in centro e in provincia, ma il peggio deve ancora arrivare. La protesta degli abitanti. Blocco di auto alla Riviera: "Siamo stufi di questo schifo"

di CONCHITA SANNINO

Rifiuti, la rivolta di Chiaia

Un vicoletto di Chiaia trasformato in discarica, ridotto a letamaio da paese sottosviluppato, può diventare il simbolo della nuova ineluttabile emergenza che sta precipitando su città e provincia, al ritmo di 10 mila tonnellate già a terra.

A sera, in vico Ischitella, sulle centinaia di sacchetti abbandonati, schiacciati dal traffico di giornata fino a diventare poltiglia, si leva infatti la rabbia di cittadini e negozianti. Bloccano la viabilità, parcheggiano le auto di traverso, gridano: "Basta con questo schifo". Avviene mentre tre impianti Stir sono al collasso, la discarica di Chiaiano rischia la saturazione e la coda di camion in coda agli impianti dura una notte intera. Ci risiamo, "ma stavolta sarà peggio", si passano la voce gli autisti dei camion fantasma, i Caronte di quell'immondizia che da tre giorni è tornata a vagare per la regione - da Caivano a Tufino, da Napoli a Santa Maria Capua Vetere - in attesa di pietosa sepoltura.

La città di Napoli già mostra i segni di 2mila tonnellate di arretrato: dalla Riviera di Chiaia, dove la rabbia manda in tilt il traffico serale, al corso Vittorio Emanuele; da via Chiatamone a via Foria. Nel sistema incompleto, a rischio costante di corto circuito com'è noto, Napoli continua a patire la mancanza dei siti in cui sversare. Così il rosario dei 60 autocompattatori della città, in coda agli stabilimenti ormai al collasso di Giugliano o Tufino, per i soliti 1500 euro di spesa al giorno, è destinato ad allungarsi. Con l'aggravante che mancano le prospettive.

Anche l'impianto di Caivano non è utilizzabile, chiuso a tempo indeterminato, salvo la limitata accoglienza dei rifiuti del paese. Palazzo San Giacomo tenta di correre ai ripari individuando due siti di stoccaggio provvisorio, uno nella zona orientale e l'altro ad ovest. "Dobbiamo completare l'iter e quindi chiedere l'autorizzazione alla Regione, ma siamo quasi pronti, il problema è che si naviga al buio e non sappiamo davvero quale potrà essere una soluzione a medio termine", riflette l'assessore Paolo Giacomelli. Nessuna polemica, stavolta, ma una preoccupazione originata dalla assoluta mancanza di prospettive, in carico alla Provincia di Napoli e alla Regione.

Non a caso tornano le cosiddette "stazioni di trasferenza" dei comuni: il limbo dell'immondizia che si accatasta in attesa di giorni migliori, la montagna di sacchetti che non si sa dove né quando sarà sistemata. Un'idea tampone dei tempi bui, che riporta indietro le lancette di quasi tre anni, e tuttavia inevitabile se non si ha altro. Anche la discarica di Chiaiano è ridotta al lumicino, con capacità di accoglienza sensibilmente decurtata (dalle tradizionali 600-700 tonnellate al giorno si è passati alle 250 degli ultimi giorni). Né è ipotizzabile immaginare che, in assenza di un ciclo integrato, in mancanza di impianti di compostaggio e di stabilimenti di trattamento adeguati, basterebbe un innalzamento della raccolta differenziata a Napoli - su cui il Comune promette di intervenire, allargando a marzo a tutta l'area di Scampia - per ribaltare il corso delle cose.

Anche la provincia torna a sprofondare nell'immondizia. Prove tecniche dell'annunciato disastro, quello di primavera. Nei territori dell'hinterland, l'arretrato ha già raggiunto quota 8mila tonnellate. A Melito, i banchi della vergogna misurano chilometri. Anche a Quarto e nell'area flegrea alcuni rioni sono già ostaggio della viabilità "obbligata", quella tracciata dalla mappa dei cumuli da evitare. Analoga sofferenza nel nolano o nella zona vesuviana. Difficile nascondere, alla luce dei fatti, che l'accordo di Capodanno si è rivelato un bluff. O solo il legittimo tentativo di ripulire Napoli alla vigilia dell'ultimo ponte turistico dell'Epifania (compresa la visita in città del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano).

Fatto sta che, trentacinque giorni dopo, la dichiarazione di impegni firmata il 4 gennaio a Palazzo Chigi alla presenza del sottosegretario Gianni Letta, del governatore Caldoro, del presidente Cesaro, degli altri vertici delle Province campane, e del sindaco Iervolino, è carta straccia. Zero discariche mentre siamo alle porte della saturazione di Chiaiano, zero progressi per i termovalorizzatori, zero idee sui commissari da nominare per la definizione delle discariche, così come prevede la legge. Anche perché non è previsto compenso per questi ultimi, e non si intravedono commissari-missionari sulla via lastricata di resistenze e guerriglie.

Eppure, al primo punto, quell'accordo romano recitava: "Individuazione e realizzazione di una discarica nella provincia di Napoli per almeno un milione di tonnellate e problemi connessi". Risultato? Non una proposta concreta, neanche una fondata opzione. Anzi: il trionfo del paradosso sta proprio nella sequenza cronologica. Basta seguire due date. Il 25 gennaio il governo trasforma in legge dello Stato quel decreto rifiuti che, cancellando le tre discariche precedentemente scelte (Cava Vitiello, Terzigno; Andretta, in Irpinia; Serre, a Salerno) sancisce il principio che in Campania non c'è emergenza. Eppure, tre settimane prima, è proprio Palazzo Chigi a vergare una disposizione di immediata individuazione di uno sversatoio a sei zeri di metri cubi. A Roma, il governo appare assorbito da altro.

"L'ennesima emergenza rifiuti, che potrebbe essere la più drammatica, sembra non toccare più di tanto i vertici del Pdl in Campania", denunciano i Verdi, con Francesco Borrelli e Carlo Ceparano. E aggiungono: "La Sapna, l'ennesima società sui rifiuti voluta dall'attuale presidente Cesaro, ha prodotto per ora solo 800mila euro di consulenti e altre spese accessorie e l'aumento del 10 per cento della tassa sui rifiuti, la Tarsu. Mentre Napoli e la sua provincia, in particolare Pozzuoli, Quarto, Melito, Giugliano, Casandrino, Marano e Mugnano sono travolti, Cesaro è a Roma a svolgere il suo triplo incarico di parlamentare, presidente della Provincia e coordinatore del Pdl".

(08 febbraio 2011) © Riproduzione riservata

 

2011-02-06

L'INDAGINE

L'amarezza degli scarcerati eccellenti

la vice di Bertolaso: ferita e addolorata

Il giudice ha liberato alcuni degli indagati nell'inchiesta sul percolato. Ma gli inquisiti non esultano affatto

di DARIO DEL PORTO

L'amarezza degli scarcerati eccellenti la vice di Bertolaso: ferita e addolorata Marta Di Gennaro

È DI nuovo libera dopo otto giorni di arresti domiciliari ma non esulta, Marta Di Gennaro, vice commissario ai rifiuti durante la prima gestione Bertolaso. "La revoca del provvedimento mi lascia comunque ferita e addolorata", sottolinea la dirigente. Una vita trascorsa ai vertici del Dipartimento della Protezione civile, in prima fila anche nelle operazioni di soccorso dopo il terremoto de L’Aquila, Marta Di Gennaro deve fare i conti con gli strascichi giudiziari dell’infinito Vietnam dell’emergenza rifiuti che l’hanno coinvolta una prima volta nel 2008, con l’inchiesta denominata "Rompiballe" sulla quale è appena iniziato il processo di primo grado a Roma (ma la Procura generale della Cassazione dovrà decidere sulla possibilità di trasmettere nuovamente gli atti a Napoli).

Adesso è il momento del filone sul percolato conferito in depuratori e da lì sversato in mare dagli impianti ritenuti inadeguati dalla Procura.

"Sono certa di poter dimostrare la mia innocenza — afferma la Di Gennaro — ma questo non cancellerà il dolore per essere apparsa agli occhi della gente campana come il simbolo di un disastro possibile". La dirigente evita qualsiasi accenno polemico e come lei il suo difensore, l’avvocato Paolo Giammarioli, che nell’istanza di revoca degli arresti domiciliari aveva sottolineato come al momento della emissione del provvedimento restrittivo la dirigente avesse già lasciato da quattro mesi l’incarico presso il ministero della Salute indicato tra le esigenze cautelari alla base dell’ordinanza. Ma ribadisce con fermezza un concetto: "Nei quattro mesi in cui ho operato — evidenzia Marta Di Gennaro — ho agito sempre e solo per arginare pericoli gravissimi già in atto da anni".

Si dice amareggiato anche il prefetto Corrado Catenacci, già commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, come Marta Di Gennaro rimesso in libertà per mancanza di esigenze cautelari a fronte di un quadro indiziario ritenuto dai giudici non intaccato dagli interrogatori.

"Ho fiducia nella giustizia e mi auguro che tutto si risolva per il meglio — commenta Catenacci, assistito dagli avvocati Ettore Stravino e Carlo De Pascale — Ho servito lo Stato per tutta la vita e mai avrei immaginato di vivere un’esperienza come quella di questi ultimi giorni. Resta una profonda amarezza", prosegue il prefetto che poi sottolinea quanto già espresso ai magistrati durante gli interrogatori: "Non avrei mai potuto avere l’intenzione di inquinare il mare di Napoli, la città che amo, nella quale vivo e dove ho lavorato sempre con grande impegno e dedizione. Una scelta del genere non mi è passata neppure lontanamente per la testa. Se ciò è accaduto e qualcuno ha sbagliato, lo accerteranno i magistrati. Ma non sono certo io il responsabile e confido di poterlo dimostrare nel corso del procedimento".

(05 febbraio 2011)

 

 

IL CASO

Riecco i sacchetti della vergogna

emergenza rifiuti dietro l'angolo

Situazione drammatica nei quartieri orientali e occidentali. A Chiaia l'ultima raccolta è avvenuta cinque giorni fa. A San Giovanni, Barra e Ponticelli sono a terra 340 tonnellate di spazzatura. Stessa situazione a Fuorigrotta e a Bagnoli e nelle zone popolari. Per l'assessorato regionale all´ambiente non siamo ufficialmente in emergenza, ma la situazione è destinata a esplodere la prossima settimana perché non sono previsti interventi risolutori

di CARLO FRANCO

Riecco i sacchetti della vergogna emergenza rifiuti dietro l'angolo

Non è ancora da grande circuito mediatico, ma si può dire che l´emergenza rifiuti è dietro l´angolo. Nel quartiere di Chiaia l´ultima raccolta di sacchetti è avvenuta cinque giorni fa e le eccedenze, circa cento tonnellate, sono sparse in strada. Gli abitanti sono esasperati e non sono da escludere proteste clamorose. Se Chiaia piange, negli altri quartieri si sta addirittura peggio. A San Giovanni, Barra e Ponticelli - il triangolo della vergogna - sono a terra 340 tonnellate di rifiuti. Stessa situazione a Fuorigrotta e a Bagnoli e nelle zone popolari. Il quartiere meglio servito, chi sa perché, è il Vomero dove l´arretrato non supera le cinquanta tonnellate. La città fa i conti con 1250 tonnellate di rifiuti a terra.

FOTO La spazzatura invade le strade di Napoli

LEGGI Rifiuti, lite fra Comune e Regione | Emergenza in periferia | Perché buttavano il percolato in mare

| Impianti in tilt, raccolta a rilento

Non siamo ufficialmente in emergenza - dice l´assessorato all´Ambiente della Regione che, evidentemente, si accontenta del meno peggio - ma, con questi ritmi, la situazione è destinata ad esplodere nella prossima settimana perché non sono previsti interventi risolutori. Chiaiano è una discarica pressocché in coma che raccoglie solo la metà del "carico" normale, Caivano pure, e, per disposizione della Regione, non "accetta" più rifiuti napoletani mandando in tilt l´assessore comunale Giacomelli: "A gennaio abbiamo sversato in quel sito cinquemila tonnellate, perché il flusso si è fermato. Napoli è stata abbandonata e da soli non ce la facciamo". L´assessore Romano, però, replica a muso duro: "Napoli deve cavarsela con gli altri tre siti - Tufino, Giugliano e Santa Maria Capua Vetere - e per questo abbiamo creato una corsia preferenziale che garantisce un flusso considerevole e continuo". E snocciola i dati sugli sversamenti di ieri: "Napoli ha potuto sversare oltre 300 tonnellate di rifiuti nella discarica di Chiaiano, 350 nello Stir di Tufino; 250 in quello di Giugliano e 330 in quello di Santa Maria Capua Vetere".

Di solidarietà non si parla più. Tufino e Giugliano sversano in parte in Puglia - a conti fatti è l´unico contratto che funziona - e, come dice Paolo Giacomelli, "Napoli respira solo grazie alla generosa collaborazione offerta dalla Provincia di Caserta. Ma fino a quando?". La scelta delle discariche comprensoriali, tra l´altro, è ancora ferma al palo. Il presidente della Provincia, Luigi Cesaro, è alle corde, si barcamena, ma non ha argomenti con vincenti da opporre e, allora, invoca dalla Regione che eserciti la durezza che la sua amministrazione non riesce ad applicare. La situazione non cambia, insomma, ed è abbastanza agevole prevedere che anche lunedì l´ennesima riunione con i sindaci, si concluderà con una fumata nera.

E, allora, sarà inevitabile ricorrere ad una scelta forte, alla quale Cesaro pensa da tempo anche perché l´onere di assumerla tocca alla Regione che si troverà ad un bivio: o si "commissaria" il sito che sarà scelto o si cede alle proteste della piazza.

Prepariamoci, quindi, ad un week-end drammatico: "Se non si riesce a svuotare le vasche dell´impianto di Caivano, nella sola giornata di domenica si accumuleranno in strada altre 500 tonnellate che si aggiungerebbero a quelle già giacenti che hanno superato quota 1200". "A meno che - e qui l´assessore di Palazzo San Giacomo inasprisce la polemica - la Provincia non si accolli le spese che fino a qualche giorno fa erano coperte dalla Protezione Civile che non c´è più". Cosa risponde la Provincia?

(05 febbraio 2011)

 

2011-02-02

NUCLEARE

La Consulta: per l'impianto

serve il parere delle Regioni

La Corte Costituzionale boccia l'articolo 4 del decreto attuativo, che considerava sufficiente una "intesa" con la Conferenza unificata per la "costruzione ed esercizio" delle centrali. Occorre invece acquisire il preventivo parere, seppur non vincolante, della regione interessata

La Consulta: per l'impianto serve il parere delle Regioni

ROMA - La Corte Costituzionale ha parzialmente bocciato l'art.4 del decreto attuativo della legge delega in materia di nucleare, "nella parte in cui non prevede che la Regione, anteriormente all'intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere sul rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari". La Regione dove si intende costruire un impianto nucleare deve essere "adeguatamente coinvolta", afferma invece la Consulta. Per cui, d'ora in avanti sarà necessario un parere obbligatorio, seppure non vincolante, della Regione interessata. La Corte Costituzionale - relatore il presidente Ugo De Siervo - ha invece dichiarato inammissibili o infondati tutti gli altri ricorsi presentati, nella quasi totalità, dalle regioni Puglia, Toscana ed Emilia Romagna.

L'Alta Corte, in dettaglio, ha quindi dichiarato "l'illegittimità costituzionale dell'art. 4 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 (Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché misure compensative e campagne informative al pubblico, a norma dell'articolo 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99)".

L'articolo 4, in particolare, riguarda la "autorizzazione degli impianti nucleari" e recita, nella versione parzialmente

censurata dalla Consulta: "La costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari sono considerate attività di preminente interesse statale e come tali soggette ad autorizzazione unica che viene rilasciata, su istanza dell'operatore e previa intesa con la Conferenza unificata, con decreto del ministro dello Sviluppo economico di concerto con il ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, secondo quanto previsto nel presente decreto legislativo".

Per la Consulta l'intesa con la Conferenza unificata - la sede congiunta della conferenza Stato-Regioni e della conferenza Stato-Città e autonomie locali - non è sufficiente: occorre prima acquisire il "parere" della regione nella quale verrà realizzato l'impianto.

(02 febbraio 2011)

 

 

 

 

2011-02-01

LA CRISI

Impianti in tilt, raccolta a rilento

torna l'incubo della crisi rifiuti

La Provincia: altri 21 giorni per trovare 3 siti. A terra 800 tonnellate. Ma la SapNa: 30 camion pronti per partire nelle altre regioni

di CRISTINA ZAGARIA

Impianti in tilt, raccolta a rilento torna l'incubo della crisi rifiuti

Una nuova crisi rifiuti in tre punti: Caivano, Chiaiano, Acerra. L'impianto di Caivano è al capolinea: fermo da venerdì, non può più ricevere un solo sacchetto di immondizia. La discarica di Chiaiano è in fin di vita: domenica notte per la prima volta Asìa ha sversato appena 400 tonnellate (la media è almeno di 700). Il termovalorizzatore di Acerra ha una linea ferma per 13 settimane per necessaria manutenzione, dopo il superlavoro degli ultimi mesi e tornerà a funzionare a pieno ritmo solo dopo Pasqua.

"Perché buttavamo il percolato a mare"

Impianti di tritovagliatura, discariche e termovalorizzatore: è in tilt l'intero ciclo di rifiuti. Un quadro per niente rassicurante. "Il sistema è in crisi. È emergenza", dice lapidario, l'assessore comunale all'Igiene pubblica, Paolo Giacomelli. Un'emergenza ancora poco visibile. Ma parlano i numeri.

Ieri per strada c'erano 800 tonnellate di rifiuti non raccolti. E 50 camion di Asìa (su 130) sono pieni di immondizia non sversata. "Per chi gira in strada l'emergenza non è ancora così evidente, perché stiamo mantenendo pulito il centro e stiamo riempiendo i camion - spiega Giacomelli - Ma domenica per esempio su 59 mezzi, siamo riusciti a liberarne solo 38. Siamo al limite".

E le previsioni? "Se stanotte (ieri notte ndr) riusciamo a sversare almeno 700 tonnellate a Chiaiano, forse qualcosa recuperiamo. Caivano è bloccata, non riesce ad evacuare né la frazione secca né quella umida: le vasche sono colme", spiega l'amministratore delegato di Asìa, Daniele Fortini. L'Asìa ribadisce la richiesta di "un unico impianto in cui sversare". Anche se al di là degli sforzi dell'ultimo minuto, il sito Chiaiano è arrivato ai minimi termini e i conferimenti andranno sempre più a scemare, fino all'esaurimento della discarica previsto per questa primavera.

Situazione di stallo, prima della nuova crisi. Anche se dalla SapNa, la società provinciale che gestisce il ciclo dei rifiuti fanno sapere che oggi partiranno 30 camion per l'Emilia Romagna, la Puglia e la Toscana. Ogni mezzo porterà circa 30 tonnellate di frazione umida, per un totale di 900 tonnellate. Questo darà un po' di respiro agli impianti di tritovagliatura come Caivano, ma non risolverà il problema.

Per definire un nuovo maxi-sito, capace di accogliere un milione di tonnellate di rifiuti, intanto, la Provincia dribbla la scadenza fissata (nell'ultimo vertice con il governo) per ieri e prende tre settimane (un mese) di tempo. Il piano della squadra di Cesaro è di passare dalla maxi discarica ad almeno tre discariche di ambito: una nel Nolano, una nell'area flegrea e una nell'area Nord.

Intanto a Quarto continua la battaglia contro la discarica. Ieri il sindaco Secone ha lanciato una appello, chiedendo la solidarietà del cardinale Bagnasco, presidente della Cei, perché "a poche decine di metri dalla cava indicata dalla Provincia per la della discarica dovrebbe nascere un santuario dedicato a Maria, Regina della Pace".

E a Salerno sono due le aziende che hanno risposto al bando per la realizzazione del termovalorizzatore: la Daneco impianti srl (in Ati con Acmar Scpa e Rcmr costruzioni srl) e la De Vizia Trasfer spa (in Ati con Lombardi srl).

(01 febbraio 2011)

 

 

2011-01-29

"Avvelenavano il mare con i rifiuti"

bufera sulla task force dell'emergenza

Napoli, arrestati la vice di Bertolaso e l'ex prefetto Catenacci. Indagato Bassolino. In manette 14 persone. I pm: "Gravissimo e irreparabile disastro ecologico"

di DARIO DEL PORTO

"Avvelenavano il mare con i rifiuti" bufera sulla task force dell'emergenza

NAPOLI - Il mare di Napoli umiliato dalla crisi rifiuti. Non c'erano solo i sacchetti accumulati nelle strade, a ferire il territorio alle prese con un'emergenza infinita che proprio in queste ore si riaffaccia alle porte della città. Nelle acque del Tirreno i depuratori della regione hanno sversato, a partire dal 2006 e almeno fino al dicembre 2007, enormi quantità di percolato, il residuo liquido prodotto dalla spazzatura, a causa di quella che i magistrati definiscono come "una scelta obiettivamente scellerata", ritenuta in grado di determinare "un gravissimo e irreparabile disastro ambientale, incidente sugli equilibri biologici e marini e sulle stesse condizioni di vita umane e animali, con conseguente pericolo per la pubblica incolumità".

Adesso la decisione di conferire il percolato negli impianti di depurazione della regione rappresenta il cuore dell'ultimo fronte giudiziario aperto dalla Procura di Napoli. Otto persone sono in carcere, fra questi il dirigente della Regione Generoso Schiavone, l'architetto Claudio De Biasio, il dirigente della società Hydrogest Gaetano De Bari. Sei hanno ottenuto gli arresti domiciliari e nell'elenco figurano il prefetto ed ex commissario straordinario per l'emergenza rifiuti Corrado Catenacci, che ieri si è dimesso dalla presidenza della nuova società provinciale di gestione dei rifiuti (Sapna), Marta Di Gennaro, vice commissario durante la prima gestione Bertolaso, il dirigente del ministero dell'Ambiente Gianfranco Mascazzini. Non è stato chiesto alcun provvedimento restrittivo, ma risultano indagati, l'ex governatore e commissario ai rifiuti e alle bonifiche Antonio Bassolino, al quale è stato notificato un avviso di garanzia, l'ex capo della sua segreteria Gianfranco Nappi, destinatario di una perquisizione, e l'ex assessore udeur all'Ambiente Luigi Nocera. Sono state disposte perquisizioni presso l'Hydrogest e la società Termomeccanica, documenti sono stati acquisiti in prefettura e presso Regione, Protezione civile, Ministero dell'Ambiente.

L'inchiesta è coordinata dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo con il procuratore aggiunto Aldo De Chiara. Gli accertamenti sono stati eseguiti dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza e dai carabinieri del Noe, anche con l'ausilio della polizia provinciale. Secondo l'accusa il rifiuto liquido, per sua natura altamente inquinante, non poteva essere conferito nei depuratori ritenuti "già inadeguati ad assicurare la normale depurazione". Interrogato nel 2008, Catenacci aveva difeso questa soluzione affermando che una diversa forma di smaltimento avrebbe anche potuto aprire la porta ad affari illeciti. Ma si tratta di un'interpretazione categoricamente respinta dalla Procura e anche dai giudici, che però non ritengono sussistenti al momento gli indizi per l'ipotesi più grave di disastro ambientale.

In una nota Bassolino ha espresso "fiducia verso la magistratura" e la certezza "che l'ulteriore sviluppo delle indagini dimostrerà la mia estraneità a ogni ipotesi di reato". Tutti gli indagati potranno replicare alle accuse nei successivi passaggi del procedimento. Gli interrogatori degli arrestati si svolgeranno davanti al gip in composizione collegiale (presidente Bruno D'Urso, a latere Francesco Chiaromonte e Luigi Giordano) che ha emesso l'ordinanza come previsto dalla normativa approvata per la fase di emergenza. Ma intanto Napoli è ancora impantanata nel Vietnam dei rifiuti: Accusa il procuratore Giandomenico Lepore: "È sempre emergenza da sedici anni perché manca la volontà delle forze politiche di risolvere il problema"

(29 gennaio 2011)

 

 

LE REAZIONI

"No a soluzioni giudiziarie, noi l'alternativa"

Casini lancia il Terzo Polo: pronti a guidare il Paese. Fini: il voto non ci spaventa

dal nostro inviato CARMELO LOPAPA

"No a soluzioni giudiziarie, noi l'alternativa"

TODI - Il nuovo videomessaggio da "guerra talebana" scende col gelo della sera, sul primo ritiro dei terzopolisti a Todi, in Umbria. Stop ai lavori, Casini, Rutelli e Lombardo si fermano davanti al video all'ora dei tg. Non Gianfranco Fini, che lo guarda con attenzione ma dal salotto di casa, abbattuto da un'influenza che gli fa disertare la prima giornata dell'assemblea dei cento parlamentari. L'impressione univoca che tutti ne traggono è che le elezioni anticipate ormai sono inevitabili, forse imminenti, che il Cavaliere sia sul suo ultimo giro di giostra.

Di questo stavolta si è convinto lo stesso leader di Fli. "Berlusconi ha dichiarato guerra a tutto il resto del mondo: agli avversari politici, alla magistratura, ai giornalisti, alla tv pubblica, tutti nemici, tutti comunisti" è la riflessione amara del presidente della Camera tornato sotto assedio. Determinato a resistere, comunque, perché "non c'è una sola ragione" che lo induca a fare il passo al quale il Cavaliere e i suoi uomini vorrebbero costringerlo "solo per dirottare l'attenzione" dallo scandalo Ruby. Sebbene non sia sfuggito all'entourage del presidente il dettaglio dell'assenza di qualsiasi riferimento alle dimissioni di Fini, in quest'ultimo video. D'altronde, Bossi aveva invitato ad abbassare i toni e Cicchitto aveva dichiarato che il premier "non ha mai chiesto le dimissioni" del presidente della Camera.

Il leader Fli non si illude più di tanto. E in questo scenario il voto anticipato lo ritiene

appunto piuttosto probabile. "Non ci spaventa, se sarà l'unico modo per far uscire il Paese dallo stallo nel quale lo hanno ridotto" è la considerazione che Gianfranco Fini ribadirà stamattina nell'intervento che chiuderà la due giorni di riflessione organizzata da Ferdinando Adornato. Considerazioni che ieri Casini aveva già fatto proprie. Con una serie di avvertimenti ai naviganti del "Nuovo polo per l'Italia".

Si chiamerà così, il simbolo provvisorio è un tricolore stilizzato sullo sfondo, pronto a schierarsi compatto alle amministrative di aprile e - ovvio - alle eventuali Politiche. Il leader Udc parte dalla difesa a spada tratta di Fini: "Presiede in modo impeccabile e la casa di An serve solo per non parlare delle notti di Arcore".

Detto questo, avvisa la platea di moderati che non può esserci una soluzione giudiziaria: "Guardate che Berlusconi non cadrà per mano dei giudici, ma perché il suo progetto politico è fallito". Archiviata ormai l'alternativa di un governo tecnico, in assenza di dimissioni del premier che non arriveranno mai, resta la prospettiva del voto anticipato. "Non è utile per il Paese ma non ne abbiamo paura", convinti anzi che riserverà "sorprese e novità", è la tesi di Casini. E a quel punto, "spetta a noi l'alternativa di guidare questo Paese, non importa chi sarà il leader e non conta da dove veniamo" dice negando la competition tra lui, Fini e Rutelli. "La nostra forza è la pluralità di leadership" sostengono anche Italo Bocchino e Adolfo Urso. "Ma ci accomuna pure il fatto - ironizza il capogruppo di Fli - che andiamo tutti a letto alle 10". Il premier, secondo Rutelli che parlerà oggi, "ha paura di noi".

Ma è proprio Berlusconi e l'eco dei suoi scandali a fare da sfondo a ogni intervento. Guzzanti e La Malfa, Lanzillotta e Tabacci. C'è Raffaele Lombardo che ritiene a questo punto "auspicabile un'allenza col Pd" come nella sua Sicilia. Casini frena, pur sostenendo che nel dopo Berlusconi occorrerà una governo di larghe intese, in cui anche il Pd dovrà assumersi le sue responsabilità. Dice che "Berlusconi non ha più alcuna voglia di governare è oggettivamente indifendibile". Quindi si abbandona a un mea culpa: "Nel '94 abbiamo creduto che potesse esserci un percorso attorno a Berlusconi. Vedevamo le anomalie, i conflitti d'interesse, sperando che il tempo attenuasse queste anomalie, invece si sono moltiplicate drammaticamente. Oggi siamo diventati la repubblica del videomessaggio".

(29 gennaio 2011)

 

 

 

 

 

2011-01-28

INQUINAMENTO

Polveri sottili, livelli record

fuorilegge quasi 50 città

Dati allarmanti nel dossier di Legambiente. Particolarmente grave la situazione in Pianura Padana con Torino, Brescia e Milano in testa alla classifica europea dello smog. "Servono politiche strutturali, non interventi spot"

Polveri sottili, livelli record fuorilegge quasi 50 città

ROMA - Lo scorso anno 48 capoluoghi di provincia hanno superato il limite giornaliero di polveri sottili nell'aria per più dei 35 giorni consentiti dalla legge. La situazione più grave è quella registrata dalle centraline di monitoraggio a Torino e Frosinone con 134 e 108 sforamenti. A seguire Asti (98), Lucca (97), Ancona (96) e Napoli (35). Sono questi i dati salienti del dossier "Mal'aria di città 2011" presentato da Legambiente alla vigilia dello stop alle auto a Milano 1 e Torino 2.

Le conseguenze sulla salute dei cittadini dello "smog cronico", afferma lo studio, sono drammatiche. Ogni 10.000 abitanti, più di 15 muoiono prematuramente solo a causa delle polveri sottili. Lo scorso anno, denuncia ancora "Mal'aria", in 21 città i giorni fuori limite sono stati oltre 70, ovvero più del doppio ammesso dalla normativa. Al di là dei livelli eccezionali registrati in alcuni capoluoghi, a destare particolare allarme è la situazione complessiva della Pianura Padana, dove sono concentrati 30 dei 48 capoluoghi fuorilegge. La principale fonte d'inquinamento urbano deriva dai trasporti, responsabili, secondo il dossier, del 50% delle polveri sottili a Roma e dell'84% degli ossidi di

azoto a Napoli. I trasporti su strada emettono annualmente circa il 34,7% del Pm10, il 55,5% del benzene, il 51,7% degli ossidi di azoto, il 43,1% del monossido di carbonio.

La gravità della situazione italiana, ricorda Legambiente, è confermata dai dati dell'Agenzia europea per l'ambiente, che riporta ai primi posti della classifica delle città più inquinate Torino, Brescia e Milano, precedute solo da Plovdiv, in Bulgaria. Dall'Europa, che da due anni esorta il nostro governo a rispettare i limiti imposti dalla normativa comunitaria, è arrivato, inoltre, un monito formale. Lo scorso novembre la Commissione Europea ha deferito infatti l'Italia presso la Corte di giustizia per non aver rispettato la direttiva sulla qualità dell'aria.

"Per curare la malattia cronica della cattiva qualità dell'aria e dell'inquinamento acustico - afferma Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente - non bastano interventi spot come la giornata nazionale della bicicletta o parziali limitazioni al traffico. Servono interventi più ampi e strutturali, dal contrasto all'auto privata al rilancio del trasporto pubblico, che deve essere appetibile per i cittadini tramite l'estensione delle corsie preferenziali e un'adeguata offerta dei km percorsi".

La rincorsa italiana a rientrare nella norma di quanto previsto non solo dal buon senso, ma anche dalle direttive europee, rischia però di essere senza fine. Proprio ieri il commissario Ue per l'Ambiente, lo sloveno Janez Potocnik, ha annunciato infatti di essere intenzionato ad inasprire ulteriormente i limiti di PM10 consentiti proprio in considerazione dei danni provocati alla salute dei cittadini.

Intanto dal consiglio comunale di Milano si apprende che la domenica a piedi di dopodomani potrebbe avere un bis già la settimana successiva. "Ad oggi c'è il 60% di possibilità che il 6 febbraio replicherermo la domenica a piedi - ha ammesso il vicesindaco Riccardo De Corato - io non faccio il guru, lo dico guardando i bollettini meteorologici che non preannunciano nemmeno per i prossimi giorni piogge o vento".

(28 gennaio 2011)

 

 

 

IL BLITZ

Rifiuti, indagato anche Bassolino

Arrestati prefetto e ex vice di Bertolaso

Una operazione del Noe e della Guardia di Finanza a Napoli ha portato all'arresto di 14 persone. Ai domiciliari Marta Di Gennaro, Corrado Catenacci e Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del Ministero dell'Ambiente. Sono accusati di associazione per delinquere, truffa e reati ambientali. Indagato l'ex governatore Antonio Bassolino. La procura: depurazione "solo apparente"

di DARIO DEL PORTO

Rifiuti, indagato anche Bassolino Arrestati prefetto e ex vice di Bertolaso

Finiva direttamente in mare il percolato sversato nei depuratori campani. E' questa l'ipotesi centrale della nuova inchiesta condotta dalla Procura di Napoli sulla gestione della crisi rifiuti. I militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli e i carabinieri del Noe hanno eseguito oggi 14 arresti.

Ai domiciliari vanno fra gli altri anche il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, la dirigente della protezione civile Marta Di Gennaro, vice commissario ai rifiuti durante la prima gestione di Guido Bertolaso e il dirigente del ministero dell'ambiente Gianfranco Mascazzini. Ordinanza di custodia in carcere per il manager della società Hidrogest Gaetano De Bari e Claudio De Biasio.

Ma l'indagine è molto più' ampia e fra fra gli indagati per i quali la Procura non ha chiesto provvedimenti restrittivi figurano inoltre l'ex presidente della Regione Antonio Bassolino, l'ex assessore regionale all'ambiente Luigi Nocera e l'ex capo della segreteria di Bassolino, Gianfranco Nappi, destinatario di una perquisizione. Gli investigatori hanno acquisito atti in Regione e in Prefettura. Le accuse ipotizzate dalla Procura vanno dalla associazione per delinquere al traffico illecito dei rifiuti.

Al centro dell'inchiesta la gestione complessiva degli impianti di depurazione della regione e il sospetto, che dovrà ora essere verificato nei successivi passaggi del procedimento, che il percolato sia stato sversato con modalità capaci di pregiudicare un processo di depurazione già fallimentare. Con il risultato che materiale non depurato sarebbe stato scaricato direttamente in mare. Le ordinanze, chieste dal pool Ecologia della Procura coordinato dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara, sono state emesse dal collegio dell'ufficio gip presieduto da Bruno D'Urso.

L'attività di depurazione dei rifiuti, sottolinea la Procura, sarebbe stata "meramente apparente" e gli impianti di depurazione sarebbero stati gestiti in maniera "assolutamente lontana dagli standard". Attività che, è sempre la ricostruzione dell'accusa, sarebbe stata "assicurata attraverso la stretta complicità di soggetti privati e pubblici". Il procuratore Giandomenico Lepore accusa: "Con i rifiuti è sempre emergenza da sedici anni perche', credo, manca la volontà delle forze politiche di risolvere il problema. Si parla tanto, ma si trovano solo soluzioni tampone"

(28 gennaio 2011)

 

 

LA CRISI

Rifiuti, ci risiamo

tornano i cumuli per le strade

Allarme dell'assessore comunale Giacomelli: la discarica di Chiaiano ormai è satura

di CARLO FRANCO

Rifiuti, ci risiamo tornano i cumuli per le strade Rifiuti a Napoli in una foto di archivio

LA TREGUA è finita: i rifiuti sono tornati. Ieri sera le giacenze riversate in strada ammontavano a 450 tonnellate e, in mancanza di fatti nuovi molto difficili da prevedere, sono destinati ad aumentare. Nei quartieri centrali i cumuli ancora non si vedono perché sono stati abbandonati nelle periferie, a Ponticelli, Pianura, Soccavo e Quarto, ma di qui a poco si espanderanno di nuovo a macchia d’olio. A Palazzo San Giacomo l’assessore all’Igiene, Paolo Giacomelli, rientrando da un giro di ispezione, ha rilasciato dichiarazioni preoccupate: "Chiaiano è satura e prende 300 tonnellate in meno (da 800 a 500) e gli Stir continuano a essere bloccati, a breve può tornare la crisi".

L’assessore regionale all’ambiente, però, è di tutt’altro avviso. "Entro febbraio il piano che Bruxelles ci ha chiesto sarà pronto, sto per mandare la seconda tranche e subito dopo partirà la terza". In attesa, però, Napoli ha ripreso a chiedere aiuto. "I problemi", dice l’assessore Romano, "sono dovuti alla raccolta non allo smaltimento e il Comune di Napoli deve superarli", Riprende, cioè, l’antica querelle alla quale, però, l’assessore Romano conta di ovviare iniziando il trasferimento dei rifiuti, via mare, in due discariche in Andalusia capaci di accogliere dieci milioni di tonnellate. "A un prezzo del 30% inferiore a quelli italiani". A queste "spedizioni", che dovrebbero partire a metà febbraio, sta lavorando con impegno anche il presidente della giunta, Stefano Caldoro. A piazza Matteotti, infine, il presidente Cesaro ha ripreso le trattative con il sindaco di Casamarciano che rappresenta i colleghi del territorio nolano. C’è stata qualche proposta migliorativa per le discariche comprensoriali, ma la strada è ancora lunga e tutta da percorrere.

Tornando ai problemi di giornata, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è la chiusura imprevista dell’impianto di Caivano che è la struttura portante del fragilissimo ciclo di raccolta. L’impianto è stato riaperto ieri pomeriggio, ma, dice l’assessore, agli autocompattatori di Asia è stato concesso di scaricare appena 100 tonnellate, poi il sito è stato di nuovo chiuso. Un problema, insomma, che si risolve solo con le discariche comprensoriali che la Provincia dovrebbe indicare entro domenica. Che è cosa praticamente impossibile: nessuno le vuole, anche se ieri sera Cesaro ha detto ottimisticamente: "Vedo diradare le nubi".

A Quarto, infine, i comitati effettueranno domani alle 14 una marcia antidiscarica per bloccare la riapertura della cava di contrada Spinelli. Alla crociata partecipa anche il vescovo Pascarella, ma il sindaco Secone è realista: "Mi fa piacere, ma sono solidale con i cittadini che dicono: vedrete alla fine la spunteranno".

(27 gennaio 2011)

 

 

RIFORME

Federalismo, il no di Pd e Terzo Polo

E La Loggia si appella alle opposizioni

Gli "innesti" di Calderoli non convincono Pd e centristi. Lanzillotta: "Le nostre richieste non sono state accolte". Napoli (Pdl): "Solo critiche strumentali". Il voto previsto per giovedì 3 febbraio

Federalismo, il no di Pd e Terzo Polo E La Loggia si appella alle opposizioni Roberto Calderoli

ROMA - Fa discutere il nuovo testo sul federalismo municipale 1 presentato dal ministro Roberto Calderoli in commissione bicamerale. Gli "innesti" sono numerosi ma, mentre i Comuni sembrano gradire, l'opposizione non nasconde le critiche. "Volendo sintetizzare la nuova bozza sul federalismo si potrebbe dire più tasse per tutti - afferma Linda Lanzillotta di Alleanza per l'Italia -. I punti che avevamo sollevato non sono stati accolti e soprattutto non aumenta l'autonomia e la responsabilità dei comuni. Solo tasse, tasse, tasse". Concorda Gian Luca Galletti dell'Udc: "Se Calderoli voleva chiudere alla possibilità di un accordo con noi, non poteva fare di meglio che cancellare la detrazione per le famiglie in affitto".

Anche il Pd è in trincea: "Siamo al tradimento del federalismo, non c'è nessun aumento dell'autonomia impositiva dei comuni e ci saranno tre imposte in più. Votiamo contro". Il giudizio secco è di Stefano Fassina, responsabile economia del partito, nel corso di una conferenza stampa alla camera per commentare le modifiche al testo. "C'è la tassa di scopo, quella di soggiorno e lo sblocco dell'addizionale Irpef, tre tasse in più". Ai lavoratori autonomi dice: "la vostra Ici raddoppierà". Fassina attacca anche il Tesoro: "Pongo il problema dell'affidabilità della relazione tecnica della Ragioneria generale

dello Stato. C'è una sovrastima dell'emersione dal nero con la cedolare secca, ci sono previsioni di gettito aleatorie e si rischia un buco di finanza pubblica". La relazione tecnica, insomma, "non è credibile".

Ma per il Pdl Il no di Pd e Terzo Polo avrebbe "soltanto un significato politico: è un no strumentale, rispetto al quale si distingue in positivo l'Italia dei Valori ancora incerta sul voto da dare in Commissione". Soddisfatto, invece, il sindaco di Roma: "Pur senza accettare tutte le richieste presentate dall'Anci, la nuova proposta sul federalismo del ministro Calderoli si muove sulla strada giusta e avvia in termini positivi un percorso che deve progressivamente dare l'autonomia finanziaria ai Comuni italiani" dice Gianni Alemanno.

Nonostante lo stop dell'opposizione dal presidente della Bicamerale per l'Attuazione del federalismo fiscale, Enrico La Loggia (Pdl) arriva un invito a "valutare in buona fede e nel merito" le novità, in maniera tale che su un provvedimento "di rilevante importanza" per tutti i cittadini italiani si possa registrare "la più ampia convergenza" delle forze politiche e parlamentari. Il termine per la presentazione degli emendamenti dovrebbe essere fissato alle 16 di domani. Il voto finale, invece, è previsto per giovedì prossimo, 3 febbraio.

(27 gennaio 2011)

 

 

 

2011-01-27

Uova alla diossina nel Mantovano

Vietati il consumo e la vendita

Trovate tracce di diossine e Pcb. I campioni prelevati negli allevamenti rurali vicini alle industrie. Si tratta d'animali ruspanti, allevati all'aperto e alimentati con becchime autoprodotto. Scattano i divieti dell’Asl. Indenne il latte

* diossina, alimenti, uova contaminate

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Analisi delle uova in un laboratorio dellAsl

Analisi delle uova in un laboratorio dell'Asl

MANTOVA. Uova contenenti diossina, pcb ed altre sostanze cancerogene. Sono state trovate dai controlli disposti dall'Asl di Mantova in aree prossime a impianti industriali. I campioni erano stati prelevati negli allevamenti rurali nel corso di una campagna straordinaria di indagine partita ad ottobre e che ha coinvolto anche allevamenti bovini. Negativi, finora, i riscontri per il latte, mentre almeno quattro partite di uova sarebbero risultate positive.

I riscontri sono emersi a Sustinente, San Giorgio e San Martino dall'Argine. In tutti i casi si tratta d'animali ruspanti, allevati all'aperto e alimentati con becchime autoprodotto. Non rientrava nell'indagine il controllo sugli allevamenti industriali, che vengono costantemente monitorati e che sarebbero esenti dalla presenza delle sostanze cangerogene.

Il superamento della soglia di legge di 6 picogrammi per grammo di materia grassa andrebbe ben oltre il limite. Pcb (policlorobifenili) e diossine sono inquinanti molto persistenti che derivano da processi industriali o dall'incenerimento a basse temperature e che si concentrano nei tessuti grassi degli animali e dell'uomo (bioaccumulo). Sono tossici e cancerogeni.

L'Asl di Mantova ha già emesso i primi divieti di consumo e di commercializzazione delle uova, degli ovoderivati e delle galline negli allevamenti rurali contaminati. I controlli, disposti dalla Regione Lombardia, sono stati eseguiti, per l'area dell'Alto Mantovano, a Castiglione e Ponti sul Mincio, per il Medio Mantovano, a San Giorgio e Virgilio, per il Sud Ovest, a Viadana e San Martino dall'Argine e, per il Basso Mantovano, a Sustinente e Quingentole.

27 gennaio 2011

 

 

 

Il Comune non paga, Amia alle corde

E i cittadini incendiano l'immondizia

Notte di roghi in tutta la città. Le strade sono nuovamente invase dall'immondizia. L'emergenza è scoppiata per il black-out contemporaneo delle pale meccaniche che trasferiscono i rifiuti ai trituratori della discarica. Ma mancano anche i compattatori e il Comune non dà i soldi per acquistare i nuovi mezzi

di CRISTOFORO SPINELLA

Il Comune non paga, Amia alle corde E i cittadini incendiano l'immondizia

Nuova notte di roghi a Palermo. Gli incendi di rifiuti si sono moltiplicati dopo che è riesplosa l'emergenza a causa dei ritardi nella raccolta dovuti a disfunzioni della discarica di Bellolampo. Molti i roghi che hanno impegnato i vigili del fuoco un po' in tutta la città. Gli incendi più vasti in via Falsomiele, via Messina Marine, via Decollati, via Rallo. Nel quartiere periferico dello Sperone, uno dei più sporchi, i cittadini esasperati hanno dato alle fiamme per due volte mucchi di pattume in via Diaz e in via Pecori Giraldi, appiccando il fuoco nuovamente dopo che i pompieri lo avevano domato.

E' un'emergenza che non finisce mai. Dalla Fiera a Bonagia, da Cruillas a Brancaccio, le zone della città in cui non si fa la raccolta differenziata continuano a essere sommerse dai rifiuti. Alle mille tonnellate prodotte ogni giorno, dallo scorso week-end se ne sono aggiunte almeno altre 500 dopo il guasto alla discarica di Bellolampo. "Stiamo cercando di smaltire i rifiuti in eccesso, ma per arrivare a una situazione di quasi normalità bisognerà aspettare la fine della settimana", spiega il direttore dell'Amia Nicola Gervasi.

FOTO Le strade invase dall'immondizia

Il problema è ancora quello scoppiato alla fine della scorsa settimana, con il black-out contemporaneo delle pale meccaniche che trasferiscono i rifiuti ai trituratori della discarica. Aggravato dalla carenza di compattatori, per acquistare i quali l'Amia attende da mesi di avere liquidati circa dieci milioni di euro dal Comune. E le piogge previste nei prossimi giorni potrebbero complicare ulteriormente le cose.

"Da lunedì pomeriggio abbiamo messo in funzione un altro piccolo trituratore a Bellolampo, che ci sta consentendo di aumentare la raccolta del 10 per cento rispetto a quella ordinaria", dice il direttore dell'Amia. Ieri gli interventi di raccolta straordinaria sono stati completati nelle zone di Pallavicino, Mondello, San Lorenzo e viale Strasburgo, e nelle strade intorno a via Goethe e via Lincoln. Ripulite anche le vie La Malfa, Messina Marine e il porticciolo dell'Arenella.

Ma questo serve a poco o a nulla, perché si crea una catena di ritardi: dopo che una zona viene ripulita, si passa alle altre e nel frattempo la spazzatura torna ad accumularsi nelle aree bonificate e i mezzi dovrebbero passare quotidianamente. È quello che è successo in via Imperatore Federico: "L'area della Fiera è stata ripulita per prima, tra domenica e lunedì. Da allora, però, ci sono stati nuovi rallentamenti per la quantità di camion in attesa di scaricare a Bellolampo e così i cumuli di rifiuti si sono riformati", spiegano dall'Amia.

Ma all'origine dell'ennesima emergenza ci sono problemi strutturali. A cominciare dal ritardo nell'acquisto dei 70 autocompattatori da aggiungere ai 60 attualmente disponibili. "I mezzi oggi a nostra disposizione potrebbero essere sufficienti, ma dato che sono vecchi necessitano spesso di manutenzione", spiega il commissario straordinario dell'Amia, Paolo Lupi. "Abbiamo già bandito la gara per l'acquisto - aggiunge Lupi - ma aspettiamo ancora i trasferimenti dal Comune".

Un investimento di circa dieci milioni di euro a cui dovrebbero aggiungersi i soldi stanziati per realizzare gli interventi nella discarica di Bellolampo, tra cui un impianto di trattamento del percolato che andrebbe a sostituire le 26 autocisterne che ogni giorno operano per rimuovere il liquido inquinante. Un totale di 60 milioni che dovrebbero arrivare dai fondi Cipe: "Mi hanno assicurato che a breve ci daranno le risorse necessarie", spiega ancora Lupi, che ricorda anche i buoni risultati della differenziata, cresciuta dall'avvio della gestione commissariale dal 4 al 9,01 per cento.

Nel frattempo, la situazione resta difficile. "Le strade di Palermo sono invase di rifiuti per responsabilità dell'Amia che ne dovrebbe governare il sistema" accusa il governatore Raffaele Lombardo, che ha offerto l'impiego di lavoratori della Regione per affrontare l'emergenza. Secca la risposta di Lupi: "Stiamo cercando di ottimizzare le risorse. Ma il personale dell'azienda è più che sufficiente per assolvere i compiti previsti dal contratto di servizio".

(27 gennaio 2011)

 

 

2011-01-22

CONSUMI

Shopper falsi biodegradabili

arriva lo stop del Garante

L'Autorità ha bocciato come ingannevole la pubblicità delle buste di plastica tradizionale con aggiunta di additivi. Accolto il ricorso di Legambiente e della società che ha brevettato la Mater B di ANTONIO CIANCIULLO

Shopper falsi biodegradabili arriva lo stop del Garante

E' cominciata la guerra degli shopper. Dopo due anni di rinvii, dal primo gennaio scorso sono stati banditi i sacchetti di plastica che hanno devastato le coste, i fiumi, i mari. E i supermercati si sono riempiti di alternative: tutte presentate come ecologiche e amiche dell'ambiente. Ma non sempre è vero. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha bocciato come pubblicità ingannevole quella con la quale le buste di plastica tradizionale, con l'aggiunta di additivi per facilitarne la disgregazione, vengono definite biodegradabili e compostabili.

A fare ricorso al Garante erano state Legambiente e Novamont, la società che ha brevettato la Mater B, la plastica biodegradabile ottenuta con il mais. Sostenevano che i sacchetti fatti con la vecchia plastica, sia pure corretta con gli additivi per l'autodistruzione, non potevano essere considerati biodegradabili e adatti alla trasformazione in compost, cioè nel terriccio fertile ricavato dalla parte organica dei rifiuti. Il garante ha richiesto il parere dell'Istituto superiore di sanità. Da qui il verdetto. "Le materie plastiche con l'additivo ECM si comportano come ramoscelli o tronchi d'albero. Per questo il produttore stesso non garantisce alcun tempo effettivo in quanto il tempo di biodegradazione dipende dagli stessi fattori da cui dipende la biodegradabilità del legno, ma afferma che la cornice temporale per la totale biodegradabilità si estende tra i nove mesi e i cinque anni".

Per un ulteriore controllo sono stati poi richiesti

test sulla disintegrazione degli shopper con l'additivo ECM al Consorzio italiano compostatori, che ha rilevato tempi di degrado non compatibili con il corretto trattamento dei rifiuti organici. "Non possiamo permettere l'ingresso di altri materiali non adatti perché la situazione è insostenibile", spiega David Newman, direttore del Consorzio. "In mezzo al materiale organico che deve trasformarsi in compost troviamo ogni anno 150 mila tonnellate di plastica. Dobbiamo toglierle e portarle in discarica e tutto questo costa 30 milioni di euro l'anno".

"Quella del Garante è una decisione e giusta: viene sbarrata così da subito la strada ai furbetti del sacchetto, difendendo la messa al bando degli shopper tradizionali, una misura innovativa che porterà enormi vantaggi all'ambiente del nostro Paese", commenta il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche sui cambiamenti climatici. "Evidentemente la vecchia industria inquinante, che non ha saputo o voluto adeguarsi alla misura introdotta con la legge finanziaria del 2007 che ha deciso la messa al bando dei sacchetti prodotti col petrolio, ha cercato in qualche modo di aggirare una norma che coniuga il rispetto per l'ambiente all'innovazione".

Soddisfatto anche Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente: "La pubblicità di Italcom, Arcopolimeri e Ideal Plastik è stata definita ingannevole e sono state decise multe di 40 mila euro per la prima azienda e 20 mila per le altre due. E' un segnale forte che servirà a rimettere ordine in un settore che produce un micidiale impatto ambientale: in Italia consumiamo circa 20 miliardi di buste all'anno, un quinto di quelle usate in tutta Europa. Le utilizziamo solo per poche ore, ma restano nell'ambiente anche per secoli, da un minimo di 15 anni a un massimo di 1.000 anni secondo l'Agenzia europea per l'ambiente: si frantumano in minuscoli pezzi ma non si distruggono e formano vere e proprie "isole" come quella a 800 miglia a nord delle Hawaii, nell'Oceano Pacifico, il Pacific Vortex, grande tra i 700 mila e i 10 milioni di chilometri quadrati".

(21 gennaio 2011)

 

 

 

LA STORIA

La città felice grazie ai rifiuti

"La discarica ci rende ricchi"

A Mariana, nel Mantovano, bonus bimbi e poche tasse. Gli abitanti raccontano: "C'è una casa con 9 appartamenti a 90 euro al mese. I giovani vogliono tutti venire qui. E il Comune senza questa risorsa avrebbe fatto bancarotta 15 anni fa" di JENNER MELETTI

La città felice grazie ai rifiuti "La discarica ci rende ricchi"

MARIANA (Mantova) - C'è una montagna di terra, subito dopo l'ingresso della discarica. "Serve per ricoprire i rifiuti scaricati dai camion. Prima passano i compattatori con le ruote dentate, e subito dopo il tutto viene coperto con questa argilla. Vede, siamo tanto veloci che anche i gabbiani non trovano nulla da mangiare. Ne vediamo qualcuno, ogni tanto". C'è una montagna di terra, subito dopo l'ingresso della discarica. "Serve per ricoprire i rifiuti scaricati dai camion. Prima passano i compattatori con le ruote dentate, e subito dopo il tutto viene coperto con questa argilla. Vede, siamo tanto veloci che anche i gabbiani non trovano nulla da mangiare. Ne vediamo qualcuno, ogni tanto". È contento, il sindaco Angelo Rosa, trent'anni in politica prima Dc poi Margherita e ora capo di una giunta "pronta a discutere di tutto meno che di politica". "Se non ci fosse la discarica, come Comune avremmo fatto bancarotta già quindici anni fa".

E invece, in una terra piatta che più piatta non si può, i compattatori che altrove hanno portato proteste e fiamme, qui hanno portato ricchezza. "Bisogna usare la testa. Se si ragiona, anche i problemi più gravi si risolvono. Io quelli di Napoli un po' li capisco. Ad ogni emergenza, c'è chi dice di risolvere tutto e invece non risolve nulla. Ma anche loro debbono cambiare testa: non possono continuare a dire: la discarica si deve fare, ma non qui da noi. Ci vogliono programmazione e consenso".

La ricchezza

si vede, in questo paese - 732 abitanti - grande come certi condomini di periferia. Nel centro storico le case sono ben tenute e appena fuori, invece degli appartamenti, si costruiscono ville e villette a schiera. "Capitolo 1: se vuoi che la gente venga ad abitare qui, devi dargli una casa. E allora noi vendiamo aree già urbanizzate a 30 euro al metro quadrato, contro i 200 di Asola, un Comune a 8 chilometri da qui. Una villetta a schiera di 120 metri quadri calpestabili qui la compri con nemmeno 120.000 euro". Il tesoro comunale è la discarica stessa. Per ogni tonnellata di rifiuto solido urbano il Comune incassa 13 euro e altri soldi arrivano dal biogas prodotto nello stesso impianto. L'anno scorso sono arrivati 1,2 milioni di euro (in un bilancio comunale che, senza discarica, supera appena il milione). "E così - racconta il primo cittadino - possiamo fare cose importanti: chi abita qui, o arriva per abitare nella villetta acquistata, quando si sposa riceve 750 euro. Quando nasce il primo figlio, ecco 500 euro per le prime spese. Per il secondo e altri figli, 1000 euro a testa. I bimbi crescono e vanno alle elementari: ecco allora 500 euro all'anno. Abbiamo la scuola materna e lì non si paga la retta".

Asilo nido, materna ed elementari, con doposcuola, non hanno bisogno di catering. "Il Comune ha una cuoca, la signora Daniela Ferrari, e ci pensa lei". Sono tutte unite, le scuole. Oggi si servono pasta con olio e parmigiano, filetto di merluzzo, verdure miste. "Il resto del personale non è tanto - cinque impiegati, uno stradino, un vigile urbano a metà con Acquanegra - ma ci basta. I bimbi pagano la mensa, ma appena 3 euro a pasto, contro i 7,71di Redondesco, il Comune qui vicino, o Mantova". Nessuna tassa sui rifiuti, l'Irpef è sconosciuta, l'Ici era scomparsa anni prima dell'annuncio di Berlusconi.

Il sindaco mostra con orgoglio il "suo" piccolo regno. "Questa casa padronale l'abbiamo comprata e ristrutturata. Ne abbiamo ricavato nove appartamenti molto curati, che affittiamo a chi è in difficoltà: novanta euro al mese. E poi abbiamo costruito la bocciofila, stiamo preparando la palestra... Insomma, fino a quindici anni fa rischiavamo di scomparire: eravamo rimasti solo in 596. Adesso siamo in crescita e la cosa bella è che dai paesi vicini arrivano soprattutto giovani che si vogliono sposare e mettere su casa".

Quasi non si vede, la discarica. È alta dieci - dodici metri in tutto. "Con la pronta copertura dei rifiuti, non c'è mai odore cattivo. A volte si dà la colpa alla discarica ma la puzza arriva dal letame o liquidi suini sparsi nelle campagne". Comunque, il tesoretto comunale è a tre chilometri dal paese, lontano dagli occhi. "Ero sindaco anche allora, quando a metà degli anni '90 si seppe che la Regione aveva deciso di mettere la discarica del mantovano qui o a Redondesco o Acquanegra. Io mi sono detto: se deve arrivare, tanto vale avere oltre al disturbo anche qualche vantaggio. Se la mettono nel Comune accanto ho solo problemi e nessuna entrata. Ho cercato l'accordo con gli altri sindaci ma loro non ne volevano sapere. Ho fatto riunioni con i cittadini, ho spiegato il progetto. Solo pochissimi erano contrari. Dicevano le stesse cose che si sentono adesso in televisione, quando si vuole fare una discarica da qualche parte. "Sì, ma non a casa nostra". E così da 15 anni l'impianto è nel nostro territorio ma proprio a ridosso degli altri due paesi, più vicini del nostro alla discarica. Chissà perché, con quei sindaci non sono più riuscito a fare pace".

(22 gennaio 2011)

 

 

2011-01-19

IL CASO

Nucleare, niente arrembaggi

Greenpeace ora usa l'ironia

L'associazione ambientalista lancia uno spot per replicare con il sarcasmo alla campagna del Forum a sostegno del ritorno dell'atomo. "Pubblicità scorretta realizzata con i soldi dei contribuenti" di VALERIO GUALERZI

Nucleare, niente arrembaggi Greenpeace ora usa l'ironia

ROMA - La fionda di Davide è caricata a ironia. Greenpeace 1 ha deciso di replicare alla massiccia campagna a sostegno del ritorno al nucleare con uno spot che punta tutto sul sarcasmo. Il filmato, che Repubblica vi offre in anteprima, è stato realizzato in economia e non passerà sui grandi circuiti mediatici. "Non abbiamo le risorse necessarie per acquistare spazi pubblicitari dai prezzi proibitivi, ma volevamo comunque replicare a quella che ci è apparsa una comunicazione fortemente scorretta", spiega il direttore esecutivo di Greenpeace Italia Giuseppe Onufrio.

GUARDA LO SPOT DI GREENPEACE 2

Il riferimento è agli spot 3e alle inserzioni a cura del Forum Nucleare Italiano che nelle settimane scorse hanno affollato televisioni e stampa nazionale. Una campagna che l'associazione ambientalista ritiene scorretta sia nella forma che nei contenuti. "L'azionista di maggioranza del Forum - spiega il responsabile della comunicazione Andrea Pinchera - è l'Enel, i soldi utilizzati per promuovere il ritorno dell'atomo sono quindi in gran parte soldi pubblici che arrivano dalle tasche dei contribuenti". "Gli spot - aggiunge Onufrio - sono

poi mistificatori perché con un tono apparentemente equidistante spacciano delle opinioni per informazioni, in particolare quelle riferite alla possibilità di gestire senza problemi le scorie, una questione della quale si parla in realtà dagli anni '70 senza che si sia ancora riusciti a trovare una soluzione definitiva". Il filmato di Greenpeace si sforza quindi di smontare queste certezze a colpi di ironia. "E' giocato tutto sul paradosso tra il tono suadente dello speaker e il contenuto", precisa ancora Onufrio.

Oltre al nodo scorie gli altri aspetti della promozione filonucleare presi di mira sono i costi, i rischi legati a una possibile minaccia terroristica e la difficoltà di trovare siti adatti a ospitare le centrali. "Altri aspetti della pubblicità del Forum Nucleare che trovo mistificatori - dice Onufrio - è il voler ritrarre l'uranio come una fonte priva di problemi di approviggionamento, mentre si tratta di una risorsa finita proprio come quelle fossili, e il voler presentare le rinnovabili come incapaci di andare oltre la dimensione di nicchia. Non è così: in Spagna già lo scorso anno oltre il 16% dell'elettricità è stata prodotta dal vento 4 e studi anche di provenienza istituzionale e industriale intravedono la possibilità di un futuro non troppo remoto con le energie verdi in grado di soddisfare il 100% dei consumi".

(19 gennaio 2011)

 

2011-01-18

CONSUMI

Etichetta d'origine, ecco la legge

Ma l'Europa potrebbe bocciarla

Approvata dalla Commissione Agricoltura della Camera la legge che prevede l'indicazione della provenienza dei prodotti alimentari. Il rischio, però, è che Bruxelles blocchi l'iniziativa italiana considerandola in aperto contrasto con le norme comunitarie di MONICA RUBINO

Etichetta d'origine, ecco la legge Ma l'Europa potrebbe bocciarla

Niente più pubblicità con le immagini della Sicilia per il succo d'arancia se la materia prima arriva dal Brasile o con il Golfo di Napoli se le mozzarelle arrivano dalla Germania. Invocata in occasione del recente scandalo del maiale alla diossina 1, l'etichetta che indica l'origine di tutti i cibi adesso è legge. La Commissione Agricoltura della Camera, infatti, ha approvato definitivamente all'unanimità in sede legislativa le "Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari", a conclusione di una battaglia durata oltre dieci anni condotta dalla maggior parte delle confederazioni agricole, Coldiretti in testa. Che oggi festeggia l'approvazione della legge con la preparazione di una salsiccia lunga 100 metri in piazza Montecitorio da offrire a rappresentanti istituzionali e parlamentari di maggioranza e opposizione.

Il rischio, però, è che l'Europa bocci l'iniziativa italiana, in contrasto con la "direttiva etichettatura 2000/13/CE che prevede l'indicazione dell'origine solo a titolo volontario per la generalità dei prodotti, mentre per altri - tra cui orto-frutta, carni bovine e di pollo, uova, miele, prodotti ittici freschi (qui la lista completa 2) - tale indicazione è già obbligatoria. "Potrebbe ripetersi - spiega Dario Dongo, responsabile

politiche regolative di Federalimentare ed esperto del blog IlFattoAlimentare.it - un vecchio copione già messo in scena con la legge 204/2004, quando il legislatore italiano provò a introdurre l'obbligo di citare l'origine delle materie prime sulle etichette di tutti i prodotti alimentari. Già in quel caso la Commissione europea, rilevata l'incompatibilità della norma con quella comunitaria, diffidò l'Italia dall'applicarla".

Cosa dice la nuova legge. L'articolo centrale della legge è il 4. La norma prevede che, per prevenire le frodi alimentari e per assicurare ai consumatori una completa e corretta informazione sulle caratteristiche dei prodotti commercializzati trasformati e non, è obbligatorio riportare nell'etichettatura l'indicazione del luogo di origine o di provenienza, e dell'eventuale utilizzo di ingredienti in cui siano presenti organismi geneticamente modificati in qualunque fase della catena alimentare.

Per i prodotti non trasformati il luogo d'origine riguarda il paese di produzione. Per quelli trasformati dovranno essere indicati il luogo dove è avvenuta l'ultima trasformazione sostanziale e il luogo di coltivazione o allevamento della materia prima agricola prevalente utilizzata. Entro sessanta giorni dall’approvazione della legge dovranno essere emanati decreti interministeriali da parte del ministero dello Sviluppo economico e di quello delle Politiche Agricole per definire le disposizioni relative alla tracciabilità dei prodotti agricoli di origine o di provenienza del territorio nazionale. Con gli stessi decreti saranno definiti, relativamente a ciascuna filiera, i prodotti alimentari soggetti all’obbligo dell’indicazione nonché il requisito della prevalenza della materia prima agricola utilizzata nella preparazione o produzione dei prodotti. Infine, chi immette in commercio prodotti privi dell’indicazione d’origine rischia una sanzione fino a 9.500 euro. All'articolo 2 si introduce anche il divieto di inserire il nome di formaggi Dop nell’etichetta delle miscele. Il nome potrà comparire solo tra gli ingredienti e a patto che la presenza di formaggio Dop non sia inferiore al 20 per cento della miscela. La legge contiene anche altri provvedimenti che vanno dalla promozione di contratti di filiera e di distretto a livello nazionale all’istituzione di un Sistema di qualità nazionale di produzione integrata, fino all'introduzione dell’obbligo per gli allevatori di bufala di rilevare il latte prodotto giornalmente per assicurare la piena trasparenza ai consumatori.

Autarchia alimentare? All'articolo 5 la legge sottolinea anche che le informazioni relative al luogo di origine o di provenienza delle materie prime sono necessarie al fine di non indurre in errore il consumatore medio e l’omissione di tali indicazioni costituisce pratica commerciale ingannevole. "In questo modo - assicura Coldiretti - si assicura lo stop alle pratiche commerciali sleali nella presentazione degli alimenti per quanto riguarda la reale origine geografica degli ingredienti utilizzati. Niente più pubblicità del succo di arancia con le immagini della Sicilia se viene utilizzato quello proveniente dal Brasile o delle mozzarelle con le immagini del Golfo di Napoli se provengono dalla Germania, come è successo per quella diventata blu". Ma l'autarchia alimentare, oggi, è possibile? "Vincolare il concetto di made in Italy all'origine autoctona delle materie prime è piuttosto limitativo oltre che irreale - spiega ancora Dongo -. Prendiamo il caffè: l'Espresso italiano è rinomato nel mondo grazie a un'eccellente industria di torrefazione. Eppure in Italia non esiste traccia di coltivazioni di caffè. Oppure la pasta: da diversi secoli i pastai italiani hanno imparato a mescolare grandi duri di diversa origine. A Gragnano, una delle patrie storiche della pasta, si possono ammirare le stampe del '700 che raffigurano navi cariche di grano della Crimea (ora Ucraina) sbarcare nel porto di Napoli per rifornire i produttori campani. E allora, vogliamo per questo dubitare della tradizione italiana della pasta di Gragnano?".

Cosa succede in Europa. Intanto, il 22 ottobre scorso i rappresentanti dei governi dei 27 Stati membri Ue hanno trovato un accordo circa l'indicazione d'origine in etichetta dei prodotti alimentari. Il compromesso ha stabilito che:

-è obbligatorio indicare in etichetta il paese d’origine o il luogo di provenienza se la mancanza di questa indicazione possa confondere il consumatore circa l’effettiva provenienza dell’alimento;

- si introduce l'obbligo di indicare l'origine delle carni suine e ovine (affidando alla Commissione europea il compito di definire le modalità di tali comunicazioni nei 2 anni successivi all'entrata in vigore del regolamento);

- quando si indica il paese di origine o luogo di provenienza di un alimento, e questo non coincide con quello dell’ingrediente primario, è obbligatorio dichiarare che l’ingrediente primario ha un’origine diversa da quella dell’alimento. Questo obbligo vale nei casi di una materia prima generalmente non coltivata nel paese di origine o di trasformazione dell’alimento. Per esempio, non sarà obbligatorio indicare l’origine del cacao, né precisare che la sua provenienza è diversa da quella della barretta di cioccolato italiana perché prodotta in Italia;

- entro 5 anni, la Commissione dovrà presentare al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull'opportunità di estendere l'indicazione obbligatoria d'origine alle etichette di altri alimenti (latte, prodotti alimentari non trasformati, prodotti mono-ingrediente) e ad alcuni ingredienti dei prodotti alimentari. In particolare si valuteranno i pro e i contro dell'obbligo di indicare le origini del latte utilizzato nei prodotti lattiero-caseari, della carne usata nella preparazione di altri cibi (es. pasta ripiena) e in generale degli ingredienti che rappresentino più del 50 per cento dell’alimento (es. farina nel pane).

La Commissione dovrebbe perciò stimare, caso per caso, se l'indicazione dell’origine è possibile, quanto costa agli operatori della filiera e quali vantaggi potrebbe comportare. L’accordo degli Stati membri andrà ora al Parlamento europeo che, nei prossimi mesi, tornerà a esaminare il progetto di regolamento "informazione al consumatore", in seconda lettura. Vedremo tra l'Italia e l'Europa chi la spunterà.

(18 gennaio 2011)

 

 

IL CASO

Frodi alimentari, la legge è salva

tutto grazie a un cavillo giuridico

Sembrava essere rimasta vittima della legge-delega di semplificazione varata dal ministro Calderoli, ma non è così. La 283/62 resta in vigore grazie al piccola 'epigrafe' in cima al provvedimento che recita: "Testo unico"

di MONICA RUBINO

Frodi alimentari, la legge è salva tutto grazie a un cavillo giuridico

LA LEGGE contro le frodi alimentari, vittima del 'taglialeggi' varato dal ministro Roberto Calderoli 1, è salva grazie a un cavillo giuridico. Proprio così. A dirlo sono gli avvocati esperti di diritto alimentare del blog ilfattoalimentare.it 2, lo conferma il ministero della Salute. "Una legge di vitale importanza che rischiava di sparire si è salvata in corner", spiega l'avvocato Dario Dongo, responsabile politiche regolative di Federalimentare ed esperto del fattoalimentare.it. "Tutto merito di una piccola 'epigrafe' in cima al testo - continua Dongo - che lascia in pieno vigore la legge 283 del 1962, la disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande, ovvero lo strumento più noto e diffuso per sanzionare in sede legale gli illeciti alimentari". Eppure, in difesa della tesi della legge cancellata sono scesi in campo partiti politici, associazioni dei consumatori e un nome importante come quello del procuratore di Torino Raffaele Guariniello, ben noto alle cronache in fatto di sentenze "avanzate" nel settore della contraffazione alimentare, che dalla seconda metà di dicembre si trova di fatto bloccato non avendo di fatto più nessuna normativa di riferimento. Infine le parole del il ministro della semplificazione normativa Roberto Calderoli: "Voglio rassicurare

tutti. Le notizie diffuse da alcuni organi di stampa secondo cui sarebbe stata abrogata la legge del 1962 in materia di tutela alimentare sono totalmente prive di qualsiasi fondamento".

Tutto è iniziato il 22 dicembre scorso quando il "Sannio quotidiano" riferiva di un commerciante assolto dal reato di detenzione di sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione. Secondo la tesi difensiva (a quanto pare, accolta dal giudice di merito) la norma che punisce questi fatti – articolo 5 della legge 283/62 appunto - risulterebbe abrogata a partire al 16 dicembre 2010. Ciò deriverebbe, secondo il teorema difensivo, dalla cosiddetta "legge-delega per la semplificazione legislativa", la 246 del 2005, nella quale è prevista l’abrogazione di tutte le disposizioni legislative statali pubblicate prima dell’1° gennaio 1970, con eccezione di quelle indicate nei suoi decreti di attuazione.

Una lettura delle norme in tema di semplificazione potrebbe in effetti portare a credere che anche la legge 283 del 1962 sia stata spazzata via, ma non è così. La stessa legge-delega per la semplificazione esclude, infatti, dall'abrogazione tutti i provvedimenti che rechino in epigrafe la dicitura "codice" o "testo unico". E, dal momento che la 283/62 ha nell’epigrafe la parola "testo unico", la tutela degli alimenti dovrebbe essere salva. "Potremmo usare - spiega ancora Dongo - la metafora dell'Arca di Noè per descrivere questo meccanismo di semplificazione: si caricano sull’Arca (che è poi il decreto legislativo di attuazione, d.lgs. 179/09) i soli provvedimenti, tra quelli anteriori all’1.1.70, che interessa mantenere in vita; sono tuttavia "membri di diritto" dell’Arca, secondo la norma sopra citata, i codici e i testi unici tra cui appunto codice civile (del 1942), codice penale (del 1930) e anche la 283/62; tutte le altre normative vengono spazzate via dal diluvio universale".

La conferma che la legge sui cibi adulterati sia ancora valida ci viene anche un dossier dell’Ufficio Studi del Senato di cui riportiamo uno stralcio: "Il ministero [della Salute, ndr] consiglia il mantenimento del presente provvedimento [la legge 283/1962, ndr], poiché reca disciplina sanitaria degli alimenti e delle bevande. In quanto modifica di testo unico, il provvedimento non dovrebbe comunque essere inserito nell'allegato I, rientrando nei settori esclusi". Appare perciò ben fondata la tesi sostenuta dal ministero della Salute, che abbiamo consultato in via informale, secondo cui il combinato disposto delle varie norme esclude l’abrogazione della legge 283/1962. Anzi, il dossier parlamentare sopra citato evidenzia l’assenza di alcuna volontà abrogativa del legislatore nei confronti della nostra legge.

Rimane dunque in pieno vigore l’articolo 5 della legge in questione, che recita quanto segue:"È vietato impiegare nella preparazione di alimenti o bevande, vendere, detenere per vendere o somministrare come mercede ai propri dipendenti, o comunque distribuire per il consumo sostanze alimentari:

- private anche in parte dei propri elementi nutritivi o mescolate a sostanze di qualità inferiore o comunque trattate in modo da variarne la composizione naturale, salvo quanto disposto da leggi e regolamenti speciali;

- in cattivo stato di conservazione;

- con cariche microbiche superiori ai limiti stabiliti […];

- insudiciate, invase da parassiti, in stato di alterazione o comunque nocive, ovvero sottoposte a lavorazioni o trattamenti diretti a mascherare un preesistente stato di alterazione;

- con aggiunta di additivi chimici di qualsiasi natura non autorizzati […] o, nel caso che siano stati

autorizzati, senza l'osservanza delle norme prescritte per il loro impiego […];

- che contengano residui di prodotti, usati in agricoltura per la protezione delle piante e a difesa delle sostanze alimentari immagazzinate, tossici per l'uomo […]".

Vale la pena ricordare che la tutela del consumatore in ambito alimentare è garantita anche dal Codice penale da almeno tre articoli:

-Commercio di sostanze alimentari nocive - Chiunque detiene per il commercio, pone in commercio ovvero distribuisce per il consumo sostanze destinate all'alimentazione, non contraffatte né adulterate, ma pericolose alla salute pubblica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a € 51,65. La pena è diminuita se la qualità nociva delle sostanze è nota alla persona che le acquista o le riceve." (art. 444 c.p.).

-Frode in commercio - Chiunque, nell’esercizio di una attività commerciale, ovvero in uno spaccio aperto al pubblico, consegna all’acquirente una cosa mobile per un’altra, ovvero una cosa mobile, per origine, provenienza, qualità o quantità, diversa da quella dichiarata o pattuita, è punito, qualora il fatto non costituisca un più grave delitto, con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a € 2.065,83. Se si tratta di oggetti preziosi, la pena è della reclusione fino a tre anni o della multa non inferiore a € 103,29." (art. 515 c.p.).

-Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, art. 516 c.p. Chiunque pone in vendita o mette altrimenti in commercio come genuine sostanze alimentari non genuine è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a € 1.032,91.

(17 gennaio 2011)

 

 

2011-01-16

LA DENUNCIA

Adulterare gli alimenti non è più reato

Legge cancellata dal 'semplificatore' Calderoli

Il provvedimento 'taglialeggi' abroga la l.263 del 1962, che puniva le sofisticazioni dannose alla salute. La denuncia del pm Guariniello: "Bloccati i processi sulla mozzarella blu e su altri casi simili". Il Pd: "Presenteremo un emendamento al decreto milleproroghe"

Adulterare gli alimenti non è più reato Legge cancellata dal 'semplificatore' Calderoli Il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli

ROMA - Più che semplificare, il 'taglialeggi' varato dal ministro Roberto Calderoli rischia di azzerare l'ordinamento giurifico, abrogando leggi di vitale importanza. Se infatti si è rivelato un falso allarme quello dell'abrogazione del tribunale dei minori 1 (in effetti la norma di abrogazione c'era, ma è stata corretta in extremis prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale), al momento sembra definitiva l'abrogazione della legge 263 del 1962, che puniva le adulterazioni alimentari. A denunciarla il pm di Torino Raffaele Guariniello, che si occupa abitualmente di questo tipo di reati, e che dalla seconda metà di dicembre si trova di fatto bloccato, non avendo più alcuna normativa alla quale fare riferimento. Tra i procedimenti bloccati c'è anche quello sulle "mozzarelle blu".

Ma come si è arrivati all'abrogazione di una legge così importante, che tutela la salute dei cittadini? Il provvedimento "taglia-leggi" del ministro per la semplificazione, Roberto Calderoli, ha cancellato le norme risalenti a prima del 1970. Per evitare che finissero al macero delle leggi di cui si riteneva "indispensabile la permanenza in vigore", il decreto 179 del 2009 aveva previsto che entro un anno venissero corretti "eventuali errori e omissioni", stilando un apposito elenco di provvedimenti da salvare: la 263/62, non vi compare e, quindi, deve essere considerata

abrogata a partire dall'11 dicembre.

Finora il pm Guariniello aveva continuato a indagare su "mozzarelle blu" e altri fenomeni analoghi grazie a una sentenza della Cassazione, depositata il 31 marzo 2010, che analizzando l'intreccio delle norme stabiliva che la 263/62 restava in vigore fino a dicembre. Il termine, però, ormai è scaduto e adesso, anche se la legge venisse riesumata, i processi si concluderanno con delle assoluzioni in base al principio che devono essere applicate le norme più favorevoli agli imputati.

Il magistrato ha preso contatto con il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, per chiedere se è possibile prendere dei provvedimenti che salvino le indagini. La vicenda viene anche denunciata dal Pd, che annuncia la presentazione di "un emendamento al decreto milleproroghe per ristabilire la legge sulla tutela degli alimenti e salvaguardare la salute a tavola degli italiani".

Proprio questa mattina, Guariniello ha sospeso la procedura verso il rinvio a giudizio per due casi, scoperti a Torino, di messa in commercio di pesce adulterato: "Restiamo senza il baluardo che ci permetteva di combattere adulterazioni e contaminazioni", ha denunciato il magistrato, ricordando che anche "in passato c'erano stati blandi tentativi di depenalizzazione che non erano andati a buon fine. Ma questa non è una depenalizzazione: è un'abrogazione vera e propria. Vuol dire che certi comportamenti diventano leciti".

Secondo Guariniello è possibile tuttavia che il governo trovi il modo di ripristinare la legge. "Ma il problema - spiega - è che dallo scorso dicembre la 283 è stata di fatto eliminata, visto che non è stata inclusa nello speciale elenco delle norme da salvare. Per questo motivo, in tribunale non può più essere applicata. E gli imputati, in caso di processo, a meno che non vengano contestati anche altri reati, dovranno essere assolti".

Secondo quanto ha potuto accertare l'Ansa, il primo caso di assoluzione si è verificato lo scorso 21 dicembre in un tribunale dell'Italia del Sud. L'interessato era il gestore di un esercizio commerciale: il suo avvocato ha sollevato la questione e il giudice lo ha assolto "perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato".

Ma questa non è una depenalizzazione: è un'abrogazione vera e propria. Vuol dire che certi comportamenti diventano leciti".

(15 gennaio 2011)

 

 

2011-01-12

AMBIENTE

2010, il più caldo in 150 anni

dalla Nasa allarme per il clima

Registrato il nuovo record per la temperatura terrestre, che ormai si innalza di un quinto di grado ogni decennio. Gli scienziati: "Se non si riduce l'anidride carbonica il pianeta si surriscalderà ancora" di LUIGI BIGNAMI

2010, il più caldo in 150 anni dalla Nasa allarme per il clima

Nuovo record per la temperatura terrestre. Il 2010 ha superato il 2005 e il 1998 considerati (a secondo del tipo di misure eseguite) come gli anni più caldi dal 1880 ad oggi. Il dato è stato rilasciato dal Giss (Goddard Institute for Space Studies) della Nasa. La differenza rispetto al 2005 è di soli 0.01 gradi centigradi, ma nonostante ciò la Nasa è riuscita a determinare che l'anno appena trascorso è stato il più caldo dei precedenti. Dopo il 2005 e il 1998 seguono a ruota il 2002, il 2003, il 2006 e il 2007.

Stando ai dati in possesso della Nasa si può affermare che la temperatura del 2010 è risultata di 0,74°C superiore alla media ottenuta tra il 1951 e il 1980. Facendo analisi a più lungo periodo, secondo gli scienziati ora la temperatura si sta innalzando ad una velocità di circa un quinto di grado centigrado ogni 10 anni.

"Se le condizioni attuali continueranno a rimanere tali, ossia se non si diminuirà l'immissione di anidride carbonica nell'atmosfera, il 2010 conserverà per ben poco tempo il record acquisito", ha detto James Hansen del Giss. Il risultato prodotto dall'Istituto americano è quanto ottenuto dalla raccolta di dati di oltre 1.000 stazioni meteorologiche sparse per il mondo, di dati raccolti dai satelliti meteorologici, da osservazioni marine e da stazioni scientifiche poste in Antartide.

Secondo i ricercatori della Nasa la situazione emersa deve far particolarmente riflettere in quanto il 2010 è stato interessato,

almeno per la seconda parte dell'anno, dalla Nina un fenomeno climatico che raffredda la superficie di una grande parte dell'Oceano Pacifico, che poi si riflette su tutto il pianeta.

"Se si epurano i dati della Nina e del Nino che l'ha preceduta si scopre che l'ultima decade si è riscaldata ad una velocità sicuramente superiore rispetto alle due decadi precedenti", ha spiegato Hansen.

Il ricercatore sottolinea come i due inverni particolarmente freddi che hanno interessato il nord del pianeta non devono quindi, lasciarci ingannare: l'aumento della temperatura terrestre prosegue senza sosta e il freddo è proprio una conseguenza di ciò. Al Polo Nord infatti, dove le temperature crescono più velocemente che in ogni altra parte del pianeta, si sono create delle situazioni meteorologiche anomale create dalla diminuzione dei ghiacci, le quali spingono verso sud venti freddi. Ma nulla più. Sul resto del pianeta le temperature non hanno mostrato diminuzioni di sorta in nessuna delle stagioni dell'anno.

(13 gennaio 2011)

 

 

 

2011-01-12

IL CASO

La Consulta ammette il referendum Idv

Legittimo impedimento a rischio

Il via libera della Corte Costituzionale alla consultazione popolare promossa dal partito di Di Pietro. Cresce l'attesa per il verdetto. In caso di stop alla norma, decadrebbe anche il referendum

La Consulta ammette il referendum Idv Legittimo impedimento a rischio Antonio Di Pietro, leader Idv

ROMA - La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum promosso dall'Idv per l'abolizione totale della legge sul legittimo impedimento, che metterebbe al riparo il premier Berlusconi dalla ripresa dei tre processi a suo carico (Mills, Mediaset e Mediatrade). Tecnicamente, l'effettivo svolgimento della consultazione dipenderà in ogni caso dal verdetto, atteso per domani, della stessa Corte sulla legittimità dello 'scudo' previsto dalla legge per le più alte cariche dello Stato. Se la Consulta dovesse bocciare la legge sul legittimo impedimento per vizio di costituzionalità, non ci sarebbe ragione di tenere la consultazione popolare. Referendum che invece ci sarebbe senz'altro in caso di sentenza interpretativa di rigetto oppure di un verdetto di inamissibilità o infondatezza dei ricorsi. Il voto sarebbe in forse se la Consulta bocciasse lo 'scudo' solo in parte: in questo caso spetterebbe all'Ufficio centrale della Cassazione valutare se sussista ancora l'interesse alla consultazione referendaria.

Andando oltre i puri aspetti tecnici, l'ammissibilità del referendum presentato da Idv sembra confermare un orientamento della Consulta indirizzato alla bocciatura della legge 1 sul legittimo impedimento. Pronostico dettato dalle conseguenze dell'intervento tenuto da Sabino Cassese 2, docente di diritto amministrativo

relatore sui ricorsi dei giudici di Milano contro la legge ponte, di fronte ai giudici della Corte Costituzionale. Cassese ha sollevato due interrogativi per evidenziare le anomalie della norma, relativi all'"l'ambito" della legge e ai poteri di controllo del giudice. "I fatti e gli eventi individuati come ipotesi di legittimo impedimento sono indicati in modo specifico o generico?" chiede il professore. E quindi: "Residuano poteri di controllo del giudice? E questi poteri possono svolgersi sulla sussistenza del fatto-evento oppure anche sulla concomitanza?". Proprio i dubbi che hanno spinto i giudici di Milano dei tre processi di Berlusconi a ricorrere alla Corte, contestando la sostanziale immunità riconosciuta al premier con una legge ordinaria.

IL TESTO DELLA LEGGE 3

Dopo l'intervento di Cassese, dei 14 membri della Consulta, otto sarebbero pronti a bocciare totalmente la norma sul legittimo impedimento, o in parti sostanziali, cinque vorrebbero tenerla in piedi, due gli incerti. Cresce quindi l'attesa per il verdetto che la Consulta dovrà formulare domani, comunque foriero di conseguenze. Conseguenze che Berlusconi, in Germania per il vertice italo-tedesco, dice di non temere. ''Sono totalmente indifferente 4al fatto che ci possa essere un fermo o meno dei processi, che considero ridicoli, su fatti per i quali ho avuto modo di garantire che sono inesistenti, giurando sui miei figli e sui miei nipoti'' afferma il premier, dicendosi certo che, qualunque sia l'esito della decisione della Corte Costituzionale, ''non c'è nessun pericolo per la stabilità di Governo".

Di ben altro tenore il commento di Antonio Di Pietro. "Con l'ammissibilità del referendum sul legittimo impedimento, e con un giudizio di illegittimità costituzionale pendente, la resa dei conti con la giustizia per Silvio Berlusconi si avvicina, anzi è inevitabile e inesorabile" dice il presidente Idv, che aggiunge: "Così deve essere, perché tutti siamo uguali di fronte alla legge ed è immorale e contro lo stato di diritto di un paese democratico farsi le leggi per non farsi processare".

(12 gennaio 2011)

 

 

 

IL DOCUMENTO

Legittimo impedimento, il testo della legge

LEGGE 7 aprile 2010, n. 51

Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza. (10G0076) (GU n. 81 del 8-4-2010)

 

Art. 1

1. Per il Presidente del Consiglio dei Ministri costituisce legittimo impedimento, ai sensi dell'articolo 420-ter del codice di procedura penale, a comparire nelle udienze dei procedimenti penali, quale imputato, il concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste dalle leggi o dai regolamenti e in particolare dagli articoli 5, 6 e 12 della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni, dagli articoli 2, 3 e 4 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, e successive modificazioni, e dal regolamento interno del Consiglio dei Ministri, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 novembre 1993, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 268 del 15 novembre 1993, e successive modificazioni, delle relative attività preparatorie e consequenziali, nonché di ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di Governo.

2. Per i Ministri l'esercizio delle attività previste dalle leggi e dai regolamenti che ne

disciplinano le attribuzioni, nonché di ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di Governo, costituisce legittimo impedimento, ai sensi dell'articolo 420-ter del codice di procedura penale, a comparire nelle udienze dei procedimenti penali quali imputati.

3. Il giudice, su richiesta di parte, quando ricorrono le ipotesi di cui ai commi precedenti rinvia il processo ad altra udienza.

4. Ove la Presidenza del Consiglio dei Ministri attesti che l'impedimento è continuativo e correlato allo svolgimento delle funzioni di cui alla presente legge, il giudice rinvia il processo a udienza successiva al periodo indicato, che non può essere superiore a sei mesi.

5. Il corso della prescrizione rimane sospeso per l'intera durata del rinvio, secondo quanto previsto dell'articolo 159, primo comma, numero 3), del codice penale, e si applica il terzo comma del medesimo articolo 159 del codice penale.

6. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche ai processi penali in corso, in ogni fase, stato o grado, alla data di entrata in vigore della presente legge.

 

Art. 2

1. Le disposizioni di cui all'articolo 1 si applicano fino alla data di entrata in vigore della legge costituzionale recante la disciplina organica delle prerogative del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri, nonché della disciplina attuativa delle modalità di partecipazione degli stessi ai processi penali e, comunque, non oltre diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, salvi i casi previsti dall'articolo 96 della Costituzione, al fine di consentire al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri il sereno svolgimento delle funzioni loro attribuite dalla Costituzione e dalla legge.

2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

(11 gennaio 2011)

2011-01-11

IL CASO

Germania, diossina nella carne di maiale

Bruxelles pronta a intervenire con normativa Ue

La scoperta è stata fatta in un allevamento della Bassa Sassonia dove dovranno essere abbattuti centinaia di suini. Chiusi 330 allevamenti. Fefa: "Produttori di mangimi pronti a presentare una proposta di autoregolamentazione". Galan: "In Italia più sicuri che altrove"

Germania, diossina nella carne di maiale Bruxelles pronta a intervenire con normativa Ue

ROMA -Dopo le uova, lo scandalo dell'inquinamento alla diossina in Germania si è esteso alla carne di maiale, con diverse centinaia di capi di cui sarà necessario l'abbattimento: lo ha annunciato il portavoce del ministero dell'Agricoltura di Hannover, Gert Hahne. La scoperta è stata fatta in un allevamento della Bassa Sassonia.

La presenza di diossina è risultata essere di 2 picogrammi per grammo di grasso, misura pari al doppio di quanto consentito dai limiti europei. In un altro allevamento di suini dello stesso Land sarebbero stati riscontrati valori di diossina vicini a quelli limite. Il ministero ha aggiunto che attualmente sono 330 gli allevamenti chiusi sui 4.400 inizialmente serrati.

"Un test sulla carne di maiale ha lasciato trasparire un alto tasso di diossina" in una delle fattorie chiusa dalla fine della scorsa settimana come misura preventiva in seguito alla scoperta di integratori alimentari per animali infetti, ha dichiarato un portavoce del ministero del Consumo della Bassa Sassonia. "Questa carne non è commerciabile, tutti gli animali dovranno essere abbattuti e le carcasse saranno bruciate", ha aggiunto il portavoce del ministero. Tuttavia non è stato in grado di specificare il tasso esatto di diossina rilevato, o anche se il limite fosse stato superato o no.

Diciannove gli allevamenti contaminati. Sono complessivamente 19 gli allevamenti tedeschi i cui animali sono risultati contaminati con livelli di diossina superiori

ai limiti ammessi. Di questi impianti, 18 sono allevamenti di galline ovaiole, uno di suini. Secondo i dati sulle analisi effettuate, finora nessuna 'positività' è stata riscontrata in allevamenti di bovini da carne o da latte, né in quelli di pollame da carne. Per il pollame da produzione ovicola i 18 risultati positivi sono emersi su 57 impianti analizzati, mentre il risultato per l'unico allevamento di maiale risultato finora positivo è scaturito su 15 impianti sottoposti a test.

Ue, nessun aiuto per allevatori tedeschi. Non è previsto alcun indennizzo da parte dell'Unione europea per i proprietari degli allevamenti tedeschi che sono risultati contaminati dalla diossina. ''Non è la Ue a dover pagare i danni'' ha precisato Frederic Vincent, portavoce del Commissario alla salute John Dalli. Un esperto della Commissione europea ha poi spiegato che i singoli produttori sono responsabili della conformità di quanto mettono sul mercato. Quindi è possibile - nel caso degli allevatori tedeschi - che questi possono rivalersi sui fornitori di mangimi contaminati, che a loro volta risalendo nella catena possono chiedere i danni al fornitore di grassi inquinati con la diossina. ''Un meccanismo come quello dei tamponamenti a catena'' è stato specificato. A pagare i danni in caso di ordine di abbattimento potrebbero essere anche le autorità nazionali, ma in questo caso il provvedimento dovrebbe essere autorizzato dalla Commissione europea.

Irregolarità già a marzo. Le autorità tedesche hanno scoperto che nel marzo scorso nel grasso utilizzato per produrre mangime in Germania presentava un tasso di diossina doppio di quanto ammesso (1,5 nanogrammi per chilo, quando il massimo è di 0,75 nanogrammi). A fare il test a suo tempo fu una ditta produttrice di mangimi che non informò tempestivamente le autorità ''e questo - secondo quanto specificato da un esperto della Commissione europea - è una violazione delle regole''. Il caso però, per quanto allarmante, secondo la fonte ''non poteva essere pericoloso per la salute'' perché ''nel mangime finale la percentuale di grasso varia dal 2 al 10%, quindi la percentuale di diossina nel prodotto finito rientrava nei limiti''. L'irregolarità ha comunque spinto le autorità tedesche, secondo quanto emerso oggi nel corso della riunione del Comitato permanente per la Catena alimentare e la Salute degli animali di sottoporre a nuova analisi per la presenza di diossina in tutti i campioni di grassi per uso alimentare e di mangimi già analizzati nel corso del 2010 ''a partire da marzo e forse anche prima''.

Commissione europea valuta proposta di autoregolamentazione. Ieri, intanto, nella sede della Commissione europea le principali associazioni dei produttori hanno tenuto una riunione ed oggi Patrick Vanden Avenne, presidente della Fefac (Federazione europea dei produttori di mangimi compositi), ha scritto in un comunicato che essi sono pronti a presentare "entro la fine del mese" una proposta di autoregolamentazione per il monitoraggio della presenza di diossina, per evitare che si ripetano casi come quello della Germania. L'ipotesi consiste in una norma di garanzia per la produzione dei mangimi animali che troppo spesso si sono dimostrati l'anello debole della catena alimentare. In sostanza, secondo quanto si è appreso da fonti comunitarie, si sta verificando la possibilità di scrivere una disposizione che "separa la produzione dei mangimi da quella di altre attività industriali". Durante la riunione i dati riferiti dalla Germania sulla situazione e sui controlli sarebbero stati anche ritenuti pienamente soddisfacenti.

Galan: "In Italia più sicuri che altrove". Il ministro delle Politiche agricole, Giancarlo Galan, si augura che l'allarmismo mediatico che si è creato sulle uova alla diossina prodotte in Germania non provochi un calo delle vendite delle uova in Italia. "Non suscitiamo allarmi, non evochiamo sventure: in Italia stiamo più sicuri che altrove", ha rassicurato il ministro, a margine di una conferenza stampa sulla vigilanza e controllo nella filiera ittica nel 2010 da parte delle Capitanerie di Porto. Il ministro ha poi fatto riferimento al "danno incalcolabile" che si è creato in precedenza per l'allarmismo mediatico in occasione della influenza aviaria, della peste suina e della mucca pazza. "Non è elegante dirlo, ma quanti sono stati i morti per l'influenza aviaria?". Infine, Galan ha sottolineato che "da domani, incrociando le dita, ci sarà un controllo in più sulla tracciabilità con l'approvazione alla Camera del ddl sull'etichettatura obbligatoria degli alimenti".

Cia: "Su import controlli più rigidi". Bisogna immediatamente rafforzare i controlli alle frontiere e bloccare tutti i prodotti di maiale (carni fresche, congelate e lavorate e suini vivi) ''a rischio diossina'' provenienti dalla Germania. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori che aggiunge che allo stesso tempo occorre ritirare dal mercato la merce sospetta a tutela dei consumatori. Nessun problema, invece, per le produzioni ''made in Italy'' che sono sicure e garantite. Da qui l'impellente necessità di una chiara etichetta d'origine che permetta di individuare subito la provenienza che nel nostro Paese dovrebbe essere tra breve una positiva realtà, mentre l'Ue su questo aspetto continua ad avere un atteggiamento incomprensibile.

Coldiretti: "In Italia 220 mln di chili di carne di maiale dalla Germania". "L'Italia è un forte importatore di carne di maiale dalla Germania, soprattutto destinata alla produzione di prosciutti (circa 13 milioni di pezzi all'anno) per un totale di 220 milioni di chili nei primi nove mesi del 2010 con un aumento del 12% rispetto allo scorso anno". Lo segnala la Coldiretti. Per assicurarsi l'acquisto di prosciutti ottenuti da maiali italiani il consiglio della Coldiretti ai consumatori è quello di rivolgersi direttamente agli allevatori o di scegliere prodotti a denominazione di origine protetta individuabili dal marchio comunitario 'Dop' o da quello del Consorzio di Tutela dei marchi italiani. "Una precauzione fino a quando - continua la Coldiretti - non verrà approvata definitivamente la legge sull'etichettatura d'origine annunciata per i prossimi giorni alla Commissione Agricoltura della Camera dopo il via libera alla deliberante concesso da tutti i gruppi parlamentari".

Analisi negative su uova esportate in Olanda. Sono risultate "negative" le analisi effettuate in Olanda sul lotto di uova importate dalla Germania e sospette di contaminazione. Frederic Vincent ha reso noto oggi che nelle uova è stato trovato un tasso di 0,23 picogrammi di diossina, ''molto inferiore al limite ammesso di 3 picogrammi per grammo di grasso''. ''Pertanto - ha aggiunto Vincent - anche la partita di uova che dall'Olanda che è stata esportata nel Regno Unito presentava sicuramente un tasso di contaminazione inferiore ai limiti previsti''.

(11 gennaio 2011)

 

LA GUIDA

Maiale tedesco alla diossina, le istruzioni per evitarlo

di Monica Rubino

I rischi per la salute, come riconoscere la carne contaminata, a chi rivolgersi in caso di dubbi. Ecco una scheda pratica per fronteggiare la nuova emergenza alimentare proveniente dalla Germania

Approfondimenti

* TABELLE

Nel dicembre 2008, in Irlanda, scoppiò il caso del maiale alla diossina. Oggi un caso analogo si ripropone in Germania, a pochi giorni dalla scoperta di un filone di uova contaminate sempre dalla stessa sostanza. Allora, come misura precauzionale, il nostro ministero della Salute invitò gli allevatori italiani di suini ad autoregolamentarsi applicando su base volontaria l'etichetta con la tracciatura d'origine sulla carne di maiale. La carne suina, infatti, è fra quelle che non hanno l'obbligo dell'etichetta che indica la provenienza, a differenza di quelle di bovino e di pollo. Per queste ultime, infatti, la legge prevede l'esposizione obbligatoria al pubblico dell'etichetta con la tracciatura d'origine dell'animale, ovvero la sua carta di identità con l'indicazione di dove è nato, dove è stato allevato e dove è stato macellato. Provvedimenti resi necessari da due grosse emergenze alimentari scoppiate negli anni scorsi: il morbo della mucca pazza (1996) e l'influenza aviaria (2005). Ma per il maiale l'etichetta non c'è: il consumatore che compra le fettine al supermercato o dal macellaio di fiducia non può leggere da nessuna parte la provenienza dell'animale.

 

Come riconoscere la carne contaminata

Secondo dati Coldiretti, l’Italia è un forte importatore di carne di maiale dalla Germania soprattutto destinata alla produzione di prosciutti (circa 13 milioni di pezzi all’anno) per un totale di 220 milioni di chili nei primi nove mesi del 2010 con un aumento del 12 per cento rispetto allo scorso anno. Per assicurarsi l’acquisto di prosciutti ottenuti da maiali italiani la Coldiretti consiglia di rivolgersi direttamente agli allevatori o di scegliere prosciutti a Denominazione di Origine Protetta che sono riconosciuti dall'Unione Europea e individuabili dal marchio comunitario (DOP) o da quello del Consorzio di Tutela come i Prosciutti di Parma, San Daniele, Modena, Berico-Euganeo, Carpegna e Toscano.

Una precauzione fino a quando - continua la Coldiretti - non verrà approvata definitivamente la legge sull’etichettatura d’origine annunciata per i prossimi giorni alla Commissione Agricoltura della Camera dopo il via libera alla deliberante concesso da tutti i gruppi parlamentari

Come comportarsi con i prodotti derivati?

Il Codacons consiglia di non comprare, almeno finché l'allarme non sarà rientrato, carne di maiale, compresi cotechino, zampone e tutti quei prodotti, come ad esempio i tortellini e la pasta ripiena, che contengono maiale, anche se impastato con altri tipi di carne.

A chi rivolgersi in caso di dubbi?

L'Asl di zona e i Nas, il Nucleo antisofisticazioni dei Carabinieri, sono le due istituzioni a cui rivolgersi in caso di sospetti. Purtroppo la diossina è insapore e inodore e questo rende ancora più difficile l'individuazione della carne contaminata.

E' reale l'allarme riguardo a latte, polli e bovini?

L'allarme diossina, partito dalle uova tedesche, si è esteso anche al latte e alle carni di pollo e bovino perché la sostanza nociva era nei mangimi. Ma in questi casi la situazione è sotto controllo. Si può dedurre facilmente l'origine della fettina di manzo o di vitello dall'etichetta che, come spiegato prima, contiene la "carta di identità" dell'animale macellato. Anche il latte fresco ha l'obbligo di tracciatura (non però quello a lunga conservazione o quello in polvere utilizzato nella composizione di molti alimenti).

Rischi per la salute

"Dal punto di vista tossicologico - spiega Silvio Borrello, direttore generale per la Sicurezza degli alimenti del ministero della Salute - Le diossine, nel loro insieme sono molecole molto varie a cui appartengono composti cancerogeni e sono tra i più potenti veleni conosciuti. Sono poco volatili, poco o nulla solubili in acqua, ma sono più solubili nei grassi, dove tendono ad accumularsi. Proprio per la loro tendenza ad accumularsi nei tessuti viventi, anche un’esposizione prolungata a livelli minimi può recare danni. Studi di laboratorio hanno dimostrato che l’esposizione a dosi bassissime di diossina durante un periodo critico brevissimo nel corso della gestazione è sufficiente ad influire negativamente sulla salute del feto, provocando malformazioni"

2011-01-10

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Salute-lavoro, baratto assurdo

l'amara lezione di Taranto

A lungo tra le città più inquinate d'Europa per colpa della più estesa acciaieria del continente. L'emergenza diossina è finalmente sotto controllo. La conta dei danni però è ancora tutta da fare e resta l'allarme per il benzopirene. "Per anni hanno cercato di eludere il problema" dal nostro inviato ANTONIO CIANCIULLO

Salute-lavoro, baratto assurdo l'amara lezione di Taranto Una veduta aerea dell'acciaieria

TARANTO - Le chiamano "colline ecologiche" ma di ecologico hanno ben poco. Ingannano l'occhio, non il naso, non la pelle di chi vive a Tamburi, il quartiere assediato dalle ciminiere dell'Ilva, la più estesa acciaieria d'Europa. Per decenni nuvole di polvere carica di diossina hanno scavalcato questo esile diaframma di terra che separa la fabbrica dalle case seminando un tappeto rosso e nero sulle strade, sui giardini, sui balconi. Per decenni a Tamburi si sono stesi i panni solo quando non soffiava la tramontana, altrimenti bisognava rilavarli appena asciutti. Per decenni si è accettato di convivere con un vulcano artificiale che aveva preso in ostaggio Taranto dando 13 mila posti di lavoro in cambio della salute di tutti.

IL SONDAGGIO 1 / LA TABELLA: I DATI SULLA DIOSSINA 2

Sembrava una battaglia persa quella contro la "testa del drago", la ciminiera da 220 metri che sputa gli inquinanti prodotti da una città d'acciaio più grande della città di pietra: 1.500 ettari di fabbrica che nel 1961 si sono fatti largo spazzando via antiche masserie e greggi, stravolgendo il profilo di questo angolo di Puglia e continuando a divorare terra, fino a fermarsi

proprio sul limite dell'acquedotto romano. Ma il Capodanno del 2011, quando arriviamo in città "inviati" dalle migliaia di lettori di Repubblica.it che attraverso il primo sondaggio mensile del sito ci hanno chiesto di occuparci di questa realtà poco conosciuta, scopriamo una sorpresa: l'attacco feroce della diossina si sta placando, le emissioni rientrano nei limiti e ora l'attenzione si sposta sulla necessità di saldare i conti con il passato. Bisogna misurare i danni prodotti in decenni di inquinamento selvaggio e bonificare le aree più contaminate.

GUARDA LA VIDEOINCHIESTA 3

"Oggi la situazione non è più da emergenza, ma quanta diossina abbiamo respirato in mezzo secolo di emissioni non lo sa nessuno perché mancavano i rilevamenti con i numeri esatti", spiega Gino D'Isabella, segretario della Cgil di Taranto. "Però era tanta. E per molti anni la nostra città è rimasta in cima alle classifiche sull'inquinamento perché per molti anni la direzione dell'azienda, nata come Italsider e acquisita nel 1995 dal gruppo Riva, ha cercato di eludere il problema. Un problema che sarebbe stato ben diverso se nel 1961 fosse stato accolto il parere della commissione tecnica che suggerì di costruire la fabbrica dieci chilometri più in là. Purtroppo le classi dirigenti dell'epoca scelsero in base alla proprietà dei terreni, non alla logica".

Quando finalmente si è cominciato a misurare la diossina si è scoperto che le quantità in gioco erano decine di volte superiori ai valori di riferimento indicati dall'Unione Europea ed è cominciata una battaglia durissima che ha visto come protagonisti da una parte la Regione Puglia e i comitati dei cittadini, che chiedevano il limite più cautelativo (0,4 nanogrammi per metro cubo), dall'altra l'Ilva e il ministero dell'Ambiente che avanzavano dubbi sugli obiettivi proposti da Nichi Vendola.

"E' stato un confronto molto acceso", ricorda Giorgio Assennato, direttore dell'Arpa Puglia. "E per arrivare a produrre i dati che hanno messo fine alla questione abbiamo dovuto far ricorso alle casse pubbliche perché a differenza di altre grandi aziende siderurgiche, l'Ilva non ha voluto pagare i rilevamenti al di fuori della fabbrica: sono state analisi lunghe e costose condotte a spese dei contribuenti. Ma il risultato è stato raggiunto e oggi i limiti fissati dalla Regione Puglia sulla diossina vengono rispettati. Il problema riguarda piuttosto il benzopirene, un composto cancerogeno su cui c'è ancora molto lavoro da fare: da alcuni rilievi risulta che la concentrazione a Tamburi è 5 volte più alta che nel centro di Taranto, cioè nel punto in cui nelle altre città si registra il picco".

Dati ufficiali sull'aumento delle malattie collegabili a queste emissioni non esistono. L'assessore all'ambiente della città, Sebastiano Romeo, osserva però che nel suo studio di medico l'aumento dei tumori e delle malattie respiratorie è "drammatico e consistente". E la responsabile del circolo Legambiente di Taranto, Lunetta Franco, aggiunge: "I dati non saranno stati ancora accorpati ufficialmente, ma a Tamburi si calcola che un bambino fumi più di due sigarette al giorno dal momento in cui nasce. Una situazione del genere può essere considerata accettabile?".

"Negli ultimi due anni le emissioni di diossina sono state abbattute del 90 per cento e anche quelle delle polveri sono crollate", replica Adolfo Buffo, della direzione Ilva. "Abbiamo investito un miliardo di euro solo per l'innovazione in campo ambientale e un impegno del genere ha dato i suoi frutti".

Ma il decreto ferragostano con cui il governo ha rimandato al 31 dicembre 2012 la scadenza per il tetto più cautelativo per il benzopirene (1 nanogrammo per metro cubo) ha riacceso le polemiche nella città che si trova in prima linea sul fronte della lotta contro questo cancerogeno. E i Verdi hanno lanciato una class action chiedendo danni per 3 miliardi di euro per le vittime dell'inquinamento a Taranto: "Ormai la diossina è nel terreno, è entrata nella catena alimentare e continua a mietere vittime".

(10 gennaio 2011)

 

 

 

2011-01-09

Ex Montedison, morto l'ultimo sopravvissuto

Parte martedì il processo Montedison. Alla sbarra dodici ex manager, accusati d'aver provocato la morte di 72 operai. Morto anche l'ultimo sopravissuto Guglielmo Zavattini di Romanore

IL PROCESSO di Giancarlo Oliani

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di Igor Cipollina

MANTOVA. Nessun sopravvissuto. Settantadue vittime su settantadue parti offese, ricorrendo al linguaggio processuale. Mogli, figli, nipoti: toccherà agli eredi difendere la memoria degli operai del petrolchimico di Mantova, uccisi dai veleni che hanno respirato per anni.

Anche Guglielmo Zavattini, di Romanore, indicato nei documenti come l'unico sopravvissuto, è morto. Quasi un anno fa, nel febbraio del 2010, pochi giorni prima del compleanno. Ne avrebbe compiuti 74, 31 dei quali spesi nel reparto dove si produceva fenolo.

A spegnere Zavattini è stato un carcinoma ai polmoni, due settimane prima di Luciano Monici, caldaista, l'altro superstite, ucciso da un mesotelioma. Nessuno dei due ha fatto in tempo ad assistere alla prima udienza preliminare. Adesso toccherà aggiornare la lista nera. Una croce per ogni nome e altrettante ferite, moltiplicate per i ricordi dei familiari. Quelli impressi nella memoria e quelli scippati, negati dalla morte.

Il figlio di Zavattini, Giuseppe, autista Apam, oscilla tra disincanto, la certezza amara che nulla potrà cambiare, e ansia di giustizia. "Nel suo piccolo, papà era una grandissima persona con un cuore meraviglioso - ricorda - quando ci parlava del suo lavoro riferiva soltanto i lati positivi, le cose più alte, a noi bambini raccontava del vapore, tacendo le cose che lo facevano star male. Ecco, questa era la nobiltà interiore di mio padre".

Il figlio non avrebbe voluto costituirsi parte civile. In quegli anni funzionava così, perché riaprire vecchie ferite? Invece no. Alla fine ha deciso di accettare i consigli di chi gli sta vicino. Obbedendo al principio di giustizia che preme sotto il grumo di fatalismo. "Se c'è stata negligenza volontaria, allora è giusto che qualcuno paghi".

Giuseppe ha voglia, forse bisogno, di parlare, sfogarsi, ragionare a voce alta: "Spero che la sentenza riaffermi un principio di verità, in modo che le persone umili, quelle nell'ombra, possano ritrovare fiducia nella giustizia". Il figlio di Guglielmo mastica parole che suonano antiche ma calzano all'orizzonte attuale. Capitalismo, business, padroni, egoismo sociale. Racconta dello sgomento di fronte a certe inchieste televisive, perché di lavoro oggi si continua a morire.

9 gennaio 2011

 

 

 

Le 72 vittime dei veleni

* inquinamento, carcinoma, petrolchimico, morti sul lavoro

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I famigliari delle 72 vittime della Montedison

I famigliari delle 72 vittime della Montedison

Ecco l'elenco delle vittime che lavorarono al petrolchimico

tra il 1970 e il 1989.

Francesco Negri (1940-1999); Antonio Raccanelli (1947-1990); Luigi Campedelli (1950-1992); Fausto Cappellari (1935-1991); Amodesto Antonioli (1921-1997); Nardino Ballesini (1944-2003); Severino Basso (1926-1998); Alessandro Benedini, (1931-1997); Mario Bonfante (1935-1999); Carlo Braglia (1934-2000); Arturo Brighenti (1934-2000); Severino Calore (1937-2001); Teodoro Campana (1936-1999); Sergio Campo (1934-2001); Arienzo Cavicchioli (1929-1997); Sergio Cusini (1927-1999); Silvano Donzellini (1929-2006); Angelo Franzoni (1944-2003); Giuseppe Fratti (1937-1997); Giuseppe Gandolfi (1922-1997); Franco Lana (1935-2005); Gino Maffizzioli (1950-1997); Luciano Monici (1942-2010); Evaldo Nodari (1922-1997); Claudio Perondini (1952-1996); Erminio Pirondini, (1939-2002); Livio Rebustini (1923-2000); Sergio Roncari (1937-2004); Luigi Rovesta (1935-1998); Mario Sanfelici (1925-1999); Giuseppe Stefanello (1930-1996); Bruno Toniato (1936-1998); Athos Vellani (1924-1999); Patrizio Volpato (1922-1997); Guglielmo Zavattini (1936-2010); Gino Alberti (1916-1984); Sergio Campo (1934-2001); Igino Albertini (1915-1989); Romeo Ambrosi (1931-1992); Roberto Baraldi (1935-1984); Ernestino Bassani (1936-1979); Cornelio Bassoli (1929-1984); Giuseppe Braghiroli (1917-1992);Guglielmo Carreri (1927-1992); Sergio Cillo (1927-1986); Tonino Costa (1934-1996); Mario Cremonesi (1912-1979); Telemaco Ferrari (1926-1988); Nello Ferroni (1920-1985); Lino Gadioli (1937-1988); Giovanni Ghidetti (1927-1996); Dante Giusti (1927-1990); Florido Gobbetti (1939-1990); Augusto Guarnieri (1930-1990); Mario Michelini (1912-1987); Ferruccio Morosato (1923-1984); Attilio Bertolani (1928-1992); Tiziano Nobis (1947-1979); Fausto Pedrelli (1950-1995); Mario Prati (1927-1989); Sergio Achille Quadri (1928-1985); Duilio Rossato (1922-1990); Franco Rovesta (1934-1995); Arnaldo Savoia (1916-1985); Otello Signoretti (1929-1991); Luciano Siliprandi (1932-1982); Sergio Storti (1924-1987); Federico Tonegatti (1946-1992); Emanuele Trupia (1926-1994); Pericle Turetta (1930-1989); Elio Vezzali (1927-1984); Gastone Zaniboni (1936-1995).

9 gennaio 2011

 

 

 

 

2011-01-08

Allarme diossina, Fazio assicura

"Nessun rischio per l'Italia"

Il ministro della Salute sulla contaminazione di alimenti tedeschi: "Uova importate anche da noi, ma in quantità limitata. E grazie all'etichettatura è possibile rintracciarle". Prevista una serie di incontri tecnici a livello Ue

Allarme diossina, Fazio assicura "Nessun rischio per l'Italia"

ROMA - Di fronte all'emergenza degli alimenti contaminati alla diossina 1 che sta dilagando in Germania, il ministro della Salute Ferruccio Fazio assicura che l'Italia non corre rischi: il nostro Paese ha importato dalla Germania "una quantità di uova limitate ma grazie all'etichettatura è possibile rintracciarle guardando il marchio di produzione e provenienza". E le uova italiane, che sono marchiate e tracciabili, "sono garanzia di sicurezza anche in Germania".

Il ministro sottolinea che i prodotti italiani - latte, carne e uova - sono e restano sicuri: "Oggi stiamo scrivendo una nota a tutte le aziende che importano dalla Germania perchè facciano, oltre ai controlli di routine anche quelli sulla diossina". Dopo aver annunciato che martedì e mercoledì a Bruxelles ci saranno riunioni tecniche sull'argomento, Fazio precisa che in Germania la contaminazione di alimenti è stata originata dal fatto che l'azienda produceva contemporaneamente olii industriali e acidi grassi recuperati da olii di scarto alimentari da aggiungere ai mangimi.

Fazio ricorda anche l'impegno dell'Italia per un'etichetta trasparente sui prodotti alimentari: "Il nostro Paese ha votato contro la risoluzione proposta proprio dal Belgio e appoggiata dalla Germania per un'etichettatura non sufficientemente trasparente. Noi vogliamo che ci sia chiarezza in particolare sulla provenienza e sull'origine

di tutti gli alimenti".

Il ministero ha previsto un doppio filtro per controllare l'eventuale presenza di diossina nei prodotti alimentari con un controllo all'origine da parte delle stesse aziende importatrici e un sistema di verifica al dettaglio nelle regioni con l'aiuto dei Nas. Per il 13 gennaio, all'indomani delle riunioni di Bruxelles, è convocato a Roma un incontro con i tecnici, i Nas e le Regioni per "mettere a punto modalità di controllo a campione per realizzare un secondo filtro".

(08 gennaio 2011)

 

 

Panico diossina in Germania

chiusi 5mila allevamenti

Esplode lo scandalo dei grassi animali contaminati nei mangimi usati per polli, suini e bovini. Il ministro promette "Tolleranza zero"

dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI

Panico diossina in Germania chiusi 5mila allevamenti

BERLINO - Quasi cinquemila allevamenti e aziende agroalimentari chiuse per sicurezza, milioni di uova e tonnellate di carne di pollo contaminati, alto rischio anche per il latte e la carne bovina. Lo scandalo della contaminazione con diossina dei grassi animali per i mangimi in Germania è diventato un gravissimo, pericoloso caso che minaccia tutti i consumatori europei. I tedeschi sono in preda al panico, le autorità italiane e di altri paesi europei hanno varato d'urgenza controlli e altre misure di sicurezza sull'import dalla Germania. E il governo Merkel spara a zero sulle colpe della "Harles und Jentzsch", la grande azienda che ha fornito a milioni di contadini e allevatori i prodotti contaminati: "È un caso di alta energia criminale", ha detto il ministro dell'Agricoltura promettendo tolleranza zero. Magistratura e polizia sono in azione in tutto il paese.

La situazione è allarmante. Pur di realizzare profitti, approfittando della fiducia delle autorità (e dei loro probabilmente insufficienti controlli) e della buona fede di produttori e consumatori, la Harles und Jentzsch ha venduto in quantità industriali i mangimi contenenti grassi animali contaminati da diossina. Lo scandalo all'inizio è esploso quando tracce pericolose di diossina sono state rilevate nelle uova sul mercato, poi in carne di pollo. Quantità spaventose: 77-78 volte superiori al massimo limite tollerabile per consumare i prodotti senza pericolo per la salute. Quel che è peggio, i mangimi erano

contaminati da mesi, secondo la Hannoversche allgemeine Zeitung i primi casi d'intossicazione di uova e carni di pollo sono stati scoperti da un laboratorio di analisi nel marzo dell'anno scorso. Ma solo il 27 dicembre il ministero dell'Agricoltura della Bassa Sassonia si è mosso. Adesso le autorità federali hanno sequestrato circa 3mila tonnellate di mangime tossico. Ma probabilmente è tardi. Quei mangimi sono stati usati anche da allevatori che producono carne suina (la preferita dai tedeschi) e carne bovina, per il mercato nazionale ed europeo. E mentre milioni di consumatori tremano, milioni di allevatori sono sul lastrico e rischiano la bancarotta. Nessuna assicurazione accetta di risarcirli per i danni.

(08 gennaio 2011)

 

 

 

Migliora la qualità dell'aria

Il cielo d'Europa è più pulito

Il rapporto dell'Agenzia europea per l'Ambiente. Dati positivi per tutto il continente. Diminuscono soprattutto i composti azotati, i solfati, e le polveri sottili di JACOPO PASOTTI

Migliora la qualità dell'aria Il cielo d'Europa è più pulito Le raffinerie sono una delle fonti

dell'inquinamento atmosferico

Finalmente in Italia e nel resto d'Europa si respira un'aria migliore. È questo il risultato di recenti direttive europee che hanno imposto rigorose limitazioni alle emissioni di molti degli inquinanti che per decenni hanno afflitto l'atmosfera del continente, e la salute degli europei. A sostenerlo è un rapporto appena pubblicato dalla Agenzia Europea per l'Ambiente (EEA).

Lo studio analizza la tendenza dei livelli di concentrazione di alcuni composti inquinanti dagli anni novanta fino ad oggi. Le direttive europee che hanno dato una svolta all'atmosfera del nostro continente sarebbero tre: una introduce gli standard per i veicoli stradali venduti nella UE (i cosiddetti motori Euro), un'altra si occupa della prevenzione e riduzione dell'inquinamento (direttiva IPPC), mentre la terza è quella per la riduzione delle emissioni dai grandi impianti di combustione (direttiva LCP). Industrie, impianti di combustione per la produzione energetica, raffinerie e trasporto rimangono dunque le principali fonti di inquinamento atmosferico.

Il quadro che ne esce è tutto sommato rincuorante, soprattutto per chi è stato "colpito" dalle misure europee anti-smog sempre più restrittive. In particolare il contributo del settore "trasporti su strada" pur rimanendo la principale fonte di emissioni nella maggior parte delle città, e malgrado la crescita costante della richiesta di combustibili, mostra un decremento significativo. L'introduzione degli standard Euro per i motori ha portato infatti al crollo delle

emissioni del velenossissimo monossido di carbonio (CO), diminuito dell'80%. Calano anche gli ossidi di azoto (NOx), che contribuiscono alla formazione dello smog estivo, e le polveri sottili (PM2.5), queste ultime sono diminuite di ben il 60%, valori che si allinaeano a quelli evidenziati dalle nostre agenzie regionali. I livelli sono ancora ancora troppo alti ma molto inferiori a quelli che si registrerebbero senza l'applicazione delle normative.

È proprio la visione a scala europea che potrebbe però ingannare i meno esperti. Vito Vitale, ricercatore dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del CNR, commenta così il rapporto: "In Europa la situazione è certamente migliore e la principale ragione di ciò sono le politiche comunitarie. La cosa più importante che bisogna tener presente è però che l'enorme variabilità delle sorgenti e delle situazioni fa si che malgrado a livello europeo il miglioramento sia notevole, possano esistere aree dove questo è molto inferiore o addirittura inesistente." Secondo il ricercatore l'aria del continente sarà in genere più salubre, ma questo non esclude sacche ancora pesantemente inquinate. Secondo Vitale servirebbe ora uno studio serio e rigoroso che prendesse in esame l'aria regione per regione, almeno delle aree più inquinate del continente.

Lo studio considera poi il caso dell'ozono, un inquinante sensibile alla luce solare, che impenna tipicamente nella stagione estiva e che, insieme all'inquinamento da polveri sottili è una insidia per le vie respiratorie ed il sistema cardiovascolare soprattutto di anziani, bambini, ed in generale di chi vive nelle grandi città. La riduzione di questo gas si dovrebbe principalmente all'abbattimento dei composti che causano i picchi diurni di ozono (CO e NOx).

Secondo la EEA il calo delle concentrazioni di polveri sottili si deve specialmente alle direttive IPPC e LCP, che emerge in un vistoso abbassamento delle emissioni in regioni altamente industrializzate in Germania, Olanda, Polonia e, in Italia, nella Pianura Padana.

Guardando al futuro, il rapporto promette infine ulteriori passi avanti, ma invita a non abbassare la guardia. Rimane insomma ancora molto da fare per la salute nostra e degli ecosistemi europei. Andrà dunque meglio, secondo gli autori del testo, quando in Europa circoleranno più auto a norma con gli standard Euro, mentre ulteriori sviluppi positivi si avranno quando più paesi dell'unione seguiranno l'esempio di danesi, tedeschi ed olandesi, primi nell'adempimento dei requisiti imposti dalla direttive europee per la riduzione delle emissioni industriali.

(06 gennaio 2011)

 

 

 

La pioggia nel deserto

"miracolo" ad Abu Dhabi

Un team coordinato dal Max Planck Institute avrebbe generato 52 acquazzoni nel piccolo emirato. Ma gli esperti della Società Meteorologica Italiana sono scettici: "Aspettiamo il vaglio della comunità scientifica" di SARA FICOCELLI

La pioggia nel deserto "miracolo" ad Abu Dhabi Un uomo si ripara dalla pioggia ad Abu Dhabi

CREARE 52 acquazzoni artificiali nel deserto di Abu Dhabi non è uno scherzo, ma i "maghi della pioggia" della società svizzera Meteo Systems a quanto pare ci sono riusciti: secondo il britannico Sunday Times gli scienziati, coordinati dal Max Planck Institute for Meteorology di Amburgo, avrebbero generato una serie di violente tempeste artificiali negli Emirati Arabi Uniti, utilizzando tecnologie studiate per dare all'uomo un controllo sul clima. Il "miracolo" si è compiuto nella regione orientale di Al Ain e per lo più gli acquazzoni si sono verificati nel momento clou dell'estate, tra luglio e agosto, in un periodo in cui in quella zona non piove affatto. In alcuni casi la pioggia si è trasformata in grandine, in altri è scesa accompagnata da tuoni, fulmini e vento. La particolarità del progetto, fortemente voluto dallo sceicco Khalifa bin Zayed al Nayhan, è di essere il primo in grado di produrre pioggia a ciel sereno.

A rendere possibile tutto ciò sarebbe stato l'uso di giganteschi ionizzatori per generare campi di particelle cariche negativamente sopra l'area di Al Ain. Questi campi avrebbero favorito la formazione di nuvole con la speranza che queste, a loro volta, producessero pioggia. Secondo i ricercatori è la prima volta che l'uomo è in grado di creare artificialmente la pioggia, senza aver bisogno di alcun aiuto da parte della natura. Ma i tecnici della Società Meteorologica Italiana la pensano diversamente: "Per il momento ci sembra prematuro

avallare tale "scoperta" come effettivamente efficace e rivoluzionaria - spiegano a Repubblica.it - e bisognerà quindi attendere che i dati reali e la metodologia dettagliata venga pubblicata su riviste scientifiche internazionali prima di dare credito a queste notizie prive di ogni dettaglio tecnico".

Gli esperti ricordano che è da oltre 50 anni che questi annunci sulla modifica artificiale del tempo si susseguono, e che spesso si sono rivelati delle bufale. "I Paesi occidentali hanno abbandonato queste sperimentazioni alla fine degli anni Settanta - continuano - giudicando i risultati molto incerti e non in grado di sostenere applicazioni pratiche. Sarà pure dietrologia, ma la cosa strana è che, nell'ultimo decennio, questi sedicenti 'successi' provengono sempre da Paesi come Cina, Thailandia, Russia e ora Abu Dhabi. Mai dall'America, dove c'è la miglior ricerca scientifica sull'atmosfera e dove pure ci sarebbe da risolvere la piaga della siccità... Chissà come mai in questi Paesi i dati non sono mai trasparenti e verificabili, ma c'è sempre solo il roboante comunicato 'noi ce l'abbiamo fatta', cui, in genere, fa seguito un lungo silenzio".

I meteorologi italiani concludono citando un caso per tutti: qualche anno fa la Russia e l'anno scorso la Cina annunciarono di aver trovato un metodo per evitare le nevicate sugli aeroporti, o comunque allontanarle in zone dove non provocassero danni. "Eppure - aggiungono - solo dieci giorni fa, mezzo emisfero nord, da New York a Londra, aveva gli aerei a terra per la neve. Se il metodo rivoluzionario fosse stato disponibile forse lo avremmo visto evitare miliardi di dollari di danni, applicato al La Guardia o a Heatrow. Invece anche lo scalo di Mosca Domodedovo era chiuso".

(06 gennaio 2011)

 

 

 

Tortore, merli, sardine

Nessun giallo sulle "stragi"

Dal Brasile agli Usa, all'Italia: in poche settimane moltissimi eventi di decessi improvvisi e di gruppo. Cause diverse, in gran parte naturali: dai fuochi d'artificio all'indigestione. Ma di inuduale c'è solo la rapida successione, gli esperti: "Fenomeni nella norma" di LUIGI BIGNAMI

Tortore, merli, sardine Nessun giallo sulle "stragi"

Sempre più animali vengono trovati morti in grandi quantità. Sembra dunque che la moria di uccelli e di pesci verificatasi ai primi dell'anno non sia un'eccezione, ma un fenomeno globale. Gli ultimi casi che sembrano avere cause differenti hanno visto migliaia di pesci morti galleggiare in un torrente della Florida e 200 uccelli morire su un ponte autostradale in Texas. A Gilbertsville, nel Kentucky, centinaia di storni e pettirossi sono stati trovati senza vita sparsi qua e là tra i cortile della città. Tremila merli sono stati rinvenuti morti invece, sui tetti e tra le strade della piccola città di Neebe, in Arkansas. In Svezia vari ricercatori stanno cercando una risposta alla morte improvvisa e contemporanea di circa 50 taccole trovate su una strada in prossimità di Falkoping, una morte molto simile a quella dei loro cugini deceduti negli Stati Uniti.

Intanto in Brasile, vicino alle coste di Paranaguà, si sono arenate almeno 100 tonnellate di sardine, ombrine e pesci gatto. E sempre a proposito di animali marini dall'Inghilterra arriva la notizia che le carcasse di oltre 40.000 granchi diavolo sono stati trovati sulle spiagge del Kent. Nel Maryland, invece, in prossimità di Chesapeake Bay sono 2 milioni i pesci morti trovai sulle coste della città. E anche la Nuova Zelanda ha avuto la sua moria di centinaia di pesci come non se ne erano mai viste. In Vietnam si ha notizia della morte di 150 tonnellate di tilapia rossa.

E dall'Italia giunge la notizia che un tappeto di uccelli morti è

stato rinvenuto sulla Stradale Sannitica vicino a Marcianise. Alcuni testimoni hanno raccontato di aver visto decine di storni cadere a terra morti o moribondi. Nel Faentino invece, giunge notizia della scomparsa di oltre 800 tortore.

Un quadro che potrebbe essere l'inizio di un film catastrofista. Ma davvero c'è qualcosa di misterioso nell'aria e nelle acque del pianeta che sta causando stragi di animali del tutto inusuali? La risposta non è così semplice e per non fare di tutta un'erba un fascio è necessario analizzare caso per caso.

Per alcuni di questi eventi c'è già una risposta. In Svezia, ad esempio, la strage di animali è legata ad una serie di fuochi d'artificio sparati vicino alla città dove sono stati rinvenuti gli uccelli che potrebbe aver creato uno shock ai volatili che, collegato alla difficoltà di trovare cibo in questi giorni invernali, li ha portati alla morte. Alcuni di essi, tra l'altro, sembra siano morti perché investiti dai veicoli mentre girovagavano disorientati sulle strade.

Anche per la morte delle colombe italiane ci sarebbe già una spiegazione: "E' assai probabile che la loro scomparsa sia stata provocata da un'indigestione degli scarti di semi di girasole provenienti da un oleificio che sono stati ingeriti in dosi superiori alle possibilità del fabbisogno degli uccelli", afferma Rodolfo Ridolfi, dell'Istituto Zooprofilattico di Lombardia ed Emilia-Romagna.

Per avere risposte ad altri eventi in genere è necessario avere l'autopsia degli animali. Tuttavia va sottolineato che le morie di animali sono un fenomeno che si verifica abbastanza normalmente e che questa volta gli eventi sono venuti alla luce perché si sono verificati vicino a delle città e in rapida successione. "Non è infrequente vedere centinaia di volatili morire perché volano troppo vicino ai radar, ma non fa notizia", dice John Wiens ornitologo della PRBO Conservation Science. "Da 1970 il National Wildlife Health Center del Winsconsin ha monitorato numerose morti di massa tra gli uccelli, i pesci e altre creature, ma nessuno ne ha parlato", spiega LeAnn White, specialista di malattie che colpiscono la fauna selvatica, la quale ha aggiunto: "A volte si capisce che il fenomeno è legato ad eventi particolari, altre volte all'inquinamento e altre volte ancora il fatto è rimasto misterioso".

Negli ultimi 8 mesi solo nel Nord America il Servizio Geologico degli Stati Uniti ha registrato 95 morti di massa e molto probabilmente è un numero sottostimato. Tra gli eventi registrati vi sono morie di migliaia di anatre, di salamandre, di pipistrelli e di uccelli di varie specie. Mediamente ogni anno si registrano negli Stati Uniti 163 eventi del genere e in taluni casi hanno risultati drammatici, come nel 1996 quando al confine tra gli Usa e il Canada morirono in pochissimi giorni oltre 100.000 anatre.

E allora l'apprensione di questi giorni è ingiustificata? Secondo la White. "La colpa sta nel fatto che alcuni casi sono stati sottolineati dai media tralasciando di ricordare che fenomeni del genere sono eventi, pur inusuali, che avvengono da sempre".

(08 gennaio 2011)

 

 

 

 

 

2011-01-05

I BLOCCHI

Rifiuti, Napoli incassa

una nuova discarica

Primo risultato dal tavolo col governo di martedì. L'impianto va localizzato nel Nolano. Caldoro: "Entro il 15 la provincia sarà pulita. Non ci saranno più commissari". A Napoli la situazione resta critica soprattutto nella zona orientale e a Secondigliano. A Soccavo e Pianura si scorpono ancora piccoli scarichi abusivi

di CARLO FRANCO

Rifiuti, Napoli incassa una nuova discarica Il termovalorizzatore di Acerra

Palazzo Chigi, ore 18: Napoli assediata dai rifiuti porta la sua protesta sul tavolo del governo. E incassa, probabilmente, una discarica nuova da localizzare nel nolano, un sito di trasferenza cittadino a Napoli Est. E più siti di compostaggio anaerobici nel perimetro degli Stir. Il vincolo della provincializzazione resta, ma è allo studio una norma che consentirà la regolamentazione dei flussi a livello regionale. Un'altra discarica è stata autorizzata per Salerno con la riapertura, al 30 gennaio, di Macchia Soprana. Il tavolo di lavoro tornerà a riunirsi lunedì per definire le cosiddette compensazioni ambientali, in pratica il risarcimento dell'indebitamento dovuto ai rifiuti. La riunione è durata circa tre ore.

Al tavolo mancava il premier, ma il ministro dell'ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha affiancato il grande mediatore Gianni Letta insieme al capo della Protezione civile Gabrielli. Dall'altra parte del tavolo il presidente della Regione Caldoro, il sindaco Iervolino, il presidente della Provincia, Cesaro, e i presidenti e i prefetti delle province campane. Al termine il presidente Caldoro ha fatto due commenti: "Entro il 15 gennaio Napoli e la provincia saranno ripulite". Il secondo impegno riguarda i commissari: "Non ce ne saranno mai più, bisogna proseguire su questa strada tenendo ben presente che per venti anni sono stati commessi molti errori". Positivo anche il giudizio di Cesaro: "Sono soddisfatto - ha detto - nei prossimi giorni proseguirò gli incontri con i sindaci interessati alla discarica". Una polemica si è accesa sulla nomina dei commissari all'interno della carriera prefettizia: la soluzione è rinviata a quando si comporrà il dissidio tra i ministeri dell'ambiente e dell'interno.

E ora torniamo a Napoli. La cronaca della giornata è segnata in nero, al solito, da un raid notturno dei Comitati di Chiaiano che hanno bloccato i camion dell'Asia diretti alla discarica. Fino alle quattro sono riusciti nell'intento, ma poi sono stati ricacciati indietro e dalle cinque alle nove è stato possibile scaricare 500 delle 1500 tonnellate raccolte nella giornata. Volendo riassumere il bollettino della giornata: va meglio ma la normalità è ancora lontana. Una buona notizia da Caserta: sono stati sbloccati i dieci milioni di euro per la bonifica e la messa in sicurezza delle vecchie discariche di Lo Uttaro. Che potrà rappresentare una valida alternativa per compensare il tracollo che seguirà alla chiusura delle discariche di Chiaiano e Tufino.

A Napoli la situazione resta critica nei quartieri orientali e a Secondigliano. Sono queste le zone cerchiate in rosso insieme a Soccavo e a Pianura dove ancora si scoprono piccole discariche abusive colme di rifiuti tossici. E proprio questa situazione ha scatenato la reazione critica del capogruppo del Pd in Provincia, Giuseppe Capasso, il quale ha criticato le soluzioni proposte dal presidente Cesaro. La Provincia di Avellino, infine, ha deciso di assegnare ristori economici (5,2 euro a tonnellata) ai Comuni che accettano il conferimento di rifiuti provenienti da altri territori

(05 gennaio 2011)

 

 

2011-01-04

IL PRESIDENTE A NAPOLI

Napolitano: "Per Italia prove impegnative

Libertà religiosa, serve iniziativa Ue"

Il capo dello Stato, in visita privata nella sua città natale, ribadisce: "Tenere aperta la comunicazione con i giovani: i loro problemi sono quelli del futuro del Paese". Sull'evoluzione della crisi dei rifiuti esprime ottimismo: "Clima costruttivo". Attacchi ai cristiani: "Giusto discuterne in sede europea"

Napolitano: "Per Italia prove impegnative Libertà religiosa, serve iniziativa Ue"

NAPOLI - Lo aveva sottolineato con decisione nel discorso di fine anno, lo ribadisce parlando con i giornalisti a margine della sua visita privata a Napoli: per Giorgio Napolitano, i problemi che offuscano il futuro delle giovani generazioni sono lo specchio delle difficoltà che dovrà affrontare e superare la stessa Italia.

"Ci attendono prove molto impegnative - premette il presidente della Repubblica ai giornalisti, a margine di una visita al Pio Monte della Misericordia, antica istituzione di carità nel centro storico di Napoli -. Occorre uno scatto, una mobilitazione. Bisogna soprattutto tenere aperte le linee di comunicazione con le generazioni più giovani, i cui problemi sono quelli del futuro dell'Italia".

Dallo sguardo sul futuro dell'Italia a quello sul presente di Napoli, la città natale del capo dello Stato. Una situazione, quella in particolare generata dalla crisi dei rifiuti, la cui evoluzione è, a giudizio del presidente, positiva, soprattutto alla luce dei colloqui avuti ieri con il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, e il sindaco Rosa Russo Iervolino, "Ho trovato molto impegnati il sindaco e il presidente della Regione rispetto le competenze di ogni istituzione - dice Napolitano - al di là di ogni schermaglia, pare che ci sia un clima in questo momento molto costruttivo che lascia ben sperare".

Napolitano dice di sentirsi "un po' meglio ma sono ancora un po' influenzato", e riferendosi ai suoi incontri con il sindaco e il presidente

della Regione sottolinea che "ne ho ricavato il senso di un impegno realmente comune sentendo per telefono anche il presidente della Provincia Cesaro. Le tre istituzioni sono su posizioni comuni, sulla stessa linea per quanto riguarda la gestione completa dell'emergenza rifiuti e poi la messa a regime del sistema di smaltimento dei rifiuti".

Storico e convinto europeista, Napolitano interviene anche sugli attacchi ai cristiani al di fuori del Vecchio Continente per sollecitare un dibattito sul tema in sede Ue. "Credo che realmente sia giusto chiedere che anche in sede europea il tema rilevante della libertà religiosa sia oggetto di discussione e di iniziativa" spiega il capo dello Stato che, sollecitato dai giornalisti a commentare la strage di fedeli copti in Egitto, ricorda come in quel paese vi sia "una situazione interna di grande tensione e di preoccupazione".

Napolitano ricorda inoltre di aver toccato "in modo impegnativo" il tema della libertà religiosa lo scorso 20 dicembre, quando aveva formulato i suoi auguri al corpo diplomatico. "Ho posto con molta forza la questione - dice il presidente - perché parlando in generale del tema dei diritti umani, non si può ignorare questo aspetto specifico, così significativo e rilevante".

(04 gennaio 2011)

 

 

TARANTO

Rifiuti, bloccati i camion dalla Campania

tensione tra ambientalisti e forze dell'ordine

Presidio davanti ai cancelli della discarica Italcave: i manifestanti, che contestano la mancanza di controlli, hanno prima impedito l'ingresso a cinque camion, poi hanno fatto in modo che non scaricassero

 

Un folto gruppo di ambientalisti, cittadini e rappresentanti di partiti ha manifestato nel pomeriggio davanti ai cancelli della discarica Italcave impedendo l'ingresso a cinque camion carichi di rifuti provenienti dalla Campania. L'accesso agli automezzi è stato consentito in serata ma con il divieto di depositare i rifiuti, essendo ormai trascorso l'orario di conferimento previsto dalla Regione Puglia.

Tra manifestanti e poliziotti in tenuta antisommossa, schierati in servizio di ordine pubblico dinanzi all'ingresso della discarica, si sono registrati momenti di tensione. Per domattina è previsto alla Provincia di Taranto un 'tavolo tecnico' al quale parteciperanno anche rappresentanti delle associazioni ambientaliste che hanno organizzato la protesta pomeridiana a Statte, lamentando, tra l'altro, l'assenza di controlli sui rifiuti campani da parte della polizia provinciale così come previsto dal protocollo.

Da una quindicina di giorni, in maniera saltuaria, nelle discariche della provincia jonica di Grottaglie, Lizzano e Statte vengono conferiti rifiuti provenienti dalla Campania.

(03 gennaio 2011)

 

 

IL RETROSCENA

Il pressing del Senatur e Tremonti

"Silvio, il voto ormai è inevitabile"

Forse anche il premier al summit con i leghisti e il ministro. Cercheranno di convincere Berlusconi che per governare servono

almeno altri 40 deputati. Nell'esecutivo molti temono che con l'attuale maggioranza non sia possibile "portare avanti nemmeno l'ordinaria amministrazione" di MASSIMO GIANNINI

Il pressing del Senatur e Tremonti "Silvio, il voto ormai è inevitabile"

L'appuntamento è per stasera: la "cena degli ossi". Una tradizione alpina, che quest'anno potrebbe vedere seduti allo stesso tavolo non solo Tremonti e Bossi, come al solito, ma anche Berlusconi. Il menù gastronomico sarà l'opposto del menù politico. Durante la rituale abbuffata di ossi di maiale, lenticchie, fagioli con la cipolla, soppressa, salame di camoscio, vino e grappa, Giulio e Umberto spiegheranno all'amico Silvio che la festa, per il governo, è davvero finita. E che le elezioni anticipate sono ormai inevitabili. Non per volontà politica della Lega, ma per contabilità aritmetica in Parlamento.

Questa, dunque, potrebbe essere la svolta delle ultime ore. Un appuntamento conviviale per i lumbard, che può diventare uno snodo esiziale per la legislatura. Il padrone di casa è il ministro dell'Economia, che è già in loco (ieri, muto come un pesce, sciava sulle piste tra Auronzo e Misurina) e che come ogni anno, tra San Silvestro e la Befana, riunisce all'Hotel Ferrovia di Calalzo di Cadore il vertice del Carroccio. Il Senatur, ovviamente, ma anche Calderoli e Castelli. La novità, appunto, è che stasera potrebbe sedersi a tavola anche il presidente del Consiglio. Invitato dallo stesso Tremonti, in pieno accordo con Bossi, per fare il punto della situazione. Una situazione tutt'altro che eccellente, per la maggioranza forzaleghista amputata della componente finiana, e dunque in procinto di tramutarsi in una minoranza "cadornista" nelle Commissioni parlamentari,

e forse addirittura nell'aula di Montecitorio. Proprio a partire da questa consapevolezza, che il superministro condivide con il leader padano, i due cercheranno di far capire al Cavaliere che "la linea di Cadorna" non conviene a nessuno. Non solo non conviene alla Lega, che in questo momento secondo i sondaggi lucra il massimo dei consensi potenziali. Ma non conviene neanche allo stesso Berlusconi, primo ad essere danneggiato da una logorante ed estenuante "guerriglia parlamentare", che non gli risparmierebbe comunque una rovinosa Caporetto.

La posizione del premier è nota. Vuole durare, a qualsiasi prezzo. In primo luogo perché sul fronte giudiziario si profila un'ipotesi a lui non sgradita: se davvero (come sembra probabile secondo le ultime indiscrezioni) la Consulta l'11 gennaio si acconciasse ad emettere una sentenza "interpretativa con rigetto" del ricorso sulla legge per il legittimo impedimento, il Cavaliere sarebbe sostanzialmente salvo. Lo scudo processuale che lo protegge, ancorché rimesso di volta in volta alla decisione di merito dei tribunali che lo convocano in udienza, resterebbe in piedi. E questa, per lui, è la cosa che conta di più, e che da sola basterebbe a indurlo a non interrompere, a nessun costo, la legislatura. In secondo luogo, perché per ragioni legate alla sua vocazione cesarista e plebiscitaria il Cavaliere non contempla mai lo scenario della sconfitta, quale sarebbe comunque una caduta del suo attuale governo. Per questo si ostina ad intensificare la campagna acquisti dei deputati. Anche qui, a qualsiasi prezzo. La possibilità di imbarcare tutta intera l'Udc sembra sfumata. Casini resiste, come dimostra la lettera con la quale chiede al presidente del Consiglio di intercedere presso Putin per garantire il rispetto dei diritti umani nei confronti di Khodorkovskij: una vera "provocazione" per Silvio, che non farà mai un affronto del genere all'"amico Vlady".

Quindi, per il Cavaliere resta in ballo solo la possibilità di ingaggiare qualche singolo parlamentare, tra i futuristi pentiti e i centristi indecisi. Ma anche in questo caso, la compravendita sembra non dare i frutti sperati. Per questo il premier penserebbe anche a soluzioni estreme, come far dimettere da parlamentari almeno una decina tra ministri e sottosegretari, e far posto così ad altrettanti deputati che consoliderebbero la fragilissima "quota 314" raggiunta il 14 dicembre alla Camera. Con questo rafforzamento, Berlusconi è convinto di poter reggere fino al 2013. E di far passare le leggi che gli servono per ragioni di coalizione (come il federalismo fiscale) e quelle che gli stanno a cuore per ragioni di giurisdizione (la riforma della giustizia, le intercettazioni, il Lodo Alfano costituzionale). Questo, stasera, cercherà di spiegare ai suoi commensali. "Possiamo andare avanti, abbiamo il dovere di governare".

Ma dall'altra parte del tavolo si troverà, come richiede il rito della cena padana, due "ossi" duri. Tremonti e Bossi la vedono in tutt'altro modo. La situazione è quella "che vedono tutti". L'assunto di partenza del Senatur e del superministro è che un conto è la "maggioranza di un giorno", un altro conto è una "maggioranza di governo". Quella di cui oggi dispone il Cavaliere appartiene alla prima fattispecie, non più alla seconda. Ed è per questo che le elezioni anticipate sono e restano lo "scenario più probabile". Nelle commissioni parlamentari (a partire dalla Bilancio, cioè la più importante) Pdl e Lega non hanno più la maggioranza. Per ristabilirla servirebbe rimpinguare l'attuale coalizione con "non meno di 40 deputati". Impensabile, persino se riuscisse il capolavoro di spaccare il Terzo Polo, separando Casini da Fini. Tremonti e Bossi cercheranno di dimostrare a Berlusconi che tutte le soluzioni intermedie di "allargamento" non tengono. Perché una "parziale maggioranza numerica" serve a poco. Puoi vincere la battaglia di un giorno, ma perdi la guerra della legislatura. Servirebbe una "vera maggioranza organica", che non c'è più e non si può ricreare.

Ecco perché il "cadornismo" - è il concetto che il superministro e il Senatur ribadiranno alla cena - rischia di essere solo un danno. Per tutti. Il Cavaliere dovrà prenderne atto: resistere con questi numeri non solo non ti consente di "fare le grandi riforme", dal federalismo al fisco al mercato del lavoro. Allo stato attuale, non ti consente nemmeno di "portare avanti l'ordinaria amministrazione", dal decreto milleproroghe alle norme sul made in Italy. Ogni votazione diventa "una roulette russa": sei appeso alla "missione di un sottosegretario", o a qualunque "imboscata dell'opposizione". Anche sulla teorica "fase due" dello sviluppo, cioè il rilancio della crescita economica attraverso qualche norma che allarghi i cordoni della borsa e permetta al governo di offrire qualcosa di concreto alle parti sociali, i margini non ci sono. Tremonti lo va ripetendo da giorni: sappiamo tutti che abbiamo un "vincolo esterno" da rispettare, e che i mercati ci tengono nel mirino con lo "spread" del rendimento tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi. Al Tesoro circola un'iperbole: qualunque nuova legge di spesa tu vari, ammesso che il Parlamento te la approva, non fai in tempo a pubblicarla in Gazzetta ufficiale che devi già "rialzare le tasse perché nel frattempo sono aumentati i tassi".

Questo diranno Umberto e Giulio, nella stube dell'Hotel Ferrovia: "Così non si va da nessuna parte, tanto vale tornare a votare". Proveranno a persuadere Berlusconi che in questo atteggiamento non c'è alcuna "malsana pulsione nichilista", ma solo una "sana logica realista". Che non c'è nessuna volontà di affossare la sua leadership, anche se, come sostiene un ministro che lo conosce bene, "lo stesso Bossi gli sarà fedele fino all'ultimo minuto, ma appena vede che la situazione si impaluda, ci mette cinque minuti a cambiare strategia...". Ora ci siamo dentro fino al collo, nella palude. Sarà difficile far ingoiare al premier questa verità, insieme alle lenticchie e al salame di camoscio. Che vi partecipi o no, questa "cena degli ossi" gli resterà sullo stomaco.

m.gianninirepubblica.it

(04 gennaio 2011)

 

 

2011-01-01

Rifiuti, raccolta straordinaria

roghi nella notte di San Silvestro

Gli addetti dell'Asìa sono all'opera dalle prime ore del giorno. I camion hanno sversato a Chiaiano e Santa Maria Capua Vetere. Numerosi gli incendi nella notte nel centro storico: cumuli in fiamme in via Toledo, via Duomo e piazza Cavour

Rifiuti, raccolta straordinaria roghi nella notte di San Silvestro Cumulo di rifiuti in fiamme in via Salvator Rosa (Foto Siano)

A Napoli giorno di raccolta straordinaria di rifiuti anche il primo dell'anno. Dopo la 'corsa contro il tempo' per rendere la città il più pulita possibile per la notte di capodanno (ieri sono state raccolte 1.520 tonnellate) ed evitare i roghi dei cumuli di rifiuti, anche oggi personale dell'Asìa ed esercito hanno continuato a ripulire le strade. Tra le 3 alle 12 di stamattina i camion hanno conferito nelle discariche di Chiaiano e Santa Maria Capua Vetere tra le 600 e le 700 tonnellate di rifiuti. La raccolta riprenderà oggi pomeriggio, ma si sverserà solo a Santa Maria Capua Vetere.

A Napoli nei prossimi giorni la raccolta proseguirà regolarmente, almeno fino al 4 gennaio, quando a Roma è fissato un nuovo vertice tra le istituzioni interessate nel quale si cercheranno "soluzioni strutturali al problema" dell'emergenza rifiuti e si discuterà di nuovi impianti da costruire nelle province campane.

Notte di incendi. Notte di roghi quella di S. Silvestro a Napoli: decine e decine di incendi hanno interessato molti cassonetti colmi di rifiuti, con incendi che sono stati domati dal gran lavoro dei vigili del fuoco. L'area più colpita è stato il centro storico.

E' lunga la lista delle strade napoletane dove cumuli di rifiuti e contenitori hanno preso fuoco sotto la pioggia di fuochi d'artificio sparati allo scoccare della mezzanotte, quando non sono stati addirittura dati appositamente alle fiamme. A poco sono serviti quindi gli appelli alla città e lo spargimento di liquido non infiammabile.

Il rogo più importante spento questa notte dai vigili del fuoco è stato quello di via Salvator Rosa a pochi passi dal Museo Archeologico Nazionale. Una 'montagna' di immondizia ha preso fuoco intorno all'una della scorsa coinvolgendo anche auto in sosta. Ma anche in via Toledo, la strada dello shopping, non è stata risparmiata. Subito dopo la mezzanotte alcuni cassonetti davanti all'ex palazzo della Rinascente hanno preso fuoco. In via Duomo all'incrocio con il quartiere di Forcella stessa sorte per una massa di rifiuti che dopo avere preso fuoco ha coinvolto un'altra auto. Roghi anche in piazza Cavour vicino ad un edificio scolastico, al 'Cavone', in via Santa Teresa degli Scalzi, in piazza del Carmine. In via Fossataro un cassonetto è stato dato alle fiamme. In viale Gramsci durante la notte i vigili del fuoco sono dovuti intervenire per un incendio di notevoli dimensioni scoppiato su una montagna di rifiuti.

Nel quartiere di Fuorigrotta è andata meglio. I roghi si sono concentrati in solo due strade: via Cumana e via Leopardi.

In via Cumana per alcuni giorni non sono stati ritirati i cumuli di immondizia in tre punti e la strada è stata chiusa al traffico per tre grossi roghi. Stessa sorte per via Leopardi dove all'altezza della scuola elementare "Leopardi" i vigili sono dovuti interventire per evitare che l'incendio coinvolgesse altre auto in sosta

(01 gennaio 2011)

 

 

 

 

 

2010-12-28

MAGGIORANZA

Governo, Berlusconi resta ottimista

"Andiamo avanti, molti di Fli torneranno"

E sui rifiuti a Napoli: "Risolveremo il problema in qualche mese"

Governo, Berlusconi resta ottimista "Andiamo avanti, molti di Fli torneranno"

ROMA - Silvio Berlusconi torna all'attacco delle presunte trame contro il suo esecutivo, che definisce "congiure di palazzo". E insiste nel suo ottimismo sulla governabilità. All'indomani dello scetticismo espresso da Bossi, 1 che parla di "palude romana" e di "voti che scarseggiano", il premier si dice sicuro che molti di Futuro e libertà torneranno nella maggioranza. "Continueremo a lavorare con il sostegno della maggioranza degli italiani".

"Nonostante l'operazione di Fini, abbiamo mantenuto la maggioranza e stiamo acquisendo i deputati che si trovano in disagio assoluto perchè si sono trovati su un treno guidato da Bocchino, Granata e Briguglio che li porta in un destinazione diversa: all'opposizione". "Molti parlamentari - aggiunge il presidente del Consiglio - torneranno indietro, così come altri parlamentari con senso di responsabilità verranno a sostenere la maggioranza per dare a questo governo la possibilità di governare".

Sui rifiuti a Napoli 2, dopo aver promesso più volte che il problema sarebbe stato risolto "a giorni", il Cavaliere annuncia che scenderà in campo personalmente e risolverà tutto entro alcuni mesi. Malgrado,

dice Berlusconi, qualcuno "ostacoli l'azione del governo" per discreditarlo. "Sono convinto - spiega - che ci sia una volontà precisa per dimostrare urbi et orbi che il nostro intervento non è stato risolutivo. Penso di tornare ad assumere direttamente la responsabilità per l'immediato sgombero ma anche per gli impianti futuri". "Sono intervenuto a ripetizione - continua - ma c'è qualcuno che cerca di ostacolare il nostro operato con ogni mezzo altrimenti non si spiega perchè sorgono sempre nuove difficoltà".

I VIDEO CON TUTTI GLI ANNUNCI DI BERLUSCONI 3

E sulla difficile situazione dell'economia il premier non ha dubbi: "Il prossimo anno la crescita sarà a livelli pre crisi".

(29 dicembre 2010)

 

 

 

 

Rifiuti, vertice con Letta a Roma

un piano di smaltimento per Napoli

Le province campane si impegnano a ripulire Napoli entro Capodanno, ma chiedono l'intervento delle regioni d'Italia. Sarebbe questo, secondo le prime indiscrezioni, l'orientamento dell'incontro pomeridiano a Roma per affrontare l'emergenza, presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, la Protezione civile, la Regione Campania e le Province, i Comuni interessati. Nella tarda serata di ieri rovesciati cassonetti colmi di rifiuti in via Marina, traffico bloccato

 

L'impegno delle province a aiutare Napoli a ripulirsi dai rifiuti entro Capodanno, e nello stesso tempo un intervento sulle altre regioni d'Italia perchè contribuiscano ad alleviare il dramma del capoluogo campano: mentre Berlusconi assicura che interverrà "personalmente" nelll'emergenza Napoli, sarebbe questo - la sinergia fra gli enti locali - il tentativo avviato nell'incontro pomeridiano a Palazzo Chigi con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, la Protezione civile, i rappresentanti dei ministeri dell'Ambiente e dell'Economia, la Regione Campania, le Province campane appunto e i sindaci dei Comuni interessati, a cominciare dalla Iervolino. Già ieri si era svolta una riunione straordinaria presieduta dallo stesso Letta, alla quale avevano partecipato Caldoro e il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli. I rappresentanti delle istituzioni hanno fatto il punto sulle difficoltà nello smaltimento della spazzatura pregressa nelle strade del capoluogo campano. L'obiettivo era trovare una soluzione per sgombrare in tempi rapidissimi Napoli dai rifiuti.

Intanto la situazione rimane stazionaria: sono 1400 le tonnellate di spazzatura ancora accumulate lungo le strade del capoluogo, nonostante il contributo dei militari dell'esercito, che ieri sono intervenuti nell'area flegrea, in prossimità del lago Lucrino e nel comune di Quarto. Intanto si approssima il Capodanno e per prevenire il rischio di roghi provocati dai botti vigili del fuoco e uomini del Corpo forestale dovranno innaffiare i cumuli di immondizia.

Ieri gli autocompattatori hanno potuto sversare circa 350 tonnellate nello Stir di Caivano e 400 in quello di Santa Maria Capua Vetere. Da Palazzo San Giacomo, sede del Comune, si sottolineava che, nel mese di dicembre, grazie alla disponibilità della Provincia di Caserta, negli impianti di Terra di Lavoro sono state smaltite oltre 7000 tonnellate di spazzatura. E per Napoli città ciò ha rappresentato un aiuto notevole. La Regione, a sua volta, ha ribadito di aver svolto in pieno la propria parte. Ma la tensione non accenna a calare: ieri sera un gruppo di teppisti ha rovesciato cassonetti colmi di rifiuti in via Marina, bloccato il traffico fino a tardi.

 

 

(29 dicembre 2010)

 

2010-12-27

L'EMERGENZA

Il Natale rovinato dalla "monnezza"

"Ora smettiamo di pagare le tasse"

Crescono i comitati che propongono l'obiezione fiscale: "La gente ormai si sente presa in giro". Il procuratore Lepore: "I cittadini sono rassegnati ma servirebbe uno scatto d'orgoglio"

di DARIO DEL PORTO

Il Natale rovinato dalla "monnezza" "Ora smettiamo di pagare le tasse"

NAPOLI - A pochi metri dalla Cattedrale, in via Duomo, la montagna di spazzatura quasi sfiora la freccia che indica la direzione per il Museo Diocesano. In via Pietro Colletta, poco dopo il vecchio Palazzo di Giustizia, sacchetti aperti e materassi abbandonati. Tapparelle abbassate in periferia. Cumuli nella zona flegrea e a ridosso del Vesuvio. Cartoline dal Natale nero di Napoli, umiliato dall'emergenza rifiuti. "Berlusconi aveva detto che in tre giorni avrebbe risolto tutto. Non ha chiarito però di quale anno", sorride amaro un ragazzo fermo in motorino lungo via Capodimonte, la sigaretta tra le labbra e l'immondizia intorno.

Raid contro i camion diretti a Chiaiano

Soldati per i rifiuti Militari al lavoro

"Un Natale così non si era mai visto", allarga le braccia il procuratore capo Giandomenico Lepore. La tregua di Santo Stefano garantita dallo sforzo straordinario dell'esercito ha garantito un po' di respiro soprattutto in centro dopo due giorni di crisi profonda. Ma in periferia e in provincia, la situazione resta drammatica. Racconta Donato Citarella, farmacista a Quarto flegreo, uno dei comuni maggiormente colpiti, che quest'anno le famiglie sono state costrette a cambiare le abitudini consolidate: "Ho una bambina piccola, ma uscire con il passeggino era impossibile, le strade erano invase dall'immondizia. Così siamo rimasti quasi sempre in casa, con le finestre chiuse per evitare il peggio. Eppure per i più piccoli il Natale rappresenta il momento più bello, è un peccato che il clima delle festività sia stato guastato in questo modo". E i tre giorni di cui parlava Berlusconi? "Il premier aveva trasformato la soluzione della crisi rifiuti nel suo cavallo di battaglia - ragiona Citarella - ma questa volta i suoi spot si sono rivelati un boomerang".

Risveglio amaro in città

Dice don Fulvio D'Angelo, parroco della chiesa dello Spirito Santo ad Arzano, popoloso comune a nord del capoluogo, che nella comunità comincia a serpeggiare la rabbia. "L'impatto di questa nuova emergenza è stato fortemente negativo. La gente sperava che il peggio fosse finalmente alle spalle. Invece si è resa conto che la situazione è tornata quasi ai livelli di due anni fa". Il sacerdote, che era al vertice della parrocchia di piazza Zanardelli a Secondigliano quando nel quartiere infuriava la faida fra i clan della droga, aggiunge che oggi "tante persone manifestano forti resistenze a pagare la tassa sui rifiuti. Si stanno costituendo dei comitati per sostenere questa sorta di obiezione fiscale. Sia chiaro - sottolinea don Fulvio - per me le tasse vanno pagate. Il servizio però deve essere adeguato. E capisco come, agli occhi di molti cittadini, pagare per un servizio inesistente rappresenti qualcosa difficile da mandare giù. Quasi una presa in giro, ecco".

Caldoro: "Il governo prova a fare il suo dovere, ma servono tre anni per cambiare"

Gli effetti di questa nuova emergenza rischiano di mettere in ginocchio l'economia e di lacerare ulteriormente un tessuto sociale già fortemente disgregato. "Lavoro nei pressi della stazione, ho sentito i commenti di tanti turisti, tutti basiti da questa catastrofe", sottolinea Citarella. Mentre don Fulvio D'Angelo avverte che "in alcune zone la credibilità dello Stato, intesa anche come enti locali e territoriali, è ormai inesistente. Le persone non credono più a quello che viene loro detto. È saltata la mediazione politica e questo spiega anche le motivazioni di alcune proteste". Ma accanto all'indignazione, c'è anche chi affronta questa crisi di Natale con stanchezza e rassegnazione che fanno sembrare le strade pulite quando ci sono ancora a terra oltre 1300 tonnellate di sacchetti. "Il rischio è che la gente si stia abituando all'immondizia - avverte il procuratore Lepore - mentre servirebbe uno scatto d'orgoglio da parte della popolazione".

Qualcuno invece ne approfitta per fare affari, altri semplicemente si lasciano andare scaricando tutto il possibile anche nei giorni di Natale, senza freni e senza orari. "Nella confusione e nell'emergenza viene fuori la parte peggiore della popolazione", commenta Cesare Moreno, uno degli animatori del progetto dei "Maestri di strada". E afferma: "Ho visto con i miei occhi persone gettare un cesso in strada. A Chiaia, non in un quartiere degradato. I sotterranei del Centro direzionale sono invasi dai rifiuti provenienti da attività commerciali o da enti pubblici. Via Gianturco, nella zona orientale della città, è stracolma di cartoni e contenitori gettati da commercianti". Pensare al futuro, secondo il procuratore Lepore, significa "prendere atto che il caso Napoli è un caso eccezionale che ha bisogno di provvedimenti eccezionali. Ma non di un nuovo commissariato straordinario - precisa il magistrato - perché quello ha già dimostrato di non poter risolvere i problemi".

Certo la realtà è complessa se, come evidenzia don Fulvio D'Angelo, "la raccolta differenziata nella città di Napoli continua ad essere attestata a livelli africani. Con tutto il rispetto per l'Africa". E allora Cesare Moreno invita a guardare al passato: "Durante l'epidemia di colera del 1973 ero in prima linea, sulle barricate. Ma il livello di vigilanza della popolazione era altissimo perché la gente aveva paura. Se ognuno, come allora, cominciasse ad assumersi le proprie responsabilità, forse la crisi farebbe meno paura".

(27 dicembre 2010)

 

2010-12-22

IL CASO

Plastica, l'ultima battaglia

poi la Prestigiacomo lascia il Pdl

Scongiurato il rinvio della messa al bando delle buste in polietilene. I sacchetti dovevano essere eliminati dal 1 gennaio, ma il decreto Milleproroghe voleva prorogare la scadenza dei termini al 31 dicembre 2011. Il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo blocca tutto e passa la conferma del divieto di MONICA RUBINO

Plastica, l'ultima battaglia poi la Prestigiacomo lascia il Pdl

ROMA - Il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo si oppone allo slittamento della messa al bando dei sacchetti di plastica. Nella bozza del decreto Milleproroghe c'era infatti la proposta di rimandare di un anno il divieto di commercializzazione dei sacchetti in polietilene, prevista inizialmente il 1 gennaio 2011. Divieto che, introdotto dalla Finanziaria 2007, in verità doveva scattare già a partire dall’inizio del 2010, termine poi prorogato di un anno dal governo. Ma la Prestigiacomo non ci sta e garantisce il rispetto della scadenza del primo gennaio. "Lo slittamento era nella bozza e io mi sono opposta: sarebbe stato insopportabile - ha spiegato Prestigiacomo al termine del Consiglio dei ministri - che alla vigilia della scadenza della norma ci fosse stato nuovamente un motivo per non farla entrare in vigore. Mi sono molto battuta e tutto il governo si è dichiarato favorevole al fatto che si procedesse senza ulteriori proroghe. Per le scorte faremo accordi coi produttori e i consorzi che riciclano la plastica, non credo che ci saranno problemi". Poco dopo, l'annuncio: il ministro lascia il Pdl 1- lo annuncia fra le lacrime in Transatlantico - e aderisce al gruppo misto.

Le associazioni dei consumatori plaudono alla decisione del ministro dell'Ambiente. In attesa dello stop ufficiale, tuttavia, le buste di plastica stanno gradualmente diminuendo: molte catene della grande distribuzione cominciano

a farne a meno. Spesso l'iniziativa parte dalle amministrazioni locali: 150 comuni, Torino in testa, ne hanno vietato l’impiego o hanno promosso campagne per scoraggiarne l’uso come "Porta la sporta", lanciata nel 2009. Un sondaggio di Legambiente effettuato in 80 città rivela che gli italiani sono ben disposti a dire addio al vecchio sacchetto "a canottiera": il 73% di loro sceglierà la sportina riutilizzabile. Mentre sono molto pochi (il 16,2%) quelli che opteranno per lo shopper in bioplastica o per il sacchetto di carta (10,4%), decisamente meno pratico.

Le buste tradizionali sono una minaccia per l'ecosistema. Secondo l'Unep (Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente) ogni anno uccidono 100mila mammiferi marini, come tartarughe, balene ma anche molti uccelli di mare, oltre a danneggiare l’agricoltura e la pesca. La plastica trasportata dalle onde in America ha formato un'isola di immondizia: il "Pacific Trash Vortex" è un’enorme massa di spazzatura composta soprattutto da plastica, estesa tra i 700mila e i 10 milioni di Km2, che galleggia nell'Oceano Pacifico a Nord delle Hawaii. I sacchetti usa e getta hanno una vita brevissima, ma per produrli occorrono grandi quantità di petrolio e possono rimanere nell’ambiente da 15 a 1000 anni prima di essere smaltiti del tutto, distrutti dai raggi ultravioletti e dal calore. Uno studio dell'Agenzia per l'Ambiente del governo australiano ha dimostrato che un chilo di sacchetti provoca emissioni di CO2 per circa 2.109 Kg. Riciclarli o recuperarli non conviene, poiché comporterebbe costi troppo alti. Le buste di plastica sono uno degli oggetti più consumati al mondo: solo in Italia si usano venti miliardi di sacchetti di plastica l’anno, circa 300 a testa. Farne a meno per dodici mesi, permetterebbe una riduzione delle emissioni di CO2 di circa 8 chili.

Se l’aspetto ambientale non basta, ci si può concentrare su quello economico: in molti supermarket i sacchetti si pagano circa 5 centesimi l’uno, un costo che moltiplicato per tutte le volte in cui si fanno compere può far superare i 20 euro annui a testa. Anche quando i sacchetti sono gratuiti c’è in realtà una spesa del distributore che viene indirettamente riversata sul consumatore attraverso i prezzi dei prodotti. Aggiungendo i costi dello smaltimento dei rifiuti, che gravano su ogni cittadino, si capisce bene come il passaggio alla sporta non porti che fattori positivi.

Ma quali sono le alternative alla busta di plastica? Secondo Legambiente il sacchetto in bioplastica riutilizzabile, che si degrada naturalmente nell’ambiente, è la soluzione più conveniente poiché si può usare per fare la spesa almeno dieci volte, senza rischio che si rompa. Altra possibilità sono i sacchetti di carta, che possono essere riciclati. Infine ci sono i sacchi di tessuto, che offrono un’ampia scelta: i più eleganti e robusti sono quelli in cotone, iuta o in canapa, prodotti di recente. Meno indicato il cotone da coltivazione non biologica: i pesticidi usati per produrlo, possono inquinare e in alcuni casi, comportano un elevato impiego d’energia. Ma c’è anche chi sceglie le reti in corda naturale o sintetica, le sacche chiuse da una lampo, o quelle pieghevoli.

(22 dicembre 2010)

 

 

 

INCHIESTA

Calabria, violazione norme urbanistiche

sequestrato un intero parco eolico

L'impianto sarebbe stato realizzato senza rispettare le distanze dalle abitazioni private e a ridosso di un altro impianto eolico. Le indagini anche dopo alcune denunce presentate dai cittadini

CATANZARO - I carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Catanzaro hanno sequestrato questa mattina l'intero parco eolico di Girifalco, nel catanzarese, nell'ambito di un'inchiesta della procura di Catanzaro.

Il sequestro preventivo è stato disposto dal gip su richiesta della procura per una serie di violazioni alle norme urbanistiche ed alle direttive previste nella delibera regionale. La struttura presenterebbe diversi abusi emersi nel corso delle indagini condotte dai militari dell'Arma. In particolare, secondo il provvedimento di sequestro, l'impianto sarebbe stato realizzato senza rispettare le distanze dalle abitazioni private e a ridosso di un altro impianto eolico. Sulla struttura erano in corso alcune indagini dopo le denunce presentate anche da singoli cittadini.

Il parco è stato realizzato dalla società Brulli energia di Reggio Emilia. I carabinieri stanno attualmente notificando il provvedimento e apponendo i sigilli alle torri. Ci sono diversi indagati ma al momento non sono stati emessi avvisi di garanzia.

(22 dicembre 2010) © Riproduzione riservata

 

 

2010-12-21

L'EMERGENZA

Napoli ancora sotto la spazzatura

è fallito il miracolo di Natale

Cumuli ovunque: ieri per le strade della città c'erano 2.200 tonnellate non raccolte. Nonostante le ripetute promesse di Berlusconi la situazione non è cambiata di CRISTINA ZAGARIA

Napoli ancora sotto la spazzatura è fallito il miracolo di Natale

NAPOLI - Camion carichi di rifiuti che rimangono ore (giorni) in fila davanti agli stabilimenti. Camion che tornano indietro, senza scaricare. Camion che non riescono a tenere il ritmo della città. Seguendo gli autocompattatori stipati di immondizia, che fanno il giro dell'oca, si comprende la schizofrenia di una città che torna in emergenza e si prepara a passare un Natale sommersa dai rifiuti, tra scioperi, inchieste della magistratura per infiltrazioni mafiose nei cda delle aziende che gestiscono la raccolta e cittadini esasperati per le strade invivibili e il paradosso degli aumenti in bolletta per la Tarsu. Il miracolo di Napoli pulita è fallito ancora una volta, nonostante le ripetute promesse del premier Berlusconi. Ieri per le strade di Napoli c'erano 2.200 tonnellate di immondizia non raccolta, a cui si devono aggiungere le oltre seimila della Provincia. Cumuli ovunque. Soprattutto nel centro storico. Il Comune non riesce neanche più a tutelare i percorsi turistici. Asìa (l'azienda di igiene urbana) riesce a smaltire 300 tonnellate in più rispetto alla produzione giornaliera (1.500). Ma le previsioni sono nere: per il 25 dicembre si potrebbero superare le 3.500 tonnellate di rifiuti in strada. Il 24, infatti, chiudono per le feste gli Stir, gli impianti di tritovagliatura, e l'inceneritore di Acerra.

"La Regione Campania potrebbe smaltire un milione di tonnellate al giorno - interviene duro l'ad di Asìa, Daniele Fortini - Ma il capoluogo viene lasciato con l'immondizia in strada a Natale. Non

parliamo di emergenza. Questa è una scelta politica". "La situazione è gravissima e se non si metterà a punto un piano di raccolta straordinaria, i cittadini trascorreranno il Natale con i rifiuti, tanti, sotto casa", interviene l'assessore all'Igiene Urbana del Comune, Paolo Giacomelli, che chiede "di conferire i rifiuti negli impianti sia della provincia che in altre province". Alle accuse del Comune risponde la Regione: "Se la situazione è critica la responsabilità è solo di chi gestisce il Comune e la sua Società", affonda l'assessore all'Ambiente della Giovanni Romano. E Giacomelli: "Non è così e ci tuteleremo in sede legale". Botta e risposta e scaricabarile, mentre i rifiuti in strada aumentano. Le prime avvisaglie della nuova emergenza (dopo quella scoppiata nell'estate 2007 e chiusa, con il primo decreto Berlusconi, nella primavera 2008) si hanno a fine settembre. La crisi esplode a ottobre, quando si superano le 4.000 tonnellate non raccolte. Novembre è un mese di passione tra rivolte e allarme sanitario. E quando il 15 dicembre Napoli respira con appena 800 tonnellate per strada ecco di nuovo il caos. Il 16 scioperano gli ex dipendenti della ditta Enerambiente. Su Asìa, Enerambiente e le altre ditte subappaltatrici, il procuratore aggiunto, Giovanni Melillo, apre un'inchiesta. Intanto la città torna in emergenza, complici anche le feste e la maggiore produzione di rifiuti. Domenica 80 mezzi Asìa non hanno potuto scaricare fino a tarda notte. E nei giorni normali le file agli stabilimenti di smaltimento (ormai saturi) sono estenuanti. Ieri, i mezzi carichi di rifiuti, che lavorano per il Comune di Napoli, dopo ore di fila allo stabilimento di Tufino, sono tornati indietro senza scaricare. Il sistema fragile rallenta ogni giorno. Nell'area flegrea è da una settimana in campo l'esercito. Gli autocompattatori dei Comuni flegrei sono stati fermi, in coda agli Stir, anche tre giorni. Ieri a Pozzuoli c'erano 1.500 tonnellate di immondizia. Intanto, l'ultimo studio di Cittadinanzattiva segnala Napoli come la città con la spesa annua per lo smaltimento dei rifiuti più alta d'Italia: 453 euro, con un incremento quest'anno del 61 per cento.

(21 dicembre 2010)

 

 

LO STUDIO

Raccolta dei rifiuti, un paradosso

"Meno funziona e più costa"

Un dossier di Cittadinanzattiva, in Campania la spesa media annua per lo smaltimento della spazzatura è la più elevata. A Napoli, Benevento, Siracusa e Roma le tariffe più care d’Italia

di MONICA RUBINO

Raccolta dei rifiuti, un paradosso "Meno funziona e più costa"

Rifiuti a peso d’oro. La raccolta e lo smaltimento della spazzatura meno funzionano e più si pagano. Lo rivela uno studio dell’Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva esteso a tutti i capoluoghi di provincia.

Secondo l’indagine, è Napoli - dove il problema "monnezza" sembra non trovare soluzione – la città dove la tassa dei rifiuti costa di più. Nel capoluogo campano, infatti, la spesa annua per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani ammonta a 453 euro a famiglia, considerando un nucleo-tipo di tre persone, con reddito lordo complessivo di 44.200 euro ed una casa di 100 metri quadri. Quasi il quadruplo rispetto alla città meno cara d’Italia, Isernia (122 euro). Tra i 10 capoluoghi con le tariffe più alte, otto sono al Sud mentre solo uno, Trieste, è del Nord (309 euro).

Guarda la tabella con le tariffe città per città 1

In generale, la media annua più alta si registra in Campania (364 euro) – contro la media nazionale pari a 233 euro - la più bassa in Molise (131 euro), a dimostrazione di una marcata differenza tra aree geografiche del Paese che trova conferma anche all’interno di una stessa regione: in Lombardia, per esempio, a Milano (262 euro) la Tarsu arriva a costare quasi il doppio di Cremona (139 euro). Lo stesso accade in Sicilia, dove la tassa per i rifiuti pagata a Siracusa supera di 165 euro quella di Caltanissetta (241,5 euro), o

in Toscana, dove la Tia (Tariffa di igiene ambientale) pagata a Livorno (304 euro) supera di ben 130 euro quella di Firenze (174 euro). E ancora, in Campania, la Tarsu ad Avellino è di ben 262 euro inferiore rispetto a quella pagata a Napoli. Quest’ultima differenza si spiega con il fatto che il capoluogo irpino ha il tasso di raccolta differenziata più alto di tutta la regione, come evidenzia il rapporto di Legambiente sui Comuni ricicloni Campania 2010: secondo i dati dell’associazione ambientalista, la maglia rosa per la migliore percentuale di differenziata spetta ad Avellino con il 61,57%, seguita da Salerno con il 59,98% e Caserta con il 47,25%.

Napoli, invece, è anche la città che ha fatto registrare nell'ultimo anno gli incrementi più alti della tassa sui rifiuti (+ 60,1%), seguita da Reggio Calabria (+57,4%), Benevento (+44%), Trapani (+34,7%) e Pescara (+21,3%).

In altre nove città, i rincari sono superiori al 10%. Inoltre in dieci anni - da gennaio 2000 a dicembre 2010- secondo dati Istat l'aumento registrato a livello di tariffe rifiuti è stato del 61%.

In negativo va segnalato anche il ritardo con il quale i capoluoghi di provincia hanno adottato la Tariffa d’igiene ambientale (Tia), introdotta dal decreto Ronchi nell’ormai lontano 1997: sono solo il 45%, mentre la maggioranza dei capoluoghi (55%) è rimasta fedele alla Tarsu. Mentre infatti la Tarsu è una tassa, la Tia è una tariffa, ossia un'entrata di carattere patrimoniale commisurata ai servizi usufruiti dagli utenti, che deve assicurare la copertura integrale dei costi di gestione dei servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti. A differenza della Tarsu, la Tia esige infatti una puntuale attività di programmazione, per integrare i vari investimenti in materia ambientale, come ad esempio la promozione della raccolta differenziata. "In Italia, la metà dei rifiuti va ancora a finire in discarica – spiega Antonio Gaudioso, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva - la produzione pro capite di rifiuti urbani è pressoché stabile, mentre ciò che non accenna a diminuire è il carico delle tariffe, specie in quelle aree del Paese, come il Sud, dove il reddito pro capite è più basso. Napoli insegna: appena è esploso il caos rifiuti nel 2008, l’amministrazione ha subito annullato la

disposizione del regolamento comunale che prevedeva la riduzione del 60% della Tarsu nei casi di

gravi inadempimenti nella gestione del servizio. E come se non bastasse, dal 2008 ad oggi non hanno fatto

altro che aumentare l’entità della tassa. Al danno si è aggiunta la beffa: non solo rifiuti per

strada ma anche l’obbligo di pagare per intero e sempre di più per un servizio che non funziona".

Nel complesso al Nord si distinguono in positivo Veneto e Trentino, dove la Tia è applicata in tutti i capoluoghi, la spesa sostenuta dalle famiglie è inferiore ai valori medi nazionali, così come gli incrementi tariffari. Il tutto a fronte di una percentuale di raccolta differenziata di gran lunga superiore alla media nazionale, così come sono più bassi i dati sulla produzione pro capite di rifiuti urbani. Per gli stessi motivi si segnala anche la regione Lombardia, se non fosse che meno della metà dei

capoluoghi ha adottato la Tia. Al Centro, abbastanza bene l’Umbria, con costi in linea con la media nazionale, aumenti contenuti, Tia presente nei due capoluoghi, livelli di raccolta differenziata non lontani da quelli nazionali. Al Sud, abbastanza bene solo Calabria e Basilicata per i costi contenuti, anche se la differenziata è ancora a livelli inaccettabili.

(20 dicembre 2010)

 

2010-12-12

Tecnologia

Pericolosità delle polveri sottili

ricerca pugliese ne svela i segreti

Più leggere e nocive per la salute le polveri presenti nell'aria del Nord Italia perché prodotte dal traffico automobilistico, più pesanti e meno dannose le polveri al Sud perché arrivate dal Sahara. Per la prima volta messa a punto una tecnica per l'identificazione della provenienza delle polveri, del peso specifico e della loro pericolosità

Pericolosità delle polveri sottili ricerca pugliese ne svela i segreti

Anche le polveri sottili hanno un'identità. Una ricerca finanziata dalla Regione Puglia e condotta dalle Università di Bari (Dipartimento di Chimica) e del Salento (Dipartimento di Fisica) con la collaborazione di due imprese (Lenviros srl, società spin off dell'Ateneo barese, e Fai Instruments srl), la svela per la prima volta in Europa con strumenti e metodi completamente innovativi, che segnano un significativo passo avanti nella lotta contro l'inquinamento.

'La vera identita' delle polveri sottilì rappresenta l'esito di uno dei 53 progetti strategici finanziati dalla Regione Puglia ed è la quarta tappa della campagna 'I Doni della Scienza', il tour dell'Area Politiche per lo Sviluppo economico, il Lavoro e l'Innovazione dell'Ente "a caccia del risultato". Si tratta di una campagna durante la quale la Regione verifica e mostra ai media i prodotti delle ricerche finanziate. Questo perchè le scoperte o le invenzioni di oggetti innovativi sono stati finanziati grazie a risorse pubbliche.

In particolare i 53 progetti sono sostenuti con 45 milioni di euro totali (disponibili nell'Accordo di programma quadro sulla ricerca). E' già avvenuto per il tonno rosso, (il progetto grazie al quale per la prima volta al mondo sono nati 20 milioni di larve da tonni tenuti in cattività), la realizzazione del diamante artificiale (capace di intercettare più degli altri prototipi i raggi ultravioletti) e il segreto dell'Acquaporina (scoperta che ha segnato un enorme passo avanti nella ricerca mondiale sulla sclerosi multipla e su una malattia rara come la neuromielite). I risultati sulle polveri sottili sono stati presentati durante il recente Festival dell'Innovazione alla Fiera del Levante di Bari, tra gli altri, dalla vice presidente e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone.

Sono pesanti, a volte pesantissime le polveri sottili, o fini come preferiscono definirle i ricercatori, presenti in Puglia e in tutte le regioni europee del Mediterraneo. Ma spesso non sono pericolose come al Nord perchè generate dal deserto e non dal traffico. E' una ricerca alla quale sono interessati altri paesi europei poichè ha realizzato strumenti e metodi di misurazione innovativi, che fanno luce per la prima volta sul mistero delle provenienza delle polveri fini e potrebbero risolvere una volta per tutte il problema della multe comminate dall'Unione europea per il superamento del livello massimo di polveri.

La ricerca, durata 48 mesi, è costata in tutto 1 milione e 168 mila euro ed è stata possibile grazie a finanziamenti pubblici pari a 800mila euro erogati dalla Regione Puglia. "Gli esiti di questo progetto -ha detto la vice presidente Capone- rappresentano per la Regione Puglia il ritorno, moltiplicato, di un investimento rilevante per la ricerca, che quota 1 miliardo 762 milioni per la programmazione 2007-2013".

"Siamo la Regione che ha puntato di più in Italia su un binomio vincente: ricerca e giovani. In questo progetto vediamo all'opera un team di 23 ricercatori, più due docenti, con un'età media di trent'anni, per la maggior parte donne, che volano davvero alto per qualità delle idee e per la carica innovativa del loro approccio alla soluzione dei problemi. A questi giovani cervelli abbiamo fornito gli strumenti per alzare il livello di competitività della Puglia, valorizzando attraverso le loro idee, il nostro stesso territorio. Grazie a loro la Puglia ancora una volta si distingue come un caso internazionale nel mondo della ricerca".

La ricetta vincente di questa scoperta è nell'integrazione di metodiche e macchine non nuove ma usate in modo differente, combinando cioè dati e strumenti, integrando modelli, mettendo insieme misure da satellite e misure al suolo. Così i ricercatori pugliesi sono riusciti a realizzare un nuovo prototipo servendosi di tecnologie innovative ma già esistenti. Questo è un approccio originale applicato per la prima volta in Europa. L'arma vincente è stata mettere insieme un'impresa partner di livello europeo (la Fai Instruments, azienda italiana leader nello sviluppo di strumentazione per il rilevamento e la misura dell'inquinamento atmosferico) con le competenze e gli strumenti delle Università di Bari e Lecce.

Si è raggiunto il risultato di identificare l'origine delle polveri, un dato fondamentale perchè è la provenienza e non il peso a determinare la pericolosità di queste particelle, che i ricercatori chiamano particolato atmosferico (PM). Si scopre così che la pericolosità può essere persino inversamente proporzionale rispetto al peso. Se le polveri fini provengono dal traffico, sono leggerissime ma pericolosissime per la salute; se, invece, sono arrivate fino a noi dal deserto del Sahara sono pesanti ma non nocive.

Una differenza sostanziale, da un lato per la lotta all'inquinamento, dall'altro per i risvolti economici che implica. Le Regioni che superano il livello massimo di polveri fini consentito dalle direttive comunitarie sono soggette infatti ad una multa da parte dell'Ue pari a circa 10 mila euro al giorno. Ma, spiegano i ricercatori, attualmente il parametro che viene preso in considerazione non è la pericolosità delle polveri ma il peso. Per le regioni del basso Mediterraneo, si tratta spesso di un onere notevole, perchè le loro polveri spesso sono pesantissime, proprio come avviene in Puglia.

"Le polveri fini del Tavoliere - spiega Gianluigi De Gennaro, giovane chimico dell'Università di Bari, responsabile scientifico del progetto e coordinatore della ricerca - sono diverse da quelle della Pianura Padana. A Milano le polveri prodotte dal traffico restano lì, come imprigionate in una piccola scatola. Il nostro territorio invece ha capacità disperdenti migliori perchè c'è vento, sole, scambi di calore terra-aria. Ecco perchè in Puglia siamo più soggetti agli eventi transfrontalieri cioè ad apporti di polveri da altre parti del mondo. Noi abbiamo concentrazioni di PM10 molte alte. Provengono dal Sahara e dal Nord Est dell'Europa, però per fortuna non sono così pericolose come quelle prodotte dal traffico".

Un aspetto, questo, che l'Ue non valuta imponendo comunque multe salatissime. Il problema riguarda tutte le regioni del Mediterraneo. Per questo l'Italia, con Spagna, Portogallo e Cipro, ha chiesto invano una deroga. Unica concessione delle direttive comunitarie è scorporare dal limite fissato la porzione di PM10 dovuta a fonti transfrontaliere, ma i Paesi interessati devono riuscire a provarne la provenienza. E qui entra in gioco la ricerca pugliese.

"Gli strumenti tradizionali - dice De Gennaro - misurano il particolato, cioè le polveri, ma ignorano da dove provenga. Noi invece abbiamo sviluppato strumenti e metodi per capire l'origine delle particelle, se sono locali o se provengono dall'estero. Questo ci permette, tra l'altro, di fornire all'Ue le prove richieste per ridurre le infrazioni". Pochi fino ad oggi infatti sono i tentativi di individuare tra le particelle quelle provenienti, ad esempio, dall'Africa. Ci ha provato la Spagna, utilizzando un metodo statistico. "Siamo stati noi i primi in Europa", ribadisce De Gennaro. "Ci siamo serviti di tanti strumenti già esistenti e li abbiamo usati insieme. L'idea vera è stata l'integrazione". Il prototipo realizzato dai ricercatori adesso si trova a Bari nel Dipartimento di Chimica ed è già richiestissimo da varie regioni italiane per misurare le polveri. Adesso è in partenza per Taranto dove avrà il compito di svelare la provenienza del benzoapirene.

La scoperta dei ricercatori pugliesi con il progetto denominato Simpa (Sistema Integrato per il Monitoraggio del Particolato Atmosferico) ha svariate applicazioni. Serve ad individuare le sabbie sahariane e in generale i trasporti transfrontalieri; intercetta la produzione di benzopirene nelle aree industriali; dimostra che l'Italia è divisa in due per le polveri fini, più leggere e pericolose al Nord, più grosse ma meno pericolose al Sud e che quindi è sbagliato misurare con lo stesso criterio le polveri fini al Nord e al Sud; permette le misurazioni su microaree per pianificare azioni come il blocco del traffico; individua zone più ampie di misurazione attraverso l'uso del satellite.

Tante le ricadute del progetto sul territorio. I laboratori delle Università di Bari e di Lecce oggi sono tra i più importanti in Italia per le strumentazioni implementate, la stessa Puglia è diventata una delle regioni di riferimento per la misurazione delle particelle in atmosfera. Qui infatti sono state organizzate tre scuole nazionali e la prima scuola nazionale della Italian Aerosol Society (Ias), oltre ad essere stato pubblicato il volume 'Particelle in atmosfera. Conosciamole meglio', curato dal team di ricerca.

(12 dicembre 2010)

 

2010-12-11

CLIMA

A Cancun trovato l'accordo

un capolavoro di diplomazia

L'intesa alla conferenza Onu tiene insieme i tagli alle emissioni (25-40% entro il 2020) e gli interessi dei vari Stati rinviando la definizione degli impegni vincolanti Paese per Paese dal nostro inviato ANTONIO CIANCIULLO

A Cancun trovato l'accordo un capolavoro di diplomazia Un momento dei lavori

CANCUN - Per ora è solo architettura, ma è un'architettura robusta: il disegno di un progetto concreto per la salvaguardia del clima. Alleggerito dal peso di target immediati sul taglio delle emissioni, il meccanismo del piano di protezione dell'atmosfera ha preso forma in due settimane di abile regia messicana della conferenza Onu che ha lasciato spazio a tutti e ha dato tutti una ragione per aderire. Il testo dell'accordo, approvato con la sola opposizione della Bolivia, fa dimenticare l'incubo del fallimento di Copenaghen e traccia la strada per un'intesa contro il caos climatico: taglio delle emissioni del 25-40 per cento rispetto al livello del 1990 entro il 2020 per evitare che l'aumento di temperatura superi i 2 gradi e un pacchetto da 100 miliardi di dollari l'anno per il trasferimento delle tecnologie pulite e il mantenimento delle foreste tropicali.

I delegati degli oltre 190 Paesi riuniti a Cancun si erano trovati di fronte un compito che sembrava quasi impossibile: a due anni dalla scadenza del protocollo di Kyoto (2012) si trattava di ottenere l'adesione a impegni vincolanti da parte di Stati che avevano dichiarato di non volerne sentir parlare. Da una parte c'era questo gruppo di governi recalcitranti, inclusi i due principali inquinatori del pianeta, Cina e Stati Uniti. Dall'altra i Paesi più direttamente minacciati dal caos climatico (le piccole isole che rischiano di essere sommerse e l'Africa minacciata dalla desertificazione) che chiedevano impegni ancora più stringenti.

Alla fine l'accordo

raggiunto nella notte (le prime ore del mattino in Italia) con l'adesione di oltre 180 Paesi (dal Brasile all'Unione Europea, da Cina e India agli Stati Uniti) è un miracolo di diplomazia che riesce a tenere assieme l'obiettivo - bloccare la crescita della temperatura - e gli interessi dei vari Stati. A un prezzo non trascurabile: rinviare la definizione degli impegni vincolanti di taglio delle emissioni Paese per Paese, un traguardo che dovrebbe essere raggiunto il prossimo anno, ultimo momento utile per approvare e ratificare un piano globale a difesa del clima nel periodo successivo al 2012.

Non era questo del resto l'obiettivo di Cancun. L'obiettivo era recuperare l'idea di un processo comune che ha per posta la salvaguardia degli ecosistemi su cui poggia la sicurezza di tutti. E questo obiettivo è stato raggiunto, come hanno dimostrato i lunghissimi applausi e le dichiarazioni emozionate dei capi delegazione durante il rush finale notturno.

La sfida che la conferenza Onu doveva affrontare era il mantenimento di un quadro di impegni vincolanti per il taglio delle emissioni serra che stanno moltiplicando i fenomeni climatici estremi (alluvioni, uragani, siccità). Impegni stabiliti a Kyoto nel 1997, ma solo per un gruppo di Paesi industrializzati dal quale gli Stati Uniti hanno preso le distanze con l'arrivo di George W. Bush alla Casa Bianca. Come hanno fatto notare i rappresentanti del Giappone a Cancun, questo cartello rappresenta ormai solo il 27 per cento delle emissioni serra: la battaglia per la stabilità del clima non può essere vinta senza coinvolgere anche Stati Uniti e Paesi emergenti, Paesi che si erano finora dichiarati assolutamente contrari ad accettare impegni vincolanti.

Partendo da questa situazione di crisi, il vertice di Cancun è riuscito a ottenere più di un successo. La Cina ha accettato i criteri 1 di trasparenza nei controlli sulle emissioni serra che per gli Stati Uniti costituivano una precondizione indispensabile per la trattativa e ha aperto alla possibilità di impegni vincolanti per la fine del decennio. L'India ha adottato una posizione simile. I Paesi schierati sulle posizioni più radicali hanno ritrovato lo spirito del multilateralismo e la disponibilità a creare meccanismi più efficienti per il trasferimento di tecnologie pulite.

Il risultato è un accordo giudicato positivamente dalle associazioni ambientaliste ("L'inserimento della definizione di obiettivi vincolanti, sia pure in una formula molto generica che lo definisce come una possibilità, rappresenta un passo avanti importante", commenta Mariagrazia Midulla, del Wwf). Un accordo che però, come osserva il direttore generale dell'Ambiente Corrado Clini, è ancora lontano dall'indicare una strategia concreta capace di bloccare la crescita della temperatura a un livello in cui i danni siano sufficientemente limitati. Per arrivare a un impegno vincolante si è scelta infatti l'unica strada percorribile: ogni Paese indicherà volontariamente lo sforzo che è disposto a fare. Ma la somma degli sforzi finora indicati dà un taglio delle emissioni che è circa la metà di quello considerato necessario dai climatologi delle Nazioni Unite (Ipcc). Serviranno dunque altre due mosse. La prima è incassare le cambiali già firmate rendendo obbligatori questi impegni in un accordo da siglare il prossimo anno. La seconda è rilanciare spingendo sulla green economy e magari ricorrendo anche a una carbon tax.

(11 dicembre 2010)

 

 

 

 

2010-12-10

CONFERENZA ONU SUL CLIMA

L'esercito americano

dichiara guerra alle emissioni

Alla Conferenza sul clima i militari degli Stati Uniti scelgono un linguaggio diretto per proteggere gli interessi nazionali. E annunciano che la missione sarà combattere i cambiamenti climatici per garantire la sicurezza e il benessere dei cittadini dal nostro inviato ANTONIO CIANCIULLO

L'esercito americano dichiara guerra alle emissioni Terreno spaccato dalla siccità

L'esercito americano dichiara guerra

ai cambiamenti climatici

CANCUN - Il nemico è il cambiamento climatico. Parola dell'esercito americano. Mentre la trattativa procede per piccoli e progressivi aggiustamenti (le aperture della Cina agli impegni vincolanti, i passi avanti dell'India, la lotta del Brasile contro la deforestazione) e la diplomazia procede per allusioni, i militari del Stati Uniti hanno scelto un linguaggio più diretto e aperto per proteggere gli interessi nazionali.

In un incontro con la stampa, svolto in parte attraverso un video collegamento con Washington, lo stato maggiore dell'esercito e della marina hanno annunciato una "guerra" contro le emissioni serra come misura necessaria a garantire la sicurezza e il benessere dei cittadini americani. L'ammiraglio David Titley è stato molto chiaro: "Non c'è da discutere di modelli e previsioni. Per misurare l'impatto del cambiamento climatico basta osservare quello è successo nella zona artica negli ultimi 30 anni, e in particolare nell'ultimo decennio. Prima c'era una superficie ghiacciata che aveva piccole oscillazioni a seconda delle stagioni. Adesso c'è un pack che cambia radicalmente dimensioni durante l'estate. Lo stretto di Bering acquisterà l'importanza strategica dello stretto di Malacca".

L'ammiraglio non si preoccupa solo delle mappe che andranno ridisegnate per dar conto di rischi e di opportunità di navigazione e di controllo dei mari. In palio, nella grande partita per il controllo del caos climatico, c'è un altro tema fondamentale: il cibo:

"Il mutamento dei monsoni e il moltiplicarsi di fenomeni come uragani, siccità e alluvioni rappresentano una minaccia concreta alla sicurezza degli Stati Uniti. Non basta. Nel mondo un miliardo di persone prende dal mare le proteine di cui ha bisogno. E l'acidificazione degli oceani rappresenta un fenomeno preoccupante: il mare assorbe il 40 per cento dell'anidride carbonica emessa e il suo PH cambia. Il rischio è che l'acidità arrivi a un livello tale da renderlo invivibile per molte specie".

Un giudizio condiviso da Amanda Dory, deputy assistant per la strategia del Segretariato alla Difesa e da Jeff Marqusee, direttore dello Strategic Environmental Research Programme. Gli Stati Uniti hanno, nel mondo, 507 strutture di difesa e 300 mila edifici: una buona parte è a rischio nella prospettiva, giudicata attendibile, di un aumento del livello dei mari di un metro entro la fine del secolo.

(09 dicembre 2010)

 

 

La cultura del lavoro verde

C’è un legame diretto, ma non sempre evidente, tra i cambiamenti climatici, la società e il lavoro. Anche durante la Conferenza di Cancun è emersa la necessità di trovare una maggiore coerenza tra le politiche ambientali, quelle sociali e quelle del lavoro.

Il punto è che il cambiamento climatico ha un impatto sui modelli di sviluppo, di produzione e di consumo, perciò necessariamente coinvolge le imprese, così come i lavoratori e i mercati del lavoro. Altrettanto evidente, perciò, è che ogni misura adottata per tutelare l’ambiente, mitigare l’impatto e affrontare l’adattamento ai cambiamenti del clima, ha bisogno del sostegno delle parti sociali, dal livello locale a quello nazionale, a quello globale.

M.Crozet, ILO In Italia sembra ancora debole il rapporto tra gli attori del mondo produttivo tradizionale e le nuove realtà dello sviluppo sostenibile. Spesso ci si trova di fronte a imprese e sindacati che cadono nel luogo comune e nell’equazione "economia verde uguale disoccupazione". Anche quando si invocano i green jobs, però, si tende a farlo in modo generico, astratto.

Questi, in realtà, si riferiscono ad alcune situazioni precise. Secondo la definizione delle Nazioni Unite, sono "lavori verdi" quelli utili a ridurre i consumi energetici, l’uso di materie prime, le emissioni di gas serra, i rifiuti e l’inquinamento. Quelli che, infine, in varie forme contribuiscono a proteggere l’ecosistema.

Eppure, sempre in Italia, ci sono buoni esempi di come si sta affermando nei territori una nuova cultura di sviluppo eco-sostenibile e allo stesso tempo socio-sostenibile, con un impatto positivo anche sul lavoro "di qualità". Ci sono distretti industriali che stanno tentando di convertire le attività manifattuiere tradizionali in attività per l’energia alternativa. Ci sono fabbriche della metalmeccanica leggera che ora realizzano impianti fotovoltaici su vasta scala, così come amministrazioni pubbliche che investono seriamente sullo smaltimento dei rifiuti, ricavandone benefici per l’ambiente e persino utili da reinvestire in altri servizi. Tutto questo, è noto, richiede investimenti e ricerca ma può creare crescita e lavoro nuovo, buono e durevole.

Sono esempi di come dal basso, dalla piccola dimensione, si possa arrivare al coinvolgimento e al rinnovamento culturale delle imprese, soprattutto quelle piccole e medie, e dei lavoratori. Un simile approccio, basato sul dialogo sociale, permetterebbe di arrivare a un modello di sviluppo davvero sostenibile e coerente tra la dimensione ambientale, quella economice e quella sociale.

Tag:dialogo sociale, disoccupazione, green jobs, lavori verdi, lavoro dignitoso

Scritto venerdì, 10 dicembre 2010 alle 08:00 nella categoria Senza categoria. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.

 

 

 

 

Rifiuti, l'allarme dei sindaci

"Provincia peggio della città"

Da Castellammare a Pozzuoli ai centri dell'area nord, cresce la denuncia per l'emergenza spazzatura: "Non sappiamo più dove portarla, è un disastro, il governo si deve muovere"

di CARLO FRANCO

 

Da dove cominciamo? Dalle 1500 tonnellate di rifiuti che marciscono a Pozzuoli, o dalle 1200 di Giugliano o, ancora, dalle 700 di Castellammare di Stabia? La situazione igienica dei Comuni a Nord e a Ovest di Napoli è già da disastro ambientale, ma nessuno mostra di preoccuparsene. Il sindaco di Giugliano, Pianese, fotografa la situazione.

Dice: "Stiamo come Napoli, anzi molto peggio in rapporto alla popolazione, ma siamo letteralmente sommersi dai rifiuti che non riusciamo a raccogliere da mesi". I sindaci ce l’hanno soprattutto con le promesse andate in fumo di Bertolaso: "Tra le altre cose — dice il sindaco di centrodestra di Giugliano — ci fu promesso che avremmo ricevuto il ristoro per le bonifiche, ma non è arrivato e, paradossalmente, rischiamo di pagare una penale perché l’addebito verrà fatto ai proprietari delle discariche, cioè a noi".

Giugliano, ricordiamolo, è la città delle discariche abusive e ora quel primato che ha fatto fare affari d’oro alla criminalità si ritorce contro i cittadini onesti. Ogni Comune ha una storia maledetta. Luigi Bobbio, sindaco della città stabiese assediata dalle schegge di camorra, pensa come estrema ratio a centri di stoccaggio mobili da piazzare dove sarà possibile — ma si naviga al buio — per raccogliere una quota di arretrato. "La verità è che non sappiamo cosa fare — ammette — e sarà così fino a quando non sarà pronta l’isola ecologica di Fondo dell’Orto che, però, è ancora un traguardo lontano".

Nell’attesa i cittadini sono allo stremo e il pericolo di epidemie è sempre più incombente. A Giugliano, ieri mattina, è stato concesso un conferimento straordinario a Pianodardine, in provincia di Avellino, ma il permesso, se verrà confermato, avrà valore solo per cinque giorni. "E’ solo una boccata d’ossigeno, dice il sindaco, e dovunque ci giriamo stanno come noi, se non peggio: a Villaricca, per esempio, ci sono solo due autocompattatori, ma i punti di straordinaria criticità sono almeno sei.

Castellammare, poi, è finita in una sorta di girone infernale. "A Battipaglia — denuncia Bobbio — non hanno voluto i nostri rifiuti per cui siamo tornati a Caivano, dove in fila troviamo centinaia di autocompattatori". E' una guerra tra poveri perché l’attesa dura anche un giorno e una notte e, nel frattempo, si perde il giro per riavere i camion di nuovo disponibili. "L’unico sollievo — conclude Bobbio — viene dal lavoro dei militari nel centro storico, ma in periferia la situazione è di estrema precarietà".

Continuiamo il tour della vergogna. San Giorgio a Cremano non sa a quale santo votarsi. Come Afragola, Melito, Bacoli, Baia e l’intera area flegrea. Pozzuoli sversa, se va bene, a giorni alterni, ma il più delle volte passano anche quattro giorni. "A Monterusciello, Pianura e ad Agnano per strada ci sono più di mille tonnellate — dice il dirigente del settore ambiente, Alfredo Tovecci — e il centro di Pozzuoli sta solo un po’ meglio, nonostante l’inciviltà di cittadini che non danno alcuna collaborazione".

A conti fatti si sta meglio dove il disastro è cominciato, cioè nei 18 Comuni della zona rossa vesuviana che hanno l’esclusiva di cava Sari che, però, è prossima alla saturazione. E non esistono piani alternativi. A Torre del Greco, invece, funziona una soluzione d’emergenza: quando la raccolta è ferma i rifiuti vengono sversati, infatti, nella discarica di Villa Inglese, a Santa Maria La Bruna. Non così a Torre Annunziata dove, comunque, da qualche giorno le cose vanno meglio anche se la precarietà è stata solo rimossa.

Altra isola parzialmente felice è Portici dove la differenziata ha superato il 30 per cento. Anche quando il comportamento è virtuoso, però, il pericolo, è dietro l’angolo perché, senza strutture, il costo di smaltimento del compost è altissimo e può compromettere il bilancio dei Comuni.

(09 dicembre 2010)

 

 

 

 

Rifiuti in fiamme nella notte

roghi pure in centro città

Numerosi gli interventi dei vigili del fuoco al lavoro soprattutto nella zona del Politeama. Roghi di cassonetti anche in provincia: ad Altofonte, Porticello e Altavilla Milicia

 

Dopo due settimane di tregua tornano in attività i piromani dei cassonetti. I vigili del fuoco sono stati impegnati in una serie di interventi, concentrati soprattutto nel centro della città. Immondizia in fiamme in via Libertà e in corso Domenico Scinà a ridosso della centralissima piazza Politeama nella zona più elegante di Palermo. Roghi di rifiuti anche in via Francesco Paolo Di Blasi, via Antonino Rallo, via Colonna Rotta, via IV Aprile, via Salvatore Cappello, via del Sagittario. Incendi di spazzatura pure in provincia, ad Altofonte, Porticello e Altavilla Milicia. Risolta due settimane fa l'emergenza legata alla raccolta si erano fermati i roghi dei cassonetti, ma stanotte i piromani sono tornati in attività.

(10 dicembre 2010)

 

 

2010-11-28

NAPOLI

Rifiuti: presidi, marce e sit-in

la società civile in piazza

Da a oggi si mobilitano comitati, associazioni e semplici cittadini. Sfilano con un sacchetto di immondizia in mano, lungo le strade della città per esprimere la "rabbia nel vedere una città così sporca"

di PATRIZIA CAPUA

Rifiuti: presidi, marce e sit-in la società civile in piazza

Avvocati, imprenditori, commercianti. La società civile scende in piazza, a Napoli. E sacchetto di immondizia in mano, sta sfilando lungo le strade della città per esprimere la "rabbia nel vedere una città così sporca" e anche per dire chiaro e tondo "che non è colpa dei cittadini se la città è piena zeppa di rifiuti".

La marcia nel cuore della città. In marcia dal centro storico a Materdei, dai Quartieri Spagnoli al Policlinico, da Posillipo, a Fuorigrotta, mentre da Santa Brigida si sono mossi gli aderenti alla "Terra dei fuochi". E poi Terzigno ed Ercolano. Volantini e megafono, tutti con una busta trasparente di spazzatura rigorosamente differenziata. Sotto i palazzi del potere, la prefettura e l´ex sede del commissariato all´emergenza, appuntamento per un un sit-in e un presidio permanente con le sentinelle della legalità e della "normalità".

"Staremo lì finché non avremo risposte", assicura Simona Pucciarelli, accompagnatrice turistica, e tra i promotori dell´iniziativa, "la manifestazione deve servire ad affermare un principio: nessuno al mondo può dire che i napoletani non sanno fare la differenziata, e nessuno ce la deve insegnare. La regione Campania deve tornare ad essere Campania felix".

La proposta alternativa che parte dal basso. Comitati civici e ambientalisti, gruppi di cittadini, sono protagonisti di una proposta alternativa alla gestione dei rifiuti: "Raccolta differenziata porta a porta ovunque, e un piano rifiuti davvero alternativo, con il riciclo, le norme sugli imballaggi, il compostaggio, le tecnologie di trattamento e recupero meccanico biologico dei residui. Nell´obiettivo di abolire discariche di tal quale e inceneritori. In direzione di politiche di riutilizzo totale", spiega Mario Avoletto, della Rete campana salute e ambiente.

La mobilitazione abbraccia la città e la provincia, anche in vista della manifestazione nazionale di sabato 11 dicembre a Terzigno, contro il sistema discariche-incenerimento e per un altro piano rifiuti. "Basta aumento della Tarsu, basta assedio dei rifiuti, basta essere additati, noi napoletani, come incivili e piagnoni. Basta essere derubati, offesi e presi per i fondelli". A Terzigno sono previsti anche i contestatori della Tav della Val di Susa, i "no ponte" e altri comitati del Mezzogiorno che hanno il problema dell´emergenza rifiuti o dell´inquinamento.

"No alla privatizzazione dell'acqua"

In piazza stamattina, arrabbiati e creativi. Antonietta De Galizio, portavoce della Rete campana, racconta: "L´idea è quella di fare l´opera d´arte, anziché la Montagna incantata, la montagna di differenziata. C´è chi vuole scrivere con la plastica le parole riciclo, riuso, raccolta differenziata". In un´atmosfera di mobilitazione generale, il 4 dicembre di nuovo in piazza contro la privatizzazione dell´acqua. "L´acqua sta già diventando un bene poco raggiungibile per i cittadini intesa come acqua pura, vedi il caso delle falde inquinate nel vesuviano". Da qui l´altra iniziativa organizzata da Campolibero a piazza del Gesù il 3 dicembre alle 17 come tema centrale i rifiuti. E poi tocca alla "Veglia per il risveglio di Napoli"", mercoledì 15 dicembre a piazza del Plebiscito dalle 19 alle 20.30 con una candela e tanto silenzio, "perché non c´è altro da dire, ma non è indifferenza".

"Sta sorprendendo anche noi questo attivismo dei cittadini", riconosce uno degli organizzatori, "la vicenda rifiuti è trasversale, la responsabilità è a destra e a sinistra. Il governo deve darci delle risposte. Vogliamo mettere le istituzioni di fronte a una serie di alternative serie, immediate e fattibili". La battaglia non ha timbri né etichette. "Fuori i partiti che vogliono mettere il cappello alla mobilitazione", ribadisce Simona, "siamo al di fuori. In questo momento ci interessa soltanto che la gente si avvicini, a prescindere dal colore politico. Dobbiamo pretendere una svolta".

In campo scendono cittadini che "non ne possono più". "Non lasciamo che l´ennesima emergenza sia gestita da elites corrotte che hanno avvelenato la nostra regione e affogato Napoli nella "monnezza". Burocrazie la cui unica preoccupazione è garantire gli affari a nove zeri per l´imprenditoria speculativa e le ecomafie". Convinti che "finché sarà in piedi l´enorme affare dello "sversamento" in discarica e dell´assalto ai fondi pubblici per l´incenerimento, l´emergenza non finirà mai e la raccolta differenziata continuerà a essere boicottata. Del resto, se la "monnezza è oro" perché ridurla?".

(28 novembre 2010) © Riproduzione riservata

 

 

 

 

 

 

2010-11-19

Rifiuti, Cdm: 150 milioni di euro alla Campania

Caldoro: 'I soldi provengono dal Fas regionale'

Il Consiglio dei ministri stanzia la somma per gestire l'emergenza. Ma il governatore puntualizza: 'E' denaro regionale, non c'è stato nessun commissariamento'. Cancellate definitivamente cava Vitiello all'origine delle violente proteste dei comuni vesuviani, le disceriche di Valle della Masseria e di Andretta

Rifiuti, Cdm: 150 milioni di euro alla Campania Caldoro: 'I soldi provengono dal Fas regionale' Silvio Berlusconi durante l'incontro con il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, il sindaco di Terzigno Domenico Auricchio e Stefano Pagano, il presidente del consiglio comunale di Terzigno

 

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge per lo smaltimento dei rifiuti in Campania. Il decreto, che non contiene misure relative all'emergenza ma per una razionalizzazione dell'intero sistema di gestione dei rifiuti, è stato approvato dal Cdm "salvo intese", cioè con un testo che non è ancora definitivo e che potrebbe subire ulteriori modifiche prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale.

Con i provvedimenti contenuti nel decreto si assegnano alla Regione Campania 150 milioni di euro dei fondi Fas regionali per coordinare e assicurare la gestione del ciclo rifiuti, anche attraverso l'adozione di "misure che prevedono poteri sostitutivi" nei confronti di quegli enti inadempienti, e per incrementare con "iniziative di carattere strutturale" la raccolta differenziata.

Le discariche di Cava Vitiello Terzigno nella provincia di Napoli, di Valle della Masseria a Serre in provincia di Salerno e di Andretta, in provincia di Avellino, sono state cancellate dalla legge 123 del 2008. Era stato il premier Silvio Berlusconi, in una delle sue ultime visite a Napoli, ad annunciare ai sindaci dell'area vesuviana che la discarica di Cava Vitiello sarebbe stata cancellata dalla legge. A questa si è aggiunta la cancellazione di Serre e di Andretta.

Viene poi prolungata fino al 31 dicembre 2011 la possibilità per i Comuni di continuare ad occuparsi dell'attività di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti che per legge doveva passare alle Province entro la fine di quest'anno. Le società provinciali che sono già pronte, come in provincia di Avellino, potranno comunque assumere la gestione del ciclo a partire da gennaio 2011. Con il decreto, sempre secondo quanto si apprende, viene anche affidata al presidente della Regione Campania la responsabilità di procedere alla realizzazione dei termovalorizzatori attraverso procedure semplificate che prevedono tra l'altro l'acquisizione delle aree, "fatte salve le procedure già in essere"

Caldoro: i soldi sono della Campania. Non ci sarà alcun commissariamento e i 150 milioni per i rifiuti arrivano dai Fas della Regione Campania, "non c'è nessun soldo che non sia regionale". Lo ha puntualizzato il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, al termine della Conferenza delle Regioni che si è occupata anche del decreto legge sui rifiuti. Il governatore ha spiegato che il provvedimento prevede "una semplificazione delle procedure per la realizzazione dei termovalorizzatori, fatte salve le procedure già esistenti" mentre i 150 milioni saranno utilizzati per il ciclo dei rifiuti, dal potenziamento della differenziata, al trasporto, allo spazzamento. "Non c'è stata alcuna modifica legislativa - ha detto Caldoro - nè in deroga, nè sostitutiva. Si attiva una procedura che coinvolge, oltre al governo, anche le Regioni. Il decreto varato oggi è a medio termine, l'emergenza si risolve con la responsabilizzazione delle autonomie locali". Ai giornalisti che gli chiedevano se arriverà Berlusconi in Campania, il governatore ha risposto "verrà ma non so quando". E quanto infine al coinvolgimento delle altre Regioni nello smaltimento dei rifiuti, ha risposto: "è già previsto dal Codice dell'ambiente" ma il decreto non modifica nulla, e tutto inalterato

(18 novembre 2010)

 

 

2010-11-10

Rifiuti, riesplode l'emergenza

roghi di cassonetti a Palermo

Cumuli di immondizia a causa del guasto di un macchinario della discarica di Bellolampo. Centro e periferia sono invasi dal pattume maleodorante. L'esasperazione dei cittadini. Numerosi gli incendi che hanno impegnato a lungo i vigili del fuoco

Rifiuti, riesplode l'emergenza roghi di cassonetti a Palermo

 

Riesplodono i roghi di cassonetti a Palermo, di nuovo sommersa dai rifiuti per l'ennesimo inceppamento del fragile e inefficiente sistema di raccolta. L'immondizia si è accumulata a causa di un guasto a un tritovagliatore della discarica di Bellolampo e centro e periferia sono invasi di pattume maleodorante.

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La scorsa notte l'esasperazione dei cittadini è sfociata in una serie di incendi che hanno impegnato a lungo i vigili del fuoco. Un rogo di vaste proporzioni è stato appiccato su viale Regione siciliana, di fronte all'ospedale "Vincenzo Cervello". Altri roghi di grosse dimensioni hanno bruciato in via Vincenzo De Paoli all'Arenella, via del Vespro, corso dei Mille, via Saitta Longhi, via Sacco e Vanzetti. Un rogo anche in provincia, a Ficarazzi

"Bellolampo è una bomba a orologeria il cui timer viene azionato e staccato da mani politico-affaristiche che vogliono, attraverso l'emergenza, portare a compimento un disegno strategico la cui filosofia non è certo quella dell'interesse pubblico". La denuncia arriva da Davide Faraone, consigliere comunale e deputato regionale del Pd, che stamattina ha effettuato un'ispezione nella discarica palermitana. "Il pericolo dello sversamento del percolato - ha detto - è stato provvisoriamente risolto ma, nonostante l'impegno dei responsabili della discarica e dei circa 80 lavoratori, ci si continua ad affidare alla provvisorietà, scongiurando piogge che potrebbero nuovamente farlo tracimare nel terreno".

La situazione, secondo Faraone, è grave. "Tubi volanti, condotte precarie, trituratori che funzionano a fasi alterne, - osserva - l'impianto dell'Unieco ancora guasto e lavori mai iniziati in una delle due vasche che dovrebbe contenere il percolato, non consentono di prevedere un rientro immediato nella normalità".

Palermo come Napoli? Il rischio è altissimo, a sentire Faraone. "La quarta e la quinta vasca - conclude il consigliere - saranno piene tra circa un mese. Il progetto di collegamento delle due vasche, la cosiddetta 'sella', autorizzata ad agosto, ha una capienza di 6-7 mesi. Significa che, se non si trovano soluzioni adeguate, Palermo la prossima estate sarà sommersa dai rifiuti e Bellolampo, vera e propria bomba ecologica, sarà servita esclusivamente, con i 32 milioni di euro di incassi all'anno, a evitare esclusivamente il fallimento dell'Amia".

(10 novembre 2010)

 

 

2010-11-08

L'INDAGINE

Emergenza rifiuti 2008 sindaci indagati

ci sono anche la Iervolino e Bassolino

Ipotesi di reato: epidemia. Il pubblico ministero Curcio investiga sulla crisa di due anni addietro. Avviso di conclusione indagine anche per il prefetto Alessandro Pansa, all'epoca commissario straordinario straordinario

Emergenza rifiuti 2008 sindaci indagati ci sono anche la Iervolino e Bassolino Il sindaco Iervolino

Sono 36 gli avvisi di conclusione indagine notificati dai carabinieri ad alcuni sindaci della provincia di Napoli, tra cui il primo cittadino del capoluogo, Rosa Russo Iervolino, all'ex governatore della Campania, Antonio Bassolino, e all'ex commissario straordinario all'emergenza rifiuti, il prefetto Alessandro Pansa, nell'ambito dell'inchiesta sull'emergenza rifiuti 2008.

Epidemia colposa ed omissione di atti d'ufficio sono le accuse ipotizzate dal pm Francesco Curcio.

Da una consulenza affidata ad un collegio composto da due epidemiologi ed un medico legale è emerso che in alcuni comuni della provincia di Napoli, tra il novembre 2007 ed il febbraio 2008, ci sono stati dei picchi di malattie gastroenteriche e cutanee. I criteri adoperati dagli esperti sono stati due: verifiche a tappeto sulle vendite di farmaci da parte di grossisti e farmacisti la prima e la valutazione di eventuali altre cause delle malattie stesse, per esempio verifiche sull'inquinamento dell'aria e sulla salubrità dei cibi, l'altra.

Alla fine delle verifiche è emerso che la presenza dei rifiuti nelle strade è stata l'unica causa possibile di questi disturbi. Gli esperti hanno anche spiegato che sarebbe bastato poco per prevenire questi fenomeni: per esempio, rimuovere i rifiuti dalle zone più affollate o cospargerli di calce viva, che è un potente disinfettante. In un comune dove questa precauzione è stata adottata il picco di malattie non c'è stato.

 

(08 novembre 2010)

 

 

2010-11-01

Rifiuti, tafferugli a Taverna del Re

un manifestante rimane ferito

Colpito lievemente anche un carabiniere. Due autisti dell'Asia sono stati aggrediti e picchiati al mercato ortofrutticolo. Critica la situazione a Napoli dove è aumentata la quantità di immondizia per strada

Rifiuti, tafferugli a Taverna del Re un manifestante rimane ferito

Un uomo è rimasto ferito nel corso degli scontri avvenuti a Taverna del Re tra polizia e i manifestanti. Il manifestante è a terra in attesa dell'arrivo dei soccorritori con il volto sanguinante. Secondo quanto raccontano alcuni testimoni, l'uomo era a mani alzate e stava procedendo lentamente, quando è stato raggiunto da un poliziotto che gli ha sferrato un colpo al viso. L'uomo dovrà essere operato al setto nasale. Ferito anche se lievemente un giovane carabiniere. Il militare è rimasto ferito alzando lo scudo mentre tentava di respingere insieme ai colleghi i manifestanti che volevano impedire il transito degli autocompattatori in uscita dal sito di compostaggio.

Due autisti dell'Asia sono stati aggrediti e picchiati a Giugliano. Lo conferma il presidente dell'Asia, Claudio Cicatiello. L'episodio è avvenuto lungo via Santa Maria a Cubito, nei pressi del mercato ortofrutticolo generale dove i camion si fermano prima di entrare a Cava Giuliani per la cosiddetta 'pesa'. Di seguito, poi, i mezzi sarebbero dovuti andare a Taverna del Re.

Atti di intemperanza anche nei confronti di altri due mezzi che avevano già scaricato l'immondizia al sito di stoccaggio.

La protesta è ripresa stamani per bloccare l'autocolonna di autocompattatori diretti alla discarica. Alcune persone stringevano tra le mani la bandiera italiana intonando l'inno nazionale. Con le lacrime agli occhi urlano la disperazione "di una terra martoriata dall'alta incidenza di malattie oncologiche". I carabinieri stanno tentando di sgomberare la strada per permettere il passaggio dei camion usciti dal sito di stoccaggio delle ecoballe.

LE IMMAGINI DEGLI SCONTRI

Scuole chiuse a Giugliano. L'amministrazione comunale di Giugliano chiede l'immediata chiusura del sito di stoccaggio di Taverna del Re. Considerate, poi, le condizioni igienico-sanitarie in cui versa la città, poiché a terra vi sono oltre 1000 tonnellate di spazzatura non raccolta, nelle prossime ore si potrebbe disporre la chiusura delle scuole per la giornata di mercoledì. Intanto una delegazione di consiglieri ha espresso solidarietà al manifestante rimasto ferito.

Sacchetti abbandonati a Ercolano. Critica la situazione nel comune vesuviano dove i cumuli di sacchetti giacciono da giorni abbandonati in strada. Da ieri sera due automezzi della 'Multiecoplast' su nove sono riusciti a sversare all'impianto Stir di Caivano. E il rallentamento nello sversamento, di conseguenza, comporta un ritardo nel prelievo quotidiano dei rifiuti. In queste ore la situazione resta difficile in tutte le strade del centro e della periferia e non risparmia i beni monumentali e naturalistici. Il percorso che conduce al Vesuvio è 'sfregiato' da mini discariche a cielo aperto: gli ingressi dei ristoranti ancora aperti e delle attività alberghiere, sono puntellati da sacchetti e materiale ingombrante. E più giù in via San Vito tra i residenti c'è chi ha pensato di appendere i sacchetti alle ringhiere delle proprie villette, forse per evitare l'assalto dei randagi. Tutto intorno, desolazione sporcizia e abbandono.

Problemi anche nel centro abitato: l'immondizia costeggia tutta via IV Novembre la strada che dalla Stazione della Circumvesuviana conduce turisti e visitatori agli Scavi Archeologici. All'angolo con via Tironi di Moccia, il punto più critico: i cassonetti dell'indifferenziato traboccano riversando tutto il contenuto sulla carreggiata. La situazione si ripete quasi identica anche sul corso Resina vicino alla Villa Campolieto sede dell'Ente Ville Vesuviane e alle dimore settecentesche abitate da privati cittadini. E sul corso Italia davanti ad un parco condominiale un enorme cumulo è stato dato alle fiamme.

 

Aumentano i rifiuti a Napoli. Oggi la città si è svegliata con ben 2200 tonnellate in strada. E le immagini che si ripetono lungo le diverse zone sono sempre le stesse: cumuli, enormi, che coprono interi tratti di strada. Le proteste di Giugliano (Napoli), contro lo sversamento nel sito di Taverna del Re, stanno nettamente rallentando le operazioni di raccolta. Il sito di Giugliano, in questa fase, secondo quanto anche spiegato dall'assessore all'Igiene Urbana del Comune di Napoli, Paolo Giacomelli, risulta decisivo: stamattina venti mezzi - con circa 250 tonnellate - sono riusciti a scaricare a Taverna del Re. Altri 40 mezzi stanno effettuando una raccolta straordinaria a Napoli ma potrebbe risultare vano: i camion che sono diretti a Taverna del Re, se non riusciranno a scaricare, potrebbero infatti tornare indietro, restare carichi e, quindi, non poter effettuare un'altra raccolta straordinaria nel pomeriggio.

Oggi la quantità di immondizia aumentata rispetto a ieri - quando se ne contavano 1700 tonnellate - è stata determinata dallo scarso conferimento registrato nella notte tra sabato e domenica quando, secondo quanto sottolineato da Giacomelli, nella discarica di Chiaiano sono state scaricate 450 tonnellate, negli Stir di Giugliano e Tufino solo 50 tonnellate e a Taverna del Re solo 400 tonnellate (15 mezzi dopo essere stati in attesa per ore sono tornati indietro carichi). La notte scorsa, invece, 700 tonnellate sono finite nella discarica di Chiaiano e 250 a Taverna del Re.

Clima di attesa a Terzigno. Gruppi di manifestanti hanno sostato per tutta la notte alla rotonda Panoramica davanti ai falò accesi vicino ai gazebo in attesa dell'eventuale arrivo degli autocompattatori che devono sversare rifiuti nello sversatoio. Nonostante l'accordo raggiunto in Prefettura tra il premier Berlusconi e i sindaci vesuviani, una parte dei manifestanti che si riconosce nei comitati di lotta ritiene inaccettabile la riapertura della Sari, da mesi causa di forti disagi per le popolazioni a causa dei miasmi e che sarebbe, secondo gli stessi comitati, fonte di inquinamento come accertato da analisi già condotte. Nella discarica sono stati effettuati ulteriori controlli e ora si attendono i risultati.

Una delegazione di mamme vulcaniche, intanto, ha lasciato temporaneamente il presidio per andare a portare la propria solidarietà ai manifestanti che si oppongono alla riapertura del sito di stoccaggio di Taverna del Re, a Giugliano, sempre nel Napoletano.

Tranquilla la scorsa notte. La nuova protesta arriva dopo una notte tranquilla. I camion sono arrivati alle 6 di stamani come previsto dall'ordinanza del presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, per riprendere gli sversamenti. All'interno del sito sono entrati sette autocompattatori provenienti dalla città di Napoli.

In mattinata si dovrebbe fissare invece la data del consiglio comunale congiunto dei Comuni della zona che dovrebbe tenersi proprio dinanzi l'accesso del sito. I manifestanti contestano l'ordinanza con la quale si dispone il deposito di altre 10 mila tonnellate di spazzatura all'interno di un'area che già contiene sei milioni di tonnellate di rifiuti imbustate.

(01 novembre 2010)

 

 

2010-10-29

RIFIUTI

Berlusconi, retromarcia in prefettura

"Stop alla discarica di Cava Vitiello"

Briefing a Napoli del Cavaliere con Bertolaso e i sindaci. Il premier: "A seguito di un'ampia disamina abbiamo trovato la soluzione". Via il secondo sito. Non apre nemmeno Serre e nella cava Sari solo spazzatura dei comuni del Vesuviano. Il sindaco di Somma: da noi impianto di compostaggio e quarto termovalorizzatore. Le 'mamme vulcaniche' esultano: "Abbiamo vinto". Ma per domani è in programma una grande manifestazione dei comuni dell'area

Berlusconi, retromarcia in prefettura "Stop alla discarica di Cava Vitiello" Da sinistra il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, il presidente Silvio Berlusconi ed il governatore della Cmpania Stefano Caldoro.

"Abbiamo vinto". Esultano le 'mamme vulcaniche': "Cava Vitiello non si farà, sarà cancellata per legge". Affermazioni poi confermate dallo stesso Berlusconi: "Si provvederà alle conseguenti iniziative per le occorrenti modifiche legislative". Sarà anche cancellata la legge che prevedeva la discarica di Serre. Dopo giorni di scontri di piazza e polemiche, la visita a sorpresa del presidente del Consiglio a Napoli e il vertice in prefettura con il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso e i sindaci del Vesuviano sull'emergenza rifiuti, ha avuto come risultato la sottoscrizione di un accordo che soddisfa le richieste dei primi cittadini della zona. In precedenza Silvio Berlusconi si era recato a Portici (Napoli) dove ha fatto visita alla famiglia di Silvano Di Bonito, l'operaio dell'Asia morto domenica scorsa nell'impianto Stir di Giugliano in Campania.

La visita era stata annunciata dallo stesso Berlusconi stamani subito dopo il Consiglio Europeo a Bruxelles. Ieri il premier aveva visitato il termovalorizzatore di Acerra. La riunione fra il premier, il governatore Caldoro e i sindaci del vesuviano, ha portato all'impegno da parte del governo a cancellare Cava Vitiello dall'elenco di discariche. Una vera e propria retromarcia, visto che solo cinque giorni fa Bertolaso aveva parlato di "congelamento" e ancora prima in una lettera a Berlusconi aveva posto come condizione per il suo ritorno a Napoli al fianco dello stesso Berlusconi il pieno rispetto della legge sui rifiuti. Inoltre i sindaci avrebbero incassato anche l'impegno che verranno sversati nella cava Sari solo i rifiuti dei comuni del Vesuviano: secondo quanto ha riferito il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella, è questo quanto contenuto in un documento che i sindaci potrebbero firmare. "Le cose sono a buon punto - aveva annunciato Langella - stiamo arrivando ad un accordo che prevede un patto di gestione che vede noi comuni in prima linea". Per il sindaco di Boscotrecase, Agnese Borrelli, ''è possibile che per cancellare Cava Vitiello dall'elenco delle discariche previste nella 123/2008 il governo vari un decreto legge''.

Inoltre, nell'attesa delle analisi per Cava Sari, si conferisce a Tufino e Caivano, e il sindaco di Somma Vesuvaina si sarebbe impegnato ad offrire un sito di compostaggio. Dopo le analisi, poi, se non emergono profili di inquinamento, si riprende a versare, ma solo per i 18 comuni vesuviani. Ci sarebbe anche l'impegno a non conferire a Cava Sari fino alla sua totale messa in sicurezza. Nella riunione sarebbe emersa anche la disponibilità del sindaco di Somma Vesuviana, Allocca, a individuare nel proprio territorio un'area per un impianto di compostaggio (dove andrebbe l'umido) e addirittura il quarto termovalorizzatore previsto in Campania.

In precedenza Guido Bertolaso, che stamani è stato a Portici per partecipare ai funerali dell'operaio dell'Asi, aveva ribadito la volontà del governo di risolvere l'emergenza in tempi rapidi e a chi gli chiedeva un commento sui malumori che continuano a serpeggiare tra i manifestanti di Terzigno aveva risposto: "Parlano i fatti: tutti gli impegni presi nei giorni passati e negli anni passati li stiamo mantenendo".

"Se viene il premier significa che ha capito le reali tensioni dei cittadini", aveva detto il sindaco di Boscoreale. "Se viene oggi e non tra 10 giorni - aveva affermato - significa che qualcosa è cambiato" "I nostri cittadini non hanno più alcuna fiducia nelle istituzioni - aveva aggiunto - al punto che non credono nemmeno alle analisi dei nostri tecnici. Per loro Cava Sari è una bomba ecologica e vogliono che sia chiusa immediatamente".

Le analisi delle falde acquifere, ha fatto sapere Langella, avranno inizio questo pomeriggio. Per la ripresa degli sversamenti nella discarica, il sindaco di Boscoreale aveva riferito che "il prefetto ha cominciato un giro di telefonate per capire la situazione di tutti i Comuni. Il nostro orientamento - aveva sottolineato - è di prorogare ulteriormente la sospesione di Cava Saro. Intanto ci stiamo appoggiando a un'altra discarica".

Già oggi a Terzigno, secondo quanto riferito da Langella, sono state raccolte 50 tonnellate di rifiuti dalle strade e altre 50 saranno prelevate nel pomeriggio. A Boscoreale, aveva fatto sapere infine, sono 200 le tonnellate di rifiuti raccolte oggi.

Intanto un altro fronte di grandi tensioni si è aperto a Taverna del Re, la località di Giugliano, nel Napoletano, dove il presidene della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, ha disposto, con una ordinanza, la riapertura temporanea, per 30 giorni, del sito di stoccaggio. Su una piazzola dell'area potranno essere portate, fino a 10 mila tonnellate, proprio vicino a 6 milioni di tonnellate di ecoballe, spazzatura impacchettata, che si trova lì da anni e che non si è ancora riusciti a smaltire. I manifestanti, che hanno inutilmente cercato di opporre resistenza alle forze dell'ordine all'arrivo degli autocompattatori, denunciano la violazione di accordi sottoscritti due anni fa e con i quali era stata disposta la chiusura definitiva del sito dopo le mobilitazioni dei cittadini. Tra chi protesta si sottolinea, inoltre, che a Taverna del Re vengono portati rifiuti di Napoli mentre nelle strade di Giugliano marciscono 900 tonnellate di spazzatura.

A Napoli la situazione resta molto difficile: via 1000 tonnellate di rifiuti dalle strade ne restano ancora da prelevare 1500. Cumuli di spazzatura sono visibili al centro, come ad esempio in piazza Municipio, e nelle zone periferiche. Numerosi i roghi di rifiuti appiccati nel centro storico della città e nella periferia orientale, ma anche in provincia, a Casoria. Ad accentuare i problemi è stato il blocco dei conferimenti straordinari alla discarica di Chiaiano.

Situazione molto difficile anche davanti all'impianto Stir di Caivano. Diverse decine di camion sono in fila da ore per poter cercare di sversare rifiuti nell'impianto di tritovagliatura.

Ma intanto le 'mamme vulcaniche', annunciano di voler porre fine alla protesta, dopo aver incontrato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e ribadiscono gli impegni presi dal premier. "Ci ha detto che non

sapeva la nostra condizione di vita e si è molto dispiaciuto e ha ritenuto opportuno porre fine a questa situazione".

I sindaci e i cittadini, riferiscono ancora le mamme vulcaniche, vogliono incrementare le percentuali di raccolta differenziata. "I sindaci - aggiunge una di loro - sono tutti d'accordo. Per quanto riguarda il nostro comitato, la protesta si ferma qui". "Cava Vitiello non verrà mai più aperta - dice un'altra donna - mi sembra un sogno". E a chi domanda dove pensano che possano andare i rifiuti prodotti proprio nei comuni vesuviani rispondono: ''Noi facciamo la differenziata al 60 per cento. Sappiamo che anche i napoletani vogliono farla. Devono dare risorse e mezzi per incentivarla. Il presidente Berlusconi si è impegnato anche su questo fronte''.

E domani, fanno sapere le 'mamme' il premier si rivolgerà in videoconferenza alle popolazioni dei comuni vesuviani interessate dalla discarica di Cava Sari. Le donne, al termine dell'incontro, si sono abbracciate. "Abbiamo vinto - dice una di loro - Cava Vitiello non si farà, sarà cancellata per legge". Ma sempre per domani è prevista una grande manifestazione, con cortei che partiranno da diversi comuni, per fermarsi alla rotonda di via Panoramica. "Certo - sottolinea Nazzarena Gargiulo, insegnante - noi siamo l'ala moderata della protesta, ci sono quelli che non vogliono neanche i termovalorizzatori. Vedremo se sarà il caso di partecipare alla manifestazione indetta per domani pomeriggio".

(29 ottobre 2010) © Riproduzione riservata

 

 

 

 

 

2010-10-27

ENERGIA

Boom delle rinnovabili

in Italia segnano un +19%

Secondo il rapporto del Gestore servizi energetici nel 2009 aumentano sia la potenza "verde" che la produzione. La parte del leone la fa la idroelettrica

di VALERIO GUALERZI

Boom delle rinnovabili in Italia segnano un +19%

ROMA - Balzo in avanti delle rinnovabili in Italia nel 2009. A certificare la crescita sono le statistiche diffuse oggi dal Gestore dei servizi energetici. Rispetto al 2008 la potenza "verde" installata è aumentata di oltre 26.500 MW (+11%), ma ancora maggiore è stato l'aumento della produzione che ha toccato 69.300 GWh (+19%). Il grosso di questo salto è stato merito della accresciuta produzione idroelettrica (49 100 GWh complessivi) che al Settentrione ha beneficiato di una stagione prodiga di precipitazioni.

L'incremento nei confronti del 2008 è stato del 18%, ma passetto dopo passetto anche le rinnovabili di nuova generazione come biomasse ed eolico iniziano a far sentire la loro spinta. A quest'ultimo si deve il contributo maggiore alla crescita (+11%) della potenza installata. Solo nell'ultimo anno, rivela il Gse, attraverso nuove pale a vento, sono stati aggiunti infatti circa 1.360 MW. Esponenziale, ma molto più modesta in termini assoluti, la corsa del fotovoltaico che nel giro di un anno ha raddoppiato il numero di impianti (da 31 mila a 71 mila), contribuendo però per "appena" 1,14 MW alla potenza installata. L'incremento nella produzione di elettricità verde abbinata a un calo del 6% nei consumi complessivi (dovuto in buona parte alla crisi, ma anche all'entrata a regime di molti interventi a sostegno dell'efficienza) ha spinto la quota di energia rinnovabile nazionale al 19% della quantità lorda utilizzata.

In questa edizione del suo rapporto il Gse ha inserito anche il nuovo parametro di "quota rinnovabile regionale". Il Gestore dà conto ovvero, Regione per Regione, della quota dei propri consumi elettrici soddisfatti nel 2009 con la produzione elettrica da fonte rinnovabile realizzata nella stessa Regione. Un parametro importante che serve a dare una prima indicazione in vista della ripartizione degli obiettivi regionali (il cosiddetto "burden-sharing") per il raggiungimento della "quota rinnovabile nazionale" del settore elettrico imposta dall'Unione Europea per il 2020. Obiettivo che l'Italia, rispondendo a quanto richiesto da Bruxelles, ha fissato in un valore pari a circa il 26% del consumo lordo di energia elettrica (quello dell'energia in generale è del 17%). Se l'Italia riesce a stabilizzare i consumi (ma in realtà l'ambizione è quella di ridurli ulteriormente) e se le piogge ci assistono, per centrare il traguardo è dunque necessario incrementare l'utilizzo di elettricità rinnovabile di un altro 7% nel giro di un decennio.

(27 ottobre 2010)

 

 

 

2010-10-24

RIFIUTI

I sindaci: no all'accordo sulla discarica

Bertolaso: "Non arretriamo di un passo"

I rappresentanti delle popolazioni coinvolte lasciano il tavolo di trattativa. Il capo della Protezione civile: "Avanti in modo unilaterale", e dell'emergenza a Napoli: "Sarà pulita entro 3-4 giorni". A Terzigno ancora una notte di scontri tra manifestanti e polizia. Lenzuola bianche e striscioni contro il governo

I sindaci: no all'accordo sulla discarica Bertolaso: "Non arretriamo di un passo"

TERZIGNO - No dei sindaci al governo. I rappresentanti dei Comuni vesuviani non hanno firmato il documento proposto ieri dal capo della Protezione civile 1, Guido Bertolaso che replica: "Consideriamo questo accordo valido e ci sarà un rispetto unilaterale". Nell'incontro di oggi i sindaci di Boscareale, Terzigno, Trecase e Boscotrecase hanno lasciato la sede della prefettura di Napoli dove era stata convocata la riunione con Bertolaso senza sottoscrivere alcun accordo. "I cittadini ci chiedevano più garanzie su Cava Vitiello. Non è stato possibile averle, abbiamo deciso di non sottoscrivere il documento" ha detto il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella, al termine dell'incontro. I primi cittadini, ha aggiunto, continueranno "a cercare un dialogo" e da parte del sottosegretario Bertolaso "c'è interesse a rispettare impegni su cava Sari" e la disponibilità a trovare insieme una soluzione. La riunione è stata aggiornata a martedì prossimo.

Bertolaso: "Non arretriamo di un passo". Qualche ora dopo Bertolaso, nel corso di una conferenza stampa con il presidente della Regione Stefano Caldoro, ha annunciato l'intenzione di andare avanti comunque. "Noi da questo documento non arretriamo di un passo - ha affermato il capo della Protezione civile - va altre quello che dovevamo fare, lo Stato anche in questo caso farà lo Stato. Una decisione non di fermezza ma che significa saggezza". Parlando con i giornalisti Bertolaso ha riferito che Berlusconi si era "commosso" per le "lamentele" della popolazione contro l'apertura della discarica, ma "io gli ho spiegato che quel sito non poteva essere escluso, perché è stato indicato dalla legge". Il sottosegretario ha poi spiegato che, in maniera unilaterale, verranno seguiti tutti i sei punti del documento elaborato nella tarda serata di ieri, compreso lo stop di tre giorni per il conferimento di immondizia nella cava Sari per permettere analisi delle acque, dell'aria e delle zone circostanti. Una volta conosciuti i risultati della analisi, la discarica sarà riaperta e accoglierà solo i rifiuti dei Comuni vesuviani compresi nella "zona rossa". Il documento prevedeva, tra l'altro, la sospensione da parte dei cittadini di qualsiasi forma di protesta e il congelamento di cava Vitiello come sito per discarica. Provvedimento questo che avrà un tempo "lungo, non certo poche settimane" ha precisato, "noi avevamo proposto lo stop fino al dicembre 2011, ma per i sindaci era troppo poco e quindi abbiamo scritto sul documento: sospensione 'a tempo indeterminato'". In conclusione, Bertolaso ha parlato di "un accordo equilibrato che va al di là delle più rosee aspettative sulle garanzie". "Non ricordo un accordo in questi sei anni così vasto e aperto nei confronti dei cittadini" ha concluso.

"Napoli pulita in 3-4 giorni". Nel corso della conferenza stampa Bertolaso ha parlato anche dell'emergenza rifiuti a Napoli, affermando che la città "sarà pulita entro 3-4 giorni" e ha assicurato che "gli sversamenti di rifiuti nella discarica di Chiaiano non aumenteranno. "Abbiamo preso impegni anche con i cittadini di quella zona per gli orari e per le volumetrie di rifiuti sversati. Poi - ha aggiunto - se questa notte dovesse accadere l'apocalisse sarebbe una strumentalizzazione". I cittadini delle aree interessate dalla cava di Chiaiano, ha tenuto a sottolineare Bertolaso, "non si lamentano per il cattivo odore perché la discarica è gestita bene e funziona".

La protesta contro i sindaci. Ieri sera i manifestanti avevano contestato i sindaci dei comuni di Boscoreale, Boscotrecase, Trecase e Terzigno che hanno illustrato l'ipotesi di intesa discussa in prefettura. I manifestanti avevano ribadito ai sindaci che si sono recati alla rotonda Panoramica che non c'è alcun margine di trattativa e che pretendevano garanzie, anche attraverso un decreto legge, circa l'immediata revoca del progetto di apertura del secondo invaso, ovvero quello di cava Vitiello. I primi cittadini si sono fatti portavoce delle loro rimostranze e nel vertice di oggi hanno rifiutato l'accordo proposto da Bertolaso.

Lenzuola e striscioni contro il governo. Intanto è stata ancora una notte di scontri tra le forze dell'ordine e i manifestanti a Terzigno. E la giornata è iniziata con un corteo "funebre", con tanto di carro delle onoranze e corona di fiori firmata: "I cittadini del parco nazionale del Vesuvio", dei cittadini di Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase, riunitisi alla rotonda dei Passanti per raggiungere rigorosamente a piedi, come chiesto dagli organizzatori, la rotonda di via Panoramica, luogo del presidio permanente della protesta. Alle finestre i cittadini hanno appeso delle lenzuola bianche e sugli striscioni si legge: "Voi mangiate i nostri soldi, noi mangiano camorra e rifiuti", e ancora: "Berlusconi e Bertolaso anche l'Europa vi ha schifato". Il corteo ha sfilato sulle note dell'inno nazionale, sventolando bandiere dell'Italia su cui c'è scritto: "Abbiamo la stessa bandiera ma non siamo italiani".

Un'altra notte di tensione. La battaglia, però, inizia più tardi del solito. Tutta Terzigno aspettava speranzosa l'esito dell'incontro in prefettura tra il capo della Protezione civile e quattro sindaci dell'area vesuviana sull'emergenza rifiuti nel paese campano. Ma già ieri sera l'esito non è stato quello che ci si attendeva. E così, poco dopo l'una di questa notte, è iniziata l'ennesima guerra notturna tra manifestanti violenti e forze dell'ordine. Poco meno di quattro ore di guerriglia urbana, durante la quale gli agenti hanno effettuato due fermi e sequestrato una bomba molotov non esplosa. Sei esponenti delle forze dell'ordine sono stati feriti: un carabiniere e un poliziotto hanno riportato traumi da scoppio, mentre gli altri contusioni e lesioni varie.

Più volte i manifestanti, si tratta di gruppi di giovanissimi, sono avanzati verso le forze dell'ordine che hanno reagito con piccole cariche di alleggerimento. Sono piovute pietre, poi i fuochi d'artificio ad altezza d'uomo, infine ancora pietre e alcune bottiglie incendiarie. Gli agenti hanno risposto alternando le cariche agli spari di gas lacrimogeni e fumogeni. I teppisti hanno alternato insulti al lancio di oggetti. Un agente ha recuperato una molotov non esplosa. Almeno altre cinque sono state lanciate contro la polizia e i carabinieri, senza provocare danni. Alla fine i manifestanti violenti se ne vanno. Ma sono pronti a tornare. Come fanno ormai, senza interruzione, da alcuni giorni.

(24 ottobre 2010)

 

 

 

CAOS RIFIUTI

Vertice in prefettura: "Congelata Cava Vitiello"

Il Papa: "Si trovi giusta e adeguata soluzione"

Vince la protesta sulla seconda discarica a Terzigno. Sull'emergenza, dopo il cardinale Sepe, interviene anche Benedetto XVI. Ancora una notte di guerriglia con due poliziotti, tre carabinieri e un custode feriti. Emergenza anche a Napoli dove sono stati dati alle fiamme cumuli di spazzatura. Il capo della Protezione civile: "Invece di dare giudizi date una mano"

Vertice in prefettura: "Congelata Cava Vitiello" Il Papa: "Si trovi giusta e adeguata soluzione"

NAPOLI - Ancora tensione e incidenti, nella notte, a Terzigno per la battaglia contro la discarica dei rifiuti. Cresce la preoccupazione e interviene anche il Papa: sia "trovata una giusta e condivisa soluzione" ha detto Benedetto XVI in un messaggio di "vicinanza spirituale" alla diocesi di Nola. E in serata, nel vertice convocato in Prefettura tra Bertolaso e i sindaci dei Comuni vesuviani, si decide il 'congelamento' della Cava Vitiello come seconda discarica. La notte scorsa è iniziata l'ennesima guerriglia urbana con lanci di molotov, pietre, bottiglie, razzi e petardi. La polizia ha risposto con un nutrito lancio di lacrimogeni verso la parte più violenta dei dimostranti. Dopo tre ore di scontri il bilancio è di due poliziotti e tre carabinieri feriti, un operatore televisivo aggredito e la telecamera danneggiata. Grave la situazione anche a Napoli, dove in nottata ci sono state decine di roghi di spazzatura da giorni non rimossi. E la nuova crisi dei rifiuti è per la città "l'ennesima beffa", ha detto il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, nel corso della sua omelia durante la concelebrazione eucaristica di ringraziamento per la canonizzazione di santa Giulia Salzano. Sepe ha parlato della grave emergenza che ancora una volta ha gettato il capoluogo campano e le aeree circostanti nel caos: "Napoli non è e non sarà mai una partita persa", ha detto il presule, che ha invitato tutti a non perdere la speranza e a resistere alle 'forze del male' che vorrebbero dare 'l'ultima spallata verso il baratro', in modo che il caos regni sovrano. E, davanti a tutto questo, la Chiesa non può e non deve tacere.

Vertice in prefettura, congelata Cava Vitiello. Dopo una luntghissima giornata, arriva la prima buona notizia per i manifestanti: 'congelamento' di Cava Vitiello a Terzigno come seconda discarica, bonifica immediata della ex Cava Sari che resterà aperta fino a esaurimento e l'impegno di Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, a presentare in Parlamento la richiesta di escludere Cava Vitiello dalla legge del 2008. È questo il contenuto del documento congiunto - a quanto si è appreso - stilato nel vertice nella Prefettura di Napoli tra lo stesso Bertolaso, il governatore della Campania Stefano Caldoro, il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, e i sindaci dei Comuni vesuviani interessati dalla apertura del secondo invaso. Il documento tecnico, secondo indiscrezioni trapelate mentre l'incontro è ancora in corso, prima di essere sottoscritto dalle parti sarà sottoposto all'esame delle popolazioni interessate.

La preoccupazione dell'Ue: "Misure insufficienti". "Sono molto preoccupato per quanto succede attualmente in Campania", scrive in una nota il commissario Ue all'Ambiente, Janez Potocnik. "La Commissione sta ancora valutando la documentazione che ci è stata trasmessa dalle autorità italiane all'inizio di ottobre, ma la situazione odierna ci fa pensare che le misure adottate dal 2007 in poi sono insufficienti". Secondo Bruxelles, "la situazione odierna non è cambiata rispetto a quando la Commissione decise di bloccare i finanziamenti europei". Già il 5 ottobre scorso, dopo un incontro con una delegazione della Campania guidata dal governatore Stefano Caldoro, Potocnik aveva giudicato la situazione "seria" e aveva sottolineato come ci fosse bisogno di un'azione "determinata, sistematica e strutturale". Il 4 marzo scorso la Corte europea di giustizia giudicò che l'Italia era in infrazione rispetto al diritto comunitario in quanto non aveva realizzato in Campania una rete di impianti atta a garantire lo smaltimento dei rifiuti urbani in maniera sicura per la salute dei cittadini e per l'ambiente.

Benedetto XVI: "Sia trovata la giusta soluzione". Trovare, "con il concorso e la buona Volontà di tutti", "una giusta e condivisa soluzione al problema" di Terzigno. Questo auspica papa Benedetto XVI che ha oggi inviato al vescovo di Nola, monsignor Beniamino Depalma, un messaggio rivolto alle popolazioni di Boscoreale e Terzigno. "Il santo padre - si legge nel messaggio diffuso dalla diocesi di Nola - che segue con paterna attenzione le preoccupanti notizie provenienti dal territorio di Terzigno, la prega di farsi interprete della sua vicinanza spirituale nell'auspicio che, con il concorso e la buona volontà di tutti, sia trovata una giusta e condivisa soluzione al problema".

Sepe: "Per Napoli l'ennesima beffa". Per Napoli e la sua area metropolitana la nuova crisi dei rifiuti è "un'ennesima beffa". La pensa così il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, che ha parlato dell'emergenza nel corso della sua omelia durante la concelebrazione eucaristica di ringraziamento per la canonizzazione di santa Giulia Salzano, fondatrice delle suore catechiste del Sacro cuore. "Ancora una volta, la nostra Napoli - ha detto Sepe -, ma anche altre località dell'area metropolitana, si ritrova stretta nella morsa di quella che sembra un'ennesima emergenza ma che, con un minimo di realismo, va piuttosto identificata come l'ennesima beffa. I cumuli di immondizia - prosegue il presule - sono ritornati a deturpare non solo il volto e il decoro della città, ma la dignità dei suoi abitanti, mentre a pochi chilometri di distanza esplode, in maniera violenta, la protesta di intere popolazioni preoccupate per l'utilizzazione di nuove discariche sul proprio territorio". La Chiesa, sostiene il cardinale, anche se non ha voce in capitolo per trovare soluzioni tecniche, non può voltarsi dall'altra parte e ignorare la voce dei cittadini in una situazione così preoccupante: "Di fronte a ciò che sta accadendo, la Chiesa non ha titolo per parlare di soluzioni tecniche - dice il presule -. Tuttavia - aggiunge il cardinale - la Chiesa non può tacere, perché anche il silenzio sarebbe colpevole rispetto alla visione, ancor più importante e decisiva, del futuro di questa nostra terra".

Napoli non è 'partita persa'. Il cardinale, poi, ha esortato tutti a non considerare Napoli una 'partita persa': "Napoli non è e non sarà mai una partita persa - ha detto -. Viene facile, soprattutto di fronte alle nauseabonde suggestioni del 'dramma rifiuti', accorciare il passo verso una deriva, anch'essa generalizzata, e senza ritorno. L'orlo del precipizio, lo vediamo da molti segni, non è forse lontano. Ma proprio in momenti come questi che la voce della Chiesa è chiamata a levarsi alta e forte per richiamare al coraggio". E ha aggiunto: "C'è forse chi, come le forze del male e della violenza, appare pronto a dare l'ultima spallata o il colpo di grazia, perché tutto precipiti e il caos regni su tutto. Nessuna emergenza - conclude Sepe - può arrivare a scalfire quel sentimento, allo stesso tempo ordinario ed estremo, come la speranza: una risorsa che questa nostra terra si è guadagnata attraverso secoli e secoli di sofferenze".

Bertolaso: "Ue faccia il proprio mestiere". Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, è critico sulle perplessità espresse dall'Ue in merito alla possibilità di attivare una seconda discarica nel Parco nazionale del Vesuvio. "L'Unione europea - ha detto Bertolaso, nell'aquilano per una serie di cerimone - farebbe bene a fare il proprio mestiere e invece di dare giudizi dovrebbe dare una mano a trovare alternative". "Noi abbiamo fatto tutte le analisi, tutte le verifiche e tutti gli studi possibili. Al momento - ha aggiunto - non sembra che ci siano alternative. Anche ieri sera incontrando i sindaci del vesuviano li ho invitati a presentare eventuali progetti diversi, se ci sono". Il capo della Protezione civile ha poi precisato che "con l'Ue abbiamo un rapporto estremamente costruttivo e molto positivo con quelli che sono i veri e reali interlocutori delle commissioni competenti". Bertolaso ha dunque puntualizzato che "a sollevare perplessità non è stata l'Unione europea ma una parlamentare olandese che appartiene a un partito politico evidentemente poco amico del nostro Paese". Immediata la replica dell'Ue: la Commissione europea è sempre pronta ad "aiutare gli Stati" ha detto Joseph Hennon, portavoce del commissario Ue all'Ambiente Janez Potocnik. "Siamo pronti a fare il necessario nei contatti con lo Stato membro" perché si adegui alle normative comunitarie, ha aggiunto il portavoce.

All'indomani dell'incontro con i sindaci del vesuviano, Bertolaso ha ribadito la priorità di "sistemare nel modo migliore la discarica che è attualmente in funzione. Una discarica che era stata predisposta in modo assolutamente ineccepibile e che è stata gestita in un primo tempo senza alcuna protesta. Poi evidentemente questo impianto ha suscitato qualche polemica e preoccupazione. Non credo - ha concluso Bertolaso - che la questione sia particolarmente complicata in quanto ci sono le professionalità per risolvere il problema".

Custode ustionato al piede. Alle 3 è stata liberata la statale 268, nei pressi di Ottaviano mentre in mattinata, in via Nazionale, a Boscotrecase, non lontano dalla discarica, due persone a bordo di un motorino hanno lanciato bottiglie incendiarie nell'isola ecologica danneggiando due mezzi mentre il custode, un immigrato, è rimasto ustionato a un piede nel tentativo di spegnere le fiamme. Alle prime luci dell'alba le strade adiacenti il teatro delle violenze nelle due aree circostanti la rotonda di via Panoramica, a metà tra i comuni di Boscoreale e Terzigno, sono piene dei segni della guerriglia che ha fatto da epilogo ai blocchi stradali, agli incendi e alle occupazioni della ferrovia della giornata di ieri.

Continua presidio alla discarica. La strada d'accesso al sito di Terzigno è sempre presidiata e sono arrivati una ventina tra blindati, camionette e auto di carabinieri, polizia e guardia di finanza mentre una ruspa della polizia scortata ha ripulito la strada dai rifiuti. Le vie d'accesso alla zona sono libere, se si escludono i cumuli di spazzatura che invadono le strade. Anche il servizio della circumvesuviana, ieri interrotto per ore, al momento è regolare. Intanto alcune centinaia di persone continuano a presidiare l'ingresso della cava Sari nel comune di Terzigno (Napoli). In mattinata davanti all'ingresso dello sversatorio sono arrivati numerosi studenti della zona. I manifestanti attendono l'esito del nuovo vertice convocato nel pomeriggio in prefettura tra il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e i sindaci di Boscoreale, Terzigno, Trecase e Boscotrecase. Con i primi cittadini, come già avvenuto nell'incontro di ieri sera, dovrebbero prendere parte al vertice anche alcuni rappresentanti dei comitati di protesta. Sul tappeto c'è la bonifica della cava Sari ma soprattutto la richiesta di scongiurare l'apertura di un secondo invaso nella cava Vitiello. In mattinata al presidio non ci sono state tensioni tra le forze di polizia e i manifestanti. A rendere il clima più sereno è stato anche il fatto che non sono giunti gli autocompattatori.

I sindaci: no alle proposte di Berlusconi. La vicenda della discarica di Sari è stata affrontata ieri da Bertolaso che ha garantito, nel corso di un incontro con sindaci 1 e rappresentanti dei comitati vesuviani, interventi per eliminare la puzza e garantire un regolare sversamento dei rifiuti. I primi cittadini si sono presentati al tavolo dicendo un no secco alle compensazioni economiche prospettate dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. E nello stesso ribadendo l'opposizione totale alla apertura della seconda discarica.

(23 ottobre 2010)

 

 

 

 

CAOS RIFIUTI

Vertice in prefettura: "Congelata Cava Vitiello"

Il Papa: "Si trovi giusta e adeguata soluzione"

Vince la protesta sulla seconda discarica a Terzigno. Sull'emergenza, dopo il cardinale Sepe, interviene anche Benedetto XVI. Ancora una notte di guerriglia con due poliziotti, tre carabinieri e un custode feriti. Emergenza anche a Napoli dove sono stati dati alle fiamme cumuli di spazzatura. Il capo della Protezione civile: "Invece di dare giudizi date una mano"

Vertice in prefettura: "Congelata Cava Vitiello" Il Papa: "Si trovi giusta e adeguata soluzione"

NAPOLI - Ancora tensione e incidenti, nella notte, a Terzigno per la battaglia contro la discarica dei rifiuti. Cresce la preoccupazione e interviene anche il Papa: sia "trovata una giusta e condivisa soluzione" ha detto Benedetto XVI in un messaggio di "vicinanza spirituale" alla diocesi di Nola. E in serata, nel vertice convocato in Prefettura tra Bertolaso e i sindaci dei Comuni vesuviani, si decide il 'congelamento' della Cava Vitiello come seconda discarica. La notte scorsa è iniziata l'ennesima guerriglia urbana con lanci di molotov, pietre, bottiglie, razzi e petardi. La polizia ha risposto con un nutrito lancio di lacrimogeni verso la parte più violenta dei dimostranti. Dopo tre ore di scontri il bilancio è di due poliziotti e tre carabinieri feriti, un operatore televisivo aggredito e la telecamera danneggiata. Grave la situazione anche a Napoli, dove in nottata ci sono state decine di roghi di spazzatura da giorni non rimossi. E la nuova crisi dei rifiuti è per la città "l'ennesima beffa", ha detto il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, nel corso della sua omelia durante la concelebrazione eucaristica di ringraziamento per la canonizzazione di santa Giulia Salzano. Sepe ha parlato della grave emergenza che ancora una volta ha gettato il capoluogo campano e le aeree circostanti nel caos: "Napoli non è e non sarà mai una partita persa", ha detto il presule, che ha invitato tutti a non perdere la speranza e a resistere alle 'forze del male' che vorrebbero dare 'l'ultima spallata verso il baratro', in modo che il caos regni sovrano. E, davanti a tutto questo, la Chiesa non può e non deve tacere.

Vertice in prefettura, congelata Cava Vitiello. Dopo una luntghissima giornata, arriva la prima buona notizia per i manifestanti: 'congelamento' di Cava Vitiello a Terzigno come seconda discarica, bonifica immediata della ex Cava Sari che resterà aperta fino a esaurimento e l'impegno di Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, a presentare in Parlamento la richiesta di escludere Cava Vitiello dalla legge del 2008. È questo il contenuto del documento congiunto - a quanto si è appreso - stilato nel vertice nella Prefettura di Napoli tra lo stesso Bertolaso, il governatore della Campania Stefano Caldoro, il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, e i sindaci dei Comuni vesuviani interessati dalla apertura del secondo invaso. Il documento tecnico, secondo indiscrezioni trapelate mentre l'incontro è ancora in corso, prima di essere sottoscritto dalle parti sarà sottoposto all'esame delle popolazioni interessate.

La preoccupazione dell'Ue: "Misure insufficienti". "Sono molto preoccupato per quanto succede attualmente in Campania", scrive in una nota il commissario Ue all'Ambiente, Janez Potocnik. "La Commissione sta ancora valutando la documentazione che ci è stata trasmessa dalle autorità italiane all'inizio di ottobre, ma la situazione odierna ci fa pensare che le misure adottate dal 2007 in poi sono insufficienti". Secondo Bruxelles, "la situazione odierna non è cambiata rispetto a quando la Commissione decise di bloccare i finanziamenti europei". Già il 5 ottobre scorso, dopo un incontro con una delegazione della Campania guidata dal governatore Stefano Caldoro, Potocnik aveva giudicato la situazione "seria" e aveva sottolineato come ci fosse bisogno di un'azione "determinata, sistematica e strutturale". Il 4 marzo scorso la Corte europea di giustizia giudicò che l'Italia era in infrazione rispetto al diritto comunitario in quanto non aveva realizzato in Campania una rete di impianti atta a garantire lo smaltimento dei rifiuti urbani in maniera sicura per la salute dei cittadini e per l'ambiente.

Benedetto XVI: "Sia trovata la giusta soluzione". Trovare, "con il concorso e la buona Volontà di tutti", "una giusta e condivisa soluzione al problema" di Terzigno. Questo auspica papa Benedetto XVI che ha oggi inviato al vescovo di Nola, monsignor Beniamino Depalma, un messaggio rivolto alle popolazioni di Boscoreale e Terzigno. "Il santo padre - si legge nel messaggio diffuso dalla diocesi di Nola - che segue con paterna attenzione le preoccupanti notizie provenienti dal territorio di Terzigno, la prega di farsi interprete della sua vicinanza spirituale nell'auspicio che, con il concorso e la buona volontà di tutti, sia trovata una giusta e condivisa soluzione al problema".

Sepe: "Per Napoli l'ennesima beffa". Per Napoli e la sua area metropolitana la nuova crisi dei rifiuti è "un'ennesima beffa". La pensa così il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, che ha parlato dell'emergenza nel corso della sua omelia durante la concelebrazione eucaristica di ringraziamento per la canonizzazione di santa Giulia Salzano, fondatrice delle suore catechiste del Sacro cuore. "Ancora una volta, la nostra Napoli - ha detto Sepe -, ma anche altre località dell'area metropolitana, si ritrova stretta nella morsa di quella che sembra un'ennesima emergenza ma che, con un minimo di realismo, va piuttosto identificata come l'ennesima beffa. I cumuli di immondizia - prosegue il presule - sono ritornati a deturpare non solo il volto e il decoro della città, ma la dignità dei suoi abitanti, mentre a pochi chilometri di distanza esplode, in maniera violenta, la protesta di intere popolazioni preoccupate per l'utilizzazione di nuove discariche sul proprio territorio". La Chiesa, sostiene il cardinale, anche se non ha voce in capitolo per trovare soluzioni tecniche, non può voltarsi dall'altra parte e ignorare la voce dei cittadini in una situazione così preoccupante: "Di fronte a ciò che sta accadendo, la Chiesa non ha titolo per parlare di soluzioni tecniche - dice il presule -. Tuttavia - aggiunge il cardinale - la Chiesa non può tacere, perché anche il silenzio sarebbe colpevole rispetto alla visione, ancor più importante e decisiva, del futuro di questa nostra terra".

Napoli non è 'partita persa'. Il cardinale, poi, ha esortato tutti a non considerare Napoli una 'partita persa': "Napoli non è e non sarà mai una partita persa - ha detto -. Viene facile, soprattutto di fronte alle nauseabonde suggestioni del 'dramma rifiuti', accorciare il passo verso una deriva, anch'essa generalizzata, e senza ritorno. L'orlo del precipizio, lo vediamo da molti segni, non è forse lontano. Ma proprio in momenti come questi che la voce della Chiesa è chiamata a levarsi alta e forte per richiamare al coraggio". E ha aggiunto: "C'è forse chi, come le forze del male e della violenza, appare pronto a dare l'ultima spallata o il colpo di grazia, perché tutto precipiti e il caos regni su tutto. Nessuna emergenza - conclude Sepe - può arrivare a scalfire quel sentimento, allo stesso tempo ordinario ed estremo, come la speranza: una risorsa che questa nostra terra si è guadagnata attraverso secoli e secoli di sofferenze".

Bertolaso: "Ue faccia il proprio mestiere". Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, è critico sulle perplessità espresse dall'Ue in merito alla possibilità di attivare una seconda discarica nel Parco nazionale del Vesuvio. "L'Unione europea - ha detto Bertolaso, nell'aquilano per una serie di cerimone - farebbe bene a fare il proprio mestiere e invece di dare giudizi dovrebbe dare una mano a trovare alternative". "Noi abbiamo fatto tutte le analisi, tutte le verifiche e tutti gli studi possibili. Al momento - ha aggiunto - non sembra che ci siano alternative. Anche ieri sera incontrando i sindaci del vesuviano li ho invitati a presentare eventuali progetti diversi, se ci sono". Il capo della Protezione civile ha poi precisato che "con l'Ue abbiamo un rapporto estremamente costruttivo e molto positivo con quelli che sono i veri e reali interlocutori delle commissioni competenti". Bertolaso ha dunque puntualizzato che "a sollevare perplessità non è stata l'Unione europea ma una parlamentare olandese che appartiene a un partito politico evidentemente poco amico del nostro Paese". Immediata la replica dell'Ue: la Commissione europea è sempre pronta ad "aiutare gli Stati" ha detto Joseph Hennon, portavoce del commissario Ue all'Ambiente Janez Potocnik. "Siamo pronti a fare il necessario nei contatti con lo Stato membro" perché si adegui alle normative comunitarie, ha aggiunto il portavoce.

All'indomani dell'incontro con i sindaci del vesuviano, Bertolaso ha ribadito la priorità di "sistemare nel modo migliore la discarica che è attualmente in funzione. Una discarica che era stata predisposta in modo assolutamente ineccepibile e che è stata gestita in un primo tempo senza alcuna protesta. Poi evidentemente questo impianto ha suscitato qualche polemica e preoccupazione. Non credo - ha concluso Bertolaso - che la questione sia particolarmente complicata in quanto ci sono le professionalità per risolvere il problema".

Custode ustionato al piede. Alle 3 è stata liberata la statale 268, nei pressi di Ottaviano mentre in mattinata, in via Nazionale, a Boscotrecase, non lontano dalla discarica, due persone a bordo di un motorino hanno lanciato bottiglie incendiarie nell'isola ecologica danneggiando due mezzi mentre il custode, un immigrato, è rimasto ustionato a un piede nel tentativo di spegnere le fiamme. Alle prime luci dell'alba le strade adiacenti il teatro delle violenze nelle due aree circostanti la rotonda di via Panoramica, a metà tra i comuni di Boscoreale e Terzigno, sono piene dei segni della guerriglia che ha fatto da epilogo ai blocchi stradali, agli incendi e alle occupazioni della ferrovia della giornata di ieri.

Continua presidio alla discarica. La strada d'accesso al sito di Terzigno è sempre presidiata e sono arrivati una ventina tra blindati, camionette e auto di carabinieri, polizia e guardia di finanza mentre una ruspa della polizia scortata ha ripulito la strada dai rifiuti. Le vie d'accesso alla zona sono libere, se si escludono i cumuli di spazzatura che invadono le strade. Anche il servizio della circumvesuviana, ieri interrotto per ore, al momento è regolare. Intanto alcune centinaia di persone continuano a presidiare l'ingresso della cava Sari nel comune di Terzigno (Napoli). In mattinata davanti all'ingresso dello sversatorio sono arrivati numerosi studenti della zona. I manifestanti attendono l'esito del nuovo vertice convocato nel pomeriggio in prefettura tra il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e i sindaci di Boscoreale, Terzigno, Trecase e Boscotrecase. Con i primi cittadini, come già avvenuto nell'incontro di ieri sera, dovrebbero prendere parte al vertice anche alcuni rappresentanti dei comitati di protesta. Sul tappeto c'è la bonifica della cava Sari ma soprattutto la richiesta di scongiurare l'apertura di un secondo invaso nella cava Vitiello. In mattinata al presidio non ci sono state tensioni tra le forze di polizia e i manifestanti. A rendere il clima più sereno è stato anche il fatto che non sono giunti gli autocompattatori.

I sindaci: no alle proposte di Berlusconi. La vicenda della discarica di Sari è stata affrontata ieri da Bertolaso che ha garantito, nel corso di un incontro con sindaci 1 e rappresentanti dei comitati vesuviani, interventi per eliminare la puzza e garantire un regolare sversamento dei rifiuti. I primi cittadini si sono presentati al tavolo dicendo un no secco alle compensazioni economiche prospettate dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. E nello stesso ribadendo l'opposizione totale alla apertura della seconda discarica.

(23 ottobre 2010)

 

 

 

2010-10-22

EMERGENZA RIFIUTI

Berlusconi: "Soluzione in 10 giorni"

Ue: "No a fondi per discarica nel parco"

Vertice con il premier sul Terzigno. Bruxelles chiede di fare in fretta. Ma la presidente della commissione d'inchiesta europea dà indirettamente ragione a chi protesta: "145 milioni congelati, non saranno sbloccati". Bossi sugli scontri: "Bisogna intervenire. Non possiamo aspettare che ci scappi qualche morto"

Berlusconi: "Soluzione in 10 giorni" Ue: "No a fondi per discarica nel parco"

NAPOLI - La polveriera rifiuti in Campania approda nuovamente a Palazzo Chigi. Al termine di un vertice con i sottosegretari Gianni Letta e Guido Bertolaso, i ministri Giulio Tremonti, Roberto Maroni, Stefania Prestigiacomo ed il governatore della Campania, Stefano Caldoro, Berlusconi promette una soluzione entro dieci giorni. "La nostra soluzione al problema rifiuti in Campania che avevamo individuato è assolutamente valida e duratura nel tempo'', ha detto il presidente del Consiglio. ''Rispondo così - ha aggiunto il premier - a chi diceva che quelle soluzioni erano precarie e non realmente rispondenti al problema dei rifiuti''. Il presidente del Consiglio, poi, ha garantito la disponibilità di 14 milioni per Terzigno: "Il Governo garantisce la disponibilità di fondi per le opere di compensazione. Ci sono 14 milioni che riguardano Terzigno". E sul clima di tensione aggiunge: "Non è eversione". Ma per Bossi è il caso intervenire: "''Come fai a non intervenire? Non possiamo aspettare che ci scappi qualche morto''.

Bertolaso da oggi trasferito a Napoli. Nessuna paura per salute cittadini. "L'attività della Protezione civile, diretta da Bertolaso che già oggi si trasferisce a Napoli, sarà portata avanti d'intesa con associazioni locali. Il governo garantisce anche la disponibilità dei fondi per le opere di compensazione", ha dichiarato Berlusconi che ha anche sottolineato che non ci sono preoccupazioni per la salute dei

cittadini. "Questa mattina il ministro della Salute, il dottor Fazio - ha detto il premier - ha svolto una relazione garantendo che in questo momento non ci sono preoccupazioni per la salute dei cittadini".

Valide le soluzioni del governo. Le soluzioni che il governo ha adottato in questi due anni e mezzo per la gestione dei rifiuti in Campania sono "assolutamente valide": "Il sistema di smaltimento dei rifiuti di Napoli - ha precisato il premier - non è messo in crisi da quello che sta succedendo. Semplicemente, in un sistema che prevede diversi fattori di soluzione, se viene a mancare uno di questi fattori la situazione subisce delle difficoltà".

Per Terzigno bonifiche e impianti. "Il piano rifiuti è molto preciso e per Terzigno prevede impianti di depurazione, bonifiche, impianti idrici e fognari, nonché di riqualificazione urbana", ha garantito, poi, il presidente del Consiglio.

Nessun piano emergenza. Non ci sono le condizioni per parlare, secondo Berlusconi, di emergenza. "Non ci sembra che il fenomeno sia così grave da richiedere un piano di emergenza, vediamo un'estensione locale di certi fenomeni che non ci preoccupa", ha detto il premier, rispondendo all'allarme lanciato dal sottosegretario Alfredo Mantovano su finalità "al confine con l'eversione" dietro le proteste di Terzigno.

Boschi e parchi sulle cave. Sulle cave che ospitano i rifiuti in Campania "ci saranno prati e boschi" ha detto Berlusconi, al termine del vertice convocato a Palazzo Chigi sull'emergenza rifiuti in Campania. "Il sistema delle cave - ha ricordato Berlusconi - è provvisorio, in attesa dei termovalorizzatori che è il sistema usato in tutto il mondo per smaltire i rifiuti. Tuttavia - ha sottolineato - in Campania sono stati individuati come siti per discariche cave inutilizzate, che vengono poi ricoperte da un ampio strato di terra sul quale poi sorgeranno boschi e parchi". Quindi, ha aggiunto il premier, "attraverso qualcosa di utile alla collettività come lo smaltimento dei rifiuti, viene anche risanato l'ambiente ed il territorio laddove si erano aperte delle ferite".

Bertolaso: "Napoli, città ordinariamente sporca". "Napoli soffre di problemi di rifiuti da due settimane, ma Napoli è una città ordinariamente sporca perché la raccolta ha avuto spesso battute di arresto", ha dichiarato nel suo intervento durante la conferenza stampa, il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso.

Perfetto il termovalorizzatore di Acerra. Il termovalorizzatore di Acerra "sta funzionando perfettamente: ieri ha bruciato 1.550 tonnellate di rifiuti, producendo energia elettrica sufficiente per illuminare diversi comuni". Il sottosegretario Guido Bertolaso, che ha preso la parola subito dopo Berlusconi, ha illustrato gli interventi volti a fare fronte all'emergenza. Entro novembre il termovalorizzatore di Acerra funzionerà a pieno regime, ha detto il capo della Protezione civile: "Acerra funziona e funzionerà sempre meglio - ha detto Bertolaso - due linee sono già in funzione e la terza linea a fine novembre sarà aperta". Su terzigno, poi, il sottosegretario ha aggiunto: "Il disagio a Terzigno è causato dai miasmi e dal passaggio dei camion, dovuti a una gestione precaria della discarica. Quando la Protezione civile era dentro la discarica, non c'erano odori e non c'era un gabbiano, come hanno potuto constatare i giornalisti che abbiamo portato dentro la discarica". Ora "dobbiamo tornare a quella modalità di gestione per rispetto dei cittadini interessati", ha concluso.

Presto tre nuove discariche e due termovalorizzatori. Per la gestione dei rifiuti del napoletano sono attive 5 discariche che "hanno una disponibilità ancora di oltre un milione di tonnellate" ma "sono previste altre 3 discariche che saranno aperte in tempo prima che finisca la disponibilità delle altre 5". E poi saranno aperti "i termovalorizzatori di Napoli e Salerno", ha annunciato Bertolaso, spiegando che con l'entrata a regime degli altri due termovalorizzatori "si risolverà tutto".Comunque "non ci sarà alcun problema".

La battuta su RaiTre. La conferenza stampa sulla questione rifiuti è stata anche l'occasione per un'altra puntata della polemica tra Silvio Berlusconi e Annozero. Quando la giornalista del Tg3 ha preso il microfono per fare una domanda e si è presentata, con nome e testata, il premier l'ha interrotta: "il Tg3? Quello che non esiste, secondo alcune trasmissioni Rai, giusto?". La giornalista è rimasta per un attimo interdetta, mentre qualche collega le ha spiegato il riferimento del premier ad Annozero che ieri sera ha fatto vedere le tabelle con i vari tg e trasmissioni Rai, senza citare il Tg3. A quel punto è intervenuto Bertolaso, che ha detto: "Parliamo di spazzatura, quella vera, che è meglio".

Iervolino: "Tre balle sulla situazione di Napoli". Tante bugie sulla situazione in cui si trova la città. Il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino ritiene che l'emergenza sia legata a una serie di 'balle' dette dal governo: "L'emergenza finita, il livello di differenziata e la mancata volontà di palazzo San Giacomo di non volerla fare. Non sta in piedi la dichiarazione di fine emergenza - ha affermato - perché se così fosse, questa allora cos'è? La festa di Carnevale?".

Il monito della Ue. Dalla Commissione europea si esprime "preoccupazione" per quanto sta avvenendo nel napoletano sul fronte dei rifiuti. Il portavoce del commissario all'Ambiente, Janez Potocnik, ha parlato di "situazione seria", auspicando che le autorità italiane "risolvano la questione il più presto possibile ed in maniera adeguata".

"Vediamo quello che succede sui media e siamo consapevoli del fatto che la situazione è molto seria, siamo in costante contatto con le autorità italiane", ha detto il portavoce. "Auspichiamo - ha aggiunto - che le autorità italiane agiscano in maniera rapida ed adeguata, risolvendo la situazione il più presto possibile".

E Judith Merkies, presidente dela Commissione d'inchiesta parlamentare europea, sembra dare indirettamente ragione a chi protesta: per l'apertura di una discarica in un parco nazionale, dichiara, le autorità campane "si possono scordare di vedere sbloccare i 145 milioni di euro di fondi europei attualmente congelati dalla Commissione europea". La Merkies ricorda di aver avuto dalle autorità italiane aveva avuto assicurazioni di diverso tenore rispetto a quanto sta accadendo in Campania.

(22 ottobre 2010)

 

 

 

 

Terzigno, aperta inchiesta

A rischio la falda acquifera

In mattinata un manifestante ha nuovamente appiccato il fuoco alla bandiera nazionale. Altre sono state collocate sulla barricata che blocca il percorso dei camion: 'Adesso la polizia dovrà strapparle per permettere ai mezzi di entrare in discarica' dicono i manifestanti. Una persona è stata arrestata a seguito dei tafferugli di giovedì notte. A Napoli situazione drammatica in centro: i cumuli all'esterno dell'ospedale Pellegrini ostacolano le ambulanze

Terzigno, aperta inchiesta A rischio la falda acquifera

 

La Procura di Nola ha aperto una inchiesta su una ipotesi di possibile inquinamento della falsa acquifera dell'area circostante e sottostante la discarica di Terzigno. L'atto deriva dalla presentazione di un esposto da parte dei comitati che si oppongono all'apertura di un secondo invaso nell'area, comitati che chiedono anche il sequestro della discarica.

Intanto non si ferma la protesta contro la discarica. Questa mattina, per la seconda volta nel giro di poche ore, il tricolore è stato bruciato. "Questa è la nostra democrazia. State proteggendo i mafiosi. Vergognatevi". Con queste parole un manifestante ha dato fuoco ad una bandiera italiana dopo essere salito sulla pianta di ulivo che si trova al centro della rotonda di via Panoramica. "L'avete calpestata - ha detto l'uomo mostrando il vessillo alle forze dell'ordine - e la state calpestando. Invece di protegge noi, persone perbene, difendete chi porta i rifiuti nella discarica". Ieri analogo episodio in piazza Pace, nella vicina Boscoreale.

Altre bandiere invece sono state collocate sulla barricata realizzata, anche con materassi e pezzi di legno, sull'area dalla quale dovranno transitare i compattatori. "Adesso - dicono i manifestanti - per far passare i camion le forze dell'ordine dovranno strappare quelle bandiere sulle quali hanno giurato fedeltà alla Repubblica".

La protesta si sposta. Alcuni gruppi di manifestanti provenienti stanno lasciando Terzigno e Boscoreale, gli epicentri della protesta, per dirigersi verso gli altri comuni vesuviani per chiedere ai commercianti di abbassare le saracinesche dei propri negozi in segno di adesione alle proteste in atto ormai da settimane contro l'apertura del secondo invaso in località Cava Vitiello. Alcuni di questi gruppi hanno già raggiunto il comune di San Giuseppe Vesuviano e stanno cercando di convincere i negozianti. Una decina di manifestanti sono arrivati invece nel comune di Ottaviano.

 

SPECIALE RIFIUTI: Mandate le vostre foto

Stamani una ventina di autocompattatori sono entrati nella discarica Sari di Terzigno scortati da un imponente dispiegamento di forze dell'ordine. I mezzi sono stati salutati dai manifestanti con applausi polemici e insulti: 'Vergogna, ci state uccidendo'. C'è chi invece si affida alla Madonna della neve che si festeggia oggi nella vicina Torre Annunziata. "Madonna della neve, ferma la monnezza come fermasti la lava del vulcano". Hanno scritto alcuni cittadini su un cartellone esposto alla rotonda Panoramica. L'appello si riferisce al miracolo attribuito all'intervento della Madonna, la cui statua portata in processione in occasione dell'ultima eruzione del Vesuvio fermò l'ondata di lava e cenere.

Un arresto. Una persona è stata arrestata la scorsa notte a seguito degli scontri con la polizia. L'uomo si chiama Gennaro Greco e ha 52 anni. E' accusato di adunata sediziosa, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni, danneggiamento e detenzione di materiale esplosivo. Altre persone sono state fermate, la loro posizione è al vaglio degli investigatori

A Napoli situazione drammatica. Si aggrava di ora in ora anche la situazione dei rifiuti accumulati nel centro di Napoli. Vere e proprie microdiscariche a cielo aperto costellano le vie del centro, invadendo i marciapiedi e il tracciato stradale, costringendo auto e pedoni a uno slalom tra i sacchetti. All'esterno dell'ospedale Vecchio Pellegrini la quantità di immondizia è tale da ostacolare la manovra delle ambulanze dirette al pronto soccorso. Lungo la centralissima via Toledo, all'angolo con via Stendhal, alcuni metri di marciapiede sono disseminati di rifiuti proprio all'ingresso di un megastore per bambini e ragazzi.

Il sindaco Rosa Iervolino ha indetto per le 12 una conferenza stampa in cui fare il punto sulla nuova emergenza che sta colpendo la città, a causa dei problemi di smaltimento nella discarica di Terzigno, da giorni assediata dai manifestanti che si oppongono all'apertura di un secondo sversatoio

Gli scontri della scorsa notte. Nel corso della nottata, i manifestanti hanno lanciato sugli agenti bombe carta con all'interno biglie di vetro. Non ci sono stati feriti. Dopo l'una, i manifestanti hanno interrotto l'illuminazione lungo via Panoramica: per disperdere i dimostranti la polizia ha effettuato diverse cariche con manovre di alleggerimento e lancio di lacrimogeni. Alcune persone sono state fermate. Dalla questura è stato sottolineato che, nel corso degli scontri, i manifestanti hanno cercato di separare e isolare i convogli della polizia per accrescere i danni dei loro attacchi.

Nelle ultime ore i vigili del fuoco stanno cercando di liberare le strade ostruite dalle barricate di suppellettili, terra e mobili erette dai manifestanti per impedire il passaggio dei camion dei rifiuti. Alcuni mezzi delle forze dell'ordine si sono danneggiati nel tentativo di forzare i blocchi. Due persone sono state identificate e denunciate per i fatti accaduti nella notte alla rotonda di via Panoramica.

(22 ottobre 2010)

 

 

 

 

2010-10-21

LA PROTESTA

Battaglia nella notte a Terzigno

la polizia carica, fermi e feriti

Oltre duecento agenti con 40 mezzi blindati hanno attaccato e sgomberato alcune migliaia di manifestanti nell'area della discarica. Scontri violenti tra urla e lacrime. Molte persone inseguite nel buio tra i campi. Ieri la decisione di aprire una seconda discarica

Battaglia nella notte a Terzigno la polizia carica, fermi e feriti

TERZIGNO - Notte di violenza a Terzigno. Tra urla e lacrime un massiccio schieramento di forze dell'ordine ha sgomberato l'accesso alla discarica Sari. La zona era presidiata da alcune migliaia di manifestanti, tra cui donne e bambini. Il blitz è stato condotto con una quarantina di mezzi blindati ed oltre 200 agenti che impugnando manganelli e scudi, hanno stretto d'assedio la zona e inseguito i dimostranti. Numerose le cariche e i lanci di lacrimogeni. Due persone, una donna ed un ragazzo, sono stati fermati e successivamente rilasciati. Altre tre hanno riferito di essere rimaste contuse negli scontri.

L'attacco, con veri e propri corpo a corpo in alcuni casi, è arrivato al termine di una serata di altissima tensione. Un gruppo di giovani con il volto coperto da sciarpe ha lanciato grossi petardi, razzi, pietre e, secondo quanto riferito da alcuni testimoni, due molotov rudimentali nei confronti dei blindati della polizia a presidio della strada di accesso alla discarica. Gli agenti hanno risposto con un ripetuto lancio di lacrimogeni, che sono caduti in mezzo alla folla. Sono stati momenti drammatici, con gente che scappava alla ricerca di un riparo, provocando momenti di panico. Nella fuga qualcuno ha rovesciato e bruciato un'auto, sembra appartenente alla polizia.

A scatenare la nuova ondata di proteste era stata la decisione dei parlamentari del Pdl campano, insieme con il governatore Stefano Caldoro e i presidenti delle Province di Napoli, Avellino e Salerno, Cesaro, Sibilia e Cirielli, di dare il via libera alla seconda discarica nel Parco nazionale del Vesuvio, in località Cava Vitelli. Si tratterebbe del più grande sversatoio d'Europa. Un via libera che non è affatto andato giù ad amministratori locali (il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella, si è dimesso dal Pdl) e alle popolazioni, che denunciano i gravissimi disagi già provocati dalla prima discarica aperta, la Sari, che sarebbe causa dell'inquinamento delle falde acquifere e dalla quale provengono da mesi miasmi insopportabili. Alla fine della 'battaglia', a terra restano detriti di ogni genere, nell'aria la puzza insopportabile della discarica.

(21 ottobre 2010)

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2011-07-27

Rifiuti, summit de Magistris-Berlusconi

e il governo va sotto su un odg del Pd

Il sindaco di Napoli subito dopo l'incontro con il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi: "Usciamo dall'emergenza da soli". "Il nostro è un progetto rivoluzionario ma non abbiamo bisogno di leggi speciali. Abbiamo chiesto lo sblocco di 500 milioni che già spettano a Napoli". Intanto, tonfo dell'esecutivo proprio in tema di rifiuti

Rifiuti, summit de Magistris-Berlusconi e il governo va sotto su un odg del Pd

"Noi oggi stiamo uscendo dall'emergenza da soli". Lo dice il sindaco di Napoli Luigi De Magistris alla fine dell'incontro con il premier Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi che comunque reputa "proficuo". Nello stesso tempo, alla Camera il governo va sotto proprio su un emendamento pd che riguarda l'allarme rifiuti di Napoli.

Il sindaco. "Vogliamo che Napoli sia "il fiore all'occhiello anche di questo governo. Quando non vedrò più un sacchetto per strada, vorrà dire che saremo usciti dall'emergenza". Per de Magistris sarà questo il segnale che la città di cui è sindaco non è più in crisi per lo smaltimento dei rifiuti. "Il nostro - conclude - è un progetto rivoluzionario ma ordinario", nel senso che "non ci servono leggi speciali".

LE IMMAGINI DELL'INCONTRO

L'incontro. E' durato una ventina di minuti l'incontro tra il primo cittadino di Napoli e il presidente del Consiglio, avvenuto alle 18. Alla riunione hanno partecipato i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti. Sul tavolo i temi principali che riguardano la città partenopea, partendo ovviamente da quello dello smaltimento dei rifiuti. In serata una riunione convocata dal ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che con il presidente della Regione campana, Stefano Caldoro, si è impegnata all'individuazione di una soluzione per i rifiuti.

All'incontro anche il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro.

Cinquecento milioni per Napoli. "Al governo abbiamo chiesto lo sblocco di 500 milioni che già spettano a Napoli". E' la prima volta, aggiunge il sindaco, che "una grande città del Mezzogiorno chiede di essere direttamente assegnataria dei fondi". "Non si tratta di un intervento straordinario ma di soldi che ci spettano", afferma. Se - osserva - "ci dessero questa possibilità sarebbe una prova di senso civico oltre che politico. E devo dire che - conclude - ho trovato sensibilità da parte del governo". - "Una parte di questi fondi - prosegue de Magistris - saranno destinati agli impianti e all'incremento della raccolta differenziata". Ma noi - spiega - "teniamo molto anche ad altri progetti" come, per esempio, "il Forum delle culture, per il quale servirebbero 200 milioni, e che riguarda soprattutto il centro storico e l'area di Bagnoli, con 50 milioni, con una serie di opere da inaugurare per Natale".

Governo sconfitto. Mentre de Magistris rilasciava queste dichiarazioni, il governo veniva battuto per due voti nell'Aula della Camera su un ordine del giorno del Pd alla legge comunitaria. L'assemblea ha approvato il testo del deputato Alessandro Bratti con 270 sì e 268 no. Il governo aveva espresso parere contrario sull'emendamento. Determinanti le assenze nei banchi della maggioranza. L'ordine del giorno Bratti è appunto in materia di rifiuti. In base al testo approvato, il governo risulta impegnato "a proporre, con la massima urgenza, ogni iniziativa normativa urgente che consenta il trasporto e lo smaltimento di rifiuti solidi urbani dalla Campania a tutte le regioni italiane; a verificare se gli accordi tra la società A2A e la sua controllata Partenope Ambiente possono consentire lo smaltimento di una parte dei rifiuti urbani campani oltre che quelli speciali nell'inceneritore di Brescia o in altri impianti del Nord gestiti da A2A; a verificare quali altri impianti di smaltimento del Nord Italia possano ospitare e assorbire parte delle giacenze della Provincia di Napoli, nel rispetto del principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni e a tutela della salute dei cittadini".

Il governo risulta, poi, impegnato "a controllare che immediatamente la Regione Campania in collaborazione con le Province individui, anche attraverso le numerose cave esistenti, alcune discariche per far fronte alla situazione emergenziale e definisca un immediato piano che consenta di riportare la regione nella gestione ordinaria".

(26 luglio 2011)

 

 

 

 

2011-07-20

Rifiuti, governo sotto due volte. Poi l'ok al rinvio

Rifiuti, governo sotto

È bagarre nell'Aula della Camera durante l'esame del decreto legge sul contrasto all'emergenza rifiuti in Campania. Il testo, duramente contestato dalla Lega, torna in commissione su richiesta del relatore Agostino Ghiglia. E, come ha ventilato stamane il capogruppo del Carroccio, Marco Reguzzoni, potrebbe decadere per poi presentare un nuovo provvedimento. Ma è sulle mozioni per il dl rifiuti che in Aula va in scena un fatto mai visto prima: Parte dei deputati della maggioranza e i ministri votano contro un testo dell'Idv, relativo allo sblocco dei fondi per la raccolta dei rifiuti, su cui il ministro Prestigiacomo aveva espresso parere favorevole. Testo su cui il ministro poi si astiene suscitando ilarità tra i banchi dell'opposizione . Alla fine la mozione dell'Italia dei Valori passa con il voto determinante dell'opposizione, tra le urla di "Dimissioni, dimissioni!" al governo.

In realtà, spiega un ministro, sulla questione c'era stato un confronto ma poi Prestigiacomo "ha insistito",creando il caso e la frizione con il Pdl. In ogni caso, ormai, "il decreto ora muore lì in commissione". Una scena simile al voto sulla mozione dell'Idv si era ripetuta altre due volte su altrettante mozioni. Solo alla fine, a fronte dei pareri favorevoli del ministro Prestigiacomo a documenti dell'opposizione, la maggioranza era passata dal voto contrario all'astensione. Sullo sfondo, si ragiona nell'opposizione, c'è il voto sull'arresto di Alfonso Papa, che si terrà nel pomeriggio in Aula. "Qualcuno dovrebbe informare il ministro Prestigiacomo che la maggioranza sta votando contro i suoi pareri" sulle mozioni in materia di rifiuti "per avere il voto della lega su Papa", dice il capogruppo del Pd Dario Franceschini, secondo cui è in corso un tentativo del Pdl di convincere la Lega a votare contro l'arresto di Papa, bocciando le posizioni sui rifiuti di Napoli cui il Carroccio è contrario.

Da Fli Italo Bocchino, cui i leghisti hanno gridato "scemo, scemo!" propone a tutti i gruppi parlamentari di non chiedere il voto segreto su Papa "mettendoci la faccia, così che gli italiani sappiano". Ma Cicchitto (Pdl) reagisce: "Non c'è nessuno scambio tra noi e la Lega. Il Pd agita una cinica partita in anticipo per agitare la piazza. È assolutamente vergognosa. Noi rivendichiamo il voto segreto in Aula perchè è giusto che sulla valutazione di una persona non ci sia un gioco cinico politico ma ogni deputato sia messo di fronte alla sua coscienza e senza nessun condizionamento". E Reguzzoni (Lega) rimanda al mittente le "insinuazioni" di uno scambio sul caso Papa avanzate da Franceschini. "In realtà Franceschini mette le mani avanti perchè sta preparando il voto dei suoi parlamentari contro l'arresto", conclude. Mentre il ministro Prestigiacomo minimizza sostenendo che la confusione sui voti è da addebitarsi alla tensione della giornata e che lei in ogni caso non si sente "sconfessata" dai suoi, anche se qualcuno nel centrodestra tenta di fare "scaricabarile".

20 luglio 2011

 

 

Consiglio di Stato: sì a flussi extraregionali

di Massimiliano Amato | tutti gli articoli dell'autore

rifiuti, mare, napoli

Non sarà necessaria alcuna corsa contro il tempo per convertire il (deludente) decreticchio varato dal governo, che ha spinto la Lega sull’Aventino (ieri, alla partenza della discussione in aula, nessun parlamentare del Carroccio si è iscritto a parlare), innescando nuove tensioni nella maggioranza. Il provvedimento sui rifiuti ("pleonastico, se non ci saranno cambiamenti, e per ora non se ne intravedono, noi ci asterremo", ha annunciato Ermete Realacci del Pd), in pratica, non serve più, superato da una sentenza depositata ieri mattina dal Consiglio di Stato che sospende l’ordinanza con cui il Tar del Lazio aveva giudicato illegittimi i trasferimenti fuori regione, facendo precipitare la crisi campana. Il governo, per bocca del ministro Stefania Prestigiacomo, ha fatto sapere che probabilmente sarà necessaria una revisione del testo. Ma la realtà corre per fortuna più velocemente dei contorcimenti dell’esecutivo: un primo effetto della decisione assunta dal supremo organo della giustizia amministrativa (che si pronuncerà sul merito il 6 dicembre) lo si avrà subito sugli ingolfatissimi Stir della provincia di Napoli, nei cui depositi l’accumulo di frazione organica non stabilizzata ha raggiunto livelli insostenibili, rallentando la raccolta e facendo crescere le giacenze per strada: ieri 2400 tonnellate, con conseguente impennata di proteste e roghi, sia notturni che diurni.

Con il via libera del Consiglio di Stato, riprendono i flussi verso la Puglia e la Sicilia, mentre restano valide le intese raggiunte nel periodo di sospensione con Liguria, Toscana ed Emilia Romagna. Si riattiva un minimo di circuito virtuoso (si fa per dire...), che dovrebbe consentire a Napoli e alla sua provincia di respirare. Per quanto tempo non è facile prevedere, considerato che la Regione (che decide i flussi) e la Provincia (ancora investita della responsabilità complessiva del ciclo, in base ad una legge regionale ormai superata) continuano a navigare a vista.

IL PIANO DEL COMUNE VA AVANTI

Prevede, già a partire dall’inizio di settembre, la differenziata porta a porta, a cominciare dai Quartieri Spagnoli, cuore della Napoli lazzara. Ma l’autonomizzazione dell’amministrazione cittadina, che continua a ribadire il proprio no all’inceneritore di Napoli Est, passa anche attraverso l’individuazione di un nuovo sito di stoccaggio temporaneo in città. La scelta è ricaduta sull’ex autoparco di via Brin, nel tratto finale della Marina, tra la zona del Porto in cui fanno scalo le navi da e per il Nord Europa e la rampa di accesso alle autostrade. Logisticamente, il luogo ideale per trattenere i rifiuti raccolti per strada il tempo necessario per procedere agli imbarchi. La monnezza di Napoli, infatti, viaggerà via mare verso un paese straniero di cui né il sindaco de Magistris, né il suo vice, con delega all’Ambiente, Sodano hanno voluto rivelare il nome, ma fondati indizi portano in Svezia. "Stiamo constatando tentativi di sabotaggio contro il Comune", ha denunciato il primo cittadino nel corso di una conferenza stampa. "È per questa ragione - ha rivelato Sodano - che teniamo riservata la notizia dell’accordo che firmeremo a fine settimana. Diciamo solo che si tratterà di un’intesa lontana da quella lanciata da Lettieri in campagna elettorale, perché è differente la nostra concezione dello smaltimento: se Lettieri infatti pensava allo schema nave più discarica più inceneritore, noi siamo contrari sia alle discariche che agli inceneritori". Di sabotaggi parla anche il nuovo presidente dell’Asia, Raphael Rossi: "Ogni volta che la città affonda nei rifiuti i dipendenti di Lavajet (una delle imprese subappaltanti del servizio di igiene urbana, ndr) si rifiutano di dare una mano". Negli ultimi giorni è spuntata, per niente annunciata, una vertenza sindacale per il mancato pagamento della quattordicesima mensilità. E la raccolta ha subito consistenti rallentamenti.

19 luglio 2011

 

 

 

 

 

 

2011-07-04

Fininvest-Cir, nella manovra norma salva Silvio

tremonti, industriali

Berlusconi non ci dorme la notte. Il lodo Mondadori, e il possibile risarcimento di 750 milioni di euro che Fininvest dovrebbe dare a Fininvest gli tolgono il sonno. E così, confermando 16 anni di leggi ad personam, cerca vie di scampo. Questa volta ha pensato bene di approfittare della manovra per provare a risolvere i suoi problemi. Poche righe, riportate in coda al capitolo della manovra dedicato alla giustizia, ma di grande effetto: si tratta di due nuove norme del codice civile, già battezzate 'sospendi-risarcimentì, che potrebbero aver presto un impatto significativo sulla complessa vicenda del Lodo Mondadori. Se, infatti, la Corte d'appello di Milano confermerà la condanna di Fininvest a risarcire di 750 milioni la Cir di De Benedetti (o ridurrà la condanna ad una cifra comunque superiore a 20 milioni di euro), proprio una delle due nuove norme potrebbe correre in soccorso della holding della famiglia Berlusconi, sospendendo l'esecuzione della sentenza fino al definitivo pronunciamento della Cassazione.

"Un insulto al Parlamento" per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. L'ennesima dimostrazione che sono "senza vergogna" per Donatella Ferranti, capogruppo democratica nella commissione Giustizia della Camera.

"Se dovesse essere confermata - dice il presidente dell'Anm, Luca Palamara - si tratterebbe di una norma che nulla ha a che vedere con il tema dell'efficienza del processo civile, che determinerebbe un'iniqua disparità di trattamento, e che sarebbe, quindi, incostituzionale".

Ma in cosa consistono le nuove norme previste dalla manovra? Le due modifiche riguardano gli articoli 283 e 373 del codice civile. Il primo articolo (283), nella sua attuale formulazione, prevede la possibilità per il giudice civile - in presenza di "gravi e fondati motivi" - di sospendere, in tutto o in parte, l'esecuzione della sentenza di primo grado, con o senza cauzione. Con la manovra, viene previsto un secondo comma dell'articolo, con il quale si stabilisce che la sospensione dell'esecuzione della sentenza di primo grado '"è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a dieci milioni di euro" se la parte ricorrente "presenta idonea cauzione".

L'articolo 373 stabilisce che "il ricorso per cassazione non sospende l'esecutività della sentenza" di secondo grado, lasciando tuttavia al giudice che ha pronunciato la sentenza impugnata - "qualora dall'esecuzione possa derivare grave e irreparabile danno" - la facoltà di disporre "che l'esecuzione sia sospesa o che sia prestata congrua cauzione". Con la modifica dell'articolo introdotta con la manovra, viene meno il potere discrezionale del giudice per le condanne di importo superiore a 20 milioni di euro. La sospensione - dice la nuova norma - "è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a 20 milioni" se la parte presta "idonea cauzione". Per tornare al Lodo Mondadori, dunque, in caso di conferma o di riduzione della condanna di Fininvest ad una cifra comunque superiore a 20 milioni di euro, la Corte d'appello di Milano, sezione civile, su istanza dei legali di Fininvest, sarebbe obbligata a disporre la sospensione dell'esecuzione della sentenza, a condizione che la stessa Fininvest presti un'"idonea cauzione".

4 luglio 2011

 

 

Rifiuti, 14 Regioni contro lo stallo

E il premier solo ora s'accoda

rifiuti, mare, napoli

"È un'emergenza nazionale, le istituzioni devono essere chiamate a fare la loro parte" sui rifiuti di Napoli: "si è determinata una situazione di stallo da cui bisogna uscire al più presto, per evitare rischi alla salute dei cittadini e ulteriori danni all'immagine del Paese". Così un comunicato congiunto sottoscritto dal presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai e da 14 presidenti di Regione: Claudio Burlando (Liguria), Vito De Filippo (Basilicata), Vasco Errani (Emilia-Romagna), Roberto Formigoni (Lombardia), Michele Iorio (Molise), Raffaele Lombardo (Sicilia), Catiuscia Marini (Umbria), Renata Polverini (Lazio), Augusto Rollandin (Valle d'Aosta), Enrico Rossi (Toscana), Gian Mario Spacca (Marche), Giuseppe Scopelliti (Calabria), Renzo Tondo (Friuli Venezia Giulia), Nichi Vendola (Puglia).

"Le diverse istituzioni della Repubblica devono essere chiamate a fare la loro parte", si legge nel comunicato, diffuso a Bologna, dove lavora il presidente della Conferenza delle Regioni, Errani: "A tal fine riteniamo che sia indispensabile agire su due fronti. Da un lato occorre aprire subito nuove discariche in Campania. Dall'altro il Governo deve innanzitutto dire se ritiene sia giusto e necessario che tutte le Regioni intervengano per affrontare questa emergenza nazionale e, di conseguenza, se per questo obiettivo intenda impegnarsi". "In questo quadro di chiarezza e di responsabilità - concludono i presidenti -, individuate e decisa la realizzazione di nuove discariche e impianti in Campania e confermato l'impegno del Governo, le nostre Regioni sono pronte a dare il loro contributo assicurandosi, come è ovvio, tutte le necessarie garanzie per la salute dei cittadini e le sicurezze ambientali sulla qualità e caratteristiche dei rifiuti".

E il premier sale sul carro: tutti concorrano

"Raccogliendo le preoccupazioni del Capo dello Stato - si legge nella nota del Premier - faccio appello a tutti i governatori delle Regioni italiane affinchè concorrano alla soluzione del problema dei rifiuti in Campania. La situazione attuale - prosegue Berlusconi - ha assunto il carattere di una vera emergenza nazionale tale da richiedere ogni forma di collaborazione e solidarietà a livello sovra regionale così da alleviare le sofferenze della popolazione napoletana. E mi auguro che l'esempio dato da alcune Regioni, con la concessione dei nullaosta per il trasferimento dei rifiuti, venga presto imitato. Con la certezza che anche la Regione Campania, in virtù dei poteri straordinari ricevuti, acceleri le procedure per realizzare gli impianti necessari ad avviare un corretto ciclo dei rifiuti".

4 luglio 2011

 

 

"Venti anni ai vertici dell'Eternit"

Amianto, le richieste della Procura

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Il pubblico ministero di Torino Raffaele Guariniello ha chiesto una condanna a 20 anni per Stephan Schmidheiny, miliardario svizzero di 64 anni, e Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, barone belga di 89 anni, i due alti dirigenti della multinazionale dell'amianto Eternit, nella cinquantesima udienza del maxi-processo per migliaia di morti in corso a Torino. Le accuse loro contestate sono di disastro ambientale doloso (per l'inquinamento e la dispersione delle fibre-killer) e omissione volontaria di cautele nei luoghi di lavoro. L'accusa ha chiesto anche tre pene accessorie: l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, l'incapacità di trattare con la pubblica amministrazione per tre anni e l'interdizione temporanea dalla direzione di imprese per dieci anni.

Guariniello: mai visto una tragedia così

"In tanti anni non avevo mai visto una tragedia come questa": lo ha detto il pubblico ministero Raffaele Guariniello durante la parte finale della sua requisitoria conclusasi con la richiesta di pene per i due imputati, lo svizzero Stephan Schmidheiny e il belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne. "Prima di pensare a quali pene chiedere - ha spiegato il pm - ho voluto rileggere le pene inflitte per i casi più gravi di disastri o di morti, tra cui i tanti morti nelle aziende amiantifere della nostra zona e anche i sette della ThyssenKrupp. Una tragedia come questa, però, non mi era mai capitata: ha colpito regioni diverse nel nostro paese, popolazioni di lavoratori e di cittadini. Continua a seminare morte e continuerà a farlo chissà per quanto".

Il più grande processo per amianto d'Europa

Quello ai vertici della Eternit è il più grande processo per amianto d'Europa. La Procura di Torino procede per migliaia di persone morte o ammalate a causa dell'amianto lavorato in quattro stabilimenti italiani della multinazionale elvetica: Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). I fatti contestati vanno dal 1952 al 2008. Le parti civili ammesse dal Tribunale sono oltre seimila, principalmente ammalati (di asbestosi, tumori e altre patologie) o parenti di vittime. Proprio i loro legali inizieranno a parlare a partire dalla prossima udienza del processo, in programma lunedì. Visto il grande numero, il presidente del tribunale Giuseppe Casalbore ha previsto che ognuno di essi potrà intervenire per non più di un quarto d'ora.

4 luglio 2011

 

 

 

Cento domande (e cento risposte)

sull'uso civile dell'atomo

di Pietro Greco | tutti gli articoli dell'autore

centrale nucleare

Il nucleare è ancora attuale, anche dopo il referendum. Sia perché l’emergenza Fukushima non è ancora rientrata. Sia perché l’atomo resta un’opzione energetica per molti paesi, a iniziare dalla Cina. Sia perché restano drammaticamente aperte quelle questioni dove il nucleare civile si sovrappone (o alcuni pensano che si sovrapponga) al nucleare militare, qual è la questione iraniana. E allora risulta una lettura preziosa e più che mai attuale quella che due giornalisti scientifici attenti alle questioni di ambiente e salute, Luca Carra e Margherita Fronte, ci propongono con il loro nuovo libro, Enigma nucleare. Cento risposte dopo Fukushima, appena uscito per l’editore Scienza Express (pagg. 160, euro 12,00).

Il libro consiste, letteralmente, di cento risposte ad altrettante domande su tutto lo scibile del nucleare civile. E si tratta di risposte documentate e "laiche", non venate da pregiudizi. Ne è un esempio la domanda 77. "A venticinque anni da Chernobyl, che conseguenze ha avuto l’incidente sulla salute delle persone"? È un tema su cui si innescano molte polemiche, fondate su analisi quantitative le più disparate. In realtà il tema è complesso. Perché è difficile individuare tutti i rapporti deterministici tra causa ed effetto nelle problematiche di ambiente e salute. Luca Carra e Margherita Fronte preferiscono citare almeno tre diverse analisi.

La prima è quella ufficiale del Chernobyl Forum, l’organismo costituito da otto agenzie specializzate delle Nazioni Unite, comprese l’IAEA (l’Agenzia internazionale per l’energia atomica), l’OMS (Organizzazione Mondiale di Sanità) e l’UNSCEAR (Comitato scientifico per lo studio degli effetti della radiazioni ionizzanti). Il rapporto le 31 vittime immediate causate dall’esplosione e i 19 lavoratori delle squadre di emergenza morti da eroi, tra il 1987 e il 2004, a causa di un’esposizione acuta alle radiazioni. Inoltre il rapporto cita i circa 4.000 casi di cancro alla tiroide nei bambini causati dall’assorbimento, nei giorni dell’incidente, di massicce dosi di iodio 131. Per fortuna il cancro alla tiroide, se prontamente diagnosticato, può essere curato. E, infatti, tra quei bambini ammalati i morti sono stati 15. In definitiva, i morti univocamente correlabili all’incidente di Chernobyl sono stati 65.

Tuttavia, a dimostrazione di quanto complessa sia la materia, il rapporto cita l’aumento dei casi di tumore tra la popolazione più esposta alla nube di Chernobyl. In particolare, la mortalità da tumore è aumentata del 13,5% nelle aree più vivine al reattore. In termini assoluti la nube radioattiva avrebbe causato 4.000 casi di morti da tumore in più rispetto ai periodi normali. Inoltre ci sarebbe un aumento di mortalità nelle zone di Ucraina, Bielorussia e Russia un po’ meno esposte. Che avrebbe causato altre 5.000 morti per tumore aggiuntive. Insomma, il totale sarebbe introno alle 9.000 vittime.

I dati, rilevano Carra e Fronte, differiscono notevolmente da quelli proposti da Greenpeace. Che parla di circa 200.000 vittime. Più di recente il National Cancer Institute degli Stati Uniti ha rilevato che i casi di cancro alla tiroide in coloro che ai tempi di Chernobyl erano bambini continuano a manifestarsi a un ritmo che non conosce flessione. Tenendo conto di questi e di altri effetti di lungo periodo, Elisabeth Cardis, del centro di epidemiologia ambientale dell’Università di Barcellona che i morti per tumore causati dall’incidente di Chernobyl potrebbero raggiungere la cifra di 25.000 entro la metà di questo secolo.

Il balletto (tragico) delle cifre ci dice quanto complessa sia la materia. Ma la loro presentazione puntuale ci dice quanto laico sia l’approccio di Luca Carra e Margherita Fronte.

È accettabile questo numero di morti? La risposta non può in alcun modo essere tecnica, ma è gioco forza culturale ed è demandata ai cittadini tutti. Gli Italiani hanno detto di no.

Tenendo conto di questo approccio, allora, è utile leggere il blocco di domande relativo al rapporto tra nucleare, ambiente, economia e società. Per cercare di rispondere al quesito che ci è stato posto anche nella campagna referendaria: in tempo di esaurimento di una risorsa (il petrolio) e di prevenzione dei cambiamenti climatici possiamo fare del nucleare come fonte energetica?

A vantaggio del nucleare, sostengono Carra e Fronte, giocano il basso consumo di territorio (il nucleare produce in media 5.600 watt per metro quadro impegnato, contro i 10 watt per metro quadro di eolico e solare) e l’essere una fonte quasi "carbon free" (le emissioni di gas serra nel ciclo dell’uranio sono comprese da 16 e 55 grammi equivalenti di CO2 per kilowattora, contro i 17/49 grammi del solare fotovoltaico, i 430/690 grammi di una centrale a ciclo combinato e i 900/1.300 grammi di una centrale tradizionale a carbone).

Il costo del nucleare è anch’esso incerto. Non c’è dubbio che in fase di normale manutenzione il kilowattora del nucleare costa meno altre fonti, in particolare di fonti rinnovabili come il solare. Ma i costi aumentano se si tiene conto del’investimento iniziale per costruire una nuova centrale. E si impennano se si tiene conto del decommissioning, ovvero della messa in sicurezza di una centrale quando ha ultimato il suo ciclo di vita.

Possiamo fare a meno del nucleare, oltre che dei combustibili fossili? Possiamo immaginare un futuro energetico fondato solo sulle "nuove rinnovabili"? Premesso che anche le "nuove rinnovabili" non sono un "pasto gratis" ma hanno molti problemi – economici ed ecologici – da risolvere, la risposta non è scontata. Tuttavia Luca Carra e Margherita Fronte citano il recente studio di Mark Jacobson (università di Stanford) e di Mark Delucchi (università della California) noto come rapporto "wind, water and solar" (WWS). Secondo i due analisti aumentando dell’1% l’attuale area occupata nel mondo da impianti per il recupero di risorse energetiche è possibile con le tecnologie oggi disponibili costruire un nuovo paradigma energetico fondato al 51% sulla fonte eolica, al 40% sulla fonte solare e al 9% sulla fonte idrica (idroelettrico, maree e onde). Ogni problema, compreso quella della mancanza di continuità delle fonti principali, potrebbe essere risolto anche attraverso l’utilizzo esteso di smart grid, di una rete altamente informatizzata e intelligente.

Credere in questa opzione per chi, come noi, ha necessità di uscire dal monopolio dei fossili senza fare ricorso al nucleare non è una possibilità. E un’assoluta necessità.

1 luglio 2011

 

 

 

 

 

 

 

Manovra, colpo alle pensioni. Tagli alle rinnovabili

tremonti, industriali

STRETTA SULLE PENSIONI

Confermato per il biennio 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps".

"Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%". È quanto prevede il testo della manovra consegnato al Quirinale. Il taglio del 30% di "tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni" presenti in bolletta torna nel testo della manovra inviato al Quirinale.

AUMENTA L'ETA' PENSIONABILE PER LE DONNE

Confermato l'intervento per l'aumento dell'età pensionabile delle donne nel settore privato. Si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032 con l'ultimo scaglione. È quanto si legge nell'articolo 18 del testo della manovra inviato al Quirinale.

TAGLI ALLE RINNOVABILI

"Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - dice l'articolo 35 - a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010".

L'entità degli incentivi, dei benefici e delle agevolazioni sarà rideterminata dal ministero dello Sviluppo su proposta dell'Autorità per l'energia entro 90 giorni.

SFORBICIATA AI FONDI CONSOB

Tagli del 20% a partire dal prossimo anno ai fondi della Consob, delle altre autorità indipendenti, del Csm e della Corte del conti. Lo prevede il testo della manovra trasmesso al quirinale. "A decorrere dall'anno 2012 - è scritto nell'articolo 5 del capitolo dedicato alla riduzione dei costi della politica e degli apparati - gli stanziamenti del consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (cnel), degli organi di autogoverno della magistratura ordinaria, amministrativa, contabile, tributaria, militare, nonchè delle autorità indipendenti, compresa la consob, sono ridotti del 20 per cento rispetto all'anno 2011".

RIDOTTI I VOLI DI STATO

I voli di Stato saranno limitati soltanto alle cinque massime cariche dello Stato, ossia al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio e al Presidente della Corte Costituzionale. Lo prevede la manovra, nel testo inviato al Quirinale. Nell'articolo, si sancisce che le eccezioni a questa regola "devono essere specificatamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato".

TAGLI AL FINANZIAMENTO PARTITI

"Un ulteriore taglio del 10%" al finanziamento dei partiti politici "cumulando così una riduzione complessiva del 30%". Lo prevede l'art. 6 della manovra inserito nel capitolo dei "tagli alla politica" del decreto della manovra che è stato consegnato al Quirinale.

IL SUPERBOLLO

A partire dal 2011, "per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt, da versare alle entrate del bilancio dello Stato". Lo prevede il testo della manovra inviato al Quirinale.

STANGATA IRAP

Stangata Irap per banche e assicurazioni. Per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie l'Irap sale al 4,65% mentre per le assicurazioni passa al 5,90%. È quanto riporta la bozza del decreto con la manovra consegnata al Quirinale.

STANGATA SUI DEPOSITI TITOLI

Il bollo che si applica alle comunicazioni relative al deposito di titoli può salire infatti fino a 380 euro se ha un ammontare complessivo a cinquantamila euro ed è gestito da una banca. L'importo varierà infatti in base al valore del "conto": dai 120 euro annuali per le comunicazioni di intermediari finanziari ai 150 per i conti inferiori ai 50 mila euro relativi a comunicazioni di depositi titoli presso banche, fino ai 380 euro annuali se si supera questa soglia. È quanto si legge nel testo della manovra inviato al Quirinale.

4 luglio 2011

 

 

 

 

 

 

 

2011-07-03

Scontri in Val Susa: "In azione Black Block"

I no Tav: abbiamo vinto. Il Colle: no alla violenza

NAPOLITANO: NO ALLA VIOLENZA

Dal capo dello Stato netta condanna della violenza, lo Stato deve vigilare. Massima solidarietà alle forze dell'ordine, bisogna intervenire con massima fermezza.

"Non si può tollerare che a legittime manifestazioni di dissenso cui partecipino pacificamente cittadini e famiglie si sovrappongano, provenienti dal di fuori, squadre militarizzate per condurre inaudite azioni aggressive contro i reparti di polizia chiamati a far rispettare la legge". Lo afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel commentare quanto sta accadendo in Val di Susa. "Quel che è accaduto in Val di Susa, per responsabilità di gruppi addestrati a pratiche di violenza eversiva, sollecita tutte le istituzioni e le componenti politiche democratiche a ribadire la più netta condanna, e le forze dello Stato a vigilare e intervenire ancora con la massima fermezza", afferma il Capo dello Stato. "Non si può tollerare che a legittime manifestazioni di dissenso cui partecipino pacificamente cittadini e famiglie si sovrappongano, provenienti dal di fuori, squadre militarizzate per condurre inaudite azioni aggressive contro i reparti di polizia chiamati a far rispettare la legge. Esprimo plauso e solidarietà alle forze dell'ordine che hanno subito un pesante numero di feriti, e confido che si accresca in Val di Susa, con chiari comportamenti da parte di tutti, l'impegno a isolare sempre di più i professionisti della violenza", conclude Napolitano.

LA MARCIA PACIFICA DEI SINDACI

La guerriglia innescata dalle frange violente nella domenica No Tav ha fatto passare in secondo piano la parte pacifica della giornata contro la Torino-Lione. Ma c'è stata anche la marcia non violenta, quella guidata dai sindaci, con le famiglie della Valle di Susa e i bambini.

Il corteo più tranquillo si era dato appuntamento di buon mattino sotto il monumentale forte di Exilles, pochi chilometri più in su rispetto a Chiomonte e alle aree che di lì a poco sarebbero divenute teatro di scontri. "Ci auguriamo che oggi non ci siano incidenti - aveva detto Antonio Ferrentino, sindaco di S.Antonino di Susa ed ex presidente della Comunità Montana - perchè se la giornata finirà senza violenze gli amministratori potranno chiedere con forza che si riapra un confronto nazionale".

Le sue speranze sono andate deluse. Ma la parte del corteo guidata dai sindaci, con lo striscione bianco rosso e verde "amministratori della Valle Susa", è sempre rimasta lontana dalle violenze. Ad aprire il corteo, subito dopo gli amministratori con la fascia tricolore, c'erano le famiglie, con molti bambini, alcuni nei passeggini: "siamo noi il futuro della Valle di Susa", recitava un cartello. Dal corteo sono stati liberati nel cielo azzurro della Val Susa palloncini colorati. Poi la marcia promossa dai 23 Comuni valsusini - tanti hanno approvato, nei rispettivi consigli comunali, delibere di contrarietà alla Tav - si è incamminata verso valle, fondendosi al bivio di Ramats con le migliaia di altri manifestanti in arrivo da Chiomonte.

Ma ha conservato una sua identità, rifiutando l'assedio al cantiere. Questa parte di manifestanti è risalita verso il centro di Chiomonte per il comizio dei sindaci al campo sportivo. Ed ha condannato, con chiarezza, le violenze scoppiate poi.

IN CAMPO SEIMILA PERSONE

Secondo le forze dell'ordine hanno partecipato alle manifestazioni di oggi in Valle di Susa, in tutto, 6.000 persone, di cui 3.000 del movimento No Tav aderenti al corteo "istituzionale" partito da Exilles e terminato a Chiomonte. Gli altri 3.000 manifestanti, invece, si apprende in Questura, sono coloro che sono giunti al sito della Maddalena, in parti uguali, da Giaglione e Ramat.

POLIZIOTTI FERITI

I rappresentanti delle forze dell'ordine feriti nei disordini scoppiati oggi in Valle di Susa intorno al cantiere della Torino-Lione sono in tutto - rende noto la Questura - 188.

IL LEADER NO TAV: ABBIAMO VINTO

"Volevamo assediare il cantiere e l'abbiamo assediato. Quindi abbiamo vinto". Lo afferma Alberto Perino, leader storico del movimento No Tav: "Abbiamo visto chi usa la violenza - aggiunge -, è chi tira i lacrimogeni ad altezza d'uomo. Abbiamo raggiunto i punti più vicini del fortilizio. Siamo riusciti a smontare le recinzioni. Siamo riusciti ad andare via tutti. Questo era un assedio e l'assedio ha funzionato benissimo. Perchè non dovremmo dire che abbiamo vinto? Adesso sanno che dovranno continuare così, che subiranno altre azioni meno grosse ma continue".

CENTO FERITI NEGLI SCONTRI

Sono circa cento i feriti, al momento, mentre la battaglia in Val di Susa continua, negli scontri tra forze dell'ordine e No Tav a Chiomonte, nell'area di 36mila metri quadrati del cantiere della linea ferroviaria Torino-Lione. Tra i feriti gravi un carabiniere a cui è scoppiata una bomba carta sulla mano e un poliziotto, colpito da un ordigno artigianale esploso in mezzo alle gambe. Anche i manifestanti parlano di un ferito grave, che ha ricevuto una pietra in faccia.

TORNA LA CALMA A CHIOMONTE

Dopo quasi due ore di guerriglia nella zona della centrale di Chiomonte, all'imbocco dell'area di cantiere, la situazione è tornata calma. Una delegazione di manifestanti, a braccia alzate, ha incontrato dirigenti e funzionari di polizia sul ponte della valle Clarea. All'incontro ha partecipato anche il consigliere regionale dei 'grillinì Davide Bono. Le forze dell'ordine hanno invitato i manifestanti a desistere dalla violenza, ricordando i 100 feriti che Polizia, Carabinieri e Gdf lamentano negli scontri della caldissima giornata No Tav. I manifestanti si sono lamentati per l'uso di lacrimogeni.

ROGHI DIETRO LA GALLERIA RAMAT

Gli antagonisti che da questa mattina stanno protestando in Valsusa, hanno appiccato il fuoco a masserizie varie dietro la galleria Ramat, rapidamente spento dai vigili del fuoco. È quanto fa afferma la questura in una nota.

FASSINO: NO ALLE PIETRE

"Non è tollerabile che la Val di Susa venga letteralmente presa in ostaggio da gruppi di violenti che hanno militarizzato la protesta e teorizzano la guerra civile. È legittimo dissentire dalla realizzazione di una grande opera pubblica ma in una democrazia lo si fa con la ragione e con le parole. Chi ricorre ai bastoni e alle pietre non deve trovare alcuna giustificazione". Così Piero Fassino, Sindaco di Torino, esprime la propria condanna per gli episodi di violenza in Val di Susa.

IL BLOG DI GRILLO

"Alla guerra si risponde con la guerra". "Oggi l'Italia migliore è in Val di Susa a difendere gli interessi del proprio Paese contro una cosca che se ne è impadronita e vuole disintegrarlo". "I poliziotti sono tutti fascisti". "Una volta c'erano gli scelbini che manganellavano, oggi ci sono i maronini". Sono alcuni dei tanti messaggi che scorrono nel blog di Beppe Grillo, inneggiando ai No Tav, attaccando i poliziotti e non solo.

GUERRIGLIA A CHIOMONTE

Continua senza sosta la guerriglia tra manifestanti e forze dell'ordine davanti alla centrale idroelettrica di Chiomonte. Gli uni scagliano pietre, bastoni e grossi petardi, le altre li allontanano con i lacrimogeni. A distanza dalla zona calda sono ancora migliaia le persone assiepate lungo le strade che portano all'area di cantiere. C'è difficoltà anche per il transito delle ambulanze.

I DIMOSTRANTI LASCIANO IL PRESIDIO

È cominciato il deflusso dei dimostranti No Tav dalla zona dei viadotti. La maggior parte dei manifestanti ha lasciato il presidio della baita e ha imboccato i sentieri che conducono a Giaglione.

BERSANI: TUTTI CONDANNINO VIOLENZE

Il segretario del Pd dice no agli equivoci: tutti devono condannare la violenza. "I fatti che avvengono in queste ore in Val di Susa con le forze dell'ordine attaccate violentemente mentre difendono il cantiere, sono allarmanti e assolutamente inaccettabili". Lo afferma il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. "Qui non si tratta più di come si fa una ferrovia - aggiunge - Qui si tratta di come funziona una democrazia. Isolare, condannare la violenza e ripudiarne ogni presunta giustificazione è un dovere elementare di tutte le forze politiche e delle persone civili. Su questo concetto non è per noi tollerabile nessun equivoco".

LA GUERRIGLIA SI INTENSIFICA

Dopo quasi cinque ore dall'inizio degli scontri al cantiere della Tav a Chiomonte, si intensifica la guerriglia al lato sud-ovest della recinzione dell'area dei lavori. I black block e militanti dei centri sociali su questo fronte sono passati da 50 a circa 200. Lanciano bombe carta, pietre e tentano di sfondare con scudi e bastoni ma si fa sempre più fitto il lancio di lacrimogeni da parte della polizia. Continuano ad arrivare, per il fronte dei No Tav, rinforzi dai boschi. Centianaia di manifestanti più pacifici presidiano sotto il viadotto, osservano e gridano "Vergogna". Sono più di mille i No Tav nell'area a sud del cantiere.

FERITI E ARRESTATI: IL BILANCIO

Al momento sono state arrestate 5 persone (3 provenienti da Modena, anarco-insurrezionalisti, pluripregiudicati per reati specifici; 1 da Padova e 1 da Bologna, antagonisti con precedenti specifici) dell'età di circa 30 anni. Tutti sono stati oggetto delle cure sanitarie del personale medico della polizia di Stato, ausiliato anche dal personale del 118. Uno degli arrestati, a seguito dei politraumi riscontrati (sospetta frattura del naso, contusioni al torace e al capo), sta per essere trasportato in elicottero presso un ospedale torinese. I feriti, al momento, delle forze dell'ordine si attestano sulle 30 unità, di cui 2 con sospette fratture, i siti web antagonisti denunciano numerosi feriti tra i manifestanti cui vengono portate le prime cure nella frazione Sant'Antonio. La questura smentisce la voce circolata sull'"utilizzo di proiettili di gomma per respingere gli antagonisti, poichè tale tipo di arma non è in dotazione alla polizia". Gli scontri vanno avanti con lanci di pietre, petardi, bombe carta, oggetti di ogni tipo e bottiglie piene di ammoniaca da parte degli antagonisti sugli agenti delle forze dell'ordine. Dall'altra parte lacrimogeni e getti di idranti verso gli antagonisti tra i boschi e nella zona dell'area archeologica, quella più critica in cui da ore si fronteggiano antagonisti e polizia. Secondo gli agenti gli antagonisti agiscono "con impostazione paramilitare, con sodali provenienti da tutta Italia e anche dall'estero, che stanno dando sfogo alla più inaudita violenza ormai focalizzata solo contro le forze di polizia".

TRECENTO MANIFESTANTI DALL'ESTERO

Sono circa 300 i manifestanti provenienti dall'estero tra quelli che stanno prendendo parte agli scontri in Valsusa, nei pressi del cantiere Tav di Chiomonte. Lo fa sapere la questura, precisando che provengono da Francia, Spagna, Austria e Germania.

SFONDATA LA RECINZIONE

Mentre continua la guerriglia tra No Tav e forze dell'ordine ai quattro lati della recinzione del cantiere, un gruppo di manifestanti è riuscito a sfondare la recinzione all'ingresso di strada dell'Avanà, la via asfaltata che conduce al punto più alto del cantiere e all'Ecomuseo. Blindati stanno scendendo lungo la strada andando incontro ai No Tav.

GRILLO: PROVE TECNICHE DI DITTATURA

Quello che sta avvenendo in Valsusa rappresenta "prove tecniche di dittatura". Lo ha detto Beppe Grillo, raggiungendo la manifestazione dei No Tav a Chiomonte. "C'è uno scorpamento tra cittadini ed istituzioni", ha aggiunto il comico genovese. "Volevo esserci - ha sottolineato - è una battaglia che con voi stiamo conducendo da tanti anni".

MANIFESTANTI NELL'AREA RECITANTATA

Alcuni manifestanti, passando attraverso i sentieri, sono riusciti a entrare nell'area transennata e hanno sventolato bandiere No Tav. È successo vicino alla centrale idroelettrica di Chiomonte dove lunedì scorso la ruspa delle forze dell'ordine era entrata in azione per abbattere le barricate dei manifestanti. Contemporaneamente altri manifestanti hanno aperto una breccia nella prima delle due recinzioni davanti alla centrale. Pochi metri più in là c'è un'altra recinzione metallica dietro la quale si trova un cordone di forze dell'ordine.

LA QUESTURA: IN CAMPO I BLACK BLOCK

Si fa sempre più dura ed agguerrita la protesta dei No Tav a Chiomonte. La polizia, presa di mira non solo con pietre, petardi, bombe carta, ma anche con pericolose bottiglie piene di ammoniaca, parla"di impostazione paramilitare da parte dell'ala oltranzista del movimento No Tav". A dare man forte all'ala più radicale del movimento, sono venuti, sempre secondo la Questura, oltre a manifestanti da tutta Italia e anche dall'estero, anche gruppi di "black block che stanno dando sfogo alla più inaudita violenza focalizzata contro le Forze di Polizia".

IL PD: PRENDRE LE DISTANZE DAI VIOLENTI

"In nessun caso il legittimo dissenso politico deve generare violenza. Quello che è sotto gli occhi di tutti è che in Val Susa ci sono due manifestazioni di dissenso totalmente diverse. C'è un dissenso pacifico e civile pienamente legittimo nei confronti di una decisione che, in tutti casi, è stata presa nelle sedi istituzionali democratiche. Ma vi è una seconda forma di antagonismo, scientificamente violento e concentrato sull'attacco alle forze dell'ordine e degli operai del cantiere della Tav a cui va la nostra solidarietà, che troverà sempre la nostra più totale contrarietà e non potrà e non dovrà mia avere nessuno spazio". Lo afferma Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Pd. "Si tratta - aggiunge - di persone che in realtà non hanno nessun reale interesse nei confronti della popolazione della Val Susa, ma sono semplicemente interessate ad una prova di forza per dimostrare l'esistenza di un antagonismo fondato esclusivamente sulla violenza. Nei confronti di queste forme di antagonismo violento ogni forza politica deve prendere le distanze".

BATTAGLIA DI ORE

Continua da oltre tre ore la battaglia al cantiere di Chiomonte tra No Tav e forze dell'ordine. Il cantiere è circondato su quattro lati. Dall'interno le forze dell'ordine tirano verso l'esterno lacrimogeni e sparano acqua dagli idranti. Diversi gruppi da una cinquantina di attivisti ciascuno attaccano a più riprese per tentare di sfondare la recinzione, già divelta in un punto, a nord del piazzale dell'area archeologica, dove sono venuti in contatto manifestanti e polizia con feriti da entrambe le parti.

QUESTURA: MANIFESTANTI LANCIANO

BOTTIGLIE CON AMMONIACA

Contro le forze di polizia i manifestanti no Tav stanno lanciando di tutto. "Continua - si legge in una nota stampa diffusa dalla questura di Torino - la dura ed agguerrita protesta con impostazione paramilitare da parte dell'ala oltranzista del movimento, con sodali provenienti da tutta Italia e anche dall'estero, che stanno dando sfogo alla più inaudita violenza ormai focalizzata solo contro le Forze di Polizia, utilizzando il peggior armamentario disponibile. Si evidenzia, oltre al lancio di pietre, petardi, bombe carta ed ogni altro oggetto atto ad offendere, anche il lancio sul personale di bottiglie piene di ammoniaca".

NUOVO TENTATIVO DI SFONDAMENTO

Ancora al contrattacco i gruppi di No Tav, quasi tutti black block in realtà, al cantiere di Chiomonte. Un primo gruppo di 50 persone, armate di bastoni, bombe carta e mazze da baseball, si è messo a correre tentando di sfondare il recinto del cantiere a sud-ovest, ma è stato respinto con lacrimogeni.

GRILLO: "SIETE DEGLI EROI"

In Valle di Susa "state facendo una rivoluzione straordinaria, siete tutti eroi, le campane suonano per tutta l'Italia che ci sta guardando attraverso la rete". Lo ha detto Beppe Grillo parlando a centinaia di manifestanti radunati a Chiomonte per la manifestazione No Tav. "La Torino-Lione è la più grande truffa del secolo - ha affermato Grillo - pensare di fare viaggiare le merci a 300 all'ora è roba da anni Settanta, il futuro è fare viaggiare meno le merci, è il regionalismo". Grillo ha poi accusato le forze dell'ordine di usare gas lacrimogeni "che sono proibiti, armi da guerra cancerogene".

ROMANO: AZIONI PARATERRORISTICHE

Saverio Romano, Coordinatore nazionale PID e ministro dell'Agricoltura, in una nota afferma: "manifestare èun diritto. Ma mettere in piedi azioni di guerriglia volte a interrompere i lavori della Tav è un atto para-terroristico che non puòpassare per una normale manifestazione di dissenso. I danni che questo genere di azioni provocano sono ingenti. Pare che ad ora siano 5 i feriti tra le forze dell'ordine. È stata messa in pericolo la vita di alcune persone, ancora non si sa quanti i feriti fra gli operai. E in Val di Susa dove è in atto un vero e proprio assedio la situazione di guerriglia con tanto di cariche lacrimogeni e lanci di massi non è sotto controllo. Un Paese come il nostro deve avere infrastrutture e vie di transito uomini e merci che consentano di essere al centro del percorso europeo. Azioni con risvolti luddisti andrebbero condannate anche da quella sinistra che finge di non vedere. Oppure Vendola Bonelli e compagni vogliono continuare a tenere ferme le lancette della storia?".

CANTIERE ASSEDIATO

Il cantiere è stato di fatto assediato dai dimostranti. Frange di No Tav lo hanno infatti raggiunto da più lati obbligando le forze dell' ordine, che hanno messo in sicurezza gli operai, a disporre l'interruzione dei lavori per evitare il peggioramento della situazione. L'unico operaio che ha riportato ferite per il lancio di una pietra è stato medicato e sta bene.

CANTIERE AVVOLTO NEL FUMO

Continuano gli scontri al cantiere di Chiomonte, non solo dal lato della montagna di Ramat, ma anche verso l'area della Val Clarea, dove è stata costruita la baita presidiata per mesi dai No Tav. Lacrimogeni vengono lanciati dalle forze dell'ordine in tutte le direzioni. Migliaia di No Tav si stanno sparpagliando nei boschi. Giovani vestiti di nero e incappucciati lanciano pietre e bombe carta. "Vergogna", urlano i No Tav dalla baita, dove i lacrimogeni non sono ancora arrivati.

SCONTRI NEI BOSCHI, PRIMI FERITI

Un fitto lancio di sassi è partito poco fa dai boschi sopra l'ex presidio della Maddalena da parte dei giovani appartenenti ai centri sociali che si sono arrampicati nei sentieri sopra il cantiere della Tav. Gli agenti hanno risposto con un fitto lancio di lacrimogeni che ha costretto i giovani ad indietreggiare. Molti di loro si stanno automedicando con soluzioni di acqua e maalox.

LACRIMOGENI CONTRO I MANIFESTANTI

Lacrimogeni sono stati lanciati dalla forze dell'ordine a difesa del cantiere della Tav dove lunedì scorso è stato sgomberato il presidio no Tav contro un gruppo di manifestanti. La difesa da parte degli agenti, dopo che la testa del gruppo di qualche centinaia di persone aveva raggiunto, attraverso i sentieri nei boschi, uno dei lati della recinzione. Centinaia di manifestanti dei centri sociali sono disseminati lungo i sentieri che portano al cantiere.

"SIAMO 50MILA"

Per i movimenti No Tav, che hanno promosso la manifestazione, alla marcia contro la Torino-Lione partecipano oltre 50 mila persone. L'interminabile serpentone umano si snoda lungo chilometri e chilometri delle strade che portano alla Maddalena e alle altre frazioni di montagna di Chiomonte.

CORTEO SEMPRE PIU' IMPONENTE

Un terzo corteo, il più corposo, in arrivo da Chiomonte, si è unito alla marcia guidata dai sindaci al bivio per Ramats, dove parte la strada che porta al cantiere della Tav. Le persone in cammino sono già oltre 10 mila. Sul cartello che indica il museo e il parco archeologico è stato scritto No Tav con la vernice rossa. Le tante bandiere del movimento classiche con la scritta rossa No Tav e la croce sul treno si mischiano con quelle di associazioni e partiti come la federazione anarchica, Prc, Sinistra Critica, Verdi, Cu, Arci, Movimento 5 Stelle, Fiom. C'è poi un tricolore italiano con la scritta No mafia. Altre centinaia di persone stanno arrivando da valle per unirsi al corteo che andrà ad assediare l'area di cantiere.

DONADI (IDV): BASTA SCONTRI

"Adesso basta scontri. Le opere strategiche per l'Italia si devono relizzare, con il consenso delle comunità locali e senza inutili prove di forza. Ora che i cantieri sono aperti, ci si sieda attorno ad un tavolo per trovare un accordo, per garantire il minor impatto ambientale possibile per la Val di Susa nonchè per individuare tutti i possibili interventi a favore dei residenti". Lo afferma il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi.

SEQUESTRATE 14 BOMBE CARTA

Quattordici bombe carta sono state sequestrate dalla polizia nel corso di una bonifica nei pressi del cantiere della Tav, in prossimità della Maddalena di Chiomonte. Il corteo istituzionale che muove da Exilles è stato regolarmente preannunciato con preavviso di manifestazione e agli stessi promotori, il Questore della provincia di Torino ha formulato puntuali prescrizioni, per garantire, nella giornata odierna, l'ordine e la sicurezza pubblica. I manifestanti, solo per oggi, potranno impegnare la strada provinciale 233 sino al ponte sulla Dora e la via Roma del comune di Chiomonte, sino al campo sportivo ove la manifestazione terminerà. Vietato l'ingresso e lo stazionamento di mezzi e persone sul resto della rete stradale che porta al cantiere della Maddalena, così come l'occupazione dei prati o della aree boschive prospicienti la viabilità del percorso autorizzato. Proibito anche l'accesso alle aree rurali raggiungibili per mezzo della viabilità interdetta. Secondo la questura sul piazzale del forte di Exilles erano presenti circa 1000 persone, in aumento, e 600 circa presso il campo sportivo di Giaglione, due dei concentramenti della manifestazione. Le forze dell'ordine hanno segnalato anche lanci di pietre, da parte di ignoti, contro gli agenti dall'area sovrastante la galleria Cels sull'autostrada A32, che per esigenze di sicurezza, dalle 10,25 è stata interdetta al traffico, da Bardonecchia a Susa, in entrambi i sensi di marcia.

IL PRIMO BLOCCO E LA VIA DEI BOSCHI

Incontrato il primo blocco delle forze dell'ordine, lo spezzone di corteo della manifestazione della Valle di Susa partito da Giaglione, ha intrapreso la via dei boschi per raggiungere la Maddalena. Pressochè continuo il passaggio di elicotteri della polizia sopra i manifestanti.

I CORTEI

Almeno un migliaio di persone si sono messe in marcia da Giaglione (Torino), in Val di Susa, per raggiungere, attraverso i sentieri di montagna, l'area in cui si sta realizzando il primo cantiere dell'alta velocità. Ai numerosi residenti nella valle si sono aggiunti gruppi di autonomi e frequentatori dei Centri sociali; alcuni manifestanti vengono da Roma, dal Veneto e anche dalla Francia. Un elicottero delle forze dell'ordine controlla dall'alto i movimenti del lungo corteo. C'è anche una sagoma tenuta alta con un bastone che raffigura il sindaco di Torino Piero Fassino con in mano una mazzetta di banconote da 500 euro, e nell'altra un fucile. Migliaia le bandiere bianche No Tav con la locomotiva nera disegnata e sopra una croce rossa. L'unico a rappresentare le istituzioni, Leonardo Capella, consigliere comunale di Meana. Tutti gli altri amministratori della valle sono al corteo di Exilles, che non è ancora partito. Per il corteo da Exilles si è scelto invece di mettere in testa bambini e ragazzi. In mano tengono lo striscione di apertura della manifestazione: un'enorme foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con la scritta "Giù le mani dalla Valsusa".

"CI RIPRENDEREMO IL CANTIERE"

Decine e decine i ragazzi vestiti nero, incappucciati e armati di caschi che si stanno preparando, nel piazzale della sede Ana, a percorrere la stradina in mezzo ai boschi che conduce all'area del cantiere. Molti vengono da Roma, dal Veneto e da altre regioni d'Italia. Ma sono tornati anche i francesi. Sono pronti, muniti di cartina, a "riprendersi" il cantiere dopo lo sgombero di una settimana fa.

L'APPELLO DI FASSINO: VIA DALLE BARRICATE

"Abbandonare le barricate": "allo stillicidio di manifestazioni e blocchi sarebbe più utile un confronto con l'Osservatorio, vigilando sul cantiere e sulla costruzione delle opere per la messa in sicurezza della Valle, insieme con i sindaci". È l'appello ai No - Tav che il sindaco di Torino Piero Fassino lancia dalle colonne di Repubblica, aggiungendo: "nessuno vuole ignorare le loro richieste, ma un conto è chiedere di essere coinvolti per fare, un conto è manifestare per impedire". "Una manifestazione democratica va guardata con rispetto e attenzione - precisa -. La marcia in Valle si è però caricata di contenuti che vanno oltre l'essere contro la Torino-Lione. A sfilare ci saranno gruppi che dicono no ad altre opere, dal Dal Molin al ponte sullo stretto di Messina. La marcia sta assumendo i connotati di una manifestazione contro qualsiasi infrastruttura moderna, si rischia una regressione culturale".

LA VEGLIA DURANTE LA NOTTE

Dopo una notte insonne all'ombra del ferro spinato (GUARDA IL VIDEO), dalle prime ore di stamattina centinaia di persone stanno affluendo in Val di Susa per partecipare alla manifestazione No Tav. Uno dei tre punti di concentramento è a Giaglione, paese da dove i dimostranti intendono partire per - affermano - "stringere d'assedio" l'area della Maddalena di Chiomonte: in quella località, infatti, si sta realizzando il primo cantiere della linea ferroviaria ad alta velocità. Fino a domenica scorsa i No Tav vi avevano un presidio con tanto di tendopoli: la struttura però era stata sgomberata dopo una prova di forza della polizia, che ora mantiene il controllo della zona con migliaia di agenti.

 

 

Sono circa cento i feriti, al momento, mentre la battaglia in Val di Susa continua, negli scontri tra forze dell'ordine e No Tav a Chiomonte, nell'area di 36mila metri quadrati del cantiere della linea ferroviaria Torino-Lione.

3 luglio 2011

 

 

 

 

Grillo: "Sono eroi". Pd contro. Verdi e Sel: no alla violenza

no tav val susa scontri box

Una "rivoluzione straordinaria", fatta da "eroi". No, un atto di "para-terrorismo", condotto da un "manipolo di esaltati e di squadristi". Mentre in Val di Susa infuria la guerriglia, volano pietre e l'aria è intrisa dal fumo dei lacrimogeni, si infiamma il dibattito politico.

Sul fronte dei no-Tav senza esitazioni resta Beppe Grillo, che da Chiomonte e La Maddalena fa rimbalzare attraverso la Rete parole di sostegno a chi protesta.

Mentre si smarcano dai "violenti", senza rinnegare la contrarietà alla Tav, Sel e Verdi, che in mattinata hanno preso parte alle manifestazioni. E la sinistra si spacca, con il Pd che condanna con forza gli scontri e con Pdl, Lega e Terzo polo si schiera dalla parte delle forze dell'ordine.

Mentre il leader di Prc, Paolo Ferrero, difende i grillini dando piena solidarietà al loro leader. Intanto, il governo conferma l'intenzione di andare avanti. Denuncia uno "Stato di polizia", Beppe Grillo. "State facendo una rivoluzione straordinaria, siete tutti eroi", incita i manifestanti della Val di Susa. Mentre il suo blog si fa megafono di chi non esita a dire: "Alla guerra si risponde con la guerra", "bisogna scatenare focolai di rivolta in tutte le maggiori città italiane". "La Torino-Lione è la più grande truffa del secolo", sostiene Grillo, che accusa la polizia di "usare gas lacrimogeni proibiti, armi da guerra cancerogene".

Di fronte alle scene degli scontri decidono invece di dissociarsi Verdi e Sel. "Condanniamo senza esitazione e con forza gli episodi di violenza, ma vogliamo un'operazione verità su un'opera che costerà un'enormità. Alla manifestazione di sicuro non c'erano nè corrotti, nè mafiosi, nè piduisti, ma tante famiglie, bambini, suore, agricoltori", sottolinea il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, che stamattina era tra loro. "Nessuno cerchi di strumentalizzare questo movimento popolare. Perciò condanniamo chiunque si sia reso protagonista di atti violenti", interviene in serata Sel, con Monica Cerutti e Michele Curto, che hanno guidato la delegazione del partito di Vendola in Val di Susa.

"Non sarà un ristretto gruppo di violenti e delinquenti a far cambiare idea al governo che intende realizzare la Tav nel rispetto degli accordi e degli impegni internazionali. La Torino-Lione è un'opera che genera sviluppo, crescita e occupazione e pertanto è prioritaria", è la risposta ferma del governo, con il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, mentre dure dichiarazioni di condanna degli scontri si levano da Pdl e Lega.

Ma è unanime la condanna dei violenti anche di Terzo polo, Pd e Idv. "In Val di Susa gli eroi sono i poliziotti e gli operai, non i manifestanti nè tantomeno i delinquenti che tirano le pietre", afferma Pier Ferdinando Casini (Udc) in risposta a Grillo. Mentre il segretario Pier Luigi Bersani sottolinea che gli "attacchi violenti" alle forze dell'ordine sono "allarmanti e assolutamente inaccettabili". "Isolare, condannare la violenza e ripudiarne ogni presunta giustificazione - aggiunge Bersani è un dovere elementare di tutte le forze politiche. Non è per noi tollerabile nessun equivoco". Intanto, da Roberto Cota (Lega), Piero Fassino (Pd) e Antonio Saitta (Pd), presidente del Piemonte, sindaco di Torino e presidente della Provincia, arriva un comunicato congiunto per esprimere solidarietà alle forze dell'ordine, una "ferma condanna" della violenza e "la volontà di andare avanti senza farsi intimorire".

3 luglio 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

2011-07-02

Rifiuti, Genova aiuta Napoli

trasferite 20mila tonnellate

napoli rifiuti box

Un primo nulla osta per il trasferimento di circa 20 mila tonnellate di rifiuti campani al di fuori della regione è giunto stamattina dalla Liguria. Lo rende noto il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo.

"Da altre 7 regioni - prosegue il ministro - si attende un analogo nulla osta per avviare i trasferimenti in altri 16 impianti fuori dalla Campania, in base alle intese che sono state già raggiunte a livello di enti locali preposti allo smaltimento dei rifiuti. Cominciano quindi ad arrivare le prime risposte positive del lavoro avvisto dalla Campania e dal Ministero dell'ambiente subito dopo l'emanazione del decreto governativo, che non rappresenta da solo, come si è sempre detto, la soluzione per il problema, ma consente di superare la criticità attuale.

Il nodo da sciogliere resta l'attivazione di un corretto ciclo dei rifiuti per il quale esistono risorse adeguate e sono stati conferiti poteri commissariali appropriati per velocizzare le procedure e per la individuazione delle discariche da attivare nella more dell'avvio degli impianti. L'alternativa a ciò che è stato fatto finora dal Governo era solo una nuova dichiarazione di stato d'emergenza. Una soluzione che, oltre a trovare seri ostacoli a livello europeo, avrebbe segnato una nuova inaccettabile sconfitta per la classe dirigente campana a tutti i livelli.

Napoli e la Campania devono invece dimostrare, con tutto il sostegno del Governo, di essere in grado di affrontare, e finalmente risolvere, il problema".

2 luglio 2011

 

 

 

 

2011-06-26

Napoli, sui rifiuti scontro tra Caldoro e Lega

Caldoro, presidente regione campania

IL J'ACCUSE DI CALDORO

"Non ci sto, non ci sto, non ci sto". Con questi tre "non ci sto" il presidente della regione Campania Stefano Caldoro commenta il coinvolgimento nell'inchiesta condotta dalla procura di Napoli in cui risulta indagato per epidemia colposa e dice di non voler pagare colpe altrui.

Il governatore ha anche annunciato di abbandonare tutti i tavoli nazionali ed istituzionali per risolvere l'emergenza rifiuti.iniziata con queste parole la conferenza stampa del presidente della Regione Campania Stefano Caldoro.

I tre "non ci sto" sono stati così spiegati: "A pagare le colpe di 15 anni di inadempienze e responsabilità dei comuni, responsabilità anche perduranti ancora oggi; a pagare le colpe dei ricatti e del boicottaggio della camorra; rispetto ai comportamenti irresponsabili, di fronte a questa emergenza nazionale, della Lega Nord".

Quella della Lega di fronte all'emergenza rifiuti "è una posizione inaccettabile. La crisi si risolve con la solidarietà", ha detto Caldoro, in una conferenza stampa sull'inchiesta rifiuti. "Se abbiamo 15 anni di ritardo, - ha spiegato - non bastano pochi mesi per superarlo. Il governo è già intervenuto nel 2008,ma dobbiamo affrontare ancora tutti insieme la situazione di crisi perchè l'emergenza è nazionale". Caldoro rivendica che la Regione Campania ha fatto "tutto quello che doveva fare. Altri non hanno fatto quello che dovevano, a partire dai comuni e dal governo, per i veti della Lega".

Caldoro ha assicurato che alla magistratura fornirà "tutti i chiarimenti necessari, anche documentali, così come ho sempre fatto quando sono stato chiamato".

Il reato contestato è quello di epidemia colposa legato ad un atto omissivo ma Caldoro ha ricordato che finora "grazie alle intese" sono state trasferite in altre province della Campania ben 100mila tonnellate di spazzatura provenienti dalla provincia di Napoli.

"La Regione ha fatto tutto quello che poteva". Lo ha detto il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro nella conferenza stampa sull'inchiesta rifiuti. La Regione, ha spiegato "ha competenze residuali. La contestazione della magistratura non è su non aver fatto quello che era competenza della Regione, ma quello di non avere attivato le procedure per un'ordinanza".

Sono i sindaci a dover fronteggiare la situazione perchè "loro sono la massima autorità sanitaria", ha detto Caldoro "Per quali motivi Nola e Portici, ad esempio, riescono a superare le crisi tenendo le strade pulite?", mentre altri, come Napoli, non "riescono a farlo".

Per Caldoro i sindaci "hanno la responsabilità di far trovare sul loro territorio le condizioni per far funzionare il ciclo. Noi daremo sostegno economico, tecnico ed anche politico per favore gli accordi nei comuni per aprire siti di trasferenza, siti di stoccaggio e discariche". "Sono loro che devono rispondere con atti adeguati al problema", ha aggiunto.

La camorra "guadagna sulla crisi e sull'emergenza rifiuti e non ha alcun interesse che il sistema funzioni". È il pensiero del governatore campano, Stefano Caldoro, espresso nel corso di una conferenza stampa indetta a Palazzo Santa Lucia a Napoli dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati per epidemia colposa da parte della Procura partenopea. "Anche quello che sta avvenendo a Napoli, come ha denunciato il sindaco de Magistris ("dietro ai roghi un'unica regia", ndr), deve far scattare l'allarme. In alcuni quartieri della città - ha spiegato con un esempio - non ci sono sacchetti, in altri si è oltre i limiti della sostenibilità, colpiti in modo assurdo dalle giacenze. Diversità - ha sottolineato - che destano sospetti. Credo che dietro ci sia la camorra e, per questo, - ha concluso - il mio è un 'nò deciso e netto a subire i ricatti dai clan".

LA LEGA CONTRATTACCA

La Lega, ha detto a chiare lettere che non voterà quello che considera un 'decreto truffà. Anticipato dalle bordate del governatore veneto Luca Zaia, in serata è arrivato come un fulmine in una tempesta già violenta il nuovo no del leader della Lega Umberto Bossi al provvedimento che, superando gli effetti di una sentenza del Tar Lazio, aprirebbe le porte per il trasferimento dei rifiuti in altre regioni.

"Napoli deve trattare con tutte le regioni - ha detto Bossi parlando nel varesotto - non può sperare in un decreto legge che scavalchi le scelte del Tar del Lazio". Al termine di un tiro alla fune sul Ticino, Bossi, che non ha replicato direttamente al governatore Stefano Caldoro che nel pomeriggio aveva evidenziato gli atteggiamenti irresponsabili della Lega di fronte a un' emergenza nazionale, ha ribadito la richiesta che il sindaco di Napoli Luigi De Magistris sia nominato commissario straordinario ai Rifiuti. "Così non scappa", ha spiegato il Senatur.

Ma la linea leghista era stata già annunciata da Zaia: "Non si tratta di mancanza di solidarietà - aveva detto il governatore -. L'emergenza rifiuti a Napoli si trascina da troppi anni. Noi li avevamo avvisati. A questo punto la spazzatura napoletana non la vogliamo, sarebbe imbarazzante".

"Irresponsabili sono una città e una regione che non riescono a far fronte ai propri rifiuti, che è il primo dovere di un'amministrazione". Replica così, il capogruppo della Lega alla Camera Marco Reguzzoni, a chi gli chiede un commento alle dichiarazioni del presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, che ha parlato di atteggiamento "inaccettabile e irresponsabile" della Lega sulla questione rifiuti.

"Il governo ha fatto molto per due volte per Napoli - ha aggiunto Reguzzoni - adesso è ora che si rimbocchino le maniche e ognuno pensi ai propri rifiuti".

Una bella grana cui dovrà dedicarsi, già da domani, il premier Berlusconi.

UNICO INDAGATO

Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, "al momento è l'unico indagato" nel fascicolo aperto dalla procura di Napoli sull'emergenza rifiuti legato "a una ipotesi d'accusa di epidemia colposa, dovuta a una presunta violazione dell'articolo 7 di una legge regionale 2010 che prevede che in caso di criticità sia il presidente della Regione a dover reperire siti fuori dalle province". A dirlo è il procuratore capo di Napoli Giovandomenico Lepore. "Noi non facciamo atti dovuti - conclude Lepore - noi facciamo inchieste".

L'ALLARME DEI PEDIATRI

"La federazione dei pediatri italiani fa sapere oggi che tra i bambini che vivono a Napoli si è registrato un aumento delle malattie respiratorie che va dal 10 al 20%. È una notizia che conferma la gravità della situazione nel capoluogo campano e i seri pericoli per la salute dei suoi cittadini. Occorre un approfondimento a livello istituzionale". Così, in una nota, il senatore del Partito democratico, Ignazio Marino. "Per questo - aggiunge - chiederò al nucleo dei Nas operativo presso la Commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale, da me presieduta, di acquisire presso l'Agenzia Regionale per la Sanità Pubblica della Campania, i dati relativi all'incidenza di alcune malattie tra la popolazione di Napoli nell'ultimo anno, per verificare se ci sia stato un incremento delle patologie infettive e non infettive, respiratorie e gastrointestinali".

26 giugno 2011

 

 

 

No Tav in piazza, Maroni: il cantiere s'ha da fare

maroni

LA SFIDA DI MARONI

Il ministro dell'interno Roberto Maroni taglia corto sul capitolo Tav: "Il cantiere si apre entro il 30. E l`opera si fa, se no diciamo addio alle centinaia di milioni del contributo Ue".

La prossima settimana - sottolinea Maroni - i lavori per la realizzazione dell`Alta Velocità ferroviaria da Torino al confine francese dovranno partire. Altrimenti il nostro Paese perderà i 672 milioni di euro promessi da Bruxelles, e soprattutto - ribadisce il ministro leghista - resterà tagliato fuori dal resto d`Europa.

Maroni rimanda al mittente le critiche ecologiste: "È stato fatto di tutto, è stato aperto un osservatorio, sono state fatte tutte le valutazioni necessarie. Ciononostante c`è un no pregiudiziale che non può essere accettato". E "chi si oppone non credo che riuscirà a fermare il cantiere, non deve farlo, perchè vuol dire arrecare un danno gravissimo soprattutto alle future generazioni, vuol dire, come è stato calcolato, far perdere due punti di Pil al Piemonte", dice Maroni. Il ministro dell`Interno non lascia così spazio ad alternative, alla vigilia di una settimana che si annuncia caldissima.

 

TAM TAM DEI NO TAV

La data-limite fissata dalla Ue è giovedì. Ma il tamtam dei No-Tav è già partito: "Siamo pronti a resistere". Questa sera una fiaccolata No Tav dal centro di Chiomonte, con partenza dalla stazione ferroviaria e diretta al presidio della Maddalena, da fine maggio base operativa degli oppositori alla Torino-Lione.

C'è anche una statua di Piero Gilardi, che rappresenta la morte, una specie di strega avvolta da un manto nero che impugna una falce con scritto "Tav, devastante, costosa e inutile". L'area occupata dai no Tav è ripartita tra più proprietari: il Comune di Chiomonte, l'Anas, privati cittadini, una cinquantina di no Tav che hanno fatto colletta per comprarne due porzioni. Ltf (la Lyon Turin Ferroviaire) società responsabile della parte comune dei lavori italo-francese, nei giorni scorsi ha assegnato i primi lavori di preparazione del cantiere ad un'associazione temporanea di imprese formata dalle Italcoge dei fratelli Lazzaro e da Martina.

Un modo, secondo gli organizzatori, per mantenere un clima pacifico, mentre è ormai questione di giorni o forse ore il blitz delle forze dell'ordine per smantellare il presidio e dare avvio ai cantieri. Lunedì mattina a Torino, presso la sede di Confindustria Piemonte, la presidente Mariella Enoc si confronterà con politici e imprenditori proprio sui temi delle infrastrutture. All'ordine del giorno ovviamente la Tav.

LA LETTERA DEI SINDACI NO TAV

Mentre in Valle di Susa ormai si aspetta che scatti l'ora X dell'inizio dei lavori per il tunnel geognostico della Maddalena, propedeutico alla costruzione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, i sindaci No Tav cercano l'ultima mediazione e scrivono al ministro dell'Interno Roberto Maroni. "Le chiediamo di non dare l'ordine di sgomberare con la forza gli uomini e le donne della Val Susa, che quotidianamente e con orgoglio difendono i beni reali e comuni: la terra, la salute, l'acqua, l'aria e - non ultimo - il denaro pubblico".

È questo l'appello che è partito da amministratori locali e rappresentanti di liste civiche, alla vigilia della settimana decisiva per sbloccare la situazione in Valle di Susa, visto che nei giorni scorsi l'Unione Europea ha chiesto all'Italia certezze sull'avvio dei lavori entro il 30 giugno, pena la perdita dei fondi stanziati da Bruxelles.

Nella lettera aperta è spiegato che ciò che ha portato alla nascita di liste civiche del movimento No Tav "è stato il naturale evolversi di una necessità impellente di trovare uno spazio rappresentativo e di partecipazione più diretta". In vent'anni si legge ancora nella lettera il movimento è cresciuto non solo nei numeri, ma anche nella consapevolezza di essere dalla parte giusta e di non sentirsi rappresentato nè da destra nè dalla sinistra. "Una sinistra troppo sicura di sè, convinta che il movimento No Tav stesse comodamente sotto il suo cappello e una destra miope che ha puntualmente avvallato questa tesi hanno portato una valle intera a trovarsi politicamente o forse per scelta orfana di rappresentanza politica".

Gli amministratori No Tav lamentano poi nella lettera che "da parte dei vari governi si è tentato in ogni modo di ridurre il problema a mera questione di ordine pubblico, invocando la maggioranza silenziosa nei confronti di qualche centinaio di facinorosi anarco-insurrezionalisti". Ma i fatti, si legge nella missiva a Maroni, dimostrano che "la minoranza di qualche centinaio diventa nei momenti più importanti" senza bisogno di una macchina organizzativa alle spalle "una massa di decine di migliaia di persone indignate, in grado di prendere decisioni collettive condivise".

PREOCCUPAZIONI PER IL BLITZ

"Quando il dialogo lascia spazio all'uso della forza, la politica perde la sua autorevolezza. Chi si rifà alla democrazia non può legittimare l'uso di qualsiasi violenza": lo ha detto Monica Cerutti, caprogruppo di Sinistra e Libertà nel Consiglio regionale del Piemonte e componente della Direzione nazionale del partito, commentando la situazione in Val di Susa. Cerutti esprime preoccupazione per il "presunto blitz che potrebbe scattare nelle prossime ore per sgombrare il presidio di Chiomonte". "Non possiamo accettare - aggiunge - che la Torino-Lione venga derubricata come mera questione di ordine pubblico. Ci deve essere spazio per il dialogo, per comprendere le ragioni delle parti, con la consapevolezza che le migliaia di persone che si stanno ritrovando a Chiomonte non sono poche decine di facinorosi. L'uso della forza - conclude - segnerebbe un arretramento inaccettabile rispetto alla partecipazione democratica dopo la celebrazione del popolo dei referendum".

 

"Rivolgiamo un appello a tutti affinché prevalga il dialogo. Le istituzioni dello Stato dovrebbero in questo senso dare l'esempio e farsi portatori di istanze di ascolto e di mediazione, non di annunci preoccupanti e di forzature pericolose". Così Armando Petrini, segretario regionale piemontese della Federazione della sinistra, in una nota, a proposito dell'imminente avvio dei lavori della linea ferroviaria Torino-Lione a Chiomonte, in val di Susa.

"Senza esprimere pareri circa le posizioni dell'una e dell'altra parte, riteniamo necessario ribadire l'importanza di creare le condizioni migliori perché la legittima promozione del proprio punto di vista sull'avvio dei lavori persegua sempre vie e strumenti legali e democratici, rifuggendo da ogni forma di violenza diretta o indiretta, non diventando un problema di ordine pubblico, ma di esercizio concreto di democrazia". Così un comunicato dell'Ufficio pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Torino a poche giorni - o a poche ore - dall'inizio dei lavori al cantiere di Chiomonte, presidiato da centinaia di no Tav da oltre un mese.

L'APPELLO

"Una soluzione sbagliata e controproducente". Così è stato definito l'intervento delle forze dell'ordine deciso per sgomberare il presidio di Chiomonte, in modo da dar avvio ai cantieri della Maddalena, da una quindicina di esponenti della cultura, della Chiesa e del mondo sindacale, che hanno sottoscritto un appello per chiedere di sospendere l'inizio dei lavori per aprire un tavolo di confronto.

A firmare l'appello, intitolato "Fermatevi", sono stati: Paolo Beni, Marcello Cini, Luigi Ciotti, Beppe Giulietti, Maurizio Landini, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Luca Mercalli, Giovanni Palombarini, Valentino Parlato, Livio Pepino, Carlo Petrini, Rita Sanlorenzo, Giuseppe Sergi, Alex Zanotelli. Al di là delle opinioni diverse sulla necessità di potenziare il trasporto ferroviario, nell'appello si sottolinea: "La costruzione della linea ad alta capacità Torino-Lione (e delle opere ad essa funzionali) non è una questione (solo) locale e l'opposizione delle popolazioni interessate non è un semplice problema di ordine pubblico". "Si tratta, al contrario, di questioni fondamentali che riguardano il nostro modello di sviluppo e la partecipazione democratica ai processi decisionali" si legge nell'appello in sostegno dei No Tav. "Per questo, unendoci ai diversi appelli che si moltiplicano nel Paese, chiediamo alla politica e alle istituzioni un gesto di razionalità - viene chiesto - si sospenda l'inizio dei lavori e si apra un ampio confronto nazionale (sino ad oggi eluso) su opportunità, praticabilità e costi dell'opera e sulle eventuali alternative". In un momento di grave crisi conclude l'appello "riesaminare senza preconcetti decisioni assunte venti anni fa è segno non di debolezza ma di responsabilità e di intelligenza politica".

26 giugno 2011

 

 

 

 

2011-06-24

Rifiuti: Napoli brucia, Berlusconi promette

Brucia Napoli. Bruciano le sue strade invase nuovamente dall'immondizia. Bruciano le zone periferiche, la provincia. I cassonetti, i sacchetti, e gli animi bruciano – quelli dei cittadini, stremati dal caos in città, e quelli degli amministratori, che cercano di far fronte all'emergenza.

La nottata è stata infernale. Cominciata con un blocco della circolazione per via dello sversamento di sacchetti sulla carreggiata in via Foria, una delle arterie cittadine più frequentate. L'immondizia è stata rimossa da Asia, società del comune addetta alla raccolta. I vigili del fuoco, poi, sono intervenuti per una sessantina di roghi appiccati a cumuli di spazzatura e cassonetti in città e nell'hinterland.

La situazione non è migliorata col sorgere del sole. Due blocchi stradali impediscono la circolazione in via De Ruggiero a Bagnoli e in via dello Scirocco a Poggioreale, sempre con rifiuti sulla carreggiata. Chiusa anche la tangenziale di Agnano, in entrambe le direzioni.

Per far fronte a questa situazione – sono oltre 50 ormai gli interventi dei vigili del fuoco – è in corso a Roma, presso la sede del ministero dell'Ambiente, l'incontro fra il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e il ministro Stefania Prestigiacomo sull'emergenza rifiuti nel capoluogo campano.

Si tratta della prima riunione ufficiale fra il Governo e il nuovo sindaco Idv eletto lo scorso mese di maggio. De Magistris si è dichiarato pronto ieri a dichiarare lo stato di emergenza sanitaria per la città e disporre scorte armate per lo sgombero delle strade dai rifiuti che stanno sommergendo la città, accusando il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di non aver fatto più nulla per far fronte all'emergenza a fronte degli impegni assunti.

Al Governo si è rivolto direttamente anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, con una lettera al quotidiano napoletano 'il Mattinò ha sollecitato il Governo a intervenire con un decreto senza ulteriori indugi.

E da Bruxeles è arriavata la risposta del premier: "Sì, certamente, affronteremo il problema dei rifiuti" nel prossimo Consiglio dei ministri. è un tema che "è già sul tavolo da giorni e su cui abbiamo iniziato dei precisi approfondimenti". Lo ha detto Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles al termine del Consiglio europeo, rispondendo a chi gli chiede se nel prossimo cdm sarà discusso anche un decreto per l'emergenza rifiuti a Napoli.

Il neosindaco attacca. "Diversi ambienti - ha denunciato il sindaco di Napoli oggi in una intervista- vogliono che Napoli resti sotto la spazzatura" e questo o perché "vogliono la vera e propria emergenza per specularci sopra politicamente o rispondono ad altri interessi poco leciti". E non c'entra tanto la Lega "se il Governo approva il decreto la spazzatura di Napoli va nelle regioni del Centro e del Sud che si sono già dichiarate disponibili ad accettarla, non in quelle del Nord".

Se poi oggi la situazione non si sbloccasse, ha detto, "adotteremo misure per garantirci l'autosufficienza. Non posso dire quali ma assicuro che non avranno un impatto negativo né sulla salute dei cittadini né sull'ambiente". Perché il piano c'è, specie per la differenziata, "grazie anche al Presidente della Regione Caldoro abbiamo sbloccato dieci milioni di euro immediatamente spendibili" ma "se non togliamo queste 2300 tonnellate che giacciono in strada non possiamo partire con il ciclo ordinario".

24 giugno 2011

 

 

 

 

De Magistris: Napoli abbandonata

Colpa dei veti della Lega

Proteste, blocchi stradali, roghi nella notte, strade invase da montagne putrescenti che emanano odori nauseabondi. Napoli resta in pieno caos, sul fronte dell'emergenza rifiuti.

A Roma il premier ha incontrato una delegazione del Pdl campano: incontro durante il quale, dicono alcuni dei presenti, Berlusconi avrebbe detto "come sempre dovrò intervenire io, vedo che de Magistris non ce l'ha fatta in cinque giorni".

E la risposta del sindaco non si fa attendere. "Berlusconi fa sorridere, ha abbandonato Napoli a se stessa". "Il governo si è girato dall'altra parte a causa dei veti della Lega nord, non varando il decreto che, invece, sarebbe suo dovere varare", ha detto De Magistris, in un post e in un video pubblicati sul suo profilo Facebook e sul suo sito spiega quanto sta accadendo sul fronte rifiuti nel capoluogo campano.

De Magistris sottolinea che quanto avvenuto è "per ragioni prima morali e poi politiche. Dunque - ha aggiunto - fa sorridere quanto dichiarato oggi dal presidente del Consiglio che, più di tutti, porta il peso di una colpa politica, ossia di aver abbandonato Napoli a se stessa imponendo solo stagioni emergenziali che non hanno prodotto alcun miglioramento sul fronte rifiuti, escluso quello del forziere economico delle cricche dell'incenerimento e dello smaltimento illecito".

Il Governo prepara una "iniziativa istituzionale", assicura il presidente della Provincia Luigi Cesaro dopo un colloquio con il premier.

Si spacca intanto il Consiglio regionale: con i voti della sola maggioranza, e l'opposizione che esce dall'aula al momento del voto, passa una risoluzione per chiedere che la città di Napoli apra una sua discarica, e nella quale si dice sì all'ipotesi di riattivare l'impianto di Macchia Soprana, nel Salernitano.

Questa idea, che sarebbe stata discussa anche negli incontri romani del Pdl, vede nettamente contrario il presidente della Provincia di Salerno, Edmondo Cirielli, che guida anche la commissione difesa della Camera. Si profila dunque un nuovo caso politico, dal momento che Cirielli nei giorni scorsi aveva minacciato di lasciare il Pdl se non fosse stato approvato dal Governo il decreto, bloccato dalla Lega, per consentire i trasferimenti dei rifiuti campani fuori regione.

Napoli, intanto, annaspa in mezzo a circa 2.400 tonnellate di spazzatura e i cinque giorni durante i quali secondo il sindaco De Magistris la città sarebbe stata ripulita, sono scaduti. "Il nostro piano è stato sabotato, chiaro che stiamo toccando equilibri consolidati. Forze oscure si stanno mettendo di traverso", dice de Magistris.

L' esasperazione dei cittadini intanto si sta traducendo in azioni clamorose: nella scorsa notte sono stati appiccati 30 roghi poi spenti dai vigili del fuoco e nella serata di ieri, a pochi passi da piazza del Plebiscito, i residenti dei Quartieri Spagnoli con guanti tute bianche monouso e mascherine sulla bocca, hanno prelevato i sacchetti dai vicoli per disseminarli lungo la centralissima via Toledo, strada simbolo della città trasformata in discarica. Una situazione di degrado che allarma ogni giorno di più gli esperti.

"Se entro 24-36 ore, con le temperature che stanno continuando a crescere, non sarà rimossa la spazzatura dalle strade di Napoli credo si possano creare gli estremi per la chiusura degli esercizi commerciali, dei ristoranti, delle rivendite alimentari e, addirittura, ritengo sia messa in pericolo anche l'abitabilità di alcuni quartieri della città e di alcuni comuni della provincia", avverte la professoressa Maria Triassi, docente di Igiene nell'Università Federico II, e direttore del Dipartimento di Igiene ospedaliera.

Intanto il presidente della Provincia di Napoli, Cesaro, ha incassato in mattinata l'ok del Tar della Campania alla sua richiesta di sospensione dell'ordinanza del sindaco di Caivano Antonio Falco che impediva l'utilizzo del sito di trasferenza. Ma la popolazione di Caivano, fa sapere Falco, "è amareggiata e pronta a difendere il territorio contro nuovi sversamenti del 'tal qualè proveniente da Napoli". Gli altri due siti autorizzati dalla Provincia di Napoli ad Acerra, rimangono, invece, ancora inaccessibili.

Al termine di un comitato provinciale per l'ordine pubblico, in prefettura, si decide l'attivazione di un nucleo di pronto intervento dedicato all'emergenza e il potenziamento dei dispositivi di prevenzione. L'attesa sarà lunga: in base all'intesa di ieri tra Comune, Provincia e Regione facendo ricorso alla solidarietà delle altre province campane serviranno almeno 15-20 giorni per ritornare alla normalità.

 

La situazione in città è drammatica. Il Pd di Napoli chiede al Governo nazionale lo stato di emergenza per il precipitare della crisi rifiuti. "I parlamentari campani del Pd hanno presentato una proposta di decreto legge per dichiarare lo stato di emergenza per i rifiuti a Napoli e in Campania", si legge in una nota del partito.

VIDEO: COSI' I RIFIUTI VENGONO LASCIATI IN STRADA

"È necessario - prosegue la nota - intervenire con urgenza per evitare una catastrofe e per tutelare la salute dei cittadini. Governo, Regione, Province e Comuni facciano la propria parte e decidano per le proprie responsabilità. Il Pd sosterrà lo sforzo per trovare le soluzioni e non aggravare ulteriormente la situazione".

"Oramai abbiamo superato le 20mila tonnellate - dichiara il commissario regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli - per le strade di Napoli e provincia. Se continua così a fine settimana arriveremo a 30mila. Siamo sull' orlo di una insurrezione popolare. Al corso Vittorio Emanuele e Salita Tarsia ad esempio la spazzatura ho occupato una intera carreggiata per cui si procede in alcuni tratti a senso alternato. Non siamo ottimisti per la risoluzione di questa ennesima crisi per questo chiediamo al neo Sindaco De Magistris e a tutti gli amministratori che hanno migliaia di tonnellate per le strade delle loro città di emettere subito una ordinanza, come propone Legambiente, che vieti da subito l' uso dei monouso".

Da giorni la sua trattoria era assediata dai cumuli di spazzatura ed i miasmi che ne scaturiscono ed oggi, con i rifiuti che hanno in pratica ostruito le vie di accesso al locale, ha chiuso la sua attività spiegando su un cartello affisso sulla serranda abbassata le ragioni del gesto " Mi vergogno di stare aperto con questo scempio". Così Vincenzo Coppa, il giovane titolare della trattoria 'Antica Caprì ha gettato la spugna e dopo solo quattro mesi di attività, nella quale l'intera famiglia aveva investito i risparmi, ha deciso di lasciar perdere.

"Avevo messo in questa iniziativa tutta l'energia dei miei ventitrè anni convincendo mio padre, che ha lavorato in questa strada per anni, ad aprire un ristorante tutto nostro. Oggi - dice rammaricato mentre fissa il cartello sulla serranda - sono deluso e devo dar ragione a chi, cercando di dissuadermi, mi diceva che a Napoli e soprattutto qui ai Quartieri Spagnoli non sarà mai possibile migliorare le cose".

21 giugno 2011

 

 

 

 

 

 

2011-06-17

Emergenza rifiuti a Napoli

la rivoluzione di De Magistris

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Nelle stesse ore in cui Napoli affanna sotto il peso dell'ennesima recrudescenza dell'emergenza rifiuti, la giunta di Luigi de Magistris presenta quella che lo stesso sindaco definisce "la rivoluzione" in materia di spazzatura: più differenziata, riciclaggio, recupero di materiali, raccolta porta a porta, campagna di informazione ai cittadini a partire da luglio.

Il tutto seguendo la logica europea - spiega il vicesindaco Tommaso Sodano, che ha la delega all'ambiente - per cui "chi più inquina più paga" prevedendo invece premialità per chi differenzia. Soprattutto, il sindaco e il suo vice ribadiscono il no all'inceneritore di Napoli Est per il quale, però, la gara è già partita. "Non diciamo solo dei no ma anche tanti sì - sottolinea Sodano - a partire dagli impianti di compostaggio".

Il primo, fa sapere, è già pronto, quello di Caivano, "che è fermo e nel quale si potranno portare 35mila tonnellate di organico all'anno". Altri due saranno realizzati con "risorse proprie" del Comune oppure attraverso partecipazione pubblico-privata.

"Portare fuori regione l'organico - dice ancora Sodano - costa alle casse del Comune 6 milioni di euro l'anno". "Ci stiamo assumendo in poche ore responsabilità che altri non hanno preso in tanti anni - ricorda de Magistris prima di raggiungere la Prefettura di Napoli per prendere parte a un vertice con Regione Campania, Provincia di Napoli, Asl e Arpac per affrontare possibili interventi dopo la mancata approvazione da parte del Governo del decreto sui rifiuti. - Sono scelte storiche quelle che abbiamo già fatto e qualora da questo incontro non dovessero emergere notizie confortanti, siamo pronti ad adottare anche altri provvedimenti".

Per rendere esecutive nel più breve tempo possibile queste scelte, de Magistris ha annunciato in conferenza stampa la nuova composizione del consiglio di amministrazione dell'Asia, azienda speciale del Comune addetta alla raccolta dei rifiuti: presidente è Raphael Rossi, manager torinese che collaborò all'avvio della raccolta porta a porta nel quartiere dei Colli Aminei.

Confermato Daniele Fortini nel ruolo di amministratore delegato, new entry Raffaele Del Giudice di Legambiente Campania. La prima riunione è prevista per questa sera. Entro 90 giorni, l'Asia metterà a punto il piano che è stato illustrato da Sodano. "A settembre contiamo di partire con il porta a porta nei quartieri Vomero, Posillipo, Barra, Ponticelli e Scampia, coinvolgendo 325 mila cittadini, successivamente la differenziata sarà poi allargata a tutta la città". Nel frattempo, nei quartieri che non saranno interessati dall'inizio dal porta a porta gireranno delle isole ecologiche mobili.

Tra le novità, nei nuovi bandi per le mense scolastiche comparirà il divieto di utilizzare usa e getta, quello della pubblicità postale "non indirizzata" (i volantini normalmente lasciati nelle cassette delle lettere) e il rafforzamento dell'ordinanza che vieta la vendita di frutta e ortaggi con il fogliame. Sarà poi incentivato l'uso dell'acqua pubblica, "anche con le bollicine" per ridurre la quantità di bottiglie. "Abbiamo parlato di questo con l'Arin, (società che gestisce le risorse idriche di Napoli ndr) - informa Sodano - e chiederemo di avere 10 nuove fontane pubbliche". Sul fronte del recupero dei materiali, si comincerà dal legno per il quale sono stati presi i primi contatti con la società "Rilegno" e per la carta e in questo caso si lavorerà con il Comieco.

Stop alle auto blu per gli assessori della giunta comunale di Napoli. Al massimo i componenti della squadra di governo potranno godere del 'benefit' di un motorino rigorosamente elettrico.

Parola del sindaco Luigi de Magistris. Parlando durante la prima seduta del Consiglio comunale, il neo primo cittadino ha annunciato tagli alle spese di rappresentanza e alle spese inutili. "Nei prossimi giorni ci sarà l'eliminazione delle auto assegnate agli assessori - ha detto - non avranno più le cosiddette auto blu, ma se vogliono, un motorino elettrico.

Altrimenti verranno in ufficio Comune a piedi oppure con i mezzi pubblici. La macchina - ha aggiunto - verrà utilizzata solo quando ci saranno esigenze di servizio e per compiti istituzionali". Forte riduzione, inoltre, degli incarichi esterni dirigenziali: "Voglio valorizzare al massimo le competenze, le professionalità, le energie, la passione e la napoletanità delle persone che lavorano all'interno del Comune di Napoli. Quindi - ha spiegato de Magistris - una razionalizzazione degli incarichi perché dobbiamo risparmiare denaro pubblico".

E in materia di difesa dell'ambiente, il sindaco ha anche annunciato una forte pedonalizzazione del centro storico: "Chiuderemo gradatamente intere aree della città al traffico. Non solo per una scelta politica, ma anche perché è un dovere. Il sindaco - ha spiegato - è responsabile cittadino della sanità e a Napoli c'è un aumento di malattie cardiorespiratorie, quindi, è mio compito garantire tutte le condizioni affinché Napoli abbia un'aria pulita".

In autunno il centro storico sarà "completamente chiuso al traffico", ma "non con quella chiusura allegra cui certe volte siamo stati abituati. Le deroghe ci saranno solo per chi ne ha effettivamente diritto. Non ci saranno eccezioni per nessuno", ha concluso.

16 giugno 2011

 

 

2011-04-05

Fukushima, la Tepco risarcirà

tutte le città evacuate

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fukushima, cimitero

La Tepco, la società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima Daiichi in Giappone, ha annunciato che darà circa 240mila dollari di risarcimento (20 milioni di yen) a ogni città vicina all'impianto interessata dall'ordine di evacuazione. A dare la notizia è stato il presidente di Tepco, Takashi Fujimoto, che ha anche aggiunto che una città ha rifiutato il risarcimento perché in disaccordo con questo approccio. Non sono stati forniti ulteriori dettagli.

5 aprile 2011

 

 

 

Si allarga il buco dell'ozono

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mondo ozono

Il buco dell'ozono continua ad allargarsi a causa della persistenza nell'atmosfera di sostanze inquinanti.

Lo riferisce l'Organizzazione meteorologica mondiale (Omm). "Le osservazioni compiute dal suolo e attraverso palloni aerostatici al di sopra dell'Artico oltre che da satelliti rivelano che la colonna di ozono ha registrato una diminuzione di circa il 40% in questa zona tra l'inizio dell'inverno e la fine del mese di marzo", ha spiegato l'Omm in un comunicato.

"Il precedente record sulla diminuzione di ozono era del 30% sui quattro mesi invernali", ha precisato l'organizzazione, la cui sede è a Genova.

5 aprile 2011

Vedi tutti gli articoli della sezione "Ambiente"

 

 

 

 

 

2011-04-04

Fukushima, colorante nella falla

Tepco: "Acqua radiottiva in mare"

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fukushima

I lavoratori della centrale di Fukushima Daiichi, in Giappone, hanno provato stamattina a usare un colorante lattiginoso per individuare il percorso dell'acqua altamente radioattiva che si sta sversando nel Pacifico dalla falla di 20 centimetri scoperta sabato. L'acqua radioattiva si sta raccogliendo intorno alle turbine dei tre reattori danneggiati della centrale impedendo agli operai di accendere i sistemi di raffreddamento.

La Tepco, società che gestisce l'impianto, ha proposto di pompare l'acqua radioattiva in cisterne e sta considerando l'ipotesi di trasportarla poi in un'area di stoccaggio. Il gestore della centrale nucleare di Fukushima, la Tepco, ha deciso di riversare nell'oceano le oltre 11.500 tonnellate di acqua radioattiva che si sono accumulate nel corso delle operazioni di raffreddamento dei reattori. Lo ha reso noto l'agenzia giapponese Jiji.

 

4 aprile 2011

 

 

 

 

 

 

2011-04-03

Fukushima, trovati morti due operai

che lavoravano nella centrale

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fukushima

Due operai della centrale nucleare di Fukushima scomparsi l'11 marzo dopo il terremoto e lo tsunami sono stati ritrovati morti. I cadaveri dei due, di 21 e 24 anni, sono stati recuperati mercoledì scorso, dopo il drenaggio dell'acqua contaminata che aveva invaso un sotterraneo. In una conferenza stampa, la Tepco ha spiegato che i suoi due dipendenti avevano riportato gravi ferite e sarebbero morti per annegamento. Dall'autopsia, eseguita dopo la decontaminazione, sembra che siano morti un'ora dopo il terremoto. Erano addetti alla manutenzione delle turbine del reattore numero 4.

3 aprile 2011

 

 

 

 

 

2011-04-02

Giappone, trovata la perdita

da cui esce l'acqua radioattiva

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Fukushima da smantellare

È stata individuata la perdita al reattore numero due della centrale nucleare di Fukushima dalla quale fuoriesce acqua radioattiva che si riversa in mare. Lo ha reso noto la Tepco, la società che gestisce l'impianto, spiegando che il livello di radioattività nella vasca di contenimento è di mille millisievert all'ora. La Tepco verserà del cemento nella vasca per sigillare la crepa.

La compagnia, dopo diverse verifiche, ha spiegato di aver trovato acqua radioattiva in uscita da un pozzo di calcestruzzo lesionato, parte del reattore n.2. Le radiazioni, misurate in 1.000 millisievert/h, creano problemi anche alla messa a punto di interventi efficaci che, secondo l'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, prevedono un'iniezione di cemento per tappare la perdita. Allo stesso tempo, l'Agenzia ha spiegato che sono in corso accertamenti per verificare l'integrità delle condutture degli altri reattori.

2 aprile 2011

 

 

2011-03-30

Fukushima, scompare nel nulla

il capo della Tepco

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fukushima

Dileguato, scomparso nel nulla. Dalla conferenza stampa del 13 marzo scorso, in cui apparve in pubblico per spiegare il disastro dei reattori di Fukushima chiedendo scusa al popolo giapponese, Masataka Shimizu, responsabile della Tepco, la società che gestisce gli impianti nucleari devastati dal terremoto e dal sisma, è diventato un uomo invisibile. L'imbarazzo dei portavoce della compagnia che continuano a negarlo al telefono, spiegando che il manager è vittima di una "leggera malattia" non aiuta certo a fermare la ridda di voci che lo descrivono scappato dal Paese, ricoverato in ospedale o, addirittura, già morto suicida, nella migliore tradizione dei kamikaze.

Nel prestigioso grattacielo di Tokyo, The Tower, dove abita, non si vede da due settimane, e il portiere del lussuoso stabile non sa più cosa rispondere alle domande dei giornalisti. Di fatto ricomparire ora, tiro al bersaglio dei politici, degli esperti che sottolineano ogni giorno di più le mancanze della società nel gestire gli impianti, degli azionisti che vedono andare a picco le azioni del gruppo, ma soprattutto di una popolazione sottoposta a livelli di radioattività fuori norma da settimane, non sarebbe adeguato. Ma è certo che per molti il licenziamento del manager più odiato del Continente asiatico non basterà a placare gli animi.

29 marzo 2011

 

Fukushima, parziale fusione

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fukushima

GIAPPONE, IL PUNTO DI OGGI

Continua a crescere l'allarme radioattività in Giappone: al reattore numero 2 della centrale giapponese di Fukushima i livelli sono 100 mila volte superiori alla norma, a causa, probabilmente, dalla parziale fusione delle barre di combustibile nucleare. Lo ha ammesso il portavoce del governo, Yukio Edano. La Tepco, la società che gestisce l'impianto, ieri aveva reso noto che la soglia massima era stata superata di 10 milioni di volte. Poi si è corretta: 1.000 millisievert/ora, appunto 100 mila volte oltre la norma. Il portavoce dell'agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, Hidehiko Nishiyama, ha spiegato che l'esposizione a questo livello di radiazioni "per 4 ore aumenta il rischio di morte entro 30 giorni". i lavoratori all'opera presso il reattore sono stati costretti all'evacuazione immediata. L'Aiea ha anche riferito della fuoriuscita di fumo bianco dai reattori 1 e 4. Dal primo reattore, ha comunicato l'agenzia atomica, è stata rilevata la presenza di iodio 131, cesio 137 e cesio 134 a pari livelli di quelli registrati nel reattore 3, che lo scorso giovedì provocò il ferimento dei tre operai.

BILANCIO VITTIME: 10.489 MORTI

Stamane è stata registrata al largo delle coste nordorientali del Giappone una nuova scossa sismica di magnitudo 6,5. mentre sale a 10.489 morti e 16.621 dispersi il bilancio del terremoto/tsunami che l'11 marzo ha devastato le coste orientali nipponiche. Ne dà notizia la polizia nazionale, precisando che nella prefettura di miyagi si contano 6.333 vittime, ad iwate 3.152 e a fukushima 946, dove ancora mancano all'appello migliaia di residenti.

SONDOGGIO: CRESCE CONSENSO PER PRIMO MINISTRO

Un'indagine pubblicata dall'agenzia Kyodo news ha inoltre rivelato che il 58% dei cittadini giapponesi condanna la risposta del governo alla crisi nucleare di Fukushima, mentre il 39,3% approva l'intervento delle autorità nipponiche. In un sondaggio telefonico condotto su scala nazionale l'agenzia ha anche appurato che il consenso verso il primo ministro Naoto Kan è cresciuto di 8,4 punti percentuali rispetto ai primi di febbraio.

REVOCATO ALLARME TSUNAMI

L'allarme tsunami è stato diffuso e revocato dopo breve tempo per la prefettura di Miyagi: secondo le autorità giapponesi il sisma - il cui epicentro si trovava a oltre 17 chilometri di profondità - è da considerarsi una replica di quello dell'11 marzo, dato che è avvenuto nella stessa regione dell'Oceano Pacifico.

SENDAI, TIMORI PER UN NUOBO TSUNAMI

Una scossa di magnitudo 6,5 sulla scala Richter è stata avvertita nel nord est del Giappone al largo dell'isola di Honshu, secondo il sito dell'Istituto americano di geofisica (Usgs). La scossa è stata registrata alle 07:23 locali (le 00:23 in Italia). L'epicentro, secondo l'Usgs, è stato localizzato a una profondità di 10 chilometri a 133 chilometri al largo di Sendai, la città semidistrutta dal sisma di magnitudo 9 e dal successivo tsunami che avevano investito il Giappone l'11 marzo scorso. L'Agenzia meteorologica nipponica ha lanciato l'allarme tsunami alle 07:27 locali limitatamente alla prefettura di Miyagi. Sul suo sito Internet, l'Agenzia informa che l'altezza delle onde anomale dovrebbe aggirarsi intorno agli 0,5 metri.

RADIAZIONI 100MILA VOLTE SUPERIORI, NON 10 MILIONI

La Tepco ha corretto il valore delle radiazioni registrate oggi al reattore n.2 di Fukushima, dall' iniziale 10 milioni di volte superiore alla norma, erroneamente dichiarato in precedenza, a 100.000 volte, un livello comunque pericoloso e tale da giustificare l'evacuazione dei tecnici. Lo riferisce l'agenzia Kyodo.

L'ALLARME AL REATTORE 2: IL NOCCIOLO

I dati resi noti oggi dall'Autorità giapponese per la sicurezza nucleare industriale (Nisa) confermano che nel reattore numero 2 della centrale di Fukushima 1 è avvenuta la parziale fusione del nocciolo. Le misure, fornite per la prima volta dalla Nisa, si riferiscono all'acqua confinata nel circuito interno di raffreddamento del reattore, isolata perciò dall'ambiente esterno. Esperti italiani in contatto con la Nisa spiegano che in condizioni normali i livelli di radioattività dell'acqua di raffreddamento di un reattore nucleare sono molto più bassi e contengono azoto radioattivo e trizio. In questo caso i valori sono più elevati per la presenza di altri radionuclidi, che confermano ulteriormente la parziale fusione del nocciolo, già rilevata nei giorni scorsi. Per eseguire le misure è stato necessario "estrarre" un campione di acqua dal circuito interno di raffreddamento del reattore. Il personale che ha svolto questa operazione è stato fatto evacuare immediatamente, come prevedono le regole per la sicurezza, per ridurre al minimo i tempi di esposizione e quindi l'accumulo di radiazioni nell'organismo.

La radioattività dell'acqua al reattore n.2 della centrale di

Fukushima è estremamente elevata ed è pari a 10 milioni di volte i livelli normali. Lo riferisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l'evacuazione immediata dei tecnici al lavoro. Il livello di iodio-131 presente nel reattore n.2 è estremamente alto, al punto da far ipotizzare all'Agenzia che l'acqua possa essere legata in qualche modo al nocciolo, visto che la radioattività registrata è di 1.000 millisievert/ora. L'emergenza contaminazione sale mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio oggi era il programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempie ed evitare così ulteriori ritardi. Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare quando lo iodio è salito a 1.850 volte i limiti legali nelle acque immediatamente vicine all'impianto di Fukushima.

GESTORE TEPCO SI SCUSA: NOSTRE STIME SBAGLIATE

Dopo la diffusione della notizia da parte dell'Agenzia per la sicurezza, Tepco, il gestore della centrale nucleare di Fukushima, si scusa e ammette errori nella stima di concentrazione di sostanze radioattive nel reattore.

NUCLEARE: ROMA E BERLINO IN PIAZZA

L'effetto Fukushima temuto dalla cancelliera Angela Merkel raggiunge la Germania: oltre 200mila tedeschi hanno manifestato ieri chiedendo uno stop immediato a tutte le 17 centrali nucleari del paese. Oggi intanto si vota nel Baden Wuerttemberg, nella Renania-Palatinato, e nel Land di Stoccarda. Protesta contro il nucleare ieri, affiancata a quella in favore dell'acqua pubblica, anche in Italia: a Roma sono scesi in piazza in 300 mila.

28 marzo 2011

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* Greenpeace: "Radioattività pari a Chernobyl"

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2011-03-28

Fukushima, parziale fusione

Nuova scossa di terremoto

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fukushima

GIAPPONE, IL PUNTO DI OGGI

Continua a crescere l'allarme radioattività in Giappone: al reattore numero 2 della centrale giapponese di Fukushima i livelli sono 100 mila volte superiori alla norma, a causa, probabilmente, dalla parziale fusione delle barre di combustibile nucleare. Lo ha ammesso il portavoce del governo, Yukio Edano. La Tepco, la società che gestisce l'impianto, ieri aveva reso noto che la soglia massima era stata superata di 10 milioni di volte. Poi si è corretta: 1.000 millisievert/ora, appunto 100 mila volte oltre la norma. Il portavoce dell'agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, Hidehiko Nishiyama, ha spiegato che l'esposizione a questo livello di radiazioni "per 4 ore aumenta il rischio di morte entro 30 giorni". i lavoratori all'opera presso il reattore sono stati costretti all'evacuazione immediata. L'Aiea ha anche riferito della fuoriuscita di fumo bianco dai reattori 1 e 4. Dal primo reattore, ha comunicato l'agenzia atomica, è stata rilevata la presenza di iodio 131, cesio 137 e cesio 134 a pari livelli di quelli registrati nel reattore 3, che lo scorso giovedì provocò il ferimento dei tre operai.

BILANCIO VITTIME: 10.489 MORTI

Stamane è stata registrata al largo delle coste nordorientali del Giappone una nuova scossa sismica di magnitudo 6,5. mentre sale a 10.489 morti e 16.621 dispersi il bilancio del terremoto/tsunami che l'11 marzo ha devastato le coste orientali nipponiche. Ne dà notizia la polizia nazionale, precisando che nella prefettura di miyagi si contano 6.333 vittime, ad iwate 3.152 e a fukushima 946, dove ancora mancano all'appello migliaia di residenti.

SONDOGGIO: CRESCE CONSENSO PER PRIMO MINISTRO

Un'indagine pubblicata dall'agenzia Kyodo news ha inoltre rivelato che il 58% dei cittadini giapponesi condanna la risposta del governo alla crisi nucleare di Fukushima, mentre il 39,3% approva l'intervento delle autorità nipponiche. In un sondaggio telefonico condotto su scala nazionale l'agenzia ha anche appurato che il consenso verso il primo ministro Naoto Kan è cresciuto di 8,4 punti percentuali rispetto ai primi di febbraio.

REVOCATO ALLARME TSUNAMI

L'allarme tsunami è stato diffuso e revocato dopo breve tempo per la prefettura di Miyagi: secondo le autorità giapponesi il sisma - il cui epicentro si trovava a oltre 17 chilometri di profondità - è da considerarsi una replica di quello dell'11 marzo, dato che è avvenuto nella stessa regione dell'Oceano Pacifico.

SENDAI, TIMORI PER UN NUOBO TSUNAMI

Una scossa di magnitudo 6,5 sulla scala Richter è stata avvertita nel nord est del Giappone al largo dell'isola di Honshu, secondo il sito dell'Istituto americano di geofisica (Usgs). La scossa è stata registrata alle 07:23 locali (le 00:23 in Italia). L'epicentro, secondo l'Usgs, è stato localizzato a una profondità di 10 chilometri a 133 chilometri al largo di Sendai, la città semidistrutta dal sisma di magnitudo 9 e dal successivo tsunami che avevano investito il Giappone l'11 marzo scorso. L'Agenzia meteorologica nipponica ha lanciato l'allarme tsunami alle 07:27 locali limitatamente alla prefettura di Miyagi. Sul suo sito Internet, l'Agenzia informa che l'altezza delle onde anomale dovrebbe aggirarsi intorno agli 0,5 metri.

RADIAZIONI 100MILA VOLTE SUPERIORI, NON 10 MILIONI

La Tepco ha corretto il valore delle radiazioni registrate oggi al reattore n.2 di Fukushima, dall' iniziale 10 milioni di volte superiore alla norma, erroneamente dichiarato in precedenza, a 100.000 volte, un livello comunque pericoloso e tale da giustificare l'evacuazione dei tecnici. Lo riferisce l'agenzia Kyodo.

L'ALLARME AL REATTORE 2: IL NOCCIOLO

I dati resi noti oggi dall'Autorità giapponese per la sicurezza nucleare industriale (Nisa) confermano che nel reattore numero 2 della centrale di Fukushima 1 è avvenuta la parziale fusione del nocciolo. Le misure, fornite per la prima volta dalla Nisa, si riferiscono all'acqua confinata nel circuito interno di raffreddamento del reattore, isolata perciò dall'ambiente esterno. Esperti italiani in contatto con la Nisa spiegano che in condizioni normali i livelli di radioattività dell'acqua di raffreddamento di un reattore nucleare sono molto più bassi e contengono azoto radioattivo e trizio. In questo caso i valori sono più elevati per la presenza di altri radionuclidi, che confermano ulteriormente la parziale fusione del nocciolo, già rilevata nei giorni scorsi. Per eseguire le misure è stato necessario "estrarre" un campione di acqua dal circuito interno di raffreddamento del reattore. Il personale che ha svolto questa operazione è stato fatto evacuare immediatamente, come prevedono le regole per la sicurezza, per ridurre al minimo i tempi di esposizione e quindi l'accumulo di radiazioni nell'organismo.

La radioattività dell'acqua al reattore n.2 della centrale di

Fukushima è estremamente elevata ed è pari a 10 milioni di volte i livelli normali. Lo riferisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l'evacuazione immediata dei tecnici al lavoro. Il livello di iodio-131 presente nel reattore n.2 è estremamente alto, al punto da far ipotizzare all'Agenzia che l'acqua possa essere legata in qualche modo al nocciolo, visto che la radioattività registrata è di 1.000 millisievert/ora. L'emergenza contaminazione sale mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio oggi era il programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempie ed evitare così ulteriori ritardi. Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare quando lo iodio è salito a 1.850 volte i limiti legali nelle acque immediatamente vicine all'impianto di Fukushima.

GESTORE TEPCO SI SCUSA: NOSTRE STIME SBAGLIATE

Dopo la diffusione della notizia da parte dell'Agenzia per la sicurezza, Tepco, il gestore della centrale nucleare di Fukushima, si scusa e ammette errori nella stima di concentrazione di sostanze radioattive nel reattore.

NUCLEARE: ROMA E BERLINO IN PIAZZA

L'effetto Fukushima temuto dalla cancelliera Angela Merkel raggiunge la Germania: oltre 200mila tedeschi hanno manifestato ieri chiedendo uno stop immediato a tutte le 17 centrali nucleari del paese. Oggi intanto si vota nel Baden Wuerttemberg, nella Renania-Palatinato, e nel Land di Stoccarda. Protesta contro il nucleare ieri, affiancata a quella in favore dell'acqua pubblica, anche in Italia: a Roma sono scesi in piazza in 300 mila.

28 marzo 2011

 

 

 

 

 

2011-03-27

Fukushima, nocciolo in parte fuso

Radioattività, stime sbagliate

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fukushima

TEPCO: RADIAZIONI 100MILA VOLTE SUPERIORI, NON 10 MILIONI

La Tepco ha corretto il valore delle radiazioni registrate oggi al reattore n.2 di Fukushima, dall' iniziale 10 milioni di volte superiore alla norma, erroneamente dichiarato in precedenza, a 100.000 volte, un livello comunque pericoloso e tale da giustificare l'evacuazione dei tecnici. Lo riferisce l'agenzia Kyodo.

L'ALLARME AL REATTORE 2: IL NOCCIOLO

I dati resi noti oggi dall'Autorità giapponese per la sicurezza nucleare industriale (Nisa) confermano che nel reattore numero 2 della centrale di Fukushima 1 è avvenuta la parziale fusione del nocciolo. Le misure, fornite per la prima volta dalla Nisa, si riferiscono all'acqua confinata nel circuito interno di raffreddamento del reattore, isolata perciò dall'ambiente esterno. Esperti italiani in contatto con la Nisa spiegano che in condizioni normali i livelli di radioattività dell'acqua di raffreddamento di un reattore nucleare sono molto più bassi e contengono azoto radioattivo e trizio. In questo caso i valori sono più elevati per la presenza di altri radionuclidi, che confermano ulteriormente la parziale fusione del nocciolo, già rilevata nei giorni scorsi. Per eseguire le misure è stato necessario "estrarre" un campione di acqua dal circuito interno di raffreddamento del reattore. Il personale che ha svolto questa operazione è stato fatto evacuare immediatamente, come prevedono le regole per la sicurezza, per ridurre al minimo i tempi di esposizione e quindi l'accumulo di radiazioni nell'organismo.

La radioattività dell'acqua al reattore n.2 della centrale di

Fukushima è estremamente elevata ed è pari a 10 milioni di volte i livelli normali. Lo riferisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l'evacuazione immediata dei tecnici al lavoro. Il livello di iodio-131 presente nel reattore n.2 è estremamente alto, al punto da far ipotizzare all'Agenzia che l'acqua possa essere legata in qualche modo al nocciolo, visto che la radioattività registrata è di 1.000 millisievert/ora. L'emergenza contaminazione sale mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio oggi era il programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempie ed evitare così ulteriori ritardi. Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare quando lo iodio è salito a 1.850 volte i limiti legali nelle acque immediatamente vicine all'impianto di Fukushima.

GESTORE TEPCO SI SCUSA: NOSTRE STIME SBAGLIATE

Dopo la diffusione della notizia da parte dell'Agenzia per la sicurezza, Tepco, il gestore della centrale nucleare di Fukushima, si scusa e ammette errori nella stima di concentrazione di sostanze radioattive nel reattore.

NUCLEARE: ROMA E BERLINO IN PIAZZA

L'effetto Fukushima temuto dalla cancelliera Angela Merkel raggiunge la Germania: oltre 200mila tedeschi hanno manifestato ieri chiedendo uno stop immediato a tutte le 17 centrali nucleari del paese. Oggi intanto si vota nel Baden Wuerttemberg, nella Renania-Palatinato, e nel Land di Stoccarda. Protesta contro il nucleare ieri, affiancata a quella in favore dell'acqua pubblica, anche in Italia: a Roma sono scesi in piazza in 300 mila.

27 marzo 2011

 

 

Greenpeace: "A Fukushima radioattività pari a Chernobyl"

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fukushima

Uno studio commissionato dalla sezione tedesca di Greenpeace a Helmut Hirsch, esperto di sicurezza nucleare, sostiene che l'incidente alla centrale giapponese di Fukushima "ha già rilasciato un tale livello di radioattività da essere classificato di livello 7, secondo l'International Nuclear Event Scale (Ines)". È il livello massimo di gravità per gli incidenti nucleari, raggiunto in precedenza solo durante l'incidente a Chernobyl del 1986.

Lo comunica Greenpeace, secondo cui "lo studio del Dr. Hirsch, che si basa sui dati pubblicati dall'Agenzia Governativa Francese per la Protezione da Radiazioni (Irsn) e dall'Istituto Centrale di Meteorologia Austriaco (Zamg), ha rilevato che la quantità totale di radionuclidi di iodio-131 e cesio-137, rilasciata a Fukushima tra l'11 e il 13 marzo 2011, equivale al triplo del valore minimo per classificare un incidente come livello 7 nella scala Ines".

Greenpeace ha inviato in Giappone un gruppo di esperti che da oggi inizieranno a monitorare i livelli di contaminazione radioattiva intorno alla zona di evacuazione per valutare la reale portata di rischio per la popolazione locale. "Fin dall'inizio della crisi nucleare a Fukushima, sembra che le autorità stiano sottovalutando sia i rischi che l'estensione della contaminazione radioattiva. Siamo venuti qui a Fukushima per fare un'analisi trasparente e indipendente sulla reale contaminazione radioattiva dell'area e sui rischi per la salute pubblica" afferma Jan van de Putte, team leader di Greenpeace e consulente in sicurezza radioattività. "Sommando i rilasci di radiazione da tutti i reattori dell'impianto di Fukushima-daiichi, è ovvio che si è raggiunto il livello 7 nella scala Ines. È probabile che la quantità totale di radiazione equivale al triplo del valore minimo per classificare un incidente come livello 7. Il rilascio di radioattività, infatti, è 100.000 TBq (TeraBequerel) per ogni reattore, dunque si tratta di tre incidenti di scala 7".

26 marzo 2011

 

2011-03-25

Fukushima, nella centrale

acqua molto radioattiva

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giappone terremoto donna mascherina box

Nella centrale nucleare di Fukusima la situazione pare non sbloccarsi. Anzi: è stata rilevata acqua altamente radioattiva nei quattro reattori che presentano più problemi, pari a 10.000 volte i livelli normali. Lo riporta l'agenzia Kyodo, citando la Tepco, secondo cui ci sono vasche di 40-150 centrimetri di profondità con acqua tossica.

 

Mentre Taiwan e Corea del sud bloccano l'import di alimenti da zone vicine alla centrale nucleare giapponese di Fukushima, il gestore dell'impianto fa sapere che la vasca del reattore n.3 , che contiene barre di combustibile, potrebbe essere danneggiata. Rottura che invece l'Agenzia sicurezza nucleare giapponese esclude.

Intanto, l'Agenzia per la sicurezza indica che potrebbe salire da 5 a 6 (su 7 gradi) la valutazione della crisi dell'impianto di Fukushima n.1, dopo la raccolta di dati sui livelli di radiazione nelle regioni limitrofe. Dal vertice Ue arriva il via libera agli stress test nelle centrali europee.

Un livello anomalo di radioattività è stato rilevato per la prima volta in verdure provenienti da Tokyo. L'ha comunicato oggi il ministero della Sanità nipponico. Cesio radioattivo, a un livello che spera quello previsto dalla legge, è stato scoperto ieri in un vegetale a foglie verdi, il "komatsuna", che è coltivato in un centro di ricerca di Edogawa, alla periferia di Tokyo, a 250 km dalla centrale Fukushima-1, danneggiata dal devastante terremoto/tsunami di due settimane fa e centro del peggiore incidente nucleare dai tempi di Chernobyl. La televisione pubblica Nhk ha rivelato che sul komatsuna sono stati rilevati 890 becquerel per chilogrammo di cesio radioattivo. Il limite di legge è 500 becquerel. Le autorità nipponiche hanno vietato all'inizio della settimana la vendita di diverse verdure provenienti da quattro prefetture più vicine a Fukushima. Il primo ministro Naoto Kan, inoltre, ha ordinato test sugli alimenti su altre sei prefetture, alcune delle quali fanno parte della Grande Tokyo, una megalopoli da 35 milioni di abitanti. Inoltre, livelli anomali di radioattività erano stati trovati nei giorni scorsi anche nell'acqua corrente della capitale nipponica, poi tornati ieri nei limiti.

25 marzo 2011

 

 

Nucleare e incubo Fukushima: anche

governo Parigi chiede studio su sicurezza

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IMG

Rischi d'inondazione, terremoti, blackout elettrici, arresto del sistema di raffreddamento, gestione operativa delle situazioni accidentali: sono i cinque punti fondamentali su cui verterà l'analisi dell'Autorità di sicurezza nucleare (Asn) sulle centrali nucleari francesi voluta dal premier Francois Fillon in seguito all'incidente di Fukushima in Giappone.

Le prime conclusioni - si legge nel comunicato diffuso da Matignon - sono previste entro la fine dell'anno. "È essenziale per i francesi - ha detto il primo ministro - disporre di un'informazione trasparente, affidabile e disponibile il prima possibile sulle conseguenze della catastrofe in Giappone". Questo studio è "complementare" alle pratiche di sicurezza già messe in opera dalla Asn, ha continuato Fillon, e dovrà permettere di constatare, "installazione per installazione, se si rendono necessari dei miglioramenti".

24 marzo 2011

 

Voltafaccia di Merkel su Libia e nucleare

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merkel sorridente 304

Un'astensione sull'intervento militare in Libia e un voltafaccia quasi a 360 gradi sull'energia nucleare: la cancelliera tedesca Angela Merkel va controcorrente rispetto a molti dei suoi partner internazionali, ma la sua posizione su due tra i temi più critici del momento sembra essere dettata più dalla paura di una sconfitta alle prossime regionali che da una strategia politica ponderata.

Il 2011, un anno denso di importanti elezioni, è già cominciato male per la Cdu della Merkel, che ha perso Amburgo il 20 febbraio e nei sondaggi continua a indietreggiare. Per questo, se le cose non miglioreranno in fretta, anche alla luce di una continua ascesa dei Verdi spinta dalle proteste contro il nucleare, quest'anno rischia di segnare il destino della cancelliera anche alle politiche 2013. Tra esitazioni e ripensamenti, per la leader conservatrice si avvicina l'ora della verità, cioè le elezioni regionali di domenica prossima nel Baden-Wuerttemberg (Sud), che secondo l'opposizione potrebbero trasformarsi in un vero referendum sulla stessa leadership della Merkel.

La cancelliera, scrive una parte della stampa tedesca, soffre di una crisi di credibilità che difficilmente riuscirà a superare nell'immediato futuro. Con il suo voto di astensione sulla Libia al Consiglio di sicurezza Onu, la Merkel si è tenuta lontana dall'intervento militare, forse memore delle proteste dei cittadini contro la guerra in Afghanistan. Allo stesso tempo, spinta dalla protesta seguita al disastro di Fukushima, ha fatto una rapida marcia indietro sull'energia atomica. Una conversione, questa, culminata nell'annuncio di ieri, secondo cui "più presto la Germania uscirà dal nucleare, meglio sarà". Un annuncio, questo, che è coinciso con l'ennesima conferma dell'ascesa dei Verdi nel paese che ospita ben 17 centrali atomiche.

Il partito, che domenica potrebbe sottrarre alla Cdu il Baden-Wuerttemberg insieme alla Spd - dopo quasi 60 anni di governo conservatore - è al 20% su base nazionale, contro il 33% dell'Unione. I Verdi, quindi, raddoppiano rispetto alle politiche 2009 (10,7%), mentre la Cdu-Csu rimane al palo. Ma soprattutto, un'eventuale alleanza Spd-Verdi otterrebbe 7 punti in più rispetto alla maggioranza (45% contro 38%). E preoccupa la Merkel anche la debolezza ormai cronica della Fpd, che domenica scorsa è uscita dal Parlamento della Sassonia-Anhalt ed è ferma al 5% a livello federale (14,6% nel 2006). Secondo il capogruppo della Spd al Bundestag, Frank-Walter Steinmeier, l'astensione sulla Libia e la decisione di controbilanciarla con un impegno maggiore in Afghanistan (300 soldati per le missioni con aerei-radar Awacs) fanno parte della tattica da campagna elettorale della coalizione di governo.

Da parte sua, Claudia Roth, co-presidente dei Verdi, attacca la politica nucleare della maggioranza definendola "cinica e immorale". In attesa di domenica, quando si voterà anche nella Renania-Palatinato, i cittadini tedeschi scelgono la piazza, dove sabato manifesteranno di nuovo contro il nucleare: a Berlino, Amburgo, Monaco di Baviera e Colonia, sono attese oltre 100mila persone.

24 marzo 2011

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2011-03-20

Paura a Fukushima, nuovo allarme dal reattore 3

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giappone terremoto donna mascherina box

GIAPPONE, TUTTI I VIDEO

BILANCIO TSUNAMI:

PIU' DI 20MILA MORTI E DISPERSI

Ha superato quota 20mila il numero dei morti e dei dispersi nel terremoto e nello tsunami che l'11 marzo hanno devastato il Giappone. La polizia ha aggiornato il bilancio ufficiale a 8.133 morti e 12.272 dispersi. È probabile che i numeri finali siano ancora più alti, perchè nella sola prefettura di Miyagi sono state stimate più di 15.000 vittime.

NUOVO ALLARME DAL REATTORE 3

Nuovo allarme alla centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto-tsunami dell'11 marzo scorso. A preoccupare i tecnici è il reattore 3, il più danneggiato, dove è aumentata notevolmente la pressione. L'Agenzia per la sicurezza nucleare ha riferito che i tecnici della Tepco hanno intenzione di aprire una valvola ma l'operazione potrebbe causare un'ulteriore fuga radioattiva.

A FUKUSHIMA ANCORA

ACQUA SUI REATTORI

Il Dipartimento dei Vigili del fuoco di Tokyo ha prolungato l'orario di attività delle autopompe speciali che sparano acqua contro il reattore 3 della centrale di Fukushima. I tecnici hanno cominciato oggi a sparare acqua contro il reattore alle 14 locali (ore 6 in Italia) e avrebbero dovuto interrompere alle 21 (ore 14 in Italia), dopo aver sparato 1.000 tonnellate d'acqua per raffreddare il reattore. Invece l'operazione continuerà fino alle 00.30 di domani (le 16.30 in Italia).

RADIOATTIVI LATTE E SPINACI

VICINO A FUKUSHIMA

Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Lo ha reso noto oggi il portavoce del governo giapponese Yukio Edano.

TORNA L'ENERGIA PER IL RAFFREDDAMENTO

Torna l'energia: è necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento nella centrale di Fukushima. Quasi 11.000 le persone ancora disperse Già 200mila sfollati da area entro i 20 chilometri.

TRACCE DI IODIO RADIOATIVO NELL' ACQUA A TOKYO

Tracce di iodio radioattivo sono state trovate nell'acqua di rubinetto a Tokyo e in altre aree limitrofe. Lo riferisce l'agenzia Kyodo.

SCIAME SISMICO,TERREMOTO MAGNITUDO 6,1 A NORD DI TOKYO

Continua la lunga scia di repliche al devastante terremoto/tsunami che ha colpito otto giorni fa il nordest del Giappone. Alle 18.56 locali (10.56 in Italia) nella parte nord della prefettura di Ibaraki, a nord di Tokyo, è stato avvertito un sisma di magnitudo di 6,1 gradi. L'afferma la televisione pubblica nipponica Nhk. Il sisma dell'11 marzo ha avuto magnitudo 9. In seguito al moto tellurico di oggi non c'è pericolo di tsunami. Non risultano danni alle persone.

BILANCIO UFFICIALE SALE A 18.690 TRA MORTI E DISPERSI

È di 18.690 tra morti e dispersi il bilancio ufficiale del terremoto e dello tsunami in Giappone. Lo riporta la polizia spiegando che cono 7.320 i morti accertati e 11.370 le persone mancanti all'appello. Il bilancio ufficiale della polizia nazionale normalmente non include le stime locali. La prefettura di Miyagi aveva parlato di 10.000 dispersi solo nella città di Ishinomaki mentre la tv Nhk stamane ha citato altre 10mila persone mancanti all'appello del porto di Minamisanriku.

CAVO ELETTRICO CONNESSO A FUKUSHIMA, A BREVE ENERGIA

Un primo cavo elettrico è stato connesso a uno dei reattori della centrale di Fukushima anche se l'elettricità non è stata ancora ripristinata. Gli ingegneri sono al lavoro per cercare di far ripartire il sistema di raffreddamento attraverso la ripresa del collegamento elettrico in tutti reattori. Il cavo è stato collegato al momento al reattore numero due. Secondo gli esperti dell'agenzia nucleare se tutto andrà bene l'elettricità potrà essere ripristinata completamente in tutti i reattori domani. In giornata l'elettricità dovrebbe essere ripristinata nei reattori 1, 2 ,5 e 6 mentre domenica dovrebbe essere riattivata nei reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina.

FUKUSHIMA-1, SOTTO I 100° TEMPERATURA PRIMI 4 REATTORI

Stanno avendo successo gli sforzi dei soldati e dei tecnici per raffreddare i reattori della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata l'11 marzi dal devastante terremoto/tsunami che ha colpito il nordest del Giappone. Secondo quanto ha riferito oggi in conferenza stampa il ministro della Difesa nipponico Toshimi Kitazawa, i primi quattro reattori della centrale, sarebbero a temperature inferiori ai 100 gradi. Lo riporta la televisione pubblica Nhk. Per quanto riguarda invece i reattori 5 e 6, che erano fermi al momento dell'incidente e che hanno finora presentato meno problemi, la Nhk ha riferito che, secondo le autorità, sono o sono stati "raffreddati". Al reattore 6 è in funzione un impianto di raffreddamento, al 5 è stato effettuato un raffreddamento attraverso pompe diesel. I tecnici sperano di riuscire a riabilitare l'erogazione dell'energia elettrica alla centrale, per far ripartire su tutti e sei i reattori l'impianto di raffreddamento d'emergenza, a breve. I cavi sono ormai connessi, manca l'avvio dell'erogazione. Dopodiché, bisognerà capire se l'impianto funziona. Nel frattempo, si continua a sparare senza posa un getto d'acqua contro il reattore 3. Il governo ha definito "stabile" la situazione.

FUKUSHIMA, CAVO CONNESSO ALLA CENTRALE

I tecnici sono riusciti a connettere un cavo ad uno dei reattori della centrale di Fukushima 1 danneggiata, ma l'elettricità ancora deve essere ripristinata, secondo la società che gestisce la centrale.

PREMIER CERCA DI COINVOLGERE OPPOSIZIONE IN GOVERNO

Il primo ministro giapponese Naoto Kan, espressione del Partito democratico (Minshuto), ha chiesto al leader del Partito liberaldemocratico (Jiminto), principale espressione dell'opposizione, di entrare nel governo come vicepremier con delega alla gestione delle politiche per la ricostruzione dal devastante terremoto/tsunami dell'11 marzo. Il presidente del Jiminto Sadakazu Tanigaki ha declinato l'offerta. Lo riferisce oggi la televisione pubblica Nhk. Ieri Kan aveva lanciato un appello alla solidarietà per ricostruire in senso d'unità il Giappone dopo la catastrofe di otto giorni fa. Tanigaki, pur respingendo l'offerta, ha assicurato la massima collaborazione dei liberaldemocratici nella Dieta (il parlamento nipponico) e nel paese.

EVACUAZIONE PER PAZIENTI IN AREA 20-30 KM DA FUKUSHIMA-1

Oltre mille pazienti ricoverati in ospedali che si trovano nell'area tra i 20 e i 30 km dalla centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal devastante terremoto/tsunami dell'11 marzo, sono stati evacuati oggi. L'ha annunciato il ministero della Sanità di Tokyo. La decisione è stata presa a scopo precauzionale. "L'operazione deve essere condotta con estrema attenzione perché certi pazienti sono molto malati. Richiede uno o due giorni", ha detto Yasunori Wada, un responsabile del ministero. Il governo ha già evacuato circa 200mila persone in un raggio entro 20 km dalla centrale.

NUCLEARE: VERONESI, SÌ MORATORIA MA NON RINNEGO L'ATOMO

"La politica per sua natura può avere ripensamenti, la scienza deve invece pensare più a fondo". È la premessa da cui parte l'oncologo Umberto Veronesi, presidente dell'Agenzia per il nucleare, che in un intervento pubblicato oggi su un quotidiano nazionale precisa le sue ragioni di una "pausa di riflessione" sul nucleare, pur non rinnegando l'atomo. L'ex ministro della Salute afferma che la lezione di Fukushima, "il primo grave incidente di progettazione nucleare della storia", impone di "rivedere la strategia nella progettazione degli impianti nucleari". "Il che non vuol dire - prosegue - ripensare o tornare sui propri passi, ma capire il problema alla radice, avere il coraggio di riconoscerlo e sforzarci di superarlo. Se è vero che senza l'energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà, non dobbiamo fare marcia indietro, ma andare avanti, ancora più in là, con la conoscenza e il pensiero scientifico". La scelta dell'energia nucleare è per Veronesi "inevitabile" e quel che occorre è "garantirne al massimo la sicurezza per l'uomo e l'ambiente". "Abbiamo per anni sostenuto che gli impianti di ultima generazione sono sicuri - prosegue - e con un rischio di incidente vicino allo zero. Oggi il Giappone ci impone di riconsiderare criticamente questa convinzione". Per l'oncologo andrebbero studiati meglio anche reattori più piccoli e modulari versus le centrali di grossa taglia. Fukushima impone anche di pensare "fuori dalle logiche nazionali. È evidente ora che i piani energetici devono essere discussi a livello internazionale. In Italia - conclude Veronesi - ci troviamo nella circostanza favorevole di partire da zero e quindi di poter scegliere, senza fretta, il modello strategico migliore".

ACQUA A GETTO CONTINUO PER FREDDARE I REATTORI

Getti d'acqua continui per raffreddare i reattori nucleari: è questa la nuova strategia decisa dal ministero della Difesa giapponese per tentare di impedire la fusione del nocciolo nell'impianto di Fukushima. "Invece di gettare acqua a ondate successive, vogliamo avviare un'operazione che ci permetta di iniettare continuamente acqua nei reattori", ha spiegato il portavoce del ministero, Toshimi Kitazawa. Questa mattina le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a lanciare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina. Un aiuto potrebbe arrivare dal fatto che è stato possibile ripristinare l'elettricità nel sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di riattivare le pompe di raffreddamento dell'impianto. In giornata l'elettricità è tornata nei reattori 1,2 ,5 e 6 mentre domenica dovrebbe essere riattivata nei reattori 3 e 4. Intanto i livelli di radioattività superiori ai limiti legali sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki e per questo sono state avviate ricerche per rintracciare dove siano stati venduti.

RADIOATTIVITÀ ANORMALE IN LATTE E SPINACI

Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Lo ha affermato il portavoce del governo giapponese Yukio Edano in una conferenza stampa.

FUKUSHIMA, RIPRISTINO ENERGIA ELETTRICA IN 4 REATTORI

L'Agenzia di sicurezza nucleare ha annunciato per oggi il ripristino dell'alimentazione elettrica nei reattori 1,2,5 e 6 e per domani quella nei reattori 3 e 4 della centrale nucleare di Fukushima. L'alimentazione di energia elettrica si era interrotta automaticamente nella centrale al momento del sisma di magnitudo 9 che ha colpito l'11 marzo scorso il Giappone. I danni causati dallo tsunami seguito al terremoto hanno impedito che venisse ripristinata l'elettricità, necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. "Abbiamo previsto di ripristinare l'elettricità sabato nei reattori 1 e 2, così anche per quelli 5 e 6 - ha detto un funzionario dell'agenzia - la corrente sarà ripristinata domenica nei reattori 3 e 4".

TETTI BUCATI IN 2 REATTORI FUKUSHIMA CONTRO ESPLOSIONI

Sui tetti degli edifici dei reattori 5 e 6 della centrale nucleare di Fukushima sono stati praticati dei fori per evitare esplosioni di idrogeno. Lo ha annunciato oggi il gestore dell'impianto, l'azienda elettrica Tokyo Electric Power (Tepco). "Nel timore di un accumulo di idrogeno nei reattori 5 e 6, Tepco ha praticato tre fori da 3 a 7,5 centimetri nei tetti" dei loro edifici, ha dichiarato un portavoce della società. I reattori 5 e 6 sono i meno danneggiati della centrale perchè, diversamente da quanto accaduti nei reattori 1, 2, 3 e 4, i loro sistemi di raffreddamento hanno continuato a funzionare dopo il sisma e lo tsunami dell'11 marzo, grazie a un generatore diesel. Tuttavia, al momento del sisma anche in questi due reattori era stato registrato un aumento della pressione.

POLIZIA: OLTRE 7.000 MORTI PER SISMA E TSUNAMI

È di 7.197 morti e 10.905 dispersi l'ultimo bilancio delle vittime del sisma e dello tsunami che hanno colpito il Giappone l'11 marzo scorso, diffuso oggi dalla polizia. Il sisma di magnitudo 9, il più forte mai registrato nel Paese, ha causato uno tsunami di 23 metri.

GIAPPONE: FUKUSHIMA, TORNA ELETTRICITÀ. SI AGGRAVA BILANCIO

Il gestore della centrale nucleare di Fukushima ha annunciato che a breve sarà ripristinata l'elettricità all'interno del sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. L'energia elettrica, secondo l'Agenzia per la sicurezza nucleare, dovrebbero essere ripristinata oggi per i reattori 1, 2, 5 e 6 e domani per i reattori 3 e 4. L'Aiea ha intanto alzato il livello di allarme nella centrale da 4 a 5. Il numero delle vittime ha superato quota 18.000 tra morti e dispersi.

20 marzo 2011

 

Marcegaglia: "Nucleare, andare oltre timori"

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Per Emma Marcegaglia "è giusto ragionare in modo razionale ma andando oltre il timore. L'importante è non prendere decisioni di politica energetica, che sono decisioni di lungo termine, in base al panico del momento". Lo ha detto la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia a margine di un incontro sulle energie rinnovabili al ministero dello Sviluppo economico.

"Bisogna capire cosa sta succedendo in Giappone e cosa si definirà a livello europeo - ha aggiunto conversando con i giornalisti -. Comprendiamo la preoccupazione dei cittadini e del governo ma l'importante è non prendere decisioni di politica energetica che valgono per il lungo periodo, in base al panico del momento. È giusto invece ragionare in modo razionale".

18 marzo 2011

 

L'Aiea: radiazioni in Giappone, non c'è pericolo

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giappone terremoto donna mascherina box

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L'AIEA: RADIAZIONI IN GIAPPONE

NON C'E' PERICOLO PER LA SALUTE

Il livello di radiazioni riscontrato in Giappone dopo l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima non rappresenta un pericolo per la salute umana. Lo ha detto un consulente scientifico e tecnico dell'agenzia dell'Onu per il nucleare (l'Aiea), Graham Andrew, citando i dati ricevuti da 47 città del paese. "L livelli di Tokyo e delle altre città - ha chiarito - rimangono lontani da quelli per i quali bisognerebbe intervenire. in poche parole, non sono pericolosi per la salute".

L'ANSA: NESSUN ITALIANO CONTAMINATO

Nessun italiano rientrato dal Giappone dopo l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima è risultato contaminato da radiazioni. Lo fa sapere l'agenzia di stampa Ansa. In realtà alcune delle persone rientrate a Firenze risultano positive allo Iodio 131, ma ciò - riportano le agenzie - non dovrebbe rappresentare un pericolo.

CLIMATOLOGO: POSSIBILE

NUBE RADIOATTIVA NEL NORD DEL GIAPPONE

Se domani i livelli di radioattività a Fukushima dovessero aumentare in maniera consistente, la nube radioattiva potrebbe raggiungere in alcune ore la parte settentrionale del Giappone. Avanza l'ipotesi il climatologo dell'Enea Vincenzo Ferrara, basandosi sulle previsioni meteorologiche per il Giappone.

IL GIAPPONE ALZA LIVELLO DI GRAVITA' A 5

Il Giappone ha innalzato il livello di gravità del disastro nucleare nella centrale di Fukushima-Daiichi da 4 a 5. La scala internazionale della gravità di un evento nucleare va dal livello 1 ("anomalia") a 7 (il più grave, in caso di "incidente maggiore"). In pratica il governo ha seguito le indicazioni dell'Aiea che aveva già alzato il livello a 5.

Ogni livello della scala prevede una gravità 10 volte superiore al precedente. Il 5 si riferisce agli incidenti "con conseguenze di raggio maggiore", mentre il grado 4 definisce quelli con ricadute "locali". L'incidente di Chernobyl, nel 1986, fu classificato di livello 7, Three Mile Island negli Usa 5.

ACQUA POMPATA NEI REATTORI

La situazione alla centrale nucleare di Fukushima in Giappone resta grave ma è stabile: così sostiene l'agenzia atomica Aiea di Vienna. I reattori dall'1 al 4 continuano a preoccupare. Di buono c'è che i tecnici sono riusciti a pompare acqua nei contenitori dei reattori. Sulla scala degli incidenti Ines, i blocchi dall'1 al 3 sono indicati al livello dal 4 al 5.

ESPERTO AIEA: NON NOCIVA RADIOATTIVITA' NELLE CITTA'

Parlando da Vienna, la radioattività nelle maggiori città della regione giapponese "non è nociva per la salute". Lo ha detto l'esperto dell'Aiea Graham Andrews, che ha parlato a un briefing al posto del direttore generale Yukiya Amano, in missione in Giappone. Il funzionario Aiea ha anche precisato che Amano si è incontrato con il premier giapponese e con il vice presidente della Tepco, la società che gestisce la centrale. Lunedì, quando il board dell'Aiea si riunirà in seduta straordinaria, Amano riferirà del suo viaggio in una conferenza stampa.

 

PREMIER: APPELLO ALL'UNITA' NAZIONALE

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha lanciato oggi un appello all'unità del paese di fronte all'impegno di ricostruire il Giappone. "Tutto il popolo deve avere la forte determinazione a superare questa crisi", ha detto con tono grave il premier nipponico.

TOKYO, AMBASCIATA ITALIANA RESTA APERTA

Il ministro degli Esteri Franco Frattini, nonostante il potenziale rischio nucleare, ha dato istruzione di mantenere comunque aperta l'ambasciata d'Italia a Tokyo. Lo rende noto la Farnesina in un comunicato. La scelta è motivata dalla necessità di continuare a garantire la massima efficacia nell'assistenza ai connazionali presenti nella regione metropolitana della capitale giapponese.

L'AIEA INNALZA LIVELLO SU DISASTRO FUKUSHIMA

L'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) ha innalzato il livello di gravità del disastro nucleare nella centrale di Fukushima-Daiichi, da 4 a 5. La scala internazionale, dal punto di vista della sicurezza, di un evento radiologico o nucleare -l a Ines - va dal livello 1 ("anomalia") a 7 ("incidente gravissimo). Ogni livello della scala prevede una gravità 10 volte maggiore del precedente. L'incidente di Chernobyl, nel 1986, fu classificato di livello 7, Three Miles Island di livello 5.

FUKUSHIMA COME CHERNOBYL

I tecnici giapponesi hanno esplicitamente ammesso che, per evitare la catastrofe atomica a Fukushima, l'unica soluzione potrebbe essere quella di seppellire l'impianto nucleare con una colata di sabbia e calcestruzzo, lo stesso metodo utilizzato a Chernobyl, per contenere il disastro nucleare, nel 1986.

SI LOTTA PER RAFFREDDARE IL REATTORE 3

A Fukushima si lotta da giorni per raffreddare i reattori: stamane è ripreso lo scarico d'acqua sul reattore n.3, quello che preoccupa di più perchè utilizza anche plutonio (un isotopo altamente pericoloso per la salute umana); e i tecnici stanno anche cercando di riavviare l'erogazione di energia elettrica per rimettere in modo le pompe d'acqua necessarie per frenare il surriscaldamento del combustibile nucleare.

TECNICI GIAPPONESI, IPOTESI COLATA DI CEMENTO

Per la prima volta stamane la società che gestisce la struttura ha riconosciuto che seppellire sotto una colata di cemento l'enorme complesso possa essere un'opzione, e la notizia è un segnale che le frammentarie azioni per raffreddare i stanno avendo poco successo. "Non è impossibile racchiudere i reattori sotto il cemento. Ma la nostra priorità adesso è quella di raffreddarli prima", ha detto un funzionario della Tepco, la Tokyo Electric Power, nel corso di una conferenza stampa.

FUMO BIANCO DA REATTORI FUKUSHIMA

Del fumo bianco è stato visto alzarsi oggi dai reattori n.2,3 e 4 della centrale nucleare di Fukushima. Lo ha detto un portavoce dell'Agenzia per la sicurezza nucleare del Giappone. Il portavoce ha aggiunto che c'è ancora dell'acqua nella vasca di raffreddamento del combustile nucleare spento del reattore n.3. Il fumo potrebbe provenire da un'esplosione prodottasi nel reattore n.2 o dalla vasca di raffreddamento del combustibile spento, ha aggiunto il portavoce.

NUMERO VITTIME SUPERA SISMA DI KOBE

Il numero delle vittime confermate del terremoto della scorsa settimana - 6.539 - ha superato quello delle vittime del sisma di Kobe del 1995, nel quale persero la vita 6.434 persone, secondo gli ultimi dati diffusi dalla polizia giapponese. I dispersi sono più di 10.000 e si teme che il bilancio finale possa superare le 20.000 vittime.

GOVERNO GIAPPONESE: PAESE RISCHIA MEGA BLACK OUT

Il Giappone rischia un blackout su larga scala se i consumi non saranno ridotti a causa del calo della produzione di elettricità. Lo ha detto il ministro dell'Industria, Banri Kaieda.

CINA, STOP A NUOVE CENTRALI

L'incidente nell'impianto di Fukushima ha indotto anche la Cina a sospendere i piani per la costruzione di nuove centrali nucleari. Lo riferisce la Bbc sottolineando che il governo di Pechino ha ordinato di verificare le misure di sicurezza dei 13 reattori esistenti e dei 27 in fase di costruzione. Al momento la Cina ottiene solo il 2% della sua energia dall'atomo.

LA GIORNATA DI GIOVEDI' 17 MARZO

Tra paura e speranza, il Giappone continua a lottare per impedire che la centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal devastante terremoto/tsunami di venerdì scorso, si trasformi in una catastrofe nella catastrofe. E, rispetto ai giorni scorsi, oggi gli sforzi dei coraggiosi operatori della Tokyo denryoku (Toden) che lavorano, a rischio della vita, e le altre autorità presenti sono riusciti a spruzzare acqua sul reattore 3, quello che al momento preoccupa di più, per cercare di tenere sotto controllo la temperatura. La situazione alla centrale è "relativamente stabile" nelle parole dell'Aiea, secondo cui "non c'è stato alcun peggioramento significativo da ieri". A Tokyo non sono stati registrati livelli elevati di radioattività hanno fatto sapere dall'Agenzia internazionale con sede a Vienna. Il direttore generale Yukiyo Amano è partito alla volta del Giappone per farsi personalmente un'idea dell'evoluzione della crisi. Sembra invece scongiurato il rischio black out nell'area metropolitana di Tokyo. Accogliendo l'appello del governo a ridurre i consumi, gli abitanti della capitale hanno fatto scendere la domanda di elettricità a 3050 kilowatt alle 18 ora locale (da 3290 tra le 8 e le 9 del mattino). Il valore raggiunto avrebbe consentito di evitare il blackout. A questo punto la data cruciale sembra essere quella di domani. Le squadre stanno cercando, infatti, d'installare un impianto elettrico provvisorio per riuscire ad alimentare di nuovo gli impianti di raffreddamento, dai quali è cominciato l'intero disastro, visto che sono andati in panne dopo il terremoto/tsunami. Se avranno successo nel raffreddare le barre di combustibile già parzialmente fuse (in particolare nei reattori 3 e 4) e nel riempire d'acqua la piscina in cui si trova il combustibile usato nel reattore 3, si eviterà il peggio e ci si potrà concentrare sui danni già fatti: le emissioni di radiazioni che hanno spinto il governo di Tokyo a evacuare 20 km attorno alla centrale e gli Usa a consigliare di star fuori da un raggio di 80 km. Sono questi gli imperativi che gli operatori di Fukushima-1, ormai considerati in Giappone e all'estero degli eroi, dovranno tener presenti. Ma l'operazione si presenta come molto delicata. Anche oggi per loro è stata una giornata difficilissima. Mentre le Forze di autodifesa riuscivano dall'alto a scaricare dagli elicotteri diverse decine di tonnellata d'acqua sul reattore 3 (nella speranza di riempire la piscina dei combustibili usati), le operazioni con le autopompe venivano interrotte per l'eccesso di radiazioni. Solo con un secondo tentativo i tecnici sono riusciti a indirizzare dell'acqua, dopo che hanno potuto utilizzare 5 mezzi speciali delle Forze di autodifesa. A Tokyo gli stranieri stanno andando via. Molte ambasciate, compresa quella italiana, hanno chiesto ai propri concittadini di andar via dal paese o quanto meno spostarsi più a sud. Il primo aereo charter per l'evacuazione di cittadini americani è decollato con un centinaio di persone. Il Pentagono ha annunciato di aver predisposto un piano di evacuazione per le famiglie di militari e civili americani che vivono nelle basi non lontane dalla zona di Fukushima. L'ambasciata francese ha anche preso a distribuire pillole di iodio, utili a combattere le radiazioni. Sperando che non siano mai necessarie, anche perché il paese è già impegnato in uno sforzo immane di soccorso alle popolazioni colpite dal più devastante cataclisma che abbia colpito il pur avvezzo Arcipelago dal 1923. Sono oltre 15mila le vittime, tra morti e dispersi: l'ultimo bilancio fornito dalla polizia nipponica parla infatti di 5.692 morti e 9.506 persone che mancano ancora all'appello. Il Tohoku, la regione colpita, è stato investito da un'ondata di freddo sferzante, accompagnata da abbondanti nevicate. Tutto questo rende più penosa la condizione di vita degli sfollati - e tra essi si registrano già 15 morti, specialmente anziani e malati - e più difficile lo sforzo dei 100mila soldati, dei poliziotti, pompieri, volontari e squadre internazionali impegnati in un'operazione di soccorso ampissima. Sul fronte economico, i ministri delle finanze e i banchieri centrali del G7 si riuniranno nelle prossime ore in teleconferenza per discutere gli interventi sul mercato valutario per combattere l'eccessiva fermezza dello yen. Lo yen nelle ultime sedute ha registrato un forte apprezzamento che lo ha portato ai massimi storici nei confronti del dollaro. In passato i Paesi europei e gli Usa avevano espresso riserve riguardo a possibili interventi sulla valuta, ma ora sembrano pronti a cambiare questa posizione.

AGENZIA AIEA: A FUKUSHIMA SITUAZIONE STABILE

La situazione alla centrale di Fukushima è "relativamente stabile". Lo sostiene l'Aiea, l'agenzia atomica con sede a Vienna: "non c'è stato alcun peggioramento significativo da ieri". A Tokyo non sono stati registrati livelli elevati di radioattività hanno fatto sapere sempre dall'Aiea. Oggi gli operatori della Tokyo denryoku (Toden) che lavorano alla centrale, a rischio della vita, sono riusciti a spruzzare acqua sul reattore 3, quello che al momento preoccupa di più, per cercare di controllare la temperatura.

YEN SUL DOLLARO AI MASSIMI DAL DOPOGUERRA

Lo yen vola ai massimi dal dopoguerra sul dollaro nonostante il G7 - stasera riunito in conference call per discutere la crisi in Giappone - si appresti a fornire un probabile appoggio simbolico agli interventi di Tokyo contro la valuta troppo forte. Secondo il Fondo monetario il Giappone avrà le risorse per far fronte al sisma, ma ci sarà un impatto sulla crescita economica nipponica e potenzialmente anche sul Pil globale. Il governo giapponese ha definito "estremamente speculativo" e "senza fondamento" il forte apprezzamento della valuta nazionale, oggi volata fino a 76,25 sul dollaro, quota mai raggiunta nel dopoguerra. Yen forte anche sull'euro con il cambio balzato fino a 106,61, il massimo da settembre.

OBAMA: REVISIONARE IMPIANTI NUCLEARI

Per il presidente degli Stati Uniti il nucleare "fa parte del nostro futuro energetico". Comunque la crisi delle centrali giapponesi costringe a "fare una revisione degli impianti".

OBAMA: FORZE USA SUL FILO DEI MINUTI PER AIUTARE

Barack Obama ha detto che le forze armate americane "stanno lavorando sul filo dei minuti" per portare aiuto al Giappone. Per questo gli Usa hanno deciso di prendere "misure prudenti e precauzionali" disponendo l'evacuazione dei cittadini americani che vivono nel raggio di 80 chilometri dalla centrale di Fukushima.

DA SANDRA BULLOCK UN MILIONE DI DOLLARI PER VITTIME

Sandra Bullock ha donato un milione di dollari per le vittime del terremoto in Giappone. Lo fatto sapere la Croce Rossa americana. L'attrice americana, premio Oscar 2010 come miglior attrice protagonista per il film 'The Blind Side', aveva già donato un milione di dollari l'anno scorso per le vittime del terremoto di Haiti.

GIAPPONE, 430MILA I SENZATETTO

L'ultimo bollettino diffuso dall'Ocha (united nations office for the coordination of humanitarian affairs) fotografa una situazione apocalittica con 5178 vittime accertate e 2.285 feriti e 8.913 dispersi, oltre 23mila persone ancora isolate nelle zone più colpite nel nord est del paese e più di 430mila senza tetto che hanno trovato rifugio nelle apposite strutture di evacuazione allestite dal governo.

MANCANO FARMACI E ACQUA PULITA

Secondo quanto riferiscono le fonti governative, la situazione sanitaria è gravissima: mancano farmaci e presidi sanitari, stufe, ma soprattutto manca l'acqua pulita. Già 14 persone evacuate dagli ospedali, sono decedute, in gran parte anziani, e molti si stanno ammalando nei centri a causa del freddo intenso e della scarsa igiene. Intanto si lavora alacremente per ripristinare i servizi base: si calcola che circa 451mila persone siano senza elettricità, ma erano 600mila solo ieri, e approssimativamente 2 milioni e mezzo di famiglie non hanno accesso all'acqua.

GLI USA INVIANO SQUADRA

DI ESPERTI NUCLEARI

Il Pentagono ha annunciato l'invio a Fukushima di una squadra di esperti nucleari militari per aiutare i colleghi giapponesi nell'intervento sui reattori danneggiati.

 

PENTAGONO RIMPATRIA

LE FAMIGLIE MILITARI DA HONSHU

Il Pentagono ha autorizzato il personale civile americano, le loro famiglie e quelle dei militari, a lasciare la base militare dell'isola giapponese di Honshu. Si tratta di migliaia si persone che torneranno negli Stati Uniti su voli civili, a spese del governo americano.

VALENTINO ROSSI AI GIAPPONESI:

"NON MOLLATE, NOI SIAMO CON VOI"

"Non mollate, noi siamo con voi": è il messaggio di solidarietà che Valentino Rossi invia al popolo giapponese. Dal circuito di Losail, dove domenica parte il Motondiale, il pilota italiano non ha mancato di manifestare la propria solidarietà verso un popolo che gli ha dato molto, quello giapponese. Rossi iniziò a correre nella classe regina con la 500 nel 2000 con la Honda, ed è poi stato pilota ufficiale anche di Yamaha fino allo scorso anno. "Ho seguito da subito quello che stava succedendo in Giappone - ha spiegato - Ma forse noi ancora non ci rendiamo bene conto di quello che è successo, comunque si tratta di una tragedia che giorno dopo giorno sta anche peggiorando".

FUKUSHIMA, CENTRALE

ANCORA SENZA ELETTRICITA'

La Tokyo Electric Power (Tepco) che gestisce l'impianto nucleare di Fukushima non è ancora riuscita, secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa Kyodo, a ripristinare l'erogazione dell'energia elettrica nella centrale danneggiata. L'elettricità è necessaria per rimettere in funzione gli impianti di pompaggio dell'acqua, necessario per immettere nei reattori liquido per raffreddare le barre usate ma non ancora esaurite, dalle quali attualmente vi sarebbero le maggiori emissioni radioattive.

 

TOKYO SCAMPATA

A MEGA BLACK OUT

Tokyo ha scampato il pericolo di un imponente blackout: lo ha scritto l'agenzia Kyodo news.

 

VIAGGIATORI DA GIAPPONE CONTAMINATI

MA NON CON I VESTITI

Gli ispettori aeroportuali di Seoul, nella Corea del sud, hanno rilevato tracce di contaminazione radioattiva da passeggeri dal Giappone. Lo riporta l'agenzia di stampa Yonhap. Il livello di contaminazione è però tornato su valori normali dopo che i passeggeri si sono tolti i cappotti e le scarpe.

 

FUKUSHIMA, NON RIPARTE IMPIANTO ELETTRICO

PER IL RAFFREDDAMENTO

I tecnici della compagnia elettrica Tokyo denryoku (Toden) nella centrale nucleare Fukushima-1 non sono riusciti a ripristinare l'alimentazione elettrica dell'impianto per far ripartire i sistemi di raffreddamento dei reattori resi instabili da guasti, incendi ed esplosioni. Lo riferisce la tv Tbs.

 

MORTI ACCERTATI 4MILA, 20MILA DISPERSI

La situazione in Giappone è sempre più drammatica. I morti accertati sono 4.000, i dispersi sono stimati a 20mila. Una nuova scossa di magnitudo 5.8 si è registrata poco fuori da Tokyo, con epicentro al largo delle coste della prefettura di Ibaraki, a nord della capitale.

TEPCO: IMPROBABILE BLACK OUT A TOKYO

La Tepco, la società elettrica che gestisce gli impianti, ha tenuto oggi una conferenza stampa per fare il punto sulla situazione ed esporre la situazione dei reattori. La società ha smentito la possibilità di un mega blackout a Tokyo ma ha annunciato che il livello di radiazioni alla centrale nucleare di Fukushima 1 è in aumento dopo il getto di acqua ad alta pressione sul reattore n. 3 da parte degli automezzi della Self-Defense Forces, le Forze armate nipponiche. Il livello intorno agli edifici, in particolare, è passato a 4.000 microsievert/h da 3.700, al termine di questa inedita operazione di spegnimento.

RUSSIA, MEDVEDEV: INCIDENTE NUCLEARE

E' "DISASTRO COLOSSALE"

Intanto il presidente russo Dmitri Medvedev ha definito l'incidente nucleare giapponese un "disastro nazionale colossale, una catastrofe". Il presidente russo, parlando presso la sua residenza di Mosca dove ha invitato il presidente kazako NurSultan Nazarbaiev, ha detto di sperare "che quest'anno sia buono per i nostri due paese e i nostri popoli; che ci siano le condizioni climatiche per un buon raccolto e nelle stesso tempo che non ci siano problemi seri e cataclismi" come quelli giapponesi".

USA CONTRO TOKYO:

"RADIAZIONI ALTE"

Per l'amministrazione Obama la situazione in Giappone è ben più grave di quella descritta da Tokyo. Ieri, il direttore della United States Nuclear Regulatory Commission, ente nucleare americano, Gregory Jazcko ha dichiarato che il reattore 1 dell'impianto sta diffondendo "radiazioni estremamente forti, potenzialmente letali" e ha raccomandato l'evacuazione di chiunque si trovi a ottanta chilometri dall'impianto nucleare. Jazcko ha così smentito il governo giapponese, che aveva stabilito una distanza di sicurezza di soli 20 chilometri. Il segretario all'Energia Steven Chu crede che nell'impianto giapponese si sia verificata una "fusione parziale del nucleo". Gli esperti Usa parlano anche di un "livello di radioattività letale nel reattore 4". Ma Tepco, società proprietaria della centrale Fukushima-1, ribatte: "È il reattore 3 a preoccupare".

TEPCO: ANCORA ACQUA NEL REATTORE 4

Un portavoce della Tepco, la società che gestisce la centrale nucleare giapponese di Fukushima, gravemente danneggiata dallo tsunami di venerdì scorso, ha affermato che nel reattore n.4 c'è ancora acqua nella vasca nella quale viene conservato il combustibile nucleare usato. In precedenza, il capo della Nuclear Regulatory Commission americana, Gregory Jaczko, aveva detto a una commissione del Congresso che l'acqua si era completamente asciugata. Le barre di uranio usate conservate nella vasca sono altamente radioattive e se il livello dell'acqua che le protegge è troppo basso, si surriscaldano emettendo forti radiazioni. Le dichiarazioni contraddittorie mettono in evidenza una divergenza di valutazioni sulla gravità della situazione a Fukushima tra il governo di Tokyo e quello di Washington. Il portavoce della Tepco ha aggiunto di non poter dire con precisione quale sia il livello dell'acqua nella vasca. Il premier giapponese Naoto Kan e il presidente americano Barack Obama si sono parlati oggi al telefono, concordando di "cooperare strettamente" per risolvere la crisi.

LA SITUAZIONE DEI REATTORI

Ecco la situazione dei reattori. Quattro dei sei reattori della centrale nucleare di Fukushima 1 Daiichi sono rimasti gravemente danneggiati per l'arresto del sistema di raffreddamento a causa del terremoto dell'11 marzo scorso, di magnitudo 9. L'utilizzo di acqua di mare non trattata per tentare di raffreddare i reattori rende impossibile il loro ritorno in servizio in futuro. Ecco lo stato attuale dei sei reattori, secondo quanto reso noto dalle autorità giapponesi. REATTORE 1: Il rivestimento è intatto, ma il 70% del nocciolo è danneggiato. Il tetto dell'edificio che contiene il reattore è crollato. Sabato scorso (13 marzo) c'era stata un'esplosione di idrogeno a seguito di un rilascio di vapore controllato per abbassare la pressione. L'idrogeno è il risultato della scissione dell'acqua che copre e raffredda le barre di combustibile nei suoi componenti (idrogeno e ossigeno), a seguito delle reazioni chimiche e fisiche nel reattore surriscaldato. REATTORE 2: Il 33% del nocciolo è danneggiato, come pure una vasca di ritenzione all'interno del rivestimento. Martedì scorso (15 marzo) c'era stata un'esplosione di idrogeno nella parte inferiore dell'edificio. REATTORE 3: Il rivestimento del reattore potrebbe essere danneggiato. Il nocciolo del reattore è particolarmente danneggiato. L'acqua nella vasca di contenimento è in ebollizione. L'esercito getta acqua per raffreddare con elicotteri e cannoni ad acqua. Lunedì (14 marzo) c'era stata un'esplosione di idrogeno durante un rilascio di vapore controllato. Il n. 3 è stato definito una priorità dalle autorità giapponesi, perchè utilizza combustibile misto uranio-plutonio. REATTORE 4: Una parte del combustibile nucleare non è più ricoperta dall'acqua. Un elicottero doveva rimettere acqua nella vasca, ormai in ebollizione, ma l'operazione è stata più volte sospesa per il livello delle radiazioni troppo elevata. Martedì (15 marzo) c'era stato un incendio nella vasca che contiene il combustibile usato, spento dagli specialisti dell'esercito americano. Un nuovo incendio era scoppiato il giorno dopo (16 marzo) e si era spento da solo. REATTORI 5-6: Erano spenti per manutenzione al momento del sisma. In questi due reattori, collegati rispettivamente all'1 e al 4, si è verificato un leggero aumento della temperatura. Non sono segnalati problemi alle altre centrali nucleari giapponesi.

18 marzo 2011

 

 

 

 

 

2011-03-19

Tokyo, tracce di iodo radioattivo nell'acqua

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giappone terremoto donna mascherina box

GIAPPONE, TUTTI I VIDEO

A FUKUSHIMA ANCORA

ACQUA SUI REATTORI

Il Dipartimento dei Vigili del fuoco di Tokyo ha prolungato l'orario di attività delle autopompe speciali che sparano acqua contro il reattore 3 della centrale di Fukushima. I tecnici hanno cominciato oggi a sparare acqua contro il reattore alle 14 locali (ore 6 in Italia) e avrebbero dovuto interrompere alle 21 (ore 14 in Italia), dopo aver sparato 1.000 tonnellate d'acqua per raffreddare il reattore. Invece l'operazione continuerà fino alle 00.30 di domani (le 16.30 in Italia).

RADIOATTIVI LATTE E SPINACI

VICINO A FUKUSHIMA

Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Lo ha reso noto oggi il portavoce del governo giapponese Yukio Edano.

TORNA L'ENERGIA PER IL RAFFREDDAMENTO

Torna l'energia: è necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento nella centrale di Fukushima. Quasi 11.000 le persone ancora disperse Già 200mila sfollati da area entro i 20 chilometri.

TRACCE DI IODIO RADIOATIVO NELL' ACQUA A TOKYO

Tracce di iodio radioattivo sono state trovate nell'acqua di rubinetto a Tokyo e in altre aree limitrofe. Lo riferisce l'agenzia Kyodo.

SCIAME SISMICO,TERREMOTO MAGNITUDO 6,1 A NORD DI TOKYO

Continua la lunga scia di repliche al devastante terremoto/tsunami che ha colpito otto giorni fa il nordest del Giappone. Alle 18.56 locali (10.56 in Italia) nella parte nord della prefettura di Ibaraki, a nord di Tokyo, è stato avvertito un sisma di magnitudo di 6,1 gradi. L'afferma la televisione pubblica nipponica Nhk. Il sisma dell'11 marzo ha avuto magnitudo 9. In seguito al moto tellurico di oggi non c'è pericolo di tsunami. Non risultano danni alle persone.

BILANCIO UFFICIALE SALE A 18.690 TRA MORTI E DISPERSI

È di 18.690 tra morti e dispersi il bilancio ufficiale del terremoto e dello tsunami in Giappone. Lo riporta la polizia spiegando che cono 7.320 i morti accertati e 11.370 le persone mancanti all'appello. Il bilancio ufficiale della polizia nazionale normalmente non include le stime locali. La prefettura di Miyagi aveva parlato di 10.000 dispersi solo nella città di Ishinomaki mentre la tv Nhk stamane ha citato altre 10mila persone mancanti all'appello del porto di Minamisanriku.

CAVO ELETTRICO CONNESSO A FUKUSHIMA, A BREVE ENERGIA

Un primo cavo elettrico è stato connesso a uno dei reattori della centrale di Fukushima anche se l'elettricità non è stata ancora ripristinata. Gli ingegneri sono al lavoro per cercare di far ripartire il sistema di raffreddamento attraverso la ripresa del collegamento elettrico in tutti reattori. Il cavo è stato collegato al momento al reattore numero due. Secondo gli esperti dell'agenzia nucleare se tutto andrà bene l'elettricità potrà essere ripristinata completamente in tutti i reattori domani. In giornata l'elettricità dovrebbe essere ripristinata nei reattori 1, 2 ,5 e 6 mentre domenica dovrebbe essere riattivata nei reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina.

FUKUSHIMA-1, SOTTO I 100° TEMPERATURA PRIMI 4 REATTORI

Stanno avendo successo gli sforzi dei soldati e dei tecnici per raffreddare i reattori della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata l'11 marzi dal devastante terremoto/tsunami che ha colpito il nordest del Giappone. Secondo quanto ha riferito oggi in conferenza stampa il ministro della Difesa nipponico Toshimi Kitazawa, i primi quattro reattori della centrale, sarebbero a temperature inferiori ai 100 gradi. Lo riporta la televisione pubblica Nhk. Per quanto riguarda invece i reattori 5 e 6, che erano fermi al momento dell'incidente e che hanno finora presentato meno problemi, la Nhk ha riferito che, secondo le autorità, sono o sono stati "raffreddati". Al reattore 6 è in funzione un impianto di raffreddamento, al 5 è stato effettuato un raffreddamento attraverso pompe diesel. I tecnici sperano di riuscire a riabilitare l'erogazione dell'energia elettrica alla centrale, per far ripartire su tutti e sei i reattori l'impianto di raffreddamento d'emergenza, a breve. I cavi sono ormai connessi, manca l'avvio dell'erogazione. Dopodiché, bisognerà capire se l'impianto funziona. Nel frattempo, si continua a sparare senza posa un getto d'acqua contro il reattore 3. Il governo ha definito "stabile" la situazione.

FUKUSHIMA, CAVO CONNESSO ALLA CENTRALE

I tecnici sono riusciti a connettere un cavo ad uno dei reattori della centrale di Fukushima 1 danneggiata, ma l'elettricità ancora deve essere ripristinata, secondo la società che gestisce la centrale.

PREMIER CERCA DI COINVOLGERE OPPOSIZIONE IN GOVERNO

Il primo ministro giapponese Naoto Kan, espressione del Partito democratico (Minshuto), ha chiesto al leader del Partito liberaldemocratico (Jiminto), principale espressione dell'opposizione, di entrare nel governo come vicepremier con delega alla gestione delle politiche per la ricostruzione dal devastante terremoto/tsunami dell'11 marzo. Il presidente del Jiminto Sadakazu Tanigaki ha declinato l'offerta. Lo riferisce oggi la televisione pubblica Nhk. Ieri Kan aveva lanciato un appello alla solidarietà per ricostruire in senso d'unità il Giappone dopo la catastrofe di otto giorni fa. Tanigaki, pur respingendo l'offerta, ha assicurato la massima collaborazione dei liberaldemocratici nella Dieta (il parlamento nipponico) e nel paese.

EVACUAZIONE PER PAZIENTI IN AREA 20-30 KM DA FUKUSHIMA-1

Oltre mille pazienti ricoverati in ospedali che si trovano nell'area tra i 20 e i 30 km dalla centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal devastante terremoto/tsunami dell'11 marzo, sono stati evacuati oggi. L'ha annunciato il ministero della Sanità di Tokyo. La decisione è stata presa a scopo precauzionale. "L'operazione deve essere condotta con estrema attenzione perché certi pazienti sono molto malati. Richiede uno o due giorni", ha detto Yasunori Wada, un responsabile del ministero. Il governo ha già evacuato circa 200mila persone in un raggio entro 20 km dalla centrale.

NUCLEARE: VERONESI, SÌ MORATORIA MA NON RINNEGO L'ATOMO

"La politica per sua natura può avere ripensamenti, la scienza deve invece pensare più a fondo". È la premessa da cui parte l'oncologo Umberto Veronesi, presidente dell'Agenzia per il nucleare, che in un intervento pubblicato oggi su un quotidiano nazionale precisa le sue ragioni di una "pausa di riflessione" sul nucleare, pur non rinnegando l'atomo. L'ex ministro della Salute afferma che la lezione di Fukushima, "il primo grave incidente di progettazione nucleare della storia", impone di "rivedere la strategia nella progettazione degli impianti nucleari". "Il che non vuol dire - prosegue - ripensare o tornare sui propri passi, ma capire il problema alla radice, avere il coraggio di riconoscerlo e sforzarci di superarlo. Se è vero che senza l'energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà, non dobbiamo fare marcia indietro, ma andare avanti, ancora più in là, con la conoscenza e il pensiero scientifico". La scelta dell'energia nucleare è per Veronesi "inevitabile" e quel che occorre è "garantirne al massimo la sicurezza per l'uomo e l'ambiente". "Abbiamo per anni sostenuto che gli impianti di ultima generazione sono sicuri - prosegue - e con un rischio di incidente vicino allo zero. Oggi il Giappone ci impone di riconsiderare criticamente questa convinzione". Per l'oncologo andrebbero studiati meglio anche reattori più piccoli e modulari versus le centrali di grossa taglia. Fukushima impone anche di pensare "fuori dalle logiche nazionali. È evidente ora che i piani energetici devono essere discussi a livello internazionale. In Italia - conclude Veronesi - ci troviamo nella circostanza favorevole di partire da zero e quindi di poter scegliere, senza fretta, il modello strategico migliore".

ACQUA A GETTO CONTINUO PER FREDDARE I REATTORI

Getti d'acqua continui per raffreddare i reattori nucleari: è questa la nuova strategia decisa dal ministero della Difesa giapponese per tentare di impedire la fusione del nocciolo nell'impianto di Fukushima. "Invece di gettare acqua a ondate successive, vogliamo avviare un'operazione che ci permetta di iniettare continuamente acqua nei reattori", ha spiegato il portavoce del ministero, Toshimi Kitazawa. Questa mattina le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a lanciare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina. Un aiuto potrebbe arrivare dal fatto che è stato possibile ripristinare l'elettricità nel sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di riattivare le pompe di raffreddamento dell'impianto. In giornata l'elettricità è tornata nei reattori 1,2 ,5 e 6 mentre domenica dovrebbe essere riattivata nei reattori 3 e 4. Intanto i livelli di radioattività superiori ai limiti legali sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki e per questo sono state avviate ricerche per rintracciare dove siano stati venduti.

RADIOATTIVITÀ ANORMALE IN LATTE E SPINACI

Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Lo ha affermato il portavoce del governo giapponese Yukio Edano in una conferenza stampa.

FUKUSHIMA, RIPRISTINO ENERGIA ELETTRICA IN 4 REATTORI

L'Agenzia di sicurezza nucleare ha annunciato per oggi il ripristino dell'alimentazione elettrica nei reattori 1,2,5 e 6 e per domani quella nei reattori 3 e 4 della centrale nucleare di Fukushima. L'alimentazione di energia elettrica si era interrotta automaticamente nella centrale al momento del sisma di magnitudo 9 che ha colpito l'11 marzo scorso il Giappone. I danni causati dallo tsunami seguito al terremoto hanno impedito che venisse ripristinata l'elettricità, necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. "Abbiamo previsto di ripristinare l'elettricità sabato nei reattori 1 e 2, così anche per quelli 5 e 6 - ha detto un funzionario dell'agenzia - la corrente sarà ripristinata domenica nei reattori 3 e 4".

TETTI BUCATI IN 2 REATTORI FUKUSHIMA CONTRO ESPLOSIONI

Sui tetti degli edifici dei reattori 5 e 6 della centrale nucleare di Fukushima sono stati praticati dei fori per evitare esplosioni di idrogeno. Lo ha annunciato oggi il gestore dell'impianto, l'azienda elettrica Tokyo Electric Power (Tepco). "Nel timore di un accumulo di idrogeno nei reattori 5 e 6, Tepco ha praticato tre fori da 3 a 7,5 centimetri nei tetti" dei loro edifici, ha dichiarato un portavoce della società. I reattori 5 e 6 sono i meno danneggiati della centrale perchè, diversamente da quanto accaduti nei reattori 1, 2, 3 e 4, i loro sistemi di raffreddamento hanno continuato a funzionare dopo il sisma e lo tsunami dell'11 marzo, grazie a un generatore diesel. Tuttavia, al momento del sisma anche in questi due reattori era stato registrato un aumento della pressione.

POLIZIA: OLTRE 7.000 MORTI PER SISMA E TSUNAMI

È di 7.197 morti e 10.905 dispersi l'ultimo bilancio delle vittime del sisma e dello tsunami che hanno colpito il Giappone l'11 marzo scorso, diffuso oggi dalla polizia. Il sisma di magnitudo 9, il più forte mai registrato nel Paese, ha causato uno tsunami di 23 metri.

GIAPPONE: FUKUSHIMA, TORNA ELETTRICITÀ. SI AGGRAVA BILANCIO

Il gestore della centrale nucleare di Fukushima ha annunciato che a breve sarà ripristinata l'elettricità all'interno del sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. L'energia elettrica, secondo l'Agenzia per la sicurezza nucleare, dovrebbero essere ripristinata oggi per i reattori 1, 2, 5 e 6 e domani per i reattori 3 e 4. L'Aiea ha intanto alzato il livello di allarme nella centrale da 4 a 5. Il numero delle vittime ha superato quota 18.000 tra morti e dispersi.

19 marzo 2011

 

 

2011-03-18

Cemento su Fukushima. Premier: "Ce la faremo"

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giappone terremoto 304

GIAPPONE, TUTTI I VIDEO

 

 

PREMIER: APPELLO ALL'UNITA' NAZIONALE

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha lanciato oggi un appello all'unità del paese di fronte all'impegno di ricostruire il Giappone. "Tutto il popolo deve avere la forte determinazione a superare questa crisi", ha detto con tono grave il premier nipponico.

TOKYO, AMBASCIATA ITALIANA RESTA APERTA

Il ministro degli Esteri Franco Frattini, nonostante il potenziale rischio nucleare, ha dato istruzione di mantenere comunque aperta l'ambasciata d'Italia a Tokyo. Lo rende noto la Farnesina in un comunicato. La scelta è motivata dalla necessità di continuare a garantire la massima efficacia nell'assistenza ai connazionali presenti nella regione metropolitana della capitale giapponese.

L'AIEA INNALZA LIVELLO SU DISASTRO FUKUSHIMA

L'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) ha innalzato il livello di gravità del disastro nucleare nella centrale di Fukushima-Daiichi, da 4 a 5. La scala internazionale, dal punto di vista della sicurezza, di un evento radiologico o nucleare -l a Ines - va dal livello 1 ("anomalia") a 7 ("incidente gravissimo). Ogni livello della scala prevede una gravità 10 volte maggiore del precedente. L'incidente di Chernobyl, nel 1986, fu classificato di livello 7, Three Miles Island di livello 5.

FUKUSHIMA COME CHERNOBYL

I tecnici giapponesi hanno esplicitamente ammesso che, per evitare la catastrofe atomica a Fukushima, l'unica soluzione potrebbe essere quella di seppellire l'impianto nucleare con una colata di sabbia e calcestruzzo, lo stesso metodo utilizzato a Chernobyl, per contenere il disastro nucleare, nel 1986.

SI LOTTA PER RAFFREDDARE IL REATTORE 3

A Fukushima si lotta da giorni per raffreddare i reattori: stamane è ripreso lo scarico d'acqua sul reattore n.3, quello che preoccupa di più perchè utilizza anche plutonio (un isotopo altamente pericoloso per la salute umana); e i tecnici stanno anche cercando di riavviare l'erogazione di energia elettrica per rimettere in modo le pompe d'acqua necessarie per frenare il surriscaldamento del combustibile nucleare.

TECNICI GIAPPONESI, IPOTESI COLATA DI CEMENTO

Per la prima volta stamane la società che gestisce la struttura ha riconosciuto che seppellire sotto una colata di cemento l'enorme complesso possa essere un'opzione, e la notizia è un segnale che le frammentarie azioni per raffreddare i stanno avendo poco successo. "Non è impossibile racchiudere i reattori sotto il cemento. Ma la nostra priorità adesso è quella di raffreddarli prima", ha detto un funzionario della Tepco, la Tokyo Electric Power, nel corso di una conferenza stampa.

FUMO BIANCO DA REATTORI FUKUSHIMA

Del fumo bianco è stato visto alzarsi oggi dai reattori n.2,3 e 4 della centrale nucleare di Fukushima. Lo ha detto un portavoce dell'Agenzia per la sicurezza nucleare del Giappone. Il portavoce ha aggiunto che c'è ancora dell'acqua nella vasca di raffreddamento del combustile nucleare spento del reattore n.3. Il fumo potrebbe provenire da un'esplosione prodottasi nel reattore n.2 o dalla vasca di raffreddamento del combustibile spento, ha aggiunto il portavoce.

NUMERO VITTIME SUPERA SISMA DI KOBE

Il numero delle vittime confermate del terremoto della scorsa settimana - 6.539 - ha superato quello delle vittime del sisma di Kobe del 1995, nel quale persero la vita 6.434 persone, secondo gli ultimi dati diffusi dalla polizia giapponese. I dispersi sono più di 10.000 e si teme che il bilancio finale possa superare le 20.000 vittime.

GOVERNO GIAPPONESE: PAESE RISCHIA MEGA BLACK OUT

Il Giappone rischia un blackout su larga scala se i consumi non saranno ridotti a causa del calo della produzione di elettricità. Lo ha detto il ministro dell'Industria, Banri Kaieda.

CINA, STOP A NUOVE CENTRALI

L'incidente nell'impianto di Fukushima ha indotto anche la Cina a sospendere i piani per la costruzione di nuove centrali nucleari. Lo riferisce la Bbc sottolineando che il governo di Pechino ha ordinato di verificare le misure di sicurezza dei 13 reattori esistenti e dei 27 in fase di costruzione. Al momento la Cina ottiene solo il 2% della sua energia dall'atomo.

LA GIORNATA

Tra paura e speranza, il Giappone continua a lottare per impedire che la centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal devastante terremoto/tsunami di venerdì scorso, si trasformi in una catastrofe nella catastrofe. E, rispetto ai giorni scorsi, oggi gli sforzi dei coraggiosi operatori della Tokyo denryoku (Toden) che lavorano, a rischio della vita, e le altre autorità presenti sono riusciti a spruzzare acqua sul reattore 3, quello che al momento preoccupa di più, per cercare di tenere sotto controllo la temperatura. La situazione alla centrale è "relativamente stabile" nelle parole dell'Aiea, secondo cui "non c'è stato alcun peggioramento significativo da ieri". A Tokyo non sono stati registrati livelli elevati di radioattività hanno fatto sapere dall'Agenzia internazionale con sede a Vienna. Il direttore generale Yukiyo Amano è partito alla volta del Giappone per farsi personalmente un'idea dell'evoluzione della crisi. Sembra invece scongiurato il rischio black out nell'area metropolitana di Tokyo. Accogliendo l'appello del governo a ridurre i consumi, gli abitanti della capitale hanno fatto scendere la domanda di elettricità a 3050 kilowatt alle 18 ora locale (da 3290 tra le 8 e le 9 del mattino). Il valore raggiunto avrebbe consentito di evitare il blackout. A questo punto la data cruciale sembra essere quella di domani. Le squadre stanno cercando, infatti, d'installare un impianto elettrico provvisorio per riuscire ad alimentare di nuovo gli impianti di raffreddamento, dai quali è cominciato l'intero disastro, visto che sono andati in panne dopo il terremoto/tsunami. Se avranno successo nel raffreddare le barre di combustibile già parzialmente fuse (in particolare nei reattori 3 e 4) e nel riempire d'acqua la piscina in cui si trova il combustibile usato nel reattore 3, si eviterà il peggio e ci si potrà concentrare sui danni già fatti: le emissioni di radiazioni che hanno spinto il governo di Tokyo a evacuare 20 km attorno alla centrale e gli Usa a consigliare di star fuori da un raggio di 80 km. Sono questi gli imperativi che gli operatori di Fukushima-1, ormai considerati in Giappone e all'estero degli eroi, dovranno tener presenti. Ma l'operazione si presenta come molto delicata. Anche oggi per loro è stata una giornata difficilissima. Mentre le Forze di autodifesa riuscivano dall'alto a scaricare dagli elicotteri diverse decine di tonnellata d'acqua sul reattore 3 (nella speranza di riempire la piscina dei combustibili usati), le operazioni con le autopompe venivano interrotte per l'eccesso di radiazioni. Solo con un secondo tentativo i tecnici sono riusciti a indirizzare dell'acqua, dopo che hanno potuto utilizzare 5 mezzi speciali delle Forze di autodifesa. A Tokyo gli stranieri stanno andando via. Molte ambasciate, compresa quella italiana, hanno chiesto ai propri concittadini di andar via dal paese o quanto meno spostarsi più a sud. Il primo aereo charter per l'evacuazione di cittadini americani è decollato con un centinaio di persone. Il Pentagono ha annunciato di aver predisposto un piano di evacuazione per le famiglie di militari e civili americani che vivono nelle basi non lontane dalla zona di Fukushima. L'ambasciata francese ha anche preso a distribuire pillole di iodio, utili a combattere le radiazioni. Sperando che non siano mai necessarie, anche perché il paese è già impegnato in uno sforzo immane di soccorso alle popolazioni colpite dal più devastante cataclisma che abbia colpito il pur avvezzo Arcipelago dal 1923. Sono oltre 15mila le vittime, tra morti e dispersi: l'ultimo bilancio fornito dalla polizia nipponica parla infatti di 5.692 morti e 9.506 persone che mancano ancora all'appello. Il Tohoku, la regione colpita, è stato investito da un'ondata di freddo sferzante, accompagnata da abbondanti nevicate. Tutto questo rende più penosa la condizione di vita degli sfollati - e tra essi si registrano già 15 morti, specialmente anziani e malati - e più difficile lo sforzo dei 100mila soldati, dei poliziotti, pompieri, volontari e squadre internazionali impegnati in un'operazione di soccorso ampissima. Sul fronte economico, i ministri delle finanze e i banchieri centrali del G7 si riuniranno nelle prossime ore in teleconferenza per discutere gli interventi sul mercato valutario per combattere l'eccessiva fermezza dello yen. Lo yen nelle ultime sedute ha registrato un forte apprezzamento che lo ha portato ai massimi storici nei confronti del dollaro. In passato i Paesi europei e gli Usa avevano espresso riserve riguardo a possibili interventi sulla valuta, ma ora sembrano pronti a cambiare questa posizione.

AGENZIA AIEA: A FUKUSHIMA SITUAZIONE STABILE

La situazione alla centrale di Fukushima è "relativamente stabile". Lo sostiene l'Aiea, l'agenzia atomica con sede a Vienna: "non c'è stato alcun peggioramento significativo da ieri". A Tokyo non sono stati registrati livelli elevati di radioattività hanno fatto sapere sempre dall'Aiea. Oggi gli operatori della Tokyo denryoku (Toden) che lavorano alla centrale, a rischio della vita, sono riusciti a spruzzare acqua sul reattore 3, quello che al momento preoccupa di più, per cercare di controllare la temperatura.

YEN SUL DOLLARO AI MASSIMI DAL DOPOGUERRA

Lo yen vola ai massimi dal dopoguerra sul dollaro nonostante il G7 - stasera riunito in conference call per discutere la crisi in Giappone - si appresti a fornire un probabile appoggio simbolico agli interventi di Tokyo contro la valuta troppo forte. Secondo il Fondo monetario il Giappone avrà le risorse per far fronte al sisma, ma ci sarà un impatto sulla crescita economica nipponica e potenzialmente anche sul Pil globale. Il governo giapponese ha definito "estremamente speculativo" e "senza fondamento" il forte apprezzamento della valuta nazionale, oggi volata fino a 76,25 sul dollaro, quota mai raggiunta nel dopoguerra. Yen forte anche sull'euro con il cambio balzato fino a 106,61, il massimo da settembre.

OBAMA: REVISIONARE IMPIANTI NUCLEARI

Per il presidente degli Stati Uniti il nucleare "fa parte del nostro futuro energetico". Comunque la crisi delle centrali giapponesi costringe a "fare una revisione degli impianti".

OBAMA: FORZE USA SUL FILO DEI MINUTI PER AIUTARE

Barack Obama ha detto che le forze armate americane "stanno lavorando sul filo dei minuti" per portare aiuto al Giappone. Per questo gli Usa hanno deciso di prendere "misure prudenti e precauzionali" disponendo l'evacuazione dei cittadini americani che vivono nel raggio di 80 chilometri dalla centrale di Fukushima.

DA SANDRA BULLOCK UN MILIONE DI DOLLARI PER VITTIME

Sandra Bullock ha donato un milione di dollari per le vittime del terremoto in Giappone. Lo fatto sapere la Croce Rossa americana. L'attrice americana, premio Oscar 2010 come miglior attrice protagonista per il film 'The Blind Side', aveva già donato un milione di dollari l'anno scorso per le vittime del terremoto di Haiti.

GIAPPONE, 430MILA I SENZATETTO

L'ultimo bollettino diffuso dall'Ocha (united nations office for the coordination of humanitarian affairs) fotografa una situazione apocalittica con 5178 vittime accertate e 2.285 feriti e 8.913 dispersi, oltre 23mila persone ancora isolate nelle zone più colpite nel nord est del paese e più di 430mila senza tetto che hanno trovato rifugio nelle apposite strutture di evacuazione allestite dal governo.

MANCANO FARMACI E ACQUA PULITA

Secondo quanto riferiscono le fonti governative, la situazione sanitaria è gravissima: mancano farmaci e presidi sanitari, stufe, ma soprattutto manca l'acqua pulita. Già 14 persone evacuate dagli ospedali, sono decedute, in gran parte anziani, e molti si stanno ammalando nei centri a causa del freddo intenso e della scarsa igiene. Intanto si lavora alacremente per ripristinare i servizi base: si calcola che circa 451mila persone siano senza elettricità, ma erano 600mila solo ieri, e approssimativamente 2 milioni e mezzo di famiglie non hanno accesso all'acqua.

GLI USA INVIANO SQUADRA

DI ESPERTI NUCLEARI

Il Pentagono ha annunciato l'invio a Fukushima di una squadra di esperti nucleari militari per aiutare i colleghi giapponesi nell'intervento sui reattori danneggiati.

 

PENTAGONO RIMPATRIA

LE FAMIGLIE MILITARI DA HONSHU

Il Pentagono ha autorizzato il personale civile americano, le loro famiglie e quelle dei militari, a lasciare la base militare dell'isola giapponese di Honshu. Si tratta di migliaia si persone che torneranno negli Stati Uniti su voli civili, a spese del governo americano.

VALENTINO ROSSI AI GIAPPONESI:

"NON MOLLATE, NOI SIAMO CON VOI"

"Non mollate, noi siamo con voi": è il messaggio di solidarietà che Valentino Rossi invia al popolo giapponese. Dal circuito di Losail, dove domenica parte il Motondiale, il pilota italiano non ha mancato di manifestare la propria solidarietà verso un popolo che gli ha dato molto, quello giapponese. Rossi iniziò a correre nella classe regina con la 500 nel 2000 con la Honda, ed è poi stato pilota ufficiale anche di Yamaha fino allo scorso anno. "Ho seguito da subito quello che stava succedendo in Giappone - ha spiegato - Ma forse noi ancora non ci rendiamo bene conto di quello che è successo, comunque si tratta di una tragedia che giorno dopo giorno sta anche peggiorando".

FUKUSHIMA, CENTRALE

ANCORA SENZA ELETTRICITA'

La Tokyo Electric Power (Tepco) che gestisce l'impianto nucleare di Fukushima non è ancora riuscita, secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa Kyodo, a ripristinare l'erogazione dell'energia elettrica nella centrale danneggiata. L'elettricità è necessaria per rimettere in funzione gli impianti di pompaggio dell'acqua, necessario per immettere nei reattori liquido per raffreddare le barre usate ma non ancora esaurite, dalle quali attualmente vi sarebbero le maggiori emissioni radioattive.

 

TOKYO SCAMPATA

A MEGA BLACK OUT

Tokyo ha scampato il pericolo di un imponente blackout: lo ha scritto l'agenzia Kyodo news.

 

VIAGGIATORI DA GIAPPONE CONTAMINATI

MA NON CON I VESTITI

Gli ispettori aeroportuali di Seoul, nella Corea del sud, hanno rilevato tracce di contaminazione radioattiva da passeggeri dal Giappone. Lo riporta l'agenzia di stampa Yonhap. Il livello di contaminazione è però tornato su valori normali dopo che i passeggeri si sono tolti i cappotti e le scarpe.

 

FUKUSHIMA, NON RIPARTE IMPIANTO ELETTRICO

PER IL RAFFREDDAMENTO

I tecnici della compagnia elettrica Tokyo denryoku (Toden) nella centrale nucleare Fukushima-1 non sono riusciti a ripristinare l'alimentazione elettrica dell'impianto per far ripartire i sistemi di raffreddamento dei reattori resi instabili da guasti, incendi ed esplosioni. Lo riferisce la tv Tbs.

 

MORTI ACCERTATI 4MILA, 20MILA DISPERSI

La situazione in Giappone è sempre più drammatica. I morti accertati sono 4.000, i dispersi sono stimati a 20mila. Una nuova scossa di magnitudo 5.8 si è registrata poco fuori da Tokyo, con epicentro al largo delle coste della prefettura di Ibaraki, a nord della capitale.

TEPCO: IMPROBABILE BLACK OUT A TOKYO

La Tepco, la società elettrica che gestisce gli impianti, ha tenuto oggi una conferenza stampa per fare il punto sulla situazione ed esporre la situazione dei reattori. La società ha smentito la possibilità di un mega blackout a Tokyo ma ha annunciato che il livello di radiazioni alla centrale nucleare di Fukushima 1 è in aumento dopo il getto di acqua ad alta pressione sul reattore n. 3 da parte degli automezzi della Self-Defense Forces, le Forze armate nipponiche. Il livello intorno agli edifici, in particolare, è passato a 4.000 microsievert/h da 3.700, al termine di questa inedita operazione di spegnimento.

RUSSIA, MEDVEDEV: INCIDENTE NUCLEARE

E' "DISASTRO COLOSSALE"

Intanto il presidente russo Dmitri Medvedev ha definito l'incidente nucleare giapponese un "disastro nazionale colossale, una catastrofe". Il presidente russo, parlando presso la sua residenza di Mosca dove ha invitato il presidente kazako NurSultan Nazarbaiev, ha detto di sperare "che quest'anno sia buono per i nostri due paese e i nostri popoli; che ci siano le condizioni climatiche per un buon raccolto e nelle stesso tempo che non ci siano problemi seri e cataclismi" come quelli giapponesi".

USA CONTRO TOKYO:

"RADIAZIONI ALTE"

Per l'amministrazione Obama la situazione in Giappone è ben più grave di quella descritta da Tokyo. Ieri, il direttore della United States Nuclear Regulatory Commission, ente nucleare americano, Gregory Jazcko ha dichiarato che il reattore 1 dell'impianto sta diffondendo "radiazioni estremamente forti, potenzialmente letali" e ha raccomandato l'evacuazione di chiunque si trovi a ottanta chilometri dall'impianto nucleare. Jazcko ha così smentito il governo giapponese, che aveva stabilito una distanza di sicurezza di soli 20 chilometri. Il segretario all'Energia Steven Chu crede che nell'impianto giapponese si sia verificata una "fusione parziale del nucleo". Gli esperti Usa parlano anche di un "livello di radioattività letale nel reattore 4". Ma Tepco, società proprietaria della centrale Fukushima-1, ribatte: "È il reattore 3 a preoccupare".

TEPCO: ANCORA ACQUA NEL REATTORE 4

Un portavoce della Tepco, la società che gestisce la centrale nucleare giapponese di Fukushima, gravemente danneggiata dallo tsunami di venerdì scorso, ha affermato che nel reattore n.4 c'è ancora acqua nella vasca nella quale viene conservato il combustibile nucleare usato. In precedenza, il capo della Nuclear Regulatory Commission americana, Gregory Jaczko, aveva detto a una commissione del Congresso che l'acqua si era completamente asciugata. Le barre di uranio usate conservate nella vasca sono altamente radioattive e se il livello dell'acqua che le protegge è troppo basso, si surriscaldano emettendo forti radiazioni. Le dichiarazioni contraddittorie mettono in evidenza una divergenza di valutazioni sulla gravità della situazione a Fukushima tra il governo di Tokyo e quello di Washington. Il portavoce della Tepco ha aggiunto di non poter dire con precisione quale sia il livello dell'acqua nella vasca. Il premier giapponese Naoto Kan e il presidente americano Barack Obama si sono parlati oggi al telefono, concordando di "cooperare strettamente" per risolvere la crisi.

LA SITUAZIONE DEI REATTORI

Ecco la situazione dei reattori. Quattro dei sei reattori della centrale nucleare di Fukushima 1 Daiichi sono rimasti gravemente danneggiati per l'arresto del sistema di raffreddamento a causa del terremoto dell'11 marzo scorso, di magnitudo 9. L'utilizzo di acqua di mare non trattata per tentare di raffreddare i reattori rende impossibile il loro ritorno in servizio in futuro. Ecco lo stato attuale dei sei reattori, secondo quanto reso noto dalle autorità giapponesi. REATTORE 1: Il rivestimento è intatto, ma il 70% del nocciolo è danneggiato. Il tetto dell'edificio che contiene il reattore è crollato. Sabato scorso (13 marzo) c'era stata un'esplosione di idrogeno a seguito di un rilascio di vapore controllato per abbassare la pressione. L'idrogeno è il risultato della scissione dell'acqua che copre e raffredda le barre di combustibile nei suoi componenti (idrogeno e ossigeno), a seguito delle reazioni chimiche e fisiche nel reattore surriscaldato. REATTORE 2: Il 33% del nocciolo è danneggiato, come pure una vasca di ritenzione all'interno del rivestimento. Martedì scorso (15 marzo) c'era stata un'esplosione di idrogeno nella parte inferiore dell'edificio. REATTORE 3: Il rivestimento del reattore potrebbe essere danneggiato. Il nocciolo del reattore è particolarmente danneggiato. L'acqua nella vasca di contenimento è in ebollizione. L'esercito getta acqua per raffreddare con elicotteri e cannoni ad acqua. Lunedì (14 marzo) c'era stata un'esplosione di idrogeno durante un rilascio di vapore controllato. Il n. 3 è stato definito una priorità dalle autorità giapponesi, perchè utilizza combustibile misto uranio-plutonio. REATTORE 4: Una parte del combustibile nucleare non è più ricoperta dall'acqua. Un elicottero doveva rimettere acqua nella vasca, ormai in ebollizione, ma l'operazione è stata più volte sospesa per il livello delle radiazioni troppo elevata. Martedì (15 marzo) c'era stato un incendio nella vasca che contiene il combustibile usato, spento dagli specialisti dell'esercito americano. Un nuovo incendio era scoppiato il giorno dopo (16 marzo) e si era spento da solo. REATTORI 5-6: Erano spenti per manutenzione al momento del sisma. In questi due reattori, collegati rispettivamente all'1 e al 4, si è verificato un leggero aumento della temperatura. Non sono segnalati problemi alle altre centrali nucleari giapponesi.

17 marzo 2011

 

 

 

2011-03-17

17 marzo 2011

GIAPPONE IN GINOCCHIO

Fukushima, un cannone

per fermare la "bomba"

Il morso del terrore non abbandona il Giappone prostrato da un’emergenza che sembra non conoscere fine. La "guerra" continua a combattersi attorno all’impianto di Fukushima, mentre il numero dei dispersi schizza a quota 20mila, con 5.321 morti accertati, e le condizioni climatiche diventano sempre più proibitive. Anche ieri il "bollettino" sembrava registrare una sconfitta. Ancora incendi, ai reattore 3 e 4. E ancora scosse violente. È soprattutto il reattore 4 a preoccupare. Per il responsabile della Commissione nucleare Usa Gregory Jaczko le radiazioni intorno alla centrale sono "letali". Fallito il tentativo di raffreddare il reattore lanciando acqua dal cielo con gli elicotteri. Ora la speranza è tutta riposta in un "cannone" che irrori con un getto potentissimo di acqua l’impianto. E che la situazione sia sempre più tesa, si intuisce dallo sfogo del premier Naoto Kan che ha interrotto una riunione dei dirigenti della Tokyo Power Company – Tepco, che gestisce la centrale nucleare – e, infuriato per la mancanza di informazioni, ha chiesto ai dirigenti della società "cosa diavolo sta succedendo?".

Allarme blackout: il Paese rischia di subire interruzioni generalizzate della somministrazione di ci corrente elettrica se non saranno ridotti i consumi. Il monito è stato lanciato lanciato da Banri Kaieda, ministro nipponico per l'Economia, il Commercio e l'Industria. "L'equilibrio tra domanda e offerta di elettricità è già molto difficile", ha avvertito Kaieda facendo riferimento ai problemi legati alla centrale nucleare di Fukushima e ai danneggiamenti alla rete provocati dal terremoto di venerdì scorso e dal conseguente tsunami.

L'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo tsunami, dalle prefetture a nord della capitale e dalla stessa capitale". Per quanto riguarda i dati delle misure di radioattività ambientale riportate dal governo metropolitano di Tokyo - informa il sito dell'ambasciata - vengono confermati "valori compatibili con quelli normalmente registrati in città.

Ieri i giapponesi hanno potuto seguire in tv le immagine dell’elicottero bimotore che volava sulla centrale. L’obiettivo era sganciare acqua. Fallito. Troppo alto il livello delle radiazioni attorno alla centrale. Due gli incendi registrati. A lungo una fitta nube di vapore è fuoriuscita dalla centrale. I tecnici hanno così deciso di ricorrere a una nuova "strategia": irrorare il reattore con un potente getto d’acqua, ricorrendo a un mega-idrante montato su un camion.

Il personale della centrale, compresi i 50 "eroi" che da giorni stanno combattendo per evitare la tragedia nella tragedia, hanno dovuto lasciare l’impianto per un’impennata nei livelli della radiazione. Solo in un secondo momento sono potuti rientrare. La Francia ha fatto sapere di considerare "cruciali" le prossime 48 ore nella centrale, non escludendo che nel peggiore scenario si tratti di un disastro più grave di Chernobyl. Gli Usa hanno annunciato che un drone, un aereo senza pilota, ispezionerà la centrale.

A quasi una settimana dal terremoto la situazione nelle centrale appare drammaticamente incerta. Nel reattore 1 sono riprese le operazioni volte al raffreddamento con acqua marina e boro (un "assorbitore" di neutroni e utilizzato per fermare gradualmente la reazione), iniettati nel contenitore primario attraverso le condotte del sistema antincendio. Nel reattore 2 il sistema di raffreddamento è interrotto e il nocciolo ha rischiato di surriscaldarsi e di fondere. Di conseguenza sono state messe a punto le operazioni per iniettare acqua marina e boro per raffreddare il combustibile. Nel reattore 3 sono riprese le operazioni volte a raffreddare il nocciolo. Infine la reattore 4 dopo il nuovo incendio, con rilascio di radioattività pari a 400 microsievert/ora, nella piscina di soppressione, ossia nella struttura a forma di ciambella che si trova alla base del contenitore secondario del reattore.

Si è anche scatenata una "guerra" di dichiarazioni. Per il commissario europeo per l’Energia, Guenther Oettinger "nelle prossime ore corriamo il rischio di assistere a una nuova catastrofe" alla centrale di Fukushima dove la situazione "è fuori controllo". Oettinger si è detto convinto che "il nuovo incidente potrebbe coinvolgere la città di Tokyo con i suoi 35 milioni di abitanti". Per il capo dell’Agenzia atomica russa, Serghiei Kirienko, "la crisi nucleare si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore". Frena invece l’Aiea: per il capo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Yukiya Amano "non è il momento di dire che le cose siano fuori controllo".

Di tutt’altro tenore le affermazioni ufficiali che provengono da Tokyo. Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha detto di ritenere "improbabile che si siano verificati gravi danni alla gabbia di contenimento" dei reattori.

Luca Miele

 

17 marzo 2011

GIAPPONE IN GINOCCHIO

Il Giappone davanti alla tv

circa briciole di normalità

Incollati davanti agli schermi televisivi, gli abitanti di Tokyo guardano con stupore quanto succede a 250 chilometri più a Nord. Non solo perché lì ci sono pezzi martoriati del loro Paese, punti in uno sterminato campo di rovine che copre forse 10mila chilometri quadrati, ma perché qui si gioca anche il loro destino. Nelle fornaci nucleari di Fukushima 1 e 2 che tutto il mondo ormai conosce, si consuma il futuro il questo Paese. Un domani da dimenticare, ma che resta invece da esorcizzare con la quotidianità sempre meno convinta e da affrontare con le armi della tecnica e del cuore.

Dove non basta, con il sacrificio. I 50 tecnici che prima sono rimasti ad fronteggiare il rischio di nuove esplosioni e radiazioni dopo che i 700 compagni erano stati allontanati dagli impianti impazziti e ieri sera sono tornati per tentare l’impossibile, sono la versione attuale di una tradizione antica. Mentre gli elicotteri che ieri dovevano scaricare tonnellate d’acqua sulle vasche di raffreddamento del combustibile atomico sono stati fermati già in volo, tenuti a bada dall’entità delle radiazioni, gli uomini, "i 50", sono tornati protagonisti e, forse, eroi.

Questo guardano i passanti di Tokyo, chi si ferma in un locale il tempo di un caffè, di uno spuntino, di un poco di calore in una metropoli resa gelida da un vento siberiano che altrove, su mezzo Giappone scarica neve e nuova miseria. Forse si fermano solo per un poco di calore umano, per condividere la propria solitudine e la propria paura silenziosa con la solitudine e la paura degli altri. Perché la lotta fallita della tecnica e delle macchine contro i reattori imbizzarriti e quella dei 50 cuori sincronizzati contro l’impensabile non sono argomento da salotto, reale o virtuale. Vero è che per una volta, da italiano, non si viene assalito dall’elenco dei calciatori del momento o dalle classifiche del campionato, ma nel silenzio clamoroso forse sarebbe stato meglio.

Yukio Edano, il portavoce governativo rassicurante già nell’aspetto, è ormai diventato talmente popolare da essere quasi ignorato. Soprattutto da quando ha iniziato a portare in video le contraddizioni e le verità parziali di questa vicenda, sostenute da dibattiti ricchi di plastici tridimensionali, piantine diagrammi, grafici e rassicurazioni sempre più flebili.

Un po’ come la ricaduta casuale delle radiazioni tra Fukushima e Tokyo: troppo qui, poco là, senza una ragione apparente, mischiando caso, scienza e interpretazioni esperte. Come i terremoti di magnitudine sei e rotti che da noi spianerebbero le città e qui lasciano i portalampade a pendere dai soffitti, qualche tegola spezzata al suolo, al massimo una strage di bottiglie nei supermercati.

I giapponesi, guardano e non commentano e non si capisce se perché siano tutti d’accordo nell’accettare la verità ufficiale, nel digerire il destino avverso o nel disconoscere la dura realtà. L’apparizione dell’Imperatore Akihito – evento raro fuori da poche ricorrenze ufficiali – è stata importante, in qualche modo ugualmente dovuta e accettata, ma difficilmente ha cambiato l’atteggiamento dei giapponesi verso una catena di eventi che singolarmente avrebbero messo in ginocchio un continente, ma allineati qui, sulle strade della megalopoli, sembrano solo rafforzare la determinazione del Paese.

Il Giappone non prova ancora a reagire, ma guarda con ammirazione ai suoi soldati che prima nel fango e ora nella neve portano in spalla anziani e ammalati; agli uomini della protezione civile che scavano e scavano, segnando poi con una X rossa le case sventrate visitate una per una. All’appello mancano ancora 20mila nomi che nessuno vuole semplicemente ricordare, ma chiede invece di associare a un volto, a una storia. La tv del "dopo-tutto", in attesa di "qualcos’altro" è fatta così: spot sulle autorità e storie uniche di un dramma comune. Da ieri si sono riaffacciati programmi più leggeri: segnale della situazione in miglioramento mentre "i 50" marciano sul reattore armati di idranti oppure indicazione che la dura realtà ha bisogno di un digestivo?

Tutti lavorano, mangiano, discutono, leggono davanti a uno schermo e a volte fatichi a capire se la realtà sia "al di qua"o "al di là". Una che va cambiando per prepararsi al peggio, l’altra che cerca di risollevarsi dal dolore e dalla disperazione.

Il Giappone è, come ha detto Roland Barthes, "civiltà dell’immagine", "impero dei segni". Insomma, bisogna vedere per credere prima ancora che per capire. E se tutti vedono e fingono di credere a quello che passa sugli schermi accesi, molti probabilmente credono a quelli spenti. Alle centinaia di televisori di dimensioni, spessore, tecnologie diverse ma tutti immancabilmente bui allineati nei templi della tecnologia, prima una psichedelia di suoni e di colori. Spenti dall’austerità energetica, inquietano più degli scaffali sempre meno forniti dei supermercati o delle code sempre più lunghe ai distributori di carburante.

Stefano Vecchia

 

17 marzo 2011

GIAPPONE IN GINOCCHIO

Conto da 200 miliardi

Ma le aziende sono in piedi

È la tempesta perfetta: terremoto, tsunami e crisi nucleare potrebbero infliggere al Giappone danni fino a 200 miliardi di dollari, pari a oltre 143 miliardi di euro. A meno di una settimana dall’inizio dell’emergenza inizia a prendere forma il consenso degli analisti, che tuttavia avvertono: le stime sono ancora provvisorie, poiché gli esiti dell’incidente alla centrale di Fukushima restano imprevedibili.

L’impatto della tripla catastrofe sull’economia giapponese potrebbe essere però limitato, se paragonato alla distruzione: un taglio di circa mezzo punto di Pil nel 2011, con previsioni che vanno dallo zero pronosticato da Citigroup (stima inalterata a +1,7% quest’anno) all’1% del "worst case scenario" prefigurato da Credit Suisse. Una ulteriore ventata di ottimismo è arrivata ieri dalla Borsa. L’indice Nikkei è rimbalzato del 5,7%, anche se resta sotto dell’11% da inizio settimana, mentre l’attenzione degli operatori resta puntata su Fukushima. Le Borse europee hanno fallito invece il rimbalzo, condizionate dai pessimi dati sul mercato immobiliare americano.

La ricostruzione, come avviene di solito in questi casi, rappresenta un’occasione di crescita. Ma non ci sarà un’immediata ripartenza "a V", come accadde dopo il sisma di Kobe nel 1995. Si prevede una frenata che potrebbe protrarsi almeno fino a giugno e quindi uno scatto deciso solo a partire dal secondo semestre dell’anno. L’analisi poggia sulle differenze tra i due eventi che hanno funestato la storia recente del Sol Levante. La regione colpita venerdì scorso, quella di Sendai, è considerata relativamente marginale rispetto all’economia nipponica, di cui rappresenta al massimo il 5-7% del Pil e il 7% dell’industria. Paragonata all’Italia, non è la Lombardia ma nemmeno la Basilicata in termini di incidenza sulla generazione complessiva di ricchezza. Allo stesso tempo però le scosse di terremoto, cui si somma l’onda d’urto dello tsunami, hanno devastato centri nevralgici per l’economia del Paese. Gli stabilimenti automobilistici e di elettronica della regione producono pezzi insostituibili per le rispettive filiere e le ripercussioni si sono già avvertite anche all’estero. Ancora più pesanti le conseguenze dei guasti alla centrale atomica di Fukushima: il razionamento dell’energia elettrica, secondo un report di Nomura, dovrebbe cancellare lo 0,29% del Pil.

Le grandi aziende come Toyota, Sony, Mitsubishi e Bridgestone hanno comunque iniziato a riaprire gli impianti. Le imprese straniere presenti in Giappone, nel timore di una contaminazione radioattiva, hanno invece invitato il proprio personale a rimpatriare. Le immediate sorti della terza economia mondiale dipendono anche dalla capacità di rifinanziamento del governo e dall’andamento dello yen. Il Giappone ha chiuso il 2010 con un debito pubblico esorbitante, pari al 224% del Pil, e un deficit appena sotto il 10%. Le spese da affrontare per la ricostruzione costringeranno Tokyo ad emettere altro debito. Le iniezioni di liquidità da parte della Bank of Japan hanno finora contribuito a mantenere bassi i rendimenti. La banca centrale si appresterebbe a intervenire anche per frenare la corsa dello yen. La valuta si è rafforzata sulle attese di grandi rimpatri di capitali per la ricostruzione, ma rischia di colpire le esportazioni aggravando l’emergenza.

Alessandro Bonini

 

 

 

17 marzo 2011

SCENARI

Referendum nucleare, l’incubo del premier

Berlusconi ha annusato un pe­ricolo: sull’onda emotiva del­la crisi giapponese, il referen­dum sul nucleare può essere un’insi­dia. Perché farebbe crescere il quo­rum su un altro quesito ben più 'sen­sibile', quello in cui si chiede l’abro­gazione del legittimo impedimento. Il ragionamento fila, i fedelissimi so­no d’accordo, e il premier decide di mandare in avanscoperta il ministro Romani. "Le scelte non devono essere di pancia", dice il ti­tolare dello Sviluppo economico.

Dello stesso parere è an­che la collega al­l’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che in un duro question­time alla Camera ri­badisce come il te­ma della sicurezza vada affrontato "in sede comunitaria" e non nazionale. Ma Romani va anche oltre, e sembra quasi lanciare la cam­pagna referendaria: "Noi daremo informazioni precise e rigorose all’o­pinione pubblica". E meno male, si sussurra in serata durante l’ufficio di presidenza del Pdl, che il pericolo e­lection- day è scampato: se - dicono i presenti - la data del referendum fos­se stata accorpata con quella delle amministrative, si sarebbe potuto produrre un "dannoso" effetto-trai- no tra i due voti. È invece vivo e vegeto l’altro ostaco­lo sulla strada del referendum: il 'no' dei governatori (anche di centrode­stra) all’installazione di siti sul loro territorio. Le parole di Vendola danno l’idea del clima: "In Puglia le centrali le potranno fare solo con i carrarma­ti... ".

Ma in realtà è un coro senza ec­cezioni: solo ieri si sono pronunciati contro i siti Cappellacci (Sardegna), Errani (Emilia-Romagna), Polverini (Lazio), Rossi ( Toscana) le giunte di Calabria e Sicilia. U­na posizione che pe­sa, alla quale l’ese­cutivo ha involonta­riamente dato cor­da: il sottosegretario allo Sviluppo econo­mico Stefano Saglia, intervenendo nelle commissioni unifi­cate Ambiente e At­tività produttive, si è lasciato scappare che "non si fa un im­pianto contro le au­torità regionali...", e che prima di in­dividuare i terreni si arriverà al 2012. Un mezzo scivolone che ha dato vi­gore al forcing delle opposizioni, con Bersani che prova ad infilarsi nelle in­certezze di esecutivo e maggioranza ("è un piano irrealistico e sbagliato") e pensa ad una più decisa mobilita­zione del Pd sul referendum (l’Idv ci è già dentro fino al collo).

Per il premier è una tegola nuova. Con un bersaglio - il legittimo impedi- mento - troppo significativo. Che si aggiunge ai tanti nodi cui deve veni­re a capo. Ieri notte li ha snocciolati in un ufficio di presidenza del partito cui hanno partecipato, in vista delle am­ministrative, anche i coordinatori re­gionali. A loro ha ribadito di essere "perseguitato per delle cene", che oc­corre "andare in tv" a spiegare una riforma della giustizia "chiesta dai cit­tadini " e apprezzata dal "77 per cen­to dei nostri elettori". E restando ai sondaggi, informa che Fli è al 2,6. Ha poi confermato che a Napoli il candi­dato del centrodestra sarà l’impren­ditore Gianni Lettieri, contro il quale si sono sollevati pezzi del partito e del mondo produttivo locale. Infine scherza ma non troppo sull’allarga­mento della maggioranza: "Arrivia­mo a 330, anzi... 336, l’anno della mia nascita".

Marco Iasevoli

 

Nucleare, governo: si va avanti

Ue, lunedì riunione sull'Energia

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Il governo procede, anche se con qualche titubanza in più, sul progetto

nucleare. Scampato, alla Camera, il rischio di vedere il referendum contro le centrali accorpato alle amministrative, se tutto procederà secondo le previsioni mercoledì l'esecutivo porterà in consiglio dei ministri il decreto legislativo che corregge, dopo i rilievi della Consulta, il provvedimento dello scorso anno per la realizzazione delle centrali e l'individuazione dei siti. Per ora, intanto, guarda a come si muove l'Europa; dove il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha annunciato l'intenzione di convocare una riunione del G20 per discutere delle opzioni energetiche dopo il disastro in Giappone e dove già lunedì, a Bruxelles, si svolgerà una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri dell'Energia Ue.

La "priorità è la salute e la sicurezza dei cittadini" e per questo "faremo le scelte con l'Europa" annuncia il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo che tuttavia avverte: è "sbagliato e irresponsabile" prendere decisioni "sulla spinta emozionale". Anche il titolare dello Sviluppo economico, Paolo Romani, rassicura: "Oggi all'ordine del giorno c'è il problema della sicurezza. A Bruxelles parleremo di questo, per l'Italia il problema sono le centrali nucleari vicine al confine". Il Ministro si conferma però un "convinto nuclearista", anche alla luce di quanto sta avvenendo nel Maghreb perchè, osserva,"non possiamo essere dipendenti da paesi instabili per l'energia". E cerca di essere rassicurante anche il sottosegretario Stefano Saglia che ripete: "Se la Comunità europea deciderà di bloccare ogni iniziativa sul nucleare, ci adegueremo".

In Italia, oltretutto, c'è il problema del necessario coinvolgimento delle Regioni all'opzione nucleare. "Chi fa politica sa che non si può fare un impianto nucleare contro una Regione ostile. Mica si può chiamare l'esercito!" evidenzia Saglia ricordando, inoltre, che prima dell'individuazione dei siti dovranno essere predisporti altri 23 provvedimenti tra norme e procedimenti amministrativi. La localizzazione, quindi, non avverrà prima del 2012 e prima di vedere una centrale costruita sarà ormai il 2020. Questo non basta, però, a rassicurare l'opposizione che nelle Commissioni Ambiente e Attività produttive, vota contro il provvedimento sulle centrali, che riceve comunque il via libera alla Camera ed un primo Ok al Senato. Il Pd chiede al governo di fermarsi e riflettere. Quello sul nucleare è un "piano irrealistico e sbagliato" sostiene il segretario, Pier Luigi Bersani, che, nonostante i dubbi sull'utilità dei referendum annuncia: "lavoreremo affinchè si possa raggiungere il quorum". Il governo sta dicendo "bugie" sul nucleare, un tipo di fonte energetica costosa che "sarà bocciata dal referendum" di giugno, assicura anche il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. Ma è proprio sulla consultazione che oggi il governo ha rischiato di veder passare una mozione dell'opposizione per tenere in un solo election day i referendum su

nucleare, acqua e legittimo impedimento e il primo turno delle elezioni amministrative.

La mozione Pd è stata bocciata per un voto di differenza, quello del radicale Marco Beltrandi. Ma la geografia dei voti segnala malumori nella maggioranza, forse legati a mancati incarichi, con assenze tra le fila del Pid e dei Responsabili. Critiche nel merito della scelta nucleare arrivano però anche da Fabio Rampelli e Marco Marsilio, entrambi Pdl, mentre tutti salutano con sollievo il sì bipartisan alla mozione unitaria sulle fonti rinnovabili che impegna il governo a ripensare gli incentivi. E così inizia a serpeggiare il dubbio che le centrali nucleari non vedranno mai la luce in Italia. Si indigna il ministro Romani: "Questa - dice - è un' italica rassegnazione che non condivido".

16 marzo 2011

Vedi tutti gli articoli della sezione "Italia"

 

 

 

 

2011-03-16

Usa: attorno a reattore "dosi letali" di radioattività

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FOTO | DIRETTA VIDEO

TUTTI I VIDEO

-VIDEOTESTIMONIANZA: Roberto Terrosi, l'italiano abbandonato dalla Farnesina con una bimba di un anno

- L'ULTIMA ESPLOSIONE VISTA DALL'ALTO

-L'ESPLOSIONE DEL REATTORE A FUKUSHIMA

-L'ONDA DI TSUNAMI

COLPISCE LE COSTE

-TSUNAMI PORTA BARCHE

E NAVI SULLA TERRA FERMA

-AEROPORTO SOMMERSO

-ONDE DI 12 METRI

-LA SCOSSA IN DIRETTA

-TESTIMONIANZE DA TOKYO

- GLI TSUNAMI PIU' DEVASTANTI

- GIAPPONE TRAVOLTO DA TSUNAMI

 

 

LA DIRETTA

USA, ATTORNO A REATTORI "DOSI LETALI" DI RADIOTTIVITÀ

Le radiazioni intorno ai reattori dell'impianto di Fukushima in Gioppone sono "letali". L'allarme è stato lanciato dal responsabile della Commissione nucleare Usa Gregory Jaczko. Durante un'audizioni alla Commissione Energia. "Sarebbe molto difficile per i lavoratori in loco avvicinarsi ai reattori" ha detto. "Le dosi di radioattività potrebbero dimostrarsi letali in un breve periodo di tempo".

Il presidente dell'autorità americana ha detto che il serbatoio di stoccaggio del reattore 4 della centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, non contiene più acqua, il che potrebbe causare livelli "estremamente elevati" di radiazioni. "Oltre ai quattro reattori che erano in servizio al momento dell'incidente, un quarto reattore costituisce motivo di preoccupazione - ha detto Jaczko-. Questo reattore non era in servizio al momento del sisma. Pensiamo che a livello di questo reattore vi sia stata un'esplosione di idrogeno". Jaczko ha aggiunto che una delle conseguenze dell'esplosione è stata la perdita d'acqua dal serbatoio del reattore. "Riteniamo - ha precisato - che non vi sia più acqua nelle piscine e che i livelli di radiazioni siano estremamente elevati, il che potrebbe rimettere in gioco tutte le operazioni di soccorso".

 

 

 

SI COMBATTE PER SPEGNERE REATTORI

Sempre più drammatica la situazione nel Giappone nord-orientale, dove al quinto giorno dal terremoto i tecnici lottano per evitare la catastrofe nucleare a Fukushima. Il bilancio provvisorio tra morti e dispersi ormai sfiora le 13mila unità e i feriti sono 2.282 (una cifra che però probabilmente è sottovalutata); nella sola città di Ishinomaki, prefettura di Miyagi, i dispersi, a detta del sindaco, sono almeno 10.000; altrettanti, nella città portuale di Minamisanriku, stessa prefettura. E mentre continuano a susseguirsi violente scosse di assestamento, due delle quali di magnitudo 6,0 hanno fatto oscillare i grattacieli persino a Tokyo, sono 450mila le persone alloggiate in ricoveri temporanei, in condizioni sempre peggiori. Sulle zone terremotate e devastate dallo 'tsunami' è tornato il gelo e ha preso a nevicare in abbondanza, ostacolando i soccorsi e rendendo ancora più penose le condizioni di vita dei superstiti.

Ma è l'incubo nucleare lo spettro peggiore. Nella centrale atomica di Fukushima si continua a combattere per raffreddare i reattori ed allontanare lo spettro di un 'fall-out' radioattivo; ma i tentativi finora messi in campo si sono rivelati vani. Un elicottero militare, che avrebbe dovuto scaricare acqua sul reattore numero tre dell'impianto, l'unico in cui si utilizza plutonio, dal quale da ore fuoriesce una fitta nube di vapore, è tornato indietro a causa del livello troppo elevato di radiazioni intorno al complesso. A breve ci si riproverà con cannoni ad acqua, ma per capire cosa sta accadendo un drone messo a disposizione dagli Usa sorvolerà l'area.

L'Aiea ha confermato danni "molto seri" nel nucleo di tre reattori (ma sono quattro quelli che hanno problemi) e il direttore dell'agenzia Onu, Yukuya Amano, domani farà una ricognizione sul posto per aiutare a gestire la crisi. A destare maggiore preoccupazione sono i reattori 3 e 4 dell'impianto.

Il commissario all'Energia dell'Ue, Guenther Oettingher, ha detto che le autorità nipponiche hanno perso il controllo della situazione e che nelle prossime ore potrebbero esserci "eventi catastrofici". La Francia considera "cruciali" le prossime 48 ore nella centrale e non esclude che, nel peggiore scenario, si tratti di un disastro più grave di Chernobyl. Gli Usa, che hanno fornito gli aerei senza pilota, impediranno al proprio personale di avvicinarsi a meno di 80 chilometri dall'impianto senza un'autorizzazione speciale.

Oggi l'imperatore Akihito in persona si è appellato ai sudditi per esprimere il proprio dolore, implorarli di mantenere la calma e di dare prova di solidarietà nei confronti dei connazionali. E intanto l'Ue ha ordinato controlli su tutti gli alimenti importati dal Giappone.

USA, AMERICANI VADANO VIA A 80 KM DA CENTRALE

Le autorità americane hanno raccomandato i propri cittadini che vivono nel raggio di 80 km dalla centrale nucleare di Fukushima di evacuare o ripararsi in luoghi chiusi.

Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto che la raccomandazione è frutto delle analisi della situazione da parte degli esperti americani. "Questo è il consiglio che daremmo ai cittadini americani se lo stesso problema di verificasse negli

Stati Uniti - ha detto Carney - Portarsi ad almeno 80 chilometri di distanza dalla centrale nucleare di Fukushima".

CAPO AIEA DOMANI IN GIAPPONE

I danni ai reattori nucleari in Giappone sono "molto seri" e i giapponesi sono soprattutto preoccupati per il numero 3 e il numero 4. Lo ha affermato il direttore generale dell'Aiea, Yukiya Amano, che domani si recherà nel Paese per un sopralluogo di un giorno per avere maggiori informazioni dalle autorità locali. Amano ha fatto sapere che gli elicotteri getteranno acqua sull'unita 3 mentre da terra si cercherà di sparare con i mega idranti acqua sul reattore numero 4 e, successivamente nel reattore numero 3. "Prima di far questo - ha spiegato il numero uno di Aiea - dovranno essere rimossi alcuni detriti dall'area circostante".

DA USA, POMPE AD ACQUA AD ALTA PRESSIONE

Gli Stati Uniti forniranno ai giapponesi pompe d'acqua ad alta pressione per combattere gli aumenti di temperatura nella centrale nucleare di Fukushima, ha annunciato il Pentagono. Le pompe ad alta pressione saranno trasferite nella base aerea americana di Yokota e da qui saranno consegnate alle autorità giapponesi.

LA FRANCIA TEME UNA CATASTROFE NUCLEARE

La Francia teme "una catastrofe nucleare a partire da quella di Fukushima": lo ha detto il ministro francese dell'Ambiente, Nathalie Kosciusko-Morizet, all'Assemblea nazionale di Parigi per un'audizione dedicata alla situazione del nucleare. "Le ultime informazioni che giungono dal Giappone non sono buone", ha detto la ministra, sottolineando che ciò fa temere "una catastrofe nucleare a partire dalla centrale di Fukushima".

FUKUSHIMA, UE: "UNA CATASTROFE"

Il commissario Ue all'energia, Gunther Oettinger, si è detto molto preoccupato per la situazione nella centrale nucleare giapponese di Fukushima sottolineando che si tratta di una "vera e propria catastrofe". "Possiamo dire che questo impianto non è più sotto controllo", ha affermato Oettinger a Bruxelles dopo aver definito la situazione in giappone come "un'apocalisse".

UE: ALLERTA IMPORT CIBO

La Commissione europea ha raccomandato agli Stati membri "di effettuare delle analisi sul livello di radioattività nei prodotti alimentari per l'uomo e per gli animali, importati dal Giappone". Lo ha detto Frederic Vincent, portavoce del commissario europeo alla salute John Dalli, precisando che Bruxelles ha notificato già da ieri la raccomandazione alle autorità responsabili nei 27 Stati membri, tramite il sistema rapido di allerta comunitario per alimenti e mangimi.

WIKILEAKS: TOKYO SAPEVA DI CENTRALI A RISCHIO SISMA

Il Giappone sapeva da oltre due anni che i suoi impianti nucleari non sarebbero stati in grado di reggere l'urto di un potente terremoto. A rivelarlo è un cablogramma Usa diffuso da Wikileaks, secondo cui nel dicembre 2008 un funzionario dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) informò Tokyo che le norme di sicurezza delle sue centrali erano obsolete e che un violento sisma avrebbe posto "problemi seri" agli impianti. Nel documento riportato oggi dal Telegraph si afferma inoltre che le autorità giapponese si opponevano alla sentenza emessa da una corte per chiudere una centrale, perchè ritenuta insicura in caso di sisma.

ONG: ALMENO 9 BIMBI MORTI, 57 FERITI E 100MILA SFOLLATI

Almeno 9 bambini sono morti, 57 sono rimasti feriti e oltre 100.000 sono quelli rimasti senza casa dopo il terremoto e il devastante tsunami che hanno messo in ginocchio il Giappone. Trascorsi 5 giorni dal cataclisma, Save the Children ha iniziato le attività nella prima area sicura a misura di bambino a Sendai, una delle città maggiormente devastate. Il centro si trova nella prefettura di Miyagi, la cui popolazione è composta per quasi il 20% da minori, circa 460.000 bambini e ragazzi da 0 a 18 anni d'età. L'area sicura a misura di bambino è all'interno di una scuola elementare.

RUSSIA, CAPO AGENZIA: "SCENARIO PEGGIORE"

Il capo dell'Agenzia atomica russa, Serghiei Kirienko, ha affermato che la crisi nucleare in Giappone si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore.

GELO E NEVE SULLE MACERIE

È caduta abbondante la neve sul Giappone nord-orientale: una fitta coltre bianca si è depositata sulle macerie lasciate dall'impatto dell'onda anomala, complicando ancora di più le operazioni delle squadre di soccorso, e aggravando le condizioni dei sopravvissuti, già a corto di acqua potabile, viveri e carburante. Mentre si susseguono le scosse di assestamento, inoltre, le temperature si sono drasticamente abbassate nelle aree maggiormente colpite, sfiorando i zero gradi centigradi nelle prefetture di Iwate, Miyagi e Fukushima.

PARIGI: "IMPATTO PEGGIO DI CERNOBYL"

L'incidente nucleare in Giappone potrebbe avere "un impatto superiore a Chernobyl": lo ha detto il portavoce del governo francese, Francois Baroin, al termine del consiglio dei ministri a Parigi, in gran parte consacrato alla situazione in Giappone.

"CANNONI AD ACQUA" SULLA CENTRALE

Il governo giapponese ha chiesto alla polizia di inviare un cannone ad acqua per cercare di raffreddare i reattori della centrale di Fukushima. Lo ha riferito l'emittente televisiva nhk.

ROMA PIU' RADIOATTIVA DI TOKYO

È la sorpresa delle analisi effettuate dalla squadra della Protezione civile italiana, composta da sei persone, giunta oggi nella capitale nipponica. I rilievi fatti dai tecnici - comunica l'ambasciata italiana - danno una radioattività di fondo misurata sul tetto dell'ambasciata di 0.04 microsievert/ora. Per riferimento, il valore di radioattività ambientale tipico della città di Roma è do 0.25 microsievert/ora.

FUKUSHIMA, FINORA EVACUATE 185MILA PERSONE

Sono 185.000 le persone finora evacuate nella zona compresa entro 20 chilometri dalla centrale giapponese di Fukushima 1. A quanto si apprende da fonti italiane, l'evacuazione nel raggio di 20 chilometri è stata completata ieri, mentre nell'area compresa fra 20 e 30 chilometri le autorità locali raccomandano alla popolazione di restare al chiuso. Nel frattempo sono state distribuite alla popolazione 260.000 dosi di iodio stabile, ma il governo non ne ha ancora prescritto di assumerle. La popolazione non risulta al momento esposta a dosi elevate e le dosi di radioattività rilevate nella zona attorno alle centrali variano a 4 a 240 microsievert/ora (il valore normale è di 0,03 microsievert/ora).

L'IMPERATORE S'INFURIA CON LA TEPCO

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha interrotto una riunione dei massimi dirigenti della Tokyo Power Company (Tepco, che gestisce la centrale nucleare in crisi di Fukushima) e, infuriato per la mancanza di informazioni, ha chiesto ai dirigenti della società "cosa diavolo sta succedendo?". Lo ha scritto l'agenzia Kyodo, i cui reporter hanno assistito, ieri, alla scena. "La televisione ha detto che c'è stata un'esplosione" si è lamentato Kan, "ma all'ufficio del primo ministro non è stato detto niente per un'ora". Il premier, che dall'inizio della crisi ha parlato spesso in pubblico, si riferiva alla notizia che una nuova esplosione, la terza, si era prodotta in uno dei reattori atomici di Fukushima. Secondo i reporter che hanno assistito alla scena, il capo del governo giapponese era "livido di rabbia".

POLIZIA, BILANCIO VITTIME: 3676 MORTI

La conta dei morti ha raggiunto oggi le 3.676 unità, fa sapere l'agenzia di polizia nazionale. i dispersi sono 7.558 e 1.990 i feriti.

GOVERNATORE FUHUSHIMA: "LA GENTE E' ARRABBIATA"

Gli abitanti della prefettura di Fukushima, sono inquieti e arrabbiati per la situazione a cinque giorni dal sisma. L'ha affermato oggi il governatore Yuhei Sato. "L'inquietudine e la collera del popolo di Fukushima è al suo massimo".

I MEDIA FRANCESI RICHIAMANO GLI INVITATI

I media francesi hanno annunciato di aver richiamato la maggior parte dei loro giornalisti che si trovano in Giappone. Radio France ha deciso di far rientrare sette dei suoi reporter "il più presto possibile", mentre ne resterà sul posto solo uno che lavora come free lance per diverse testate. Due equipe di I-Telè e due inviati speciali di BFM, radio e televisione, stanno raggiungendo Osaka dove prenderanno un aereo per Parigi. La maggior parte dei giornalisti francesi che resteranno in Giappone stanno lasciando Tokyo per Osaka. Una quindicina di persone delle reti pubbliche France 2 e France 3 sono già nella città del sud.

 

RADIOATTIVITÀ IMPEDISCE

SOCCORSI,"TOKYO È SICURA"

Continua l'incubo nucleare in Giappone: oggi un nuovo incendio è scoppiato nella centrale nucleare di Fukushima-1, gravemente danneggiata dal sisma di venerdì scorso. Le fiamme sono divampate presso il reattore numero quattro per poi spegnersi da sole, mentre un nuovo problema è sorto anche nel reattore numero 3, dove si è innalzata una nube di fumo. Secondo fonti del governo di Tokyo, la capsula di contenimento di quest'ultimo reattore potrebbe essere non più integra.

FARNESINA, AMBASCIATA

E UNITÀ CRISI OPERATIVE H24

"Alla luce dell'evoluzione della situazione in Giappone, che il Ministro Frattini continua a seguire direttamente e senza soluzione di continuità, e con specifico riferimento alle indicazioni alla comunità italiana che con regolarità vengono assicurate dall'Ambasciata d'Italia a Tokyo, la Farnesina informa che prosegue - attraverso l'Unità di Crisi - il costante coordinamento con l'Alitalia per assicurare ai connazionali che non abbiano imprescindibili ragioni per rimanere la possibilità di lasciare, anche temporaneamente, il Paese. È quanto si legge in una nota del Ministero degli Esteri.

 

SARKOZY CHIEDE RIUNIONE

G20 SU OPZIONI

Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, convocherà una riunione del G20 - del quale la Francia ha la presidenza di turno - per discutere delle opzioni energetiche dopo il disastro in Giappone.

CROCE ROSSA,

TOKYO È SICURA

La Croce rossa internazionale ha reso noto che Tokyo è sicura e che gli stranieri possono recarsi.

IN CINA MONACI BUDDISTI

PREGANO PER VITTIME SISMA

Centinaia di monaci buddisti cinesi si sono riuniti oggi per pregare per le vittime del devastante terremoto/tsunami che ha colpito il nordest del Giappone. Lo scrive l'agenzia di stampa di Pechino Xinhua. L'Associazione dei buddisti di Cina ha organizzato la preghiera rituale nei templi Fayuan, Guangji, Lingguang, Guanghua e presso il tempio lamaista Yonghegong.

OMS, NESSUNA PROVA

DI RADIAZIONI FUORI PAESE

"Non ci sono prove che le radiazioni fuoriuscite dalla centrale giapponese si siano propagate all'estero". Questa la dichiarazione di Michal ÒLeary, rappresentante in Cina dell'organizzazione mondiale della sanità (Oms), in un comunicato diffuso stamattina a Pechino. "L'Oms vuole assicurare i governi e i cittadini che non si sono prove della diffusione. Invitiamo tutti a non credere e fermare le voci che circolano via sms su pericoli di diffusione delle radiazioni, che hanno il solo scopo di essere nocivi alla morale pubblica".

GOVERNO, SALUTE NON ANCORA

A RISCHIO PER RADIAZIONI

I livelli di radioattività intorno alla centrale atomica di Fukushima non sono per il momento tali da costituire un immediato rischio per la salute al di fuori della zona di evacuazione, compresa in un raggio di 20 chilometri dall'impianto: lo ha assicurato Yukio Edano, capo portavoce del governo giapponese.

VOLI ALITALIA REGOLARI,

DA DOMANI SPOSTATI A OSAKA

L`Ambasciata d'Italia in Giappone ha rinnovato oggi l`invito ai connazionali che non abbiano imprescindibili ragioni di restare in Giappone di allontanarsi, in particolare, dalle quattro prefetture colpite dallo Tsunami, la grande area di Tokyo e le prefetture a nord della Capitale.

NO RISCHI DA RADIAZIONI

A 20-30KM DA CENTRALE

Le radiazioni oltre un raggio di 20-30 km dalla centrale di Fukushima n1 non costituiscono "immediato rischio per la salute". Lo ha detto il portavoce del governo, Yukio Edano.

SPAGNA, ZAPATERO

CONFERMA CHIUSURA CENTRALE GARONA

Il premier spagnolo Josè Luis Zapatero ha confermato la chiusura prevista nel 2013 della centrale nucleare di Garona, costruita nel 1971, la più vecchia di quelle in funzione nel paese. "A 42 anni, è ragionevole che procediamo alla sua chiusura" ha affermato in una breve conferenza stampa al congresso dei deputati. Zapatero ha lanciato un messaggio di "tranquillità" sulla sicurezza delle centrali spagnole, dopo l'incidente a Fukushima, in Giappone.

RADIAZIONI ALTE,

STOP ELICOTTERI SU CENTRALE

Sono state sospese a causa delle radiazioni troppo alte le operazioni degli elicotteri dell' esercito giapponese che si erano alzati in volo per versare dall'alto acqua sui reattori della centrale nucleare di Fukushima. Lo ha riferito la televisione Nhk.

IMPERATORE AKIHITO IN TV,

PREGO PER LA NAZIONE

In una rarissima apparizione in diretta televisiva l'imperatore del Giappone, Akihito, si è rivolto attraverso gli schermi ai sudditi, affermando di pregare per la Nazione e per il bene di coloro che sono stati colpiti dal terremoto e dal conseguente 'tsunamì di una settimana fa.

ELICOTTERO VERSA ACQUA

SU UNO DEI REATTORI

Un elicottero anti-incendio dell'esercito giapponese è decollato per riversare dell'acqua su uno dei reattori della centrale nucleare di Fuksuhima, gravemente danneggiata dal sisma di veenrdì scorso: lo mostrano le immagini dell'emittente televisiva nipponica Nhk. Il personale temporaneamente fatto sgomberare a causa degli alti livelli di radioattività nell'impianto è tornato al lavoro per la messa in sicurezza dell'impianto, gravemente danneggiato dal sisma di venerdì scorso.

 

IL PUNTO ALLE 8.00

Continua la lotta contro il tempo per salvare la centrale di Fukushima, dove il rischio di una catastrofe fa passare in secondo piano anche la forte scossa di terremoto registratasi a Tokyo. Una nube di fumo, probabilmente causata da una fuga di vapore, si è levata nei pressi del reattore numero tre la cui capsula di contenimento, secondo fonti del governo giapponese, potrebbe non essere più integra; un incendio è invece scoppiato presso il reattore quattro, per poi spegnersi spontaneamente.

Il risultato è che i livelli di radioattività all'ingresso della centrale hanno registrato una nuova impennata, il che ha costretto le autorità a sgomberare temporaneamente tutto il personale impegnato nei lavori di messa in sicurezza dell'impianto. Il governo giapponese sta quindi valutando se chiedere ufficialmente l'assistenza delle forze armate statunitensi - la cui VII Flotta presta già un appoggio logistico alle operazioni umanitarie e di soccorso - per cercare di riprendere il controllo della centrale.

Nel frattempo, una forte scossa di magnitudo 6 è stata avvertita nella parte orientale di Tokyo, dove non ha causato né vittime né danni: secondo i dati forniti dall'Agenzia Meteorologica giapponese l'epicentro era localizzato al largo della prefettura di Chiba, a una profondità di appena 10 chilometri, ma non è stato dichiarato alcun allarme tsunami.

Buone notizie invece per la Borsa: Tokyo ha chiuso in forte rialzo del 5,68%, con gli investitori che si sono affrettati ad acquistare i titoli a prezzi stracciati all'indomani della perdita storica di oltre il 10% causata dalla crisi nucleare. Le azioni della Tepco, che gestisce la centrale di Fukushima, hanno perso oggi il 24,57%, dopo aver ceduto il 42,4% nelle due sedute precedenti.

 

 

LA CRONACA DI IERI

RISCHIO CHE L'ACQUA PER RAFFREDDARE EVAPORI

PERICOLO DI RILASCIO DI MATERIA RADIOATTIVA

Secondo l'Agenzia atomica, i tecnici stanno tentando disperatamente di impedire che l'acqua usata per raffreddare le barre radioattive evapori, rilasciando nell'atmosfera materiale radioattivo pericoloso. L'Agenzia non esclude che Secondo l'Agenzia che l'acqua nel reattore al momento (le 23 di martedì ora italiana) sia in ebollizione.

 

CREPA NEL TETTO DEL REATTORE 4

DUE TECNICI DISPERSI

L'ente per la sicurezza nucleare giapponese ha riferito che l'esplosione di oggi nel reattore 4 della centrale nucleare di Fukushima I ha provocato una crepa nel tetto dell'edificio-contenitore. Le dimensioni della fessura non sono state precisate. Due dipendenti che si trovavano nell'area-turbine del reattore 4 sono dispersi.

TOKYIO: "GRAZIE ITALIA"

"Siamo molto riconoscenti all'Italia, grazie mille per il vostro aiuto": lo ha sottolineato il portavoce della delegazione giapponese al G8 di Parigi, Hidenobu Sobashima, commentando la decisione del governo italiano di inviare a Tokyo un team di esperti di valutazione e gestione delle emergenze per aiutare le autorità locali a far fronte all'emergenza post-tsunami.

OBAMA NON RIMANDERA' VIAGGIO IN AMERICA LATINA

Il presidente Barack Obama, nonostante le crisi in Giappone e in Medio Oriente, si recherà ugualmente in America Latina, a partire da venerdì, per un viaggio in Brasile, Cile ed El Salvador programmato da tempo. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha risposto oggi con tono irritato a un giornalista che gli chiedeva se fosse una decisione saggia recarsi all'estero "mentre il resto del mondo sta esplodendo".

AIEA: POSSIBILI DANNI A NOCCIOLO REATTORE

Il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, ha detto che il nocciolo 2 della centrale nucleare di Fukushima potrebbe aver subito danni limitati. "La stima è che il danno sia inferiore al 5%", ha detto Amano in una conferenza stampa a Vienna.

UE : TEST SICUREZZA PER CENTRALI EUROPEE

I paesi dell'Unione Europea hanno deciso di effettuare un test di sicurezza sulle centrali nucleari della regione. Lo ha annunciato oggi la commissione europea, approvando una proposta avanzata dal commissario all'energia Ue, Guenther Oettinger.

TEPCO VUOLE LANCIARE ACQUA CON GLI ELICOTTERI

La società che gestisce l'impianto nucleare di Fukushima potrebbe utilizzare elicotteri per lanciare l'acqua e raffreddare le barre di combustibile esaurite nel reattore numero 4 della centrale. Un portavoce della Tepco ha spiegato che l'acqua potrebbe essere lanciata dall'alto o con idranti da terra; e che la decisione sarà presa nelle prossime ore. Elicotteri dell'esercito vennero utilizzati anche a Chernobyl, dove sganciarono tonnellate di boro, silicati, sabbia e dolomia, per spegnere l'incendio scoppiato nell'area e fermare la diffusione di polveri radioattive.

USA: RICHIESTA DI PILLOLE ANTI-RADIAZIONE

Alcuni dei produttori Usa di pastiglie di ioduro di potassio, che aiutano la tiroide a combattere gli effetti delle radiazioni, stanno per restare senza scorte a causa dell'alta richiesta del prodotto. La Ambex, uno dei principali fornitori, ha esaurito in pochissimo tempo le sue scorte di confezioni da 14 pastiglie messe in vendita, col nome Losat, al costo di dieci dollari. "Stiamo ricevendo tre ordini al minuto per le pastiglie Losat - ha detto un portavoce della compagnia - di solito la richiesta è di tre confezioni alla settimana. Alcune delle persone che chiamano sono veramente terrorizzate".

BERSANI, GOVERNO SI FERMI

E DIA PROVA SAGGEZZA

"Pier Luigi Bersani ha asupicato che l'esecutivo blocchi il piano per il ritorno al nucleare, di fronte alla tragedia del Giappone. "Il governo dica 'mi fermo un attimò", ha esortato il segretario del Pd rispondendo ai giornalisti alla Camera. "Mettersi adesso a localizzare, come vuole fare, i siti delle centrali è assolutamente senza senso", ha proseguito, "fermiamoci a rifletterci su". Il governo, ha insistito, "dia una prova di saggezza".

 

AIEA, GUSCIO REATTORE FORSE

DANNEGGIATO DA ESPLOSIONE

Una delle esplosioni avvenute alla centrale nucleare di Fukushima "potrebbe aver danneggiato" il guscio di contenimento di uno dei reattori. Lo sostiene in una nota l'Agenzia internazionale per l'energia atomica delle Nazioni Unite (Aiea), spiegando che "dopo le esplosioni alle unità 1 e 3, i gusci di contenimento sono rimasti intatti", ma lo scoppio avvenuto alle 4.25 di ieri al reattore numero 2 dell'impianto "potrebbe aver danneggiato l'integrità del guscio di contenimento primario".

MINISTRO,POSSIBILI DANNI SALUTE DA RADIAZIONI

Le radiazioni dovute all'incidente nel reattore n.4 della centrale di Fukushima, in Giappone, potrebbero essere "dannose per la salute" della popolazione. Lo ha detto oggi a Parigi il ministro degli Esteri giapponese, Takeaki Matsumoto, durante la conferenza stampa che ha seguito la riunione del G8.

PARTITO DA ROMA TEAM PROTEZIONE CIVILE

È partito dall'aeroporto di Fiumicino alle 15, con un volo di linea diretto a Tokio, il team di esperti di valutazione e gestione delle emergenze inviato dal governo italiano a seguito del sisma che ha interessato il Giappone. La missione, coordinata dal Dipartimento della Protezione Civile in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, ha l'obiettivo supportare l'Ambasciata italiana a Tokio e valutare, in accordo con le autorità locali, il contributo del nostro Paese. L'advanced team è composto da funzionari del Dipartimento della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco e dell'Ispra.

FRANCIA CONTROLLERA' LE SUE CENTRALI

La Francia controllerà "tutte le sue centrali una a una", Lo ha annunciato Parigi dopo la crisi nucleare in Giappone provocata dall'incidente alla centrale atomica di Fukushima.

MOTOMONDIALE RINVIATO

Il Gran Premio del Giappone del motomondiale è stato rinviato a causa del terremoto che ha colpito il Paese lo scorso venerdì. Secondo quanto riferisce la Bbc la decisione di far slittare la gara del prossimo 24 aprile è stata presa per i danni subiti dall'arteria stradale che collega il circuito di Motegi a Tokyo. Le strutture della pista, invece, non avrebbero subito danni gravi. Secondo le prime anticipazioni il Gran Premio del Giappone dovrebbe slittare al 2 ottobre.

ITALIA, GOVERNO DISERTA

COMMISSIONE SUL NUCLEARE

Il governo latita e addirittura non si presenta alla Commissione Attività produttive e Ambiente che oggi doveva esaminare il decreto legislativo sui criteri per l'avvio di centrali nucleari in Italia. "Pensiamo che il governo debba venire in Commissione per dirci come intende muoversi" dichiara Savino Pezzotta e i capigruppo Pd delle commissioni Ambiente e Attività produttive, Raffaella Mariani e Andrea Lulli incalzano: "Ecco come il governo dimostra la sua serietà su un tema delicatissimo. Un tale dilettantismo in una fase in cui servirebbe chiarezza e trasparenza è l'ennesima prova di inadeguatezza del governo che, davanti a ciò che sta succedendo in Giappone, perlomeno dovrebbe prevedere una pausa di riflessione invece di ostentare una risolutezza del tutto fuori luogo". Già mercoledì scorso la seduta era stata interrotta per l'assenza del governo. La commissione tornerà a riunirsi domani o forse già stasera. .

TIME WARNER: TELEFONATE GRATUITE DALL'AMERICA

La Time Warner Cable, società che distribuisce negli Stati Uniti servizi di telefonia, tv via cavo e internet, ha comunicato ai suoi utenti che le telefonate da e per il Giappone saranno gratuite fino a tutto il prossimo 15 aprile. La compagnia ha precisato che non saranno addebitate sulle bollette le chiamate verso il Giappone effettuate a partire dall' 11 marzo, giorno del sisma.

MINISTRO ESTERI GIAPPONESE:

PAESI MANTENGANO "SANGUE FREDDO"

Il Giappone esorta la comunità internazionale a non cadere nel panico. "Esorto i Paesi stranieri ad avere sangue freddo", ha detto il ministro degli Esteri, Takeaki Matsumoto, alludendo all'invito di evacuazione che la Francia ha rivolto ai propri cittadini. "Informiamo costantemente l'Aiea, la stampa internazionale, i diplomatici e i cittadini stranieri presenti nel nostro Paese sulla situazione", ha aggiunto. Quanto agli aiuti dall'estero, il ministro ha sottolineato che "per il momento è stato chiesto all'Aiea l'invio di una equipe tecnica e, dunque, sarà utilizzato il know-how dell'Aiea".

USA, RADIOATTIVITÀ

IN BASE MILITARE YOKOSUKA

Gli Stati Uniti hanno reso noto che segni di radioattività di basso livello sono stati rilevati nella base militare di Yokosuka, nella baia di Tokyo, in Giappone.

AMBASCIATA, CI SONO

CIRCA 2000 ITALIANI, 1000 A TOKYO

Sono circa duemila gli italiani ancora presenti in Giappone, di cui un migliaio a Tokyo. Sono le stime dell'ambasciatore italiano Vincenzo Petrone. Prima del terremoto, ha spiegato il diplomatico a Sky Tg24, la comunità italiana contava circa tremila persone. Al momento, "la presenza si è ridotta del 30-35%".

MINISTRO ESTERI, SITUAZIONE

CONTINUA A ESSERE DIFFICILE

A Fukushima, la situazione nei reattori "continua ad essere difficile". L'ha detto a Parigi il ministro degli Esteri giapponese Takeaki Matsumoto. "Lavoriamo in una situazione tesa e facciamo tutto il possibile per risolvere i problemi. Nel reattore 4 c'è un incendio in corso, una situazione che potrebbe creare problemi di salute per le persone che sono intervenute a riparare il guasto. Iniettiamo acqua nel reattore 3 e abbiamo invitato coloro che vivono entro i 30 km a evacuare".

FRANCIA: CENTRALE FUKUSHIMA

NON HA PIÙ TENUTA STAGNA

La struttura di contenimento del reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima in Giappone "non ha più tenuta stagna": lo ha dichiarato alla stampa il presidente dell'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn), André-Claude Lacoste. "L'incidente va considerato di livello sei su una scala internazionale di sette", ha dichiarato ancora il numero uno dell'Asn, Lacoste. "Il fenomeno ha assunto una gravità molto differente rispetto alla giornata di ieri, è chiaro che ci troviamo di fronte a un livello sei, gli ordini di grandezza sono cambiati", ha aggiunto l'esperto francese.

 

KYODO,NESSUN RISCHIO

TSUNAMI DOPO NUOVO SISMA

Non si sono rischi di tsunami dopo il terremoto di oggi nella regione giapponese del Kanto, secondo l'agenzia Kyodo.

 

SCOSSA TERREMOTO DI 6.2

Una nuova forte scossa di terremoto, valutata in 6.2 gradi, ha scosso oggi il Giappone.

FUKUSHIMA, SALA CONTROLLI "TROPPO RISCHIOSA"

Le radiazioni nella sala di controllo della centrale di Fukushima sono troppo elevate perchè "gli esperti della Tepco vi possano lavorare". Lo riferisce l'agenzia Kyodo.

ELEZIONI AMMINISTRATIVE

VERRANNO RIMANDATE PER SISMA

Il governo giapponese guidato dal primo ministro Naoto Kan proporrà domani alla Dieta, il Parlamento nipponico, di rimandare le elezioni amministrative previste in diverse prefetture colpite dal devastante sisma/tsunami di quattro giorni fa.

NO RADIAZIONI RILEVATE

SU COSTE CINA E COREA SUD

Nessun segnale di aumento di radiazioni sulle coste orientali cinesi e sulle coste coreane, dopo l'aumento dell'allerta proveniente dal Giappone. Lo riferiscono le agenzia Nuova Cina e Yonhap. Le stazioni di monitoraggio di Shanghai e quelle istallate nelle provincie dell'Heilongjiang, Liaoning, Shandong, Jiangsu, Zhejiang e Fujian, sono state incaricate di effettuare un controllo continuo e fino ad ora non hanno trovato niente di irregolare.

 

CONTI, CONFERMA IMPEGNO

PER ATOMO IN ITALIA

"Certo che continuiamo a essere impegnati nei confronti del nucleare italiano. Chiaramente è un programma di lungo termine, si basa su tecnologie di terza generazione avanzata". Lo ha detto l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, in merito allo sviluppo del programma nucleare in Italia alla luce di quanto successo in Giappone.

 

YOKO ONO SCRIVE AI GIAPPONESI

Yoko Ono scrive ai giapponesi colpiti dal terremoto e dallo tsunami: "Non mi aspettavo un simile disastro in un paese a cui sono così legata", scrive la vedova di John Lennon. Yoko ricorda nel messaggio di essersi trovata in mezzo a un terremoto con il marito e il figlio Sean: "Presi Sean in braccio e corsi dentro un armadio, tenendo il bambino stretto e ripetendogli il mantra 'Namyohorengekyo'. Quando finirono le scosse John rise di me, non capiva perchè mi ero rifugiata nell'armadio e gli spiegai che questo è quel che fai in un terremoto. Non era niente in confronto a quello che avete provato voi, ma ancora oggi il mio corpo è scosso da quella memoria".

PREMIER NAOTO KAN IN TV: NON USCITE DA CASA

Una nuova esplosione in uno dei reattori della centrale atomica di Fukushima ha gettato nel panico questa mattina il Giappone. Il premier Naoto Kan ha annunciato in tv che l'esplosione udita alle 6 locali ha provocato una fuoriuscita radioattiva ed ha chiesto agli abitanti nel raggio di 30 chilometri dalla centrale di non uscire da casa. Le autorità hanno però detto che i contenitori del nocciolo sono integri e hanno fatto inviare a tutti i giapponesi un sms per invitarli a non sprecare energia.

PANICO IN TUTTO IL PAESE

Nonostante le rassicurazioni del governo il panico si sta diffondendo in tutto il Paese anche se città come la capitale sembrano mantenere una certa calma, e la Borsa di Tokyo è fuori controllo: l'indice Nikkei è crollato di oltre il 14 per cento. Secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale, con sede a Ginevra, i venti stanno per ora spingendo la nube radioattiva verso l'oceano, quindi lontano dalle coste giapponesi, riducendo così il pericolo di contaminazione nella regione.

OMS: PRONTI A MISSIONE PER ASSISTERE POPOLAZIONE

L'Organizzazione Mondiale della Sanità è pronta ad avviare una missione per offrire assistenza alla popolazione giapponese. "Abbiamo espresso la nostra disponibilità a partecipare ad una missione per offrire l'assistenza necessaria" al Giappone, ha detto il direttore dell'agenzia Maria Neira.

GOVERNO: DIVIETO DI VOLO ENTRO 30KM DA FUKUSHIMA

Il ministero dei Trasporti giapponese ha disposto il divieto di volo entro i 30 km dalla centrale di Fukushima 1 (Daiichi), a seguito dei continui problemi sulla messa in sicurezza che hanno portato a fughe di forti radiazioni. La mossa, imposta dall'Aeronautica civile, esclude gli aerei impegnati in operazioni di ricerca e soccorso, e non dovrebbe avere un grande impatto sui voli di linea commerciale del Paese, secondo lo stesso ministero.

MERKEL,CHIUSURA

TEMPORANEA 7 VECCHI REATTORI

Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato oggi la chiusura provvisoria di sette vecchi reattori nucleari.

FUKUSHIMA, AMPLIATA

A 30 KM AREA EVACUAZIONE

Il premier giapponese Naoto Kan ha detto che la zona di evacuazione attorno alla centrale di Fukushima è stata ampliata a 30 km.

BILANCIO UFFICIALE SISMA:

2.722 MORTI E 3.742 DISPERSI

È di almeno 2.722 morti accertati e di 3.742 dispersi il bilancio ufficiale stilato dalla polizia nazionale giapponese in relazione al terremoto di magnitudo 9,0 che venerdì ha colpito il nord-est del Paese, e allo 'tsunamì che ne è scaturito. Ieri il computo si era arrestato a 1.647 unità tra morti e dispersi. I feriti ammontano invece come minimo a 1.885, sempre a livello ufficiale.

OMM, VENTI PORTANO

RADIOATTIVITÀ SU OCEANO

I venti stanno per ora spingendo la nube radioattiva fuoriuscita dalla centrale di Fukushima verso l'oceano, quindi via dalla terraferma giapponese, riducendo così il pericolo di contaminazione nella regione: lo ha detto da Ginevra l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm), la cui portavoce, Clara Nullis, ha spiegato che tuttavia i venti sono in continuo cambiamento.

2 SUPERSTITI ESTRATTI

DA MACERIE A 4 GIORNI DA SISMA

A quattro giorni dal devastante terremoto e dallo tsunami che gli ha fatto seguito, due persone sono state estratte vive dalle macerie nel nord-est del Giappone

AMBASCIATA RUSSA EVACUA

CITTADINI DA AREA FUKUSHIMA

L'ambasciata russa in Giappone sta aiutando i cittadini russi a lasciare l'area della centrale nucleare di Fukushima, l'impianto danneggiato dal terremoto dal quale si è verificata una fuga radioattiva. Non c'è nessun piano di evacuazione dei cittadini russi dal Giappone, spiega un portavoce dell'ambasciata, ma la sede diplomatica russa di Tokyo si sta preparando al peggior scenario possibile dopo che terremoti e tsunami hanno esposto il paese anche al rischio nucleare.

 

ESPLOSIONE E INCENDIO

Un'esplosione nel reattore 2 della centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Giappone, e un incendio nel n.4, hanno aggravato oggi la crisi provocata nell'impianto dal doppio disastro del terremoto e dello tsunami della settimana scorsa. In una conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva, il primo ministro Naoto Kan, indossando una tuta da lavoro, come sempre in questi giorni e come tutti i funzionari governativi, ha chiesto a tutti coloro che vivono ad una distanza di 20-30 chilometri dalla centrale di rimanere al chiuso. Il premier ha chiesto ai cittadini giapponesi di mantenere la calma e ha ricordato i tecnici e i soldati delle Forze di Autodifesa, l' esercito giapponese che, ha sottolineato, "continuano a pompare acqua nei reattori mettendosi in una situazione estremamente pericolosa". L' esplosione di oggi (avvenuta alle 6 del mattino, le 22 di ieri sera in Italia), è stata la terza ad essersi verificata nell' impianto di Fukushima, che ospita dieci reattori. Il successivo incendio si è verificato nel reattore n.4, uno di quelli che si riteneva non fosse stato danneggiato dal disastro di venerdì scorso. L' Ambasciata italiana ha affermato in un comunicato che dopo l' esplosione di oggi "le condizioni sono gravemente peggiorate" e, pur invitando alla calma, ha diffuso un avviso affermando che "quanti ritengono di poter lasciare il Giappone nelle prossime ore, possono al momento farlo con i mezzi ordinari", e "chi non abbia necessità di recarsi in Giappone nei prossimi giorni dovrà astenersi dal farlo".

AIEA: FUGA RADIOATTIVA DOPO INCENDIO FUKUSHIMA - Le autorità giapponesi hanno dichiarato che l'incendio al reattore numero 4 della centrale nucleare di Fukushima ha provocato una fuga di radioattività nell'atmosfera: lo ha detto l'Aiea, l'agenzia atomica dell'Onu. Le autorità nipponiche hanno riferito all'Aiea che la fuga dalla centrale di Fukushima ha fatto registrare livelli di radioattività nell'aria di 400 millisiviert per ora.

MARTEDI' NERO, BORSA TOKYO CHIUDE A -10,55% - La Borsa di Tokyo ha chiuso con un ribasso del 10,55% dell'indice Nikkei, che è riuscito a fine contrattazioni a contenere il ribasso, spinto in corso di seduta fino a -14, provocato dal panico diffuso tra gli investitori per l'aggravarsi della crisi nucleare. In chiusura, l'indice Nikkei 225 dei valori principali è crollato da quota 1.015,34 punti a 8.605,15 punti. L'attività ha raggiunto il livello record di 5,78 miliardi di azioni scambiate sul primo mercato. L'indice allargato Topix ha segnato una caduta di 80,23 punti a 766,73, con un calo del 9,47%. Per l'indice Topix è il ribasso maggiore registrato dall'ottobre 2008. Per entrambi gli indici è, in termini percentuali, il terzo peggiore di tutti i tempi.

DUE REATTORI FUORI PERICOLO, TEPCO - L'emergenza è finita per due dei reattori della centrale nucleare di Fukushima danneggiati dal terremoto. Lo afferma l' agenzia Kyodo citando la Tepco, la società che gestisce gli impianti.

BASSO LIVELLO ACQUA IN REATTORE FUKUSHIMA - Il livello dell' acqua nel rettore n.2 della centrale nucleare giapponese di Fukushima sta scendendo e le barre di uranio che contiene potrebbero presto essere scoperte. Lo ha affermato oggi in una conferenza stampa il portavoce del governo di Tokyo, Yukio Edano. Il portavoce ha aggiunto che i tecnici dell' impianto sono pronti a iniettare acqua marina nel sistema di raffreddamento del reattore.

AIEA, NON DANNI GABBIA CONTENIMENTO FUKUSHIMA - L'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, ha fatto sapere di essere stata informata dalle autorità giapponesi che la gabbia di contenimento del reattore n.3 nella centrale di Fukushima non è stato danneggiato nell'ultima esplosione. Lo riferisce la Bbc sul suo sito.

RIPRESO RAFFREDDAMENTO REATTORE TOKAI - Il sistema di raffreddamento del reattore n.2 della centrale nucleare di Tokai, 120 chilometri a nord di Tokyo, e' in funzione secondo la Japan Atomic Power, che gestisce l'impianto. La Jpa ha precisato che due dei tre generatori usati per il raffreddamento sono in avaria ma che il terzo e' in funzione. Il reattore si e' spento automaticamente venerdi' scorso dopo il terremoto e il devastante tsunami che ne e' seguito.

MAGGIO, TIMORI: PARENTI IN ASSEMBLEA

Stamattina i parenti che vivono a Firenze dei lavoratori del Maggio musicale si ritrovano in assemblea al Teatro Comunale. Alle 15.30 il sindaco Matteo Renzi li incontra perché vuole parlare direttamente con loro. Sono molto preoccupati per l'allarme radiazioni. Musicisti, coristi, tecnici e staff restano in albergo a Tokyo in attesa della partenza. A Radio24 una parente ha sostenuto che la sovrintendente Francesca Colombo voleva restare fino al 17 per il concerto per i 150 anni d'Italia. Il teatro smentisce categoricamente: la partenza è stata decisa d'accordo tra sindaco e sovrintendenza. Ma il clima, tra molti familiari nella città del Giglio, è teso.

FOTO

sisma giappone

giappone, nucleare1

giappone, allertanucleare

giappone, nuclearefapaura

GIAPPONE, NUCLEARE

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tsunami terremoto giapponeterremoto giappone

GIAPPONE TERREMOTO

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TERREMOTO GIAPPONE

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16 marzo 2011

 

 

Giappone, le cifre della catastrofe

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Ecco le cifre che testimoniano l'ampiezza della catastrofe provocata dal sisma e dallo tsunami che hanno colpito il Giappone, venerdì scorso:

BILANCIO UMANO: 4.314 vittime accertate in dodici dipartimenti del nord-est; 8.606 persone scomparse in sei dipartimenti; 2.282 feriti in diciassette dipartimenti.

EVACUATI: 556.131 persone evacuate perché le loro abitazioni sono state totalmente o parzialmente distrutte, oppure perché residenti in un'area compreso nel raggio di 20 chilometri attorno alla centrale nucleare di Fukushima. Allestiti circa 2.700 centri di accoglienza provvisori.

PERSONE SENZA ACQUA ED ELETTRICITÀ: Circa 1,6 milioni di persone sono rimaste senza acqua dal giorno del terremoto: 621.439 sono ancora senza elettricità.

EDIFICI DANNEGGIATI: Sono 80.422 gli edifici danneggiati dal sisma e dallo tsunami, di cui 4.798 totalmente distrutti.

CENTRALI NUCLEARI: Dei 55 reattori nucleari in funzione in Giappone in 17 siti, sono 11 quelli interessati dal sisma. Le centrali di Fukushima Daichi (sei reattori) e Fukushima Daini (quattro reattori), situate nel nord-est del Giappone, sono quelle più toccate.

SOCCORSI MOBILITATI: Circa 80.000 militari, agenti di polizia e personale di soccorso sono stati attivati subito dopo il sisma. Il governo, nella giornata odierna, ha fatto appello anche ai riservisti.

AIUTI STRANIERI: Sono 112 i paesi e le regioni che hanno offerto il proprio aiuto, così come 23 organizzazioni internazionali. Il totale degli aiuti finanziari non è stato reso noto. ù

ECONOMIA: Il sisma dovrebbe avere un impatto "considerevole" sull'economia giapponese. L'impatto è stimato in 100 miliardi di dollari, ovvero circa il 2% del Pil. La Banca del Giappone ha iniettato 28.000 miliardi di yen, pari a 245 miliardi di euro, da lunedì ad oggi, nel circuito interbancario. Numerose aziende hanno momentaneamente chiuso la loro attività, mentre la Borsa ha lasciato sul terreno oltre il 16% da lunedì scorso. Il costo del sisma per le assicurazioni dovrebbe aggirarsi intorno ai 34,6 miliardi di dollari.

16 marzo 2011

Vedi tutti gli articoli della sezione "Mondo"

 

 

 

 

2011-03-15

Fukushima, nuova esplosione e incendio

Berlino chiude sette vecchi reattori

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FOTO | DIRETTA VIDEO

TUTTI I VIDEO

-L'ESPLOSIONE DEL REATTORE A FUKUSHIMA

-L'ONDA DI TSUNAMI

COLPISCE LE COSTE

-TSUNAMI PORTA BARCHE

E NAVI SULLA TERRA FERMA

-AEROPORTO SOMMERSO

-ONDE DI 12 METRI

-LA SCOSSA IN DIRETTA

-TESTIMONIANZE DA TOKYO

- GLI TSUNAMI PIU' DEVASTANTI

- GIAPPONE TRAVOLTO DA TSUNAMI

 

LA DIRETTA

 

 

MERKEL,CHIUSURA

TEMPORANEA 7 VECCHI REATTORI

Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato oggi la chiusura provvisoria di sette vecchi reattori nucleari.

FUKUSHIMA, AMPLIATA

A 30 KM AREA EVACUAZIONE

Il premier giapponese Naoto Kan ha detto che la zona di evacuazione attorno alla centrale di Fukushima è stata ampliata a 30 km.

BILANCIO UFFICIALE SISMA:

2.722 MORTI E 3.742 DISPERSI

È di almeno 2.722 morti accertati e di 3.742 dispersi il bilancio ufficiale stilato dalla polizia nazionale giapponese in relazione al terremoto di magnitudo 9,0 che venerdì ha colpito il nord-est del Paese, e allo 'tsunamì che ne è scaturito. Ieri il computo si era arrestato a 1.647 unità tra morti e dispersi. I feriti ammontano invece come minimo a 1.885, sempre a livello ufficiale.

OMM, VENTI PORTANO

RADIOATTIVITÀ SU OCEANO

I venti stanno per ora spingendo la nube radioattiva fuoriuscita dalla centrale di Fukushima verso l'oceano, quindi via dalla terraferma giapponese, riducendo così il pericolo di contaminazione nella regione: lo ha detto da Ginevra l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm), la cui portavoce, Clara Nullis, ha spiegato che tuttavia i venti sono in continuo cambiamento.

2 SUPERSTITI ESTRATTI

DA MACERIE A 4 GIORNI DA SISMA

A quattro giorni dal devastante terremoto e dallo tsunami che gli ha fatto seguito, due persone sono state estratte vive dalle macerie nel nord-est del Giappone

AMBASCIATA RUSSA EVACUA

CITTADINI DA AREA FUKUSHIMA

L'ambasciata russa in Giappone sta aiutando i cittadini russi a lasciare l'area della centrale nucleare di Fukushima, l'impianto danneggiato dal terremoto dal quale si è verificata una fuga radioattiva. Non c'è nessun piano di evacuazione dei cittadini russi dal Giappone, spiega un portavoce dell'ambasciata, ma la sede diplomatica russa di Tokyo si sta preparando al peggior scenario possibile dopo che terremoti e tsunami hanno esposto il paese anche al rischio nucleare.

 

ESPLOSIONE E INCENDIO

Un'esplosione nel reattore 2 della centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Giappone, e un incendio nel n.4, hanno aggravato oggi la crisi provocata nell'impianto dal doppio disastro del terremoto e dello tsunami della settimana scorsa. In una conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva, il primo ministro Naoto Kan, indossando una tuta da lavoro, come sempre in questi giorni e come tutti i funzionari governativi, ha chiesto a tutti coloro che vivono ad una distanza di 20-30 chilometri dalla centrale di rimanere al chiuso. Il premier ha chiesto ai cittadini giapponesi di mantenere la calma e ha ricordato i tecnici e i soldati delle Forze di Autodifesa, l' esercito giapponese che, ha sottolineato, "continuano a pompare acqua nei reattori mettendosi in una situazione estremamente pericolosa". L' esplosione di oggi (avvenuta alle 6 del mattino, le 22 di ieri sera in Italia), è stata la terza ad essersi verificata nell' impianto di Fukushima, che ospita dieci reattori. Il successivo incendio si è verificato nel reattore n.4, uno di quelli che si riteneva non fosse stato danneggiato dal disastro di venerdì scorso. L' Ambasciata italiana ha affermato in un comunicato che dopo l' esplosione di oggi "le condizioni sono gravemente peggiorate" e, pur invitando alla calma, ha diffuso un avviso affermando che "quanti ritengono di poter lasciare il Giappone nelle prossime ore, possono al momento farlo con i mezzi ordinari", e "chi non abbia necessità di recarsi in Giappone nei prossimi giorni dovrà astenersi dal farlo".

AIEA: FUGA RADIOATTIVA DOPO INCENDIO FUKUSHIMA - Le autorità giapponesi hanno dichiarato che l'incendio al reattore numero 4 della centrale nucleare di Fukushima ha provocato una fuga di radioattività nell'atmosfera: lo ha detto l'Aiea, l'agenzia atomica dell'Onu. Le autorità nipponiche hanno riferito all'Aiea che la fuga dalla centrale di Fukushima ha fatto registrare livelli di radioattività nell'aria di 400 millisiviert per ora.

MARTEDI' NERO, BORSA TOKYO CHIUDE A -10,55% - La Borsa di Tokyo ha chiuso con un ribasso del 10,55% dell'indice Nikkei, che è riuscito a fine contrattazioni a contenere il ribasso, spinto in corso di seduta fino a -14, provocato dal panico diffuso tra gli investitori per l'aggravarsi della crisi nucleare. In chiusura, l'indice Nikkei 225 dei valori principali è crollato da quota 1.015,34 punti a 8.605,15 punti. L'attività ha raggiunto il livello record di 5,78 miliardi di azioni scambiate sul primo mercato. L'indice allargato Topix ha segnato una caduta di 80,23 punti a 766,73, con un calo del 9,47%. Per l'indice Topix è il ribasso maggiore registrato dall'ottobre 2008. Per entrambi gli indici è, in termini percentuali, il terzo peggiore di tutti i tempi.

DUE REATTORI FUORI PERICOLO, TEPCO - L'emergenza è finita per due dei reattori della centrale nucleare di Fukushima danneggiati dal terremoto. Lo afferma l' agenzia Kyodo citando la Tepco, la società che gestisce gli impianti.

BASSO LIVELLO ACQUA IN REATTORE FUKUSHIMA - Il livello dell' acqua nel rettore n.2 della centrale nucleare giapponese di Fukushima sta scendendo e le barre di uranio che contiene potrebbero presto essere scoperte. Lo ha affermato oggi in una conferenza stampa il portavoce del governo di Tokyo, Yukio Edano. Il portavoce ha aggiunto che i tecnici dell' impianto sono pronti a iniettare acqua marina nel sistema di raffreddamento del reattore.

AIEA, NON DANNI GABBIA CONTENIMENTO FUKUSHIMA - L'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, ha fatto sapere di essere stata informata dalle autorità giapponesi che la gabbia di contenimento del reattore n.3 nella centrale di Fukushima non è stato danneggiato nell'ultima esplosione. Lo riferisce la Bbc sul suo sito.

RIPRESO RAFFREDDAMENTO REATTORE TOKAI - Il sistema di raffreddamento del reattore n.2 della centrale nucleare di Tokai, 120 chilometri a nord di Tokyo, e' in funzione secondo la Japan Atomic Power, che gestisce l'impianto. La Jpa ha precisato che due dei tre generatori usati per il raffreddamento sono in avaria ma che il terzo e' in funzione. Il reattore si e' spento automaticamente venerdi' scorso dopo il terremoto e il devastante tsunami che ne e' seguito.

MAGGIO, TIMORI: PARENTI IN ASSEMBLEA

Stamattina i parenti che vivono a Firenze dei lavoratori del Maggio musicale si ritrovano in assemblea al Teatro Comunale. Alle 15.30 il sindaco Matteo Renzi li incontra perché vuole parlare direttamente con loro. Sono molto preoccupati per l'allarme radiazioni. Musicisti, coristi, tecnici e staff restano in albergo a Tokyo in attesa della partenza. A Radio24 una parente ha sostenuto che la sovrintendente Francesca Colombo voleva restare fino al 17 per il concerto per i 150 anni d'Italia. Il teatro smentisce categoricamente: la partenza è stata decisa d'accordo tra sindaco e sovrintendenza. Ma il clima, tra molti familiari nella città del Giglio, è teso.

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15 marzo 2011

 

Bersani: "No nucleare

sosterremo referendum"

di Simone Collini | tutti gli articoli dell'autore

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bersaniserio

Il Pd, annuncia in questa intervista Pier Luigi Bersani, sosterrà il referendum per abrogare la legge sul ritorno al nucleare.

Segretario, cosa risponde al governo, che definisce sbagliate le reazioni nostrane di fronte alla tragedia di Fukushima?

"Certamente si tratta di un caso estremo ed è vero che ci sono nel mondo generazioni di centrali più evolute. Tuttavia continuare a classificare come emotive le reazioni dell’opinione pubblica è sbagliato".

CONTINUA A LEGGERE L'INTERVISTA

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15 marzo 2011

 

 

2011-03-14

Lun 14 marzo, aggiornato ore 16:44

Meteo

Pioggia debole

Roma 12° 15°

Fukushima, rischiata fusione ed esplosioni: 11 feriti

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-L'ESPLOSIONE DEL REATTORE A FUKUSHIMA

-L'ONDA DI TSUNAMI

COLPISCE LE COSTE

-TSUNAMI PORTA BARCHE

E NAVI SULLA TERRA FERMA

-AEROPORTO SOMMERSO

-ONDE DI 12 METRI

-LA SCOSSA IN DIRETTA

-TESTIMONIANZE DA TOKYO

- GLI TSUNAMI PIU' DEVASTANTI

- GIAPPONE TRAVOLTO DA TSUNAMI

 

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GIAPPONE: A FUKUSHIMA BARRE SCOPERTE IN 3 REATTORI È critica la situazione a Fukushima, dove a tre giorni dal devastante terremoto che ha colpito il Giappone, si lotta per evitare una nuova Chernobyl. Le barre di combustibile sono rimaste scoperte in tutti e tre i reattori della centrale nucleare di Fukushima 1 ed in uno di essi potrebbe essere cominciato il processo di fusione. Ad aggravare la situazione una nuova forte scossa di assestamento di magnitudo 6,2 avvertita anche a Tokyo. Intanto, si continuano a contare le vittime: 5.000 secondo l'ultimo bilancio che però si ritiene possa salire fino a 10 mila. Sul fronte economico la Borsa di Tokyo ha chiuso gli scambi con una perdita del 6,18%; ferma la produzione nei maggiori impianti automobilistici del paese. La Bank of Japan immesso sui mercati valutari denaro liquido per 12 mila miliardi di yen. La Farnesina ha reso noto che è sceso a due il numero degli italiani di cui non si hanno notizie.

MERKEL ANNUNCIA MORATORIA SU ESTENSIONE DEL NUCLEARE

L'onda lunga dello tsunami nucleare giapponese è arrivata in Germania: il cancelliere Angela Merkel ha annunciato una moratoria di tre mesi sulla decisione, già presa, di allungare la vita delle 17 centrali nucleari ancora in funzione nel Paese. "Seguiamo muti e sconvolti gli apocalittici eventi del Giappone", ha affermato il cancelliere in una conferenza stampa insieme al ministro degli Esteri, Guido Westerwelle. "Anche se i resoconti sono ancora contraddittori", ha spiegato la Merkel, "è fuori discussione che ci sono conseguenze che riguardano anche l'Europa e la Germania perchè il mondo è uno solo". Il cancelliere tedesco ha ribadito che non è possibile rinunciare del tutto al nucleare, sia per ragioni economiche che per la difesa dell'ambiente, ma ha sottolineato che "l'esperienza ci ha insegnato che quello che sembrava impossibile è diventato realtà". "Se un Paese come il Giappone non riesce ad evitarlo", ha aggiunto, "questo cambia tutto anche in Europa e in Germania e per questo abbiamo deciso un riesame senza alcun tabù della sicurezza per le nostre centrali nucleari".

FUKUSHIMA, BARRE DI NUOVO DEL TUTTO ESPOSTE

Le barre di combustibile del reattore 2 della centrale di Fukushima sono di nuovo completamente esposte, dopo che il livello dell'acqua è sceso. Lo ha reso noto la Tepco, il gestore dell'impianto giapponese. Le barre del reattore numero due dell'impianto atomico di Fukushima-Daiichi erano già rimaste completamente esposte all'aria per due ore e mezzo perchè una pompa antincendio che versava l'acqua del mare nel reattore per raffreddarlo è rimasta a corto di carburante. Il livello dell'acqua più tardi era stato recuperato e l'acqua era tornata a coprire la parte inferiore delle barre di combustibile per 30 centimetri. Ora la Tepco teme che anche per il reattore 2 si profila la stessa conclusione del numero 1 e 3: un'esplosione nelle prossime ore. La società tenterà comunque di fare un buco nella struttura che ospita il reattore per permettere la fuoriuscita di idrogeno. La fusione del nucleo del reattore comporta la dispersione di un'elevata quantità di radioattività: un'ipotesi mai verificatasi nella storia del nucleare civile (a Three Mile Island, nel 1979, si verificò la fusione ma la cupola di cemento del reattore rimase perfettamente integra); mentre a Chernobyl non si arrivò alla fusione del nucleo.

500MILA SFOLLATI. OGGI RINVENUTE 2000 VITTIME

BERLUSCONI: NOTIZIE PREOCCUPANTI, PRONTI AD AIUTI

Dal Giappone arrivano "notizie preoccupanti" e l'italia è pronta a dare "tutta l'assistenza necessaria". Lo afferma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nelle dichiarazioni alla stampa al termine dell'incontro a Palazzo Chigi con il presidente della commissione Ue, Josè Manuel Durao Barroso.

MOODY'S, SCARSO

IMPATTO SU RATING

Moody's si aspetta un impatto limitato sul rating delle grandi aziende e istituzioni finanziarie giapponesi dopo il terremoto che venerdì ha colpito il Paese. "La gran parte dei gruppi sotto osservazione sono ampiamente diversificati, a livello nazionale e, per alcuni, internazionale", spiega l'agenzia di rating in una nota.

BARRE REATTORE

INIZIATA FUSIONE PARZIALE

Le barre di combustibile nucleare del reattore 2 della centrale di Fukushima potrebbero aver cominciato una fusione parziale. Lo ha detto la società che gestisce l'impianto, la Tepco. La parziale fusione sarebbe stata causata dal mancato funzionamento della stazione di pompaggio dell'acqua che permette di mantenere immerse nell'acqua le barre di combustibili. Una volta esposte, le due barre avrebbero dato inizio a un processo di fusione, ha spiegato la Tepco in una conferenza stampa. Tuttavia, come è stato fatto per i reattori 1 e 3, i tecnici hanno subito pompato acqua di mare nella gabbia del reattore così da immergere di nuovo le due barre e bloccare la fusione.

BARRE REATTORE 2 NON PIU' COPERTE DA ACQUA

Le barre di combustibile nel reattore numero 2 della centrale di Fukushima adesso non sono più coperte dall'acqua. Questo significa che diventa impossibile raffreddare il nocciolo del reattore: quest'ultimo continua ad accumulare calore e il rischio che il nocciolo si fonda diventa concreto. Dopo i problemi di raffreddamento riscontrati nei reattori 1 e 3 della centrale di Fukushima, adesso è molto seria anche la situazione nel reattore 2. I tre reattori della centrale erano attivi al momento del terremoto

PORTAEREI USA SI SPOSTA PER RADIAZIONI

La portaerei americana Ronald Reagan è stata riposizionata dopo che l'equipaggio è stato esposto alle radiazioni di Fukusima.

ALTRI 2000 CORPI TROVATI

Nel nordest del paese, nella prefettura di Miyagi, le squadre di soccorso hanno rinvenuto altri 2000 corpi senza vita.

SVIZZERA SOSPENDE NUOVE CENTRALI

La Svizzera sospennde le procedure sulle domande di autorizzazione per le nuove centrali nucleari. Il ministro dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni Doris Leuthard "ha deciso di sospendere le tre procedure relative alle domande di autorizzazione di massima finché non sarà stata fatta un'analisi approfondita degli standard di sicurezza e non si sarà proceduto ad un loro eventuale adeguamento".

IN ASIA TEST SU CIBI IMPORTATI DA TOKYO

Diversi paesi asiatici hanno annunciato oggi test sui prodotti alimentari importati dal Giappone per verificare che non siano stati contaminati a seguito dell'incidente avvenuto alla centrale nucleare di Fukushima dopo il sisma di venerdì. Singapore, Sri Lanka e Taiwan hanno fatto sapere che eseguiranno dei test, mentre le Filippine e la Malaysia hanno annunciato misure precauzionali.

FUKUSHIMA, BARRE SCOPERTE: SI POMPA ACQUA

I tecnici della centrale di Fukushima hanno cominciato a pompare acqua sulle barre esposte del reattore 2 della centrale n. 1 per cercare di raffreddarle. Lo scrive l'agenzia Jiji aggiungendo che gli esperti della Tepco non escludono la possibilità di una fusione del combustibile.

RISCHIO FUSIONE REATTORE 2 A FUKUSHIMA

Non si può escludere una fusione nel reattore numero due dell'impianto nucleare di Fukushima-Daiichi: lo scrive l'agenzia di stampa nipponica Jiji, che cita la società proprietaria della centrale, Tepco. Il circuito di raffreddamento del reattore da ore ha cessato di funzionare e il livello dell'acqua è talmente basso che le barre di combustibile nucleare sono al momento totalmente esposte, spiega l'agenzia. Nella stessa centrale, altri due reattori hanno già dato gravi problemi: nel numero uno, sabato è avvenuta un'esplosione che ha fatto crollare un tetto, nel numero tre si è verificata stamane un'altra deflagrazione.

 

BARRE URANIO IN ACQUA INIETTATA MA INSUFFICIENTE

I tecnici dell'impianto nucleare giapponese di Fukushima sono riusciti a iniettare acqua marina nel reattore danneggiato nella centrale di Fukushima. Lo afferma l'agenzia Kyodo, aggiungendo che il livello dell'acqua in cui sono immerse le barre di uranio è ora di 30 centimetri: non basta tuttavia ad escludere la possibilità di una fusione del reattore.

 

EX PROGETTISTA CENTRALI: GRAVE

RISCHIO ESPLOSIONE REATTORI

Un ex progettista di centrali nucleari giapponesi accusa il governo giapponese di non dire tutta la verità. Masashi Goto, in una conferenza stampa a Tokyo, ha detto che per il Giappone si prospetta una crisi gravissima, che uno dei reattori dell'impianto di Fukushima-Daiichi è "altamente instabile" e che le conseguenze di un'eventuale fusione sarebbero "tremende". Finora il governo giapponese ha detto che un'eventuale fusione non porterebbe al rilascio di dosi significative di materiale radioattivo. Secondo Goto invece i reattori di Fukushima-Daiichi sono sottoposti a aumenti di pressioni ben oltre i livelli previsti quando sono stati costruiti ed esiste il grave rischio di una esplosione con materiale radioattivo 'sparato' su un'area molto vasta, ben oltre l'area di evacuazione di venti chilometri imposta dalle autorità.

 

CAMPIONATO DI CALCIO FERMO

Il campionato di calcio giapponese si ferma per tutto il mese di marzo, dopo le devastazioni sismiche che hanno colpito il nord-est del Paese, per un totale di 41 partite cancellate. È quanto ha annunciato oggi la J-League, la Lega calcio professionistica nipponica, secondo cui saranno sospese tutte le partite delle prime due divisioni, J1 e J2, e le eliminatorie della Nabisco Cup, la Coppa di Lega giapponese.

DANNEGGIATO TEMPIO ZUIGANJI

È TESORO NAZIONALE

È ancora difficile avere notizie sui danni al patrimonio artistico giapponese dopo il devastante terremoto/tsunami che ha messo in ginocchio il nordest del paese. Tuttavia, alcune notizie cominciano a uscire. Lo Zuiganji, un tempio zen che è tesoro nazionale, presenta importanti danni. Lo scrive il sito internet del quotidiano Yomiuri shinbun.

REATTORE CENTRALE NUCLEARE

PERDE LIQUIDO RAFFREDDAMENTO

Il reattore numero due della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal terremoto/tsunami che venerdì ha devastato il nordest del Giappone, perde liquido di raffreddamento. L'ha affermato oggi la televisione pubblica Nhk.

 

ANCORA NON CONTATTATI

2 ITALIANI RESIDENTI

Sono due gli italiani residenti che ancora mancano all'appello in Giappone, a tre giorni dal violento sisma e dallo tsunami che ha colpito il Paese. Lo ha precisato l'Ambasciatore italiano Vincenzo Petrone, contattato da TMNews.

 

ESPLOSIONE CENTRALE

NUCLEARE, UN CONTAMINATO

Almeno uno degli operatori feriti oggi nell'esplosione avvenuta oggi al terzo reattore della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata nel terremoto/tsunami che venerdì ha devastato il nordest del Giappone, è risultato contaminato da radiazioni. L'afferma il sito internet del quotidiano Yomiuri shinbun. Si tratta di un tecnico di 23 anni.

 

AIEA: INTATTA LA GABBIA

DEL REATTORE TRE DI FUKUSHIMA

La gabbia di sicurezza del reattore tre della centrale nucleare Fukushima 1, dove oggi sono avvenute due esplosioni, è intatta. Lo riferisce l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) in un comunicato, in cui precisa di essere stata informata dall'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare e industriale.

RINVENUTI 2MILA CORPI

NELLA PREFETTURA DI MIYAGI

Circa 2mila corpi sono stati trovati oggi oggi nella prefettura di Miyagi. Lo scrive l'agenzia di stampa nipponica Kyodo. La scoperta rende sempre più catastrofico il bilancio umano del terremoto/tsunami che ha colpito il nordest del Giappone venerdì.

CANCELLATI I MONDIALI

DI PATTINAGGIO A TOKYO

La Federazione internazionale di pattinaggio ha annunciato oggi la cancellazione dei Campionati del mondo di pattinaggio artistico, in programma a Tokyo dal 21 al 27 marzo, dopo il violento sisma che ha colpito venerdì scorso il Giappone.

NUOVO BILANCIO POLIZIA

5.000 MORTI

Sono almeno 5.000 le vittime del terremoto e dello tsunami che hanno colpito il nordest del Giappone, secondo l'ultimo bilancio della polizia giapponese. Nella sola prefettura di Miyagi, una di quelle investite dallo tsunami, i soccorritori hanno ritrovato oggi circa 2.000 cadaveri. Secondo le aspettative, il bilancio finale dovrebbe superare le 10.000 vittime.

TEPCO, REATTORI N.1 E 2

FUKUSHIMA FUORI PERICOLO

I reattori num.1 e 2 dell'impianto nucleare giapponese di Fukushima-Daiichi sono fuori pericolo. Lo rende noto la società che gestisce l'impianto, Tepco, secondo l'agenzia Kyodo News.

NUOVE ESPLOSIONI A FUKUSHIMA

Due nuove esplosioni nel reattore 3 della centrale nucleare di Fukushima 1, ferendo undici persone. L'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare ha spiegato che le due esplosioni sono state causate dall'idrogeno.

PAURA DI CATASTROFE NUCLEARE

La paura di una catastrofe nucleare dunque non è scongiurata anche se la situazione appare per ora sotto controllo nelle altre due centrali che ieri destavano preoccupazione, cioè quelle di Onagawa e Tokai dove sono di nuovo in funzione gli impianti di raffreddamento. Sono entrate in stato d'emergenza per guasti che potrebbero compromettere il raffreddamento del nocciolo.

BILANCIO PROVVISSORIO: 1.351 MORTI

Il bilancio provvisorio è di 1.351 morti ma il timore è che i cadaveri alla fine possano essere oltre 10mila.

CROLLA LA BORSA DI TOKYO

A provocare nuove paure sul fronte economico c'è poi il disastro della Borsa di Tokyo che ha riaperto oggi con pesanti ribassi e ha chiuso la seduta a -6,18%, un crollo prevedibile ma che ugualmente intimorisce per il futuro della seconda economia mondiale. La Banca del Giappone ha iniettato 15.000 miliardi di yen nel mercato finanziario (131,6 miliardi di euro); aveva annunciato ieri che sarebbe intervenuta subito e con decisione per far fronte alle conseguenze della catastrofe sui circuiti finanziari. La catastrofe naturale potrebbe costare alle assicurazioni fino a 34,6 miliardi di dollari, secondo una prima stima diffusa ieri da AIR Worldwide, specializzata nella valutazione del rischio.

TOYOTA, NISSAN E HONDA

SOSPENDONO LA PRODUZIONE

Tre grandi aziende automobilistiche giapponesi, Toyota, Nissan e Honda, hanno deciso di interrompere la produzione nelle fabbriche presenti nel Paese. La Toyota, la più grande casa automobilistica mondiale, ha in Giappone 12 impianti, la Nissan tre. La Honda ha fatto sapere che la decisione presa interromperà la produzione di 4.000 veicoli al giorno. Lo si legge sul sito della Bbc.

APPRENSIONE PER 5 ITALIANI

Sono cinque gli italiani residenti nelle aree devastate da terremoto e tsunami che mancano ancora all'appello. E se è vero che è sceso il numero dei connazionali con i quali non è stato possibile stabilire alcun contatto (ieri sera erano 17), cresce la preoccupazione per quei pochi che ancora non si sono fatti vivi a quasi tre giorni dal disastro.

PAURA PER PIOGGIA RADIOATTIVA

Dopo la nube contaminata, ora si teme la pioggia radioattiva. Il copione della centrale di Fukushima, la prima in cui si è dovuto ricorrere al rilascio controllato del vapore, oggi si è ripetuto nelle centrali di Onegawa e in quella di Tokai. Il vento sta trascinando le nubi verso Est, sull'Oceano Pacifico, ma per domani sera si prevede la pioggia, che potrebbe far precipitare al suolo gli isotopi radioattivi.

RIENTRATI A FIUMICINO I PRIMI ITALIANI

"Spaventoso". È la parola ripetuta più spesso oggi dai primi italiani rientrati a Roma da Tokyo dopo il violentissimo terremoto che ha scosso il Giappone. Ancora provati dalla brutta esperienza, i nostri connazionali, una ventina, per lo più turisti ma anche uomini d'affari in viaggio di lavoro, hanno raccontato al loro arrivo all'aeroporto di Fiumicino quei terribili momenti vissuti durante il terremoto. "Quando c'è stata la prima scossa eravamo ad Akiabara, il quartiere tecnologico di Tokyo - ha detto Marianna Santoni, di Foligno, in provincia di Perugia - Per fortuna in quel momento ci trovavamo in strada. ". "I telefoni, nel momento in cui c'è stato il terremoto, erano inutilizzabili e così - ha riferito Marta Cosentino, di Lauria, in provincia di Potenza - abbiamo subito informato i nostri parenti servendoci della rete".

SI BLOCCA IMPIANTO REATTORE TOKAI

L'impianto di raffreddamento della centrale nucleare di Tokai, nella prefettura di Ibaraki (a 120 chilometri da Tokyo), si è bloccato. Lo riferisce il comando dei vigili del fuoco, citati dall'agenzia Kyodo.

POLIZIA: OLTRE 3MILA MORTI E DISPERSI

Le vittime e i dispersi hanno superato nel complesso quota 3mila. Lo dice la polizia nazionale citata dall'agenzia Kyodo.

EVACUATE QUASI 700MILA PERSONE

Sono quasi 700.000 le persone evacuate dopo il terremoto che ha sconvolto il Giappone. Lo ha reso noto l'Onu. "Circa 380.000 persone sono state evacuate dalle zone interessate dal sisma e dallo tsunami e ora ospitate in 2.050 centri" ha indicato l'Ufficio di coordinamento degli Affari umanitari dell'Onu (Ocha). "Le autorità hanno inoltre evacuato 210.000 persone che vivono in un raggio di 20 chilometri intorno alla centrale di Fukushima" ha aggiunto l'Ocha, citando l'Organizzazione internazionale dell'energia atomica (Aiea).

AIEA, EMERGENZA IN ALTRA CENTRALE

Decretato lo stato d'emergenza in una seconda centrale nucleare in Giappone, colpita dal devastante terremoto di venerdì. Lo ha reso noto l'Aiea (Agenzia internazionale dell'energia atomica). "Le autorità giapponesi - scrive un comunicato dell'agenzia dell'Onu, che ha sede a Vienna - hanno informato l'Aiea che il primo (cioè il più basso) stato d'allerta è stato deciso nella centrale di Onagawa dalla Tohoku Electric Power Company". Secondo le autorità giapponesi, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito nucleare di Onagawa "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale".

BORSE TOKYO E OSAKA OPERATIVE

Le Borse di Tokyo e Osaka avranno domani apertura regolare, testando così il ritorno alla normalità.

FUMO ANCHE DA CENTRALE MIYAGI

L'uscita di fumo è stata anche segnalata da un'altra centrale nucleare della prefettura di Miyagi. Lo riferisce la tv pubblica Nhk.

ENERGIA RAZIONATA DA DOMANI A FINE APRILE

Da domani alla fine di aprile l'energia sarà razionata con black-out programmati in vaste zone del Giappone, compresa la capitale Tokyo. L'annuncio è stato dato oggi dal premier Naoto Kan in una conferenza stampa. In seguito la società elettrica giapponese Tokyo Electric Power Co. (Tepco) ha precisato che il razionamento riguarderà l'area che comprende, oltre alla capitale, le prefetture di Chiba, Gunma, Ibaraki, Kanagawa, Tochigi, Saitama, Yamanashi e Shizuoka. Secondo l' agenzia Kyodo, circa il 27% dell' energia prodotta dalla compagnia proviene dai reattori nucleari di Niigata e da quelli di Fukushima, che sono stati danneggiati dal terremoto di venerdì scorso.

LO TSUNAMI "SVEGLIA" IL VULCANO

Dopo lo Tsunami e con l'allarme nucleare in corso, ha ricominciato a svegliarsi il vulcano giapponese Shinmoedake dopo due settimane di inattività. Cenere e lapilli si intravedono da quattro chilometri di distanza nell'aria, raccontano testimoni locali. Il vulcano, dall'altezza di 1.421 metri, si era risvegliato dopo 52 anni a gennaio scorso, poi il primo marzo dopodichè era tranquillo da due settimane. È probabile che proprio lo Tsunami abbia stimolato la sua attività. Le autorità intanto mantengono il livello di 'warning' a tre su 5 e hanno bloccato l'accesso alla montagna.

SI RAFFREDDERÀ

ANCHE TERZO REATTORE

Si utilizzerà acqua di mare per il raffreddamento di un terzo reattore di Fukushima I. Lo ha riferito la Jiji press citando la Tepco.

70% DI PROBABILITÀ PER UNA NUOVA

SCOSSA DI MAGNITUDO

I sismologi giapponesi si aspettano una nuova scossa di magnitudo 7, nel contesto delle scosse di assestamento seguite a quella di magnitudo 9 di venerdì. "C'è il 70% di possibilità che si verifichi una scossa di grado 7 o più elevata", ha spiegato Takashi Yokota, direttore del servizio sismologico dell'Agenzia meteorologica giapponese.

 

AMB. PETRONE, "NON SAPPIAMO

NULLA DI SEI ITALIANI"

Non si sa nulla di sei italiani che risiedono nel Giappone colpito dal sisma. A fare il punto sulla situazione è Vincenzo Petrone, ambasciatore italiano a Tokyo. Vi era preoccupazione per 29 tra gli iscritti all'anagrafe all'estero, e ne sono stati localizzati 19. "Ne restano 10 -ha spiegato Petrone- ma per quattro di loro siamo tranquilli. Il quadro critico riguarda altri sei, localizzati nelle quattro prefetture interessate dal sisma: non siamo riusciti a contattarli. Non risultano ricoverati negli ospedali nè registrati tra le vittime e questo è positivo; ma ciò non esclude che siano dispersi".

 

AMB.FRANCIA INVITA

A LASCIARE TOKYO

L'ambasciata di Francia a Tokyo invita i propri cittadini a lasciare Tokyo e la sua regione, per i rischi collegati al terremoto, incluso "il rischio di contaminazione".

 

KAN, NON SARÀ

UN'ALTRA CERNOBYL

Il premier giapponese Naoto Kan ha affermato oggi che "non ci sarà un'altra Cernobyl", in riferimento ai timori su un'emergenza nucleare come conseguenza dei danni causati dal terremoto.

 

KAN, DA DOMANI

ELETTRICITÀ RAZIONATA

Da domani il Giappone razionerà l'erogazione di energia elettrica. Lo ha comunicato primo ministro Naoto Kan.

 

PREMIER, "SITUAZIONE CENTRALE

FUKUSHIMA È GRAVE"

La situazione nella centrale nucleare di Fukushima resta grave. Lo ha detto il premier giapponese, Naoto Kan.

 

KAN, MOMENTO PIÙ DIFFICILE

DOPOGUERRA

"È il momento più difficile dalla fine della Seconda guerra mondiale: chiedo a tutti la massima unità". È l'appello lanciato dal premier giapponese Naoto Kan, parlando alla Nazione.

 

AMBASCIATA: CONTATTATI

24 RESIDENTI ITALIANI SU 30

L'ambasciata italiana in Giappone è ormai riuscita a mettersi in contatto con 24 connazionali sui 30 residenti nelle prefetture colpite dal sisma di venerdì. Lo riferiscono fonti diplomatiche a Tokyo, precisando che "per quanto riguarda i non residenti, è stato stabilito un contatto con 11 di essi sui 12" di cui l'ambasciata ha avuto segnalazione.

 

DANNI A BARRE

COMBUSTIBILE REATTORE

Le barre di combustibile al reattore n.3 di Fukushima hanno subito danni. I tentativi di evitarlo, ha riferito il ministro dell'Economia e dell'Industria nipponico, "non hanno avuto effetti".

 

ALLARME TSUNAMI

DECLASSATO AD ALLERTA

L'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha declassato l'allarme tsunami su tutte le coste dell' arcipelago, che adesso sono soggette ad 'allertà per onde non superiori al mezzo metro di altezza.

 

BBC; A SENDAI MANCANO CIBO

ACQUA E BENZINA

Mancano cibo, acqua e carburante a Sendai, il capoluogo della prefettura più duramente colpita dallo tsunami nel nord-est del Giappone. Lo ha constatato l'inviata a Sendai della Bbc, che ne dà notizia nel suo sito internet. Lunghe code di persone si sono formate davanti ai pochi negozi aperti e file ancora più lunghe di veicoli bloccano le strade che portano alle stazioni di rifornimento di carburante. Migliaia di sfollati hanno trascorso un'altra notte al freddo, in rifugi di fortuna, sulla costa nord-orientale, sempre secondo la Bbc. Gli aiuti stanno arrivando solo ora in molte zone. "Abbiamo mangiato solo biscotti e un pò di riso", ha detto Noboru Uehara, un camionista di 24 anni, avvolto in una coperta per proteggersi dal freddo in un rifugio a Iwake. "Temo che rimarremo senza cibo", ha aggiunto.

 

SISMA GIAPPONE:

OLTRE 10.000 MORTI A MIYAGI

Sono più di 10.000 i morti stimati nella prefettura di Miyagi, una delle più colpite dal terremoto-tsunami di venerdì. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk, citando fonti della polizia. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, nel resoconto della Nhk, in relazione alla stima catastrofica. Il capoluogo Sendai, infatti, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Il bilancio ufficiale, tuttavia, parla di poco più di 800 vittime, che fanno di Miyagi la prefettura più colpita.

 

 

Rifiuti, Roma diventa Napoli...

E Alemanno resta a guardare

di Jolanda Bufalini | tutti gli articoli dell'autore

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Sulla gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio si è gridato tante volte "al lupo al lupo" ma ormai siamo sull’orlo del precipizio. La discarica di Malagrotta è colma e l’ultima proroga, di sei mesi, scadrà a giugno. Ma la soluzione del problema non c’è. "Dovrà chiudere e, allora, altro che Napoli", sostiene Antonio Rugghia (Pd), relatore insieme a Candido De Angelis (Fli) per il Lazio nella Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

È un fallimento a tutto campo quello descritto dalle conclusioni della relazione, secondo cui il Lazio è andato nella direzione opposta a quella dichiarata e trasformata in legge. Il piano di smaltimento di Renata Polverini, che ricalca quello di Marrazzo, ha per obiettivo il 60% di differenziata ma nella realtà "anziché ammodernare e potenziare le strutture di trattamento è stato privilegiato il ricorso allo smaltimento in discarica".

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14 marzo 2011

 

 

 

 

 

 

2011-03-13

Dom 13 marzo, aggiornato ore 16:30

Meteo

Pioggia

Roma 8° 11°

Giappone, 10mila morti solo a Miyagi

Nucleare, è serio allarme. Energia razionata

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FOTO | DIRETTA VIDEO

TUTTI I VIDEO

-L'ESPLOSIONE DEL REATTORE A FUKUSHIMA

-L'ONDA DI TSUNAMI

COLPISCE LE COSTE

-TSUNAMI PORTA BARCHE

E NAVI SULLA TERRA FERMA

-AEROPORTO SOMMERSO

-ONDE DI 12 METRI

-LA SCOSSA IN DIRETTA

-TESTIMONIANZE DA TOKYO

- GLI TSUNAMI PIU' DEVASTANTI

- GIAPPONE TRAVOLTO DA TSUNAMI

 

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EVACUATE QUASI 700MILA PERSONE

Sono quasi 700.000 le persone evacuate dopo il terremoto che ha sconvolto il Giappone. Lo ha reso noto l'Onu. "Circa 380.000 persone sono state evacuate dalle zone interessate dal sisma e dallo tsunami e ora ospitate in 2.050 centri" ha indicato l'Ufficio di coordinamento degli Affari umanitari dell'Onu (Ocha). "Le autorità hanno inoltre evacuato 210.000 persone che vivono in un raggio di 20 chilometri intorno alla centrale di Fukushima" ha aggiunto l'Ocha, citando l'Organizzazione internazionale dell'energia atomica (Aiea).

AIEA, EMERGENZA IN ALTRA CENTRALE

Decretato lo stato d'emergenza in una seconda centrale nucleare in Giappone, colpita dal devastante terremoto di venerdì. Lo ha reso noto l'Aiea (Agenzia internazionale dell'energia atomica). "Le autorità giapponesi - scrive un comunicato dell'agenzia dell'Onu, che ha sede a Vienna - hanno informato l'Aiea che il primo (cioè il più basso) stato d'allerta è stato deciso nella centrale di Onagawa dalla Tohoku Electric Power Company". Secondo le autorità giapponesi, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito nucleare di Onagawa "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale".

BORSE TOKYO E OSAKA OPERATIVE

Le Borse di Tokyo e Osaka avranno domani apertura regolare, testando così il ritorno alla normalità.

FUMO ANCHE DA CENTRALE MIYAGI

L'uscita di fumo è stata anche segnalata da un'altra centrale nucleare della prefettura di Miyagi. Lo riferisce la tv pubblica Nhk.

ENERGIA RAZIONATA DA DOMANI A FINE APRILE

Da domani alla fine di aprile l'energia sarà razionata con black-out programmati in vaste zone del Giappone, compresa la capitale Tokyo. L'annuncio è stato dato oggi dal premier Naoto Kan in una conferenza stampa. In seguito la società elettrica giapponese Tokyo Electric Power Co. (Tepco) ha precisato che il razionamento riguarderà l'area che comprende, oltre alla capitale, le prefetture di Chiba, Gunma, Ibaraki, Kanagawa, Tochigi, Saitama, Yamanashi e Shizuoka. Secondo l' agenzia Kyodo, circa il 27% dell' energia prodotta dalla compagnia proviene dai reattori nucleari di Niigata e da quelli di Fukushima, che sono stati danneggiati dal terremoto di venerdì scorso.

LO TSUNAMI "SVEGLIA" IL VULCANO

Dopo lo Tsunami e con l'allarme nucleare in corso, ha ricominciato a svegliarsi il vulcano giapponese Shinmoedake dopo due settimane di inattività. Cenere e lapilli si intravedono da quattro chilometri di distanza nell'aria, raccontano testimoni locali. Il vulcano, dall'altezza di 1.421 metri, si era risvegliato dopo 52 anni a gennaio scorso, poi il primo marzo dopodichè era tranquillo da due settimane. È probabile che proprio lo Tsunami abbia stimolato la sua attività. Le autorità intanto mantengono il livello di 'warning' a tre su 5 e hanno bloccato l'accesso alla montagna.

SI RAFFREDDERÀ

ANCHE TERZO REATTORE

Si utilizzerà acqua di mare per il raffreddamento di un terzo reattore di Fukushima I. Lo ha riferito la Jiji press citando la Tepco.

70% DI PROBABILITÀ PER UNA NUOVA

SCOSSA DI MAGNITUDO

I sismologi giapponesi si aspettano una nuova scossa di magnitudo 7, nel contesto delle scosse di assestamento seguite a quella di magnitudo 9 di venerdì. "C'è il 70% di possibilità che si verifichi una scossa di grado 7 o più elevata", ha spiegato Takashi Yokota, direttore del servizio sismologico dell'Agenzia meteorologica giapponese.

 

AMB. PETRONE, "NON SAPPIAMO

NULLA DI SEI ITALIANI"

Non si sa nulla di sei italiani che risiedono nel Giappone colpito dal sisma. A fare il punto sulla situazione è Vincenzo Petrone, ambasciatore italiano a Tokyo. Vi era preoccupazione per 29 tra gli iscritti all'anagrafe all'estero, e ne sono stati localizzati 19. "Ne restano 10 -ha spiegato Petrone- ma per quattro di loro siamo tranquilli. Il quadro critico riguarda altri sei, localizzati nelle quattro prefetture interessate dal sisma: non siamo riusciti a contattarli. Non risultano ricoverati negli ospedali nè registrati tra le vittime e questo è positivo; ma ciò non esclude che siano dispersi".

 

AMB.FRANCIA INVITA

A LASCIARE TOKYO

L'ambasciata di Francia a Tokyo invita i propri cittadini a lasciare Tokyo e la sua regione, per i rischi collegati al terremoto, incluso "il rischio di contaminazione".

 

KAN, NON SARÀ

UN'ALTRA CERNOBYL

Il premier giapponese Naoto Kan ha affermato oggi che "non ci sarà un'altra Cernobyl", in riferimento ai timori su un'emergenza nucleare come conseguenza dei danni causati dal terremoto.

 

KAN, DA DOMANI

ELETTRICITÀ RAZIONATA

Da domani il Giappone razionerà l'erogazione di energia elettrica. Lo ha comunicato primo ministro Naoto Kan.

 

PREMIER, "SITUAZIONE CENTRALE

FUKUSHIMA È GRAVE"

La situazione nella centrale nucleare di Fukushima resta grave. Lo ha detto il premier giapponese, Naoto Kan.

 

KAN, MOMENTO PIÙ DIFFICILE

DOPOGUERRA

"È il momento più difficile dalla fine della Seconda guerra mondiale: chiedo a tutti la massima unità". È l'appello lanciato dal premier giapponese Naoto Kan, parlando alla Nazione.

 

AMBASCIATA: CONTATTATI

24 RESIDENTI ITALIANI SU 30

L'ambasciata italiana in Giappone è ormai riuscita a mettersi in contatto con 24 connazionali sui 30 residenti nelle prefetture colpite dal sisma di venerdì. Lo riferiscono fonti diplomatiche a Tokyo, precisando che "per quanto riguarda i non residenti, è stato stabilito un contatto con 11 di essi sui 12" di cui l'ambasciata ha avuto segnalazione.

 

DANNI A BARRE

COMBUSTIBILE REATTORE

Le barre di combustibile al reattore n.3 di Fukushima hanno subito danni. I tentativi di evitarlo, ha riferito il ministro dell'Economia e dell'Industria nipponico, "non hanno avuto effetti".

 

ALLARME TSUNAMI

DECLASSATO AD ALLERTA

L'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha declassato l'allarme tsunami su tutte le coste dell' arcipelago, che adesso sono soggette ad 'allertà per onde non superiori al mezzo metro di altezza.

 

BBC; A SENDAI MANCANO CIBO

ACQUA E BENZINA

Mancano cibo, acqua e carburante a Sendai, il capoluogo della prefettura più duramente colpita dallo tsunami nel nord-est del Giappone. Lo ha constatato l'inviata a Sendai della Bbc, che ne dà notizia nel suo sito internet. Lunghe code di persone si sono formate davanti ai pochi negozi aperti e file ancora più lunghe di veicoli bloccano le strade che portano alle stazioni di rifornimento di carburante. Migliaia di sfollati hanno trascorso un'altra notte al freddo, in rifugi di fortuna, sulla costa nord-orientale, sempre secondo la Bbc. Gli aiuti stanno arrivando solo ora in molte zone. "Abbiamo mangiato solo biscotti e un pò di riso", ha detto Noboru Uehara, un camionista di 24 anni, avvolto in una coperta per proteggersi dal freddo in un rifugio a Iwake. "Temo che rimarremo senza cibo", ha aggiunto.

 

SISMA GIAPPONE:

OLTRE 10.000 MORTI A MIYAGI

Sono più di 10.000 i morti stimati nella prefettura di Miyagi, una delle più colpite dal terremoto-tsunami di venerdì. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk, citando fonti della polizia. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, nel resoconto della Nhk, in relazione alla stima catastrofica. Il capoluogo Sendai, infatti, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Il bilancio ufficiale, tuttavia, parla di poco più di 800 vittime, che fanno di Miyagi la prefettura più colpita.

 

 

 

 

LA DIRETTA DI IERI

 

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13 marzo 2011

 

 

 

 

 

2011-02-01

Tra misteri e veleni,

sulla collina di Colleferro

di Andrea Palladino | tutti gli articoli dell'autore

Per chi arriva a Colleferro, sessanta chilometri da Roma, la collina che fiancheggia il cimitero ha un qualcosa di rassicurante. Verde intenso dei pascoli, poche case sparse sulla salita che parte dalla via Latina, e un paesaggio tagliato solo dal nastro trasportatore della Italcementi. Sul lato opposto, la macchia bianca dei capannoni della Avio non sembra essere una minaccia. Qui, però, si fabbricano ancora oggi esplosivi e propellenti per l’industria spaziale europea. È questa la collina che potrebbe nascondere veleni sepolti nei decenni passati, frutto della produzione degli anni ’80 di uno dei poli della chimica più importanti d’Italia. Qui prima della Avio operava la Bpd Difesa, colosso degli armamenti.

A pochi passi dall’ingresso della zona chiamata "3C", alla fine della strada che parte dal cimitero, abita Raimondo Fadda, di professione allevatore. Da anni porta a pascolare il suo bestiame - pecore e vitelli - sulla collina che si affaccia verso al città di Colleferro, una zona rimasta indenne, almeno apparentemente, dal disastro ecologico che parte dalle foci del fiume Sacco.

Su questi pascoli nessuno aveva mai trovato veleni. Nulla a che vedere con la contaminazione da lindano - un derivato dalla lavorazione del Ddt - che dal polo chimico di Colleferro per anni ha raggiunto le terre bagnate dal Sacco, che arrivano fino alla Ciociaria profonda, all’innesto con il fiume Liri.

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COLLEFERROVALLE SACCOVALLE SACCOVALLE SACCOcolleferro

colleferro

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31 gennaio 2011

 

 

2011-01-28

Rifiuti a Napoli, 14 arresti

Indagato anche Bassolino

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Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile ed il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania sono stati arrestati nell'ambito di un'operazione per reati ambientali eseguita in varie zone d'Italia dai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) e dalla Guardia di Finanza di Napoli, coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli. Ai due è stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari. Nella stessa operazione sono state arrestate altre 14 persone. Le accuse sono di associazione per delinquere, truffa e reati ambientali.

Ci sono anche l' ex presidente della Regione Antonio Bassolino, l'ex assessore regionale Luigi Nocera e l'ex capo della segreteria politica di Bassolino, Gianfranco Nappi, tra le persone indagate nell'ambito dell'inchiesta sui reati ambientali, legati allo smaltimento dei rifiuti in Campania ed in particolare del percolato, che ha portato all'arresto di 14 persone. Sono complessivamente 38 le persone indagate dalla procura della Repubblica di Napoli.

L'accusa

Risparmiare denaro e guadagnare tempo per risolvere l'emergenza rifiuti di quegli anni in Campania. Sarebbe stato anche per questo, secondo gli inquirenti di Napoli che hanno portato avanti l'indagine che oggi è sfociata in 14 arresti in diverse città, che tra l'inizio 2006 e la fine del 2007 in Campania era stato deciso di 'far sparire' il percolato prodotto nelle discariche regionali utilizzando depuratori che si sapeva non essere idonei. Con il risultato che i liquami finivano dritti in mare, così come erano.

Le carte

Sequestri di documentazione sono stati messi in atto in diverse sedi istituzionali, come la Prefettura di Napoli, la Regione Campania ma anche la Protezione civile di Roma e in sedi di aziende di rilievo nazionale.

Mascazzini commissario in Abruzzo

Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del Ministero dell'Ambiente - arrestato nell'ambito dell'operazione contro reati ambientali, coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli - è commissario in Abruzzo per la gestione di 40 milioni di euro finalizzati a interventi per far fronte al rischio idrogeologico. La nomina dell'ingegnere - di competenza ministeriale - era stata comunicata lunedì scorso dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, nella presentazione dell'accordo di programma quadro tra il Ministero dell'Ambiente e la Regione relativo al rischio idrogeologico.

28 gennaio 2011

 

 

2011-01-17

Disastro ambientale all'Asinara

Olio combustibile in mare

di Paola Medde | tutti gli articoli dell'autore

catrame onda nera

Il mare ha già cominciato a restituire alla spiaggia migliaia di meduse di catrame. Sono i rigurgiti dell'onda nera che ha invaso le acque del Golfo dell'Asinara, il santuario dei cetacei. Diecimila litri di olio combustibile, forse molti di più, sono stati versati nelle acque del parco naturale durante le operazioni di rifornimento che la nave cisterna Emerald stava effettuando martedì notte nella banchina dello stabilimento E.On, colosso energetico tedesco con base a Porto Torres. A causare quello che è stato definito un disastro ambientale senza precedenti è stato un cedimento nelle tubature che trasportano l'olio combustibile: da lì sono fuoriuscite le migliaia di litri di liquido nero. Sospinto a est dalle correnti, l'olio ha raggiunto le marine di Sassari e Sorso, grosso centro vicino al capoluogo, fino a minacciare le coste di Castelsardo, decine di chilometri più in là, e a lambire quelle della dirimpettaia Corsica.

Vietato l'accesso alle spiagge sino a quando non sarà terminata la bonifica: un provvedimento cautelativo legato alla pericolosità del materiale versato, classificato tra i cancerogeni. In queste ore è in azione una task force di 150 uomini che, dotati di tute e maschere, ripuliscono il litorale. I rappresentanti dell'E.On, che si stanno occupando delle operazioni di bonifica, contano di terminare lunedì. Considerato che su 18 chilometri di costa contaminati ne è stato risanato appena un terzo, probabilmente l'allarme non rientrerà non prima di dieci giorni. Questo nell'immediato, perché per comprendere la reale entità dei danni bisognerà attendere almeno un mese.

Intanto la Procura di Sassari ha aperto un fascicolo sulla vicenda. L’inchiesta dovrà chiarire se l'allarme sia stato lanciato tempestivamente e perché non abbia funzionato a dovere il sistema di protezione: le panne galleggianti e le barche spugna che avrebbero dovuto contenere la fuoriuscita dell'olio.

Sulle mancate misure di prevenzione hanno puntato il dito i parlamentari sardi del Pd, che presenteranno un'interrogazione al ministro Prestigiacomo, mentre il presidente della Regione Ugo Cappellacci ha annunciato che sull'ambiente aprirà un confronto con i vertici delle grosse industrie presenti nell'isola, in prima linea Saras, stabilimento petrolifero dei Moratti, ed E.On, il gigante energetico tedesco.

"A babbu mortu" dicono a Sassari: troppo tardi. "L'Asinara – afferma Greenpeace – è un parco di carta: nessuna norma speciale di sicurezza per attività pericolose, nessun limite allo sviluppo industriale per proteggere questo prezioso ecosistema". Quello che è accaduto nel Golfo è la cronaca di un disastro annunciato. Temuto dalle cassandre ambientaliste, che più volte hanno chiesto di bloccare il traffico delle petroliere nel paradiso dei cetacei. Forse l'ennesimo paradiso perduto.

 

15 gennaio 2011

 

 

2011-01-12

Referendum, sì a due

sull'acqua e uno sul nucleare

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La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili due dei quattro referendum contro la 'privatizzazione' dell'acqua e uno sul nucleare.

I giudici hanno rigettato il quesito promosso da Di Pietro per abrogare parte del decreto Ronchi-Fitto e quello promosso dal Comitato 'Siacquapubblica' per cancellare le norme del precedente governo Prodi in materia di ambiente sulle forme di gestione e sulle procedure di affidamento delle risorse idriche.

Ammesso anche il quesito sul nucleare promosso dall'Idv di Di Pietro per cancellare circa 70 norme contenute nei provvedimenti che con il governo Berlusconi hanno riaperto la strada a nuove centrali.

Via libera invece della Consulta agli altri due quesiti del Comitato 'Siacquapubblica' che raccoglie giuristi quali Stefano Rodota' e Gaetano Azzariti: uno per l'abrogazione delle norme del decreto Ronchi-Fitto sulle modalita' di affidamento con gara a privati dei servizi pubblici di rilevanza economica, l'altro intende cancellare le norme del governo Prodi sulla determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito.

12 gennaio 2011

 

 

 

2011-01-08

Diossina, Fazio: anche in Italia

uova tedesche, ma sono 'tracciate'

uova

Anche in Italia ci sono delle uova importate dalla Germania, ma si tratta di una quantità "limitata" e sono "tracciate" grazie al marchio di produzione e provenienza, e dunque rintracciabili. Non ci sono quindi allarmi. Lo ha detto il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, intervenendo sulla contaminazione con diossina di alcuni alimenti provenienti dalla Germania, tra cui le uova e il latte.

L'Italia ha importato dalla Germania "una quantità di uova limitate - ha detto Fazio - ma grazie all'etichettatura è possibile rintracciarle guardando il marchio di produzione e provenienza". Per quanto riguarda il latte, Fazio ha spiegato che è stata inviata una lettera ai produttori italiani che importano latte dalla Germania ricordando di effettuare controlli per la diossina e, in Italia, ulteriori test a campione saranno eseguiti dai Nas e dalle Regioni.

Il ministro ha infine annunciato che martedì e mercoledì prossimi, a Bruxelles, ci saranno delle riunioni tecniche per fare il punto sul caso-diossina.

8 gennaio 2011

 

 

2011-01-01

Rifiuti, Napoli tra roghi

e raccolta straordinaria

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Una notte di roghi tra la citta' e la provincia. I botti hanno innescato le fiamme dei cumuli di rifiuti che faticosamente si sta tentando di rimuovere dopo circa due mesi di pesanti disagi sia per la citta' di Napoli che per diversi comuni della provincia. La situazione nel capoluogo sta migliorando dove l'Asia, l'Azienda speciale di igiene urbana, sta attuando un piano di raccolta straordinaria; piano che e' stato possibile realizzare grazie al fatto che oggi gli impianti sono stati aperti. Insomma, si e' scaricato nella discarica di Chiaiano (la notte scorsa sono state portate circa 600 tonnellate) e nell'impianto Stir di Santa Maria Capua Vetere (150 le tonnellate conferite). Soddisfazione e' stata espressa dall'assessore regionale all'Ambiente, Giovanni Romano: ''I dispositivi per gli impianti hanno funzionato e la citta' e' ormai sgombra dai rifiuti; occorrera' ora uno sforzo per potenziare spazzamento e pulizia della citta' di Napoli''. Alla rimozione stanno collaborando anche gli uomini dell'Esercito: i soldati del Genio ieri hanno portato via 44 tonnellate di spazzatura. Oggi sono scesi in campo, in via Terracina, nel quartiere Fuorigrotta. E domani il ministro Ignazio La Russa sara' a Napoli per salutare i militari impegnati nell'operazione 'Strade pulite' e per verificare i risultati conseguiti. Nonostante gli sforzi e gli appelli lanciati da piu' parti i roghi non sono mancati. Incendi accidentali ma in alcuni anche dolosi. E i danni sono stati notevoli. Per i vigili del fuoco e' stata una notte (140 interventi) di superlavoro mentre l'aria e' stata ammorbata oltre che dai miasmi anche dei fumi nocivi che si sono levati nell'aria. E gli interventi sono proseguiti anche in mattinata, Il rogo piu' esteso spento questa notte dai vigili del fuoco e' stato quello a pochi passi dal Museo Archeologico Nazionale. Una 'montagna' di immondizia ha preso fuoco intorno all'una della scorsa notte. Ma anche via Toledo, la strada dello shopping, non e' stata risparmiata. Subito dopo la mezzanotte alcuni cassonetti davanti all'ex palazzo della Rinascente hanno preso fuoco. In via Duomo all'incrocio con il quartiere di Forcella stessa sorte per una massa di rifiuti le cui fiamme hanno coinvolto un'altra auto. Sul fronte della raccolta, almeno in citta' si stanno intensificando gli sforzi. La scorsa notte e anche oggi l'Asia ha messo in campo tutti i mezzi. ''Vorrei ringraziare tutti i dipendenti dell'Asia che con grande impegno stanno lavorando in questa giornata festiva non facendo mancare il loro indispensabile contributo''', ha detto l'assessore all'Igiene Urbana, Paolo Giacomelli. Secondo l'assessore ''nel centro di Napoli non c'e' ormai piu' presenza di situazioni critiche; ci sono, tuttavia, dei punti nei quali dobbiamo intervenire. Per esempio in via Santa Brigida mentre si registra una presenza di cumuli in Via Marina ed in alcune zone della periferia''. La giacenza a terra, afferma Giacomelli, ''non e' quantificabile proprio per la particolarita' dell'ultimo giorno dell'anno e del primo gennaio; faremo un bilancio lunedi' mattina''. L'assessore evidenzia anche l'impegno dell' Esercito che stamane e' intervenuto rimuovendo, a quanto mi risulta, circa 26 tonnellate''. ''Nei prossimi giorni - conclude Giacomelli - ci sara' bisogno di una integrazione delle attivita' di spazzamento e ripulitura''. Non va, invece, meglio in diversi Comuni della provincia dove i cumuli di spazzatura continuano a crescere.

1 gennaio 2011

 

 

2010-12-30

Per il premier anche l'immondizia

complotta contro di lui

berlusconi, elmetto, letta_640

Berlusconi tiene un comizio per telefono a un incontro del Pdl a Napoli: dove promette, un'altra volta, che riuscirà di persona a liberare la città dai rifiuti. E se finora la monnezza invade ancora il capoluogo campano è perché "c'e' qualcuno che cerca di ostacolare con ogni mezzo il nostro operato. Altrimenti non si spiegherebbe come sorgono sempre delle difficolta' nuove". E ne è convinto. E sulla tenuta della maggioranza sostiene che molti parlamentari di Fli fuoriusciti dal Pdl rientreranno sotto il suo scettro.

"Assumerò direttamente la responsabilità dello sgombero dei rifiuti di Napoli e degli impianti futuri con disposizioni che voglio siano definitive, in pochi mesi trasformeremo la situazione e scenderò in campo con la mia attività personale".

Un lungo passaggio lo ha riservato alle vicende parlamentari guardando a Fini: "Dei parlamentari che hanno votato con Fini sono in situazione di disagio perché saliti su un treno che doveva portarli ad essere la terza gamba della maggioranza ma il treno ha cambiato destinazione e sono addirittura passati all'opposizione. E' come se fossero saliti su un treno per Parigi ritrovandosi a Istanbul. Credo che molti parlamentari torneranno indietro. Anche di altre formazioni politiche. E sosterranno la maggioranza per governare e fare le riforme. Sono molto sereno". Non una parola sul presunto attentato al presidente della Camera né su quanto avrebbe rivelato il giornale "Libero".

29 dicembre 2010

 

 

2010-12-28

Rifiuti, allarme a Napoli:

"Non riusciamo a smaltirli"

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Dopo aver portato via, ieri, 50 tonnellate di rifiuti dalle strade di Napoli, oggi l'esercito e' in azione in provincia: a Casalnuovo e a Casavatore. Dodici i mezzi coinvolti in un'emergenza che continua a tenere sotto assedio diverse aree del Napoletano. Ricognizione in corso anche a Pozzuoli e a Quarto dove domani si interverra', massicciamente, con 18 mezzi: l'area in questione, infatti, continua ad essere tra le piu' colpite.

C'e' preoccupazione, tanta, al Comune di Napoli. ''Alle ore 14.00 non abbiamo conferito rifiuti, se continuiamo cosi' domani sara' una tragedia'', dice l'assessore all'Igiene Urbana del Comune di Napoli, Paolo Giacomelli. ''All'impianto Stir di Caivano (Napoli) ci sono al momento 35 compattatori in fila e altri 15 stanno arrivando - spiega Giacomelli - all'impianto di Tufino ce ne sono dodici in fila e solo tre hanno scaricato. Si e' creata questa situazione perche' stamattina era previsto che andassimo a conferire a Santa Maria Capua Vetere ma la Provincia di Caserta ha fermato tutto e di conseguenza si e' creato un sovraccarico agli impianti''. ''Non era mai accaduto di non riuscire a conferire nulla alle ore 14. Il che significa che si registrera' un netto aumento di immondizia, potremmo arrivare domani anche ad oltre 2mila tonnellate. Insomma, una tragedia''.

Restano ancora circa 1500 tonnellate di rifiuti, secondo una prima stima, lungo le strade di Napoli. La scorsa notte, nonostante i raid messi a segno nei confronti dei mezzi dell'Asia, si e' riusciti a sversare 850 tonnellate alla discarica di Chiaiano. Ma, ribadisce l'assessore all'Igiene Urbana del Comune di Napoli, Paolo Giacomelli, ''c'e' troppa fragilita' nelle procedure di conferimento''. E spiega anche perche'. ''Non vogliamo prendercela con nessuno, ma quello che e' successo stamattina spiega tante cose - dice Giacomelli - l'Ufficio Flussi della Regione Campania ci aveva garantito oggi il conferimento di 400 tonnellate nell'impianto Stir di Santa Maria Capua Vetere (Caserta).

Le responsabilità

L'emergenza rifiuti a Napoli non si risolve "perché è in atto uno scontro tra poteri forti. Tra chi controlla il territorio e chi da Roma vorrebbe con la bacchetta magica rimettere tutto a posto". Un braccio di ferro che punta alla "campagna elettorale di marzo. Il destino di Napoli è affidato all'esito del voto e alla guerra che si scatenerà per il controllo dei cantieri dei due inceneritori di Napoli e Salerno, che daranno 2.000 posti di lavoro e investimenti per 1.000 milioni di euro". A parlare, dalle pagine della Stampa, è Daniele Fortini, amministratore delegato di Asìa, l'azienda che per il comune di Napoli si occupa di raccolta dei rifiuti e discariche. Fortini spiega che tra Napoli e provincia a terra "alla fine saranno 18.000 tonnellate" di rifiuti e che, se non si supera la logica della provincializzazione, nel capoluogo a marzo andrà ancora peggio: "A marzo la discarica di Chiaiano sarà esaurita e siccome Terzigno non potrà accogliere i rifiuti di Napoli, e il governo ha approvato un decreto legge che cancella le nuove discariche in Campania, non so che fine faranno i rifiuti della città". "Le previsioni ufficiali", tenendo conto dell'aiuto di paesi esteri e regioni 'solidali', "parlano di 36 mesi, ma temo che questo programma sia valido fino alla primavera, fino cioè - conclude Fortini sulla Stampa - alle elezioni comunali".

"BALLE DI BERLUSCONI"

''Sulla drammatica questione dei rifiuti a Napoli e in Campania, il presidente del Consiglio invece di assumersi le sue responsabilita' prende in giro tutti con false teorie del complotto, sostenendo che c'e' una manovra politica contro il suo operato. Siamo alle solite balle, in versione natalizia''. Lo scrive sulla sua pagina Facebook il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.

26 dicembre 2010

 

2010-12-15

Bondi: se Fini discute la mia sfiducia non è super partes. Il portavoce di Fini: mozione già calendarizzata

Cronologia articolo

15 dicembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2010 alle ore 15:32.

Botta e risposta a distanza fra il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi (che scrive a Napolitano) e il presidente della Camera Gianfranco Fini. Oggetto del contendere la mozione di sfiducia al ministro chiesta da Pd e Idv all'indomani del crollo della Domus dei gladiatori a Pompei. Mozione già calendarizzata che slitterà a gennaio per le ferie natalizie dei parlamentari.

Per Bondi Fini non sarebbe super partes nel suo ruolo istituzionale

Una nota del ministro, che ritiene di non meritare la mozione di sfiducia, annuncia che "in riferimento agli articoli pubblicati da alcuni quotidiani e alle agenzie di stampa che riferiscono di dichiarazioni pronunciate dall'onorevole Fini, il senatore Sandro Bondi, ministro dei Beni e delle attività culturali, ha indirizzato oggi una lettera al presidente della Repubblica". Alcuni quotidiani, scrive Bondi, "riferiscono di una riunione avvenuta ieri nello studio di Fini, nel corso della quale si sarebbe discusso del voto di sfiducia di Futuro e Libertà nei miei confronti. Se questa notizia fosse confermata, ci troveremmo di fronte al venir meno, in maniera plateale, del ruolo di garanzia istituzionale del Presidente della Camera e ad una abnorme commistione tra imparzialità del Presidente della Camera e leadership di un gruppo parlamentare".

Il portavoce di Fini respinge le accuse al mittente: la mozione è già calendarizzata

A stretto giro arriva la risposta del portavoce di Fini, Fabrizio Alfano. "Come noto, la mozione di sfiducia al ministro Bondi è già da tempo nel calendario dei lavori della Camera dei deputati. L'orientamento di voto sulla medesima è rimessa alle valutazioni dei singoli Gruppi parlamentari. Pertanto, il ministro della Cultura - anzichè rivolgersi al presidente della Repubblica - avrebbe potuto semplicemente chiedere al presidente Fini la veridicità delle dichiarazioni al medesimo attribuite oggi da alcuni quotidiani e ne avrebbe ricavato una netta smentita".

In calendario anche la mozione Calderoli, quelle su Rai, fisco e soppressione delle province

Intanto è stato confermato dall'aula il calendario per il mese di dicembre, con alcuni nodi caldi per la maggioranza come la mozione di sfiducia a Bondi targata Pd-Idv presentata dopo il crollo di Pompei e la mozione di Fli sul pluralismo dell'informazione in Rai, quella sul fisco presentata da Pierluigi Bersani e quella sulla soppressione delle province. Il voto però non potrà avvenire prima di gennaio, con l'anno nuovo, visto che le due mozioni sono in coda al calendario e dal 23 dicembre i deputati saranno in vacanza fino a dopo l'Epifania. Il giorno esatto della mozione Bondi si conoscerà da una prossima della capigruppo che definirà il calendario di gennaio. (N.Co.)

 

2010-12-11

Cancun, verso l'accordo alla Convention sul clima

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La stragrande maggioranza dei circa 190 paesi della Convenzione Onu sul clima riuniti a Cancun hanno approvato il testo di compromesso proposto dalla presidenza messicana, lasciando presagire una conclusione positiva del vertice. Bangladesh, Guyana, Zambia, Svizzera, Brasile, Stati Uniti, Algeria, Unione europea, Cina, Maldive, uno dopo l'altro i delegati hanno preso la parola nel corso della seduta plenaria per dire "si", con forza, al testo presentato come il miglior compromesso possibile sulle questioni discusse negli ultimi 12 giorni a Cancun.

L'India e' ''molto contenta'' delle bozze di accordo. ''Abbiamo un accordo di Cancun'' ha detto il ministro indiano dell'Ambiente Jairam Ramesh aggiungendo che anche gli altri paesi 'Basic' (Brasile, Cina e Sudafrica) sono ''molto soddisfatti'' dai testi che delineano una agenda a lungo termine per combattere il cambiamento climatico. Ramesh ha aggiunto che sono state accettate molte proposte promosse dall'India, tra cui quella di un meccanismo di trasparenza (chiamato International Consultation and Analysis) per controllare le azioni dei paesi in via di sviluppo. Il ministro ha poi evidenziato che non e' stata inserita nessuna menzione a un ''anno di picco'' e che non ci sono obiettivi per l'anno 2050.

Solo la delegazione boliviana ha presentato forti obiezioni: "La Bolivia non è pronta a sottoscrivere un testo che comporterà un aumento della temperatura che metterà più vite umane in pericolo". Il ministro degli Esteri messicano, Patricia Espinosa, è stato applaudita a lungo prima e durante la seduta.

Dopo il fallimento di Copenaghen, ha detto il ministro indiano per l'Ambiente, Jairam Ramesh, rivolgendosi a Espinosa, "avete riconquistato la fiducia della comunità internazionale nel multilateralismo". "L'Unione europea è venuta a Cancun con la speranza di arrivare a soluzioni equilibrate - ha detto il Commissario europeo per il clima Connie Hedegaard - ci siamo riusciti". Soddisfazione è stata espressa anche dal delegato Usa, Todd Stern: "Questo testo, anche se non è perfetto, è innegabilmente una buona base per andare avanti".

11 dicembre 2010

 

 

 

 

2010-11-28

Rifiuti, governo modifica decreto dopo i rilievi del Capo dello Stato

Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, nominera' i commissari sui rifiuti "d'intesa con le province". E' una delle modifiche al decreto legge sui rifiuti attuate dal governo dopo i rilievi mossi dal Capo dello Stato. In un primo momento il dl prevedeva che il Governatore potesse nominare i commissari "in raccordo con le province". Tra le modifiche attuate, spiegano fonti goverantive, anche la parte riguardante la soppressione delle discariche previste.

Il Colle sul decreto rifiuti aveva lamentato mancanza di alternative idonee alla cancellazione delle discariche inserite nella legge 123 e l'impossibilità di assegnare le funzioni, e i poteri, di sottosegretario ai commissari che dovranno occuparsi della realizzazione dei termovalorizzatori. La presidenza della Repubblica nei chiarimenti richiesti avrebbe anche sottolineato che il provvedimento andrebbe a danneggiare le provincia di Napoli consentendo ai comuni di continuare a gestire il ciclo di raccolta e trasporto dei rifiuti.

25 novembre 2010

 

 

 

2010-11-25

Rifiuti campani in altre Regioni No dai leghisti e Cota e da altri

Il Quirinale, che da ieri ha all'esame il decreto legge approntato dal governo per affrontare l'emergenza rifiuti a Napoli, ha inviato a Palazzo Chigi una serie di rilievi di carattere tecnico e giuridico, ed è in attesa di risposta. Segno che vuole chiarimenti sul decreto. E venerdì Berlusconi tornerebbe nel capoluogo campano.

Intanto le Regioni si spaccano sulla disponibilità ad accogliere i rifiuti della Campania. È in parte fallita la missione del ministro Raffaele Fitto, che sperava di ricevere un sì unanime dai governatori alla richiesta di ricevere la spazzatura per non più di un mese. Guidano il fronte del no i governatori di Veneto e Piemonte, Luca Zaia e Roberto Cota, entrambi della Lega che in giornata aveva ribadito per bocca di Bossi che "l'immondizia campana deve rimanere in Campania".

Una posizione simile a quella dei governatori leghisti, potrebbe essere presa anche dalla Lombardia, il cui Presidente Roberto Formigoni ha disertato la riunione di oggi. No secco anche da Liguria e Marche, per cui non ci sono le condizioni per ricevere i camion provenienti dalle discariche napoletane. Il ministro Fitto ha ricevuto la disponibilità dalle altre Regioni che, al termine dell'incontro, hanno chiesto chiarimenti e serietà al governo.

Il Presidente della Regione Campania nomina i commissari per le procedure di gara per la realizzazione dei termovalorizzatori, in raccordo con le province e sentiti gli enti locali (comuni) interessati. Questo, secondo quanto si è appreso, contiene il testo del decreto legge sui rifiuti, attualmente all'esame del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Bossi intanto chiede che la magistratura intervenga sul sindaco Rosa Iervolino. Lei risponde "faccia pure, ho le mani strapulite", e aggiunge: "Nel decreto sui rifiuti per quanto riguarda l'emergenza Napoli, per quello che sappiamo noi, non c'è proprio niente. Ci sono cose che saranno sufficienti in futuro come la regolarizzazione del procedimento per i termovalorizzatori, il potere al presidente della Regione... Va tutto benone però... Ammesso che le cose che sono andate in giro siano quelle giuste".

Sul tema dei rifiuti ieri Berlusconi si è infuriato con Floris a Ballarò

24 novembre 2010

 

Napoli sommersa dalla monnezza L'Ue: "E' tutto come due anni fa"

''Dopo due anni la situazione non e' molto diversa. I rifiuti sono per le strade, non c'e' ancora un piano di trattamento e gestione della differenziata''. E' quanto ha detto il capo degli ispettori Ue, Pia Bucella, che e' da oggi a Napoli per fare il punto sulla gestione del ciclo dei rifiuti nella regione, dopo la condanna dell'Italia da parte della Corte europea di giustizia per il mancato rispetto delle regole comunitarie. Ma il capoluogo partenopeo è sommerso dai rifiuti, sempre di piu'. Stamattina, lungo le strade della citta', ci sono 2900 tonnellate e domani la situazione potrebbe nettamente peggiorare: se oggi non si riuscira' a conferire, si arrivera' ad una quantita' di 3600 tonnellate di immondizia non raccolta. Nel centro storico, come nei quartieri Posillipo e Chiaia, la scena non cambia: cumuli, enormi, dovunque.

E in questo scenario non è mai arrivato al Quirinale il decreto legge per l'emergenza rifiuti che aveva ricevuto il via libera dal Consiglio dei ministri il 18 novembre. "La Presidenza della Repubblica - scrive in una nota il Quirinale - non ha ricevuto e non ha quindi potuto esaminare, né prima né dopo, il testo del decreto-legge sulla raccolta dei rifiuti e la realizzazione di termovalorizzatori in Campania, che sarebbe stato definito dal Governo. Il Capo dello Stato si riserva pertanto ogni valutazione sui contenuti del testo quando gli verrà trasmesso".

Quel decreto tra l'altro contiene "la cancellazione delle discariche di Terzigno-Cava Vitiello, Andretta, Serre-Valle della Masseria" ed è nato per rimediare al caos rifiuti in Campania.

L'assessore all'Igiene Urbana del Comune di Napoli, Paolo Giacomelli, parla di una ''situazione molto, molto grave''. ''Al momento da parte degli organi preposti, vale a dire l'Asl e l'Arpac, non e' pervenuta alcuna comunicazione relativa a casi di emergenza sanitaria - spiega - ma e' un dato che, se non saranno previsti nuovi conferimenti, l'immondizia restera' in strada''. Il punto e' sempre lo stesso: assenza di discariche - a Napoli c'e' solo quella di Chiaiano dove il conferimento e' di circa 700 tonnellate al giorno - e, di conseguenza, la saturazione degli impianti Stir di Giugliano e Tufino dove sversa Napoli.

Un dato su tutti: stamattina all'impianto Stir di Giugliano si e' riusciti a scaricare un solo mezzo proveniente da Napoli, vale a dire circa 12 tonnellate; sei, complessivamente i mezzi a Tufino. ''Gli Stir stanno lavorando a ritmo molto, molto ridotto - ribadisce Giacomelli - questo vuol dire che entro oggi riusciremo a togliere dalle strade di Napoli un centinaio di tonnellate, vale a dire quasi nulla''. Centrale, a questo punto, la possibilita' di sversare in altre discariche della Campania o d'Italia. Intanto, la scorsa notte, 41 mezzi hanno regolarmente sversato alla discarica Cava Sari di Terzigno.

22 novembre 2010

2010-11-19

Rifiuti, scontro a P. Chigi tra Bersani e Maroni

L'inaspettata e improvvisa visita del segretario del Pd a Palazzo Chigi, ha colto di sorpresa non solo i giornalisti e i fotografi che seguivano i lavori del Consiglio dei ministri, ma anche i funzionari della Presidenza del Consiglio. A raccontarlo è lo stesso Pier Luigi Bersani che conversando con i cronisti in Transatlantico ha rivelato di essere salito al primo piano trovando "dei funzionari nell'anticamera che mi hanno chiesto: "già qui?".

Il segretario del Pd, conversano in Transatlantico con i giornalisti, ha spiegato nuovamente le ragioni del suo "no" alla provincializzazione della costruzione dei due termovalorizzatori di Napoli e Salerno: "è una scelta sbagliata e oltretutto non dà garanzie di trasparenza. Il comune di Salerno - ha ribadito - è perfettamente in grado di realizzare il progetto, ha già identificato l'area. Così c'è il rischio di non farlo o di farlo male. Stesso discorso vale per Napoli. A Maroni ho detto 'pensi che l'attuale amministrazione sia in grado di fare il termovalorizzatore". Li ha convinti? "Non so - ha risposto Bersani - facciano quel che vogliono, ma si assumano la responsabilità di questa scelta".

Secondo il ministro dell'interno, Roberto Maroni, il fatto che il segretario del Pd si sia presentato a palazzo Chigi per avanzare delle proposte in materia di rifiuti a Napoli è "irrituale, non so se mai è successo, ma noi sempre pronti a cogliere buone proposte, è stato consentito anche questo". Maroni ha quindi assicurato di aver riferito le proposte dei democratici al governo riunito e poi ha spiegato perchè è toccato proprio a lui. "È stato casuale, vorrei precisare che non c'è alcun collegamento tra me e Bersani. Bersani - ha detto Maroni - ha parlato con me perchè mi trovavo lì, l'ho incontrato, gli ho chiesto cosa fai qua e lui mi ha chiesto di riferire in Cdm le sue valutazioni circa il problema dei rifiuti a Napoli. E io - ha concluso il ministro - l'ho fatto".

18 novembre 2010

 

 

Bersani blinda Pd su governo con Fli e Udc

di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore

Si sono incontrati alle otto e mezzo del mattino e hanno discusso la road map per mandare a casa Berlusconi, il 14 dicembre. Ma hanno preparato anche il terreno per il dopo, se l’operazione dovesse riuscire. E concordato sul fatto che in una fase delicata come questa vanno evitate divisioni interne, scivoloni sulle primarie, confuse discussioni sulle alleanze.

Bersani ha riunito attorno al tavolo D’Alema, Veltroni, Franceschini, Finocchiaro, Bindi, Marino e i due incaricati di discutere con Fli e Udc di legge elettorale, Violante e Bressa. Il segretario del Pd sa che nei giorni che mancano al voto di fiducia Berlusconi si giocherà il tutto per tutto pur di garantirsi la maggioranza (il leader dell’Idv Di Pietro parla esplicitamente di "mercato delle vacche aperto in Parlamento"), e che solo con un partito unito e con un patto blindato con Fli e Udc si può arrivare alla crisi e poi alla creazione di "un governo di responsabilità nazionale". "Non c’è ancora la Costituzione di Arcore", scuote la testa Bersani quando gli riferiscono che qualche esponente del centrodestra già parla di urne per il 27 marzo. Ma per evitare un voto anticipato che anche Casini definisce "da irresponsabili", bisogna evitare passi falsi e tentennamenti.

Per questo agli altri dirigenti del Pd Bersani ha assicurato che ogni decisione verrà presa negli organismi dirigenti, ma che poi bisogna evitare distinguo in altre sedi. E ieri, prima di partecipare insieme a Casini a un incontro in cui si è evocata una "Grosse Koalition" in salsa italiana ("è possibile e auspicabile", ha detto Bersani, sarebbe "un fatto virtuoso", ha detto Casini) il leader del Pd ha chiesto il sostegno di tutti non solo sul governo di transizione insieme a finiani e centristi, ma anche su quelli che dovranno essere i pilastri su cui questo dovrà reggersi per almeno un anno.

Il via libera è arrivato da Veltroni e dagli altri, anche su una legge elettorale che prevede il voto di maggioranza solo per chi dovesse raggiungere il 45%, una quota proporzionale degli eletti del 45% e del 55% con collegi uninominali. Un testo che ora Violante e Bressa discuteranno con finiani e centristi, ma che già nei giorni scorsi era stato discusso con Bocchino (per la precisione nel giorno in cui Bossi incontrava Fini per cercare un accordo). Ma all’incontro di ieri si è raggiunta l’intesa anche sul fatto che il governo "di responsabilità nazionale" in circa un anno dovrà approvare una riforma fiscale (sull’innalzamento delle tasse per le rendite finanziarie c’è già convergenza con Fini e Casini) e una serie di manovre economiche e per l’occupazione.

Se su questo c’è stata unanimità, Bersani ha invece dovuto far fronte alle preoccupazioni espresse da Veltroni sulla strategia delle alleanze. Non c’è solo da chiarire il rapporto con Di Pietro e con Sinistra e libertà, secondo l’ex segretario. Il Pd, ha detto Veltroni, deve evitare lacerazioni tra chi vuole allearsi con Casini e chi con Vendola, e per farlo c’è un solo modo: investire su se stesso, rilanciare il profilo riformista, presentare una propria piattaforma programmatica e solo dopo discutere con le altre forze di un’eventuale alleanza. Bersani non ha contestato il discorso, ma ha anche fatto notare che se non si lavora per unire tutti quelli che oggi fanno opposizione a Berlusconi, difficilmente si riuscirà a mandarlo a casa. Così come sul tema delle primarie, Bersani ha bloccato sul nascere sia chi vorrebbe rivederle a Bologna, Napoli e Torino, sia chi vorrebbe mantenere così com’è questo strumento: "Va data un’aggiustata ma non rinunceremo mai alle primarie", è la rassicurazione data ad ambo le parti.

Ma tutti nel Pd si rendono conto che il primo passo è far cadere il governo. E che sarà possibile se si seminerà il terreno, da qui al 14, di quelle che Franceschini definisce "mine". Per questo c’è stata l’accelerazione sulla mozione di sfiducia a Bondi il 29, che tra l’altro arriva dopo una settimana di passione per il centrodestra, visto che il 22 si voterà la mozione di Fli su Rai e pluralismo e quella dell’Idv per la "revoca di deleghe" a Calderoli.

18 novembre 2010

 

 

 

 

 

 

2010-11-08

Rifiuti, emergenza 2008. Sindaci indagati per epidemia

Numerosi sindaci di comuni della provincia di Napoli, tra cui il primo cittadino di Napoli, Rosa Iervolino Russo, stanno ricevendo in queste ore avvisi di chiusura indagine per epidemia colposa e omissione in atti di ufficio per l'emergenza rifiuti del 2008.

Gli avvisi sono stati emessi dal pm Francesco Curcio, della sezione Reati contro la pubblica amministrazione, e notificati dai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Napoli.

L'accusa nei confronti dei sindaci destinatari degli avvisi di chiusura indagine è di non avere preso sufficienti provvedimenti per evitare il diffondersi di malattie in concomitanza con la presenza di cumuli di rifiuti nelle strade.

Il pm Francesco Curcio si è avvalso anche della consulenza di un docente universitario che ha accertato l'aumento di malattie in quel momento storico legate evidentemente all'emergenza rifiuti.

08 novembre 2010

 

 

 

2010-10-24

Terzgigno, i sindaci non firmano

I quattro sindaci del Vesuviano, principalmente coinvolti nella questione delle discariche di Terzigno, non hanno firmato il documento stilato nella tarda serata di ieri nel corso di un incontro in Prefettura a Napoli. I primi cittadini di Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno e Trecase, principalmente su sollecitazione dei loro concittadini, hanno chiesto al capo della Protezione civile Guido Bertolaso "più garanzie". Condizione che, però, non preclude nuove possibilità di dialogo al punto che il prossimo martedì 26 ci sarà una nuova convocazione della riunione tecnica.

I SINDACI NON FIRMANO

Il documento formulato nella serata di ieri dal sottosegretario Guido Bertolaso, dal governatore campano Stefano Caldoro, dal prefetto di Napoli Andrea De Martino e dal presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, era stipulato in sei punti e prevedeva non solo il momentaneo 'congelamentò della cava Vitiello, ma anche una serie di disposizioni per attuare verifiche e bonifiche alla discarica Sari. Punti che non sono stati ritenuti sufficienti dagli abitanti del Vesuviano. Per questo motivo i sindaci hanno chiesto più tempo per poter elaborare nuove ipotesi che garantiscano maggiormente gli abitanti del luogo.

 

BERTOLASO: AVANTI LO STESSO

L'accordo in materia rifiuti "andrà avanti" e non si "arretrerà di un passo". Così il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, nel corso di un appuntamento con la stampa a Napoli. "Noi da questo documento non arretriamo di un passo - ha aggiunto - rispettando tutti i punti del decreto. Lo Stato anche in questo caso farà lo Stato. La nostra è una decisione non di fermezza, ma di saggezza".

IL CORTEO

Dopo il corteo dei cittadini che da stamattina protestano contro la riapertura della discarica di Terzigno, un carro funebre con a bordo alcuni bambini dei paesi del Vesuviano è arrivato davanti alla discarica Sari, il primo sito di Terzigno. Hanno deposto una corona di fiori su cui c'è scritto: "I cittadini del Parco nazionale del Vesuvio", prima di abbandonare la discarica e far ritorno alla Rotonda di via Panoramica, luogo del presidio permanente dei manifestanti.

NAPOLI, RACCOLTA STRAORDINARIA

Un piano di raccolta straordinaria dei rifiuti è in corso a Napoli da questa notte. Gli autocompattatori dell' Asia sono al lavoro in diverse zone della città, compreso il centro cittadino, per rimuovere i rifiutisi accumulati in seguito al blocco della discarica di Terzigno da parte dei dimostranti. "Stiamo lavorando ininterrottamente da questa notte - ha detto il presidente dell' Asia (azienda di igiene ambientale) Claudio Cicatiello - l' obbiettivo è quello di raccogliere tra le 250 e le 400 tonnellate di rifiuti in più al giorno, rispetto alla media giornaliera di 1250-1400. Ogni volta che c' è un mezzo disponibile lo mandiamo a raccogliere, con il personale che sta lavorando in straordinario". Gli automezzi dell' Asia potranno sversare negli Stir di Tufino e di Giugliano, dopo l'autorizzazione del responsabile della Protezione civile Guido Bertolaso. "Se non ci saranno nuovi problemi, come gli ostacoli ai nostri mezzi che questa notte sono stati ritardati a Chiaiano - ha detto il presidente dell' Asia - il ritorno alla normalità a Napoli potrà avvenire entro 7-10 giorni".

24 ottobre 2010

 

 

Rifiuti, Terzigno scende in piazza Resta congelata 'Cava Vitiello'

È partito il corteo pacifico dei cittadini di Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase che da giorni protestano contro l'apertura della nuova discarica di Terzigno. Si sono dati appuntamento alla rotonda dei Passanti per raggiungere rigorosamente a piedi, come chiesto dagli organizzatori, la rotonda di via Panoramica, luogo del presidio permanente della protesta. Si tratta di un vero e proprio corteo "funebre" con tanto di carro delle onoranze e corona di fiori firmata: "I cittadini del parco nazionale del Vesuvio". Alle finestre hanno appeso delle lenzuola bianche e sugli striscioni si legge: "Voi mangiate i nostri soldi, noi mangiano camorra e rifiuti", e ancora: "Berlusconi e Bertolaso anche l'Europa vi ha schifato".

Al termine di un lungo corteo che si è snodato stamani lungo le strade di Boscoreale, alcuni bambini, accompagnati dal sindaco Gennaro Lancella, si sono recati davanti al cancello della Cava Sari dove hanno deposto una corona di fiori "per ricordare che così muore il Parco del Vesuvio". Il corteo di protesta contro l'ipotesi di apertura della seconda discarica di cava Vitiello si è svolto senza incidenti. Il Sindaco, intanto, ha lasciato Boscoreale per dirigersi a Napoli dove dovrà riferire dell'esito delle consultazioni con i comitati di protesta in merito alla ipotesi di accordo indicato ieri pomeriggio al termine di un lungo vertice con il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, e il presidente della Giunta regionale della Campania, Stefano Caldoro.

Ieri per i manifestanti di Terzigno è stato il giorno più lungo. Un'intera giornata al presidio della rotonda Panoramica, diventata il quartiere generale della protesta, in attesa delle decisioni assunte in serata nel corso del vertice tra il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e i sindaci dei quattro comuni interessati. Un primo risultato è già arrivato: l'ipotesi di apertura di cava Vitiello, un mega invaso destinato ad ingoiare milioni di tonnellate di spazzatura, è stata al momento accantonata. C'è l'impegno di Bertolaso a rappresentare le ragioni delle popolazioni locali affinchè si possa trovare una soluzione alternativa. E c'è sempre l'impegno di Bertolaso a bonificare immediatamente cava Sari, l'altro sversatoio già in esercizio da alcuni mesi dal quale si levano miasmi che hanno fatto scoppiare la protesta. Cava Sari però dovrà continuare a funzionare fino al suo esaurimento. La lunga giornata è iniziata nell'attesa degli autocompattatori che però non sono arrivati. Gli scontri della scorsa notte hanno riacceso però le polemiche: cinque i feriti tra le forze dell'ordine.

In giornata i manifestanti hanno avuto addirittura la solidarietà del Vaticano. Un telegramma della segreteria di Stato è stato inviato alla diocesi di Nola che ne ha diffuso il contenuto. Mons. Filoni ha fatto sapere che "il Santo Padre segue con paterna attenzione le preoccupanti notizie provenienti dal territorio di Terzigno" prega il vescovo di Nola, Beniamino Depalma "di farsi interprete della sua vicinanza spirituale nell'auspicio che, con il concorso e la buona volontà di tutti, sia trovata una giusta e condivisa soluzione al problema". Ma a tenere banco al presidio della rotonda Panoramica sono le notizie provenienti dal vertice napoletano. Un dibattito accesissimo tra i manifestanti. Per alcuni si tratta di una soluzione accettabile, altri invece vorrebbero oltre all'assicurazione che si è trovata un'alternativa a cava Vitiello anche l'immediata chiusura di cava Sari. Come finirà? È presto per dirlo. L'unica certezza è che al momento la strada di accesso all'invaso continua ad essere difesa da un ingente schieramento delle forze dell'ordine che sono in tenuta antisommossa.

22 ottobre 2010

 

 

 

 

 

Vince la protesta, congelata 'Cava Vitiello'

Per i manifestanti di Terzigno è stato il giorno più lungo. Un'intera giornata al presidio della rotonda Panoramica, diventata il quartiere generale della protesta, in attesa delle decisioni assunte in serata nel corso del vertice tra il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e i sindaci dei quattro comuni interessati. Un primo risultato è già arrivato: l'ipotesi di apertura di cava Vitiello, un mega invaso destinato ad ingoiare milioni di tonnellate di spazzatura, è stata al momento accantonata. C'è l'impegno di Bertolaso a rappresentare le ragioni delle popolazioni locali affinchè si possa trovare una soluzione alternativa. E c'è sempre l'impegno di Bertolaso a bonificare immediatamente cava Sari, l'altro sversatoio già in esercizio da alcuni mesi dal quale si levano miasmi che hanno fatto scoppiare la protesta. Cava Sari però dovrà continuare a funzionare fino al suo esaurimento. La lunga giornata è iniziata nell'attesa degli autocompattatori che però non sono arrivati. Gli scontri della scorsa notte hanno riacceso però le polemiche: cinque i feriti tra le forze dell'ordine.

In giornata i manifestanti hanno avuto addirittura la solidarietà del Vaticano. Un telegramma della segreteria di Stato è stato inviato alla diocesi di Nola che ne ha diffuso il contenuto. Mons. Filoni ha fatto sapere che "il Santo Padre segue con paterna attenzione le preoccupanti notizie provenienti dal territorio di Terzigno" prega il vescovo di Nola, Beniamino Depalma "di farsi interprete della sua vicinanza spirituale nell'auspicio che, con il concorso e la buona volontà di tutti, sia trovata una giusta e condivisa soluzione al problema". Ma a tenere banco al presidio della rotonda Panoramica sono le notizie provenienti dal vertice napoletano. Un dibattito accesissimo tra i manifestanti. Per alcuni si tratta di una soluzione accettabile, altri invece vorrebbero oltre all'assicurazione che si è trovata un'alternativa a cava Vitiello anche l'immediata chiusura di cava Sari. Come finirà? È presto per dirlo. L'unica certezza è che al momento la strada di accesso all'invaso continua ad essere difesa da un ingente schieramento delle forze dell'ordine che sono in tenuta antisommossa.

La notte è lunga. E si teme forse ancora l'attacco da parte di alcuni facinorosi come è avvenuto nelle notti scorse. Ma sono proprio i manifestanti - si tratta soprattutto di famiglie - a voler isolare i più violenti, quelli che hanno seminato il panico. Per domani è stata organizzata una marcia pacifica che partirà dalla rotonda dei Passanti, il luogo dove nei giorni scorsi sono stati dati alle fiamme alcuni autocompattatori. Le tensioni però non sono mancate neanche oggi. A scandire la giornata ci sono stati i diversi blocchi lungo le strade con masserizie e cassonetti di rifiuti rovesciati. E ancora le occupazioni, anche se brevi, delle reti ferroviarie del circondario avvenute a Terzigno e a Pompei. Un appello a isolare i violenti è stato rivolto anche dal questore di Napoli, Santi Giuffrè, che ha ribadito che le forze dell'ordine si stanno comportando bene. Il questore ha confermato le attenzioni nell'evitare "infiltrazioni di gruppi ideologizzati e camorristici nelle manifestazioni pacifiche dei cittadini di Terzigno e Boscoreale. Sono facce non legate alla protesta non violenta che hanno interessi contrapposti a quelli dello Stato". Ora però, al presidio della rotonda Panoramica si attende il rientro da Napoli degli amministratori locali. Si discuterà dell'esito del vertice napoletano e si prospetta ancora una notte lunghissima.

22 ottobre 2010

 

 

La Diocesi: "La discarica è morte"

Un appello agli amministratori locali perchè non svendano la terra e la dignità di un popolo è stata lanciata oggi dalla diocesi di Nola, in cui si trova la discarica di Terzigno.

"L'apertura di un'altra discarica sarebbe provocare la morte definitiva di un territorio". La legge è per l'uomo e non l'uomo per la legge", si legge nella nota firmata dal vescovo e da tutta la Chiesa locale, rilanciata dal Sir, l'agenzia dei settimanali cattolici, promossa dalla Cei.

22 ottobre 2010

 

 

 

2010-10-22

L'intifada di Terzigno. E la discarica passa nelle mani di Bertolaso

"Il governo interviene con "una con ordinanza urgente da parte del prefetto di Napoli che solleverà la società Asia che gestisce la discarica di Terzigno dalla stessa gestione. La nuova gestione verrà assunta dai professionisti della Protezione Civile". Lo afferma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Palazzo Chigi. "Il Governo garantisce anche le disponibilità dei fondi per le opere di compensazione, per un totale di 14 milioni che riguardano Terzigno".

Intanto, gli abitanti di Terzigno continuano a presidiare la rotonda di via Panoramica, a poche centinaia di metri dalla discarica di Sari e non lontano dal luogo in cui dovrebbe essere aperta quella di Cava Vitiello. Da qualche minuto sono spuntate anche alcune bandiere tricolori che alcuni giovani del posto hanno fissato da un capo all'altro di una strada chiusa da blocchi di cemento, pietre, materassi e rami di alberi. Alcuni dei manifestanti hanno applaudito ironicamente le forze dell'ordine, presenti in massa già da questa mattina, per garantire il rispetto della quiete dopo la guerriglia urbana di questa notte. Il presidio mattutino è stato comunque totalmente pacifico. I cittadini di Terzigno e Boscoreale attendono notizie da Roma, dove è previsto un vertice straordinario del governo convocato proprio per discutere della spinosa vicenda della discarica nel paese campano. Numerose le iniziative condotte dai residenti: alcuni di loro stanno procedendo a una raccolta di firme per la creazione di un "gruppo di autogestione". "Non ci sentiamo più rappresentati da nessuno. Nè dallo Stato, nè dalle autorità regionali e provinciali. Dobbiamo tutelare la nostra salute, le nostre famiglie", ha sostenuto uno dei promotori.

22 ottobre 2010

 

 

 

Bossi: "Non possiamo aspettare che ci scappi il morto"

"Come fai a non intervenire? Non possiamo aspettare che ci scappi qualche morto". Così il ministro Umberto Bossi ha risposto ai giornalisti che a Montecitorio gli hanno chiesto se il governo deve intervenire a Terzigno e in Campania per l'emergenza rifiuti.

22 ottobre 2010

 

 

 

Terzigno, due paesi e un solo rogo "Siamo la discarica d’Europa"

di Jolanda Bufalinitutti gli articoli dell'autore

Non si passa, a Terzigno "non potete arrivare", Boscoreale? "Nemmeno, a meno che non facciate il giro da dietro". "Seguitemi vi ci porto io". Eccoci, finalmente, Terzigno-Belfast, l’odore acre degli pneumatici che bruciano prende alla gola, la prima barricata: ferro e materassi, più in là , superata piazza Passanti, ecco un furgone bruciato, poi l’auto che dicono fosse una Punto della polizia e poi i camion della nettezza urbana, compattatori di cui alcuni nuovi. Mastodonti bruciati in tutto o in parte. Taniche di benzina, ragazzini arrivano con le taniche e poi i secchi. Portano via la benzina dai giganteschi serbatoi. I negozi sono sbarrati. Racconta un ragazzo del comitato: "Non è vero che abbiano distrutto tutto a Boscoreale, in frantumi è andata solo una vetrina". Ma i negozianti hanno paura, cittadina "del vino e della pietra vulcanica" recita il cartello di benvenuto, ma ora nella cava di lava ci vogliono portare di tutto, è il buco più grande d’Europa e lo vogliono riempire "con l’amianto, con i rifiuti speciali degli ospedali", perché "a Napoli non c’è differenziata, perché i camion arrivano pure dalla Sicilia, abbiamo visto il foglio di marcia, ce l’ha mostrato l’autista. Hanno deciso che la Campania è la discarica d’Europa". La rabbia è di tutti a Terzigno e Boscoreale, due paesi divisi solo da una strada, "la discarica di Sari, quella che puzza, è stata in funzione per venti anni, l’hanno chiusa e poi riaperta. Quella di Lamarca a Ottaviano ha funzionato per 27 anni, e ora vogliono aprire quella di cava Vitiello. Ma noi qui nei paesi facciamo la raccolta differenziata, è a Napoli che non si fa". Il morto, "il morto". Per tutto il pomeriggio circola la voce di un ragazzo gravemente ferito, investito da un camion che scendeva ad alta velocità dalla Panoramica. È una voce che non trova conferma, sarebbero invece circa venti i contusi nelle forze dell’ordine. Però la voce del diciottenne gravemente ferito e forse morto, surriscalda gli animi. "Palate, palate", fa segno una ragazza salendo verso la rotonda dove c’è il presidio più massiccio, a pochi metri dalla discarica. "Palate" sta per manganellate. Scende il buio e ci si prepara alla notte di guerra. A pochi metri, nel buio, i fari dei mezzi delle forze dell’ordine accecano, oltre stanno gli uomini in assetto antisommossa. La rabbia è di tutti ma la piega che hanno preso gli eventi allarma: "Vandalismi, i mezzi bruciati. Chi li paga? Noi che già quest’anno per l’immondizia abbiamo avuto un aumento di 60 euro la rivolta, i mezzi bruciati". I più inferociti, alle barricate, sono persone di destra, i delusi dall’incontro a palazzo Grazioli, quando Berlusconi disse: "Vengo a Terzigno". Ci sono consiglieri comunali di maggioranza, esponenti della Destra, funzionari comunali. Raccontano lo scontro che c’è stato fra vigili urbani e polizia: i primi volevano far rispettare l’ordinanza del sindaco, i camion non passano dalle 9 alle 23, la polizia doveva invece consentire l’attraversamento. Il sindaco Gennaro Langella, sotto l’ulivo della rotonda, megafono in mano, racconta: "I parlamentari campani del Pdl a Roma non ci hanno voluto ricevere. Ho comunicato la mia ferma decisione di dimettermi dal partito". "Basta chiacchiere", gli fanno eco dalla folla assiepata. "È Cesaro - il presidente della Provincia di Napoli, ndr - che l’ha mandato via". Sono preoccupati anche i ragazzi e le ragazze del Collettivo di Scafati, che è a due passi ma è provincia di Salerno: "Chi c’è dietro i sassi lanciati e i mezzi bruciati?". La zona è una delle piazze di spaccio di droga più importanti. "Certo che non vogliamo la discarica, ma deve essere chiaro che è tutto il sistema che va cambiato e chiariti gli interessi che ci stanno dietro. E perché ci sono quattro inceneritori che, a pieno regime, possono smaltire la monnezza di tutta l’Italia?". Si prepara la notte, si moltiplicano i blocchi. "Sta arrivando gente da Torre Annunziata". "Chi sono?". "Fra poco bloccano lo svincolo di Torre del Greco Nord". "Vogliono bloccare l’autostrada?". La signora Flora non è di destra e non è di sinistra. Ha cinque figli che studiano o lavorano, è credente e stava per la veglia dal vescovo di Nola quando fu comunicata la promessa che il presidente del Consiglio avrebbe fatto visita ai terzignesi. "Ma ora Berlusconi qua non ci può proprio venire. Dopo l’annuncio per televisione che la discarica si farà, che ha esasperato tutti. A me sembra peggio del fascismo, questa imposizione. Noi ci siamo dannati a differenziare poi, sembra, che al conferimento buttano tutto insieme. Pensi, abitavamo al centro di Pompei, poi con mio marito abbiamo scelto di venire qui, in campagna, in una zona tranquilla". Dal grande parco del ristorante Leopoldo si diffonde odore di gelsomino che cerca di contrastare quello acre delle braci rosse che bruciano nel buio. Siamo nel parco del Vesuvio, uno dei posti più belli al mondo. A Napoli incontriamo Sibila, presidente della provincia di Avellino, uno di quelli del "niet" ad accogliere i rifiuti napoletani. "Non è vero che non siamo solidali, la nostra discarica accoglie per il 60 per cento rifiuti che vengono da Salerno".

22 ottobre 2010

 

 

 

 

 

2010-10-21

Terzigno, scontri nella notte Diversi i feriti e i fermati

Scontri nella notte a Terzigno tra le forze dell'ordine e i manifestanti che protestano contro la discarica Sari, praticamente satura, e contro l'apertura di una nuova discarica a Cava Vitiello. Cariche della polizia e lanci di lacrimogeni nelle primissime ore della giornata, poi la situazione è tornata alla normalità.

La tensione è salita dopo la decisione di dare via libera alla seconda discarica a Cava Vitiello. La protesta è esplosa, infatti, quando si è diffusa la notizia che, nel corso dell'incontro con il governatore della regione Campania Stefano Caldoro, i parlamentari del Pdl hanno ribadito che l'unica strada è il rispetto della legge, cioè la realizzazione della nuova discarica di Cava Vitiello a Terzigno. Né gli abitanti né Legambiente né i sindaci vesuviani accettano infatti la seconda discarica.

Già "non funziona la prima", figurarsi "aprire una seconda discarica: non deve succedere, nè ora nè mai" hanno detto ieri i sindaci di Terzigno e Boscoreale, i due comuni del Vesuviano dove si sta combattendo la vera e propria guerriglia tra le forze dell'ordine e i cittadini che protestano contro la discarica nell'invaso di Cava Vitiello. La situazione raccontata dal primo cittadino di Terzigno è disperata: "c'è una puzza terribile, e di notte non riesci nemmeno a dormire. Ci sono stormi di gabbiani a milioni, grossi come oche. Secondo Auricchio tra i contestatori "non ci sono mica i camorristi, ci sono mamme e nonne e gente per bene".

Dopo gli scontri a Terzigno è tornata la calma. Sono 31 gli autocompattatori che sono riusciti a sversare immondizia nel sito dell'ex cava Sari. Il presidio di via Panoramica, allestito nelle scorse settimane, è ancora attivo mentre le strade di accesso alla discarica sono state sgomberate nonostante vi siano sull'asfalto ancora i segni di una notte di forti tensioni.

21 ottobre 2010

 

 

 

Terzigno, carica della polizia Iervolino: "Gravi rischi sanitari"

Momenti di tensione questa mattina davanti la discarica di Terzigno, nel Napoletano, dove diverse decine di cittadini in segno di protesta contro la discarica dalla notte hanno organizzato dei blocchi per impedire ai camion autocompattatori di scaricare i rifiuti.

Poco prima delle 13 in Via Zabatta, riferisce la polizia, ci sono state delle cariche di alleggerimento degli agenti in tenuta antisommossa perchè un gruppo di manifestanti ha iniziato a lanciare sassi e bottiglie contro le camionette di polizia e carabinieri, per ostacolare il passaggio delle pattuglie che si stavano dando il cambio turno.

Il bilancio, tra le forze dell'ordine, è di due poliziotti e un carabiniere feriti lievi. La situazione poi è tornata più tranquilla.

In una lettera inviata al presidente Berlusconi, ai sottosegretari Letta e Berolaso, ai presidenti di Regione Campania e Provincia di Napoli, al Generale Morelli e al prefetto, il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino ha segnalato "la gravissima situazione" che negli ultimi giorni ha seriamente compromesso il regolare funzionamento del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani nell`ambito cittadino e provinciale: "Si tratta di un grave rischio igienico e sanitario e di un pericolo per l`ordine pubblico che richiedono l`immediato intervento delle autorità nazionali e locali", ha spiegato la Iervolino come riferisce un comunicato del Comune.

"L`impossibilità di conferimento presso la discarica di Terzigno ha infatti impedito di smaltire notevoli quantità di rifiuti che ora giacciono lungo le strade della città. Tale quantità - ha aggiunto - è giunta oggi a 520 tonnellate alle quali vanno aggiunte le 600 tonnellate contenute in 80 compattatori carichi di rifiuti che non hanno potuto essere conferiti".

Il sindaco ha tra l`altro chiesto al prefetto di Napoli un incontro urgente con i presidenti della Giunta regionale e provinciale e ha invitato il presidente della Giunta Regionale a voler offrire ogni utile contributo per superare l`attuale fase di difficoltà nell`ambito dei poteri a lui conferiti dalla legge.

 

La tensione è stata provocata dall'apertura di una seconda discarica nell'area del parco nazionale del Vesuvio. Manifestanti dei comitati civici che hanno il loro presidio permanente nella cosiddetta rotonda di via Panoramica hanno impedito a circa 100 autocompattatori di scaricare nello sversatoio dell'ex cava Sari. Dal pomeriggio di domenica, una decina di mezzi è stato danneggiato alle ruote in via Zabatta per impedire loro di arrivare alla discarica e uno incendiato. Gli abitanti protestano contro il puzzo della zona, l'aria pessima anche per la perdita di sostanze inquinanti dai camion.

Ieri gli autisti bloccati per ore hanno presidiato i loro mezzi, contro il potenziale attacco dei facinorosi di Terzigno, (Napoli). La tregua dei giorni scorsi, già interrotta ieri dopo aver fermto alcuni camion che perdevano percolato, è chiaramente finita. E vanno di nuovo in fibrillazione amministratori locali, qualcuno vuole addirittura gettare la spugna. Mentre il Comune di Napoli, dove i rifiuti si accumulano per le strade, invoca una soluzione corale.

Dopo una notte di grande tensione e una domenica pesante - la protesta non si spegne neanche in serata e il prefetto di Napoli ha convocato i sindaci di Terzigno e Boscoreale. Il primo cittadino di Quarto Sauro Secone minaccia intanto le dimissioni, proprio per l'ingestibilità della situazione; e l'assessore alla Igiene urbana del Comune di Napoli Paolo Giacomelli annuncia nuove difficoltà per la raccolta, denunciando il pericolo che ormai corrono gli autisti dei mezzi addetti allo sversamento. Con gli operatori bloccati dai manifestanti è impossibile ripulire la città, che oggi si è svegliata con più sacchetti di oggi in strada. "Alla luce di tutte queste criticità, credo quindi - conclude l'assessore Giacomelli - che nel più breve tempo possibile si debba convocare un incontro tra Regione, Province e Comuni, per individuare soluzioni e evitare il blocco delle attività di raccolta dei rifiuti".

18 ottobre 2010

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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http://www.ilsole24ore.com/

2011-07-25

 

 

 

 

 

2011-07-20

Decreto rifiuti rinviato in commissione. Governo battuto su mozione Idv

di Nicoletta CottoneCronologia articolo

20 luglio 2011

Rinviato in commissione il decreto legge sui rifiuti in Campania. Decisione che ha provocato una bagarre in aula alla Camera. La richiesta era giunta da Agostino Ghiglia (Pdl), relatore del provvedimento. Anche ieri Ghiglia aveva prefigurato all'Aula della Camera il rinvio in Commissione, ma l'Aula aveva respinto la proposta. Il decreto sembra quindi avviarsi verso la decadenza o il ritiro.

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Emergenza rifiuti a Napoli

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Parlamento 24, dal decreto rifiuti di Napoli al biotestamento (di Nicoletta Cottone)

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Governo battuto su mozione Idv

Intanto il Governo è stato battuto su una mozione Idv, su cui il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, aveva dato parere favorevole. Al momento del voto, però, quasi tutti gli esponenti del Governo, contrariamente alle indicazioni della Prestigiacomo, hanno votato contro e il primo capoverso della mozione é stato approvato con i voti delle opposizioni. Dai banchi dei gruppi di minoranza si sono levate urla: "dimissioni, dimissioni". Roberto Giachetti (Pd) ha poi chiesto la parola per spiegare quanto é avvenuto: "nonostante il parere favorevole del ministro Prestigiacomo l'intero governo ha votato contro e per dissociazione mentale lo stesso ministro si é astenuto. Fate ridere". Non si sente "sconfessata" il ministro Prestigiacomo. "Oggi è una giornata di particolare confusione ed è evidente che ci sono stati voti pasticciati, di cui mi rammarico, ma non mi sento sconfessata perchè non posso certo cambiare idea sul parere a una mozione che chiede che i soldi per la Campania siano spesi con trasparenza". Per Prestigiacomo in aula c'è stata anche "molta strumentalità da parte dell'opposizione".

Franceschini: rinvio è scambio Pdl- Lega su Papa

La richiesta di rinvio in commissione "senza alcuna motivazione" del decreto rifiuti è frutto di "uno scambio" tra Lega e Pdl: via il decreto in cambio del no all'arresto di Alfonso Papa (Pdl). È l'accusa mossa in aula alla Camera del capogruppo del Pd, Dario Franceschini. La decisione per Franceschini è espressione della "vigliaccheria dei guerrieri padani davanti alla propria gente: a parola dicono di votare per arrestarlo, dietro la segretezza del voto lo salvano, incassando il rinvio sui rifiuti": "Siamo davanti a una nuova vergogna".

Casini: il governo è in stato confusionale

"Il governo è in stato confusionale", ha commenatto il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, dopo la seduta terminata con il rinvio in commissione del decreto rifiuti. "In tanti anni di esperienza parlamentare non mi è mai

capitata una cosa così: il governo dá un parere favorevole e poi

vota contro" le mozioni presentate in aula. "O c'è un problema Prestigiacomo - prosegue, riferendosi al ministro dell'Ambiente- e allora se ne deve andare, ma non mi pare che sia questo il problema. Il problema è che il governo è in stato confusionale. Vuole andare avanti, ma così fa del male al Paese". Quanto all'accusa del capogruppo Pd, Dario Franceschini, su un accordo sottobanco tra la Lega e Pdl sul caso Papa, Pier Ferdinando Casini non ha dubbi: "È evidente che c'è".

 

 

 

 

 

 

2011-07-04

Nella bozza della manovra sospensione per le condanne superiori a 20 milioni. Vi può rientrare il lodo Mondadori

di Giovanni NegriCronologia articolo

4 luglio 2011

Giudice obbligato a congelare le maxicondanne in primo grado e in appello. Questo il significato di due disposizioni introdotte nell'ultima versione della manovra. Modificando due norme del Codice di procedura civile viene stabilito il vincolo, sinora era prevista una semplice facoltà, per l'autorità giudiziaria di sospendere l'esecuzione della condanna da 10 milioni in poi, in primo grado, e da 20 milioni in avanti in appello. La sospensione scatta fino al verdetto del successivo grado di giudizio (appello o Cassazione).

La parte interessata al blocco dovrà presentare una cauzione. In una prima versione della norma si disponeva in senso contrario sanzionando fino a 10mila euro le istanze di sospensione manifestamente infondate.

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Napolitano indica alla sinistra una cultura di governo

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A potere beneficiare della novità, una volta in vigore, potrà essere Fininvest che attende in questi giorni la sentenza di appello nella causa sul Lodo Mondadori. In primo grado Fininvest è stata condannata a risarcire al gruppo De Benedetti 750 milioni di euro a titolo di risarcimento del danno subito per la corruzione nella vicenda giudiziaria che si concluse con l'assegnazione della casa editrice al gruppo di Silvio Berlusconi. Per effetto della norma, Fininvest, se condannata, con il pagamento di una cauzione, eviterà comunque ogni pagamento sino alla pronuncia di Cassazione.

LA PRIMA VERSIONE

All'articolo 283 del codice di procedura civile è aggiunto, infine, il seguente comma: "Se l'istanza prevista dal comma che precede è inammissibile o manifestamente infondata il giudice, con ordinanza non impugnabile, può condannare la parte che l'ha proposta ad una pena pecuniaria non inferiore ad euro 250 e non superiore ad euro 10.000. L'ordinanza è revocabile con la sentenza che definisce il giudizio".

QUELLA ATTUALE

Al codice di procedura civile sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 283, dopo il primo comma è inserito il seguente: "La sospensione prevista dal comma che precede è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a dieci milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione".

b) all'articolo 373, al primo comma, dopo il secondo periodo è inserito il seguente: "La sospensione prevista dal presente comma è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a venti milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione".

 

 

Manovra al Colle: imposta di bollo per i depositi titoli. Il ministro Romani smentisce tagli agli incentivi per le rinnovabili

Cronologia articolo

4 luglio 2011

Nuova imposta di bollo variabile per i depositi titoli. Lo prevede il testo definitivo del decreto legge sulla Manovra che é stato trasmesso al Quirinale e che Radiocor anticipa. Si passa da 10 euro per quello mensile a 120 per quello annuale; dal 2013, poi, per importi sotto i 50mila euro da 12,50 euro a 150 e per quelli sopra i 50mila euro da 31,66 a 380 euro.

Il decreto è di 39 articoli e due allegati e dovrà essere esaminato e controfirmato da Giorgio Napolitanoprima della sua pubblicazione in Gazzetta.

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Sovrattassa auto di 10 euro

In arrivo anche una sovratassa di dieci euro per ogni chilowatt di potenza oltre i 225. Il decreto legge manovra nella sua versione definitiva mette a

punto la misura sulle auto potenti.

Sì all'election day

Nel testo il Capo primo é dedicato al taglio dei costi della politica, stipendi, benefit, auto e voli blu, finanziamento ai partiti ed election day, tutto a partire dalle prossime elezioni. Tra le novità, spicca un ulteriore taglio del 10% al finanziamento dei partiti politici "cumulando così una riduzione complessiva del 30 per cento". A decorrere dal 2012 scatta "l'election day". Le elezioni Amministrative e quelle Politiche si volgeranno "in un'unica data nell'arco dell'anno". Lo prevede l'art. 7 della manovra. Se "nel medesimo anno" si svolgono anche le elezioni Europee, l'election day si terrà "nella data stabilita per le elezioni del Parlamento Europeo".

Aerei blu solo per le prime 5 alte cariche dello Stato

Aerei Blu poi solo per le 5 massime cariche dello Stato. Lo prevede l'art. 3 del testo della Manovra inviato al Quirinale dal titolo "Aerei Blu". "I voli di Stato devono essere limitati al presidente della Repubblica, ai presidenti di Camera e Senato, al premier e al presidente della Corte Costituzionale" recita il primo comma. Il secondo comma prevede che le "eccezioni" siano "specificamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della

presidenza del Consiglio dei ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato".

Confermati invece i limiti delle auto blu. Li prevede l'art. 2 del testo della Manovra. "La cilindrata delle auto di servizio non può superare i 1600 cc". Fanno eccezione le auto in dotazione al Capo dello Stato ai presidenti del Senato, della Camera e della Corte Costituzionale, al presidente del Consiglio e "le auto blindate adibite ai servizi istituzionali di pubblica sicurezza". Le auto blu attualmente in servizio "possono essere utilizzate solo fino alla loro dismissione o rottamazione e non possono essere sostituite". Con un Dpcm sono poi disposti "modalità e limiti di utilizzo delle autovetture di servizio al fine di ridurne numero e costo".

 

 

 

 

La Manovra è stata trasmessa al Colle. Sì all'imposta di bollo variabile per i depositi titoli

Cronologia articolo

4 luglio 2011

Nuova imposta di bollo variabile per i depositi titoli. Lo prevede il testo definitivo del decreto legge sulla Manovra che é stato trasmesso al Quirinale e che Radiocor anticipa. Si passa da 10 euro per quello mensile a 120 per quello annuale; dal 2013, poi, per importi sotto i 50mila euro da 12,50 euro a 150 e per quelli sopra i 50mila euro da 31,66 a 380 euro.

Il decreto é di 39 articoli e due allegati e dovrà essere esaminato e controfirmato da Giorgio Napolitano prima della sua pubblicazione in Gazzetta.

Sovrattassa auto di 10 euro

In arrivo anche una sovratassa di dieci euro per ogni chilowatt di potenza oltre i 225. Il decreto legge manovra nella sua versione definitiva mette a

punto la misura sulle auto potenti. Nel testo il Capo primo é dedicato al taglio dei costi della politica, stipendi, benefit, auto e voli blu, finanziamento ai partiti ed election day, tutto a partire dalle prossime elezioni. Tra le novità, spicca un ulteriore taglio del 10% al finanziamento dei partiti politici "cumulando così una riduzione complessiva del 30 per cento".

Aerei blu solo per le prime 5 alte cariche dello Stato

Aerei Blu poi solo per le 5 massime cariche dello Stato. Lo prevede l'art. 3 del testo della Manovra inviato al Quirinale dal titolo "Aerei Blu". "I voli di Stato devono essere limitati al presidente della Repubblica, ai presidenti di Camera e Senato, al premier e al presidente della Corte Costituzionale" recita il primo comma. Il secondo comma prevede che le "eccezioni" siano "specificamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della

presidenza del Consiglio dei ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato".

Confermati invece i limiti delle auto blu. Li prevede l'art. 2 del testo della Manovra. "La cilindrata delle auto di servizio non può superare i 1600 cc". Fanno eccezione le auto in dotazione al Capo dello Stato ai presidenti del Senato, della Camera e della Corte Costituzionale, al presidente del Consiglio e "le auto blindate adibite ai servizi istituzionali di pubblica sicurezza". Le auto blu attualmente in servizio "possono essere utilizzate solo fino alla loro dismissione o rottamazione e non possono essere sostituite". Con un Dpcm sono poi disposti "modalità e limiti di utilizzo delle autovetture di servizio al fine di ridurne numero e costo".

Sì al taglio degli incentivi per ridurre le bollette energetiche

Confermato pure il taglio del 30% degli incentivi per alleggerire le bollette energetiche. "Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - si legge nel testo del provvedimento - a decorrere dal 1° gennaio 2012, tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010". Sarà però il ministro dello Sviluppo economico a rideterminare l'entità degli incentivi, dei benefici e delle altre agevolazioni.

Benzina, ok no-oil e self, ma niente sigarette

Nel testo finale della manovra ci sono anche le nuove norme sulla razionalizzazione della rete dei carburanti, con la possibilità di vendita di prodotti no-oil e l'estensione massiccia dei self service. Rispetto alle prime

bozze, però, sparisce la possibilità di vendita di tabacchi, che viene invece sostituita con quella di "pastigliaggi", vale a dire caramelle, merendine e dolciumi preconfezionati. L'articolo 28 della manovra conferma invece le prime indiscrezioni: ogni impianto dovrà essere dotato di self service con pagamento anticipato che dovrà funzionare anche in presenza del gestore; i distributori potranno vendere alimenti, bevande, quotidiani, periodici e, appunto, pastigliaggi; vengono introdotte differenti tipologie contrattuali per l'approvvigionamento; il fondo per la razionalizzazione della rete potrà essere usato (massimo per il 25%) per contributi alla chiusura degli impianti; i comuni dovranno individuare gli

impianti da chiudere.

L'esame parlamentare della manovra per la conversione in legge del decreto inizierà al Senato. Per domani è prevista una conferenza dei capigruppo che potrebbe definire i tempi della prima lettura da parte di palazzo Madama.

 

 

4 luglio 2011 - 13:04

energia. rinnovabili. indiscreto. ci risiamo. calderoli ripropone il taglio degli incentivi.

ci risiamo.

a quanto mi risulta da più fonti diverse, il ministro della semplificazione roberto calderoli avrebbe ripresentato la norma taglia-incentivi su luce e gas.

giovedì scorso il testo, dopo la discussione in pre-consiglio, era stato proposto al consiglio dei ministri ed era stato bloccato dal ministro dello sviluppo economico, paolo romani.

ne avevo scritto diffusamente in queste pagine, con molti commenti dei lettori, e in un articolo pubblicato sull'edizione cartacea sole 24 ore.

ora il testo tornerebbe all'attenzione, sotto forma di aggiunta all'articolo 35 della manovra.

il testo di giovedì scorso era:

10. allo scopo di ridurre il costo finale dell’energia per i consumatori e le imprese, a decorrere dal 1° gennaio 2012, tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti, sono ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010.

11. in attuazione del comma 10, con decreto del ministero dello sviluppo economico, adottato su proposta dell’autorità del gas e dell'energia elettrica entro 90 giorni, è rideterminata l’entità degli incentivi, benefici e agevolazioni.

(chi copia, linki la fonte)

difficilmente calderoli ha lasciato uguale il testo, perché la versione di giovedì avrebbe prodotto effetti preoccupanti:

- riduzione del 3% delle bollette dei luce e gas, con finalità di ridare alla lega nord il consenso della base delle piccolissime imprese e dei consumatori domestici dell'alta italia

- modestissimo effetto di immagine perché il 3% non si sente nelle bollette, e basta uno scherzo delle quotazioni del petrolio per rendere invisibile ogni beneficio

- riduzione del 30% degli incentivi alle fonti rinnovabili di energia, con arrabbiatura delle migliaia di famiglie che hanno messo i pannelli solari sul tetto (soprattutto in lombardia e veneto)

- riduzione del bonus sociale che assegna uno sconto sulle bollette delle famiglie povere

- riduzione degli incentivi cip6 a raffinerie con gassificazione, centrali turbogas ciclo combinato, inceneritori con ricupero di energia

- riduzione dei sussidi alle fs (la corrente dei treni), all'industria dell'alluminio primario (come alcoa), all'acciaieria thyssenkrupp di terni

- riduzione dei fondi per gli oneri nucleari (sogin) e altre voci.

(ringrazio il senatore del pd francesco ferrante)

 

 

 

 

 

 

2011-07-03

Battaglia intorno ai cantieri Tav. Black bloc in azione: feriti 188 agenti

di Maria Chiara Voci . All'interno un articolo di C. DominelliCronologia articolo

3 luglio 2011

Almeno 188 feriti tra le forze dell'ordine, cinque fra i manifestanti e un operaio. Questo il bilancio ufficiale, ancora momentaneo, degli scontri che si sono registrati oggi in Val di Susa, intorno ai cantieri della Tav, assediati a lungo dai dimostranti. Chiusa tutto il giorno per motivi di sicurezza l'autostrada A32 nel tratto Bardonecchia-Avigliana ovest, con enormi disagi per la circolazione; bloccate anche tutte le strade della zona. Si è purtroppo trasformata in una vera guerriglia, con violenti scontri tra Black bloc e forze dell'ordine, la manifestazione di protesta indetta dal movimento dei No Tav contro la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. Frange di No Tav hanno raggiunto da più lati il cantiere della Maddalena obbligando le forze dell'ordine, che hanno messo in sicurezza gli operai, a disporre l'interruzione dei lavori per evitare il peggioramento della situazione; per respingere le centinaia di manifestanti sono stati utilizzati idranti e sparati numerosi lacrimogeni. Solo in serata la situazione è tornata relativament tranquilla, con molti manifestanti che sono andati via. E per domani è stata annunciata la riapertura del cantiere.

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Tensione in Val di Susa per la No Tav

Val di Susa: le forze dell'ordine entrano alla Maddalena

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Tav, l'arrivo delle ruspe per aprire i cantieri bloccati

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I cortei

Erano partiti intorno alle 10 i due cortei di protesta contro la Tav in Val di Susa, per giungere attraverso i sentieri nei boschi nella zona recintata del cantiere, a Chiomonte, dove lunedì scorso sono iniziati i lavori preliminari per il cunicolo della Maddalena, dopo lo sgombero del presidio anti-Tav. Dalle prime ore di stamattina sono affluite centinaia di persone, con numerosi i pullmann, nei due pounti di ritrovo: Giaglione, vicino Susa, ed Exiles, ai piedi del forte. Da registrare il solito balletto delle cifre: seimila i manifestanti secondo la questura, mentre gli organizzatori parlano di 50mila persone. In testa ai cortei anche bambini che con palloncini colorati che reggono striscioni; in uno di questi lo slogan "Giù le mani dalla Val di Susa" e sotto la foto di Falcone e Borsellino.

Gli scontri

La manifestazione si è svolta in modo tranquillo e pacifico fino a quando i due corteni hanno raggiunto il cantiere. Qui sono iniziai gli scontri, attorno alla recinzione e ei boschi circostanti. Una parte di uno dei due cortei si è arrampicata su montagna e ha cercato di scendere dal bosco al cantiere: sono partiti i primi fumogeni delle forze dell'ordine per disperdere i manifestanti, molti a volto coperto. Lanciati anche in aria dei bengala dalla polizia per segnalare il punto di richiesta di rinforzi. Intanto il corteo in partenza da Giaglione ha rioccupato la baita No Tav. Attorno al cantiere, in mezzo al fumo dei lacrimogeni, sono stati notati dei fuochi artificiali, segnale che i No Tav hanno preso delle parti del sito.

 

 

 

Napolitano: violenza eversiva, istituzioni condannino. Ma è alta tensione tra i poli sugli incidenti in Val di Susa

Cronologia articolo

3 luglio 2011

Il Quirinale condanna le violenze scoppiate oggi attorno al cantiere della Tav. "Quel che è accaduto in Val di Susa, per responsabilità di gruppi addestrati a pratiche di violenza eversiva - scrive il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in una nota -, sollecita tutte le isituzioni e le componenti politiche democratiche a ribadire la più netta condanna, e le forze dello Stato a vigilare e intervenire ancora con la massima fermezza".

Il Pdl accusa: violenti sostenuti dalla sinistra. Ma Bersani si smarca

Una condanna che arriva dopo una giornata di scontro politico. Con il Pdl che ha accusato la sinistra di sostenere i gruppi di violenti in azione vicino alla centrale idroelettrica di Chiomonte. E il Pd che, con il segretario Pierluigi Bersani, ha preso subito le distanze."Isolare, condannare la violenza e ripudiarne ogni presunta giustificazione è un dovere elementare di tutte le forze politiche e delle persone civili. Su questo concetto non è per noi tollerabile nessun equivoco". A dare il "la" alla polemica era stato il partito del premier. "Le azioni di guerriglia messe in campo oggi sono l'esempio di come l'estremismo ideologico e politico si sposi all'estremismo comportamentale con effetti devastanti - aveva attaccato il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto -. A questo punto visto che, al di à degli incidenti, la Sel e i Verdi politicamente sono schierati contro la Tav, è da capire come il Pd possa progettare un'alleanza politica e organica con queste forze".

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Letta: violenza da condannare senza se e senza ma

Prima ancora del segretario anche Emanuele Fiano, responsabile sicurezza per i democratici, e il deputato Stefano Esposito, avevano rispedito al mittente le accuse della maggioranza. "Questo antagonismo scientificamente violento - spiega Fiano - troverà sempre la nostra più totale contrarietà e non potrà e non dovrà mai trovare spazio. Mentre Esposito alza il tiro contro i capi dei comitati No Tav "che hanno invocato l'assedio del cantiere e utilizzato parole d'ordine violente e insurrezionaliste, nonché Beppe Grillo e i suoi seguaci piemontesi". E anche il numero due del partito, Enrico Letta,aveva espresso "piena solidarietà" alle forze dell'ordine contro la violenza "da condannare senza se e senza ma".

Grillo ai manifestanti: siete degli eroi. Ma Casini lo bacchetta su Fb

Proprio le parole di Beppe Grillo - che aveva definito "eroi" i manifestanti e ha parlato "di prove tecniche di dittatura" - avevano contribuito ad accendere la temperatura dello scontro politico. Con il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini che, dal suo profilo su Facebook, aveva attaccato il comico genovese. "In Val di Susa gli eroi sono i poliziotti e gli operai, non i manifestanti né tantomeno i delinquenti che tirano le pietre". Mentre Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, aveva critica Grillo "che dice cose irresponsabili, e scherza col fuoco perfino in ore in cui alcuni malintenzionati stanno facendo divampare la violenza". (Ce. Do.)

 

 

 

 

 

2011-06-26

Rifiuti, la Campania lascia il tavolo con il Governo. Caldoro: "Non ci sto a pagare colpe altrui. La Lega? Ha comportamenti inaccettabili"

Cronologia articolo

26 giugno 2011

Rifiuti, la Campania lascia il tavolo con il Governo. Caldoro: "Non ci sto a pagare colpe altrui" (Fotogramma)Rifiuti, la Campania lascia il tavolo con il Governo. Caldoro: "Non ci sto a pagare colpe altrui" (Fotogramma)

Sull'emergenza rifiuti a Napoli "la Regione Campania - ha detto il governatore Stefano Caldoro, indagato per epidemia colposa nell'ambito dell'inchiesta aperta dalla procura di Napoli - continuerà a fare la sua parte ma da oggi, finchè non ci saranno risposte forti da parte del governo e degli enti locali della Campania, abbandona i tavoli istituzionali e nazionali presso governo e prefettura".

"I cittadini - ha detto il governatore - devono sapere dove sono le vere colpe e le responsabilità che sono ben lontane dall'ente Regione". "Non ci sto a pagare le colpe di 15 anni di inadempienze e responsabilità dei Comuni, responsabilità perduranti ancora oggi" ha detto Caldoro, in una conferenza stampa sul tema dei rifiuti.

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L'emergenza rifiuti a Napoli

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"La posizione della Lega Nord è incomprensibile e inaccettabile" aggiunge Caldoro che "non ci sta" per questi atteggiamenti "davanti all'emergenza nazionale" cioè i rifiuti nel napoletano. La parole di Caldoro arrivano da una conferenza stampa convocata presso palazzo Santa Lucia, dopo il coinvolgimento del governatore nell'inchiesta condotta dalla procura di Napoli per epidemia colposa in merito alla emergenza rifiuti in Campania.

 

 

I pediatri lanciano l'allarme: la diossina colpisce i bambini

Cronologia articolo

26 giugno 2011

La diossina che si sprigiona dal rogo dei rifiuti colpisce i bambini. Aumentano i problemi respiratori, con tosse, bronchiti e asma. A lanciare l'allarme è la Federazione italiana dei medici pediatri (Fimp), che da un anno sta effettuando un monitoraggio sulla salute dei bimbi in Campania, in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità.

"A causa soprattutto dei roghi - ha spiegato il presidente Fimp Giuseppe Mele - che sprigionano diossina e altre sostanze tossiche, i bambini che già hanno una fragilità respiratoria, in particolar modo quelli allergici, hanno sofferto di più. Per la prima volta infatti nell'ultimo mese, con l'acuirsi dell'emergenza a Napoli, abbiamo registrato un aumento dell'incidenza di problemi respiratori stimabile dal 10 al 20%".

Gli altri dati, finora, sono nella norma: "Non abbiamo registrato incrementi nè di tumori nè di malattie gastrointestinali. Ma, soprattutto per le patologie oncologiche, sono considerazioni che vanno fatte a lungo termine, si deve effettuare una osservazione epidemiologica per più anni".

 

 

 

La richiesta dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Lecce di emettere un provvedimento di sequestro nei confronti di alcuni impianti dell'Ilva di Taranto non è stata accolta dal procuratore capo della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio.

La richiesta è stata formulata dopo che i controlli compiuti nell'arco di 120 giorni hanno evidenziato una serie di anomalie come l'accensione delle torce di acciaieria. Lo ha annunciato in una nota uno dei legali dell'Ilva, l'avvocato Francesco Perli, il quale ricorda "come il Tar della Puglia, pronunciandosi sulle emissioni inquinanti del siderurgico di Taranto, ha annullato, con sentenza del 15 giugno 2011 l'ordinanza del Sindaco, Ippazio Stefano, in quanto emessa su dati e misurazioni non attendibili e riconoscendo come l'Ilva abbia già realizzato tutti gli adeguamenti necessari per essere in linea con le migliori tecniche disponibili al momento esistenti".

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La richiesta del Noe rientra nell'ambito dell'incidente probatorio in cui è stato disposto l'affidamento della nuova perizia sull'inquinamento con la nomina di tre medici. L'inchiesta fu aperta dopo le denunce sulle emissioni di benzoapirene e di diossina. "Duole constatare - sottolinea l'Ilva in una nota - come il dibattito su inquinamento e industria sia sempre penalizzante per quest'ultima anche quando, come a Taranto, sono stati spesi negli ultimi dieci anni un miliardo di euro per la piena sostenibilità dell'impianto".

 

 

 

Ilva Taranto, chiesto lo stop

di Jacopo GilibertoCronologia articolo

26 giugno 2011

I carabinieri "ecologici" del Noe hanno chiesto alla magistratura di Taranto di sequestrare per inquinamento l'acciaieria Ilva del gruppo Riva. Fino a ieri sera – secondo fonti aziendali – la giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco non avrebbe concesso il sequestro chiesto dai carabinieri. Intanto, si allunga di sei mesi la perizia chimico-ambientale chiesta dalla magistratura di Taranto sul colossale stabilimento, che impiega 11.500 persone.

I dettagli. Dopo un mese e mezzo di rilievi, fotografie e controlli, i carabinieri del Noe di Lecce hanno consegnato una relazione di una settantina di pagine (più allegati) nell'ambito dell'incidente probatorio nell'inchiesta sull'inquinamento dello stabilimento. I carabinieri nel documento chiedono un "provvedimento cautelare reale", cioè chiudere lo stabilimento. L'inchiesta si trova nella fase delle indagini preliminari. Sono indagati Emilio Riva (il proprietario) e il figlio Nicola, e alcuni dirigenti. I reati ipotizzati sono disastro colposo, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, danneggiamento di beni pubblici, getto di cose pericolose, inquinamento dell'aria.

La procedura di incidente probatorio era stata chiesta dal procuratore capo Franco Sebastio, dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dal sostituto Mariano Buccoliero.

La giudice tarantina ha allungato di sei mesi il tempo dato ad alcuni chimici e a un ingegnere chimico per completare la perizia che serve a determinare con precisione il livello di inquinamento da diossina, poli-cloro-bifenili, benzo-a-pirene, idrocarburi policiclici aromatici.

In aggiunta, a tre scienziati (gli epidemiologi Maria Triassi dell'università di Napoli e Francesco Forastiere dell'Asl di Roma e Annibale Biggeri, docente di statistica medica a Firenze) è stato dato il compito di stabilire se ci sono collegamenti tra questi inquinanti e alcune malattie ricorrenti (e cause di morte) tra gli abitanti e i dipendenti. L'udienza è stata fissata per il 17 febbraio.

Circa tre anni fa, dopo il ritrovamento nel latte, nei formaggi e nella carne di tracce di diossina, in sette allevamenti – in particolare pecore – furono abbattuti migliaia di capi di bestiame. Subito dopo la Regione Puglia vietò il pascolo in un raggio di 20 chilometri dallo stabilimento.

Dal 2 dicembre 2010 lavorano i periti nominati dalla Gip (il chimico industriale Mauro Sanna, il funzionario dell'Arpa Lazio Rino Felici, il chimico Roberto Monguzzi, l'ingegnere chimico Nazzareno Santilli), l'ingegnere Antonio Carrozzini (nominato dagli avvocati Carlo e Claudio Petrone, per conto della Provincia), il dottor Stefano Baccanelli e il dottor Vincenzo Cagnazzo (nominati dall'avvocato Sergio Torsella, legale di otto allevatori parti lese), la dottoressa Daniela Spera (nominata dall'avvocato Maria Teresa Mercinelli, per conto di un nono allevatore). Parti lese erano state individuate anche nel ministero dell'Ambiente, la Regione Puglia, ma venerdì non si sono presentati.

La richiesta dei carabinieri di sequestrare l'acciaieria "è lodevole – afferma il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli – ma dimostra la totale assenza delle istituzioni su una questione così importante".

 

 

 

2011-06-24

 

Rifiuti: misure straordinarie per Napoli. Ma la Lega avverte il governo: no a decreti truffa

Cronologia articolo24 giugno 2011

Napoli: emergenza rifiuti (SPACE24)

Silvio Berlusconi da Bruxelles assicura che l'emergenza rifiuti sarà sul tavolo del prossimo Cdm. La situazione nel capoluogo campano resta difficile. Qualche cumulo di rifiuti è sparito, ma il cattivo odore continua però a farla da padrone. E il grosso dell'immondizia è ancora abbandonato per le strade. Tanto che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, da Lubiana, torna a reiterare l'appello a intervenire al più presto. "Liberare Napoli dai rifiuti è un impegno duro e non di breve periodo", dice il presidente della Repubblica. "Una sorpresa? Sì liberare la città dalla monnezza".

Calderoli frena: non accetteremo decreti truffa

La prossima riunione di Palazzo Chigi potrebbe però essere all'insegna dell'alta tensione perché la Lega, che ha già bloccato nel Cdm di due settimane fa il decreto per lo smaltimento - che assimilava i rifiuti solidi urbani campani ai rifiuti speciali consentendone il trasferimento in altre Regioni - è pronta a far saltare il tavolo anche questa volta. "Su una cosa vogliamo essere chiari - avverte il ministro Roberto Calderoli - sulla questione rifiuti non accetteremo decreti truffa, sennò volano le sedie, lo abbiamo detto a Berlusconi e a Letta. "Nessuno pensi di usare trucchi o truffe - ha aggiunto il ministro - altrimenti la risposta che daremo sarà la stessa che abbiamo già dato".

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Prestigiacomo: per Napoli misure straordinarie

Stamane intanto il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, dopo aver incontrato il sindaco della città, Luigi De Magistris, ha annunciato che il governo ha allo studio un provvedimento straordinario per agevolare il trasferimento dei rifiuti napoletani. "Si tratta di un provvedimento temporaneo e straordinario solo per la Campania e per liberare Napoli dai rifiuti - spiega il ministro -. In questo momento è molto importante che il Governo supporti la Regione e soprattutto non si può chiedere di ricorrere allo stato di emergenza".

Il ministro: roghi sono un delitto contro l'ambiente

Il ministro è anche tornata sugli incendi appiccati nei giorni scorsi ai cumuli di spazzatura che hanno invaso la città. "Chi appicca i roghi compie un delitto contro l'ambiente e la salute dei cittadini". È chiaro, aggiunge Prestigiacomo, "che i sacchetti di spazzatura per strada ci sono - osserva il ministro - ma saranno raccolti nelle prossime ore". Appiccare i roghi - spiega - è "un danno gravissimo perché si sprigionano fumi che sono ancora più dannosi per la salute", senza contare che "complicano ancora di più la situazione" per la raccolta. "Faremo di tutto - conclude Prestigiacomo - per scongiurare l'emergenza sanitaria che è la cosa che preoccupa maggiormente in queste ore".

 

 

 

 

 

 

 

 

2011-04-27

Europa a due velocità nelle rinnovabili

articoli di Magrini, Romano, Moussanet, Maisano, VeroneseCronologia articolo26 aprile 2011Commenti (10)

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Argomenti: Tecnologie | Michael Liebriech | Commissione Barroso | Cina | Stati Membri | Günther Oettinger | New Energy Finance | Italia

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2011 alle ore 07:50.

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di Marco Magrini

Il cammino dell'Europa verso i lidi dell'energia sostenibile, procede a tappe forzate verso il traguardo del 2020. A maggior ragione oggi, che l'incidente di Fukushima ha imposto un ripensamento continentale dell'opzione nucleare. Ma, come sempre accade fra i Ventisette, è un cammino a due, se non tre, velocità.

Nel primo trimestre di quest'anno, gli investimenti mondiali in energie rinnovabili sono scesi a quota 31 miliardi di dollari: un sonoro 34% in meno. Con l'eccezione di Cina e Brasile, sono rallentati un po' ovunque, Europa inclusa. "Com'era prevedibile, abbiamo assistito a una specie di sbornia, dopo la frenetica attività negli ultimi mesi del 2010, quando i finanzieri si sono affrettati a chiudere gli affari prima che le feed-in-tariffs (quel che in Italia sia chiama Conto energia, ndr) arrivassero alla scadenza in Germania, Italia e Repubblica Ceca", osserva Michael Liebriech, Ceo di Bloomberg New Energy Finance, la società del gruppo Bloomberg che analizza il mercato delle tecnologie pulite.

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Ma riuscirà l'Europa a ricavare entro il 2020 – l'anno inciso sulla pietra miliare, la direttiva sulle energie rinnovabili – il 20% del suo intero fabbisogno energetico (non solo quello di elettricità) da sole, vento, acqua e biomasse? Bruxelles assicura di sì.

In un rapporto presentato al Parlamento di Strasburgo, la Commissione Barroso incensa i successi della direttiva del 2009, "la cui adozione fu incoraggiata dall'inadeguato progresso (degli anni precedenti) e dalla necessità di spingere l'utilizzo delle rinnovabili in tutti gli Stati membri e non solo in alcuni". Come risultato, si prevede che gli investimenti marceranno ancora più spediti negli anni a venire.

Si stima che nel 2020 oltre la metà degli Stati supererà addirittura gli obiettivi (che già sono diversi fra loro: la Danimarca deve arrivare al 30%, l'Italia al 17%, Malta al 10). Un altro bel gruppo riuscirà comunque a centrare il target. Ma due paesi, presumibilmente, non ci riusciranno. "In Italia e in Lussemburgo – si legge nel documento – la piccola quota necessaria a raggiungere gli obiettivi sarà comunque realizzata sotto forma di importazioni dagli Stati membri che hanno un surplus".

Magari i dettami della direttiva – la legislazione più "verde" del mondo occidentale – verranno onorati con il giochetto delle medie statistiche. Ma per raggiungere l'approdo della sostenibilità (con un occhio ai cambiamenti climatici e un'altro alla sicurezza energetica) anche gli Stati più virtuosi devono tenere la barra dritta. "Gli Stati membri – ha sentenziato pochi giorni fa il commissario all'Energia Günther Oettinger – devono raddoppiare gli investimenti, da qui al 2020". Il che vuol dire che, collettivamente, dovranno mettere sul piatto 70 miliardi all'anno.

Raggiungere quel traguardo del 20% sull'intero fabbisogno energetico, vuol dire che una quota ben più consistente di elettricità dovrà essere ricavata da fonti pulite: il 37 per cento. Il che implica una necessità: costruire la cosiddetta smart grid, una più moderna rete elettrica resa "intelligente" dal software e dai microprocessori, per gestire i fisiologici sbalzi dell'eolico e del solare. Per fare questo, si stima che ci sia bisogno di altri 200 miliardi di euro. Ma con un risultato finale non indifferente: fino a 10 miliardi l'anno di risparmi in energia e un ulteriore taglio a quelle emissioni di anidride carbonica che l'Europa – paladina mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici – vuole risparmiare all'atmosfera.

I vantaggi di questa faticoso cammino lontano dai combustibili fossili (e dai Governi più o meno democratici che li controllano) si rifletteranno anche sull'economia. Oggi le rinnovabili danno lavoro a un milione e mezzo di europei. E la Commissione stima che "se ne aggiungeranno altri 3 milioni entro il 2020", per implicito effetto della direttiva.

In questa industria nascente, dove contano gli investimenti ma anche i successi nella ricerca scientifica, lo scenario si fa sempre più competitivo: la Cina, ma anche gli Stati Uniti che la rincorrono, stanno alzando la posta. "La sfida dell'Europa – com'è scritto nel documento sulla Strategia energetica approvato lo scorso anno – è riuscire a restare a vertici di questo nuovo settore industriale e fare in modo che cresca, anche in una fase in cui i governi devono al tempo stesso contenere la spesa". Non è una sfida da poco.

 

 

In Germania 370mila addetti grazie ai sussidi

dal corrispondente Beda RomanoCronologia articolo26 aprile 2011Commenti (1)

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Argomenti: Tecnologie | Angela Merkel | Phil Dominy | Jürgen Trittin | Germania

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2011 alle ore 14:04.

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FRANCOFORTE - Dal 6 al 15 maggio si terrà come ogni anno in Germania la Woche der Sonne, la settimana del sole, con presentazioni, fiere, conferenze, incontri e altri eventi tutti dedicati all'energia solare. Non c'è paese al mondo che abbia cavalcato con così tanta passione ed entusiasmo le energie rinnovabili. Oggi la sfida è di far sì che la svolta verde sia veramente sostenibile.

Ormai il 17% dell'elettricità tedesca dipende da fonti rinnovabili (principalmente sole, acqua, vento, biomassa). L'aumento negli ultimi dieci anni è stato straordinario, in parte da attribuire a una legge entrata in vigore nel 2000 - il ministro per l'Ambiente era allora il verde Jürgen Trittin - che ha introdotto un meccanismo di sussidi poi replicato in molti Paesi del mondo.

Per incentivare l'uso delle fonti ecologiche, il Governo federale ha permesso a chiunque - imprese e famiglie - di vendere alle aziende elettriche l'eccesso di energia prodotto da fonti rinnovabili, vale a dire dai pannelli solari posti sul tetto di un'abitazione o dai mulini a vento costruiti nei campi di una fattoria. Incentivi generosi hanno contribuito a un forte aumento nell'uso delle rinnovabili.

In un primo tempo l'energia elettrica ottenuta dal sole è stata venduta a 50,62 centesimi di euro al Kwh. Gradualmente l'incentivo è calato. Nella prima metà di quest'anno ammonta a 28,74 centesimi di euro. Il Governo democristiano-liberale ha deciso di ridurlo del 15% dall'estate 2011, pur di raffreddare un mercato surriscaldato: nel solo 2010 la potenza installata è salita da 10mila megawatt a 17mila megawatt.

Gli esperti calcolano che gli incentivi, riversati sulle bollette, ammontano ogni anno a circa 5,5 miliardi di euro. "Vi è sempre stato il pericolo di fissare le tariffe o a un livello troppo basso per creare un mercato o a un livello troppo alto, col rischio di provocare una bolla. La sfida in questo caso è di capire come e quando ridurre i prezzi", spiega Phil Dominy, un analista di Ernst & Young.

Parallelamente, il Governo ha sostenuto l'industria ambientale finanziando la ricerca e promuovendo l'export. Oggi il settore delle energie rinnovabili dà lavoro a 370mila persone, con un aumento dell'8% rispetto al 2009. La Germania è ormai un grande esportatore mondiale, anche se deve fare i conti con la concorrenza di Cina e Stati Uniti che possono mettere in campo economie di scala più grandi.

Un recente rapporto del centro-studi RWI di Essen calcola che gli aiuti cumulati al settore delle energie rinnovabili ammonteranno dal 2000 al 2013 a 77 miliardi di euro. Alcuni osservatori sostengono che la politica economica tedesca ha certamente contribuito a creare un nuovo settore economico, ma si chiede se il mercato non sia segnato da troppe distorsioni.

In ogni caso, il successo della Germania in questo campo è da attribuire anche a un amore tutto tedesco per le tecnologie innovative e a un'innata capacità del cittadino tedesco di mostrare una costanza invidiabile. Tanto che sulla scia del disastro atomico di Fukushima, il cancelliere Angela Merkel ha deciso di studiare una possibile uscita dal nucleare, che ancora oggi produce il 22% dell'elettricità tedesca.

In un documento pubblicato nei giorni scorsi il Governo democristiano-liberale ha messo l'accento sulla necessità di rafforzare la rete elettrica che collega i vari impianti solari ed eolici, di incentivare la costruzione di edifici ecologici e di finanziare nuova ricerca anche con denaro statale. Per questo la mano pubblica vuole mettere a disposizione delle imprese crediti per cinque miliardi di euro.

Il più recente piano energetico nazionale prevedeva che l'80% dell'elettricità e il 60% dell'energia dovessero provenire da fonti rinnovabili entro il 2050. Riuscirà la Germania ad anticipare questi obiettivi abbandonando il nucleare? L'establishment tedesco dovrà decidere non solo se i costi varranno la candela ma quanto le energie ecologiche siano veramente compatibili con le necessità di un grande paese industriale.

 

 

Spazio all'eolico nel mix di Parigi

dal corrispondente Marco MoussanetCronologia articolo26 aprile 2011

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Argomenti: Tecnologie | Nicolas Sarkozy | Francia | Eliseo | Jean-Louis Borloo

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2011 alle ore 14:03.

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PARIGI - Le energie rinnovabili non hanno mai goduto di grande popolarità, nel regno del nucleare. Tanto più che grazie ai 58 reattori sparsi per il Paese, i francesi in media pagano l'elettricità 9,2 centesimi a kw, abbondantemente al di sotto della media europea (12,2 centesimi). E così, mentre quasi ovunque si stanziavano fondi, si facevano investimenti, si costruivano filiere industriali legate soprattutto all'energia eolica e solare, la Francia è rimasta un passo indietro.

A dare un po' di slancio alle rinnovabili sono intervenuti, di recente, due elementi. Il primo è stato il supervertice ambientale voluto da Nicolas Sarkozy (e dall'allora ministro dell'Ecologia Jean-Louis Borloo) a fine 2007, la Grenelle de l'Environnement. La seconda spinta è venuta, paradossalmente, dal gigante francese - e mondiale - del nucleare, Edf. Il quale, dovendo accelerare la propria internazionalizzazione (che oggi vale il 44,5% dei 65 miliardi di fatturato), si è reso conto di dover migliorare la propria offerta sul fronte delle energie alternative, soprattutto sui mercati emergenti. Non a caso proprio nei giorni scorsi ha sborsato oltre 1,5 miliardi per passare dal 50% al 100% nella sua società attiva nelle rinnovabili.

L'obiettivo francese è di portare le "nuove energie", in termini di consumi finali, dal 9,6% del 2005 al 23% del 2020 (oggi siamo al 12,5%): dal 13,5% al 27% sul fronte dell'elettricità (15,5%); dal 13,6% al 33% nel settore termico (17%); dall'1,2% al 10,5% nei trasporti (6,5%).

Per quanto riguarda il termico, che dovrebbe passare da 9.400 a 19.700 Mtep, la partita si gioca sulle biomasse, sostanzialmente il legno da ardere, il cui contributo ai consumi finali dovrebbe salire da 9.100 a 16.500 Mtep. Per sollecitare l'installazione delle nuove caldaie, soprattutto da parte degli enti locali e delle imprese, il Governo ha stanziato aiuti a fondo perduto per un miliardo tra il 2009-2011, che saranno prorogati.

Quanto all'elettricità (da 27mila a 62mila Mw), visto che l'idraulico è ampiamente sfruttato e può crescere solo in misura marginale, il salto di quantità dovrebbe avvenire grazie al solare (per il fotovoltaico è previsto un aumento da 25 a 5mila Mw) ma ancor di più all'eolico, il cui contributo dovrebbe passare da 752 a 25mila Mw (19mila a terra e 6mila offshore). Gli aiuti per il fotovoltaico sono basati sul credito d'imposta legato all'installazione (in fase di forte calo, dal 40-50% del costo all'attuale 20-30%) e sulle tariffe di acquisto dell'energia prodotta da parte della rete. Anch'esse in fase di sensibile riduzione, per i privati sono passate da un massimo di 58 centesimi a 46 e vengono ormai riviste al ribasso ogni tre mesi. Sui grandi impianti (di estensione superiore ai mille metri quadrati) sono addirittura disincentivanti.

Certo l'Eliseo guarda con maggior interesse all'eolico. Infatti ha annunciato un megaprogetto da 10 miliardi di euro per la realizzazione di cinque parchi marini al largo delle coste atlantiche: 600 turbine che a partire dal 2015 dovrebbero produrre 3mila Mw.

 

 

Londra punta sul vento marino

dal corrispondente Leonardo MaisanoCronologia articolo26 aprile 2011

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Argomenti: Tecnologie | Chris Huhne | Londra | Thanet

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2011 alle ore 14:03.

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LONDRA - Si chiamava petrolio, si chiamerà vento. È ancora una volta nel mare del Nord che il Regno Unito troverà le risorse per garantirsi energia. Più che una previsione è una speranza, la prospettiva di una scalata impervia che dovrà portare Londra dal 3% di energia (non solo elettrica) prodotta oggi da fonti rinnovabili al 15% del 2020. "Un target ridotto rispetto alla media Ue - commentano al ministero per l'Energia - proprio per la realtà da cui partiamo". Solo Malta e Lussemburgo, fra i 27, fanno meno del Regno Unito. L'energia pulita è divenuta priorità al crepuscolo della stagione laburista e continua a esserlo all'alba di quella del Governo liberal-conservatore, colto dal diffuso dubbio sul futuro del nuclare. Il ministro LibDem Chris Huhne ha messo l'atomo in lista d'attesa.

La consapevolezza sull'esigenza di dare a Londra quote decenti di energia rinnovabile è trasversale, ma le polemiche non mancano e riguardano le politiche a sostegno più che i progetti avviati. Il più grande è scattato nel settembre del 2010 con il maggiore parco eolico offshore al mondo. Al largo di Thanet, in Kent, la svedese Vattenfall ha dispiegato 100 turbine su un'area di 35 km quadrati al costo di 780 milioni di sterline. Prologo al London Array nell'estuario del Tamigi dove saranno piazzate 341 turbine grazie all'investimento di E.On. Parchi che faranno solo da apripista al Round 3, piano per installare 1.700 colossi a elica al largo della costa orientale del Paese. Nel 2020, quindi, Londra, avrà nel vento l'alternativa energetica di maggior peso al fianco delle biomasse.

Il Governo non concede benefici economici diretti, ma dal 2002 obbliga i distributori ad acquistare quote crescenti di energia da fonti rinnovabili. Oggi la percentuale richiesta è pari al 10% del totale distribuito. I produttori ottengono i contratti Roc, ovvero documenti che provano la produzione e il commerciano attraverso l'authority del settore. Il risultato, finora è discutibile, visti i piccoli numeri generati. Al sole, in Gran Bretagna, tocca un ruolo meno centrale per ragioni meteorologiche. Eppure è dal solare che si alzano le maggiori polemiche. Il Governo ha tagliato del 70% i sussidi (29 pence per megawatt di sovrapprezzo pagato dalle società di distribuzione che si rifanno sui consumatori) attraverso il sistema feed in tariff, che prevede l'immissione nella rete dell'energia non utilizzata per uso proprio. "Era una misura destinata ai piccoli produttori - dicono al ministero - che però è diventata oggetto dell'interesse dei più grandi". In altre parole quello che doveva essere un meccanismo per indurre piccoli proprietari terrieri a sviluppare il fotovoltaico sarebbe stato dirottato da gruppi più grandi in cerca di utili. "In realtà - dicono gli operatori del settore già pronti a dare battaglia - concedere aiuti a chi produce non più di 50 kw come vuole fare il Governo è il modo migliore frenare lo sviluppo delle rinnovabili".

 

 

 

 

2011-04-05

Acqua radioattiva nel Pacifico

dal nostro inviato Stefano CarrerCronologia articolo05 aprile 2011

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Argomenti: Misure di sicurezza | Yukio Edano | Commissione Ue Barroso | Europa | Oceano Pacifico

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2011 alle ore 06:38.

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Per un attimo tutti pensano a un pesce d'aprile, a scoppio ritardato e di cattivo gusto, da parte della Tokyo Electric Power: dopo giorni di tentativi a vuoto per cercate di tappare una falla che dai condotti dell'edificio del reattore numero due riversa acqua radioattiva in mare, arriva l'annuncio-shock della Tepco: 11.500 tonnellate di acqua radioattiva stanno per essere gettati nel Pacifico.

La successiva spiegazione appare convincente sul piano tecnico ma non è bastata a dissipare le apprensioni internazionali sulla crescente contaminazione dell'area marina antistante la centrale.

video

Fukushima, crepa nel reattore2: fuga in mare di acqua radioattiva

La Tepco dichiara di dover svuotare 10mila tonnellate di acqua contenuta in alcuni serbatoi (più altre 1.500 tonnellate presenti nei sotterranei) per poter procedere allo stoccaggio dell'acqua molto più contaminata rinvenuta nei locali delle turbine dei reattori: un passo necessario, insomma, per accelerare il lavoro principale dei tecnici. "La nostra priorità è quella di evitare che acqua altamente radioattiva finisca in mare", ha dichiarato il capo di gabinetto Yukio Edano, dopo aver definito "inevitabile" lo sversamento di acqua con livelli di contaminazione "limitati" ma pur sempre tra le 100 e le 500 volte oltre il limite legale.

Alcuni esperti hanno spiegato che la concentrazione di sostanze radioattive viene sostanzialmene diluita prima che l'acqua arrivi a contatto con i sistemi di biologia marina, ma in tutto il mondo si è acceso un vivace dibattito in proposito. In compenso, la Tepco ha fatto trapelare un piano per la realizzazione di barriere in mare per contenere la diffusione della contaminazione. Edano ha anche dato un altro dispiacere agli ambientalisti, facendo intendere per la prima volta che il Giappone verrà meno ai suoi impegni internazionali sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera: il piano per la riduzione del 25% entro il 2020 (rispetto ai livelli del 1990) delle emissioni nocive andrà rivisto in quanto il programma nazionale di forte espansione dell'energia nucleare dovrà essere ridimensionato. Una prospettiva che non vale solo per il Giappone: da Parigi, il direttore esecutivo del l'Agenzia internazionale del l'energia Nobuo Tanaka ha ammesso proprio ieri che i target per contenere l'effetto-serra saranno "più costosi", ossia di più difficile attuazione per tutti.

La terza mossa di ieri di un Giappone che sconta nuovi danni alla sua immagine internazionale è venuta da Naoto Kan: il premier ha telefonato al presidente della Commissione Ue Barroso per chiedere che l'Europa agisca in maniera "razionale" e non esagerata sul fronte delle importazioni alimentari dal Giappone. Tokyo è in difficoltà di fronte alla richiesta di una sorta di certificato di non radioattività, mentre la contaminazione si espande. Ieri lo stop alla commercializzazione di alcuni vegetali è stato esteso a tre distretti nella provincia di Chiba, che confina con Tokyo: per evitare di dover allargare il provvedimento all'intera provincia, il governo ha fatto sapere che d'ora in poi i divieti saranno decisi distretto per distretto, e non su base provinciale, anche nelle prefetture più colpite. Il che tutela i contadini ma complica ancora di più la gestione internazionale dell'emergenza alimentare.

 

 

 

 

2011-04-04

L'acqua radioattiva di Fukushima verrà riversata in mare

Cronologia articolo4 aprile 2011Commenti (11)

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Argomenti: Fukushima | Tepco

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2011 alle ore 10:53.

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Fukushima (Afp)Fukushima (Afp)

La Tepco, la società che gestisce la centrale di Fukushima, progetta di riversare in mare 11.500 tonnellate di acqua "lievemente radioattiva" cioè con una concentrazione di radiazioni stimata in circa 100 volte il limite legale. L'operazione servirebbe a liberare gli spazi di stoccaggio dell'impianto per utilizzarli per altre quantità di acqua che presentano maggiori livelli di pericolosità. "Non abbiamo altra scelta che riversare l'acqua radioattiva nell'oceano come misura di sicurezza", ha confermato il portavoce durante una confernza stampa. L'eccessivo accumulo di acqua, presente in diverse parti dell'impianto, comprese quelle vicino a reattori e turbine, sta ostacolando i lavori della messa in sicurezza. Lo scarico in mare, ad ogni modo, è un piano estremo in quanto la Tepco non riesce a trovare spazi sufficientemente grandi nei quali poterla trasferire.

La decisione è stata presa dopo il fallimento di due tentativi di bloccare la fuoriuscita di acqua altamente inquinata da una crepa di 20 centimetri del reattore numero 2 . I tecnici giapponesi hanno tentato di immettere del cemento nella fessurazione per otturare la falla dalla quale il liquido continua a riversarsi direttamente nell'oceano. Per valutare ulteriori fonti di fuga dell'acqua radioattiva è stato anche iniettato un colorante bianco sulle bolle d'acqua risalenti dal basso.

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Bp torna a estrarre petrolio nel Golfo del Messico grazie a un accordo con le autorità americane

dal nostro corrispondente Leonardo MaisanoCronologia articolo3 aprile 2011

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Argomenti: Accordi e joint ventures | Chevron | Tnk | Golfo del Messico | Mikhail Khodorkovskij | Tony Hayward | Bub Dudley | Stati Uniti d'America | Deepwater Horizon

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2011 alle ore 17:17.

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Piattaforma petrolifera Bp nel Golfo del messico - ReutersPiattaforma petrolifera Bp nel Golfo del messico - Reuters

Londra – A un anno dal disastro del pozzo Macondo a Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, Bp torna a estrarre petrolio da quelle stesse acque profonde. E lo farà, secondo le indiscrezioni svelate ieri dal Sunday Times, grazie ad un accordo con le autorità americane che hanno dato l'ok seppure a precise condizioni. La prima e più vincolante è la garanzia d'accesso a rappresentanti governativi 24 ore al giorno 365 giorni all'anno per potere controllare le operazioni. La seconda è che Bp applicherà misure di sicurezza che andranno oltre quelle introdotte dopo la tragedia dello scorso anno. La terza è che per questa prima fase Bp si limiterà a effettuare perforazioni per alimentare pozzi già esistenti, non avvierà, quindi, ulteriori ricerche. Lo sblocco totale potrebbe, però, giungere entro l'anno.

La notizia, che il gruppo britannico non ha voluto commentare al Sunday Times, è destinata a scatenare reazioni durissime soprattutto dai gruppi ecologisti che da anni accusano Bp di aver troppo spesso provocato danni enormi all'ambiente: non solo nel golfo del Messico, ma anche in Texas.

E' in realtà una svolta sorprendente per più motivi. Dopo la tragedia di Deepwater Horizon che causò undici morti, il più grave disastro ambientale della storia americana e costò il posto all'allora ceo del gruppo, Tony Hayward, s'era diffusa la convinzione che Bp avrebbe lasciato progressivamente l'area americana. Nonostante oggi incorpori Chevron, nonostante i fondi pensione americani abbiano quote significative del gruppo. Sensazione consolidata dalla decisione del nuovo ceo, l'americano Bub Dudley, di stringere una partnership strategica con Rosneft il colosso pubblico del petrolio russo nato dall'espropriazione di Yukos all'oligarca imprigionato, Mikhail Khodorkovskij. Un accordo che porta Bp a puntare se non tutto certamente molto, nelle esplorazioni dell'Artico.

In realtà su quel deal pesa oggi l'opposizione degli imprenditori russi di Tnk-Bp che non vogliono lasciare al colosso inglese la possibilità di aggirare la joint venture per operare direttamente con Rosneft. La prima partita in sede giudiziaria del match contro Bp per ora l'hanno vinta gli oligarchi che si sono guadagnati un‘ingiunzione sufficiente per bloccare l'intesa. Nasce da qui la decisione di Dudley di ripensare al ruolo del gruppo in America ? Improbabile, perché l'intesa deve aver avuto tempi lunghi per maturare. La vicenda, come detto, non mancherà di suscitare polemiche visto che Bp non ha ancora finito di pagare tutti i danni per i guai dello scorso anno. Il conto finale è ancora, in parte, indefinito, ma Bp ha già raccolto un tesoretto di 41 miliardi di dollari vendendo asset in mezzo mondo.

2011-04-02

A un passo dalla centrale di Fukushima, ecco com'è oggi l'ex grande Coverciano del Giappone

dal nostro inviato Stefano CarrerCronologia articolo2 aprile 2011

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Argomenti: Alberto Zaccheroni | Toshiba | Naoto Kan | Giappone | Tepco | Coverciano

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2011 alle ore 19:44.

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J-VillageJ-Village

Si chiama J-Village: è il gioiello della J-League, la Lega Calcio giapponese. Un complesso sportivo tra i più prestigiosi del mondo. Il centro di training prediletto anche dai Blue Samurai non potrà più ospitare gli allenamenti dei ragazzi di Alberto Zaccheroni. Ha il torto di trovarsi a soli 18 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima Diaichi, a a soli 8 km da quella di Fukushima Daini.

Sta proprio dentro la zona di evacuazione decisa dal govero giapponese per motivi di sicurezza contro le radiazioni - un limite di 20 km dall'impianto atomico -, che ha portato all'allontanamento oltre 70 mila abitanti. Adesso il J-Village funziona come il centro logistico e operativo per le delicatissime operazioni che cercano di riportare sotto controllo i reattori impazziti della centrale Daiichi: centinaia e centinaia di uomini (militari delle forze di autodifesa, addetti della società di gestione Tepco, vigili del fuoco, tecnici esterni di supporto come quelli della Toshiba) sono impegnati in una battaglia che - ha detto il primo ministro Naoto Kan, giunto a mezzogiorno di sabato in elicottero per spronare gli animi - "non puo' assolutamente essere perduta".

 

 

 

 

 

2011-03-30

 

Tre miliardi per smantellare la centrale di Fukushima Tepco verso la crisi

di Jacopo GilibertoCronologia articolo30 marzo 2011

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Argomenti: Oceano Pacifico | Fukushima Tepco

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2011 alle ore 22:47.

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Potrebbe costare 3 miliardi di euro lo smantellamento dei quattro reattori danneggiati nella centrale nucleare di Fukushima, devastata tre settimane fa dal terremoto e dalla successiva onda di maremoto.

Questa la stima degli esperti del settore per i lavori che dovrà sostenere la società elettrica di Tokio, la Tepco, proprietaria dell'impianto. Infatti lo smantellamento di un reattore costa in media quasi un miliardo di euro.

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La spesa potrebbe dare un colpo mortale alla società elettrica giapponese, se non interverrà (come pare) il governo giapponese per un salvataggio dei conti.

Nel frattempo è stata definita l'altezza dell'onda di maremoto che l'11 marzo ha spazzato la centrale atomica in riva al Pacifico. L'onda devastante era alta 14 metri.

La centrale – che si trova su un terrapieno in riva al mare alto una decina di metri – era progettata per sopportare un'onda di maremoto dell'altezza di 5,7 metri.

In altre parole l'impianto è stato allagato fino a un'altezza di 4 metri, e l'acqua è entrata ovunque, tranne che nell'edificio reattore che è a tenuta stagna.

I due motori diesel d'emergenza, che subito dopo la scossa di terremoto erano entrati in funzione per alimentare i sistemi e l'impianto di raffreddamento, si trovano a ridosso dei sotterranei di sentina sotto al locale turbìne, qualche metro sotto il terrapieno. Sono finiti allagati del tutto. La violenza dell'onda ha anche demolito i serbatoi di gasolio per alimentare i diesel, serbatoi che si trovavano a ridosso della riva del mare.

Le radiazioni stanno andando a una graduale normalizzazione, soprattutto nello spiazzo a nord-ovest della centrale, che era quello dove s'era depositata la maggior parte dei radionuclìdi. Ciò fa pensare che le emissioni di vapori radiattivi si siano interrotte.

Sembra chiarito il fatto che le esplosioni di idrogeno siano dovute non alla formazione di idrogeno all'interno dei vessel, idrgoeno liberato quando è stato fatto sfiatare il vapore dai nòccioli per alleggerire la pressione dall'interno dei vessel.

In altre parole, avrebbero funzionato le "marmitte catalitiche" per ricombinare idrogeno e ossigeno dai vapori in uscita dal vessel.

Invece l'idrogeno si sarebbe formato all'esterno, nelle piscine di deposito del combustibile usato.

La sospensione del raffreddamento ha mandato in ebollizione gran parte dell'acqua, le barre scoperte, esposte e rimaste a secco si sono surriscaldate, l'uranio è entrato in fusione, e la classica combinazione di temperatura, metallo e vapore ha prodotto l'idrogeno, che è esploso in molte occasioni devastando l'edificio esterno della centrale.

Nei giorni scorsi addetti della centrale hanno tentato più volte di entrare nell'edificio turbìne, completamente allagato di acqua radioattiva, per tentare di posare cavi nuovi e impermeabili e riattivare l'allacciamento elettrico.

Infatti non si può allacciare l'elettricità in una centrale sventrata e allagata.

La missione finora è fallita.

Gli addetti che hanno lavorato immersi nell'acqua avevano riportato un'esposizione a 1.179 millisievert, ma si trattava di una radioattività sì intensa ma caratterizzata da raggi beta, i quali non penetrano nella pelle. Però la ustionano.

Il reattore 2 continua a essere a temperatura pericolosa, 270 gradi. Per fortuna la pressione è ragionevole e non ci sono rischi di esplosione del vessel dovuti a eccesso di pressione.

Questi dettagli si apprendono un poco alla volta perché ci sono zone della centrale in cui è impossibile avvicinarsi, zone devastate da detriti e crolli.

 

 

30 marzo 2011 - 18:04

giappone. fukushima. il reattore 2 frigge. non sanno come uscirne.

come primo suggerimento, ti consiglio di lèggere alcuni degli articoli del sito web del sole 24 ore

il bell'articolo di attualità di stefano carrer da tokio

il mio articolo dell'altro giorno.

i link agli altri articoli su fukushima sono elencati qui a destra.

il fatto è che la tepco, i giapponesi, non sanno come venirne fuori.

dati da dentro la centrale

i reattori 1 e 3 avrebbero raggiunto pressioni e temperature tollerabili, ben sotto i 100 gradi, ma è ancora preoccupazione per il reattore 2.

la pressione non è alta, ma la temperatura sì.

nel reattore 2 ci sono 275 gradi.

praticamente, come se la centrale marciasse a potenza normale. e il reattore è spento.

quando è in produzione, macina vapore attorno ai 300 gradi.

non sanno come uscirne

non si può spegnere una centrale già spenta.

che continua a friggere e frizzare.

si spera che non succeda nulla di catastrofico.

se si rompesse l’uovo d’acciaio di uno dei tre vessel – non dovrebbe accadere, le pressioni sono ragionevoli – il nòcciolo fuso uscirebbe nel bunker di contenimento, e i bunker non sono più a tenuta stagna dopo le esplosioni di idrogeno che hanno squassato la centrale.

oggi per esempio si è rotto un tubo di un idrante che buttava acqua nella vasca del combustibile usato adiacente al reattore 2.

il raffreddamento a idranti è stato sospeso.

i tecnici si chiedono mille perché

perché non ha funzionato la "marmitta catalitica" dell’idrogeno, obbligatoria dopo l’incidente di three miles island?

(pennsylvania 1979)

era stata progettata male? era rotta?

il fenomeno è noto da quando esistono le caldaie dei piroscafi. il vapor d’acqua, se sottoposto a temperature molto alte e in presenza di metallo, tende a scindersi nei due elementi costitutivi dell’h2o, cioè idrogeno e ossigeno.

i quali si ricombinano insieme scoppiando.

nelle caldaie dei piroscafi era molto apprezzato, perché per attivare l’iperspazio bastava gettare acqua di mare sul carbone rovente.

ma l’incidente di three miles island aveva mostrato che il fenomeno accade anche in un reattore nucleare in crisi.

quando le barre restano scoperte dall’acqua e l’uranio comincia a fondere, il vapore sviluppa idrogeno.

e quando si cerca di sfiatare vapore per alleggerire la pressione nel nòcciolo, dalle valvole di sfioro esce idrogeno esplosivo.

per questo motivo, tutte le centrali devono avere fuori dal vessel un ricombinatore, un barilotto pieno di spugna di palladio (per immaginarla, ricorda la paglietta d’acciaio per scrostare le padelle), nel quale il metallo catalizzatore fa lo stesso effetto della marmitta antismog dell’auto: al passaggio dei gas, e senza bisogno di meccanismi o di corrente elettrica, il palladio ricombina idrogeno e ossigeno, riportandoli allo stato di acqua, che gocciola dentro al bunker di contenimento.

e invece a ogni tentativo di sfiatare vapore dal nòcciolo, a fukushima si sviluppava una vampa di idrogeno. le esplosioni devastanti che si sono viste in tv o sul web.

per non distruggere la centrale più di quanto non sia già stata distrutta, dopo la sequela di esplosioni di una decina di giorni fa la tepco ha deciso di non spurgare più vapore.

l'errore di lasciare scaldare

l’altro errore è stato lasciare il nòcciolo senza raffreddamento per due ore – il maremoto aveva spazzato i generatori diesel lasciando al buio la centrale.

i manuali dicono che in casi di fermata del reattore bisogna chiudere tutti i circuiti e si tappano le condutture nel tentativo di salvare il reattore per la ripresa futura della produzione.

perché non va bene far circolare l’acqua in condutture che possono essere lesionate. in turbìne che possono essere disassate.

questo dicono i manuali.

come avrebbero dovuto fare

poi ci sono gli uomini. quando il manuale non parla di un surriscaldamento e dell’avvicinarsi della fusione, gli uomini decidono di dare sùbito vapore all’esterno, verso il circuito delle turbìne e del raffreddamento.

oppure verso lo sfioro.

l’acqua, finché il nòcciolo non fonde, è appena debolmente radioattiva.

non è previsto dai manuali, una telefonata d’urgenza all’autorità nucleare, "il nòcciolo è vicino alla fusione: possiamo scaricare vapore in atmosfera?"

l’autorità consente.

si manda vapore nel circuito esterno, oppure si scarica in aria vapore leggermente radioattivo.

prima che il reattore cominci a frìzzare.

la pressione, dentro alla pentola, si abbassa.

un addetto (coraggiosissimo) va alle valvole manuali e apre le saracinesche dell’acqua ad alta pressione che spruzzano con iniettori acqua fredda sulle barre di uranio.

poi questo addetto si è assorbito la dose massima, e viene spedito a casa per due anni di vacanza meritatissima, premi, elogi, e nessun effetto sanitario.

facendo così, il reattore è perso per la produzione futura. ma si è evitata la catastrofe.

così fecero quelli di three miles island. furono processati. mostrarono che dovettero sfiatare vapore debolmente radioattivo, e l’alternativa era la catastrofe. l’autorità nucleare confermò di avere dato l’autorizzazione. furono assolti.

il capo della tepco

a tokio, si stanno domandando perché hanno seguito – giapponesi – il manuale. seguire gli ordini, chiudere tutto e tapparsi le orecchie.

non a caso l’amministratore delegato della tepco, masataka scimizu, è ricoverato in crisi.

irreperibile da giorni.

sembrava sparito e – visto il senso dell’onore dei giapponesi – molti lo immaginavano con una sciabola in pancia.

la tepco oggi ha fatto sapere che scimizu è ricoverato in ospedale per rialzo della pressione e vertigini.

come finirà?

e la centrale è persa per sempre. quando tutto sarà finito – e in che modo finirà? – ci sarà da smontare la centrale, trattare enormi quantità di acqua irraggiata, scorticare il terreno per togliere gli elementi radioattivi depositati, e tagliare a fette tutto l’impianto per mandarlo a smaltimento.

 

2011-03-28

Il governo ammette: a Fukushima "parziale fusione del nocciolo" - Cosa succede dentro la centrale

Cronologia articolo28 marzo 2011Commenti (20)

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Argomenti: Governo | Misure di sicurezza | Tokyo Electric Power | Giappone | Fukushima | ANSA | Yukio Edano

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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2011 alle ore 14:20.

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La centrale di Fukushima (Reuters)La centrale di Fukushima (Reuters)

Gli alti livelli di radiazione rilevati domenica nell'acqua che allaga il seminterrato dell'edificio delle turbine del reattore 2 di Fukushima sono causati probabilmente dalla parziale fusione delle barre di combustibile nucleare. Lo ha detto il portavoce del governo, Yukio Edano, aggiungendo che questa fusione parziale è stata temporanea, ma ha fatto in modo che l'acqua in cui è immerso parte dell'edificio delle turbine dell'unità 2 registri alti livelli di radioattività e renda difficile il lavoro degli operai.

"La radiazione sembra provenire dalle barre di combustibile parzialmente fuse e venute in contatto con l'acqua utilizzata per raffreddare il reattore", ha spiegato Domenica sono stati rilevati livelli di 1.000 millisievert all'ora nel reattore 2, il che ha fatto temere danni al nucleo del reattore o alle tubature che conducono l'acqua radioattiva tra le turbine e i nucleo. La Tokyo Electric Power (Tepco) si è tra l'altro sbagliata nella misurazione della radioattività dell'acqua dentro l'unità, dicendo in primo tempo che era di 10 milioni di volte superiore al normale, quando in realtà era di 100mila volte. Il governo giapponese ha dunque bacchettato pesantemente la Tepco per l'errore, definendo "inaccettabile" la gestione dell'informazione da parte della società.

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2011-03-27

Doppio limite sugli incentivi alle rinnovabili. Incontro Governo-Regioni sul conto energia

Cronologia articolo27 marzo 2011Commenta

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Argomenti: Normativa sulle Regioni | Ministero per gli Affari Regionali | Ministero delle Politiche Agricole e Forestali | Comitato Esecutivo | Consiglio dei Ministri

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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2011 alle ore 19:59.

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Doppio limite sugli incentivi alle rinnovabiliDoppio limite sugli incentivi alle rinnovabili

Una riduzione degli incentivi lungo due direttrici. Inserimento di un tetto annuale di 2 gigawatt di potenza installabile, con i due terzi costituti da impianti non superiori ai 200 kilowatt. Decurtazione degli aiuti in modo progressivo fino ad arrivare a una riduzione compresa tra il 15 e il 20 per cento. Sono le linee guida della bozza del testo sul quarto conto energia che dovrà, in pratica, attuare la scelta del governo (e criticata dagli operatori del settore) di ridurre la politica di incentivi. Una scelta materializzatasi nel decreto legislativo varato il 3 marzo scorso per il recepimento della 2009/28/Ce, la cui pubblicazione in "Gazzetta Ufficiale" è attesa proprio per domani con entrata in vigore dal giorno successivo.

L'incontro

Domani la prima stesura del provvedimento di attuazione sarà al centro di un primo giro di tavolo tra Esecutivo e Regioni nel corso di una riunione convocata al ministero degli Affari regionali. All'incontro parteciperanno anche province e comuni oltre ai due ministeri competenti dello Sviluppo economico e dell'Ambiente e a rappresentanti dell'ufficio legislativo dei ministeri dell'Economia e delle Politiche agricole.

Dopo questo passaggio, il quarto conto energia - il terzo è stato approvato ad agosto dello scorso anno ed è entrato in vigore appena tre mesi fa, il 1° gennaio - dovrebbe essere sottoposto al vaglio dalle associazioni di settore (al momento non ancora convocate) per passare poi all'esame del Consiglio dei ministri di mercoledì. Per quanto riguarda le nuove tariffe incentivanti relative al quarto conto energia (provvedimento a firma congiunta dei ministri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente), si pensa alla loro entrare in vigore dal 30 giugno prossimo.

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Gli impianti non ancora in funzione

Uno dei principali nodi ancora da sciogliere è la ricerca di una soluzione per gli investimenti pregressi, tagliati fuori dallo stop della precedente norma contenuta nel decreto legislativo che, in sostanza, interrompe gli incentivi al prossimo 31 maggio per gli impianti non ancora entrati in esercizio cancellando quanto stabilito dal terzo conto energia. Inoltre, secondo alcuni operatori del settore, il tetto annuale dei 2 gigawatt "offrirebbe prospettive soltanto al taglio medio-piccolo, bloccando lo sviluppo di una filiera industriale nascente".

Le ricadute economiche

Più in generale, nei giorni passati, le principali associazioni di settore (Aper, Asso energie future, Assosolare e altre sigle) sostengono come a rischio ci siano attualmente "15mila posti lavoro", più di 150mila famiglie, e "oltre 2mila imprese". Per difendersi dal decreto legislativo già varato, i produttori hanno messo in piedi la rete Sos rinnovabili attraverso cui chiedono innanzitutto al governo di "salvaguardare gli investimenti pregressi".

Il costo del contributo in bolletta per il solare - stimano gli interessati - è di "1,70 euro a famiglia in 30 anni", pari a circa 34 miliardi, a fronte della "produzione di valore per 110 miliardi, di un gettito fiscale intorno ai 50 miliardi" e dei vantaggi prodotti, soprattutto in termini di occupazione (220mila nuovi posti di lavoro nei prossimi 9 anni) e di riduzione delle emissioni di CO2 (meno del 5% al 2020) con il raggiungimento dell'obiettivo italiano (8mila megawatt entro il 2020).

E solo pochi giorni fa circa Sos rinnovabili ha promosso un ricorso alla Commissione europea contro il nuovo decreto legislativo. Il provvedimento, secondo l'istanza, lede il principio di legittimo affidamento nella certezza del diritto causando un grave danno alle imprese che hanno deciso di puntare su questo settore.

 

 

 

Nuovo allarme a Fukushima. La Tepco ammette: "Radioattività 100mila volte superiore alla norma"

Cronologia articolo27 marzo 2011Commenta

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Argomenti: Misure di sicurezza | Giappone | Fukushima | ANSA

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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2011 alle ore 14:20.

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La centrale di Fukushima (Reuters)La centrale di Fukushima (Reuters)

Alla fine di un balletto di cifre la Tepco ammette che al reattore numero 2 di Fukushima il livello di radioattività è 100mila volte superiore alla norma. Non sono i 10 milioni di volte registrati poche ore prima e poi smentite dalla stessa società, che si era scusata per l'errore, ma l'allarme rimane e l'evacuazione dei tecnici è confermata.

Anche la giornata di oggi è stata difficile per la società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima. A far paura, secondo quanto rferisce l'agenzia per la Sicurezza nucleare, è lo iodio-134, giunto a livelli tali da far sospettare che l'acqua sia arrivata a contatto con il nocciolo.

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L'impennata che era stata rilevata nei livelli di radioattività nell'acqua ha nel frattempo rallentato le opere in corso per superare l'allarme; proprio oggi, infatti, era previsto l'ingresso in campo delle pompe elettriche, chiamate a sostituire le autobotti per accelerare l'immissione di acqua che deve abbassare la temperatura nei reattori.

Negli ultimi giorni, comunque, è continuato a crescere il grado di allarme, che ormai ha raggiunto il livello 6 e continua a catalizzare le attenzioni del paese. Lo sguardo, però, si volge anche al futuro, e preannuncia un possibile cambio di rotta in uno dei paesi più "nuclearizzati" del mondo: "Per ora - hanno riferito fonti del governo giapponese all'Ansa - la priorità è gestire l'emergenza, ma poi sarà necessario fare una revisione ad ampio raggio sul nucleare"; il ripensamento metterà sotto esame anche le modalità di controllo sulla sicurezza degli impianti, a partire dal ruolo e dai poteri dell'Authority. I problemi di Fukushima, e l'opacità delle informazioni che hanno accompagnato l'evoluzione dell'emergenza, hanno evidenziato la reticenza della società proprietaria degli impianti, la Tepco; in Giappone le aziende che gestiscono le centrali hanno un peso importante nell'Authority di controllo, ed è probabile che sarà questo uno dei primi aspetti a essere messo sotto esame.

 

2011-03-20

A Fukushima riattivato il sistema di raffreddamento - Marchionne: impatto giapponese sull'auto

Cronologia articolo19 marzo 2011Commenta

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Argomenti: Governo | Misure di sicurezza | Giappone | Tokyo | Nhk | Naoto Kan | Fukushima | Yukio Edano | Yukio Edano

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2011 alle ore 10:17.

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Il primo ministro giapponese, Naoto Kan, ha invitato il leader del principale partito di opposizione, Sadakazu Tanigaki, capo dei liberaldemocratici, a entrare nel governo per affrontare le conseguenze del sisma, dello tsunami e della crisi nucleare che hanno colpito il paese con una coalizione di unità nazionale. Tanigaki stesso ha reso noto che il premier gli ha chiesto di assumere la carica di vicepremier: proposta non accettata. Kan, comunque, cerca di allargare la sua maggioranza attraverso consultazioni con le varie forze politiche.

Come annunciato dall'agenzia di sicurezza nucleare il sistemi di raffreddamento delle vasche di stoccaggio del combustibile esausto sono di nuovo in funzione nei reattori 5 e 6 della centrale di Fukushima. L'alimentazione di energia, ora parzialmente ripristinata, si era interrotta automaticamente nella centrale al momento del sisma di magnitudo 9 che ha colpito l'11 marzo scorso il Giappone. Probabilmente già da domani potrebbero essere ripristinata l'elettricità nei reattori 1, 2, 3 e 4. A breve (alle 06:00 locali le 22:00 di sabato in Italia) invece riprenderà il bombardamento di acqua sul reattore n.4 .

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Il primo elemento positivo della giornata era stato la stabilizzazione del reattore considerato più pericoloso, quello numero 3, nel quale il nocciolo di uranio arricchito è stato parzialmente danneggiato. I tecnici, circa 300, che hanno lavorato nel cuore della zona più pericolosa della centrale, sono riusciti a far entrare dell' acqua nel reattore dopo averlo bombardato per sette ore di fila con gli idranti montati sui mezzi dei vigili del fuoco. Il portavoce del governo Yukio Edano ha sostenuto in una conferenza stampa che nel reattore "la situazione si è in qualche modo stabilizzata". Poi è stato rimesso in funzione il sistema di raffreddamento delle vasche di stoccaggio nei reattori 5 e 6. La svolta, riferisce la Tepco, è maturata dopo che gli ingegneri sono riusciti a far ripartire le pompe per garantire la fornitura di acqua marina alle vasche.

Ventimila morti

È di 19.399 tra morti e dispersi il bilancio ufficiale del terremoto. Lo ha reso noto l'agenzia nazionale di polizia precisando che i morti accertati sono 7.653, mentre è attivato a quota e 11.746 il numero delle persone che mancano all'appello.

Oggi un'altra forte scossa di terremoto si è registrata vicino alla centrale nucleare di Fukushima. Lo ha riferito l'agenzia meteorologica del paese senza diramare alcun allarme tsunami. Il sisma ha scosso gli edifici di Tokyo, ma non é stato segnalato nessun danno, l'emittente pubblica Nhk ha riferito che i voli verso l'aeroporto di Narita sono stati temporaneamente sospesi per alcuni controlli di sicurezza.

Livelli anormali elevati di radioattività sono stati registrati nel latte e negli spinaci nella prefettura di Fukushima e Ibaraki, nei pressi della centrale nucleare danneggiata. Lo ha dichiarato il portavoce del governo, Yukio Edano. Intanto si apprende, da fonti governative, che tracce di iodio radioattivo sono state trovate nei rubinetti dell'acqua di Tokyo e in altre località del Giappone.

 

Marchionne avverte: ci sarà un impatto Giappone sull'industria dell'auto

Cronologia articolo19 marzo 2011

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Argomenti: Trasporti e viabilità | Lancia Thema | Giorgio Napolitano | Fiat | Sergio Marchionne

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2011 alle ore 12:23.

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In occasione della presentazione al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano della nuova Lancia Thema, Sergio Marchionne si è detto convinto che la situazione giapponese avrà un impatto sull'industria dell'auto. "È troppo presto per dirlo, ma potenzialmente l'impatto ci sarà - ha detto - La domanda è quanto durerà e non credo che durerà molto".

"C'e' troppa incertezza - ha aggiunto Marchionne - ma l'impatto ci sarà anche a livello di industria automobilistica, l'impatto sui fornitori si vedrà, a catena. Per quanto ci riguarda stiamo analizzando la questione, la scorsa notte ne abbiamo parlato con i nostri negli Stati Uniti per il momento non vediamo impatti negativi ma è troppo presto, aspettiamo", ha concluso.

"È una macchina bellissima, aspetto di poterla usare". Così il capo dello Stato, Giorgio

Napolitano, ha definito la nuova Thema che l'amministratore delegato della Fiat gli ha fatto vedere davanti al Lingotto.

"Avevamo promesso che avremmo portato una sfilza di vetture e lo stiamo facendo" ha precisato Marchionne, al termine della visita con il capo dello Stato. "Dateci un pò di tempo - ha detto ancora Marchionne - le stiamo lanciando tutte quante. Lo avevamo promesso che avremmo portato una sfilza di vetture e lo stiamo facendo". Riguardo al rinnovato Museo nazionale dell'auto Marchionne ha osservato: "È una bellissima cosa. Sono veramente contento, è il luogo dove è nata la Fiat, è tutta qui. Bisogna conservarla e portarla avanti".

 

 

Bersani: ruolo attivo Italia. Calderoli pone due condizioni. Vendola: riaprire subito il negoziato

Cronologia articolo20 marzo 2011

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Argomenti: Politica | Francia | Udc | Idv | Ignazio La Russa | Maria Latella | Onu | Libia | Sicilia

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2011 alle ore 13:19.

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Il Pd è pronto a sostenere un ruolo attivo dell'Italia in Libia. L'annuncio è stato fatto dal segretario del partito Pierluigi Bersani a Rainews. Per Bersani, infatti, l'intervento "è necessario e legale". "Necessario - aggiunge - per impedire un massacro dei civili e legale perché avviene in seguito alle deliberazioni dell'Onu e dell'accordo UE-Lega araba". Queste parole riecheggiano quelle usate ieri dal primo ministro inglese, David Cameron. Per il segretario del Pd l'asse fondamentale da tenere in questa fase: "E' che Gheddafi ritiri le sue truppe nelle caserme, si arrivi ad una situazione di tregua e l'unione europea si metta a disposizione per una evoluzione pacifica e democratica della situazione libica".

Sulle perplessità espresse da alcuni ministri come Umberto Bossi il segretario del Pd consiglia invita il governo a parlare "con voce univoca, di definire meglio, in diverse commissioni parlamentari, il ruolo dell'Italia". E ai ministri dissenzienti consiglia, in questa fase, di "stare zitti".

La posizione della Lega, dopo le dichiarazione di Bossi

Secondo il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, è possibile che l'Italia partecipi alla missione contro Gheddafi, ma a due condizioni ben precise. "L'unico che non ha mai baciato l'anello a Gheddafi sono io - ha detto Calderoli all'Ansa - e forse ho più titolo per parlare visto che mi dimisi da ministro pur di non accettare diktat da Gheddafi. Ciò nonostante avrei preferito una maggior cautela assumendo una posizione simile a quella tedesca, visto la vicinanza che abbiamo con la Libia e le possibili conseguenze di invasione di profughi e di ritorsioni terroristiche". "Prendo atto - ha concluso Calderoli - della nostra adesione all'operazione anche se avremmo preferito un voto d'aula. Ma la nostra partecipazione richiede due condizioni imprescindibili: la prima è l'impegno di tutte le nazioni che partecipano di prendere una quota parte dei profughi in proporzione a quella che è la loro popolazione residente. La seconda è che il blocco navale sia utilizzato per impedire esodi di massa verso il nostro Paese e in particolare Lampedusa e la Sicilia".

Casini: qualche distonia e confusione di troppo

Secondo il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, intervistato da Maria Latella su Sky, "c'è stata qualche distonia e confusione di linguaggio di troppo, c'è stata rapidità in evoluzione della nostra posizione e c'è stata qualche disinvoltura" da parte del governo sulla situazione in Libia. Casini ha commentato le dichiarazioni del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha parlato di una "partecipazione attiva dell'Italia alla missione" perché "non siamo affittacamere": "Io non sarei neanche molto convinto che abbiano bisogno degli affittacamere - ha rilevato - mi sembra Francia e Gran Bretagna siano andando in camper: hanno portaerei, basi in Corsica, in Ciad. Non siamo come pensiamo di essere, certo siamo il primo paese di fronte alla Libia".

Vendola: grande preoccupazione

"Esprimiamo grande preoccupazione per lo sviluppo degli eventi in Libia, dopo l'inizio delle operazioni militari. Preoccupazione ancor più aggravata dalla notizia del sequestro a Tripoli dell'equipaggio di un rimorchiatore italiano da parte delle autorità del governo di Gheddafi". Lo dichiara in una nota il presidente di Sinistra Ecologia Libertà, Nichi Vendola, che stamani ha riunito a Roma il coordinamento nazionale del partito per una valutazione sulla vicenda libica. Nelle prossime ore sarà diffuso un documento di Sel. "Chiediamo - prosegue il leader di Sel - che siano da una parte attivate tutte le iniziative a tutela dei nostri connazionali in Libia, e dall'altra sia attivato un corridoio umanitario che garantisca la sicurezza delle popolazioni civili". Vendola invita poi il governo Berlusconi a essere "responsabile". "Dopo i baciamano a Gheddafi - prosegue il leader di Sel - ed essere stati i primi della classe nel rapporto con quel regime, oggi, per far dimenticare quella vergogna, non trasformi l'Italia, anche per le ragioni storiche ben note del colonialismo italiano in quella nazione, nel primo della classe nelle operazioni militari. È necessario - conclude Vendola - che si riapra subito lo spazio del negoziato, e si impedisca l'escalation senza controllo".

L'Italia dei Valori: "L'Italia non può assistere inerme, governo spaccato"

"L'Italia non può assistere inerme al massacro di civili a poche centinaia di chilometri dalle sue coste. Il nostro Paese deve fare pienamente la sua parte per liberare il popolo libico dall'oppressione di un regime sanguinario che non rispetta i diritti umani". E' l'opinione il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. "Italia dei Valori - prosegue - appoggerà ogni azione necessaria, anche diretta ed attiva, per dare attuazione alla risoluzione Onu. Purtroppo anche in questa situazione così drammatica e delicata, il governo è spaccato. La posizione della Lega, incapace di guardare al di là del proprio naso e di piccoli interessi elettorali, mina la coesione dell'esecutivo e lo rende ancora più debole". "È indispensabile - aggiunge - coinvolgere il Parlamento nelle decisioni perchè il Governo, oltre ad essere spaccato, è poco credibile. Dobbiamo ricordare che sei mesi fa Berlusconi baciava le mani al dittatore libico e fino a due giorni fa c'era chi sperava che Gheddafi riuscisse a tornare in sella, a danno del suo popolo". "Non si devono ripetere gli errori del passato - conclude - ed il Parlamento deve essere costantemente aggiornato e partecipe delle decisioni, anche militari".

2011-03-19

Fukushima, il ripristino dell'energia è questione di ore - Marchionne: impatto giapponese sull'auto

Cronologia articolo

19 marzo 2011

L'Agenzia di sicurezza nucleare ha annunciato fra oggi e domani il ripristino dell'alimentazione elettrica nei reattori 1,2,5 e 6 e quella nei reattori 3 e 4 della centrale nucleare di Fukushima. L'alimentazione di energia si era interrotta automaticamente nella centrale al momento del sisma di magnitudo 9 che ha colpito l'11 marzo scorso il Giappone. I danni causati dallo tsunami seguito al terremoto hanno impedito che venisse ripristinata l'elettricità, necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto.

E' "previsto di ripristinare l'elettricità sabato nei reattori 1 e 2, così anche per quelli 5 e 6 - ha detto un funzionario dell'agenzia - la corrente sarà ripristinata domenica nei reattori 3 e 4".

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Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

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Oggi un'altra forte scossa di terremoto si è registrata vicino alla centrale nucleare di Fukushima. Lo ha riferito l'agenzia meteorologica del paese senza diramare alcun allarme tsunami. Il sisma ha scosso gli edifici di Tokyo, ma non é stato segnalato nessun danno, l'emittente pubblica Nhk ha riferito che i voli verso l'aeroporto di Narita sono stati temporaneamente sospesi per alcuni controlli di sicurezza.

Intanto sui tetti degli edifici dei reattori 5 e 6 della centrale nucleare di Fukushima sono stati

praticati dei fori per evitare esplosioni di idrogeno. il gestore dell'impianto, l'azienda elettrica

Tokyo Electric Power (Tepco), precisa infatti che "nel timore di un accumulo di idrogeno nei reattori 5 e 6, Tepco ha praticato tre fori da 3 a 7,5 centimetri nei tetti" dei loro edifici, ha dichiarato un portavoce della società. I reattori 5 e 6 sono i meno danneggiati della centrale perchè, diversamente da quanto accaduti nei reattori 1, 2, 3 e 4, i loro sistemi di raffreddamento hanno continuato a funzionare dopo il sisma e lo tsunami dell'11 marzo, grazie a un generatore diesel. Tuttavia, al momento del sisma anche in questi due reattori era stato registrato un aumento della pressione.

Stanno avendo successo gli sforzi dei soldati e dei tecnici per raffreddare i reattori della centrale nucleare Fukushima-1. Secondo quanto ha riferito oggi in conferenza stampa il ministro della Difesa nipponico Toshimi Kitazawa, i primi quattro reattori della centrale, sarebbero a temperature inferiori ai 100 gradi. Lo riporta la televisione pubblica Nhk.

Per quanto riguarda invece i reattori 5 e 6, che erano fermi al momento dell'incidente e che hanno finora presentato meno problemi, la Nhk ha riferito che, secondo le autorità, sono o

sono stati "raffreddati". Al reattore 6 è in funzione un impianto di raffreddamento, al 5 è stato effettuato un raffreddamento attraverso pompe diesel.

Parola d'ordine resta dunque raffreddare con getti d'acqua 24 ore su 24 i reattori della centrale danneggiati. Questo l'obiettivo del piano messo a punto dalle autorità giapponesi

assieme all'esercito e ai vigili del fuoco per cercare di diminuire la temperatura del combustibile radioattivo depositato.

Livelli anormali elevati di radioattività sono stati registrati nel latte e negli spinaci nella prefettura di Fukushima e Ibaraki, nei pressi della centrale nucleare danneggiata in seguito al terremoto e allo tsunami di una settimana fa. Lo ha dichiarato il portavoce del governo, Yukio Edano. Intanto si apprende che tracce di iodio radioattivo sono state trovate nei rubinetti dell'acqua di Tokyo e in altre località del Giappone. Lo ha annunciato l'agenzia di stampa, Kyodo, citando fonti governative.

 

 

Marchionne avverte: ci sarà un impatto Giappone sull'industria dell'auto

Cronologia articolo19 marzo 2011

In occasione della presentazione al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano della nuova Lancia Thema, Sergio Marchionne si è detto convinto che la situazione giapponese avrà un impatto sull'industria dell'auto. "È troppo presto per dirlo, ma potenzialmente l'impatto ci sarà - ha detto - La domanda è quanto durerà e non credo che durerà molto".

"C'e' troppa incertezza - ha aggiunto Marchionne - ma l'impatto ci sarà anche a livello di industria automobilistica, l'impatto sui fornitori si vedrà, a catena. Per quanto ci riguarda stiamo analizzando la questione, la scorsa notte ne abbiamo parlato con i nostri negli Stati Uniti per il momento non vediamo impatti negativi ma è troppo presto, aspettiamo", ha concluso.

"È una macchina bellissima, aspetto di poterla usare". Così il capo dello Stato, Giorgio

Napolitano, ha definito la nuova Thema che l'amministratore delegato della Fiat gli ha fatto vedere davanti al Lingotto.

"Avevamo promesso che avremmo portato una sfilza di vetture e lo stiamo facendo" ha precisato Marchionne, al termine della visita con il capo dello Stato. "Dateci un pò di tempo - ha detto ancora Marchionne - le stiamo lanciando tutte quante. Lo avevamo promesso che avremmo portato una sfilza di vetture e lo stiamo facendo". Riguardo al rinnovato Museo nazionale dell'auto Marchionne ha osservato: "È una bellissima cosa. Sono veramente contento, è il luogo dove è nata la Fiat, è tutta qui. Bisogna conservarla e portarla avanti".

 

 

 

 

2011-03-18

 

L'Aiea alza il livello di allarme nucleare a Fukushima. Appello di Naoto Kan al paese: ricostruiremo

Cronologia articolo18 marzo 2011Commenti (7)

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Argomenti: Misure di sicurezza | Naoto Kan.Honda | Barack Obama | Naoto Kan | Cernobyl | Onu | Honda | Nissan | Oceano Pacifico

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 09:18.

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È una corsa contro il tempo per evitare la catastrofe. L'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica ha innalzato il livello di gravità del disastro nucleare nella centrale di Fukushima da 4 a 5, (cioè da un incidente con conseguenze locali a incidente che coinvolge territori più estesi). La scala internazionale, dal punto di vista della sicurezza di un evento radiologico o nucleare va dal livello 1 ("anomalia") a 7 ("incidente gravissimo). Ogni livello della scala prevede una gravità 10 volte maggiore del precedente. L'incidente di Cernobyl, nel 1986, fu classificato di livello 7, Three Miles Island di livello 5.

L'appello del premier all'unità nazionale

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha lanciato un appello all'unità del paese di fronte all'impegno di ricostruire il paese. "Tutto il popolo deve avere la forte determinazione a superare questa crisi. I tecnici della Tokyo Denryoku (la società elettrica che gestisce la centrale, ndr.) dell'esercito, della polizia, tutti gli addetti stanno lavorando con tutte le forze, a rischio della vita. Assieme a loro dobbiamo superare questa situazione. Ricostruiremo il Paese dalle rovine", ha detto ancora Kan nel suo discorso alla nazione, aggiungendo che lui stesso "come cittadino", "lavorerà duro" per la rinascita del Giappone". Anche se ha ammesso che le operazioni per evitare un disastro nucleare nella centrale Fukushima-1, colpita una settimana fa dal devastante terremoto/tsunami che ha annichilito il nordest del Giappone, devono ancora affrontare "enormi difficoltà". Il premier ha ringraziato inoltre la comunità internazionale che s'è mobilitata per aiutare il Giappone nella sua più grande tragedia del dopoguerra.

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Preghiere e distruzione in Giappone

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Ancora parziale il bilancio del disastro il cui numero di vittime supera quello di Kobe

Il numero delle vittime confermate del terremoto 6.539 ha superato quello delle vittime del sisma di Kobe del 1995, nel quale persero la vita 6.434 persone. I dispersi sono più di 10.000 e si teme che il bilancio finale possa superare le 20.000 vittime. E sono almeno 400 i chilometri quadrati di terreno inondati dallo tsunami secondo l'autorità geo-spaziale giapponese, sulla base dell'analisi delle fotografie aeree e satellitari realizzate nel nord-est. Tuttavia mancano ancora i rilevamenti su una superficie pari al 20 per cento di quella investita dall'onda.

Inatnato continuano senza sosta i tentativi di raffreddamento dei reattori danneggiati della centrale di Fukushima. Dopo essere stati costretti a rinunciare all'uso degli elicotteri, per l'alta radioattività che si sprigiona, le autorità hanno schierato circa 20 camion dei pompieri. Con questi mezzi hanno ripreso a tentare di raffreddare i reattori con i cannoni ad acqua. In particolare i vigili del fuoco e i militari si stanno concentrando sul numero 3, considerato il più pericoloso perche è alimentato dalla miscela di ossido di uranio e di plutonio.

L'operazione che va avanti da molti giorni non pare però ottenere i risultati sperati tanto che l'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare non esclude l'ipotesi di chiudere i reattori atomici danneggiati in sarcofaghi di cemento armato e di seppellirli, come fu fatto con quello di Chernobyl. Nel frattempo i tecnici giapponesi sperano di riuscire entro domani a rimettere parzialmente in funzione il sistema elettrico della centrale per accelerare le operazioni di raffreddamento. Da ieri, il livello di radioattività nella centrale è sceso solo marginalmente. Il vento sulla centrale soffia verso il Pacifico (guarda la dinamica di dispersione della nube) e non c' è pericolo immediato per l'area urbana di Tokyo, 240 km a sud dell'impianto.

Il presidente americano Barack Obama ha affermato che non ci sono pericoli neanche per la costa occidentale degli Usa, dove 450 esperti nucleari militari sono pronti ad aiutare quelli giapponesi se necessario. Intanto nove militari sono già in Giappone per valutare i rischi di contaminazione radioattiva e la eventuale necessità di rinforzi. Oggi tornerà in patria il direttore generale dell'Aiea - l'Agenzia dell'Onu per l'energia atomica - il giapponese Yukiya Amano, che discuterà della crisi col premier Naoto Kan.

Honda ancora stop alla produzione. Nissan test sulla radioattività sulle auto

L'azienda automobilistica Honda ha annunciato che estenderà dal 20 al 23 marzo la sospensione della produzione di auto. La Nissan invece effettuerà test sulla radioattività su tutte le automobili costruite in Giappone: "Continueremo a prendere tutte le misure appropriate per rassicurare il pubblico sul fatto che tutti i nostri prodotti sono conformi ai livelli di sicurezza raccomandati, i test proseguiranno fino a che non saremo certi che ogni rischio di contaminazione è escluso".

 

 

Tokyo ha paura - A Fukushima situazione più grave, il premier Kan: ricostruiremo - Rischio Chernobyl

articoli di Stefano Carrer ed Elena ComelliCronologia articolo18 marzo 2011Commenti (5)

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Argomenti: Governo | Ambiente | Banri Kaieda | Stati Uniti d'America | Barack Obama | Ministero degli affari Esteri | Alitalia | Cina | Tokyo

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 07:57.

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In Giappone paura del blackoutIn Giappone paura del blackout

dal nostro inviato Stefano Carrer

TOKYO - La paura di Tokyo non è la paura del mondo. Alle 15 e 47 di ieri, per una quindicina di milioni di giapponesi arriva una temuta notizia che fa dimenticare quanto accade ai reattori di Fukushima e tanto spaventa europei, americani e altri asiatici: il ministro dell'Economia Banri Kaieda annuncia che è in arrivo un blackout elettrico di proporzioni imprevedibili, poiché la domanda di energia, che aumenta nelle ore serali, ha già sfiorato in mattinata la capacità massima che la Tepco - la stessa utility che gestisce (male) Fukushima - può fornire nonostante un razionamento già in atto.

Negli uffici il lavoro si interrompe: sono gli stessi bucho, i capi, a invitare gli impiegati a sbrigare in fretta l'essenziale. Ci si precipita verso treni e metropolitane, temendo di non fare in tempo a tornare a casa. "Sono rimasta bloccata quasi tutta la notte sulla moquette di un albergo, il giorno del terremoto – afferma Satoko Tanaka, impiegata 33enne - non voglio ripetere oggi questa esperienza".

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Bisogna fare tutti la propria parte per risparmiare energia: chi resta in ufficio si ritrova senza riscaldamento e con i gabinetti a luci spente. I gestori dei trasporti tagliano le corse: la ressa è da mattino presto. "Di solito salgo sulla carrozza riservata alle donne - prosegue Tanaka - ma da giorni non mi preoccupo più del chikan (la manomorta, ndr): penso che il pericolo sia calato al minimo, anche i sukebe (i pervertiti) saranno sotto stress". Cala il buio preventivo su una città famosa nel mondo per il turbinio multicolore delle sue insegne.

Alle 20 e 27 viene reso noto che la domanda di energia si sta approssimando ai livelli di guardia, come era successo già al mattino: annunci che vengono accolti con più apprensione di quelli riguardanti Fukushima. I kombini vengono di nuovo assaltati per fare incetta di vettovaglie. In vista del lungo weekend che si prolungherà al lunedì festivo, chi è a corto di contanti trova una brutta sorpresa ai bancomat della Mizuho: si digita a vuoto, l'aumento delle transazioni ha mandato in tilt il sistema della megabanca. Una città fiera della sua efficienza si riscopre caotica: troppe cose non funzionano, qui non si è abituati alla rassegnazione italiana. La sorpresa lascia spazio allo sconcerto e subito dopo alla volontà di precauzione: di sicuro alla riapertura i bancomat della Mizuho saranno sommersi di richieste e rischieranno un altro tilt. "Sono stata in coda 5 ore - dice Keiko Fukano, reduce dal Tokyo Passport Center - è per la mia anziana madre: s'è convinta a fare il passaporto, non si sa mai".

Va anche peggio agli stranieri che affollano all'inverosimile l'ufficio immigrazione, dalle parti di Shinagawa: chiedono il permesso di rientro, un'inutile e assurda complicazione burocratica che invano l'Ambasciata dell'Ue ha chiesto da anni al Giappone di abolire. Anche se hai il visto pluriennale, se esci non puoi più tornare se non hai messo sul passaporto il "bollino" del rientro multiplo. Sorge intanto il dubbio che certe ambasciate - britannica , australiana - sapessero qualcosa del rischio blackout: hanno invitato i connazionali ad andarsene da Tokyo, precisando che la raccomandazione non si riferisce tanto a un immediato pericolo radioattivo, ma al rischio di caos energetico e logistico.

Chi sta fuori dal Giappone ha invece ben altre preoccupazioni: la prima è che il governo giapponese e la Tepco non la raccontino giusta su Fukushima. Tutte le tv mondiali mostrano lo spettacolo del ricorso a mezzi sempre più disperati per cercare di raffreddare i reattori: elicotteri che rovesciano acqua dall'alto, camion con maxi-idranti progettati per spegnere incendi e non certo per abbassare la pressione in un impianto atomico. Dopo la Francia che continua a moltiplicare gli allarmi rossi irritando ormai visibilmente i padroni di casa, anche la Cina si è messa a chiedere più chiarezza: una portavoce del ministero degli esteri di Pechino ha detto di sperare "che il Giappone dica al mondo quanto sta avvenendo in maniera tempestiva e appropriata". I briefing che si moltiplicano per i giornalisti e il personale delle ambasciate straniere continuano a lasciare un senso di frustrazione.

Ieri pomeriggio, ad esempio, il vicedirettore generale della Nuclear and Industrial Safety Agency, Hidehiko Nishiyama, ha convocato una conferenza stampa. Il materiale distribuito si riferisce però alla situazione in prima mattina e l'oratore appare sfuggente su ogni domanda delicata. Quello che è sempre più evidente è la divergenza di valutazioni sulla gravità della situazione tra Tokyo e Washington, anche dopo la telefonata di mezz'ora tra il premier Kan e Barack Obama, che ha promesso ogni aiuto. Per il Dipartimento di stato e il Pentagono, l'area da considerare pericolosa attorno alla centrale è di 80 chilometri, mentre Tokyo resta a un raggio di 30. Ad ogni buon conto, i familiari dei diplomatici Usa sono stati autorizzati a partire, compresi quelli del consolato di Nagoya (350 km a sud di Tokyo).

Partito finalmente da Osaka (da ieri unica destinazione Alitalia sul Giappone) anche il gruppone del Maggio Musicale Fiorentino, che ieri avrebbe dovuto mettere in scena una "Tosca" scintillante in una grande serata di celebrazioni dell'Unità d'Italia. Ci ha pensato l'Istituto italiano di cultura, con un alzabandiera al mattino e il canto di "Fratelli d'Italia" da parte del maestro Ishihara nel tardo pomeriggio. Un momento breve, per spegnere presto le luci e offrire qualche panino in semioscurità agli impiegati della società di editoria medica al piano superiore, che non avevano fatto in tempo a prendere l'ultimo treno disponibile. Il buio si fa più fitto. Il blackout totale non arriva. Solo, verso le 22, un'altra scossa di terremoto di magnitudo 5.8.

 

 

Michael Allen spiega perché l'ipotesi peggiore è una nuova Chernobyl

di Elena ComelliCronologia articolo18 marzo 2011

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Argomenti: Misure di sicurezza | Michael Allen | Oceano Pacifico | Chernobyl | Camera dei deputati

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 15:28.

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Michael Allen spiega perché l'ipotesi peggiore è una nuova ChernobylMichael Allen spiega perché l'ipotesi peggiore è una nuova Chernobyl

"L'emergenza continuerà per molto tempo, il peggio potrebbe ancora arrivare". Questa la previsione di Michael Allen, che ha guidato per 14 anni i programmi sulla sicurezza dei reattori dei Sandia National Labs nel deserto del Nuovo Messico, dove metteva in atto in ambiente controllato gli incidenti più gravi, compresa la fusione del nocciolo, per studiarne le dinamiche.

Come potrebbe evolversi la situazione?

"Le esplosioni dell'idrogeno a contatto con l'aria, che hanno fatto saltare la copertura esterna dei reattori, non sono un problema grave, erano ampiamente prevedibili. Quella che mi preoccupa di più, invece, è l'esplosione del 15 marzo. Questa dev'essere interna al reattore ed è successa, probabilmente, quando parte delle barre esposte si sono fuse e sono colate nel bacino d'acqua sottostante".

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Cosa può essere successo?

"Quando accade questo, si sviluppa una massiccia esplosione di vapore, che crea una pressione estremamente alta nella camera interna del reattore. Ho fatto spesso degli esperimenti di questo tipo e se il nocciolo fuso cola nell'acqua, esplode sempre".

Subito dopo la pressione è calata bruscamente...

"Esatto. In più, si è impennato il livello delle radiazioni all'esterno. Questo avallerebbe l'ipotesi che la camera di contenimento del reattore sia stata danneggiata o addirittura fessurata e stia rilasciando la radioattività interna".

Cosa ci aspetta in seguito?

"Se i tecnici giapponesi non riescono a trovare un modo per raffreddare il nocciolo dei tre reattori in avaria, il livello di radiazioni continuerà a salire e sarà sempre più pericoloso avvicinarsi e condurre le operazioni di raffreddamento. E' un circolo vizioso. Questi processi possono durare molto tempo, anche per mesi, molto più a lungo di quanto la gente si aspetti. Nel corso del tempo, reazioni analoghe potrebbero scatenarsi in tutti e sei i reattori, se non si riprende in mano il controllo della situazione".

La peggiore delle ipotesi?

"Se non riusciranno a pompare abbastanza acqua fredda nei reattori, tutto il nocciolo fuso colerà nel bacino d'acqua che sta sul fondo della camera interna. Il calore del nocciolo farà bollire e poi evaporare tutta l'acqua. Si depositerà sul fondo di acciaio del bacino e se è ancora molto caldo lo bucherà, cadendo nel bacino sottostante, che sta sul fondo della camera di contenimento di cemento".

Un'altra esplosione?

"Qui ci sarà sicuramente un'altra esplosione. L'acqua di questo bacino sarà fredda e l'improvviso contatto con il contenuto del reattore ad altissima temperatura può causare un'esplosione molto potente, quasi come una bomba. Con un'esplosione di questo tipo, è probabile che la camera di contenimento di cemento si fratturi e da qui potrebbe uscire all'esterno una nuvola molto radioattiva".

Conseguenze?

"Simili a quelle di Chernobyl. In questo caso, c'è solo da sperare che il vento spinga la nuvola verso Est e il vapore radioattivo si disperda sul Pacifico. Se incece i venti dovessero spingere la nube radioattiva verso Sud, il rischio è che raggiunga Tokyo, con i suoi 13 milioni di abitanti. In quel caso le conseguenze sarebbero ben più gravi di Chernobyl".

 

 

 

2011-03-17

Energia pulita dalla paglia e farina dalla crusca, ecco la tecnologia che trasforma gli scarti in risorse

articolo di Michela Finizio - Video di Andrea FranceschiCronologia articolo17 marzo 2011

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Argomenti: Tecnologie | Salcheto | Trasition Towns | Fondazione Symbola | Arnaldo Caprai | Fabio Renzi | Italia | Attilio Scienza | Rob Hopkins

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 15:33.

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C'è chi, quando fa la spesa, non legge nemmeno un'etichetta, e mette nel carrello qualsiasi cosa perché ha fretta. E chi va a caccia di un'alimentazione sostenibile. Per sé, ma anche per l'intero pianeta. Mangiare "eco" vuol dire combattere la malnutrizione nel mondo e lo spreco, ridurre l'impatto dei processi produttivi e tutelare le biodiversità locali e stagionali.

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Quando la tavola è eco-sostenibile

Gli stili di vita sostenibili a tavola si affermano di pari passo con la sensibilizzazione dei cittadini nei confronti dei cambiamenti climatici: tecnologie di cottura a basso consumo al posto del barbecue a gas, orti "di quartiere", cibo biologico e filiere a chilometro zero. Ma non si tratta solo di un ritorno al naturale, anzi. Anche la tecnologia contribuisce alla metamorfosi dell'alimentazione: gli impianti BioHyst, ad esempio, vengono utilizzati nei paesi in via di sviluppo (al momento in Senegal) per recuperare da cruscame e biomasse tipiche degli stati africani una farina commestibile ad alto contenuto proteico, con cui produrre il pane.

Fare comunità aiuta a mettere l'ambiente nel piatto: è il caso di Monteveglio la sola città italiana che aderisce a Trasition Towns, il movimento culturale di Rob Hopkins che oggi conta oltre 300 comunità locali, impegnate a innescare uno stile di vita indipendente dal petrolio. Dal 2009 Monteveglio ha avviato la condivisione di un decalogo di consigli pratici e una serie di incontri formativi accessibili alla popolazione per un nuovo stile di vita alimentare. Sulla community si basa anche il progetto Ortinconca, un'associazione di vicini di casa in zona Navigli che mette a disposizione davanzali, ringhiere, e terrazzi per salvaguardare piante ortofrutticole rare o dimenticate, come i cherokee champion (varietà di pomodori ciliegino selezionati dai Nativi d'America), i cetrioli limone e il melone rampichino.

Cresce anche il numero di cantine che mettono in campo progetti ecologici, dalle bottiglie in vetro alleggerito al packaging sostenibile, di pari passo con il crescere della sensibilità da parte degli eno-appassionati: il 48% lo ritiene un asset competitivo del vino italiano, secondo un sondaggio realizzato dal sito specializzato Winenews.it. "Già da tempo è fortemente diminuito l'impiego della chimica nel mondo del vino – afferma Fabio Renzi, segretario generale della Fondazione Symbola –, così come sono diminuiti i consumi d'acqua destinati all'irrigazione dei vigneti". La viticoltura sostenibile è oggi alla base della nuova normativa comunitaria che regolerà nei prossimi anni l'utilizzo dei fitofarmaci in agricoltura. "L'Italia dovrà ristrutturare la sua filiera e il percorso è già avviato – dice Attilio Scienza, ordinario di Viticoltura dell'Università di Milano –.

Con la viticoltura di precisione e l'applicazione di tecnologie come lo spettrometro Nir, in grado di fornire informazioni su sette diversi parametri di qualità dell'acino, è possibile ridurre fino al 50% l'impiego di antiparassitari e fertilizzanti, migliorando la qualità dei vini". Tra le esperienze innovative c'è quella dell'azienda Salcheto (Si), che sta realizzando la prima cantina "off-grid", continuando la sperimentazione avviata con il calcolo della prima Carbon Footprint europea di una bottiglia di vino (1,83 kg per 750 ml confezionati in vetro). Anche Arnaldo Caprai dal 2008 in Umbria sta raccogliendo dati per valutare le emissioni di carbonio nella produzione vitivinicola, al fine di ridurre quelle non indispensabili, per esempio sostituendo le macchine tradizionali a basso volume per la lotta fitopatologia con macchine a recupero di prodotti. Le cantine della Franciacorta che aderiscono al progetto Ita.Ca scoraggiano il ricorso alla chimica e riutilizzano le vinacce come ammendante organico nei campi dei vigneti. La cantina Sella & Mosca sta introducendo macchine per il trattamento con recupero che permettono di trattare il vigneto con macchine multifila e garantiscono un risparmio medio del 50% di principio attivo, minor consumo d'acqua e minore dispersione nell'ambiente di fitofarmaci.

michela.finizio@ilsole24ore.com

 

 

 

 

Diretta. Radioattività in aumento a Fukushima, la terra continua a tremare - La Cina frena sul nucleare

Cronologia articolo17 marzo 2011Commenta

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Argomenti: Misure di sicurezza | Andamento dei tassi | Banri Kaieda | Naoto Kan | Ministero degli affari Esteri | Dmitri Medvedev | Stati Uniti d'America | Cina | Oceano Pacifico

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 08:57.

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Immagine dei danni riportati dalla centrale di Fukushima ripresa dal satellite GeoEye satellite (AFP PHOTO/HO/GEOEYE)Immagine dei danni riportati dalla centrale di Fukushima ripresa dal satellite GeoEye satellite (AFP PHOTO/HO/GEOEYE)

Dopo l'azione di speciali autopompe dell'esercito che hanno versaro enormi quantità d'acqua sul reattore numero 3, il livello di radiazioni alla centrale nucleare di Fukushima è nuovamente in aumento. Secondo la Tepco, il livello intorno agli edifici, è passato a 4.000 microsievert/h da 3.700, al termine di questa operazione. Mille microsievert, pari a un millisievert, sono considerati il tetto massimo cui un essere umano può esporsi, ma nell'arco di un intero anno.

L'acqua comunque ha raffreddato la temperatura nella piscina e "fumo bianco" continua a levarsi dalla zona. L'impianto potrebbe essere ricollegato presto a una linea elettrica e questo permetterebbe di riattivare, almeno parzialmente, il sistema di refrigerazione. Intanto, il ministero della Difesa ha fatto sapere che gli elicotteri militari e i camion-cisterna riprenderanno domani la loro missione.

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Cinque veicoli hanno lavorato per 40 minuti e, ore prima, gli elicotteri militari avevano lanciato tonnellate di acqua marina ancgh se con scarsi risultati. Nonostante l'acqua sia l'unico modo per raffreddare i nuclei dei reattori uno, due e tre e le vasche di combustibile esausto dei reattori tre e quattro per l'Authority francese per la Sicurezza Nucleare i mezzi messi all'opera fino a questo momento dalle autorità giapponesi non sono affatto sufficienti.

Nuova scossa

Continua intanto lo sciame sismico. Una scossa al largo delle coste di Chiba, meno 100 km a est di Tokyo, è stata registrata alle 9:32 ora locale, con magnitudo 5,8 sulla scala Richter, a una profondità di 40 chilometri.

Allarme blackout

Il paese rischia di subire interruzioni generalizzate della corrente elettrica se non saranno ridotti i consumi. Il monito è stato lanciato dal ministro nipponico per l'economia: "La domanda di corrente risulterà oggi stesso di gran lunga superiore alla disponibilità tra la sera la notte, nonostante i razionamenti già previsti, e si debbono temere blackout imprevedibili soprattutto nell'area di Tokyo". La previsione del ministro è però stata rivista dalla Tepco dopo che i cittadini di Tokyo hanno fatto scendere la domanda di elettricità a 3050 kilowatt alle 18 ora locale da 3290 tra le 8 e le 9 del mattino. Per ridurre i consumi anche le ferrovie hanno ridotto del 20% la velocità dei treni e hanno diminuito il numero di corse. Ai cittadini inoltre é stato chiesto di usare di meno i sistemi di riscaldamento per far fronte all'ondata di aria fredda che ha colpito il paese nelle ultime ore.

Mevded:"In Giappone è la catastrofe". La Russia offre aiuto

Il presidente russo Dmitri Medvedev ha definito l'incidente nucleare un "disastro nazionale colossale, una catastrofe". IIl ministero degli esteri russo ha dichiarato che il suo paese è pronto a prestare qualsiasi tipo di aiuto al Giappone, anche nello spegnimento degli incendi alla centrale di Fukushima.

La nube radioattiva si sposta verso la California

La nube di fumo bianco radioattivo sprigionata dalla centrale nucleare sta attraversando il Pacifico e potrebbe arrivare già domani sulla costa della California meridionale, dopo aver toccato anche le isole Aleutine. Gli esperti ritengono che la nube non comporterà comunque rischi per la salute dei cittadini statunitensi, poiché lungo il tragitto perderà molto del suo potenziale nocivo.

Il bilancio delle vittime continua a salire

Il devastante sisma/tsunami sta assumendo una dimensione sempre più catastrofica. Secondo i dati diffusi oggi dalla polizia tra morti e dispersi si è arrivati a quota 15.023.

I morti accertati, alle 16 locali (ore 8 in Italia) sono 5.429 in 11 prefetture più Tokyo. I dispersi sono in tutto 9.594 distribuiti in sei prefetture. I feriti sono 2.404.

Il Giappone e gli Usa

Obama e il premier Naoto Kan hanno parlato al telefono e il presidente ha detto che gli Usa collaboreranno "in tutti i modi possibili", e ha promesso di inviare altri esperti nucleari. Alcune pompe di fabbricazione americana stanno già per essere trasportate alla centrale nucleare per rafforzare i disperati tentativi di raffreddare i reattori. Nel frattempo però il dipartimento di stato ha autorizzato la partenza su base volontaria, inclusa una nuova sistemazione in zone sicure in Giappone, delle famiglie del personale del governo americano.

La Cina chiede spiegazioni

Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Jiang Yu ha chiesto al Giappone informazioni opportune e precise sull'emergenza nucleare in corso alla centrale nucleare Fukushima: "Io credo che tutti i governi e tutte le popolazioni abbiamo il diritto di seguire con attenzione questo incidente e che il Giappone gestisca i suoi sforzi per risolverlo".

L'ambasciata italiana invita a lasciare Tokyo

L'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo Tsunami e dalla stessa capitale". Quanto all'ipotesi radiazioni, le misure "del team italiano effettuate confermano il valore registrato ieri di 0.04 microsievert/ora". Le misure spettroscopiche escludono al "momento la presenza di isotopi radioattivi artificiali.

 

 

Pechino frena sui suoi ambiziosi programmi nucleari e ordina un test su tutte le centrali del paese

dal nostro corrispondente Luca VinciguerraCronologia articolo17 marzo 2011

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Argomenti: Prezzi e tariffe | International Energy Agency | Consiglio di Stato | Pechino | Fukushima

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 11:51.

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Cina, centrale nucleare in costruzione a Fuqing (Afp)Cina, centrale nucleare in costruzione a Fuqing (Afp)

SHANGHAI – L'incubo di Fukushima spinge la Cina a rivedere i suoi ambiziosi piani di potenziamento nucleare che, sulla carta, prevedono l'installazione di 400 gigawatt di potenza entro il 2050. Nelle ultime ore il Consiglio di Stato ha deciso di sottoporre tutte le centrali nucleari esistenti a uno speciale test di sicurezza. In sostanza, gli ispettori di Pechino dovranno valutare se i 12 reattori attualmente in funzione nel paese (sono distribuiti su 4 centrali che sviluppano una capacità complessiva di 10 gigawatt annui) sarebbero in grado di resistere a stress analoghi a quelli che una settimana fa in Giappone, dopo lo tsunami e il terremoto, hanno mandato fuori controllo gli impianti di Fukushima.

Il Consiglio di Stato ha anche deciso di congelare tutti i progetti in essere per verificare che corrispondano agli standard di sicurezza. La moratoria riguarda una dozzina di nuove centrali già in fase di costruzione, più altre 25 la cui progettazione si trova in uno stadio avanzato.

Il nucleare è uno dei pilastri della politica energetica cinese. Spinta dalla fame crescente di materie prime necessarie per alimentare lo sviluppo economico e il processo di modernizzazione del paese, qualche anno fa Pechino ha capito che il suo portafoglio energetico andava radicalmente cambiato. E anche in tempi rapidi.

Per due ragioni. Una di carattere economico-politico: importare combustibili fossili costa, e costituisce un rischioso fattore di dipendenza dall'estero. L'altra di carattere ambientale: oggi il carbone copre quasi il 70% del fabbisogno energetico cinese e contribuisce per l'83% alle emissioni di gas serra del Dragone.

Così, all'inizio del decennio scorso, il governo cinese ha deciso di rispolverare i vecchi progetti di sviluppo dell'energia nucleare rimasti per lungo tempo nel cassetto. La storia del nucleare in Cina, infatti, è lunga e controversa. Verso la metà degli anni '70, Pechino sembrava sul punto di abbracciare l'opzione nucleare per sostenere la crescita della domanda domestica di energia elettrica. Ma poi una serie di considerazioni spinsero il governo a raffreddare il progetto.

Primo: all'epoca la Cina poteva contare su abbondanti risorse di acqua, carbone e anche di petrolio che le garantivano la totale autosufficienza energetica.

Secondo: a differenza del vicino Giappone (che da allora non a caso ha costruito una sessantina di centrali), la Cina era stata solo sfiorata dalla prima crisi petrolifera del 1973.

Terzo: non avendo sviluppato in casa un know how nucleare, Pechino per sviluppare la produzione di energia atomica sarebbe dovuta dipendere dai trasferimenti di tecnologia dall'estero.

 

 

 

Giappone a rischio black out. Ambasciata italiana:"Lasciate Tokyo". L'imperatore in tv

Cronologia articolo17 marzo 2011

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Argomenti: Andamento dei tassi | Banri Kaieda | Naoto Kan | Oceano Pacifico | Ambasciate d'Italia | Ministero degli affari Esteri | Tepco | Gregory Jaczko | Cina

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 08:57.

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Una donna cammina in un'area residenziale distrutta in Rikuzentakat,. Mar 17, 2011 (Reuters)Una donna cammina in un'area residenziale distrutta in Rikuzentakat,. Mar 17, 2011 (Reuters)

Allarme blackout in Giappone. Il paese rischia di subire interruzioni generalizzate della corrente elettrica se non saranno ridotti i consumi. Il monito è stato lanciato lanciato dal ministro nipponico per l'economia: "La domanda di corrente risulterà oggi stesso di gran lunga superiore alla disponibilità tra la sera la notte, nonostante i razionamenti già previsti, e si debbono temere blackout imprevedibili soprattutto nell'area di Tokyo".

La situazione alla centrale nucleare

Nell'ultimo tentativo di raffreddare i reattori della centrale nucleare di Fukushima, l'esercito giapponese ha fatto cadere 7.500 litri di acqua dell'oceano sulla parte superiore delle unità surriscaldate. Nel pomeriggio dovrebbe ripartire anche l'elettricità nell'impianto con i cavi di alimentazione che partono da una fonte esterna. Nonostante l'acqua riversata, la radioattività è in aumento: la società che gestisce l'impianto, la Tepco, ha affermato che intorno alla centrale il tasso radioattivo è salito a 3.000 microsievert l'ora. Mille microsievert, pari a un millisievert, sono considerati il tetto massimo cui un essere umano può esporsi, ma nell'arco di un intero anno, senza rischi per la salute. Un'area di 20 chilometri intorno alla centrale é stata evacuata. Alle persone residenti tra i 20 e i 30 km di distanza é stato consigliato di rimanere in casa. Ma secondo Gregory Jaczko, capo dell'ente nucleare americano la situazione è già compromessa: la centrale nucleare di Fukushima 1 sta diffondendo "radiazioni estremamente forti, potenzialmente letali" per le persone che stanno cercando di limitare la perdita di sostanze radioattive. Nel frattempo i venti sulla centrale nucleare stanno soffiando verso sudest, cioè verso l'Oceano Pacifico. A Tokyo martedì si è registrato un aumento di dieci volte della radioattività che però non ha raggiunto un livello ritenuto pericoloso per la salute dei residenti.

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Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

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Il bilancio delle vittime continua a salire

Il devastante sisma/tsunami sta assumendo una dimensione sempre più catastrofica. Secondo i dati diffusi oggi dalla polizia tra morti e dispersi si è arrivati a quota 15.023.

I morti accertati, alle 16 locali (ore 8 in Italia) sono 5.429 in 11 prefetture più Tokyo. I dispersi sono in tutto 9.594 distribuiti in sei prefetture. I feriti sono 2.404.

Il Giappone e gli Usa

Obama e il premier Naoto Kan hanno parlato al telefono e il presidente ha detto che gli Usa collaboreranno "in tutti i modi possibili", e ha promesso di inviare altri esperti nucleari. Alcune pompe di fabbricazione americana stanno già per essere trasportate alla centrale nucleare per rafforzare i disperati tentativi di raffreddare i reattori. Nel frattempo però il dipartimento di stato ha autorizzato la partenza su base volontaria, inclusa una nuova sistemazione in zone sicure in Giappone, delle famiglie del personale del governo americano.

La Cina chiede spiegazioni

Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Jiang Yu ha chiesto al Giappone informazioni opportune e precise sull'emergenza nucleare in corso alla centrale nucleare Fukushima: "Io credo che tutti i governi e tutte le popolazioni abbiamo il diritto di seguire con attenzione questo incidente e che il Giappone gestisca i suoi sforzi per risolverlo".

L'ambasciata italiana invita a lasciare Tokyo

L'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo Tsunami e dalla stessa capitale". Quanto all'ipotesi radiazioni, le misure "del team italiano effettuate confermano il valore registrato ieri di 0.04 microsievert/ora". Le misure spettroscopiche escludono al "momento la presenza di isotopi radioattivi artificiali.

 

 

"Sull'atomo seguiremo la Ue"

Federico RendinaCronologia articolo17 marzo 2011

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Argomenti: Eni | Udc | Mauro Libè | Corte Costituzionale | Stefano Saglia | Gianni Alemanno | Roma | Paolo Romani | Camera dei deputati

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 06:37.

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ROMA

Avanti tutta – nei proclami ufficiali – sul nucleare italiano. Ma con un'exit strategy che lentamente, con prudenza, si fa largo. Il piano governativo per dotare l'Italia del 25% di energia atomica entro un paio di decenni rimane ufficialmente fermo, immutato: ieri la maggioranza ha spianato la strada al sì delle commissioni attività produttive e ambiente della Camera alla nuova versione del decreto legislativo sui criteri per individuare i siti delle centrali atomiche, che accoglie i rilevi della Corte costituzionale sul pieno coinvolgimento delle singole regioni, anche se conferma che il loro parere non sarà vincolante. "Mercoledì prossimo l'approvazione del consiglio dei ministri" annuncia il sottosegretario allo Sviluppo Stefano Saglia. Ma è proprio lui, in contemporanea, a disegnare l'eventuale sterzata.

Punto uno: in ogni caso – giura Saglia – mai si piazzerà una centrale "senza il pieno consenso delle popolazioni interessate" oltre che degli amministratori regionali. Che, praticamente tutti, compresi quelli del centro-destra, si sono detti indisponibili, ora a maggior ragione, a ospitare impianti nucleari. "Se ciò fosse confermato significherebbe che i governatori o non hanno approfondito la materia o non hanno il coraggio di affrontarla" puntualizza Saglia ribadendo le sue convinzioni nucleariste. Ma ecco, proprio ieri, una nuova delusione. Cosa voterà il sindaco pidiellino di Roma, Gianni Alemanno, al referendum antiatomo di giugno cavalcato dalle opposizioni? "Ci devo pensare" risponde Alemanno.

Punto due: la mappa dei siti – dice sempre Saglia – comunque "non arriverà quest'anno". Il che significa che la promessa del Governo di propiziare la "prima pietra" di almeno una centrale atomica italiana entro la fine naturale della legislatura (2013) non vale più. Rimane ferma, per ora, la data del 2020 per l'entrata in funzione del primo impianto. Dunque "abbiamo dieci anni per riflettere. Perché allora bloccare tutto adesso?" dice sempre Saglia. Proprio mentre un autorevole operatore energetico da sempre scettico sul nostro ritorno al nucleare, l'ad dell'Eni Paolo Scaroni, lancia un segnale incoraggiante: allarmismo "eccessivo" per i fatti giapponesi. Giusta una "riflessione" dei paesi che hanno vecchie centrali, ma l'Italia "al nuovo nucleare può guardare con fiducia" sostiene Scaroni in un'audizione alla Camera.

Punto tre: se l'Unione europea decidesse una forma di blocco del nucleare "l'Italia non si opporrebbe" anche se "certo non prenderemo unilateralmente una decisione simile" fa sapere Stefano Saglia in vista della riunione dei ministri dell'Energia convocata lunedì prossimo per proseguire l'esame della catastrofe giapponese e mettere a punto iniziative coordinate e comuni.

I nuclearisti oltranzisti si infastidiscono. Ammonisce Mauro Libè, deputato dell'Udc (partito nuclearista per eccellenza). "Sulla scelta nucleare si può essere d'accordo o meno, ma una cosa è certa: se la posizione del Governo è quella del sottosegretario Saglia è pura presa in giro degli italiani".

Cosa dicono, allora, i ministri dello Sviluppo Paolo Romani e dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo? La linea ufficiale rimane quella della barra dritta sul nucleare (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), ma la sterzata viene comunque presa in considerazione. "A Bruxelles approfondiremo i temi della sicurezza. Per l'Italia – puntualizza Romani – il problema sono le centrali vicine al confine". Un problema in ogni caso "internazionale, europeo". E intanto, in vista del referendum "vanno date date informazioni precise e rigorose alla pubblica opinione, che deve sapere esattamente cosa è successo in Giappone in modo che le decisioni non siano figlie della pancia o delle emozioni" dice Romani confermando di essere "un convinto nuclearista" e ribadendo che "in Giappone il problema non è stato il terremoto ma lo tsunami, un evento straordinariamente incredibile che sul continente europeo non ci sarebbe stato, e comunque non come in Giappone".

Identica la posizione espressa ieri da Stefania Prestigiacomo. Il tema della sicurezza nucleare "non è più regionale, nazionale, o dei singoli Stati" ma è una questione che "va discussa a livello europeo". E' dunque "sbagliato e irresponsabile – ribadisce Prestigiacomo – assumere decisioni sull'onda emozionale". E per questa ragione "faremo le scelte insieme all'Europa".

2011-03-16

 

Droni sulla centrale di Fukushima. Si temono 25mila vittime - Radiazioni molto alte - Scandalo Tepco

Cronologia articolo16 marzo 2011Commenti (10)

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Argomenti: Trasporti e viabilità | AIEA | Frederic Vincent | Oceano Pacifico | Kyodo | Hillary Clinton | Global | Tepco | Forze Armate

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 08:55.

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Un uomo è sottoposto allo screening per l'esposizione alle radiazioni in un rifugio dopo essere stato evacuato dalle zone circostanti gli impianti nucleari Fukushima (Ap)Un uomo è sottoposto allo screening per l'esposizione alle radiazioni in un rifugio dopo essere stato evacuato dalle zone circostanti gli impianti nucleari Fukushima (Ap)

Il commissario Ue all'energia Guenther Oettinger ha dichiarato nel pomeriggio di mercoledì che nella centrale nucleare di Fukushima è in corso una "effettiva catastrofe" aggiungendo che "questo impianto non è più gestito, non è più sotto controllo". Oettinger ha parlato in una audizione all'Europarlamento. Che la situazione nella centrale giapponese danneggiata dal terremoto stia precipitando era stato confermato poco prima dal capo dell'Agenzia atomica russa: Serghiei Kirienko, ha affermato che la crisi nucleare in Giappone si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore. In serata Il presidente dell'autorità americana che regola l'attività nucleare in Usa, Gregory Jaczko, ha dichiarato nel corso di un'audizione al Congresso che il serbatoio di stoccaggio del reattore 4 non contiene più acqua, il che potrebbe causare livelli "estremamente elevati" di radiazioni.

Drone Usa su Fukushima, i dubbi di Clinton sul nucleare

Un drone, un aereo senza pilota, statunitense compirà un volo sopra l'impianto di Fukushima, per fare una ricognizione sull'area. L'esercito statunitense metterà a disposizione un aereo da ricognizione ad alta quota, un Global Hawk senza equipaggio, forse già giovedì. Lo ha detto una fonte del governo nipponico, secondo l'agenzia Kyodo news. Le fotografie scattate dall'aereo dotato di sensori infrarossi potrebbero fornire indicazioni utili su cosa si sia verificato all'interno dell'edificio del reattore. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, intervistata dalla Msnbc ha dichiarato che la tragedia giapponese solleva dubbi sui rischi e sui costi collegati all'utilizzo dell'energia nucleare.

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Il Giappone dopo il terremoto / 4

Terremoto in Giappone. La tragedia di Miyagi

La tragedia vista dall'alto sul fiume Kitakami

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Giappone, elicotteri tentano di gettare acqua sui reattori

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Sale il bilancio delle vittime e dei dispersi. Neve e gelo a Sendai

Si fa sempre più drammatico il bilancio del sisma che ha sconvolto il Giappone venerdì scorso: il bilancio ufficiale è fermo a circa 13mila vittime (4.340 morti, oltre 9mila dispersi), ma non si esclude di arrivare a 25mila persone scomparse. Mentre le squadre di soccorso perlustrano palmo a palmo le coste, le autorità di un una città costiera, Ishinomaki, hanno infatti reso noto che mancano all'appello oltre 10mila dei proprio concittadini. Il drammatico dato è lo stesso registrato a Minamisanriku, anch'essa nella prefettura di Miyagi, che ha perso circa la metà della popolazione, rasa al suolo da un muro d'acqua. Intanto rimangono senzatetto circa 435mila persone. Una fitta precipitazione nevosa, intanto, ha steso uno spesso manto sul mare di rovine mentre le temperature sulle prefetture di Sendai sono scese sotto lo zero, riducendo, ora dopo ora, le già esigue speranze che qualcuno sia ancora vivo sotto le macerie, dopo i miracoli dei giorni scorsi.

Allarme radioattività nei cibi importati, la Ue chiede più controlli

La Commissione europea ha raccomandato agli Stati membri "di effettuare delle analisi sul livello di radioattività nei prodotti alimentari per l'uomo e per gli animali, importati dal Giappone". Lo ha detto all'Ansa Frederic Vincent, portavoce del commissario europeo alla salute John Dalli, precisando che Bruxelles ha notificato già da ieri la raccomandazione alle autorità responsabili nei 27 Stati membri, tramite il sistema rapido di allerta comunitario per alimenti e mangimi (Rasff).

Ancora scosse di notevole intensità

Non si arrestano, intanto, le scosse di assestamento nella costa orientale giapponese. Nella prefettura di Chiba, che si estende a est di Tokyo, un nuovo movimento tellurico ha raggiunto un'intensità di 6 gradi sulla scala aperta Richter, dunque una potenza sufficiente a far tremare e oscillatre i grattacieli nella capitale nipponica. L'epicentro è stato localizzato a una profondità di 25 chilometri sotto al fondale dell'oceano Pacifico e 96 chilometri a est di Tokyo. Una precedente scossa, sempre di magnitudo 6,0, aveva investito qualche ora prima il Giappone sud-orientale, con epicentro nella prefettura di Shizuoka: anche in quel caso il fenomeno era stato avvertito nella capitale.

I tecnici sono tornati a lavorare a Fukushima dopo che è fallito il tentativo di spegnere l'incendio con gli elicotteri. Il personale temporaneamente fatto sgomberare dalla centrale giapponese a causa degli alti livelli di radioattività nell'impianto è tornato al lavoro per la messa in sicurezza, gravemente danneggiato. Nelle ultime ore una nube di fumo, probabilmente causata da una fuga di vapore, si è levata dal reattore numero tre la cui capsula di contenimento, secondo fonti del governo giapponese, potrebbe non essere più integra; un incendio è invece scoppiato presso il reattore quattro, per poi spegnersi spontaneamente.

Purtroppo l'elicottero da carico Ch-47 Chinook che doveva riversare acqua sul reattore numero tre non è riuscito nell'impresa. Il fallimento dell'operazione sarebbe dovuto all'eccessivo tasso di radioattività intorno all'impianto.

Nel frattempo i tecnici della Tepco, la compagnia elettrica che gestisce l'impianto, hanno programmato di servirsi di un generatore diesel in dotazione al reattore sei per pompare altra acqua nel reattore cinque, al cui interno il livello del liquido di raffreddamento risulta essersi abbassato, sebbene le barre di combustibile nucleare rimangano per il momento coperte a sufficienza. Entrambi i reattori erano fermi nel momento in cui la centrale è stata investita dal terremoto di magnitudo 9,0 di venerdì scorso, ma le barre erano comunque al loro posto.Il governo giapponese sta anche valutando se chiedere ufficialmente l'assistenza delle forze armate statunitensi - la cui VII Flotta presta già un appoggio logistico alle operazioni umanitarie e di soccorso - per cercare di riprendere il controllo della centrale.

L'imperatore appare in tv

L'imperatore Akihito si é rivolto in tv alla popolazione affermando che sta pregando per la sicurezza delle persone colpite dal devastante terremoto: "Il numero dei morti aumenta di giorno in giorno e non sappiamo quante persone sono cadute", ha detto Akihito nel breve discorso. "Prego per la sicurezza di quante più persone possibile". L'imperatore ha aggiunto di essere profondamente preoccupato per la crisi in corso nella centrale nucleare di Fukushima.

Toyota riprende parzialmente la produzione

Toyota ha annunciato il riavvio della produzione in sette dei suoi ventidue stabilimenti sul territorio giapponese. A ripartire sono state le fabbriche di componenti, così da poter fornire subito pezzi di ricambio al mercato domestico.

Wikileaks accusa il governo: "Sapevano che le centrali erano a rischio"

Il Giappone sapeva da oltre due anni che i suoi impianti nucleari non sarebbero stati in grado di reggere l'urto di un potente terremoto. A rivelarlo è un cablogramma Usa diffuso da Wikileaks, secondo cui nel dicembre 2008 un funzionario dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica informò Tokyo che le norme di sicurezza delle sue centrali erano obsolete e che un violento sisma avrebbe posto problemi seri agli impianti.

Nel documento riportato dal Telegraph si afferma inoltre che le autorità giapponesi si opponevano alla sentenza emessa da una corte per chiudere una centrale, perchè ritenuta insicura in caso di sisma. "L'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare e industriale ritiene che il reattore sia sicuro e che tutti i test di sicurezza siano stati condotti in modo appropriato", riferirono i diplomatici Usa. Nel 2009, Tokyo riuscì a far revocare la sentenza.

Il cablogramma riporta anche la denuncia fatta nell'ottobre 2008 da un deputato giapponese ai diplomatici Usa, secondo cui il governo stava "insabbiando" gli incidenti nucleari.

 

 

 

Che cosa succede a Fukushima - Radiazioni alte, via gli elicotteri lancia acqua - Scandalo Tepco

articoli di Jacopo Giliberto, Stefano Carrer, Andrea FranceschiCronologia articolo16 marzo 2011Commenti (22)

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Argomenti: Giappone | Fukushima | Gregory Jaczko | ANSA

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 07:51.

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Il presidente dell'autorità americana che regola l'attività nucleare negli Stati Uniti, Gregory Jaczko, ha dichiarato mercoledì nel corso di un'audizione al Congresso che il serbatoio di stoccaggio del reattore 4 della centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, non contiene più acqua, il che potrebbe causare livelli "estremamente elevati" di radiazioni. "Oltre ai quattro reattori che erano in servizio al momento dell'incidente, un quarto reattore costituisce motivo di preoccupazione - ha detto Jaczko-. Questo reattore non era in servizio al momento del sisma. Pensiamo che a livello di questo reattore vi sia stata un'esplosione di idrogeno". Jaczko ha aggiunto che una delle conseguenze dell'esplosione è stata la perdita d'acqua dal serbatoio del reattore. "Riteniamo - ha precisato - che non vi sia più acqua nelle piscine e che i livelli di radiazioni siano estremamente elevati, il che potrebbe rimettere in gioco tutte le operazioni di soccorso". (Ansa)

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In fuga dalle radiazioni

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Giappone, elicotteri tentano di gettare acqua sui reattori

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di Jacopo Giliberto

Ecco, in forma di domande, alcuni dettagli degli avvenimenti di questi giorni nella centrale giapponese di Fukushima.

Che cosa è accaduto martedì 15 marzo?

Ci sono state diverse esplosioni di idrogeno. In particolare per la prima volta c'è stato uno scoppio al reattore 2, come nei giorni scorsi era toccato ai reattori 1 e 3. Un'altra esplosione è avvenuta nel reattore 4, seguita da un incendio.

Com'è la situazione nel reattore 2?

Si è dissestata la struttura, e ciò potrebbe aggravare la situazione. Il vapore sotto pressione non sfiata all'esterno e quindi non ci sono buchi o fratture.

C'è acqua nel reattore 2?

I misuratori del reattore 2 ieri mattina dicevano che nel nocciolo le barre di uranio lunghe 4 metri sono all'asciutto per tre metri, e invece devono essere coperte d'acqua.

Perché c'è stato lo scoppio al reattore 4?

Il reattore 4 è fermo da mesi per manutenzione. Le spiegazioni possibili sono due: o il reattore 4 è stato tenuto fermo ma non spento, e quindi ha subìto, anche se in modo minore, gli stessi shock termici degli altri tre reattori quando il maremoto ha spento l'impianto di raffreddamento d'emergenza, oppure più facilmente per sfogare i vapori radioattivi (e l'idrogeno) dal reattore 3 è stata usata la ciminiera che è condivisa con il reattore 4. Infatti la centrale ha impianti per il trattamento dei gas da sfiatare, e due ciminiere. Una per i reattori 1 e 2, l'altra per i reattori 3 e 4.

Com'è la situazione nei reattori 1 e 3?

I reattori 1 e 3 hanno gli indicatori di riempimento a fondoscala, e cioè significa che potrebbero essere del tutto pieni di acqua di raffreddamento (come si spera e come si tenta di fare da giorni) oppure del tutto vuoti. C'è un'alternativa: i misuratori sono rotti.

C'è rischio di fusione del nocciolo?

L'uranio sta già fondendo in parte da diversi giorni, con modalità differenti, nei diversi reattori.

Perché fonde il nocciolo?

L'uranio è raffreddato dall'acqua in cui è immerso. Quando l'acqua svapora e lascia scoperte parti di combustibile, le barre di uranio cominciano a scaldarsi. L'acqua ha anche la funzione di moderare, rallentare la reazione nucleare. Le pastiglie di uranio (impilate in cilindri lunghi quattro metri) superano i 1.800-1.900 gradi, e l'uranio si scioglie, colando verso il basso.

Che cosa accadrà se si fonde il nocciolo?

Dipende dalle sequenze di avvenimenti dei prossimi giorni. Potrebbe colare sul fondo del reattore, mentre si riesce a raffreddare, ed essere semplicemente un (enorme) problema aggiuntivo per quando la centrale sarà smantellata, ma potrebbe anche innescare reazioni non controllabili.

C'è il rischio che scoppi come una bomba atomica?

No.

C'è il rischio che scoppi in modo convenzionale o si rompa?

Potrebbe cedere il vessel (il nocciolo) e il combustibile potrebbe colare dentro alle strutture speciali di contenimento, senza dispersione di radioattività all'esterno (ci sono altri strati di blindature di cemento armato), ma potrebbe esserci anche un'esplosione di idrogeno che squassa il reattore e sprigiona una nuvola radioattiva.

Perché queste esplosioni?

Quando è sotto forma di vapore, quando si trova in presenza di metalli come la lega zircalloy che avvolge le barre e come l'inox che fodera il nocciolo, quando la temperatura è altissima, l'acqua tende a dividersi nei suoi due elementi, separandosi in idrogeno e ossigeno. I tecnici della centrale per ridurre la pressione del vapore lasciano uscire il vapore radioattivo, ma con esso escono anche l'idrogeno e l'ossigeno, che insieme sono esplosivi.

 

 

 

 

 

 

2011-03-15

 

In Giappone nuove forti scosse di terremoto. Cresce la paura da nucleare, caccia alle scorte alimentari

con un articolo dell'inviato Stefano CarrerCronologia articolo15 marzo 2011Commenti (18)

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Argomenti: Misure di sicurezza | AIEA | Agence France Presse | Italia | Borsa Valori | Forze Armate | Radio Vaticana | Borsa di Tokyo | Electric Power

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 08:31.

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In Giappone nuove forti scosse di terremoto. Caccia alle scorte alimentari (Afp)In Giappone nuove forti scosse di terremoto. Caccia alle scorte alimentari (Afp)

Una nuova violenta scossa di terremoto è stata avvertita nella regione di Tokyo. Continua dunque lo sciame sismico in Giappone, quattro giorni dopo il violento sisma che ha provocato un devastante tsunami. Martedì mattina un'altra replica, di 6,3 gradi di magnitudo, era stata avvertita di fronte alla costa di Fukushima.

Il "Grande terremoto del Tohoku" ha già raggiunto un triste primato: è il peggiore sisma dall'ormai storico "Grande terremoto del Kanto" del 1923. Il sisma di venerdì scorso, seguito da un devastante tsunami con onde alte fino a 10 metri, è stato di magnitudo 9 e ha provocato - secondo i dati diffusi oggi dal Dipartimento di Polizia, 10mila tra morti e dispersi. In tutto, i corpi rinvenuti sono 3.373 mentre i dispersi sono 6.746. Più passa il tempo, più diventa difficile che il numero dei dispersi diminuisca senza aumentare il numero nella colonna dei morti. Nel 1923 Tokyo è l'intero Kanto furono colpiti da un terribile sisma, seguito da un incendio apocalittico, in cui morirono tra le 120 e i 140mila persone. In anni più recenti, è spesso ricordato il terremoto di Kobe del 1995, in cui persero la vita circa 6.400 persone.

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Intanto le esplosioni e gli incendi nella centrale nucleare di Fukushima hanno fatto crescere il panico da nucleare nel Giappone, già in ginocchio per il terremoto e lo tsunami. La Borsa di Tokyo, già crollata ieri del 14%, ha perso un altro 10,5%, mentre nelle città la gente ha fatto incetta di generi alimentari e acqua causando problemi alle operazioni di soccorso del governo nelle aree colpite dalla catastrofe. Attorno al reattore numero 1 dell'impianto il livello di radiazioni è "cresciuto sensibilmente", ha detto il primo ministro Naoto Kan e il suo portavoce ha ammesso che è stato raggiunto il livello di pericolosità per la salute. Anche a Tokyo, a 250 chilometri di distanza, è stato registrato un aumento della radioattività, anche se a livelli contenuti.

Precipita la situazione a Fukushima, acqua degli elicotteri

Si è aggravata la situazione per la centrale nucleare danneggiata dal terremoto dell'11 marzo che ha sconvolto il Giappone. La seconda struttura di contenimento del reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, "non è più a tenuta stagna". Lo sostiene il presidente dell'Autorità di sicurezza nucleare francese, Andrè-Claude Lacoste. La struttura rappresenta la penultima barriera di isolamento del materiale radioattivo dall'atmosfera. Al di sotto vi è ancora un ulteriore contenitore d'acciaio. Intanto però l'agenzia per la sicurezza nucleare del Giappone non ha alzato il livello di classificazione dell'incidente di Fukushima a livello 6 da 5 come fatto poco fa dall'agenzia nucleare francese. Il livello massimo della scala è rappresentato dal livello 7, toccato dall'incidente di Chernobyl nel 1986. "Non stiamo discutendo di un possibile aumento della classificazione dell'indicente alla centrale di Fukushima" ha dichiarato un funzionario dell'agenzia all'Afp.

La compagnia elettrica di Tokyo - Tokyo denryoku (Tepco) - prevede di lanciare acqua da un elicottero sul quarto reattore della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal terremoto/tsunami che ha devastato il nordest del Giappone. L'operazione è stata pensata per cercare di far scendere la temperatura in una vasca di stoccaggio di combustibile. L'operazione dovrebbe essere effettuata se si verificherà che l'apertura sul tetto dell'edificio che ospita il reattore sia sufficientemente ampia.

Gli italiani a Tokyo

L'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, ha detto: "Molti nostri connazionali sono a Osaka e in altre città del Giappone: per chi lavora qui il consiglio di base è mandare via i familiari, anche in Italia". Quanto ai rischi Petrone mette in primo piano la capitale Tokyo, distante circa 230 km dalla centrale di Fukushima, situata nell'area più colpita venerdì scorso da un violento terremoto e a da una serie successive di forti scosse di assestamento. Petrone ha anche assicurato che sono stati rintracciati tutti i 29 italiani che si trovavano nelle regioni colpite dal terremoto confermando a One-O-Five Live, il canale in diretta della Radio Vaticana, che al momento non ci sono connazionali feriti: "Assolutamente no - ha detto - ad oggi possiamo dire che i nostri connazionali non sono stati toccati né dal terremoto né dallo tsunami".

Ampliata a 30 km dalla centrale l'area di evacuazione

Intanto il premier giapponese Naoto Kan ha detto che la zona di evacuazione attorno alla centrale di Fukushima è stata ampliata a 30 km, dopo che questa mattina si è registrata un'esplosione al reattore 2 dell'impianto danneggiando il muro di contenimento, che non è stato però perforato, come confermato dalla Tokyo Electric Power (Tepco), la società gestore delle centrali, il cui titolo è crollato in Borsa del 25% nella seduta odierna. Il portavoce del governo, Yukio Edano, ha parlato "di possibili danni alla piscina di condensazione", la parte inferiore del contenitore per il raffreddamento del reattore e del controllo della pressione all'interno della camera. L'operatore ha ordinato al suo personale di evacuare il reattore 2, con l'eccezione del personale che inietta acqua nel nocciolo del reattore per raffreddarlo.

Esplosioni in quattro impianti su sei

Nel frattempo al reattore 4 c'è un incendio in corso e il livello di radiazione è considerevolmente aumentato. Dopo l'incendio l'Agenzia internazionale per l'energia atomica materiale radioattivo è stato liberato direttamente nell'atmosfera. Sono dunque quattro su sei i reattori dell'impianto nei quali si sono verificati scoppi di ingenti proporzioni: altrettanto era infatti già avvenuto al numero uno e al numero tre, rispettivamente sabato e ieri. Come nel caso dei reattori uno e tre, l'incendio nel reattore 4 è stato causato dall'idrogeno - lievemente radiattivo - liberato dal calore provocato dal combustibile nucleare. A preoccupare maggiormente è però il reattore 2, dove le operazioni di raffreddamento del nucleo con acqua di mare sono ostacolate dal malfunzionamento di una valvola; l'eplosione di questa mattina ha danneggiato il serbatoio di confinamento che risulta tuttavia ancora integro dato che i livelli di radiazione non hanno subito dei bruschi innalzamenti.

Cresce l'allarme radiazioni, ora sono dannose per la salute

È stata completata intanto l'evacuazione dei circa 200mila residenti che vivono nel raggio di 20 chilometri dall'impianto atomico di Fukushima. La zona di evacuazione attorno alla centrale è stata ampliata a un raggio di 30 km.

Il livello delle radiazioni martedì mattina era di 30 millisievert tra i reattori numero due e tre, di 400 millisievert nei pressi dello stesso reattore tre e di 100 vicino al reattore quattro. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito; una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere entro un mese circa la metà di coloro che l'hanno ricevuta. Una dose di 100 mSv è sufficiente ad aumentare i rischi di tumore, mentre un sievert viene considerato come contaminazione vera e propria e necessita di ricovero in ospedale; l'esposizione alle radiazioni considerata normale è di circa un mSv all'anno.

"Contrariamente a quanto accaduto finora, non vi è più dubbio che i livelli raggiunti possono danneggiare la salute: abbiamo registrato un livello di 30 millisieverts tra i reattori due e tre, 400 mSv al reattore tre e 100 mSv al reattore quattro", ha precisato il protavoce del governo Edano.

Secondo quanto riferisce l'agenzia Kyodo una radioattività più alta del normale è stata misurata nella prefettura di Ibaraki, a sud del Fukushima e poco più di 100 km a nordest di Tokyo, megalopoli da 12 milioni di abitanti: le autroità della capitale hanno reso noto che questa mattia il livello aveva superato als soglia normale pur senza costituire alcun rischio per al salute.

La situazione più grave resta quella della centrale stessa: l'Authority per la sicurezza nucleare francese (Asn) ha confermato la "fusione parziale" dei nuclei dei reattori uno, due e tre. Il livello delle radiazioni sul sito è "considerevolmente aumentato" e la popolazione entro un raggio di 30 chilometri dall'impianto deve rimanere nelle proprie abitazioni, come ha annunciato ii premier nipponico, Naoto Kan.

Sull'onda del timore nucleare la Borsa di Tokyo ha chiuso in fortissimo ribasso: l'indice Nikkei ha perso 1.015,34 punti (-10,55%), attestandosi a quota 8.605,15.

 

 

 

Nuova esplosione in centrale. Allarme radiazioni. L'ambasciatore italiano ai famigliari dei lavoratori: "Tornate a casa"

Cronologia articolo15 marzo 2011Commenti (3)

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Argomenti: Misure di sicurezza | AIEA | Giappone | Borsa di Tokyo | Italia | Borsa Valori | Forze Armate | Radio Vaticana | Electric Power

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 08:31.

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"C'è il rischio contaminazione". Lo ha detto l'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone. "Molti nostri connazionali sono a Osaka e in altre città del Giappone: per chi lavora qui il consiglio di base è mandare via i familiari, anche in Italia". Quanto ai rischi Petrone mette in primo piano la capitale Tokyo, distante circa 230 km dalla centrale di Fukushima, situata nell'area più colpita venerdì scorso da un violento terremeto e a da una serie successive di forti scosse di assestamento.

Petrone ha anche assicurato che sono stati rintracciati tutti i 29 italiani che si trovavano nelle regioni colpite dal terremoto confermando a One-O-Five Live, il canale in diretta della Radio Vaticana, che al momento non ci sono connazionali feriti: "Assolutamente no - ha detto - ad oggi possiamo dire che i nostri connazionali non sono stati toccati né dal terremoto né dallo tsunami".

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Ampliata a 30 km dalla centrale l'area di evacuazione

Intanto il premier giapponese Naoto Kan ha detto che la zona di evacuazione attorno alla centrale di Fukushima è stata ampliata a 30 km, dopo che questa mattina si è registrata un'esplosione al reattore 2 dell'impianto danneggiando il muro di contenimento, che non è stato però perforato, come confermato dalla Tokyo Electric Power (Tepco), la società gestore delle centrali, il cui titolo è crollato in Borsa del 25% nella seduta odierna. Il portavoce del governo, Yukio Edano, ha parlato "di possibili danni alla piscina di condensazione", la parte inferiore del contenitore per il raffreddamento del reattore e del controllo della pressione all'interno della camera. L'operatore ha ordinato al suo personale di evacuare il reattore 2, con l'eccezione del personale che inietta acqua nel nocciolo del reattore per raffreddarlo.

Esplosioni in quattro impianti su sei

Nel frattempo al reattore 4 c'è un incendio in corso e il livello di radiazione è considerevolmente aumentato. Dopo l'incendio l'Agenzia internazionale per l'energia atomica materiale radioattivo è stato liberato direttamente nell'atmosfera.

Sono dunque quattro su sei i reattori dell'impianto nei quali si sono verificati scoppi di ingenti proporzioni: altrettanto era infatti già avvenuto al numero uno e al numero tre, rispettivamente sabato e ieri. Come nel caso dei reattori uno e tre, l'incendio nel reattore 4 è stato causato dall'idrogeno - lievemente radiattivo - liberato dal calore provocato dal combustibile nucleare.

A preoccupare maggiormente è però il reattore 2, dove le operazioni di raffreddamento del nucleo con acqua di mare sono ostacolate dal malfunzionamento di una valvola; l'eplosione di questa mattina ha danneggiato il serbatoio di confinamento che risulta tuttavia ancora integro dato che i livelli di radiazione non hanno subito dei bruschi innalzamenti.

Cresce l'allarme radiazioni

È stata completata intanto l'evacuazione dei circa 200mila residenti che vivono nel raggio di 20 chilometri dall'impianto atomico di Fukushima. Mentre poco fa (alle ore 11.15 in Italia) il premier giapponese Naoto Kan ha ampliato la zona di evacuazione attorno alla centrale di Fukushima nel raggio di 30 km.

Il portavoce del governo Edano a sua volta ha spiegato che il livello delle radiazioni è attualmente di 30 millisievert tra i reattori numero due e tre, di 400 millisievert nei pressi dello stesso reattore tre e di 100 vicino al reattore quattro. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito; una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere entro un mese circa la metà di coloro che l'hanno ricevuta. Una dose di 100 mSv è sufficiente ad aumentare i rischi di tumore, mentre un sievert viene considerato come contaminazione vera e propria e necessita di ricovero in ospedale; l'esposizione alle radiazioni considerata normale è di circa un mSv all'anno.

"Contrariamente a quanto accaduto finora, non vi è più dubbio che i livelli raggiunti possono danneggiare la salute: abbiamo registrato un livello di 30 millisieverts tra i reattori due e tre, 400 mSv al reattore tre e 100 mSv al reattore quattro", ha precisato il protavoce del governo Edano.

Secondo quanto riferisce l'agenzia Kyodo una radioattività più alta del normale è stata misurata nella prefettura di Ibaraki, a sud del Fukushima e poco più di 100 km a nordest di Tokyo, megalopoli da 12 milioni di abitanti: le autroità della capitale hanno reso noto che questa mattia il livello aveva superato als soglia normale pur senza costituire alcun rischio per al salute.

La situazione più grave resta quella della centrale stessa: l'Authority per la sicurezza nucleare francese (Asn) ha confermato la "fusione parziale" dei nuclei dei reattori uno, due e tre. Il livello delle radiazioni sul sito è "considerevolmente aumentato" e la popolazione entro un raggio di 30 chilometri dall'impianto deve rimanere nelle proprie abitazioni, come ha annunciato ii premier nipponico, Naoto Kan.

Sull'onda del timore nucleare la Borsa di Tokyo ha chiuso in fortissimo ribasso: l'indice Nikkei ha perso 1.015,34 punti (-10,55%), attestandosi a quota 8.605,15.

 

 

 

Allarme radiazioni. Fuga degli stranieri da Tokyo - Nuova esplosione a Fukushima, evacuati 30 km

dal nostro inviato Stefano CarrerCronologia articolo15 marzo 2011Commenti (3)

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Argomenti: Misure di sicurezza | Kan | Tadashi Tozawa | Panasonic | Tokyo | Kiko Fujiwara | Fukushima | Japan Airlines partito | Haneda

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 08:53.

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AEROPORTO DI HANEDA (TOKYO) - È panico e fuga degli stranieri da Tokyo, non ancora per i giapponesi. Dopo l'esplosione di questa mattina presso un altro reattore della centrale di Fukushima Dai-ichi, la radioattività fuoriuscita,la conferenza stampa del premier Kan (che ha ammesso gi alti rischi di danni per la salute umana), l'eventualità che la situazione si aggravi e le fughe radioattive investano l'area metropolitana di Tokyo e i suoi 30 milioni di persone ha indotto la popolazione straniera - consigliata in tal senso da molte ambasciate - a cercare di lasciare la metropoli ora che è possibile farlo con mezzi ordinari e non c'è ancora troppa congestione. È però difficile trovare posto sugli aerei diretti all'estero.

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Allo scalo di Haneda (per lo più dedicati ai voli interni), vari stranieri che non hanno trovato il biglietto per l'estero stanno prendendo quelli per il Kyushu, nel sud: intanto vogliono allontanarsi, poi sperano di lasciare il Giappone da Fukuoka che ha numerosi voli internazionali. Certo ci sono anche giapponesi che lasciano una città dove ormai molte cose non funzionano a puntino come sempre: dai trasporti alla facilità di approvvigionamento (fenomeni di accaparramento hanno lasciato molti negozi a corto di prodotti). Ma la maggioranza dei giapponesi sembra ancora fidarsi ciecamente del governo: se il premier Kan ha dato i consigli del caso (stare in casa, non esporre la biancheria all'aria aperta, non utilizzare i ventilatori, eccetera) solo alle persone che vivono entro dieci chilometri dalla zona evacuata di 30 chilometri attorno ai reattori di Fukushima, il lavoro procede come sempre nella maggior parte degli uffici di Tokyo. "Non posso certo dire che ho paura ed evitare di presentarmi", dice l'ingegnere della Panasonic Takeshi Muraki, 49 anni, sul volo della Japan Airlines partito alle 13.50 da Akita, 700 chilometri a nord di Tokyo e arrivato allo scalo metropolitano di Haneda un'ora dopo (alle 7 ora italiana).

Il volo era pieno: non solo persone che si recano al lavoro nella metropoli come se niente fosse, ma anche altre che ci vanno per i più svariati motivi. "Vivo a Akita con mio marito, ma mia madre sta male e quindi vado a trovarla", dice Kiko Fujiwara, 41 anni. Ma il marito non l'ha sconsigliata? "Al momento non hanno detto che c'è un vero pericolo per la capitale". Pensare che poco prima della partenza si è diffuso il timore che le condizioni meteo favorissero lo spostamento di una eventuale nube radioattiva proprio in direzione sud-ovest. "Noi giapponesi non siamo ancora al punto di cedere alla paura", afferma un altro passeggero, Y. ("Way") Watanabe (61 anni, ingegnere meccanico) che però aggiunge in modo incongruo: "La conferenza stampa del premier? Penso che nemmeno lui sappia quello che sta succedendo". Beato lui che da questo convinzione dettata dal disprezzo diffuso per i politici non trova motivo di apprensione. Watanabe, comunque, come qualche altro passeggero, a Tokyo non resta: torna al luogo di residenza e lavoro nel sud, a Okayama... Anche per qualche altro passeggero la destinazione finale è un'altra: i vari aeroporti chiusi nella regione del Tohoku hanno annullato la possibilità di molti voli diretti. "Quando le autorità ce lo diranno, ce ne andremo", dice il tecnico informatico Tadashi Tozawa, 55 anni.

Così tutti si sono imbarcati, anche se dagli schermi tv dell'aeroporto non si nascondeva il forte peggioramento della situazione a Fukushima. All'aeroporto di Akita (tra l'altro con i bar che non avevano più nulla da servire: nell'intero Tohoku, il Giappone settentrionale, è in corso una crisi di distribuzione e scarseggia la benzina) solo un cinese era preoccupatissimo perché non trovava voli almeno per l'Hokkaido, al fine di spostarsi ancora più lontano da Tokyo e in mancanza di possibilità di volare direttamente verso il continente. Insomma, pare che per i giapponesi sia il governo oppure la "kaisha" (la società per cui lavorano), a essere titolati a decidere anche quando avere paura.

 

 

Il governo italiano: avanti sull'atomo

di F.Re.Cronologia articolo15 marzo 2011

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Argomenti: Governo | Enel | Giorgio La Malfa | Umberto Veronesi | Fabio Rampelli | Stefania Prestigiacomo | Italia | Paolo Romani

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 06:36.

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Per gli "anti" nessun problema: dal disastro giapponese arrivano nuove munizioni e linfa vitale per il referendum già lanciato, che si terrà tra la primavera e l'estate.

Anche perché non mancano i "pro" che tentennano. Barra ferma – giurano i ministri dello Sviluppo, Paolo Romani e dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo – sull'obiettivo di avviare entro la fine naturale della legislatura (2013) la costruzione della prima centrale atomica del programma che dovrà "riequilibrare" entro i prossimi 20 anni un'Italia che ora viaggia praticamente a tutto gas (inteso come metano) verso un mix più equilibrato: 25% nucleare, 25% rinnovabili (come del resto impone la Ue) limitando l'uso degli idrocarburi alla metà della produzione elettrica.

"La linea non cambia" ha detto la Prestigiacomo a Bruxelles in occasione del Consiglio Ue dell'Ambiente, semi-monopolizzato dal dramma giapponese. "Nessuna sottovalutazione, ma non si deve speculare: non era ancora finito l'effetto dello tsunami che già in Italia gli antinuclearisti sfruttavano la catastrofe a fini domestici" accusa la Prestigiacomo. Garanzie – ribadisce - non mancheranno: nessuna centrale in zone sismiche e apparati dell'ultimissima generazione, ai vertici nella sicurezza attiva e passiva.

Ma i dubbi si insinuano anche tra i "pro". Persino Giorgio La Malfa, da sempre paladino dei nuclearisti in politica, chiede ora "una pausa di riflessione sino a quando non sia fatta assoluta chiarezza sui rischi". E il pidiellino Fabio Rampelli (a cui, per la verità, l'atomo non è mai piaciuto) chiede persino che per il referendum il partito del premier dia "libertà di scelta". Il problema di smobilitare la macchina del ritorno all'atomo del resto non c'è. L'Enel ha messo su un'alleanza con Edf con pochi uomini e ancora pochi uffici. Terna, che deve adeguare la rete elettrica, ha appena sfornato un piano pluriennale che ancora non ne tiene conto. L'agenzia per la sicurezza doveva essere operativa da un anno. Solo ora il vertice è stato nominato, attorno al presidente Umberto Veronesi: "ancora non abbiamo una sede, e intanto noi cinque ci riuniamo al bar" fa sapere. Come a dire: in qualche caso il ritardo aiuta.

 

 

Stretta sulla sicurezza delle centrali nucleari in Svizzera

di Lino TerlizziCronologia articolo14 marzo 2011Commenti (1)

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Argomenti: Consiglio di Stato | Doris Leuthard | Ocse | AIEA | Svizzera | Giappone

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 20:07.

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La consigliera federale Doris Leuthard ha deciso stamane di sospendere le procedure in corso relative alle domande di autorizzazione per nuove centrali nucleari in Svizzera. "La sicurezza ha la massima priorità", ha affermato la ministra. Dopo il sisma in Giappone ha chiesto un riesame della sicurezza degli impianti esistenti. Una verifica è già in corso presso la centrale di Mühleberg, ha fatto sapere il Dipartimento della Leuthard.

La decisione è stata presa dopo un incontro, in mattinata, con rappresentanti dell'Ufficio federale dell'energia e dell'Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN). Quest'ultimo è stato incaricato di procedere a una verifica anticipata della sicurezza degli impianti in Svizzera, informando regolarmente anche la popolazione.

Dovrà analizzare in modo approfondito le cause dell'incidente verificatosi in Giappone e di definire eventualmente nuovi o più severi standard di sicurezza, in particolare in relazione alla protezione contro i sismi e ai sistemi di raffreddamento delle centrali.

La responsabile del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC) si tiene costantemente aggiornata sugli sviluppi in Giappone e riferisce ai colleghi di governo, precisa in un comunicato il DATEC. Gli esiti delle analisi degli esperti avranno ripercussioni sulla valutazione delle attuali centrali svizzere e dei nuovi impianti progettati.

Secondo quanto dichiarato dalla Leuthard ai media, "la priorità assoluta va alla sicurezza e al benessere della popolazione". La decisione di sospendere le procedure per nuove centrali, la cui durata è per il momento ignota, "è ragionevole", ha detto, riconoscendo che dopo quanto accaduto in Giappone la fiducia nell'atomo si è frantumata. Tuttavia non è il caso di cedere al panico o di trarre conseguenza politiche premature.

Gli esperti federali si tengono in contatto permanente con i colleghi internazionali, in particolare con l'Agenzia per l'energia atomica (AIEA), l'OCSE e l'UE. Attualmente essi considerano che per la Svizzera un sisma di magnitudo 7 sulla scala Richter, rappresenterebbe il rischio maggiore; in Giappone ha raggiunto quasi il grado 9.

A proposito della procedura di consultazione in corso presso i Cantoni, quelli che hanno programmato di tastare il polso alla popolazione sono liberi di farlo o di rinunciare, ha precisato la ministra.

Il prossimo 15 maggio Giurassiani e Vodesi si esprimeranno sulle nuove centrali previste a Beznau (AG), Gösgen (SO) e Mühleberg (BE). In febbraio il Gran consiglio vodese ha raccomandato, di misura, di votare "sì" ai tre nuovi impianti. Anche Friburgo ha preso posizione: il Consiglio di Stato ritiene che una sola centrale sia sufficiente, a condizione che venga completata da centrali a gas. Qui il popolo non verrà consultato.

Il governo neocastellano si è detto contrario a nuovi impianti nucleari, e sul tema dovrà ancora esprimersi il parlamento cantonale. Un eventuale referendum potrebbe sfociare nella consultazione popolare. A Ginevra e in Vallese è ugualmente possibile un simile scenario, mentre lo scorso 13 febbraio il 51,2% dei cittadini bernesi ha approvato, a titolo consultivo, la sostituzione della centrale di Mühleberg. L'autorizzazione generale dovrà comunque essere data dal Consiglio federale, e l'Assemblea federale potrebbe dare il suo benestare a partire dall'estate 2012. La decisione potrebbe venir sottoposta a referendum facoltativo.

 

 

Le esplosioni nei tre reattori di Fukushima, ecco che cosa può succedere - I rischi delle radiazioni

di Jacopo GilibertoCronologia articolo14 marzo 2011Commenti (32)

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Argomenti: Fukushima

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 13:43.

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Esplosioni nei tre reattori di Fukushima, ecco che cosa sta succedendo lì dentroEsplosioni nei tre reattori di Fukushima, ecco che cosa sta succedendo lì dentro

Pare accertato il processo di scioglimento delle barre di uranio nel nòcciolo dei tre reattori della centrale di Fukushima. In particolare, sono all'asciutto, senz'acqua, le barre del reattore 2. La scarsezza di acqua aumenta la temperatura. Le domande che tutti si fanno in questo momento. E le risposte...

Che cosa succede se si fondono le pastiglie di uranio?

Il combustibile cola verso il fondo del reattore, il "vessel" d'acciaio speciale spesso quasi 17 centimetri che, come un colossale "ovetto kinder", avvolge il nòcciolo.

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C'è il pericolo di un'esplosione come quella di Cernòbyl?

A parte un accanimento della cattiva sorte su una centrale già squassata dal più forte terremoto mai registrato e spazzata dallo tsunami di venerdì, il nòcciolo è progettato per resistere alla fusione, anche se vecchio di 40 anni.

Inoltre il "vessel" d'acciaio corazzato è dentro a una struttura di cemento armato di fortissimo spessore.

Infine, la struttura interna di cemento è avvolta da un edificio di contenimento di cemento armato, anch'esso a prova di esplosione.

Se fonde il nòcciolo, c'è pericolo di un'esplosione atomica?No, l'esplosione atomica ha bisogno di condizioni di innesco che si possono creare solamente in modo artificiale.

Problemi catastrofici ce ne sono mille, in quella centrale, ma difficilmente di proporzioni devastanti all'esterno.

Ma perché ci sono state le esplosioni?

Le esplosioni di venerdì e di stamane sono dovute al fatto che, in particolari condizioni, il vapore d'acqua sottoposto a condizioni particolari di temperatura e in presenza di metallo, tende a dividersi nei suoi due elementi, l'idrogeno e l'ossigeno.

Lo sapevano gli ufficiali di macchina dei piroscafi a carbone di un secolo fa: per ottenere la superpotenza ordinavano ai fochisti di gettare in caldaia secchiate d'acqua o stracci bagnati. Inoltre diversi motori tedeschi bellici della seconda guerra mondiale avevano l'iniettore per spruzzare acqua nebulizzata nei cilindri e aumentarne il rendimento. Ecco, nei vessel della centrale di Fukushima è accaduto questo, la scissione dell'acqua in idrogeno e ossigeno.

Una miscela esplosiva... Perché hanno iniettato acqua?

Sabato il nòcciolo del reattore numero uno stava friggendo. La pressione del vapore interno era superiore alla pressione dei compressori speciali d'emergenza che servono a pompare acqua fredda dentro al reattore.

L'unico modo di poter iniettare acqua fredda nel nòcciolo era alleggerire la pressione all'interno. È stata chiesta all'autorità nucleare di poter scaricare vapore radioattivo in atmosfera e alle 14,30 (ora giapponese) del 12 marzo è stata aperta una valvola di sfiato ma sono usciti idrogeno e ossigeno, i quali sono esplosi con la classica combustione senza fiamma dell'idrogeno. Ed è scoppiata la copertura esterna leggera dell'edificio, quella non blindata. Subito dopo, alleggerita la pressione dentro al vessel, è stata pompata acqua di mare mescolata con boro, elemento che rallenta la reazione nucleare.

Lo stesso fenomeno si è ripetuto stamattina nel reattore tre.

Qual è il pericolo maggiore?

Il terrore è che questi scoppi di idrogeno possano danneggiare la capacità di contenimento del nòcciolo e delle altre strutture.

Il reattore due è stato lasciato sfiatare, ma finora senza conseguenze esplosive. Però l'apertura delle valvole ha vuotato il reattore da parte dell'acqua, lasciando scoperte le barre. Lo sfiato del vapore che era dentro al reattore ha liberato in aria acqua leggermente radioattiva, con una punta massima rilevata vicino alla centrale pari a 20 microsievert l'ora.

Come deve essere il livello dell'acqua nei reattori nucleari?

Nei reattori nucleari deve essere costantemente assicurata la presenza di un livello d'acqua sufficiente a coprire interamente gli elementi di combustibile. In caso contrario, il calore nucleare che si genera nel combustibile può essere sufficiente a determinare, in sequenza, l'insorgere della reazione metallo-acqua (con produzione di idrogeno), il danneggiamento delle barrette (e la conseguente fuoriuscita di isotopi radioattivi nell'acqua di raffreddamento) e la fusione del combustibile

I tecnici della Tepco cercano ancora di raffreddare i tre reattori della centrale di Fukushima, squassata dal terremoto e dal maremoto.

Che cosa sta succedendo nei tre noccioli?

La fusione dell'uranio in parte sarebbe già avvenuta, poiché la temperatura è così alta che in alcuni punti l'uranio si scioglie.

Sicuramente la centrale, dal punto di vista industriale, ormai è data per persa. Non potrà mai più tornare in funzione. Dovrà essere smantellata.

 

 

 

 

 

2011-03-14

A Fukushima barre di combustibile esposte. Portaerei Usa via per rischio nucleare- Video

All'interno un'analisi di Jacopo GilibertoCronologia articolo14 marzo 2011Commenti (10)

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Argomenti: Inquinamento | Eric Besson | Farnesina | Ronald Reagan | Oceano Pacifico | Tokyo Electric Power | Jiji | TBS | Toyota

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 09:13.

Esplosioni nei reattori di Fukushima

Esplosioni nei reattori di Fukushima

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Nel nord-est del Giappone colpito dal violento terremoto di venerdì c'è stata una nuova replica sismica di 6,3 gradi. La scossa di assestamento è stata registrata alle 15:13 ora locale (le 07:13) con epicentro nell'Oceano Pacifico, di fronte alle coste delle prefetture di Miyagi e Iwate e a circa 10 chilometri di profondità. Ma ciò che più preoccupa sono le previsioni della Japan Metereological Agency (Jma) secondo cui entro il 16 marzo c'è una probabilità del 70% che si registri una nuova scossa di terremoto di magnitudo 7 o anche più alta, con conseguente possibile tsunami. Le chance si riducono al 50% entro il 19 marzo.

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Paura nucleare in Giappone, nuove esplosioni a Fukushima

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Impianti nucleari a rischio

Ci sono state esplosioni nel reattore 3 , della centrale nucleare Fukushima 1 che hanno provocato il ferimento di sei persone. Il sistema di raffreddamento del reattore 2 è ancora in panne e i tecnici stanno cercando di raffreddarlo con acqua marina creando delle aperture di sfogo nell'edificio, per impedire che accada quando è successo negli edifici dei reattori 1 e 3, che sono saltati per l'accumulo d'idrogeno. (Ecco che cosa sta succedendo lì dentro, analisi di Jacopo Giliberto)

Le barre di combustibile fuori dal liquido di raffreddamento

Le barre di combustibile nucleare del secondo reattore della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal sisma/tsunami che ha devastato il Giappone nordorientale, sono "completamente fuori" dal liquido di raffreddamento. Lo riferisce la televisione nipponica TBS, riprendendo quanto comunicato dalla società elettrica Tokyo denryoku, che gestisce la centrale. Si tratta di una condizione che, spiega TBS, non si è verificata nei reattori 1 e 3, i cui edifici sono esplosi sabato e ieri per la pressione esercitata dall'idrogeno nelle strutture.

Acqua sulle barre esposte

I tecnici della centrale di Fukushima hanno cominciato a pompare acqua sulle barre esposte del reattore 2 della centrale n. 1 per cercare di raffreddarle. Lo scrive l'agenzia Jiji aggiungendo che gli esperti della Tepco non escludono la possibilità di una fusione del combustibile. Secondo l' agenzia Kyodo, secondo la quale il livello dell' acqua nella quale sono immerse le barre di uranio è ora di 30 centimetri, non sufficiente ad escludere la possibilità di una fusione del reattore.

Per il governo il rischio è basso

Il governo giapponese considera improbabile che si possa produrre una grande esplosione nel reattore numero 2 della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal devastante terremoto-tsunami che ha colpito il nordest del paese venerdì. In precedenza i rappresentanti di Tokyo denryoku (Toden), la compagnia elettrica che gestisce l'impianto, avevano annunciato che le barre del reattore numero 2 sono rimaste esposte a causa del guasto a una pompa. Toden non ha escluso l'inizio di un processo di fusione del nucleo nel reattore. In seguito all'immissione di acqua marina nel reattore, è il livello del liquido ha ripreso a salire. Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha precisato che il reattore non ha riportato danni e ha definito "basso" il rischio di una fuga radioattiva. Fukushima 1 è collocato a 250 chilometri a nord di Tokyo, città popolata da 35 milioni di abitanti. Al contrario, il ministro dell'Industria francese, Eric Besson definisce come "preoccupante" la situazione e afferma che non può essere escluso un disastro nucleare.

 

 

 

 

 

Esplosioni nei tre reattori di Fukushima, ecco che cosa sta succedendo lì dentro

di Jacopo GilibertoCronologia articolo14 marzo 2011Commenti (8)

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 13:43.

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Esplosioni nei tre reattori di Fukushima, ecco che cosa sta succedendo lì dentroEsplosioni nei tre reattori di Fukushima, ecco che cosa sta succedendo lì dentro

I tecnici della Tepco cercano ancora di raffreddare i tre reattori della centrale di Fukushima, squassata dal terremoto e dal maremoto. Che cosa sta succedendo nei tre noccioli? La fusione dell'uranio in parte sarebbe già avvenuta, poiché la temperatura è così alta che in alcuni punti l'uranio si scioglie.

Sicuramente la centrale, dal punto di vista industriale, ormai è data per persa. Non potrà mai più tornare in funzione. Dovrà essere smantellata.

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Che cosa accade adesso?

Accade che per poter far entrare acqua fresca nel nòcciolo, che è una specie di pentola a pressione enorme, bisogna far uscire il vapore.

È questa la causa degli scoppi al reattore 1 (venerdì) e al reattore 3 (questa notte). L'apertura delle valvole di sfiato fa sibilare all'esterno il vapore contaminato, e ciò fa crescere la radioattività nell'aria attorno alle centrali, ma fa uscire anche l'idrogeno che si forma dentro al nòcciolo per le temperature altissime del vapore, nel quale l'acqua si spacca nei suoi due elementi, l'idrogeno e l'ossigeno.

Uscito il vapore, il livello dell'acqua dentro al nocciolo scende. E le barre di uranio si scoprono leggermente. Scoperte, si scaldano ancora di più.

La superficie esterna delle barre arriva attorno ai mille gradi, ma all'interno dei cilindri, nel cuore delle barre, si arriva senza difficoltà a 1.800 gradi. E l'uranio diventa molle, si scioglie.

Che cosa può accadere con la fusione di parte del combustibile atomico?

Ci saranno conseguenze?

È presto per dirlo.

 

 

 

La Germania prende tempo sul nucleare. Rimandate le scelte su diciassette impianti

Cronologia articolo14 MARZO 2011

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Argomenti: Giappone | Germania | Angela Merkel

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 16:16.

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Gli impianti nucleari tedeschi più vecchi, che attualmente sono rimasti aperti solo in seguito alla decisione di prolungare la vita di tutte le centrali, chiuderanno subito. Lo ha detto oggi la cancelliera tedesca, Angela Merkel, riferendosi a due siti, che si trovano in Assia e nel Baden-Wuettemberg. Berlino ha deciso di sospendere per tre mesi la decisione del previsto prolungamento della vita dei 17 impianti nucleari tedeschi alla luce del disastro di Fukushima, in Giappone.

La moratoria sulla decisione di allungare la vita degli impianti, ha spiegato la Merkel, servirà a effettuare "senza tabù, un'ampia verifica della sicurezza degli impianti nucleari" in Germania. La Merkel ha comunque ribadito la sua posizione, secondo cui l'energia nucleare resta "una tecnologia ponte" in attesa di sviluppare ulteriormente il settore delle fonti rinnovabili. L'unica risposta a questa situazione, ha sottolineato, è che "il passaggio all'era dell'energia rinnovabile è un obbligo che ha la massima priorità".

 

 

 

Voci da Tokyo. Matteo ricercatore del Cern: esco il meno possibile e faccio scorte di cibo

di Luigi dell'OlioCronologia articolo14 marzo 2011

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Argomenti: Misure di sicurezza | Cern | Consiglio nazionale delle ricerche | Oceano Pacifico | Cernobyl | Carlo Lavecchia | Matteo Guerrini | Mario Negri

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 16:34.

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Una donna giapponese in un market a Tokio (Ap)Una donna giapponese in un market a Tokio (Ap)

Quali precauzioni dovrebbero adottare i nostri connazionali presenti in Giappone? Come comportarsi se si è già programmato un viaggio in terra nipponica per le prossime settimane? Abbiamo girato le domande a due esperti, che in linea di massima propendono per soluzioni di buon senso, escludendo, al momento, situazioni da allarme rosso.

"I primi due reattori sfuggiti al controllo sembrano ormai fuori pericolo, mentre la minaccia persiste per il terzo", premette Matteo Guerrini, ricercatore del Cnr che si trova a Tokyo. "Personalmente, e lo stesso consiglio a tutti coloro che sono con me nel paese, mi limito a uscire di casa il meno possibile. Nelle ultime ore mi sono approvvigionato di cibo fresco, in modo da avere scorte nel caso in cui la situazione restasse complicata anche nei prossimi giorni". Una posizione, spiega il biologo, che non è conseguente alle raccomandazioni delle autorità locali. "Il governo giapponese non ha sollevato questo problema: l'ho fatto principalmente per precauzione. Ricordo che, all'indomani di Cernobyl, la mia famiglia a Milano aveva fatto la medesima scelta". Quanto al rischio di contaminazione per gli alimenti, l'acqua e il terreno, Guerrini non vede pericoli, almeno nell'immediato: "L'acqua che in queste ore viene utilizzata per raffreddare le centrali è a fine ciclo, in quanto parte dal mare e passa per i fiumi, sfociando nel mare, da cui viene prelevata dai tecnici. Quindi non c'è un rischio di contaminazione per l'acqua del rubinetto, che resta potabile".

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La situazione potrebbero, però, mutare nelle prossime settimane: "Le barre di uranio sono caldissime, per cui inevitabilmente l'acqua adoperata per raffreddarle evapora. Attualmente il vento spira verso Est per cui la nube radioattiva si sta spingendo verso l'Oceano Pacifico: si vi sarà una precipitazione in mare aperto nel medio periodo, la radioattività verrà diluita senza particolari problemi". Nel caso piovesse nelle città, invece, non resta che barricarsi in casa. "Qui a Tokyo", prosegue il ricercatore, "non vedo particolari problemi, ma l'emergenza potrebbe presentarsi nelle città del nord, dove ci sono decine di migliaia di persone rimaste senza tetto. In questo senso, è fondamentale trovare una sistemazione per tutti in tempi brevi". Per ora, intanto, l'ambasciata italiana non ha chiesto ai nostri concittadini di rientrare, a differenza di quanto disposto dalle ambasciate di Francia e Germania. "Ascoltiamo i consigli delle autorità, ma cerchiamo anche di farci una nostra idea consultando altre fonti", conclude Guerrini. Quanto ai nostri connazionali che avevano già programmato un viaggio in Giappone nei prossimi giorni, il consiglio "è di rimandarli, in attesa che la situazione si stabilizzi. Le scosse continuano e i trasporti, così come le reti elettriche sono paralizzati in molte città, con esclusione della zona Ovest del paese".

"Quando ci sono fughe radioattive, i pericoli maggiori si riscontrano nell'immediatezza dell'evento, ma dopo qualche giorno il rischio di contaminazione si riduce", spiega Carlo Lavecchia, responsabile del dipartimento di Epidemiologia dell'Istituto di Ricerca Mario Negri. "La mente di tutti è rivolta a quello che accadde a Cernobyl, ma in quell'occasione ci fu una catena di errori durante l'intervento immediatamente successivo alla fuga radioattiva, mentre in quest'occasione i tecnici sono intervenuti prontamente". Intanto molti paesi asiatici (come Hong Kong, Malaysia, Filippine, Singapore e Taiwan), che in queste ore stanno passando al setaccio i prodotti alimentari importati dal Giappone per verificare che non siano stati contaminati dalle radiazioni nucleari. In particolare vengono monitorati i prodotti freschi, latticini, frutta e verdura, ma anche il pesce crudo, prodotto base per sushi e sashimi.

"La prudenza in queste situazioni è d'obbligo", sostiene Lavecchia, "ma un eccessivo allarmismo può fare danni maggiori dell'incidente stesso". Mentre, nel medio termine, l'esperto vede rischi per il paese nipponico "soprattutto sul fronte degli approvvigionamenti energetici. In un paese che ottiene dal nucleare il 35% della sua energia, un blocco prolungato degli impianti rischia di mettere in ginocchio i trasporti e le attività economiche. Soprattutto se si considera la situazione geografica di isolamento del Giappone".

 

 

GE, che ha progettato un reattore di Fukushima, schiaccia il Dow Jones - La BoJ interviene

Cronologia articolo14 marzo 2011

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Argomenti: Indici finanziari | Mercato azionario | Imprese | Consiglio Europeo | Mediobanca | Oliver Stone | Banco Popolare | Asia | Borsa di Tokyo

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 08:25.

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La Borsa di Tokyo chiude in calo del 6,18% mentre in Giappone la terra continua a tremare (AFP)La Borsa di Tokyo chiude in calo del 6,18% mentre in Giappone la terra continua a tremare (AFP)

Di qui l'Europa, di là il Giappone. Di qui i listini dell'Occidente (Parigi -0,7%, Francoforte -1,3%, Milano +0,17%, Wall Street -0,8%) che viaggiano con "normale andatura"; di là la Borsa di Tokyo che chiude in forte calo sulla scia del violento sisma che ha colpito il Paese. I mercati del Sol Levante, nonostante lo Tsunami di venerdì, sono rimasti aperti: il denaro, come cita l'ultimo film di Oliver Stone, non dorme mai. E così, deve annotarsi la peggior discesa giornaliera dal 2008 a oggi: il Nikkei ha ceduto il 6,2 per cento.

Negli Stati Uniti, l'andamento delle Borse è in rosso: il Dow Jones perde lo 0,3% mentre l'S&P500 cede lo 0,37 per cento. In particolare, vengono punite le utility e le società che possono essere ricollegate ai siti delle centrali nucleri danneggiati dal terremoto. General Electric, per esempio, cede l'1,8 per cento. Il gruppo ha disegnato un reattore dell'impianto di Fukushima. Peraltro, GE ha comunicato che sta offrendo l'assistenza tecnica al Giappone e al suo partner Hitachi nella battaglia per prevenire un meltdown nucleare.

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L'andamento a Milano

A Piazza Affari, invece, gli indici resistono sopra la parità, trascinati dalla banche. C'è ottimismo sul settore, almeno per oggi. Per quale motivo? La risposta deve trovarsi nelle minori tensioni sul debito sovrano: la riunione del Consiglio europeo dell'11 marzo ha portato a risultati più importanti rispetto a ciò che gli investitori si aspettavano. Certo, come scrive Intesa Sanpaolo "le novità annunciate non rappresantano in alcun modo una svolta cruciale per la crisi". Tuttavia, le misure che direttamente incidono sul problema dell'Euro non mancano: in primis, l'estensione della durata del prestito alla Grecia (allungata a 7,5 anni) e la riduzione di 100 basis point dei tassi applicati ai prestiti in favore di Atene. "Ciò rende il programma - dice Intesa - un po' più credibile, anche se non toglie i dubbi circa la copertura del fabbisogno finanziario nel 2012"; poi, la capacità d'erogazione del Fondo europeo di stabilizzazione finanziaria (Fesf) che è stata portata a 440 miliardi; infine, il fatto che il Fesf sarà autorizzato a acquistare titoli di stato sul mercato primario.

Cala lo spread tra i titoli di stato Ue

È anche grazie a queste motivazioni che gli spread tra i titoli di stato in Europa si sono un po' chiusi: quello greco, rispetto alla germania, è sceso da 967,2 punti a 935; la differenza tra il redimento del BtP decennale e il TBund tedesco è passata da 167 bp a 152,4; il differenziale tra della Spagna è diminuito da 223,8 a 207,5.

Così, in un simile contesto, Unicredit, Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca, Mediobanca e Banca Mps crescono. Gli operatori, evidentemente, consapevoli dell'esposizione degli istituti finanziari ai debiti degli stati scommettono, almeno sul fronte borsistico, su minori problemi per gli istituti finanziari. Jp Morgan, in un report pubblicato proprio oggi, ha alzato il giudizio sul settore da "Neutral" a "OverWeight". La banca americana, oltre a indicare l'aspetto di una minore tensione sul debito pubblico in seguito alle scelte in ambito Ue, focalizza l'attenzione su due aspetti: il primo sono i segnali della ripresa del credito; il secondo è la valutazione (il comparto è scambiato a un multiplo P/b di 0,66) a sconto dei titoli in considerazione.

Metalli preziosi

Sul fronte delle materie prime, l'oro in rialzo nelle contrattazioni elettroniche in Asia a 1.432,68 dollari l'oncia (+1,1%). Il metallo giallo si posiziona poco sotto il record di 1.444,95 dollari segnato lo scorso 7 marzo.

Il petrolio in calo

In ribasso, invece, le quotazioni del petrolio: l'oro nero, in seguito dei timori sulla domanda a breve termine del Giappone, terzo consumatore al mondo di petrolio, ha spinto il Wti in calo di 1,28 dollari a 99,88 dollari per la scadenza aqrile e il Brent del Mare del Nord di 1,39 dollari a 112,45 per la stessa scadenza.

Record storico di volumi

Tornando al tonfo della Borsa giapponese, va detto che la seduta era iniziata in maniera tutto sommato tranquilla con gli indici che sì scendevano, ma con perdite comunque contentute. Poi, però, le vendite hanno preso il sopravvento, tanto che la Banca centrale ha effettuato una maxi-iniezione di liquidità per evitare il completo tracollo dei mercati. La "lettera" ha colpito un po' tutti i titoli in generale, in una giornata che ha visto i volumi delle transazioni raggiungere un livello storico alla borsa di Tokyo, con oltre 4,88 miliardi di titoli scambiati sul primo mercato.

Vendite generalizzate

Lo stop forzato alle forniture di elettricità, deciso dal governo per fare fronte all'emergenza, giocoforza ha costretto diverse aziende a interrompere la produzione. Il che è stato penalizzato dalla Borsa: Toyota ha perso il 7,9%, Sony il 9.1% e Mitsubishi l'11.8 per cento.

Il business nucleare

Colpite anche le aziende legate, in qualche modo, al business nucleare: Kobe Steel ha perso il 6,4%, Hitachi il 16.2%, e Toshiba il 16,3 per cento.

 

 

 

 

 

 

 

 

La terra non smette di tremare, nuove esplosioni nella centrale nucleare di Fukushima

Cronologia articolo14 marzo 2011Commenta

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Argomenti: Inquinamento | Eric Besson | Farnesina | Ronald Reagan | Tokyo Electric Power | Oceano Pacifico | Yukio Edano | Iwate

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 09:13.

L'immagine, tratta da un video, mostra il fumo generato dall'esplosione della centrale nucleare di Fukushima, 14 marzo 2011 (REUTERS/NTV via Reuters TV)

L'immagine, tratta da un video, mostra il fumo generato dall'esplosione della centrale nucleare di Fukushima, 14 marzo 2011 (REUTERS/NTV via Reuters TV)

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Una nuova allerta tsunami è stata lanciata questa mattina per l'arrivo imminente di un'onda dell'altezza di tre metri sulle coste nord-est del Giappone. Sempre nella stessa zona già colpita dal violento terremoto di venerdì c'è stata una nuova replica sismica di 6,3 gradi. La scossa di assestamento è stata registrata alle 15:13 ora locale (le 07:13) con epicentro nell'Oceano Pacifico, di fronte alle coste delle prefetture di Miyagi e Iwate e a circa 10 chilometri di profondità. Ma ciò che più preocupa sono le previsioni della Japan Metereological Agency (Jma) che ritiene che entro il 16 marzo ci sia una probabilità del 70% che si registri una nuova scossa di terremoto di magnitudo 7 o anche più alta, con conseguente possibile tsunami. Le chance si riducono al 50% entro il 19 marzo.

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Impianti nucleari ancora a rischio

L'emergenza sembra finita nella centrale nucleare di Fukushima Dopo le ultime esplosioni registrate nel reattore 3 , che hanno provocato il ferimento di sei persone, i reattori 1 e 2 sono fuori pericolo. Lo riferisce la società che gestisce l'impianto, Tepco. Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha precisato che il reattore non ha riportato danni e ha definito "basso" il rischio di una fuga radioattiva. Fukushima 1 é collocato a 250 km a nord di Tokyo, città popolata da 35 milioni di abitanti. Nel frattempo il ministro dell'Industria francese, Eric Besson definisce come "preoccupante" la situazione e afferma che non può essere escluso un disastro nucleare.

La flotta americana si allontana dalla zona per rischio contaminazione

La settima flotta americana ha deciso di allontanare le sue navi e i suoi aerei dalla zona più vicina all'impianto nucleare di Fukushima dopo aver rilevato un certo livello di contaminazione radioattiva. La portaerei Ronald Reagan, arrivata ieri nelle acque nordorientali del Giappone, si trovava a 160 km dalla costa quando la sua strumentazione ha rilevato la presenza di radiazioni in una colonna di fumo che si sollevava dall'impianto di Fukushima. Secondo fonti ufficiali, comunque, la quantità di radiazioni era più o meno equivalente a quella che si accumula normalmente nell'ambiente in un mese.

Slitta il razionamento dell'energia elettrica

L'azienda elettrica Tokyo Electric Power (Tepco), che opera nella zona orientale del Giappone, ha annunciato il rinvio di alcune ore dell'interruzione di corrente prevista per oggi, affermando di poter soddisfare la domanda. La fornitura di energia avrebbe dovuto essere interrotta a scaglioni per tre ore e 40 minuti in diverse zone di Tokyo e dintorni, ma la Tepco ha deciso di rinviare l'operazione a questa sera o a domani, in caso di un aumento della domanda.

Il bilancio provvisorio

Secondo la polizia il violentissimo sisma ha causato oltre 5mila tra morti e dispersi ma si teme che possano arrivare a 10mila. Quanto agli italiani presenti la Farnesina ha confermato che mancano all'appello cinque connazionali che erano presenti nelle aree colpite.

Sono almeno 46 mila gli edifici che sono stati distrutti, 5.700 quelli spazzati via dal terremoto, di cui 3.056 nella sola prefettura di Iwate e 2.413 nell'area di Fukushima.

Secondo la polizia, inoltre, strade e ponti sono stati gravemente danneggiati in almeno 600 località del paese.

Annullati i mondiali di pattinaggio

La Federazione internazionale di Pattinaggio ha annunciato l'annullamento dei Campionati del mondo di pattinaggio artistico previsti a Tokyo dal 21 al 27 marzo.

 

 

 

 

 

 

2011-03-13

Allarme terremoto, rischio pioggia radioattiva, 10mila morti - A Fukushima la vita continua - Foto - Video

Cronologia articolo13 marzo 2011

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2011 alle ore 10:19.

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Tre nuove forti scosse in Giappone, 10mila mortiTre nuove forti scosse in Giappone, 10mila morti

"È la più grave crisi degli ultimi 65 anni". Il premier giapponese Naoto Kan toglie ogni dubbio sull'entità del disastro che ha colpito il suo paese. La contabilità dei dispersi che ora dopo ora alimenta la stima dei morti ha superato la tremenda cifra di 10mila. Per non parlare dell'incubo nucleare. Così il primo ministro fa appello alla capacità di coesione del popolo giapponese: "Unendo le forze, aiutandosi a partire da parenti e amici, superiamo questa crisi, ricostruiamo il Giappone. È questa la preghiera che faccio a ciascuno di voi".

Nuovo allarme

L'Agenzia meteorologica giapponese ha avvertito che esiste una elevata probabilità che nei prossimi tre giorni avvenga un nuovo terremoto. Secondo Takashi Yokota, direttore della previsione sismica dell'agenzia "esiste un rischio del 70 per cento che si produca una replica di magnitudo 7 o superiore". Il pericolo sarà elevato nei prossimi tre giorni, fino al 16 marzo. Intanto il vulcano giapponese Shinmoedake, nell'isola sudoccidentale del Kyushu, ha cominciato a lanciare pietre e cenere nell'atmosfera, fino a 4mila metri d'altezza. Lo Shinmoedake è alto 1.420 metri e s'era svegliato a gennaio per la prima volta dopo 52 anni.

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Allarme nucleare in Giappone, esplosione nella centrale

Terremoto Giappone, trema la centrale nucleare di fukushima

Il "day after" della città di Sendai

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Da domani black out programmati

Cominceranno domani e potrebbero proseguire oltre il mese di aprile i black-out programmati, annunciati dal primo ministro giapponese Naoto Kan. L'operazione dovrebbe ridurre il rischio di black-out di grande portata dopo lo stop alle centrali nucleari. Secondo la compagnia elettrica Tokyo denryoku (Toden) i black-out - di tre ore ciascuno - interesseranno un'area divisa in cinque gruppi, composti da Tokyo e dalle 8 prefetture maggiormente colpite dal sisma.

Evacuate 700mila persone

Secondo l'Onu sono state evacuate settecentomila persone. "Circa 380mila sono state evacuate dalle zone interessate dal sisma e dallo tsunami e ora ospitate in 2.050 centri" ha indicato l'Ufficio di coordinamento degli Affari umanitari dell'Onu (Ocha). "Le autorità hanno inoltre evacuato 210mila persone che vivono in un raggio di venti chilometri intorno alla centrale di Fukushima" ha aggiunto l'Ocha, citando l'Organizzazione internazionale dell'energia atomica (Aiea).

Lunedì Borsa di Tokyo aperta

La Banca centrale del Giappone "farà il possibile per continuare a garantire la stabilità nei mercati finanziari e per garantire il corretto andamento del mercato, anche immettendo liquidità". Questo il messaggio di Nichigin (l'istituto centrale) lanciato attraverso il suo sito. La banca centrale ha comunicato di aver sorretto gli istituti finanziari che operano nella aree colpite e sono state interessate da una corsa al ritiro dei depositi. "La banca - spiega il comunicato - continuerà a tenere in pugno la situazione nei mercati finanziari e le operazioni e starà pronta a rispondere e agire quando necessario". La Borsa di Tokyo lunedì sarà aperta nonostante l'emergenza terremoto.

 

 

"Cuociamo il ramen, la vita continua"

dal nostro inviatoStefano CarrerCronologia articolo13 marzo 2011

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2011 alle ore 14:32.

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Giappone. Reportage: "Cuociamo il ramen, la vita continua"Giappone. Reportage: "Cuociamo il ramen, la vita continua"

A l confine tra le province di Ibaraki e Fukushima, sulla strada tra le città di Mito e Iwaki - una lambita, l'altra devastata dal terremoto di venerdì pomeriggio - una modesta trattoria di ramen (i taglioni in brodo) ha l'aria appestata da un tanfo di rancido, al quale i pochi avventori sono del tutto indifferenti. Enormi pentoloni bollono dietro al bancone. "È venuta a mancare l'acqua. Così ci siamo ricordati di un vecchio pozzo nelle vicinanze: l'abbiamo cavata da lì, in modo da poter rimanere aperti. La vita continua", dice il signor Watanabe, uno dei quattro addetti al servizio. La località è a poco più di una cinquantina di chilometri dal distretto che ospita i due impianti nucleari della Tokyo Electric Power, con i cinque reattori malfunzionanti che tengono il mondo intero con il fiato sospeso.

La vita continua: quelli che mangiano il ramen con il consueto risucchio rumoroso danno solo un'occhiata distratta alle immagini di devastazione che arrivano dallo schermo tv, come se non li riguardasse. Si ha la sensazione che il dolore e il panico siano confinati nelle aree più devastate.

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Terremoto in Giappone, danni agli edifici e panico nelle strade

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Radio 24 - Alberto Mengoni, esperto di fisica nucleare a Tokyo: evacuazione raggio di 20 km da impianto nucluare

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La differenza rispetto a un sabato normale sta in un gigantesco ingorgo stradale, da far impallidire quelli che si verificano nella "Golden Week" vacanziera di inizio maggio. Chiuse tutte le autostrade per il nordest del paese e gli aeroporti regionali. Fermi gli shinkansen, i treni superveloci sulla linea che il mese scorso è stata allungata fino ad Aomori, all'estremo nord. Singhiozzanti i treni locali, che si fermano a Tomobe, a meno di 100 km dalla capitale. Da lì in poi, si vedono squadre di operai e macchinari all'opera sui binari, a ritmo frenetico, alla luce delle fotoelettriche. "Lavoriamo ininterrottamente dall'alba - dice il caposquadra Shinji Watanabe - abbiamo l'ordine di ripristinare questo tratto di linea entro domani a mezzogiorno".

Sembra incredibile, ma la congestione sulla statale, per i primi 80 km, appare più pesante nella corsia in direzione nord, ossia verso l'area del pericolo: si tratta in buona parte dei traffici locali - per niente turbati - delle cittadine che si susseguono senza soluzione di continuità. Solo più avanti diventa più fitto l'incolonnamento in direzione di Tokyo, con molte vetture targate provincia di Fukushima. Alcune provengono dalla zona di evacuazione, che in meno di una ventina di ore, come in un crescendo rossiniano, è stata stabilita dalle autorità prima in 2, poi in 3, in seguito in dieci e infine in venti chilometri di raggio dalle centrali atomiche. Il totale degli sfollati per il rischio di radiazioni è arrivato così a circa 80mila, su un totale stimato in 300mila: il resto deve la sua sventura non alla vicinanza ai generatori di energia nucleare ma alla perdita o all'inagibilità delle proprie case.

Acqua ed elettricità, più si va a nord e più diventano rare. È dalla provincia di Ibaraki che si manifestano più concretamente le ferite del sisma. Il personale degli alberghi è calmo e cortese nell'accogliere i clienti anzitutto facendo firmare loro una liberatoria: niente lamentele se manca l'acqua, se non c'è cibo né riscaldamento, e soprattutto niente reclami o pretese risarcitorie in caso di danni o ferimenti.

Chi si ferma difficilmente riesce a dormire: dalla sera fino al mattino, si susseguono scosse più o meno intense. La terra non ha smesso ancora di tremare, ma per chi può permettersi un tetto le apprensioni, dopo l'esplosione del pomeriggio alla centrale, sono più rivolte al pericolo che non si vede e non si sente. Oppure alle preoccupazioni di approvvigionamento, che già in mattinata, nella stessa Tokyo, hanno provocato fenomeni di accaparramento: in vari kombini - gli onnipresenti negozietti aperti 24 ore su 24 - l'acqua è sparita presto e così quasi tutte le cibarie. Questo anche se in giro c'era meno gente del solito, in una metropoli caratterizzata da un fenomeno mai visto: la quasi totale assenza di taxi, dopo il superlavoro dei tassisti protrattosi fino a tarda notte (oltre 100mila persone non sono riuscite comunque a tornare alle loro case). Un ritmo sommesso determinato anche dalla sospensione di alcune attività in programma, come gli esami di ammissione all'università che mai come quest'anno sono nell'occhio del ciclone per lo scandalo delle "copiature" in tempo reale via telefonini e Web.

"Intanto faccio scorta di un po' di tutto, non si sa mai", dice Hiromi Yokota, 25 anni, mamma di una bimba di quattro. "Sto però pensando di trasferirmi dai miei genitori a Tottori, al l'ovest: queste rassicurazioni del governo sul pericolo delle radiazioni non mi convincono. Già in passato, in incidenti simili, mi hanno detto che le autorità e soprattutto il gestore delle centrali, la Tepco hanno tardato a rivelare la gravità della situazione".

Una reticenza di comunicazione sospettata da molti, che viene alla luce indirettamente grazie a una gaffe in diretta della rete pubblica Nhk. È uno strano episodio del suo telegiornale: un conduttore rivela quanto già circola sulla rete e sui social network - il ferimento di alcuni addetti alla centrale nucleare - e un collega senior lo interrompe dicendo che è una cosa che non va detta perché non è ancora ufficiale. Fosse solo quello: con la successiva notizia dei primi ricoveri in ospedale per presunte radiazioni e le raccomandazioni governative a non bere acqua del rubinetto in un'ampia "zona di rispetto", quello che sembra remoto comincia a manifestarsi in esempi concreti. La sera cala su un paese dove il numero delle persone che iniziano a dubitare di tutto, a questo punto, non può che aumentare in modo esponenziale.

La cittadina di Mito, famosa per il suo giardino kairakuen - uno dei tre più belli del Giappone, ai prodromi della fioritura che esploderà in aprile - diventa un avamposto. "Adesso basta - sbotta Kiki Tanaka, una free lance che lavora per pubblicazioni americane, che in un bar sente le ultime notizie e per di più una scossetta di terremoto - sto andando a raccontare quello che succede a Sendai e lunga la costa colpita dallo tsunami, ma non me la sento più di farlo. Torno indietro". Però si commuove alla notizia che un gruppo di attivisti di Greenpeace impegnati a disturbare la caccia a delfini e balene sulle coste settentrionali - dati per dispersi - sono sani e salvi: "Finalmente una buona notizia".

 

Quando le acque si ritireranno, torneremo a vivere, a crescere e creare

di Gianni RiottaCronologia articolo13 marzo 2011

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Argomenti: Assistenza medica | Islandese | Tokyo

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2011 alle ore 14:27.

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Giappone terremotoGiappone terremoto

L'impianto nucleare Fukushima Daiichi, della Tokyo Electric Power, fibrilla per lo tsunami in Giappone, c'è paura per le radiazioni e l'evacuazione in un raggio di 20 km, 300mila sfollati in altre zone, nella sola Minamisanriku sono 10mila i dispersi. Contiamo ancora mille vittime nel maremoto del Pacifico, ma il governo giapponese sa bene che, infine, saranno molte di più.

Le immagini da YouTube sgomentano, le navi trascinate nel gorgo come barchette in un lavandino per gioco da Dei crudeli ("scenderemo nel gorgo muti" era la profezia di Pavese), le automobili dei piazzali del "just in time", il modello perfetto di produzione Toyota del niente sprechi, accatastate, perdute per sempre, di nuovo, come in un baloccarsi del destino. I bambini passano serissimi i controlli delle radiazioni, il miracolo tecnologico del Giappone dei treni veloci, del web, dei cellulari è ridotto a chiamarsi con i vecchi telefoni di una volta, ad andare sulle autostrade a un chilometro l'ora, come ha raccontato il nostro inviato, unico testimone del sisma, Carrer.

Le parole, davanti alla forza della natura scatenata contro la comunità dell'uomo, contano nulla. La natura vince e noi contiamo umiliati caduti e danni.

È di nuovo un poeta, Leopardi, a spiegarci la violenza antica del rapporto tra civiltà e pianeta, nel Dialogo della Natura e di un islandese: "Natura. Chi sei? che cerchi in questi luoghi dove la tua specie era incognita?

Islandese. Sono un povero Islandese, che vo fuggendo la Natura; e fuggitala quasi tutto il tempo della mia vita per cento parti della terra, la fuggo adesso per questa.

Natura. Così fugge lo scoiattolo dal serpente a sonaglio, finché gli cade in gola da se medesimo. Io sono quella che tu fuggi.

Islandese. La Natura?

Natura. Non altri.

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Il terremoto in Giappone

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Terremoto in Giappone, onda anomala nel parcheggio di Disneyland

Terremoto in Giappone, danni agli edifici e panico nelle strade

Lo tsunami in Giappone

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Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

Radio 24 - Alberto Mengoni, esperto di fisica nucleare a Tokyo: evacuazione raggio di 20 km da impianto nucluare

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L'area colpita dal sisma in Giappone

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Islandese. Me ne dispiace fino all'anima; e tengo per fermo che maggior disavventura di questa non mi potesse sopraggiungere".

E prima di uccidere lo scettico Islandese seppellendolo sotto la sabbia, la Natura gli insegna che "la vita di quest'universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione" e ribellarsi è folle.

Davanti alla tragedia tsunami, dunque, si alzano voci nobili e comprensibili, che accusano le città popolose, le industrie iperattive, le centrali nucleari che cedono al sisma, lo sviluppo, il progresso, in qualche modo opponendo - non per malafede, ma per smarrimento davanti alla forza del mare - la nostra fatica per vivere meglio, alla brutalità della natura.

Come se un passo indietro, un tornare al mondo pre-industriale, un rinnegare nel nome delle fanfaluche che non vogliono Pil ma "calore umano", ci proteggesse poi dalla furia degli elementi. E come se tutta la filosofia, dal conservatore Hobbes al comunista Engels a Manchester, non concordasse che il bisogno, la fame, il regredire allo "stato di natura" non rendono gli uomini più buoni, al contrario li fanno ferini, spietati.

È giusto, e chi non ha nel suo cuore questa umiltà è un arrogante che il Fato accecherà, guardare con compassione la sciagura giapponese, provare, come la comunità internazionale sta facendo (e stavolta Tokyo dovrebbe essere più aperta che nel 1995 nell'accettare aiuto esterno) a sostenere i soccorsi.

Ma quando, come dopo il Diluvio biblico di Noè, le acque si saranno ritirate, seppelliti i morti, curati i feriti, ricostruite case città e officine, torneremo a vivere, crescere e creare, secondo la irresistibile indole di noi Homo Sapiens. Nel vedere le creazioni del nostro lavoro e del nostro genio spazzate via dal mare, tra i lutti eleviamo una preghiera di umiltà, consci della nostra debolezza. Quando i fratelli giapponesi usciranno dal dolore, avremo invece con loro di nuovo ragione di essere orgogliosi, senza vergogna, per la nostra fatica e le nostre ambizioni. Perché la Natura è forte, e forse immortale. Noi siamo deboli e di certo mortali. Ma della Natura, anche in questa ora di sofferenza, siamo e resteremo i figli e le figlie migliori.

 

 

Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Cosa è accaduto a Fukushima

articoli di Elena Comelli, Jacopo GilibertoCronologia articolo12 marzo 2011Commenta

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Argomenti: Misure di sicurezza | Toshiba | Giappone | Onu | AIEA | Cernobyl

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2011 alle ore 19:01.

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Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Ecco cosa può accadere a FukushimaFunziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Ecco cosa può accadere a Fukushima

di Elena Comelli

La peggiore delle ipotesi? Fusione del nocciolo con esplosione del reattore. In questo caso la fuoriuscita di materiale radioattivo sarebbe inevitabile e massiccia. Un'ipotesi teorica, mai accaduta nella storia del nucleare civile. Nell'incidente di Three Mile Island, nel 1979, si arrivò alla fusione del nocciolo. Ma senza danni, perché il reattore rimase perfettamente integro. Dalla centrale non uscì nulla e tutto il materiale sta ancora chiuso lì dentro, annegato in un sarcofago di cemento. A Cernobyl non si arrivò mai alla fusione del nocciolo, ma ci fu un'esplosione da cui fuoriuscì una parte del combustibile radioattivo. Le conseguenze furono molto più gravi, come sappiamo.

Nel caso di Fukushima Daiichi, non sappiamo ancora con certezza come stiano le cose. L'agenzia di sicurezza nucleare giapponese sostiene che le quattro centrali più vicine all'epicentro del terremoto sono state subito spente e nega la fusione del nocciolo nell'unità numero 1 della centrale di Fukushima. L'esplosione, dovuta a un problema al sistema di raffreddamento, dovrebbe avere intaccato solo le pareti esterne della centrale, non il reattore. Ma la fuoriuscita di cesio indica che c'è stata una fusione di combustibile, anche se probabilmente non del nocciolo. E quindi resta un'incongruenza fra quanto dichiarato e l'evidenza dei fatti.

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La centrale è un bestione composto da 8 unità per quasi 5 gigawatt di potenza: potrebbe soddisfare da sola un decimo del fabbisogno italiano di energia elettrica e rappresenta un quarto della produzione di energia nucleare in Giappone. Costruita nel '66, la centrale utilizza dei reattori Bwr (Boiling Water Reactor) costruiti da General Electric, Toshiba e Hitachi. Il nocciolo di un reattore Bwr può essere immaginato come la resistenza elettrica che scalda l'acqua in un comune bollitore da cucina: è immerso nell'acqua e diventa molto caldo. L'acqua lo raffredda e allo stesso tempo trasporta via il calore, di solito sotto forma di vapore, per far girare delle turbine che generano elettricità. Se l'acqua smette di fluire, abbiamo un problema. Il nocciolo si surriscalda e sempre più acqua si trasforma in vapore. Il vapore causa una forte pressione nella camera interna del reattore, un contenitore sigillato. Se il nocciolo - composto principalmente di metallo - diventa troppo caldo, tande a sciogliersi e alcune componenti possono infiammarsi.

Nella peggiore delle ipotesi, il nocciolo si scioglie completamente e buca il fondo della camera interna, cadendo sul pavimento della camera di contenimento, un altro contenitore sigillato. Questo è progettato apposta per evitare che il contenuto del reattore penetri all'esterno. Il danno a questo secondo contenitore può essere anche grave, ma in linea di principio dovrebbe poter evitare una fuga radioattiva nell'ambiente circostante.

L'espressione "in linea di principio", però, è sempre relativa. I reattori sono progettati per avere diversi livelli di sicurezza, in modo da far scattare un'altra procedura se la prima fallisce. Ma quel che è successo a Fukushima dimostra che non sempre si riesce a mantenere il controllo del sistema. Il terremoto ha fatto spegnere automaticamente i reattori in funzione, ma ha anche tolto la corrente alle pompe che facevano fluire l'acqua di raffreddamento del nocciolo. I generatori diesel si sono attivati per ovviare al blackout, ma sono partiti con un'ora di ritardo rispetto all'interruzione di corrente, non si sa perché. Questo ha scatenato il surriscaldamento del reattore.

Nel caso di Three Mile Island, non si è arrivati alle estreme conseguenze, perché la camera di contenimento ha tenuto. A Cernobyl, un reattore considerato inaccettabile in base agli standard occidentali proprio per la mancanza di sistemi multipli di sicurezza, la fuoriuscita di materiale radioattivo avvenne a causa dell'esplosione, che scagliò in aria il combustibile nucleare, non in seguito a una fusione.

Nel caso di Fukushima Daiichi, il monitoraggio dell'International Atomic Energy Agency (il braccio di sicurezza nucleare delle Nazioni Unite) ci dice che il reattore è stato spento subito. Ma il riscaldamento continua attraverso la reazione nucleare, che ci mette molto tempo prima di esaurirsi. Non possiamo sapere se la drammatica esplosione cui abbiamo assistito attraverso le riprese televisive abbia davvero intaccato solo le pareti esterne della centrale. L'unica fuoriuscita radioattiva di cui siamo a conoscenza è derivata dalla necessità di sfiatare la pressione che si era creata nella camera di contenimento.

Questa manovra, resasi necessaria per contenere il surriscaldamento, dovrebbe far uscire solo isotopi radioattivi che decadono rapidamente, prodotti dall'acqua di raffreddamento. Resta da spiegare la presenza di isotopi di cesio. Questi sono prodotti dalla reazione nucleare del nocciolo e dovrebbero restare confinati all'interno del reattore. Se sono stati registrati all'esterno della centrale, vuol dire che il nocciolo ha cominciato a disintegrarsi.

 

 

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

di Leopoldo BenacchioCronologia articolo13 marzo 2011

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Argomenti: Scienza | Giappone | Nasa

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2011 alle ore 14:52.

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Lo tsunami in Giappone visto dal satellite NasaLo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Nasa ha rilasciato oggi le prime immagini da satellite che riportano gli effetti del terribile tsunami, seguito al terremoto giapponese di venerdì scorso 11 marzo.

Il confronto fra il "prima" e il "dopo" è veramente impressionante. Nell'immagine a sinistra vediamo la costa vicino a Sendai, la città maggiormente colpita, ripresa dal satellite "Terra", il 26 Febbraio scorso, mentre a destra vediamo a stessa regione alle 10.30 locali del 12 marzo.

L'acqua è di colore nero o blu scuro nell'immagine. Certamente quest'immagine non è, a prima vista, impressionante come tante che sono state diffuse in questi giorni. Anzi la ripresa da diecine di chilometri di altezza dà quasi un'impressione di normalità, ma guardando bene l'immagine di destra si vede immediatamente la gravità della tragedia in cui è incorsa quella provincia giapponese: la costa non è più una linea regolare, creata nel corso dei secoli dal mare erodendo il terreno, ma appare completamente frastagliata da mille piccole insenature create in pochi minuti dallo tsunami.

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Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Pezzi interi di territorio spazzati via e sostituiti dal mare, con tutto quello che avevano sopra: porti, case, strade e purtroppo persone. Addirittura vicino a Sendai, in alto a destra, sembra sparita una grossa insenatura , quasi una laguna, e l'acqua ha cambiato anche quello che fino a venerdì era l'entroterra. E l'alterazione geologica è probabilmente stabile, d'ora in poi quella costa sarà così.

Terra, nome latino che NASA ha voluto dare per questo satellite di osservazione continua del pianeta, è in orbita dal 1999 e porta vari strumenti a bordo per l'osservazione precisa dei cambiamenti climatici. Questa volta è però servito come "fotografo" della catastrofe e dei suoi effetti.

 

 

 

2011-03-12

Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Ecco cosa può accadere a Fukushima

di Elena ComelliCronologia articolo12 marzo 2011Commenta

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2011 alle ore 19:01.

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La peggiore delle ipotesi? Fusione del nocciolo con esplosione del reattore. In questo caso la fuoriuscita di materiale radioattivo sarebbe inevitabile e massiccia. Un'ipotesi teorica, mai accaduta nella storia del nucleare civile. Nell'incidente di Three Mile Island, nel 1979, si arrivò alla fusione del nocciolo. Ma senza danni, perché il reattore rimase perfettamente integro. Dalla centrale non uscì nulla e tutto il materiale sta ancora chiuso lì dentro, annegato in un sarcofago di cemento. A Cernobyl non si arrivò mai alla fusione del nocciolo, ma ci fu un'esplosione da cui fuoriuscì una parte del combustibile radioattivo. Le conseguenze furono molto più gravi, come sappiamo.

Nel caso di Fukushima Daiichi, non sappiamo ancora con certezza come stiano le cose. L'agenzia di sicurezza nucleare giapponese sostiene che le quattro centrali più vicine all'epicentro del terremoto sono state subito spente e nega la fusione del nocciolo nell'unità numero 1 della centrale di Fukushima. L'esplosione, dovuta a un problema al sistema di raffreddamento, dovrebbe avere intaccato solo le pareti esterne della centrale, non il reattore. Ma la fuoriuscita di cesio indica che c'è stata una fusione di combustibile, anche se probabilmente non del nocciolo. E quindi resta un'incongruenza fra quanto dichiarato e l'evidenza dei fatti.

La centrale è un bestione composto da 8 unità per quasi 5 gigawatt di potenza: potrebbe soddisfare da sola un decimo del fabbisogno italiano di energia elettrica e rappresenta un quarto della produzione di energia nucleare in Giappone. Costruita nel '66, la centrale utilizza dei reattori Bwr (Boiling Water Reactor) costruiti da General Electric, Toshiba e Hitachi. Il nocciolo di un reattore Bwr può essere immaginato come la resistenza elettrica che scalda l'acqua in un comune bollitore da cucina: è immerso nell'acqua e diventa molto caldo. L'acqua lo raffredda e allo stesso tempo trasporta via il calore, di solito sotto forma di vapore, per far girare delle turbine che generano elettricità. Se l'acqua smette di fluire, abbiamo un problema. Il nocciolo si surriscalda e sempre più acqua si trasforma in vapore. Il vapore causa una forte pressione nella camera interna del reattore, un contenitore sigillato. Se il nocciolo - composto principalmente di metallo - diventa troppo caldo, tande a sciogliersi e alcune componenti possono infiammarsi.

Nella peggiore delle ipotesi, il nocciolo si scioglie completamente e buca il fondo della camera interna, cadendo sul pavimento della camera di contenimento, un altro contenitore sigillato. Questo è progettato apposta per evitare che il contenuto del reattore penetri all'esterno. Il danno a questo secondo contenitore può essere anche grave, ma in linea di principio dovrebbe poter evitare una fuga radioattiva nell'ambiente circostante.

L'espressione "in linea di principio", però, è sempre relativa. I reattori sono progettati per avere diversi livelli di sicurezza, in modo da far scattare un'altra procedura se la prima fallisce. Ma quel che è successo a Fukushima dimostra che non sempre si riesce a mantenere il controllo del sistema. Il terremoto ha fatto spegnere automaticamente i reattori in funzione, ma ha anche tolto la corrente alle pompe che facevano fluire l'acqua di raffreddamento del nocciolo. I generatori diesel si sono attivati per ovviare al blackout, ma sono partiti con un'ora di ritardo rispetto all'interruzione di corrente, non si sa perché. Questo ha scatenato il surriscaldamento del reattore.

Nel caso di Three Mile Island, non si è arrivati alle estreme conseguenze, perché la camera di contenimento ha tenuto. A Cernobyl, un reattore considerato inaccettabile in base agli standard occidentali proprio per la mancanza di sistemi multipli di sicurezza, la fuoriuscita di materiale radioattivo avvenne a causa dell'esplosione, che scagliò in aria il combustibile nucleare, non in seguito a una fusione.

Nel caso di Fukushima Daiichi, il monitoraggio dell'International Atomic Energy Agency (il braccio di sicurezza nucleare delle Nazioni Unite) ci dice che il reattore è stato spento subito. Ma il riscaldamento continua attraverso la reazione nucleare, che ci mette molto tempo prima di esaurirsi. Non possiamo sapere se la drammatica esplosione cui abbiamo assistito attraverso le riprese televisive abbia davvero intaccato solo le pareti esterne della centrale. L'unica fuoriuscita radioattiva di cui siamo a conoscenza è derivata dalla necessità di sfiatare la pressione che si era creata nella camera di contenimento.

Questa manovra, resasi necessaria per contenere il surriscaldamento, dovrebbe far uscire solo isotopi radioattivi che decadono rapidamente, prodotti dall'acqua di raffreddamento. Resta da spiegare la presenza di isotopi di cesio. Questi sono prodotti dalla reazione nucleare del nocciolo e dovrebbero restare confinati all'interno del reattore. Se sono stati registrati all'esterno della centrale, vuol dire che il nocciolo ha cominciato a disintegrarsi.

 

 

 

 

2011-03-10

Reportage / Viaggio nel cuore di Cernobyl 25 anni dopo la catastrofe nucleare - Le immagini

dall'inviato Jacopo GilibertoCronologia articolo10 marzo 2011

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 alle ore 20:09.

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Questa è la cronaca della prima visita ufficiale di giornalisti a Cernòbyl, 25 anni dopo la catastrofe nucleare. Da allora nessun giornalista è potuto entrare nel sarcofago della centrale, se non per astuzia. La visita è stata organizzata dalla Commissione Ue di Bruxelles e dalla Bers, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Guarda le immagini.

Kiev, ore 7 del mattino, radioattività 0,18.

Viale Hresciatik, la strada principale ed elegante della città. I marciapiedi sono stati spazzati dalla neve. Nei negozi di lusso - l'Italia piace anche qui - si vendono vini italiani, ma si vende vino rosso, della Crimea, anche nei piccoli chioschi (kiock) delle strade: la medicina popolare ucraina, leggenda moderna che non si sa da dove nasca, dice che il vino rosso previene gli effetti della radioattività. "Come quella volta: ci dissero di bere vodka", ricorda una donna. La vodka, rimedio delle campagne e delle mense operaie contro tutto; vodka contro influenza, foruncoli, scabbia e vodka contro il cancro alla tiroide da contaminazione radioattiva.

Si passa il Dnepr gelato, con la gente che scava i buchi nel ghiaccio per catturare qualche carpa affamata.

Statale verso nord, ore 7,45, radioattività 0,14.

Nevica leggero. Per circa 160 chilometri boschi di betulle spoglie, case, qualche fabbrica, sterpaglie, campi duri di gelo. La temperatura è tra i meno 6 e i meno 10. È la strada per Cernobyl, verso il confine con la Bielorussia.

Clima grigio chiaro, neve grigia dura a terra, automobili sporche del fango salato e grigio sparso sulle strade, cemento grigio, cielo basso e opprimente.

"Era grigio anche il sole, in quei giorni d'aprile. Un fenomeno stranissimo, non avevamo mai visto prima il sole grigio, né l'avremmo più visto dopo".

In mezzo alla campagna c'è un posto di blocco. I gabbiotti dei poliziotti, i cartelli di pericolo, una sbarra taglia la strada.

È l'ingresso alla zona di esclusione.

C'è il controllo dei documenti.

Limite della zona di esclusione, ore 9, radioattività 0,23.

Attorno ci sono le baracche dei poliziotti, le sbarre che chiudono la strada, qualche transenna mobile, i cartelli di pericolo radioattività, un cane da guardia accucciato nella neve, la strada coperta di neve. Più lontano, ancora betulle, sterpaglie, rettangoli di campi che saranno coltivati quando tornerà la bella stagione.

Volòdimir Holòscia è l'ingegnere che comanda tutta la zona di esclusione di Cernòbyl. Quando era un cittadino dell'Urss si chiamava Vladìmir, ma oggi è ucraino e si chiama Volodimir. Però parla russo, non ucraino.

Dice Holoscia: "La zona di esclusione è un'area inaccessibile di 25 chilometri quadri. Prima della catastrofe qui abitavano 116mila persone, 96mila furono trasferite altrove".

Attenzione, quando Holoscia dice "catastrofe" c'è un'ambiguità semantica. Nella lingua russa la parola "catastròfa" significa anche catastrofe, come in italiano, ma significa soprattutto incidente, anche un incidente d'auto ("avtomobìlnaia catastròfa").

Dopo il trasloco di 25 anni fa, 3mila di loro tornarono alle loro case, ma ripartirono.

Degli abitanti originali, nella zona di esclusione ne vivono ancora 250, ma è vietato abitare (se non per motivi accertati) e lo dice la legge ucraina perché non è possibile garantire standard di qualità ambientale. Abitano anche altre persone, solamente con permessi speciali.

Attraversando la zona di esclusione, ore 9,15, radioattività 0,30.

Le coltivazioni che c'erano 25 anni fa sono state abbandonate; vi crescono sterpi e boscaglie basse. I boschi di betulle e abeti sono intersecati da larghe abbattute, che servono a tagliare gli incendi. Non deve bruciare la foresta di cesio e di torio, perché il fumo porterebbe gli elementi radioattivi a spasso per questa fetta di mondo. Ci sono i sensori antincendio; in caso in cui non fosse controllabile il fuoco, questi tagli che dividono i boschi in settori servono a limitarne l'espansione.

Ogni tanto a bordo della strada ci sono case abbandonate e in rovina, piccole fabbriche con tramogge e capannoni e silos ormai rugginosi, tetti crollati.

L'unica animazione è nella borgata di Cernòbyl, 2.500 persone a un paio di chilometri dalla centrale. Una chiesa, qualche casermone, qualche negozio.

Oggi attorno alla centrale lavorano 3.300 persone. I ruspisti che fanno gli sbancamenti di terreni contaminati, i medici per i controlli, i poliziotti, gli addetti alla manutenzione, gli impiegati.

Nell'avvicinarsi al cadavere della centrale, le sequenze di tralicci dell'alta tensione sono sempre più frequenti. Vanno tutti dalla stessa parte, come raggi verso il centro, verso la stazione elettrica di trasformazione adiacente alla centrale.

Fra le chiome degli alberi con i rami spogli punteggiati dalle matasse sferiche del vischio si intravedono, laggiù, le ciminiere lontane, le gru giallo ruggine, nel grigio indistinto.

Zona di esclusione, di fronte alla centrale, ore 9,40, radioattività 0,25

È davvero grande. Costruita a partire dal 1970. Un parallelepipedo di cemento grigio, con finestrate grigie, lungo a occhio un chilometro. Dentro ci sono le sale macchine, le turbine e gli alternatori che erano mossi dal vapore.

Affiancati al blocco disteso del corpo principale ci sono i due blocchi dei reattori, più alti, una settantina di metri. Un blocco ha i reattori 1 e 2, l'altro blocco ha le unità 3 e 4. Quella esplosa è l'unità 4 e spicca perché è più alta, chiusa dentro al vecchio sarcofago.

I due cubi dei reattori sono sormontati ciascuno da una ciminiera di ventilazione alta 115 metri. Le torri di ventilazione sono dipinte a strisce bianche e rosse.

Una, quella sopra il blocco dei reattori 1 e 2, è ancora in buone condizioni.

L'altra, la ciminiera dei reattori 3 e 4, è avvolta in una ragnatela di controventature, per evitare che possa cadere sul sarcofago che sta subito sotto, e la vernice bianca e rossa è rosa dalla ruggine. Non sta bene toccare quella ciminiera rimasta per giorni sopra al reattore 4 in fiamme.

Attorno alla centrale ci sono edifici tecnici, palazzine vecchie (della centrale storica) e nuove (del programma di decontaminazione). Da un lato, il lago per le acque di raffreddamento formato dal fiume Pripiat, e i canali di adduzione delle acque della centrale. Dal lato opposto rispetto al lago, la selva di tralicci come scheletri e di trasformatori in altissima tensione che mandavano la corrente alle fabbriche.

Più in là, abbandonati, i reattori 5 e 6 che erano in costruzione quando avvenne la catastrofe, ovvero l'incidente, e una grande torre di raffreddamento, cioè quei cilindroni di cemento a tuba-di-paperone che caratterizzano anche le centrali atomiche. Sono avvolti da uno scheletro di gru ferme da 25 anni.

Tutto attorno è un cantiere attivo. Ruspe, camion Kamaz carichi di terra o di tubi d'acciaio. Si sta preparando il cantiere della Novarka per costruire il nuovo, futuro sarcofago della centrale.

Centrale di Cernobyl, ore 10,30, sala riunioni sulla sicurezza, radioattività 0,30.

Nella Ciornobilska atom elektro stanzia (Caes), Andrei Savin, ingegnere capo del progetto, mostra dalla finestra i dettagli della centrale, la ciminiera di ventilazione, le condizioni all'interno del reattore distrutto. Lì dentro la radioattività è da pazzi, c'è combustibile nucleare fuso, per vedere il nòcciolo esploso servono protezioni a scafandro e si può rimanere pochi istanti.

Perché in quelle zone non si usano robot?

Perché a quei livelli di radioattività i robot entrano in avaria. Gli esseri umani, con turni brevissimi, possono alternarsi. Fuori uno, dentro l'altro. Chi è entrato una volta nel nòcciolo, in quei pochi istanti ha accumulato tutta la sua dose possibile e non rientrerà mai più.

Spiega il direttore Savin che per entrare nel sarcofago c'è il controllo della radioattività, simile ai varchi dei controlli di sicurezza in aeroporto. Bisogna posare i piedi su posizioni precise, appoggiare la schiena contro un altro rilevatore, mettere le mani nei dispositivi di rilevazione. Piedi e mani sono le zone che raccolgono più particelle.

Mi viene consegnato un dosimetro, una specie di "cercapersone" da appuntare al bavero. Mi tocca il dosimetro numero 06. Non dà la misura, ma lampeggia se viene superata la dose di tolleranza.

Il direttore Savin dà le istruzioni per la visita. Ripete: "Se qualcosa cade per terra, si scordi di riportarsela a casa. Resteranno qui" (e ride) "perché la polvere e il terreno sono contaminati".

(Nei corrideo del sarcofago, causa guanti di protezione, mi scivolerà tra le dita il quadernetto con cui ho preso questi appunti. L'esame dosimetrico dirà poi che non è stato contaminato).

Centrale di Cernobyl, ore 11, esterno della sala riunioni sulla sicurezza, radioattività 5,40.

Due operai con la mascherina e l'elmetto posano un fascio di cavi in una fossa scavata nel terreno coperto di neve grigia.

Centrale di Cernobyl, ore 11,30, palazzina ingresso 1430, radioattività 0,70.

La procedura d'ingresso è lunga. Mezzoretta d'attesa in fila nell'ingresso per poter entrare in una stanzina in cui un ingegnere giovane, Vasili Bulca, seduto a una scrivania con un computer, conduce il body control radiometrico. Ogni persona che entra nella centrale deve prima di tutto fare il conteggio della sua radioattività personale, per poi misurarne la differenza all'uscita con un secondo esame dosimetrico.

Nella stanzina ci sono due poltrone di rilevazione, nel cui interno ci sono i dispositivi che ascoltano i raggi alfa beta gamma che abbiamo in corpo. Bisogna sedersi e aspettare qualche minuto mentre la macchina nascosta dentro la poltrona misura.

Il mio esame comincia alle 12,00,46 e dopo qualche minuto mi viene data la ricevuta con la quantità di contaminazione con cui entro, che è 041.

Poi bisogna salire al piando di sopra in uno spogliatoio con gli armadietti. Per entrare nello spogliatorio bisogna levarsi le scarpe, prima fonte di contaminazione per via della polvere. Nello spogliatoio si resta in mutande per indossare un accappatoio e le ciabatte.

Si esce da una porta che fa confine tra la zona "pulita" e la zona "sporca".

Secondo spogliatoio. Si lasciano accappatoio e ciabatte e si indossano gli indumenti da centrale.

Cuffia di cotone bianco, marchiata 1430 come l'ingresso da cui si è passati.

Elmetto rosso (a scelta, anche verde).

Mascherina antipolvere.

Sottocamicia di cotone bianco, marchiata 1430.

Camicione di cotone bianco, marchiato 1430.

Sottobraghe di cotonina bianca, non marchiate.

Pantaloni di cotone bianco spesso, marchiati 1430.

Scarponi di sicurezza da impianto in puro pvc nero, non marchiati, con il puntale dipinto con una manata di vernice bianca (le punte dei piedi devono essere ben visibili: l'incidente più frequente negli impianti industriali è l'inciampo).

Giaccone di cotone blu imbottito con dipinta a vernice sulla schiena la lettera Y.

Calze di contonaccio giallo, marchiate 1430 come l'ingresso da cui si è passati.

Si esce scalzi, scarponi in mano, dal secondo spogliatoio passando per un controllo di radioattività.

Si scende all'uscita lato-centrale.

Il solito dosimetro appuntato al bavero.

Nell'atrio, da uno sportello un addetto consegna, sulla base di un elenco nominale, il secondo dosimetro, il dosimetro "personale", un apparecchio grigio con un piccolo visore a cristalli liquidi su cui ci sono i numeri 0000. Ogni tanto dice bip. Bisogna appuntare al bavero anche questo secondo apparecchio.

Poi si calzano gli scarponi e, prima di uscire all'aperto, ancora un "varco" come quelli dell'aeroporto per misurare la radioattività.

All'aperto.

Centrale di Cernobyl, ore 13, nel cantiere, radioattività 1,68.

Attorno alla centrale è un viavai di ruspe e camion. Si sta spianando l'area in cui la Novarka, joint venture tra le francesi Vinci e Bouygues, costruirà il nuovo sarcofago.

Il problema è il vecchio sarcofago, la cassa di cemento che racchiude la zona del disastro. È vecchio e crepato. Crepe che ci passa dentro una macchina.

Piove dentro, e la pioggia dilava uranio, torio, cesio e altri elementi. Nel '97 un comitato internazionale ha creato il Chernobyl shelter fund, il fondo per il nuovo hangar colossale, finanziato con 758 milioni di dollari l'anno, il quale deve realizzare il Sip, lo Shelter implementation plan, cioè la volta a botte alta 110 metri che sarà costruita a fianco della centrale e che sarà fatta scorrere, coperchio da giganti, fino a racchiudere la centrale esplosa. Dovrà durare un secolo. Smetteranno a sollevarsi polveri radioattive a ogni ventata. Il reattore del disastro potrà essere smantellato senza il terrore di sollevare nuvole di cancro. Nota a margine, la Russia non partecipa al fondo.

Clicca qui per vedere nelle pagine del blog "Correnti" del Sole 24 Ore il filmato che presenta il progetto. I soldi non sono sufficienti. Jean-Paul Joulia, della Commissione europea: "Il progetto costerà alla fine 1,54 miliardi di euro. Masncano all'appello 602 miliardi. Li troveremo. Il nostro obiettivo è la protezione della salute e dell'ambiente. È prevenire che accadano nuovi incidenti".

Vince Novak della Bers spiega il motivo di questo investimento che la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo sta sostenendo in Ucraina, e in particolare per Cernobyl. "L'obiettivo è rendere nuovamente sicura l'area di Cernobyl", dice.

Per arrivare al sarcofago bisogna camminare per 200 metri lungo una recinzione interna e arrivare a una casetta per il controllo di polizia.

Dentro il poliziotto esamina i documenti e fa un nuovo controllo sulla radioattività con i soliti varchi-da-aeroporto. Si esce di nuovo, di là da questa recinzione interna, a ridosso del sarcofago.

Centrale di Cernobyl, ore 13,45, davanti al sarcofago, radioattività a 40,6

Al sarcofago che cede dopo 25 anni dalla costruzione sono stati aggiunti poderosi contrafforti di cemento grigio sostenuti da tralicci di acciaio dipinto di giallo.

Ultime istruzioni prinma di entrare con l'ingegnere Aleksandr Evgenevic Scripov, piccolo e con i baffetti da amatore. Non toccare nulla. Non appoggiarsi alle pareti. Attenzione agli ostacoli nascosti, attensione a non inciampare e cadere nella polvere.

Spiega Holoscia: "Per costruire il sarcofago che racchiude i reattore 4 erano serviti sei mesi. Serviva (e serve) per proteggere l'ambiente dalla dispersione continua di polveri radioattive, ma anche per proteggere gli addetti agli altri tre reattori".

Le unità 1, 2 e 3 infatti hanno lavorato ancora a lungo, hanno prodotto elettricità fino al 2000 quando l'Unione europea e il G7 hanno chiesto all'Ucraina di fermare anche l'ultima delle quattro macchine e di spegnere anche la centrale nucleare di Rovno (Rivne in ucraino), offrendo a Kiev un incentivo di 65 milioni di euro per dare al paese le fonti alternative di energia.

Furono coinvolte nella "liquidazione" 600mila persone, 300mila delle quali ucraini, come i militari del periodo sovietico (stima: 100mila invalidi). Quanti morti ufficialmente? "Dapprima, i conti sovietici avevano detto 13 persone morte per irraggiamento. Poi ne sono state riconosciute 240. Erano statistiche dei tempo dell'Urss", ricorda Holòscia. "Oggi i medici parlano di 5mila persone registrate come morti attribuibili alla catastrofe".

Specifica Jean-Paul Joulia della Commissione Ue: "Il nostro è solamente un progetto per la sicurezza nucleare. Noi non promuoviamo il nucleare".

Centrale di Cernobyl, ore 14, nel sarcofago, radioattività 0,9.

Dentro alla centrale. Una scala fino al primo priano, dove l'ingegner Scripov, in una stanza, preleva una torcia con una grande batteria da portare a tracolla.

La porta d'ingresso al sarcofago è blindata, un occhio nasconde una telecamera per il controllo del viso e c'è da comporre una combinazione su una tastiera.

Si apre un corridoio senza finestre, di cemento grigio, il cui soffitto è percorso da fasci di condutture coperte di coibentazione grigia, illuminato da tubi fluorescenti.

C'è gente - mascherina, guanti ed elmetto - che cammina su quel corridoio. Non passa minuto che qualche porta si apre e ne entra o esce qualcuno, in genere coppire di persone.

Ogni tanto, scorci su corridoi laterali bui, ciechi di cemento, con impianti, tubazioni, manometri.

Sulle pareti grigie mani diverse hanno scritto nei decenni indicazioni a gesso, a pennarello, a matita. Per esempio, la freccia con "vihod", uscita.

Sulla destra del corridio, in fondo, una porta.

L'ingegner Scripov la apre.

Centrale di Cernobyl, ore 14,15, dentro al sarcofago, nella sala controllo dell'incidente, radioattività a 0,8

La Storia, quella con la esse maiuscola, la Grande Storia, è qui. Pare così anonima e banale. Qui, in questa stanza di cemento armato, nera senza luci e senza finestre, in questa catacomba della tecnologia che va illuminata con la torcia, all'una di notte del 25 aprile cercavano di fare la pazzìa di provare a vedere come si comportava l'unità 4 in caso di fermata per avaria.

Un'avaria provocata, in questo caso.

Era una prova già tentata (con successo) sull'unità 3, adiacente.

Questa volta, non riuscì l'esperimento.

Somma di errori umani in sequenza impressionante.

Il primo errore, è il reattore. Il modello ad acqua bollente Rbmk 1000 (cioè nella versione da mille megawatt) è istabile alle basse potenze. Quando va piano, l'acqua (che traversa il nòcciolo per andare alle turbine sotto forma di vapore) gira più lentamente: non riesce a estrarre tutto il calore sviluppato dalla reazione atomica. Con la dilatazione del calore, la grafite che controlla e modera la reazione diventa più "vuota" e frena peggio, così la reazione aumenta di intensità e la temperatura aumenta la dilatazione della grafite. (Questa è solamente una delle cause).

Questi reattori non si costruiscono più.

Il secondo errore, la progettazione della centrale senza copertura blindata. Il tetto della centrale è un normale tetto a capriate di un normale capannone industriale. Fiducia nella perfettissima tecnologia sovietica: dopotutto, noi abbiamo mandato Iuri Gagarin nello spazio e gli Sputnik e i Vostok.

Queste centrali non si costruiscono più.

E poi la voglia di sperimentare come si comporta il reattore in caso di fermata.

L'esperimento avrebbe dovuto compiersi il giorno prima, il 25 aprile, giorno del patrono san Marco quando i veneziani donano alla loro amata un bocciòlo di rosa e quando l'Italia festeggia con ambiguità la liberazione.

Chi avrebbe condotto l'esperimento il 25 aprile era addestrato, aveva discusso la pianificazione. Ma il gestore della rete di alta tensione disse no: le acciaierie sovietiche stanno chiedendo energia e il reattore 4 deve marciare a piena potenza. Così l'esperimento fu rinviato alla notte. Altro turno, con la ricetta da seguire appuntata con il nastro adesivo sul tavolo di controllo, questo banco di comando fatto di lamiera grigia che è in questa stanza nera.

Quelli provarono. Abbassarono la reazione e spensero tutto. Le grandi turbine e i grandi alternatori che continuavano a girare sempre più piano per forza d'inerzia dovevano produrre abbastanza corrente elettrica - questo lo scopo dell'esperimento - per far funzionare le pompe di circolazione dell'acqua nel nòcciolo. Ma la reazione era istabile, e il computer di controllo - uno di quei computeroni di una volta, armadi di latta con i nastri magnetici che giravano su grandi bobine - voleva spegnere la reazione, e gli addetti - con la tuta bianca come questa e con la cuffietta bianca sulla testa come questa - staccarono anche il computer per poter continuare l'esperimento che l'elettronica voleva impedire. Ore 1,23 e 45 secondi del 26 aprile 1986.

Oggi è una stanza buia di cemento. Senza finestre né luce. Una caverna. Ci sono i relitti di quadri di comando e di gestione. Alla parete c'è lo schema del reattore con disegnati sul tabellone - oggi illuminato solamente a tratti dai lampi della torcia spalleggiata dell'ingegner Scripov - i punti delle barre di controllo e di potenza, com'era nell'86.

Centinaia di interruttori, lucine e spie, fasci di migliaia di cablaggi: tutto è stato tolto e restano i tavoli di comando e i tabelloni di lamiera zincata con centinaia di fori allineati, in ogni buco c'era una spia o un bottone. Lo scheletro sdentato dell'errore e dell'orrore.

Polvere grigia su tutto. Cicche di sigarette a decine, anche se è vietatissimo fumare. Questa catacomba buia e abbandonata è il rifugio del vizio.

È un niente, un posto banale senza vita, un relitto di cemento grigio: qui fu data una delle grandi spallate al comunismo, quando di colpo i popoli dell'Urss, dopo le propagande di tecnologie spacciate per vere, si sentirono traditi dal sogno di felicità promesso dalla dittatura. Era una bugia, colossale; l'Urss era una commedia terrificante.

Centrale di Cernobyl, ore 15, esterno davanti al sarcofago, radioattività a 90,01.

L'ingegnere capo Andrei Savin mostra come sarà costruita la copertura d'acciaio speciale, allestita lì dove adesso c'è il cantiere, e lì le trincee di scorrimento per fare scivolare la volta immensa fino a coprire tutto il sarcofago.

Centrale di Cernobyl, ore 15,15, interno della palazzina d'ingresso 1430, radioattività 0,34.

Il percorso contrario. Il cantiere, la prima recinzione con il posto di polizia e il controllo nei "varchi", la strada fino alla palazzina 1430. Passare un altro varco di controllo della radioattività. Bisogna lasciare il dosimetro personale (era partito a 0000, ora ha accumulato 0023), levarsi le scarpe, salire allo spogliatoio passando per un altro controllo della radioattività, mettersi l'accappatoio e le ciabatte, andare dalla zona "sporca" a quella "pulita", indossare i propri vestiti, calzare le scarpe all'uscita dello spogliatoio e ripresentarsi nello studio dell'ingegner Bulca per accomodarsi sulla poltrona dosimetrica. Risultato: 041 come all'ingresso.

 

I dati sulla radioattività sono espressi in microröntgen. A titolo di confronto, una radiografia al torace ha valore medio 2 e un volo di un'ora su un'aereo di linea ha valore 0,25.

 

 

 

 

 

 

2011-03-06

Per le rinnovabili riparte il confronto su regole e incentivi

Cronologia articolo06 marzo 2011

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2011 alle ore 08:11.

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Un confronto fin dai prossimi giorni con gli operatori delle energie verdi per garantire il più ampio quadro di certezze sui nuovi incentivi, promette il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. Ma sul decreto legislativo varato giovedì scorso il governo non fa passi indietro. Il nuovo quadro regolatorio sarà semmai "velocizzato". Sempre sul piede di guerra le principali associazioni degli operatori delle rinnovabili, che annunciano per giovedì prossimo una manifestazione a Roma. Quella delineata dal decreto è "una scelta equilibrata", un "giusto approccio per razionalizzare il sistema" ribadisce Agostino Conte, vicepresidente del comitato energia e mercato di Confindustria, che a sua volta convoca per mercoledì una riunione tra operatori, utility, consumatori. Giudizio a luci e ombre dall'Autorità per l'energia. Il presidente Guido Bortoni considera "positivi e condivisibili gli obiettivi di razionalizzazione", ma "servono comunque garanzie per un quadro regolatorio stabile certo" che Bortoni vorrebbe fosse affidato in maniera più netta alla sua autorità.

Rendina e Picchio u pagina 15

 

 

 

2011-03-03

Approvato decreto sulle rinnovabili. Da giugno nuovi parametri per incentivi - L'analisi - Il testo

di Nicoletta Cottone e Claudio Tucci con Analisi di Federico RendinaCronologia articolo3 marzo 2011Commenti (21)

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2011 alle ore 10:49.

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Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al decreto legislativo sulle energie rinnovabili. Il decreto legislativo, che recepisce la direttiva Ue n. 2009/28, prevede che un successivo decreto, che sarà emanato a giugno, di concerto tra il ministro dello Sviluppo economico e il ministro dell'Ambiente, fissi nuovi parametri degli incentivi e una revisione delle quote delle varie fonti rinnovabili per giungere agli obiettivi comunitari. Secondo il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, "il governo intende dare impulso alla filiera produttiva dell'energia da fonti rinnovabili contrastando le speculazioni finanziarie che gravano inutilmente sulle bollette degli italiani".

Leggi il testo del decreto rinnovabili

Sugli incentivi alle rinnovabili va in scena il solito pasticcio all'italiana (di Federico Rendina)

L'attuale regime sarà in vigore fino a maggio

L'attuale regime di incentivi al fotovoltaico, dunque, resterà in vigore fino a fine maggio mentre da giugno partirà un nuovo regime di aiuti. Nel decreto sulle rinnovabili approvato dal Consiglio dei ministri si legge, infatti, che le disposizioni attualmente in vigore "si applicano alla produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici per i quali l'allacciamento alla rete elettrica abbia luogo entro il 31 maggio 2011". Per il nuovo periodo dovrà essere determinata la previsione della produzione di rinnovabili e l'entità degli incentivi sulla base del mercato. Si andrà, dunque, nella direzione di una progressiva riduzione degli incentivi. Novità dell'ultima ora anche sugli incentivi agli impianti nei terreni agricoli.

Un testo diviso in 43 articoli

Nel nuovo testo, fra le altre, scompare il tetto degli 8.000 Mw agli aiuti al fotovoltaico. Il decreto legislativo sulle rinnovabili è costituito da 43 articoli, divisi in nove titoli, e di quattro allegati tecnici. Nei giorni scorsi l'Authority per l'energia aveva chiesto misure anti-speculazione per le energie rinnovabili e con una segnalazione al Governo e al Parlamento aveva chiesto alcuni "correttivi" allo schema sui sussidi. La motivazione è che il costo totale per incentivare le sole rinnovabili vere, "assimilate" escluse, è passato salito vertiginosamente dai 2,5 miliardi di euro 2009, ai 3,4 miliardi 2010 fino a oltrepassare quest'anno i 4 miliardi.

Per Confindustria le rinnovabili sono una opportunità di crescita

Confindustria è soddisfatta per la posizione di equilibrio raggiunta oggi dal Consiglio dei Ministri sul decreto. "Le rinnovabili sono un'opportunità di crescita importante per il paese, anche in vista del raggiungimento degli obiettivi del pacchetto clima europeo, ma è necessario evitare inefficienze e distorsioni del mercato. Il ministro dello Sviluppo economico ha adottato il giusto approccio per razionalizzare il sistema di incentivazione, garantendo sia il contenimento dei costi al 2020 sia la certezza del quadro normativo, indispensabile per programmare gli investimenti". Per viale dell'Astronomia il provvedimento "pone le basi per uno sviluppo razionale della green economy italiana nel comparto delle rinnovabili. La razionalizzazione, inoltre, avrà una ricaduta positiva sul costo dell'energia, fattore determinante per un paese ad alta vocazione manifatturiera".

Positivo il giudizio della Confederazione italiana agricoltori

La Confederazione italiana agricoltori promuove il decreto, ma chiede di coinvolgere il mondo agricolo nella predisposizione dei numerosi decreti attuativi che definiranno nel concreto le scelte operative e i livelli degli incentivi. Quattro gli elementi innovativi che, secondo la Cia, interessano il settore primario: le regole per lo sviluppo e il sostegno al biogas e al biometano; le modalità per incentivare la crescita dell'energia termica prodotta dagli impianti alimentati a biomasse; gli indirizzi per la crescita dei biocarburanti; i futuri limiti per gli impianti fotovoltaici realizzati nelle aree agricole.

Aper, sprecata una occasione per sostenere realmente il settore

Aper, l'associazione produttori energia da fonti rinnovabili vede più ombre che luci nel nuovo decreto sulle rinnovabili varato da Palazzo Chigi. "Sebbene il nuovo decreto rinnovabili, appena licenziato dal Governo, abbia recepito parte delle istanze avanzate dai produttori, l'impressione generale è che le grandi aspettative che gli operatori del settore vi avevano riposto siano state disattese ancora una volta". In particolare l'associazione boccia il metodo utilizzato: "per i principali punti chiave del "sistema rinnovabili" – in primis la definizione del valore degli incentivi - si rimanda infatti a future disposizioni attuative, introducendo così non una norma, non stabilità e chiarezza, bensì ulteriori elementi di incertezza". In particolare l'associazione ritiene "pericoloso" l' effetto retroattivo del decreto, "particolarmente drammatico nel caso del fotovoltaico, va a bloccare non solo i progetti futuri, ma anche quelli già avviati e finanziati, mettendo a rischio fallimento aziende fino a ieri stabili e in crescita".

Per Assosolare si compromettono gli investimenti in corso

Per Assosolare il decreto , limitando l'applicazione del regime di incentivi agli impianti connessi entro fine maggio e prevedendo poi un cambio da giugno, è per tutto il settore un risultato persino peggiore di quello ventilato negli ultimi giorni. "Tenere gli incentivi del Conto Energia solo fino al 31 maggio senza un periodo "cuscinetto" compromette da subito gli investimenti in corso, perchè determina il congelamento immediato dei finanziamenti bancari, di fatto fermando i cantieri degli impianti in costruzione". Il decreto crea inoltre "un vuoto normativo che sta già portando a una totale paralisi del settore, facendo peraltro perdere credibilità all'Italia nei confronti delle aziende che da tutto il mondo stavano investendo, e compromettendo decine di migliaia di posti di lavoro". Assosolare sta anche valutando eventuali azioni sul fronte della costituzionalità del provvedimento per violazione dei principi, criteri e termini dettati dalla legge delega

 

 

2011-02-13

Così l'incentivo del 55% dimezza le rate sulle spese per i lavori

di Luca De StefaniCronologia articolo13 febbraio 2011

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2011 alle ore 15:04.

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Sui lavori per il risparmio energetico iniziati nel 2010 ma non ultimati resta la detrazione "breve", in cinque anni. Ma le persone fisiche (non imprenditori) e i professionisti devono attestare che al 31 dicembre 2010 i lavori non sono ancora terminati, così potranno ripartire in cinque anni la detrazione Irpef del 55% sulle spese pagate nel 2010, iniziando dalle imposte dovute per lo stesso anno.

Se questa attestazione (che va redatta prima della dichiarazione dei redditi, conservata con il resto della documentazione e non va inviata) non viene fatta, non si può beneficiare dell'anticipazione della detrazione, rispetto alla fine dei lavori e all'invio dei documenti all'Enea, concessa dall'articolo 4, comma 1-quater, decreto 19 febbraio 2007, ma lo sconto fiscale si avrà solo quando saranno rispettati tutti gli adempimenti necessari, primo fra tutti, la presentazione della documentazione all'Enea. Se la fine dei lavori avverrà, per esempio, il 31 dicembre 2011, con conseguente invio all'Enea entro 90 giorni (30 marzo 2012), la ripartizione delle spese pagate nel 2010 dovrà essere effettuata in 10 anni, come previsto dalla legge di stabilità 2011 (articolo 1, comma 48, legge 13 dicembre 2010, n. 220), partendo dalla dichiarazione dei redditi relativa al 2011 (Unico PF 2012 o 730 2012).

Quindi, la scelta di non sottoscrivere l'attestazione della mancata fine dei lavori al 31 dicembre 2010, ripartendo l'agevolazione in 10 anni invece che in 5, conviene solo ai contribuenti che hanno, nella dichiarazione dei redditi per il 2010, un Irpef lorda (rigo RN5) inferiore a tutte le detrazioni d'imposta, indicate nei righi da RN6 a RN21. È ovviamente compresa quella del 55%, indicata nel rigo RN19, e vanno invece escluse le detrazioni incapienti da recuperare nel rigo RN29, come ad esempio quella per i genitori con almeno 4 figli a carico.

Per l'agevolazione sul risparmio energetico, oltre all'obbligo (per le persone fisiche e i lavoratori autonomi) di effettuare i bonifici (principio di cassa), non si deve presentare una dichiarazione preventiva all'amministrazione finanziaria, ma si deve inviare all'Enea un'apposita comunicazione consuntiva, entro 90 giorni dalla fine dei lavori. La sua omessa presentazione nei termini fa perdere lo sconto fiscale.

Inizialmente, l'agevolazione venne introdotta solo per l'anno 2007 e tra le condizioni essenziali vi era l'invio dei documenti all'Enea "entro sessanta giorni dalla fine dei lavori e, comunque, non oltre il 29 febbraio 2008". Con la prima proroga, per il triennio 2008-2010 (articolo 1, commi da 20 a 24, legge 244/2007), il termine per l'invio all'Enea passò da sessanta a "novanta giorni dalla fine dei lavori" (articolo 4, comma 1-bis, lettera b, decreto 19 febbraio 2007) senza prevedere una data comunque da rispettare per l'invio. Grazie a ciò, quindi, è ancora più chiaro il fatto che solo i bonifici devono essere effettuati nei periodi agevolati e non è necessario terminare i lavori nel 2011, ultimo anno agevolato. Questi potrebbero finire anche molti anni dopo il 2011 e siccome per ottenere l'agevolazione è necessario l'invio della comunicazione all'Enea, entro 90 giorni dalla fine dei lavori, solo dopo questo adempimento sarà possibile iniziare a detrarre le spese nella dichiarazione dei redditi.

Partendo da questa regola base, all'articolo 4 del decreto 19 febbraio 2007, è stato aggiunto il comma 1-quater, che prevede: "il contribuente che non è in possesso della documentazione" inviata all'Enea, delle fatture o ricevute fiscali comprovanti le spese sostenute ovvero delle ricevute dei bonifici, "in quanto l'intervento è ancora in corso di realizzazione, può usufruire della detrazione spettante per le spese sostenute in ciascun periodo d'imposta, a condizione che attesti che i lavori non sono ultimati". L'attestazione è in carta libera, da conservare e non da inviare all'amministrazione finanziaria. Se manca questo documento vale la regola base, che posticipa l'inizio della detrazione al momento in cui c'è l'invio della comunicazione all'Enea.

Va ricordato che, differenza della detrazione del 36%, che può essere utilizzata solo dai soggetti Irpef e per "unità immobiliari residenziali", quella del 55% riguarda anche i soggetti Ires e gli edifici non residenziali.

 

 

2011-02-08

Acqua, Authority anti-referendum

G. Sa.Cronologia articolo06 febbraio 2011

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2011 alle ore 08:13.

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Si dice nei corridoi ministeriali che mercoledì il Consiglio dei ministri potrebbe varare il solo disegno di legge costituzionale che punta a modificare l'articolo 41 sulla libertà d'impresa. Un atto di principio importante che però non dà concretezza né al pacchetto crescita né alla politica delle liberalizzazioni rilanciata da Silvio Berlusconi. Il premier ha preso di sorpresa molte persone quando ha poi riproposto la riforma dei servizi pubblici locali. Quella legge è una delle poche cose importanti fatte dal governo Berlusconi per togliere l'ingessatura all'economia italiana.

Difficile dire cosa avesse in mente il premier rilanciando quella riforma: non l'attuazione della legge perché il regolamento attuativo è già in vigore; non la correzione della legge perché di questo nessuno ha mai parlato nel governo, anche se è facile pensare che non manchino pressioni per tornare indietro. Berlusconi pensava forse a un modo per difendere quella riforma dall'attacco che gli porteranno a giugno i referendum abrogativi promossi da Antonio di Pietro e dai Forum per l'acqua. Se a quelle consultazioni vincessero i "sì", non solo le nuove norme sull'acqua - come dicono i referendari - bensì tutta la disciplina dei servizi pubblici locali sarebbe azzerata, con il ritorno allo strapotere delle aziende pubbliche in house.

Il governo, in realtà, a livello ufficiale, non ha ancora affrontato il tema: come evitare il pericolo che viene dal referendum. In qualche ufficio legislativo, però, si è già cominciato a lavorare. L'ipotesi, che però ancora non trova consenso nel governo, è quella di un provvedimento che istituisca un'Authority indipendente per la regolazione del settore idrico. Il ministro Fitto in passato ha detto di essere favorevole, un po' meno il ministro Prestigiacomo. Favorevole una parte del Pd, mentre un'altra parte sta con Di Pietro. Il referendum verrebbe messo in discussione, si darebbe una risposta a una parte dei critici, si risolverebbe un problema reale, la regolazione debole del settore idrico. Magari non passa con il pacchetto della crescita, ma della proposta si tornerà a parlare presto.

 

2011-02-04

Il ponte a energia eolica e solare, un progetto made in Italy

di Luca VaglioCronologia articolo4 febbraio 2011

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 alle ore 14:41.

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Un ponte capace di generare oltre 40 milioni kWh all'anno di energia pulita, servendosi della forza del vento e della luce solare, e di soddisfare il fabbisogno energetico di 15mila abitazioni. Questo, in sintesi, è il contenuto del progetto Solar Wind dei designer Francesco Colarossi, Giovanna Saracino and Luisa Saracino, che ha ottenuto il secondo posto - e il premio, invero modesto, considerato il genere di idea, di 7.500 euro - in un concorso bandito dalla regione Calabria per la realizzazione del Parco Solare Sud, mediante il riuso dei tratti dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria tra Scilla e Bagnara dismessi dall'Anas.

La gara si proponeva di selezionare progetti idonei a ripristinare, attraverso iniziative sostenibili e basate sulle energie rinnovabili, viadotti e percorsi autostradali ormai in disuso e la cui demolizione, da sola, costerebbe ben 55 milioni di euro.

Le tecnologie che si intendono impiegare sono tutte esistenti. L'energia eolica verrebbe fornita da 26 turbine collocate all'interno di spazi ricavati tra i pilastri del ponte, capaci di raccogliere il vento che passa per la vallata. Si stima che le turbine siano in grado di garantire 36 milioni di kWh all'anno. Altri 11,2 milioni di kWh annui potrebbero, poi, arrivare da una fitta rete di celle solari poste lungo tutta la superficie stradale e coperte da materiali plastici trasparenti e ad elevata resistenza.

Strutture analoghe sono già in uso negli Stati Uniti. Il ponte è concepito come una sorta di parco sospeso. Ai bordi della strada sono previste ampie isole pedonali, coperte di alberi e vegetazione, dove sarà possibile fermarsi e ammirare il paesaggio, e serre, funzionanti a energia solare, in cui i viaggiatori potranno acquistare prodotti agricol

 

 

 

I sei progetti dell'energia pulita made in Italy

di Giuseppe CaravitaCronologia articolo14 gennaio 2011Commenti (1)

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2011 alle ore 17:22.

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Sei progetti in corso, alcuni di grandi dimensioni. Come la linea di produzione di pannelli fotovoltaici avanzati in film sottile che Enel Greenpower, insieme a Sharp e St Microelectronics stanno attrezzando a Catania. Oppure le turbine a fluidi bassobollenti della Turboden bresciana che recuperano calore e lo trasformano in elettricità, con una diffusione in tutta Europa (e ora anche negli Usa). Poi i progetti per piattaforme eoliche galleggianti, e il Kitegen della Sequoia Automation di Chieri, il sistema meccatronico ad aquiloni per l'eolico di alta quota ormai vicino al completamento del suo primo prototipo. Quindi i pannelli fotovoltaici a concentrazione che startup come la C-Power di Ferrara e l'Angelantoni di Perugia si preparano a introdurre sul mercato. E, infine, i grandi specchi parabolici di Archimede, nel suo primo impianto di Priolo, che Enel, insieme a un consorzio industriale, sta completando. E che poi dovrebbe tentare lo sbarco in Nord-Africa.

"Non mancano le iniziative innovative sulle frontiere delle rinnovabili da parte delle aziende italiane – osserva Andrea Gilardoni, economista della Bocconi di Milano e fondatore di Agici, azienda di ricerche sull'industria delle rinnovabili – il fermento c'è, ma l'industria delle nuove energie è ancora a uno stadio emergente, e persino poco conosciuta nei suoi lineamenti e nelle sue potenzialità".

Un vuoto conoscitivo anche per rispondere a una questione chiave. Destiniamo decine, e poi centinaia di milioni di denaro pubblico (in prevalenza dalle bollette elettriche) in incentivi per le rinnovabili. Ottenendo sì un boom del mercato (nel fotovoltaico un 2010 record, al raddoppio, con quasi 2 gigawatt istallati) ma quanto in termini di industria, di occupazione, di imprese competitive in Italia e all'estero?

La risposta è in parte incoraggiante. L'industria italiana delle rinnovabili, anche se ancora frammentata e divisa in filiere eterogenee (alcune ancora nascenti), comincia a esistere. Ed è una realtà che comunque conta oltre 130 imprese, con un fatturato complessivo di 21 miliardi di euro e circa 46mila occupati, in crescita.

Sono questi i primi lineamenti della fotografia che il Gse ha scattato con l'avvio del progetto Corrente, partito l'anno scorso, e che ormai raccoglie nel suo portale (un sito-vetrina, dedicato alla valorizzazione delle imprese italiane che operano nelle rinnovabili) circa 500 ragioni sociali. Di cui però l'Agici, azienda di ricerca milanese dedicata alle rinnovabili, ha selezionato i primi 128 nomi, per analizzare struttura e stato di salute del settore emergente.

In realtà, almeno allo stato attuale, le 128 aziende (per il 76% piccole, sotto i 50 milioni di fatturato, ma per il 60% già attive all'estero) sono il collage, non molto omogeneo di almeno sei filiere diverse: oltre metà nel fotovoltaico, poi biomasse, eolico, idroelettrico, solare termico, termodinamico e geotermico. E a diversi livelli, specializzazioni e velocità.

"Un comparto ancora allo stato fluido – nota Marco Carta, autore dello studio sugli aderenti a corrente – gran parte delle aziende iscrittesi al portale hanno pochi anni di vita, molte sono spin-off di grandi aziende oppure nuove imprese avviate da ricercatori o tecnici. Molte sono aziende di nicchia, forti solo su alcuni componenti. È quanto mai probabile che nei prossimi anni assisteremo a un loro consolidamento, selezione, aggregazione. Tramite anche fusioni e acquisizioni, un processo già visibile negli scorsi anni in quest'area delle rinnovabili".

Che fare? Secondo il rapporto Agici sono cinque le azioni di politica industriale necessarie. Innanzitutto un continuo monitoraggio di un mercato globale delle rinnovabili cresciuto del 500% negli ultimi dieci anni a 162 miliardi di dollari 2009 (e dove aree come il Mediterraneo e i Balcani valgono da sole un potenziale di 40 miliardi di possibili progetti transnazionali). Poi il supporto all'innovazione e l'incentivo al l'aggregazione tra le imprese, sia con la formazione di consorzi che tramite fusioni e acquisizioni. E infine il sostegno pubblico allo sviluppo delle nuove infrastrutture, prima fra tutte le smart grid, la vera base per tutte le rinnovabili.

 

 

 

 

 

 

2011-01-29

Inquinamento in città, ma la colpa è davvero tutta dell'auto?

di Mario CianfloneCronologia articolo29 gennaio 2011

Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2011 alle ore 09:16.

Le auto ancora una volta nel mirino degli amministratori quando si tratta di escogiatare misure per abbattere gli inquinanti urbani e le polveri sottili. Ma sono davvero le principali responsabili dell'inquinamento cittadino, nonostante l'enorme evoluzione tecnica che le ha trasformate in veri veicoli a emissiioni ultrabasse?

Ecco un po' di dati. Le emissioni inquinanti sono state ridotte negli ultimi 20 anni del 95% in virtù di modifiche radicali alle tecnologie motoristiche.

L'introduzione dei sistemi catalizzati nel 1991, e delle benzine senza piombo ha creato un punto di non ritorno nell'industria. E le normative con limiti sempre più stretti hanno permesso di abbattere quasi a zero le emissioni di inquinanti come gli idrocarburi incombusti e gli ossidi di azoto. Basti pensare che in base allo standard Euro 1 i veicoli a benzina potevano emettere 0,97 grammi di Hc per chilometro, con le norme Euro 2 il limite scese a 0,50 (0,70 nei diesel) per arrivare a zero per i ciclo otto e 0,17 nei diesel a partire dalle regole contenute nella direttiva successiva.

E per quanto riguarda il particolato nei motori diesel da 0.140 g/km si è passati agli attuali 0,005 grammi previsti dalle normativa Euro 5 e 6. Insomma le trappole contro le polveri sottili funzionano così come i sistemi di catalizzazione selettiva a base di urea. A proposito di polveri sottili Pm10 gli scarichi delle autovetture pesano, in Italia, per l'8% mentre le gomme e i freni per il 4 per cento. In totale le auto producono il 12% di Pm10 il resto è generato da fabbriche, riscaldamenti residenziali, combustione naturale, motocicli e ciclomotori (3%) e veicoli pesanti (9%)

Per quanto riguarda le emissioni di C02 (che non è un inquinante) la direttiva 91/441,-93/95, alias Euro 1, prevedeva per i propulsori ciclo otto e quelli diesel 2,72 grammi per chilometri, il limite scese a 2,20 e 1,00 e con Euro 3 si passò a 2, 30 e 0,64. Con Euro 4 i limiti divennero 1,00 e 0,50. Valori immutati per le due direttive successive. Un segno tangibile che iniezione a controllo digitale e sistemi di catalizzazione hanno reso possibile in due decadi un sostanziale abbattimento delle emissioni allo scarico.

L'elaborazione delle emissioni medie ponderate di CO2 in Italia degli ultimi quattro anni, sia a livello regionale, sia per segmenti dimostra chiaramente come dal 2006 al 2009 sia costantemente diminuita l'emissione media ponderata di gran lunga oltre 12 punti, accelerando in particolare modo la sua flessione nel 2009, grazie alla presenza di consistenti incentivi al rinnovo del parco, che hanno favorito le vendite di vetture di piccole dimensioni e a basso impatto ambientale e portandosi ad un dato di 136,6 g/km. Molto più virtuose sono le regioni del Sud Italia rispetto a quelle del Nord, grazie anche alla notevole diffusione di auto appartenenti ai segmenti più piccoli e delle motorizzazioni diesel che consumando di meno, e più efficenti come ciclo termico, emettono anche meno CO2.

 

 

 

2011-01-27

Rifiuti in mare, arrestata la ex vice di Bertolaso. Indagato Bassolino

Cronologia articolo28 gennaio 2011Commenti (21)

Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2011 alle ore 08:46.

Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile ed il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania sono stati arrestati nell'ambito di un'operazione per reati ambientali eseguita in varie zone d'Italia dai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) e dalla Guardia di Finanza di Napoli, coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli. Ai due è stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari. Nella stessa operazione sono state arrestate altre 12 persone. Le accuse sono di associazione per delinquere, truffa e reati ambientali.

Rifiuti di napoli. la mangiatoia. le 136 "isole ecologiche" pagate carissime e abbandonate (di Jacopo Giliberto)

Indagato anche l' ex presidente della Regione Antonio Bassolino

Tra le persone indagate nell'ambito dell'inchiesta sui reati ambientali, legati allo smaltimento dei rifiuti in Campania ed in particolare del percolato, ci sono anche l' ex presidente della Regione Antonio Bassolino, l'ex assessore regionale Luigi Nocera e l'ex capo della segreteria politica di Bassolino, Gianfranco Nappi. Sono complessivamente 38 le persone indagate dalla procura della Repubblica di Napoli.

Sversamento "imponente" di rifiuti in mare

Da quanto emerso dalle indagini sarebbe stato sversato in mare, soprattutto nella zona di Cuma (nei pressi di Pozzuoli) e nell'area circostante, percolato altamente inquinante. I rifiuti liquidi, infatti, erano conferiti in numerosi depuratori regionali in assenza di tutte le necessarie autorizzazioni oppure in impianti inadeguati ad assicurare la depurazione. Si è venuta così a creare un'attività di depurazione "meramente apparente" e un'attività di sversamento "continuativa e imponente" lungo il litorale campano di reflui inquinanti e non depurati in grado di determinare il disastro ambientale delle coste. Una situazione che, soprattutto nell'estate 2008, portò ad una vera e propria emergenza in tutta la zona.

Il procuratore: "A rischio la salute dei cittadini"

Quanto emerso dal nuovo filone dell'inchiesta su presunte irregolarità dello smaltimento dei rifiuti in Campania "non può non allarmare" perchè ha messo "a rischio la salute delle persone" ha detto il procuratore aggiunto di Napoli Aldo De Chiara nel corso della conferenza stampa dell'operazione che questa mattina ha portato all'arresto di 14 persone.

"La politica non vuole risolvere l'emergenza rifiuti a Napoli"

Il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore nel corso della conferenza stampa ha commentato amaramente l'emergenza di rifiuti a Napoli. "Da parte delle forze politiche non c'è la volontà di risolvere il problema, altrimenti a quest'ora sarebbe già risolto. Si creano solo soluzioni tampone - ha aggiunto - tutti sanno che bisogna costruire una nuova discarica ma non si riesce a individuare dove. Da tempo ripeto che nel napoletano non c'è spazio. In questa Regione si può solo creare nel Beneventano o nell'Avellinese dove ci sono campagne lontane dai centri abitati. Si continua però a perdere tempo. C'è un continuo battibecco e ad esempio - ha proseguito - ancora non si è iniziato a scavare per costruire il termovalorizzatore di Napoli Est. Bisognerebbe - ha concluso Lepore - mettersi a un tavolo e risolvere seriamente la questione".

 

 

2011-01-20

Gli antichi acquedotti romani per produrre energia pulita, un'idea che dagli Appennini arriva negli Usa

di Maurita CardoneCronologia articolo20 gennaio 2011

Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2011 alle ore 14:58.

Reinterpretare gli acquedotti in chiave moderna per imbrigliare la forza di gravità e produrre energia rinnovabile. È questa l'idea di due fratelli romani che stanno diffondendo una nuova applicazione dell'idroelettrico. La storia di Flavio e Valerio Andreoli, titolari della Hydrowatt, è riportata oggi da Bloomberg, che nelle loro idee vede l'evoluzione moderna dei sofisticati sistemi che davano vita alle monumentali fontane dell'antica Roma.

Il concetto è semplice: trasformare un problema in un'opportunità. "In Italia abbiamo molti acquedotti di tipo montano – spiega Flavio Andreoli, amministratore delegato Hydrowatt – in cui le sorgenti sono a un livello superiore alle quote di distribuzione. Ciò significa che nello scendere a valle all'interno degli acquedotti l'acqua accumula una pressione che non è compatibile con gli usi domestici e che rischierebbe di danneggiare gli impianti".

Generalmente il problema viene risolto con l'applicazione di valvole che riducono la pressione generata dalla gravità. Ma alla Hydrowatt si sono accorti che, cambiando punto di vista, quella pressione diventava una risorsa, perché la pressione è energia. "Abbiamo sostituito le valvole con delle turbine idrauliche che assorbono la pressione e, invece di disperderla, la trasformano in energia prima meccanica e poi elettrica". Energia che viene poi immessa nella rete di distribuzione locale e che quindi produce utili.

Il sistema è attualmente in uso nell'Appennino centrale con 40 impianti installati negli acquedotti dei Monti Sibillini e del Pescara, gestiti dalle società Ciip Spa di Ascoli Piceno e Aca di Pescara che partecipano all'iniziativa in società con la Hydrowatt.

L'installazione di questo tipo di centrali idroelettriche sugli acquedotti caratterizzati da sufficienti salti di quota potrebbe avere larghissime applicazioni in Italia e consentire ai gestori delle acque di entrare nel business delle rinnovabili. Con gli ulteriori vantaggi legati alle incentivazioni che per l'idroelettrico equivalgono a 22 centesimi per KWh prodotto. "Ma se gli incentivi ci hanno aiutato all'inizio, al momento il business è conveniente di per sé" sottolinea Andreoli, forte degli 11 milioni di profitti ottenuti nel 2010. L'installazione delle turbine utilizzate da Hydrowatt è inoltre competitiva con altri sistemi di produzione energetica da fonti rinnovabili. Il costo si aggira tra i 1.700 e i 2.700 euro per chilowatt di potenza, contro i 1.500-3.000 necessari per l'eolico e i 4.500-6.000 del solare.

Attualmente, con i suoi 40 impianti con potenze variabili da pochi KW fino a 3 MW, Hydrowatt produce oltre 55 MWh all'anno, energia sufficiente per alimentare circa 30.000 abitazioni. Il sistema delle turbine non risente di fattori atmosferici e, a differenza dell'eolico o del solare, può quindi garantire una produttività costante. Ciò significa che ogni chilowatt di potenza si traduce ogni anno in 8.000 KWh di energia: una produttività almeno quattro volte superiore alla media degli impianti eolici o solari. E Mentre l'idroelettrico sulla grossa taglia incontra ormai forti opposizioni in Italia, questi piccoli impianti che sfruttano un sistema già esistente come quello degli acquedotti hanno un grosso potenziale.

Tutti vantaggi che hanno convito la Hydrowatt delle molte opportunità dell'idroelettrico. I due fratelli sono decisi a crescere e hanno iniziato a esplorare altri mercati con un occhio particolare verso gli Usa dove hanno recentemente acquistato quattro piccole centrali idroelettriche di cui contano di raddoppiare la produzione in 36 mesi.

 

 

 

Il futuro del (mini) idroelettrico parte dal Mississippi e fa a meno delle dighe

di Fabio DeottoCronologia articolo10 dicembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 alle ore 23:29.

Con ogni probabilità le future generazioni di impianti idroelettrici potranno fare a meno delle dighe, poiché si limiteranno sfruttare il naturale scorrere dei corsi d'acqua minimizzando l'impatto ambientale.

Stiamo parlando di impianti mini-idroelettrici. A differenza dell'idroelettrico tradizionale, che richiede grandi salti d'acqua (spesso ottenuti artificialmente con le dighe) gli impianti mini-idroelettrici ad acqua fluente sfruttano salti d'acqua non superiori ai cinque metri e prevedono l'installazione di turbine direttamente nel letto di un fiume. Questo tipo di tecnologia, fino ad oggi poco sfruttata, sembra ormai essere sul punto di diffondersi in tutto il globo. Soprattutto dopo che la Federal Energy Regulatory Commission (FERC) americana ha approvato le indagini preliminari per valutare la proposta di Free Flow Power, una start-up, di installare centinaia turbine idrocinetiche nelle acque del fiume Mississippi.

Il progetto prevede di posizionare le turbine su piloni ancorati al fondale - o su strutture già presenti nel fiume - in 88 diversi siti, opportunamente distanziati lungo la parte del fiume che attraversa il sud-est della Louisiana. Ogni turbina avrebbe una potenza che oscilla tra i 10 e i 40 KiloWatt, un diametro di 3 metri e sarebbe sufficientemente sollevata dal letto fluviale da intercettare la corrente in maniera ottimale. Le previsioni dell'azienda promotrice sono piuttosto ottimistiche: si parla di ottenere, di qui ai prossimi tre anni, una quantità di energia pulita sufficiente ad alimentare tra 250.000 e 1 milione di abitazioni americane.

Ma nonostante l'approvazione della FERC - e nonostante i 7,4 milioni di dollari che lo U.S. Department of Energy ha stanziato per i test dei prototipi - affinchè Free Flow possa raggiungere il suo traguardo è prima necessario valutare che le turbine non penalizzino la navigabilità delle acque (in particolare le rotte commerciali), che non creino problemi per la pesca e che la velocità di rotazione delle lame (quella prevista è 3 metri al secondo) sia sufficientemente bassa da minimizzare l'incidenza sulla fauna ittica.

Il progetto del Mississippi non è l'unico progetto che punta su questa tecnologia per ottenere energia idroelettrica in grande scala. Lo scorso 10 ottobre il Crown Estate britannico ha approvato la costruzione di MeyGen, una tidal farm da 400 MW che sorgerebbe nell'area costiera del Pentland Firth, in Scozia, e che soddisferebbe il fabbisogno energetico di quasi 400.000 famiglie. Una tidal farm è l'equivalente sottomarino di una centrale eolica, solo che al posto delle pale utilizza turbine sottomarine a doppia elica, capaci di sfruttare i moti ondosi laddove le correnti sono più forti. Progetti simili sono in pianificazione in altri siti del Galles, dell'Inghilterra e della Nuova Zelanda.

Nonostante ciò, il campo più promettente sembra essere proprio quello delle turbine fluviali. Il motivo è facilmente intuibile: "Nei fiumi l'acqua scorre in una sola direzione" spiega il direttore finanziario di Free Flow Power Henry Dormitzer "Non c'è sale nell'acqua e, nel caso del Mississippi, sono ormai cent'anni che analizziamo il flussi d'acqua e le loro velocità."

Spostandoci in Europa, l'Italia è considerata una delle nazioni con il più alto potenziale idroelettrico del continente. Non a caso, più del 70% dell'energia ottenuta ogni anno da fonti pulite deriva proprio dalle centrali idroelettriche che da decenni operano sul territorio (fonte GSE). Ma c'è di più, con la sua grande concentrazione di fiumi, rogge e canali, il nostro paese è particolarmente indicato per una diffusione massiccia di impianti mini-idroelettrici ad acqua fluente. Negli ultimi anni, in effetti, il numero di impianti di questo tipo è cresciuto significativamente. Secondo un rapporto di Legambiente relativo al 2010, i comuni italiani che soddisfano (seppur in parte) il proprio fabbisogno energetico attraverso impianti mini-idroelettrici sono 799. Gli impianti, la cui quasi totalità si concentra nel Nord Italia, garantiscono una produzione annuale di 2.860 GigaWattora, una quantità di energia sufficiente a soddisfare le esigenze di 1 milione e 100mila famiglie italiane.

Ma si può fare di più. Molto di più. Un progetto faraonico come quello del Mississippi non deve far pensare che questo tipo di approccio sia da circoscrivere ai grandi corsi d'acqua. Il mini-idroelettrico può essere applicato virtualmente a qualsiasi situazione in cui ci sia acqua fluente: dai canali di scarico delle aziende, agli acquedotti urbani, fino ai più piccoli torrenti. A questo proposito, in Europa c'è chi - come il progetto SMART e l'associazione ESHA - si sta occupando di promuovere questo tipo di progetti e, soprattutto, di informare cittadini e politici della necessità di esplorare una tecnologia idroelettrica meno invasiva.

La prospettiva più interessante è quella di sviluppare, di qui ai prossimi 10 anni, una rete diffusa costituita da centinaia impianti mini-idroelettrici (fino ai 15 MW di potenza) e micro-idroelettrici (fino ai 100 kW), che vadano a integrare i macro-impianti esistenti senza provocare ulteriori danni all'ambiente.

 

 

2011-01-14

Rifiuti e bus, non solo acqua Se passa il sì addio ai privati

Giorgio SantilliCronologia articolo14 gennaio 2011

Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2011 alle ore 06:37.

Lo chiamano "referendum sulla privatizzazione dell'acqua" ma la vulgata e il marketing referendario in questo caso non corrispondono a verità o, almeno, non a tutta la verità. Perché il quesito numero 149, il più pesante in termini di fatturato economico fra i quattro ammessi dalla Consulta mercoledì, non riguarda solo il servizio di acquedotto e di erogazione dell'acqua al rubinetto, ma anche tutti gli altri servizi pubblici locali "di rilevanza economica". Anche per bus, metropolitane, depurazione, fognatura, raccolta dei rifiuti la vittoria del sì nella consultazione che si terrà in primavera si tradurrebbe in uno stop a liberalizzazioni e privatizzazioni.

Il quesito referendario propone, infatti, la cancellazione dell'intera "riforma Fitto" sui servizi pubblici locali, varata nel settembre 2009, e non solo delle norme sull'acqua. Per gli appassionati del diritto vale la pena ricordare che a essere abrogato dal voto popolare sarebbe l'articolo 23 bis del decreto legge 112/2008 (prima riforma dei servizi pubblici locali da parte del governo Berlusconi) come modificato dall'articolo 15 del decreto legge 135/2009 (meglio noto come "riforma Fitto"). In un colpo solo si affondano entrambe le riforme del centro-destra e i relativi correttivi.

I referendari avrebbero potuto concentrarsi solo su alcune norme più estreme della "riforma Fitto", per esempio quelle che impongono all'ente locale di cedere almeno il 40% del capitale, quando rifiuta di fare le gare e lascia il servizio nelle mani della sua spa. Il Forum dell'acqua - che raccoglie movimenti ambientalisti e della sinistra - è però convinto di poter travolgere l'intero impianto legislativo.

La cancellazione dell'intera riforma produrrebbe un balzo indietro di molti anni, un ritorno all'epoca dell'in house, dello strapotere delle aziende pubbliche controllate dagli enti locali. È stato l'articolo 15 varato nel 2009 a cancellare la legittimità dell'affidamento in house. Cancellando il divieto, l'in house ritorna in campo.

Di questo passo si tornerebbe a un'altra epoca. Era il settembre 2003 quando in Parlamento passava un "lodo Buttiglione" (allora ministro per le politiche europee) che legittimava gli affidamenti alle aziende pubbliche locali senza più bisogno di svolgere neanche una gara informale. Affidamento diretto e a trattativa privata dai comuni alle proprie spa controllate al 100%: il trionfo del conflitto di interessi per un ente locale proprietario, regolatore ed erogatore del servizio, con distribuzioni massicce di poltrone e gettoni (con parentopoli annesse).

A volere la legittimazione del regime dell'in house era stata allora la Lega che difendeva, non senza una certa rozzezza, le prerogative della politica nei comuni che governava. Era un altro centro-destra rispetto a quello di oggi che su questi temi ha scelto una posizione opposta, di apertura del mercato: liberalizzazioni e privatizzazioni. C'è voluto un via libera esplicito di Umberto Bossi a Giulio Tremonti per avallare questo cambio di rotta.

Dal 2003 al 2008 fu un dilagare dello strapotere pubblico: una formula cui non si sono sottratte amministrazioni di destra, sinistra e centro, al nord come al sud. Un caso emblematico del dilagare dell'in house fu il rinnovo del servizio del trasporto romano a Trambus per sette anni, deciso da Walter Veltroni nel 2005, quando proprio le giunte romane di centro-sinistra guidate da Francesco Rutelli avevano sperimentato l'apertura ai privati su un pezzo consistente della rete degli autobus. Pure le cronache di questi giorni ci riportano - con la parentopoli - agli effetti dello strapotere politico sulla gestione delle società capitoline.

Anche nell'acqua si è andata affermando una diffusione crescente delle gestioni pubbliche. Dove le gare sono state fatte e il servizio idrico integrato è stato affidato sulla base della legge Galli (1994), si è preferito quasi sempre il trascinamento di vecchie gestioni. Il sistema dell'in house resta per oltre il 50% delle gestioni mentre nel complesso le gestioni a prevalenza pubblica restano il 90%.

Tutto concentrato sulle gestioni idriche è invece l'altro quesito referendario ammesso dalla Consulta, il numero 151. Qui si interviene sulla tariffa idrica, eliminando nella formazione del prezzo la componente della remunerazione del capitale. Una norma che renderà di fatto impossibile il finanziamento delle opere idriche da parte di soggetti privati. Bersaglio del referendum in questo caso il principio affermato già dalla legge Galli del 1994 del full cost recovery, che consente la copertura di tutti i costi di gestione (compresi gli investimenti) mediante la tariffa e la bancabilità dei progetti.

http://giorgiosantilli.blog.

ilsole24ore.com/luoghi-e-nonluoghi

I QUESITI

Gestione dell'acqua

Nei due quesiti referendari ammessi sul tema dell'acqua, si chiede l'abrogazione del già richiamato art. 23-bis della legge 166 del 2009 (servizi pubblici locali di rilevanza economica), e l'eliminazione del comma 1, dell'art. 154 (tariffa del servizio idrico integrato) relativa sempre al dlgs n.152 del 2006, limitatamente alla parte in cui si parla di "adeguatezza della remunerazione del capitale investito". Bocciato invece dalla Consulta il quesito formulato dall'Idv per abrogare parzialmente le norme che regolano la gestione del servizio idrico introdotta dalla cosiddetta legge Ronchi, e uno dei tre quesiti promossi dal Comitato "Siacquapubblica", per cancellare le norme riguardo a forme di gestione e affidamento alle Società per azioni.

Nucleare

In caso di vittoria dei sì, il referendum sul nucleare abrogherebbe buona parte dell'impianto legislativo in materia. In particolare: l'articolo 7, comma 1, lettera d della legge 133/2008 (che delega il governo a congegnare l'operazione), la legge 99/2009 (la "sviluppo" varata in agosto che fissa i criteri base per autorizzare gli impianti atomici e impegna lo Stato ad una "opportuna campagna di informazione"), fino al fulcro del conseguente decreto legislativo n.31/2010 che traccia i criteri per la localizzazione degli impianti e le compensazioni alle popolazioni.

 

 

 

 

 

Rischio di azzeramento per la politica nucleare

Federico RendinaCronologia articolo14 gennaio 2011

Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2011 alle ore 06:37.

ROMA

Un quesito sull'inequivocabile orientamento "anti" o pro" degli italiani sull'atomo? Niente affatto. Il referendum proposto dall'Italia dei valori con il placet giunto dalla Consulta assomiglia molto, moltissimo (e per la verità non può essere altrimenti) alla vecchia chiamata referendaria del 1987 che ha portato alla chiusura delle nostre centrali atomiche.

Ecco le mine normative per demolire minuziosamente il dedalo di norme (una settantina) messe in campo dal governo Berlusconi per spianare la strada al ritorno dell'atomo elettrico. Dall'articolo 7, comma 1, lettera d della legge 133/2008 (che delega il governo a congegnare l'operazione), a quelle della legge 99/2009 (la "sviluppo" varata in agosto che fissa i criteri base per autorizzare gli impianti atomici e impegna lo Stato ad una "opportuna campagna di informazione"), fino alla polpa del conseguente decreto legislativo n.31/2010 che traccia i criteri per la localizzazione degli impianti e le compensazioni alle popolazioni.

Il quesito referendario salva solo la delega al governo per la disciplina per lo stoccaggio del combustibile irraggiato, dei rifiuti e del deposito nazionale delle scorie. Nella consapevolezza, evidentemente, che di rifiuti nucleari ne dobbiamo in ogni caso gestire parecchi: quelli vecchi delle quattro centrali atomiche ancora in dismissione, quelli nuovi comunque prodotti dall'attività medica e scientifica.

Ciò non impedirà né potrà impedite al governo di legiferare nuovamente, ricostruendo da capo la base normativa per il ritorno all'atomo. Ma tutto, in caso di successo del referendum, dovrà iniziare da capo. Compreso l'allestimento della neocostituita (ma ancora non funzionante) Agenzia per la sicurezza nucleare affidata alla guida di Umberto Veronesi.

Obiettivo della compagine antinuclearista che si va aggregando attorno all'Italia dei valori è ora la propaganda per il sì, ma soprattutto (elemento critico, visti gli ultimi referendum) il raggiungimento del quorum della metà più uno degli elettori.

Obiettivo per nulla scontato, rimarca anche il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli. Che incita gli "anti" a organizzarsi subito, costituendo un "comitato ampio e partecipato che raccolga tutte le realtà politiche, civili, associative, produttive, sindacali, e i singoli cittadini". Destinate, inutile nasconderlo, ad evidenziare spaccature trasversali che renderanno la gestione referendaria non meno ingarbugliata dei suoi quesiti.

Che dire della presenza di Cisl e Uil, ma non della Cgil, tra i membri del Forum nucleare protagonista della controversa campagna pubblicitaria, formalmente neutrale ma palesemente nuclearista, che popola in questi giorni i media? In tutto ciò il ministro dello Sviluppo Paolo Romani si augura che questo referendum "di difficile comprensione" porti comunque ad "un dibattito sereno con l'esito finale del ritorno dell'Italia all'atomo".

 

 

 

 

2011-01-12

Via libera al referendum Idv sul legittimo impedimento. Sì anche al quesito sul nucleare e a due sull'acqua

di Nicoletta CottoneCronologia articolo12 gennaio 2010Commenti (1)

Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2011 alle ore 17:23.

Sì al referendum sul legittimo impedimento, via libera anche a quello sul nucleare e a due referendum sull'acqua. Sull'acqua non ammessi due quesiti, di cui uno dell'Idv. Dunque la Corte costituzionale ha ammesso quattro referendum su sei. Immediato il commento del leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. "Con l'ammissibilità del referendum sul legittimo impedimento e con un giudizio di illegittimitàcostituzionale pendente, la resa dei conti con la giustizia per Silvio Berlusconi si avvicina, anzi è inevitabile e inesorabile". Per Di Pietro "tutti siamo uguali difronte alla legge ed è immorale e contro lo stato di diritto di un paese democratico farsi le leggi per non farsiprocessare".

Via libera al quesito sul legittimo impedimento

La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum promosso dall'Idv per l'abolizione totale della legge sul legittimo impedimento che mette al riparo il premier Berlusconi dalla ripresa dei tre processi a suo carico (Mills, Mediaset e Mediatrade). L'effettivo svolgimento dellaconsultazione dipenderà però dal verdetto di domani della stessa Consulta sullo scudo Se infatti la Consulta dovesse bocciare del tutto la legge, allora nienteconsultazione popolare, che invece ci sarebbe senz'altro in caso di sentenza interpretativa di rigetto oppure di un verdetto diinamissibilità o infondatezza dei ricorsi. Il voto sarebbe inforse se la Consulta bocciasse lo scudo solo in parte: in questo caso spetterebbe all'Ufficio centrale della Cassazionevalutare se sussista ancora l'interesse alla consultazionereferendaria.

Due su 4 i quesiti sull'acqua ammissibili, oltre a quello sul nucleare

La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili due dei quattro referendum contro la privatizzazione dell'acqua e uno sul nucleare. Ad essere stati rigettati sono stati il quesito promosso da Di Pietro per abrogare parte del decreto Ronchi-Fitto e quello promosso dal Comitato "Sì acqua pubblica" per cancellare le norme del precedente governo Prodi in materia di ambiente sulle forme di gestione e sulle procedure di affidamento delle risorse idriche. Via libera invece della Consulta agli altri due quesiti del Comitato "Si acqua pubblica": uno per l'abrogazione delle norme del decreto Ronchi-Fitto sulle modalità di affidamento con gara a privati dei servizi pubblici di rilevanza economica, l'altro per la cancellazione delle norme del governo Prodi riguardanti al determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito. Ammesso anche il quesito sul nucleare promosso dall'Idv di Di Pietro per cancellare circa 70 norme contenute nei provvedimenti che con il governo Berlusconi hanno riaperto la strada a nuove central

 

 

 

2011-01-11

In Germania alti tassi di contaminazione in carne di maiale

Cronologia articolo11 gennaio 2011Commenti (2)

Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2011 alle ore 15:05.

Non solo nelle uova e nella carne di pollo. Per la prima volta in Germania è stata scoperta un'elevata percentuale di diossina nella carne di maiale. La scoperta è stata fatta in un allevamento della Bassa Sassonia. Il portavoce del ministero dell'agricoltura di Hannover, Gert Hahne, ha annunciato che centinaia di maiali dell'azienda sono stati già abbattuti. In un altro allevamento di suini dello stesso Land sarebbero stati riscontrati valori di diossina vicini a quelli limite. Il ministero ha aggiunto che attualmente sono 330 gli allevamenti chiusi sui 4.400 inizialmente serrati.

100mila uova distrutte

"Un test sulla carne di maiale ha lasciato trasparire un alto tasso di diossina" in una delle fattorie chiusa dalla fine della scorsa settimana come misura preventiva in seguito alla scoperta di integratori alimentari per animali infetti", ha dichiarato un portavoce del ministero del Consumo della Bassa Sassonia. "Questa carne non è commerciabile, tutti gli animali dovranno essere abbattuti e le carcasse saranno bruciate", ha aggiunto. Tuttavia non è stato in grado di specificare il tasso esatto di diossina rilevato, o anche se il limite fosse stato superato o no. Finora, solo le uova avevano presentato un livello di diossina superiore al limite, ma molti test erano stata ordinati per la carne di pollo, maiale, o per il latte di mucca, ugualmente suscettibili di essere contaminati. Finora "100.000 uova sono state distrutte in Bassa Sassonia a causa della diossina. Nei prossimi giorni é probabile che altre 100.000 seguiranno la stessa sorte", ha continuato il portavoce del ministero.

Lunedì il ministro tedesco dell'Agricoltura, Ilse Aigner, aveva cercato di rassicurare i consumatori affermando che "in nessun momento, e nemmeno adesso, i prodotti tedeschi sono stati pericolosi" per la salute. Secondo un sondaggio pubblicato Domenica, un tedesco su cinque ha rinunciato a mangiare uova. Mentre vanno a ruba gli acquisti nei supermecati biologici. La Corea del Sud ha annunciato sabato di aver sospeso le importazioni di carni bovine e suine tedesche, finché il caso non sarà definitivamente risolto

In Italia il ministro Galan rassicura

"Spero non si verifichi un calo di vendita delle uova". Lo ha detto il ministro delle Politiche agricole, Giancarlo Galan, a margine della presentazione del rapporto 2010 della Capitaneria di porto. "Non evochiamo sventure - ha detto il ministro - in Italia ribadisco che siamo più sicuri che altrove e da domani avremo a disposizione, incrociando le dita, uno strumento in più con l'approvazione del disegno di legge sull'etichettatura obbligatoria di tutti i prodotti agroalimentari". "Non sarà certo elegante e sensibile, ma - ha concluso Galan - quante persone sono morte per l'influenza aviaria?".

E la Cia chiede lo stop all'import di carni suine tedesche

"Bisogna immediatamente rafforzare i controlli alle frontiere e bloccare tutti i prodotti di maiale (carni fresche, congelate e lavorate e suini vivi) 'a rischio diossina' provenienti dalla Germania". Allo stesso tempo occorre "ritirare dal mercato la merce sospetta a tutela dei consumatori". Nessun problema, invece, per le produzioni "made in italy" che sono "sicure e garantite". Lo afferma la Cia, Confederazione italiana agricoltori in seguito alle notizie sui maiali tedeschi contaminati, segnalando "l'impellente necessità di una chiara etichetta

 

 

 

 

 

 

 

2011-01-08

Le uova alla diossina anche in Italia. Il ministro Fazio: quantità minima e tracciabile

Cronologia articolo8 gennaio 2011

Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2011 alle ore 12:43.

L'Italia ha importato dalla Germania "una quantità di uova limitate ma grazie all'etichettatura è possibile rintracciarle guardando il marchio di produzione e provenienza". Lo ha detto il ministro della Salute, Ferruccio Fazio in merito alla contaminazione di alcuni alimenti avvenuta in Germania. Il ministro ha rassicurato sul fatto che le uova italiane, che sono marchiate e tracciabili, "sono garanzia di sicurezza anche in Germania".

Quanto al latte, il ministro ha detto che è stata inviata una lettera ai produttori italiani che importano latte dalla Germania ricordando di effettuare controlli per la diossina, mentre saranno effettuati test a campione da Nas e Regioni in tutta Italia.

Com'è noto, ieri è scattato l'allarme a Berlino. In Germania è stata disposta la chiusura di 4.709 allevamenti, a causa della vendita di mangimi alla diossina a numerosi allevatori del paese: l'allarme che arriva dalla stampa tedesca sta trovando vasta eco in tutta Europa.

 

 

 

2011-01-05

Accordo a Palazzo Chigi su un piano di lavoro per affrontare l'emergenza rifiuti campana

Cronologia articolo4 gennaio 2011

Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2011 alle ore 21:46.

È stato siglato a Palazzo Chigi un piano di lavoro per affrontare l'emergenza rifiuti in Campania. La riunione, presieduta dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, ha visto al tavolo anche il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, il sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino, i presidenti e i prefetti delle province campane, il responsabile della Protezione civile, Franco Gabrielli. "Con il governo è stato firmato un ordine del giorno che in sostanza è un impegno comune per risolvere il problema dei rifiuti nella provincia di Napoli", ha annunciato il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro,

Entro il 15 sarà risolta la situazione delle giacenze della provincia di Napoli

Caldoro ha detto che "entro il 15 gennaio verrà risolta la situazione delle giacenze dei rifiuti nella provincia di Napoli". Saranno utilizzate "le strutture extra provinciali e provinciali che hanno subito in passato la crisi del sito di Cavasari". Caldoro ha sottolineato che "dopo aver completato la prima fase del programma con la ripulitura di Napoli, stiamo procedendo alla soluzione operativa per la provincia. Abbiamo cominciato a mettere in campo tutte le azioni a medio termine utili al conseguimento del risultato che ci siamo preposti, che verranno realizzate con il sostegno delle altre province della Campania e delle altre regioni che hanno dato la loro disponibilità ad aiutarci". Tuttavia, ha sottolineato il governatore, "è bene ricordare che non ci troviamo al momento in una fase d'emergenza e quindi non ci sono poteri commissariali. Ognuno deve fare la propria parte e quindi le discariche necessarie dovranno essere attivate dalle province interessate. In questo senso ad esempio - ha concluso - c'è già un impegno con il sindaco di Macchia Soprana, in provincia di Salerno, per la riapertura della locale discarica".

Lunedì 10 gennaio tavolo tecnico sulle criticità finanziarie

Una nota diffusa da Palazzo Chigi al termine dell'incontro ha reso noto che è stato "sottoscritto un documento e condiviso un piano di lavoro, in linea con il senso di piena e alta responsabilità e collaborazione fra tutte le istituzioni coinvolte". Per lunedì prossimo è stato convocato un tavolo tecnico per esaminare nel dettaglio il tema delle criticità finanziarie

legate ai rifiuti.

Napolitano ottimista sull'emergenza rifiuti

Il capo dello Stato è ottimista sull'emergenza rifiuti a Napoli. Nel corso della visita privata a Napoli Napolitano ha parlato dell'evoluzione della situazione a Napoli, in particolar modo sulla crisi dei rifiuti. "Ho trovato molto impegnati il sindaco Rosa Russo Iervolino e il presidente della Regione Stefano Caldoro". E al di là "di ogni schermaglia - ha aggiunto - pare che ci sia un clima in questo momento molto costruttivo che lascia ben sperare"

 

 

2011-01-01

Napolitano ottimista sull'emergenza rifiuti a Napoli: c'è clima costruttivo, sono fiducioso

Cronologia articolo4 gennaio 2011

Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2011 alle ore 12:13.

Giudizio positivo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sull'evoluzione della situazione a Napoli, in particolar modo sulla crisi dei rifiuti. "Ho trovato molto impegnati il sindaco Rosa Russo Iervolino e il presidente della Regione Stefano Caldoro", ha detto Napolitano ai giornalisti a margine di una visita al Pio Monte della Misericordia, antica istituzione nobiliare che si dedica alla carità. "Al di là di ogni schermaglia - ha aggiunto - pare che ci sia un clima in questo momento molto costruttivo che lascia ben sperare".

Napolitano ha parlato anche della strage di cristiani in Egitto: "Credo che sia giusto chiedere che in sede europea il tema della libertà religiosa diventi oggetto di discussione e di iniziativa". "Quello che è accaduto in Egitto - ha detto Napolitano - è anche parte di una situazione interna del Paese, di grande tensione e preoccupazione".

Mentre su Fiat ha espresso un concetto chiaro: "Mi auguro che sulle relazioni industriali, oggetto di contenzioso alla Fiat, si trovi un modulo più costruttivo di discorso". Per Napolitano infatti "ci deve essere confronto", ma "si deve assumere quesgo obiettivo: tutte le parti in causa debbono riconoscere l'essenzialità di questo impegno a aumentare la

produttività del lavoro ai fini della competitività internazionale della nostra economia".

Riferendosi invece ai suoi incontri di ieri con il sindaco di Napoli Iervolino e il presidente della Regione Stefano Caldoro, Napolitano ha sottolinea che "ne ho ricavato il senso di un impegno realmente comune sentendo per telefono anche il presidente della provincia, Luigi Cesaro. Le tre istituzioni sono su posizioni comuni, sulla stessa linea per quanto riguarda la gestione completa dell'emergenza rifiuti e poi la messa a regime del sistema di smaltimento dei rifiuti".

Intanto, nella notte scorsa sono stati bloccati i mezzi carichi di rifiuti per la discarica di Chiaiano a Napoli. I manifestanti hanno ostacolato le operazioni fino a questa mattina alle ore 4, quando i mezzi dell'Asia sono riusciti a entrare e a scaricare fino alle ore 9. In tutto 500 tonnellate delle 1.500 raccolte nella giornata di ieri. "Il blocco della notte scorsa", ha spiegato l'assessore all'Igiene urbana, Paolo Giacomelli, "ha fatto saltare tutti i nostri calcoli. La raccolta procede ora a rilento, anche se non abbiamo un dato preciso sulla giacenza". Ieri i cumuli di rifiuti per le strade di Napoli ammontavano a circa 400 tonnellate e, secondo i calcoli dell'Asia, oggi sarebbe stata smaltita tutta la giacenza.

 

 

 

 

 

 

 

2010-12-30

Capodanno senza rifiuti a Napoli

di Davide ColomboCronologia articolo30 dicembre 2010Commenti (4)

Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2010 alle ore 08:55.

Capodanno pulito a Napoli. Entro domani, giorno di San Silvestro, verranno eliminati i rifiuti dalle strade della città. Entro 15 giorni saranno poi liberate le strade della Provincia e il 4 gennaio si terrà una nuova riunione a Palazzo Chigi per definire le soluzioni strutturali al problema. È questa l'intesa minima raggiunta nella riunione di ieri alla presidenza del Consiglio. Davanti al sottosegretario Gianni Letta c'erano il presidente della regione Campania, Stefano Caldoro, il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, i presidenti e i prefetti delle province campane, il responsabile della Protezione Civile, Gabrielli e una serie di tecnici dell'Economia e dell'Ambiente. "L'intesa è stata possibile - ha sottolineato Letta in una nota - grazie al profondo senso di responsabilità e sensibilità istituzionale di tutti i partecipanti, a partire dalle Province campane. Ma anche grazie al consistente apporto allo smaltimento dei rifiuti proveniente da diverse regioni italiane".

Nelle stesse ore in cui a palazzo Chigi si cercava la nuova "soluzione-tampone", basata soprattutto sulla garanzia di collaborazione delle province, è tornato a farsi sentire il premier, Silvio Berlusconi, che ha lamentato come a Napoli si trovi sempre "qualcuno che cerca di ostacolare con ogni mezzo il nostro operato". Il presidente del Consiglio ha parlato in collegamento telefonico in occasione di un'iniziativa del Pdl partenopeo; intervento trasmesso da Sky. "Sono convinto - ha detto tra l'altro Berlusconi – che ci sia la volontà precisa di dimostrare che l'intervento del governo non è stato risolutivo. Ma penso - ha poi aggiunto - di tornare ad assumere io la responsabilità per l'immediato sgombero dei rifiuti e per gli impianti futuri".

Lo spiraglio di una soluzione temporanea per la pulizia delle strade è arrivato dopo che, la notte scorsa, l'esasperazione era sfociata in nuovi episodi di teppismo. Un gruppo di giovani incappucciati ha organizzato un raid nella zona di via Vespucci, nei pressi dell'ospedale Loreto Mare, bloccando il traffico per diverse ore. Cumuli di spazzatura che da diversi giorni non venivano raccolti sono stati riversati su entrambe le direzioni della carreggiata.

Ieri la spazzatura accumulata lungo le strade ammontava a "sole" mille tonnellate, contro le 1.400 di due giorni fa. A garantire lo sgombero è stata in particolare la provincia di Caserta, che ha consentito l'uso nell'impianto Stir di Santa Maria Capua Vetere. Ma la situazione resta critica in città e in certe zone della provincia, in particolare nell'area flegrea.

"C'è un impegno comune di tutti a lavorare duramente, anche se non è facile, per ripulire Napoli entro il 31 dicembre. Qualche giorno in più sarà necessario per risolvere il problema anche nella provincia", ha confermato Stefano Caldoro al termine dell'incontro romano, precisando che per "portare Napoli nella media italiana e quindi alla normalità serviranno tre anni". Per quanto riguarda gli interventi ritenuti necessari alla soluzione della crisi, per essere pronti nel momento in cui la discarica di Chiaiano chiuderà e in attesa della realizzazione degli impianti di compostaggio e del termovalorizzatore di Napoli Est, si sta lavorando all'individuazione di una nuova discarica. "È inutile nascondersi - ha spiegato il presidente della provincia di Napoli, Luigi Cesaro - necessitano nuove discariche".

Partiranno nel 2011 i cantieri per la realizzazione sul territorio della provincia di Napoli di cinque impianti di compostaggio. Gli Stir di Giugliano e Tufino, impianti per l'imballaggio e il compostaggio dei rifiuti, lavoreranno anche la notte del 31 dicembre e il 1° gennaio.

Qualche problema resta infine aperto per l'annunciato impiego di vigili del fuoco e guardie forestali, incaricati a san Silvestro di versare acqua sui cumuli di rifiuti per scongiurare il rischio di incendi. I vigili in una nota sindacale hanno spiegato che dal primo gennaio, "a causa dei tagli previsti dal governo", potrebbero accadere disservizi.

 

 

 

 

2010-12-28

Un addio senza istruzioni ai sacchetti di plastica

di Jacopo GilibertoCronologia articolo28 dicembre 2010Commenti (8)

Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2010 alle ore 08:24.

Incertezza delle imprese e dei consumatori sulla messa al bando dei sacchetti di plastica per la spesa. Il cosiddetto "milleproroghe" (il testo è pubblicato sul quotidiano in edicola) non sembra parlare della questione dei sacchetti non biodegradabili, lasciando in sospeso la messa al bando che in teoria dovrebbe partire dal 1° gennaio.

Non ci sono i decreti applicativi, non le norme tecniche. Non le sanzioni. Non c'è alcun criterio per stabilire che cosa è biodegradabile e che cosa no: dal punto di vista tecnico, perfino il sacchetto di plastica è biodegradabile, ma con tempi decisamente lunghi. Non ci sono state le sperimentazioni per le quali era stato stanziato un miliardo di euro. Ci sono dubbi sui sacchetti d'importazione, come aveva detto anche l'Unione europea quando aveva bocciato una normativa simile introdotta dalla Francia.

Così negozianti, consumatori e produttori di sacchetti di plastica e di carta sono incerti su quello che potrà accadere la settimana prossima. Che cosa faranno i supermercati? Come consegneranno i prodotti i farmacisti, i lattai, i fruttivendoli e tutti gli altri negozianti?

Potrebbe essere un cambiamento forte nelle abitudini di tutti gli italiani. Oppure potrebbe non accadere niente. I vantaggi per l'ambiente sono altrettanto ambigui: secondo le ricerche condotte in Francia, i sacchetti biodegradabili hanno il vantaggio che si dissolvono senza lasciare traccia, mentre quelli di plastica tradizionale hanno il vantaggio di essere inerti e stabili, senza rilasciare nulla nell'ambiente. Però quando sono gettati senza criterio sono orrendi, e in mare possono nuocere ai cetacei come delfini, orche e balene, che li scambiano per cibo.

Se non ci saranno i sacchetti di plastica della spesa – questo è certo – i cittadini avranno una risorsa in meno per racchiudere la spazzatura, uno dei modi più comuni di riusarli. Invece di ricorrere al riuso, compreranno al supermercato i sacchetti neri da immondizia, che sono usa-e-getta. I sacchetti biodegradabili (di carta o delle tecnoplastiche come il mater bi, un ritrovato tutto italiano che piace nel mondo) non si prestano all'immondizia generica, poiché si rompono e si aprono con facilità, soprattutto se piove.

Quattro anni fa, governo Prodi, il parlamento aveva deciso dal 2010 il divieto progressivo di usare i sacchi per "l'asporto di merci" di materiale non biodegradabile. La transizione sarebbe anticipata da decreti attuativi (mai decretati). Così nel dicembre 2009 si decise di rimandare di un anno una norma inapplicabile. Inapplicabile un anno fa, e inapplicabile oggi.

Secondo la Federazione gomma plastica, che raccoglie i produttori di manufatti come i sacchetti, in Italia si usano "shopper" per 200mila tonnellate, con un fatturato sugli 800 milioni di euro e 4mila dipendenti impegnati in un centinaio di fabbriche.

I sacchetti di plastica "vantano quantità riciclate pari a circa 65mila tonnellate" e – osservano i produttori – i costi stimati per cambiare i macchinari e adeguarli alla plastica biodegradabile "sono mediamente pari a 30-50mila euro per impianto, in relazione alla dimensione".

Perplesse anche le catene di supermercati, come fa osservare la Federdistribuzione, che ricorda come "in questo quadro di riferimento confuso appare irrealistica l'abolizione dei sacchetti di plastica dall'inizio del prossimo anno, senza che questa decisione generi caos e si rifletta in minor servizio al consumatore". Le catene di supermercati, sia chiaro, sono prontissime a cambiare il tipo di sacchetti, come fanno già alcuni colossi, ma chiedono certezza per sé, per i loro fornitori e soprattutto per i clienti.

 

2010-12-27

Il nuovo conto energia reinventa gli incentivi

Cronologia articolo27 dicembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2010 alle ore 06:35.

Il nuovo conto energia ridisegna gli incentivi per il fotovoltaico. Gli impianti che saranno ultimati dal 1° gennaio 2011 riceveranno dal Gse tariffe incentivanti più basse di circa il 15-20% rispetto a quelle di quest'anno. Un taglio netto, che però sarà compensato dalla diminuzione del costo dei componenti: anche dopo la riduzione, gli incentivi italiani rimarranno tra i più generosi al mondo, il che spiega il crescente interesse dei grandi capitali stranieri.

La diminuzione degli incentivi sarà articolata per quadrimestri. Per esempio, un impianto con potenza di 3 kW, collocato sul tetto di un'abitazione, riceverà per vent'anni 40,2 centesimi per chilowattora di elettricità prodotta, se entra in funzione entro il 30 aprile. Se invece inizia a produrre tra il 1° maggio e il 31 agosto, il premio si abbassa a 39,1 centesimi, per poi scendere a 38 centesimi tra il 1° settembre e fine anno. Le tariffe diminuiranno anche nel 2012 e nel 2013, di circa il 6% all'anno.

Gli incentivi 2010, però, non scompariranno con la fine di quest'anno. Secondo il decreto "salva Alcoa" (Dl 105/2010) potranno essere concessi anche agli impianti ultimati entro il 31 dicembre, purché i moduli entrino poi in servizio entro il 30 giugno 2011. Proprio in questi giorni i ritardatari stanno inviando le comunicazioni di fine lavori, mentre secondo il milleproroghe le asseverazioni dei tecnici potranno essere inviate entro il 31 gennaio 2011. Per prevenire eventuali furbizie, comunque, il Gse ha annunciato un programma di sopralluoghi mirati.

Oltre a intervenire sul valore degli incentivi, il nuovo conto energia ne modifica la struttura: le tariffe vengono modulate in modo più dettagliato in relazione alla classe di potenza degli impianti. Maggiorazioni percentuali degli incentivi sono previste per chi sostituisce le coperture in eternit (+10%) o per chi migliora le prestazioni energetiche degli edifici (fino a +30%: il bonus è la metà del miglioramento di performance).

Dal 2011 arrivano inoltre tariffe più elevate per i pannelli con caratteristiche innovative integrati negli edifici: un premio che – nelle intenzioni del legislatore – dovrebbe accompagnare la crescita del mercato verso la maggiore efficienza. Penalizzati, invece, gli impianti su serre solari e tettoie: avranno incentivi pari alla media tra quelli a terra e quelli su edifici.

 

 

 

 

Raid a Napoli contro i compattatori. L'esercito continua a liberare città e provincia dai rifiuti

Cronologia articolo27 dicembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2010 alle ore 13:25.

Dopo aver portato via, ieri, 50 tonnellate di rifiuti dalle strade di Napoli, oggi l'esercito è in azione in provincia, nelle zone di Casalnuovo e Casavatore, con dodici mezzi. La giornata di Santo Stefano, invece, si è concentrata particolarmente a Napoli, dove i soldati hanno rimosso spazzatura soprattutto alla Doganella e in via Don Bosco. Nel capoluogo restano ancora circa 1500 tonnellate di rifiuti, secondo una prima stima.

La scorsa notte si sono verificati anche raid contro i camion compattatori: secondo la polizia, circa 150 cittadini hanno bloccato e danneggiato nove mezzi dell'Asia, la società che si occupa della raccolta di immondizia in città, e che erano diretti alla discarica di Chiaiano.

In piazza Rosa dei Venti i cittadini hanno infranto i vetri dei finestrini dei camion e sgonfiato le ruote. Nonostante i danneggiamenti, cinque camion sono riusciti a sversare regolarmente circa 850 tonnellate alla discarica di Chiaiano.

Caldoro: le responsabilità sono del comune di Napoli e Asia

Nella crisi dello smaltimento rifiuti a Napoli, "il 95% delle responsabilità e delle competenze è del comune di Napoli e dell'Asia", ha detto il governatore della Campania, Stefano Caldoro, precisando che "si tratta di un dato tecnico, non una polemica politica". Per Caldoro, "ci sono problemi strutturali che riguardano la gestione delle aziende che fanno riferimento al comune di Napoli in particolare l'Asia; non per responsabilità dei singoli dirigenti, persone competenti, ma proprio una carenza strutturale sia di fondi che di mezzi, sia forse perchè fanno troppe cose". Inoltre, aggiunge il presidente della regione, Asia "è un'azienda super indebitata, ha mezzi insufficienti, compattatori inadeguati, pale per la raccolta troppo piccole, difficoltà a gestire competenze non sue. Ora il decreto legge votato la scorsa settimana in parlamento "prevede trasferimenti di responsabilità. E dobbiamo realizzare una serie di impiantistiche intermedie, perchè comunque, tutto quello che abbiamo adesso non è sufficiente per la Campania. È impiantistica vecchia sufficiente per poco più della metà della popolazione".

L'assessore all'Igiene Urbana del Comune di Napoli, Paolo Giacomelli, ha espresso solidarietà ai lavoratori dell'Asia: "Siamo preoccupati per quanto avvenuto la scorsa notte a Chiaiano. È una vicenda seria se si riapre la questione sicurezza delle condizioni di lavoro di chi va in discarica". Giacomelli ha ribadito anche che "c'è troppa fragilità nelle procedure di conferimento". E spiega anche perché. "Non vogliamo prendercela con nessuno, ma quello che è successo stamattina spiega tante cose - dice Giacomelli - l'Ufficio Flussi della Regione Campania ci aveva garantito oggi il conferimento di 400 tonnellate nell'impianto Stir di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). E, invece, stamattina, su decisione della Provincia di Caserta questo non è stato possibile. Il che significa che i nostri mezzi sono ora in attesa di un'altra disposizione e forse di un conferimento nell'impianto di Caivano (Napoli). Tutto questo dimostra la grande fragilità del sistema".

Per oggi è in programma anche una ricognizione anche a Pozzuoli e a Quarto dove domani si interverrà, massicciamente, con 18 mezzi: l'area in questione, infatti, continua ad essere tra le più colpite.

 

2010-12-21

Sì al decreto rifiuti, vince Casini

Cronologia articolo21 dicembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2010 alle ore 06:39.

ROMA

Un preciso ruolino di marcia per dar seguito alla volontà di esprimersi con una sola voce in Parlamento. Così il terzo polo tratteggia le prossime mosse: astensione sulla mozione di sfiducia al ministro Roberto Calderoli e voto favorevole per il decreto rifiuti. Un via libera, quest'ultimo, raggiunto, raccontano i rumors, non senza fatica a causa di qualche resistenza tra i futuristi. Quanto all'altro tassello, quello della riforma universitaria, "il coordinamento rimanda alla discussione in atto al Senato e alle iniziative intraprese congiuntamente dai gruppi". La traduzione è del senatore finiano, Giuseppe Valditara. "Sulla riforma ogni gruppo andrà avanti secondo quello che ha già deciso alla Camera (Fli e Mpa hanno votato sì, l'Udc no e l'Api si è astenuta, ndr) dal momento che si tratta di un provvedimento che arriva in aula al Senato in terza lettura ed era difficile a questo punto seguire un'unica linea".

Dunque la strada sarà una sola d'ora in avanti. E ieri, a palazzo Madama, si è svolta la prima riunione dei senatori terzopolisti che hanno anche scritto a Renato Schifani affinché individui "un settore specifico dell'aula dove possano trovare posto unitariamente".

Il polo della nazione, quindi, prova a passare dalle intenzioni ai fatti. E intanto prosegue il dialogo a distanza tra il Cavaliere e Pier Ferdinando Casini. Il primo continua ufficialmente a punzecchiare l'operazione, ma in privato giudica positivamente l'atteggiamento responsabile. Dal canto suo, Casini ribadisce il messaggio. "Se il presidente del Consiglio fa un appello alla responsabilità, noi in nome della responsabilità risponderemo", viste le difficoltà economiche che attraversa il paese. Ma, assicura, "senza posti, senza entrare nel governo perché sarebbe trasformismo". E, a chi continua a smontare il nuovo progetto, riserva una stoccata. "Io non sono il leader di niente, il polo della nazione non nasce attorno a un leader ma attorno a un'idea diversa di paese". Quanto alle presunte distanze da Fini sui temi etici Casini è sereno. "C'erano anche quando stavamo tutti e due assieme a Berlusconi, sollevare oggi il problema è strumentale".

 

 

 

2010-12-12

In arrivo il sostegno del Terzo polo al decreto rifiuti

di Nicoletta CottoneCronologia articolo15 dicembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2010 alle ore 16:17.

Il decreto rifiuti all'esame dell'aula della Camera avrà il sostegno del terzo polo. A preannunciarlo è stato il portavoce dell'Mpa, Aurelio Misiti. "Aiuteremo il governo ad approvare un provvedimento che contiene misure urgenti, magari correggendo qualche stortura", perché "noi, assieme all'Udc, Fli e Api faremo un'opposizione costruttiva senza cercare vendette". Il Fli è orientato a correggere il decreto e votarlo. "Non possimo fare battaglie contro i napoletani", sottolinea Benedetto Della Vedova, portavoce nazionale Fli . Secondo Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, "quello sui rifiuti è un decreto che dovrebbe avere un largo consenso. Come tale non è un provvedimento sul quale si giocano discriminanti politiche

nette. Vedremo".

Il Governo, in linea con quanto detto ieri da Berlusconi (cercare accordi su singoli provvedimenti) si appresta ad accogliere una serie di modifiche proposte dall'Udc di Pier

Ferdinando Casini. Il ministro per l'Ambiente Stefania Prestigiacomo già questa mattina in aula si è detta disponibile ad accogliere limature al decreto sull'emergenza rifiuti in Campania. In particolare potrebbe essere accolta la stretta sui rifiuti da dare ai Comuni per mettersi in regola con la raccolta differenziata che passerebbero da sei a tre mesi; il tetto alla durata dei commissaria ad acta per la realizzazione dei siti da destinare a discarica e degli impianti di trattamento o di smaltimento dei rifiuti che andrebbe fissato al massimo in un anno e l'allungamento da sette a quindici giorni del termine per il rilascio della Via, (Valutazione di impatto ambientale).

Dal canto suo l''Udc sarebbe orientata ad agevolare il percorso del provvedimento vista anche la situazione campana. "Siamo il partito della responsabilità - ha detto Mauro Libè (Udc) - e abbiamo ben chiare le priorità dei cittadini della Campania, che non possono più aspettare oltre per la risoluzione definitiva dell'emergenza rifiuti".

Il Pd chiede invece modifiche sostanziali al provvedimento. "Le misure adottate dal governo per affrontare la questione dei rifiuti in Campania - sottolinea Raffaella

Iannuzzi - non hanno conseguito gli obiettivi auspicati del superamento dell'emergenza, imponendo nuovi e più decisi interventi in questo settore". Si chiedono soluzioni per irrisolte questioni come la difesa del ruolo dei Comuni nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti e nella riscossione di Tarsu e Tia come avviene nel resto d'Italia; attribuzione di poteri certi al presidente della Regione nella costruzione di termovalorizzatori, salvaguardando i ruoli dei Comuni nel cui territorio ricadranno gli impianti; misure chiare per incentivare la raccolta differenziata; erogazione integrale e rapida dei fondi per bonifiche e compensazioni ambientali. Ma anche una maggiore trasparenza nell'assegnazione degli appalti per la costruzione di nuovi impianti, per evitare infiltrazioni della criminalità organizzata".

Intanto Francesco Barbato (Idv) ci riprova. E inscena una nuova protesta contro il decreto per l'emergenza rifiuti in Campania. Tre settimane fa aveva portato in aula un sacco pieno ed era stato espulso dall'aula, oggi vuoto e legato al braccio come un segno di lutto: Francesco Barbato ha di nuovo scelto il sacco della spazzatura in segno di protesta contro il decreto per l'emergenza rifiuti in Campania. Il deputato dell'Idv era finito in ospedale il 24 novembre sostenendo di essere stato malmenato. Fatto accaduto anche in luglio quando il suo intervento sul disegno di legge del ministro Giorgia Meloni per il sostegno alle comunità giovanili aveva provocato una bagarre nella quale era rimasto ferito a un occhio.

 

 

 

2010-12-11

A Cancun approvato l'accordo integrale sul clima, ma senza la Bolivia

Cronologia articolo11 dicembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2010 alle ore 10:57.

E' stato adottato nella sua integralità dai circa duecento Paesi riuniti sotto l'egida delle Nazioni Unite a Cancun un testo che prevede una serie di meccanismi per lottare contro il cambiamento climatico, tra cui un Fondo verde per aiutare i Paesi in via di sviluppo. I circa duecento paesi riuniti a Cancun, in Messico, sotto l'egida delle Nazioni Unite hanno adottato la prima parte di un accordo sul clima che permette di lasciare aperta la questione sensibile del futuro del protocollo di Kyoto. Un via libera che ha ignorato l'obiezione della Bolivia.

La Bolivia è stato il solo Paese a essersi pronunciato contro questo testo. "La norma per l'adozione è il consenso", ha sottolineato il negoziatore boliviano Pablo Solon, che ha ricordato un "precedente funesto". La norma del consenso non significa l'unanimità, né che una delegazione possa pretendere di imporre un diritto di veto su una volontà che con tanto lavoro è stata raggiunta", ha risposto Espinosa.

L'accordo di Cancun "apre una nuova era per la cooperazione internazionale sul cambiamento climatico", ha dichiarato il ministro degli Esteri messicano, Patricia Espinosa, la cui voce è stata sovrastata dagli scroscianti applausi dei delegati presenti in seduta plenaria. L'accordo è stato adottato malgrado l'opposizione della Bolivia, solo Paese a essersi pronunciato contro questo testo.

Questa conclusione positiva nella località turistica messicana al termine di un appuntamento dagli obiettivi d'altra parte modesti, permette di ridare slancio al processo negoziale dell'Onu fortemente scosso dalla grossa delusione nata un anno fa del vertice di Copenaghen.

 

 

2010-12-10

Il Pentagono spiazza il Congresso americano: è emergenza oceani per il cambiamento del clima

dall'inviato Marco MagriniCronologia articolo10 dicembre 2010

articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 alle ore 08:35.

"Il Pentagono non ha dubbi: il cambiamento climatico è una realtà inoppugnabile". Parola di David Titley, ammiraglio della US Navy, arrivato fino al vertice climatico di Cancun per portare la visione del Dipartimento della Difesa su un tema che, curiosamente, non sembra appassionare altrettanto il Congresso americano. Le implicazioni militari del riscaldamento planetario sono tutt'altro che irrilevanti. "L'Artico si sta riscaldando due volte più velocemente del resto del pianeta – osserva Titley, che è anche un oceanografo – col risultato che a metà secolo il passaggio a Nord-ovest risulterà aperto, e lo Stretto di Bering assumerà un'importanza strategica paragonabile a quella dello Stretto di Hormuz", dove transita il petrolio saudita.

Inoltre, "gran parte dell'anidride carbonica prodotta dalle attività umane viene assorbita dagli oceani e questo sta già provocando un sensibile aumento dell'acidità dei mari. Per milioni di anni, i crostacei si sono adattati a un Ph di 8, che ormai sta arrivando a 7,8. Sembra una quantità insignificante, ma che in realtà rischia di compromettere la loro esistenza, con risultati imprevedibili: cosa accadrà a quel miliardo di persone che traggono da lì i loro fabbisogni proteici?".

E qui arriva il punto cruciale. "Il climate change è un serio problema di sicurezza nazionale – assicura Amanda Dory, viceministro della Difesa, in videoconferenza da Washington – per il semplice motivo che potrà esacerbare le tensioni geopolitiche esistenti, aumentando le instabilità nazionali e internazionali. Per il Pentagono, le migliori guerre sono quelle che non saranno mai combattute". La prospettiva di instabilità sociali a livello regionali "con conflitti locali e migrazioni di massa – rimarca l'ammiraglio Titley – sono già nel nostro radar".

Ma le preoccupazioni dell'esercito americano non finiscono qui. "Il livello dei mari si sta alzando di 3,1 millimetri all'anno, il doppio di quanto avveniva il secolo scorso", prosegue l'ammiraglio Titley. "In questo scenario riteniamo che, alla fine di questo secolo, il livello degli oceani potrà alzarsi fino a un metro, con serie conseguenze ed evidenti implicazioni per la sicurezza nazionale". "Il dipartimento della Difesa ha 507 basi in tutto il mondo, con oltre 300mila edifici che hanno un valore complessivo di oltre 770 miliardi di dollari – ricorda Jeff Marqusee, direttore della Strategic research alla Difesa – e anche noi dobbiamo prepararci ad adattarci al riscaldamento planetario, per difendere le installazioni più a rischio".

In compenso, il Dipartimento della Difesa sta operando anche per abbassare le proprie emissioni di anidride carbonica. Il Darpa, l'agenzia del Pentagono per la ricerca tecnologica, la stessa che ha inventato l'internet, "sta lavorando alla possibilità di impiegare le alghe per la produzione di biocarburanti – assicura il generale Juan Ayala, capo del Southern Command del Pentagono – anche se non solo nell'interesse dell'esercito".

Eppure il Congresso americano, che non ha voluto approvare il Climate Change Bill del presidente Obama e che a maggior ragione non lo farà oggi dopo la vittoria repubblicana alle elezioni di mid-term, resta sordo a questo appello accorato del suo esercito.

 

 

 

 

 

2010-11-19

Sì al decreto per la Campania. La Lega a Fitto: rifiuti di Napoli al Nord? Irricevibile. Bombe a mano a Terzigno

Cronologia articolo18 novembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2010 alle ore 19:50.

Il consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge per l'emergenza rifiuti in Campania. "Irrituale" è stata giudicata la visita del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che si è presentato a palazzo Chigi per avanzare delle proposte in materia di rifiuti. "È irrituale - ha commentato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni - non so se mai è successo, ma noi siamo sempre pronti a cogliere buone proposte, è stato consentito anche questo". Da giorni cumuli di spazzatura avvolgono moltissime strade di Napoli, dove la protesta degli abitanti ha portato anche allo sversamento sulle strade dei rifiuti.

"Ho messo in guardia su ciò di cui sembra si stia discutendo, e cioé la provincializzazione del termovalorizzatore" di Salerno, ha spiegato Bersani. "Non è questo il modo di uscire dall'emergenza per sottrarre questo settore all'illegalità". Per Bersani "Il comune di Salerno é perfettamente in grado di realizzare l'impianto". Quello che il Pd doveva dire "l'ho detto attraverso il ministro Maroni che ha avuto la bontà di uscire dal Cdm e di ascoltarmi". Ora, ribadisce, "noi presenteremo una nostra proposta sui rifiuti in Campania".

Il decreto legge stabilisce che saranno cancellate le discariche di Terzigno-Cava Vitiello, Andretta, Serre-Valle della Masseria e saranno affidate al presidente della regione Campania le gare per la costruzione di tre termovalorizzatori nella regione, di cui due nelle province di Napoli e Salerno. "Il Governo - ha specificato il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo - è consapevole che questo causerà la protesta dei presidenti delle province, ma questa è la decisione di oggi".

Berlusconi ha incontrato a margine del Cdm il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio (indgato per interruzione di pubblico servizio), e il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. Sul tavolo, la questione rifiuti e il decreto legge nel quale, fra gli altri provvedimenti, è prevista , come detto sopra, la chiusura della discarica di Cava Vitiello, contro la quale si erano sollevate le popolazioni del Vesuviano.

Per il ministro per i Rapporti con le regioni, Raffaele Fitto, "per un mese abbiamo la necessità di trovare un accordo con le regioni in modo da definire una collaborazione sui rifiuti della Campania". Al termine della conferenza Stato-Regioni, Fitto ha annunciato anche

un tavolo tecnico politico che sarà convocato la prossima settimana, entro mercoledì, "per verificare la disponibilità delle Regioni a individuare soluzioni.

"Le dichiarazioni del ministro Fitto sulla necessità di un accordo con le Regioni per lo smaltimento dei rifiuti napoletani, destano gravi preoccupazioni", ha replicato a stretto giro di posta il vice ministro ai Trasporti, leghista, Roberto Castelli che definisce "irricevibile" la proposta. "Dopo due anni in cui abbiamo speso centinaia di milioni (circa 600 milioni solo per bruciare i rifiuti in Germania) e aperto discariche e termovalorizzatori - attacca - rischiamo di precipitare di nuovo nel passato. Le sommosse popolari dei mesi scorsi dimostrano ormai senza alcun dubbio qual è il vero retropensiero della società napoletana: noi produciamo rifiuti, ma altri se li devono accollare".

"Ormai - prosegue - siamo di fronte non più solo alla incapacità degli amministratori passati e presenti, ma a una precisa volontà: Napoli e la sua provincia non vogliono gestirsi i rifiuti che producono, così come previsto non solo dalle direttive europee e dalle leggi dello Stato, ma anche dal buon senso e dal vivere civile. I rifiuti puzzano? Non c'è problema, li mandiamo a quei somari del Nord".

Che la situazione sia incandescente è confermato da quanto accaduto nella serata di giovedì. Tre bombe a mano sono state trovate dalla polizia nei pressi della discarica di Cava Sari, a Terzigno. I tre ordigni, di fabbricazione jugoslava, erano nascosti nella vegetazione in via Zabatta nei pressi del locale "Il Rifugio", dove nelle settimane scorse sono avvenuti scontri ed aggressioni alle forze dell' ordine.

I tre ordigni avevano "una grande potenzialità di attacco nei nostri confronti" ha dichiarato ad Apcom il questore di Napoli, Santi Giuffrè, commentando il trovamento delle granate. "Gli ordigni sono stati prelevati e fatti brillare - ha aggiunto il questore - adesso continueremo, come sempre, a fare il nostro lavoro anche se è impossibile cercare materiale pericoloso, al buio, e sull'intero territorio cittadino".

Secondo Giuffré, il fatto che da questa notte si potrebbe tornare a sversare rifiuti in Cava Sari rappresenta un forte pericolo anche per i poliziotti impegnati nella scorta agli autocompattatori. "Potrebbe essere una notte calda. Non dimentichiamo che oggi è stato emesso un avviso di garanzia nei confronti del sindaco di Terzigno. Forse questo vuole sottolineare che, forse, quell'ordinanza non era opportuna. È ovvio - ha concluso il questore - che ognuno continua per la sua strada come meglio crede, ma penso che, a questo punto, sia veramente pretestuoso continuare a dire no alla discarica".

 

 

2010-11-01

A Taverna del Re un ferito negli scontri tra polizia e manifestanti. Ancora cassonetti in fiamme a Napoli

Cronologia articolo1 novembre 2010Commenta

Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2010 alle ore 11:35.

È sempre alta la tensione in Campania per l'emergenza rifiuti. Ancora scontri si sono verificati a Taverna del Re, a Giugliano (Napoli), tra un reparto dei carabinieri e i cittadini che manifestano contro la riapertura del sito di ecoballe, disposta dal presidente della provincia di Napoli, Luigi Cesaro. Gli uomini delle forze dell'ordine stanno tentando di sgomberare la strada per permettere il passaggio dei camion usciti dal sito di stoccaggio, mentre i manifestanti al momento sono tutti con le mani alzate e sono spinti verso i lati dell'arteria stradale. Negli scontri un uomo è rimasto ferito ed è crollato a terra con il volto sanguinante. Secondo quanto hanno raccontato alcuni testimoni all'agenzia Ansa, il manifestante era a mani alzate e stava procedendo lentamente, quando è stato raggiunto da un colpo al viso sferratogli da un poliziotto.

Clima di attesa, invece, al presidio della rotonda di via Panoramica, la zona di accesso alla discarica Sari di Terzigno (Napoli). Gruppi di manifestanti hanno sostato per tutta la notte davanti ai falò accesi vicino ai gazebo in attesa dell'eventuale arrivo degli autocompattatori che devono sversare i rifiuti. Nonostante l'accordo raggiunto in prefettura tra il premier Berlusconi e i sindaci vesuviani, una parte dei manifestanti che si riconosce nei comitati di lotta ritiene inaccettabile la riapertura della Sari. Nella discarica sono stati effettuati ulteriori controlli e ora si attendono i risultati. Una delegazione di "mamme vulcaniche", intanto, ha lasciato temporaneamente il presidio per andare a portare la propria solidarietà ai manifestanti che si oppongono alla riapertura del sito di stoccagio di Taverna del Re, a Giugliano.

Nel frattempo anche la scorsa notte a Napoli e in provincia sono stati dati alle fiamme cassonetti e diversi cumuli di rifiuti. Circa quaranta gli interventi dei vigili del fuoco. I cassonetti, al pari dei cumuli, sono stati incendiati in diverse zone del centro storico di Napoli ma anche in piazza Garibaldi, nella zona di Capodimonte e molti i roghi a Santa Teresa degli Scalzi. Immondizia bruciata anche in periferia e in provincia. La maggior parte degli interventi dei vigili del fuoco si è registrata a Giugliano, Afragola, Casalnuovo. Diverse le auto in sosta che, a seguito, degli incendi hanno subìto danni.

 

 

 

 

2010-10-24

I sindaci dei comuni vesuviani non firmano l'intesa e Bertolaso promette: non arretriamo di un passo

Cronologia articolo24 ottobre 2010Commenta

Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2010 alle ore 14:51.

Guido Bertolaso va avanti nonostante i sindaci dei comuni vesuviani non abbiano firmato il piano per cercare una soluzione ai problemi legati alla discarica di Terzigno (guarda il video reportage) e l'allestimento di un secondo sversatoio nell'area. L'accordo andrà avanti in modo "unilaterale", ha detto il capo della Protezione civile in una conferenza stampa convocata dopo l'incontro con i sindaci dei comuni vesuviani. "Noi da questo documento non arretriamo di un passo - ha affermato Bertolaso - va altre quello che dovevamo fare, lo Stato anche in questo caso farà lo Stato. Una decisione non di fermezza ma che significa saggezza". A proposito dell'apertura della discarica di cava Vitiello, invece, "per ora è rimandata alle calende greche, per ora lì non si fa nulla: il nostro obiettivo è di non utilizzarla ma non per questo dobbiamo cancellarla". Del resto, il decreto legge - a cui fa riferimento la cava - poi convertito dalla legge 126 del 2008 in materia rifiuti è stato "approvata da larghissima parte del Parlamento per questo motivo è adesso inutile che esponenti politici, "anche alcuni miei cari amici del Pd - ha rimarcato - adesso dicano che cava Vitiello non deve essere aperta". E ha rivolto una richiesta ai sindaci del territorio affinché "isolino i violenti" e si faccia di tutto per tornare alla "normalità".

L'esito dell'incontro tra Bertolaso e i sindaci sembrava già scontato dopo le proteste della nottata e della mattinata, arrivate dopo una settimana di scontri. Proprio a questo proposito i sindaci all'uscita del vertice hanno lanciato un appello ai propri concittadini. "Faccio appello ai cittadini perchè abbiamo fiducia nelle istituzioni. Noi continueremo a dare battaglia. Basta però con atti vandalici e violenze che non fanno bene a nessuno. Serve senso civile", ha spiegato il primo cittadino di Terzigno, Domenico Auricchio. Nel complesso, i sindaci del vesuviano, dopo che la Ue è intervenuta bacchettando l'Italia, chiedono maggiori garanzie su tutte le misure: non solo per la non apertura di cava Vitiello, ma anche per la sicurezza della discarica Sari di Terzigno.

Anche se non hanno firmato il documento stilato nella serata di sabato, hanno sottolineato come da parte del capo della Protezione civile Guido Bertolaso ci sia un atteggiamento di apertura per "rispettare gli impegni". "Dobbiamo dare garanzie ai nostri cittadini se cava Sari sia sicura o meno - ha detto il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella lasciando il palazzo della Prefettura di Napoli - c'è necessità di fare gli opportuni controlli e riscontri con tecnici di nostra fiducia e capire quale sia il reale stato della discarica".

L'intesa prevede la sospensione, per tre giorni, dei conferimenti nella cava Sari per consentire non solo la copertura del terreno, ma anche l'avvio dei prelievi tecnici necessari per gli accertamenti di natura sanitaria e ambientale disposti dalle istituzioni. Un tempo necessario per attendere, inoltre, attendere il responso delle analisi alla presenza di specialisti individuati dagli enti locali. Dopo questa temporanea sospensione, nella cava Sari potranno essere sversati unicamente i rifiuti della cosiddetta "zona rossa" ossia i comuni vesuviani. L'invaso, salvo particolari criticità, dovrà essere riempito fino ad esaurimento.

In mattinata i cittadini hanno chiesto ai rispettivi sindaci di non firmare il documento sulle misure da adottare stilato proprio da Bertolaso, dal presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, e dal prefetto di Napoli Andrea De Martino. Richiesta arrivata dopo aver manifestato, come accade ormai da giorni, anche sabato notte il dissenso. Secondo i manifestanti è, infatti, inaccettabile che si parli solo di accantonamento del progetto di apertura di un secondo sversatoio all'interno di Cava Vitiello, mentre sollecitano un provvedimento legislativo che cancelli del tutto questa ipotesi. Preoccupazioni vengono espresse anche in merito alla bonifica di Cava Sari, la discarica attualmente in esercizio dalla quale si sono levati miasmi che hanno scatenato la protesta degli ultimi giorni. Un nuovo vertice tra sindaci, Bertolaso e prefetto è previsto per martedì 26 ottobre.

La protesta, intanto, è arrivata anche in città a Napoli, dove manifestanti hanno attuato posti di blocco in alcune strade, riversando immondizia accumulata accanto agli

ormai pieni ed insufficienti cassonetti. In piazza Carlo III è stato anche incendiato un autocompattatore.

Intanto c'è anche chi cerca di agire sul fronte della prevenzione. Il sindaco di Portici, Vincenzo Cuomo, in un'ordinanza vieta dal 1° novembre 2010 a tutti gli esercenti di attività commerciali del territorio, sia a posto fisso che itinerante, di fornire sacchetti per la spesa non biodegradabili.

Va registrato anche un incidente mortale verificatosi a Giugliano. Il 49enne Silvano Bonito, capoturno della società del Comune di Napoli deputata alla raccolta rifiuti, è deceduto dopo essere stato investito da una pala meccanica mentre era in corso lo smaltimento nello stabilimento Stir del centro partenopeo.

 

 

 

I sindaci dei comuni vesuviani non firmano l'intesa e Bertolaso promette: non arretriamo di un passo

Cronologia articolo24 ottobre 2010Commenta

Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2010 alle ore 14:51.

Guido Bertolaso va avanti nonostante i sindaci dei comuni vesuviani non abbiano firmato il piano per cercare una soluzione ai problemi legati alla discarica di Terzigno (guarda il video reportage) e l'allestimento di un secondo sversatoio nell'area. L'accordo andrà avanti in modo "unilaterale", ha detto il capo della Protezione civile in una conferenza stampa convocata dopo l'incontro con i sindaci dei comuni vesuviani. "Noi da questo documento non arretriamo di un passo - ha affermato Bertolaso - va altre quello che dovevamo fare, lo Stato anche in questo caso farà lo Stato. Una decisione non di fermezza ma che significa saggezza". A proposito dell'apertura della discarica di cava Vitiello, invece, "per ora è rimandata alle calende greche, per ora lì non si fa nulla: il nostro obiettivo è di non utilizzarla ma non per questo dobbiamo cancellarla". Del resto, il decreto legge - a cui fa riferimento la cava - poi convertito dalla legge 126 del 2008 in materia rifiuti è stato "approvata da larghissima parte del Parlamento per questo motivo è adesso inutile che esponenti politici, "anche alcuni miei cari amici del Pd - ha rimarcato - adesso dicano che cava Vitiello non deve essere aperta". E ha rivolto una richiesta ai sindaci del territorio affinché "isolino i violenti" e si faccia di tutto per tornare alla "normalità".

L'esito dell'incontro tra Bertolaso e i sindaci sembrava già scontato dopo le proteste della nottata e della mattinata, arrivate dopo una settimana di scontri. Proprio a questo proposito i sindaci all'uscita del vertice hanno lanciato un appello ai propri concittadini. "Faccio appello ai cittadini perchè abbiamo fiducia nelle istituzioni. Noi continueremo a dare battaglia. Basta però con atti vandalici e violenze che non fanno bene a nessuno. Serve senso civile", ha spiegato il primo cittadino di Terzigno, Domenico Auricchio. Nel complesso, i sindaci del vesuviano, dopo che la Ue è intervenuta bacchettando l'Italia, chiedono maggiori garanzie su tutte le misure: non solo per la non apertura di cava Vitiello, ma anche per la sicurezza della discarica Sari di Terzigno.

Anche se non hanno firmato il documento stilato nella serata di sabato, hanno sottolineato come da parte del capo della Protezione civile Guido Bertolaso ci sia un atteggiamento di apertura per "rispettare gli impegni". "Dobbiamo dare garanzie ai nostri cittadini se cava Sari sia sicura o meno - ha detto il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella lasciando il palazzo della Prefettura di Napoli - c'è necessità di fare gli opportuni controlli e riscontri con tecnici di nostra fiducia e capire quale sia il reale stato della discarica".

L'intesa prevede la sospensione, per tre giorni, dei conferimenti nella cava Sari per consentire non solo la copertura del terreno, ma anche l'avvio dei prelievi tecnici necessari per gli accertamenti di natura sanitaria e ambientale disposti dalle istituzioni. Un tempo necessario per attendere, inoltre, attendere il responso delle analisi alla presenza di specialisti individuati dagli enti locali. Dopo questa temporanea sospensione, nella cava Sari potranno essere sversati unicamente i rifiuti della cosiddetta "zona rossa" ossia i comuni vesuviani. L'invaso, salvo particolari criticità, dovrà essere riempito fino ad esaurimento.

In mattinata i cittadini hanno chiesto ai rispettivi sindaci di non firmare il documento sulle misure da adottare stilato proprio da Bertolaso, dal presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, e dal prefetto di Napoli Andrea De Martino. Richiesta arrivata dopo aver manifestato, come accade ormai da giorni, anche sabato notte il dissenso. Secondo i manifestanti è, infatti, inaccettabile che si parli solo di accantonamento del progetto di apertura di un secondo sversatoio all'interno di Cava Vitiello, mentre sollecitano un provvedimento legislativo che cancelli del tutto questa ipotesi. Preoccupazioni vengono espresse anche in merito alla bonifica di Cava Sari, la discarica attualmente in esercizio dalla quale si sono levati miasmi che hanno scatenato la protesta degli ultimi giorni. Un nuovo vertice tra sindaci, Bertolaso e prefetto è previsto per martedì 26 ottobre.

La protesta, intanto, è arrivata anche in città a Napoli, dove manifestanti hanno attuato posti di blocco in alcune strade, riversando immondizia accumulata accanto agli

ormai pieni ed insufficienti cassonetti. In piazza Carlo III è stato anche incendiato un autocompattatore.

Intanto c'è anche chi cerca di agire sul fronte della prevenzione. Il sindaco di Portici, Vincenzo Cuomo, in un'ordinanza vieta dal 1° novembre 2010 a tutti gli esercenti di attività commerciali del territorio, sia a posto fisso che itinerante, di fornire sacchetti per la spesa non biodegradabili.

Va registrato anche un incidente mortale verificatosi a Giugliano. Il 49enne Silvano Bonito, capoturno della società del Comune di Napoli deputata alla raccolta rifiuti, è deceduto dopo essere stato investito da una pala meccanica mentre era in corso lo smaltimento nello stabilimento Stir del centro partenopeo.

 

 

 

 

I numeri e gli autogol dei governatori sul nucleare. Le Regioni che consumano più di quanto producono

di Federico RendinaCronologia articolo23 ottobre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2010 alle ore 16:05.

L'ultimo a mettere in imbarazzo il governo e la sua maggioranza è stato il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni. Grande e unanime il sostegno di tutti gli uomini del centrodestra al piano per il rinascimento nucleare italiano. Ma dalle parole ai fatti, contrari, il passo è breve. Il neoministro dello sviluppo Paolo Romani aveva attribuito a Formigoni una "disponibilità", se non altro, a parlare di una centrale nucleare in Lombardia? Apriti cielo. È bastata qualche ora di confronto di Formigoni con i suoi perché fosse opportuno un "chiarimento".

Ottimo il piano nucleare nazionale ma una centrale in Lombardia è inopportuna in quanto - così se la cava Formigoni - inutile: la regione è energeticamente autosufficiente. l'argomentazione per la verità non è nuova tra i capi regionali del centrodestra. Qualcosa di molto simile lo aveva detto Renata Polverini, non appena nominata governatore del Lazio, sciogliendo il suo pensiero sul nucleare, prudentemente nascosto fino al giorno prima delle elezioni: "la regione sarà prestissimo autosufficiente e sarà persino in surplus".

Argomentazioni in ogni caso capziose, osservano in molti: al giorno d'oggi il concetto di autarchia energetica regionale non è facile da giustificare né da spiegare. Ma l'imbarazzo, quello vero, ha altre solidissime ragioni.

Anche prendendo per buoni i criteri usati dai governatori del Pdl "nuclearisti sì ma a casa degli altri" sono gli stessi criteri analitici su cui si basano queste argomentazioni a smentire la tesi, clamorosamente. Lombardia e Lazio in surplus elettrico? Niente affatto.

Prendiamo la Lombardia e diamo un'occhiata al sito Web di Terna, il gestore della rete di trasmissione elettrica nazionale e quindi supremo testimone dello stato dei fatti. Bene, anzi male. La Lombardia è in deficit elettrico strutturale. Consuma più di quel che produce. Nel 2009 lo squilibrio e addirittura aumentato rispetto all'anno precedente: oltre 21mila gigawattora (erano 17mila nel 2008), un terzo o poco meno (32%) del fabbisogno regionale. Un deficit che la regione governata da Formigoni colma "trattenendo" addirittura la metà dell'energia frutto di tutte le importazioni italiane di elettricità dall'estero, che passano proprio di lì. Entrano in Lombardia 23mila GWh, ne escono verso le altre regioni italiane meno di 2mila, mentre l'intero territorio nazionale per fronteggiare il suo deficit globale di elettricità importa circa 14% del suo fabbisogno (45mila giga wattora su circa 320 mila consumati nel 2009)

Vero è che nel 2010 è proseguita l'opera di potenziamento del nostro sistema elettrico, e che con il pieno regime delle nuove centrali frutto anche e soprattutto della liberalizzazione del settore stiamo velocemente recuperando un equilibrio potenziale o addirittura un surplus della nostra capacità di generazione. Ma se guardiamo agli equilibri produttivi regionali e li correliamo alla spinosa questione delle nuove centrali nucleari ecco alcune incontrovertibili evidenze.

Prima evidenza: stando ai dati di fine 2009 il saldo di dipendenza dalle importazioni dell'intero Paese (45mila GWh) corrisponde a quanto potrebbero produrre i quattro reattori nucleari Epr "tricolori" che Enel e Edf vorrebbero realizzare nel nostro paese.

Passiamo alle evidenze regionali. Governatori e relative popolazioni da esonerare perché non importano, e magari esportano elettricità? Sorpresa, ma non troppo: proprio la Lombardia è la regione italiana con il deficit più elevato di tutte in termini assoluti, più del doppio della media nazionale. Seguono Veneto (-15.275 GWh, 50,5%), Lazio (-13.154 GWh, 52,5%) Campania (-9mila GWh, 48%), Marche (-4.mila GWh, 51 per cento).

Tutti territori che sulla base alle argomentazioni autogol di Formigoni e Polverini, che naturalmente vanno verificate quando saranno disponibili dati 2010 (il Lazio in effetti potrebbe contare sulla nuova produzione a carbone pulito della centrale Enel di Civitavecchia), dovrebbero correre e combattere non per ostacolare ma per ospitare le nuove centrali nucleari. Lo stesso dovrebbero fare i governatori del Veneto, delle Marche, della Campania e della Basilicata, che producono la metà dell'elettricità che consumano. Se la possono giocare la Sicilia, Sardegna e il Friuli, che sono il sostanziale equilibrio. Strada concettualmente sbarrata alle centrali nucleari, stando al ragionamento di Formigoni, per le regioni che sono in evidente surplus di produzione elettrica: il Trentino grazie all'idroelettrico, ma anche la Liguria e la Calabria (50% in più rispetto ai consumi), il Molise con la sua produzione triplicata rispetto al fabbisogno, la Puglia (ben oltre il doppio). L'aritmetica, in politica, si sa, fa brutti scherzi.

Il bilancio elettrico regione per regione

 

 

Formigoni e Moratti contrari al nucleare: alla Lombardia non servono centrali. Vota il sondaggio

Cronologia articolo20 ottobre 2010Commenti (3)

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2010 alle ore 18:57.

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"La Lombardia ha praticamente raggiunto l'autosufficienza energetica quindi in questo momento non c'é bisogno di centrali di nessun tipo". Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, con queste parole prende le distanze da quanto detto ieri dal neoministro allo Sviluppo economico, Paolo Romani, che aveva parlato della possibilità che una delle nuove centrali in programma fosse realizzata in Lombardia. (Cosa ne pensi? Vota il sondaggio).

Il ministro aveva detto che Formigoni non aveva opposizioni pregiudiziale all'arrivo del nucleare in Lombardia. Formigoni oggi ha anche sottolineato che "le procedure nazionali non hanno ancora stabilito le modalità con cui saranno individuati i siti".

Anche il sindaco di Milano Letizia Moratti si schiera sul fronte dei contrari alla realizzazione di centrali nucleari in Lombardia. "Sono sulla linea del presidente Formigoni - ha detto il sindaco a margine della cerimonia di commemorazione della strage di Gorla -, no al nucleare in Lombardia! non abbiamo bisogno di impianti nucleari".

La localizzazione delle centraliavverrà proprio dopo una prima "certificazione" del territorio da parte dell'Agenzia. Lo stesso Romani ha detto che il processo deve ancora iniziare, e che tutto dovrà comunque avvenire "con il concorso degli enti locali a partire dalle regioni, e dei cittadini". (Si veda la mappa dei siti possibili per lo stoccaggio delle scorie).

 

 

 

 

2010-10-22

Berlusconi: in dieci giorni stop ai problemi della discarica di Terzigno. La Ue: l'Italia faccia presto

di Claudio TucciCronologia articolo22 ottobre 2010Commenti (3)

Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2010 alle ore 12:50.

Niente dichiarazioni di stato di emergenza, ma avanti tutta con il piano rifiuti: è questa la linea dettata dal premier Silvio Berlusconi, nel corso del consiglio dei ministri per risolvere la situazione di emergenza rifiuti in Campania. Per Berlusconi, che dopo la riunione dei ministri, ha presieduto un tavolo straordinario ad hoc sui problemi campani, la situazione potrà tornare nella norma "in 10 giorni". L'attività per lo smaltimento dell'emergenza rifiuti a Terzigno "sarà diretta da Guido Bertolaso, che si trasferisce a Napoli", ha aggiunto il premier, e sarà attuata, dopo la rottura dell'incarico all'Asia, sostituita dai tecnici della

Protezione Civile, "d'intesa con le istituzioni locali". Berlusconi ha anche garantito "la disponibilità di fondi per le opere di compensazione: 14 milioni che riguardano Terzigno".

"Il termovalorizzatore di Acerra funziona a funzionerà sempre meglio", ha detto Guido Bertolaso, che ha spiegato come siano previste dalla legge altre tre discariche "che verranno aperte in tempo utile". I ministri dell'Ambiente e delle Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna avrebbero anche sollecitato la rapida approvazione di un decreto legge sulle compensazioni, illustrato in cdm, che consentirebbe di finanziare quei comuni interessati dalle discariche. Per questo decreto, avrebbero detto le due ministre, sono necessari fondi immediati.

Dalla Commissione europea intanto si esprime "preoccupazione" per quanto sta avvenendo nel napoletano sul fronte dei rifiuti. Il portavoce del commissario all'ambiente, Janez Potocnik, ha parlato di "situazione seria", auspicando che le autorità italiane "risolvano la questione il più presto possibile e in maniera adeguata"

"Basta con le bugie", sottolinea il sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino. La crisi nello smaltimento rifiuti nel napoletano non dipende da Napoli e dalla sua percentuale di differenziata, ha detto: "noi siamo al 19%; e allora - fa notare - a Palermo, che è al 4%, cosa si imputa?

Intanto la situazione in Campania resta calda. Cariche della polizia anche a Sant'Arcangelo Trimonte, nel beneventano, contro i manifestanti che si stanno opponendo allo sversamento dei rifiuti nella discarica. Uno dei manifestanti è rimasto ferito a una gamba. Intanto a Terzigno (Na) i manifestanti hanno collocato alcune bandiere tricolore sulla barricata realizzata, anche con materassi e pezzi di legno, sull'area dalla quale dovranno transitare i compattatori dei rifiuti diretti alla discarica. "Adesso - dicono le persone in protesta - per far passare i camion le forze dell'ordine dovranno strappare quelle bandiere sulle quali hanno giurato fedeltà alla Repubblica". A Napoli, nel centro della città, a via San Giacomo, un cumulo di rifiuti tiene bloccata al parcheggio l'automobile di un disabile.

Rassicurazione arrivano dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio, che ha escluso rischi per la salute a causa dell'emergenza rifiuti. Fazio ha confermato che sono in corso controlli sulla eventuale presenza di diossina negli alimenti, legata alla combustione dei rifiuti che avviene per strada. "Anche nell'emergenza passata avevamo effettuato controlli, ora realizzati dalla regione, ma - ha aggiunto Fazio - non sono stati riscontrati valori anomali".

 

 

 

 

 

 

 

2010-10-21

Notte di scontri a Terzigno tra polizia e manifestanti, distrutte vetrine di negozi a Boscoreale

Cronologia articolo21 ottobre 2010Commenta

Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2010 alle ore 09:05.

Momenti di forte tensione a Boscoreale (Napoli), dove un gruppo di persone armate di bastoni ha distrutto le vetrine di diversi negozi del centro storico. La notizia del raid, che si inserisce nel clima difficile scaturito dall'annuncio della seconda discarica in località cava Vitiello a Terzigno, ha gettato nel panico molti genitori che sono andati a scuola a prendere i loro figli prima della fine dell'orario scolastico.

Intanto è passata una nuova notte di scontri nei pressi della discarica di Terzigno. La tensione, già alta nelle ultime settimane, ha avuto un'impennata nella tarda serata di ieri quando si è diffusa la notizia che si procederà, senza esitazioni, alla realizzazione del secondo invaso nell'ex cava Vitiello. Una discarica che, per dimensioni, dovrebbe essere la più grande d'Europa.

La decisione è stata assunta dai parlamentari campani del Pdl che hanno avuto un incontro a Roma con il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. Il procedere nell'allestimento del sito, così come previsto dalla legge, vede contrari i cittadini e i sindaci della zona vesuviana preoccupati non solo dall'inquinamento delle falde acquifere che potrebbe aggravarsi con l'arrivo di nuova immondizia, ma anche dalle conseguenze per la già fragile economia del posto: dall'uva utilizzata per i famosi vini del Vesuvio, fino alle produzioni di albicocche e pomodorini del "piennolo". Ad esasperare gli abitanti anche i miasmi provenienti dalla discarica già aperta e ormai prossima alla saturazione, quella nell'ex cava Sari.

A Terzigno, la situazione è stata più o meno tranquilla fino alla mezzanotte poi, un primo lancio di pietre e lacrimogeni si è verificato sia in via Zabatta che in via Panomarica. Poco dopo l'una, quando la polizia è riuscita a sgomberare l'accesso al sito, si sono verificati nuovi scontri. Un'auto in dotazione alla Questura di Firenze e parcheggiata in strada è stata prima accerchiata poi rovesciata e data alle fiamme. C'è stato un lancio di pietre e oggetti contro le forze dell'ordine e veri e propri corpo a corpo fino alle cariche.

Alcuni manifestanti hanno denunciato di essere rimasti contusi e molti hanno riportato le conseguenze del lancio di lacrimogeni. Due le persone fermate, una donna e un ragazzo, per essere identificati, che poi sono stati rilasciati. Oltre 200 gli agenti, in assetto antisommossa e circa una quarantina i mezzi blindati impegnati nella notte mentre a scendere in strada sono stati migliaia di abitanti della zona, compresi donne e bambini. All'alba la situazione è tornata alla normalità e anche gli accessi che inibivano l'arrivo alla discarica sono stati liberati.

 

 

 

 

Incuria, malaffare, improduttività. Viaggio alle radici del caos rifiuti (con piccolo glossario esplicativo)

dal nostro inviato Mariano MaugeriCronologia articolo20 ottobre 2010Commenti (1)

Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 08:01.

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NAPOLI - I ciucci non volano, si dice a Napoli. E la monnezza neppure. Le leggi della fisica non sono opinabili. E il precipitato delle scorie prodotte quotidianamente da un milione di essere umani sembra riecheggiare il motto degli anni Settanta: il privato è pubblico. Pure la monnezza è pubblica, uno spettacolo degno del migliore Don De Lillo di Underworld. Il software dei rifiuti è implacabile: O' spettacolo ra monnezza, l'hanno ribattezzato i napoletani.

La cacca in scatola di Piero Manzoni faceva bella mostra di sé nel museo Madre di arte contemporanea lasciato ai posteri dal bassolinismo. Provocatoriamente, Manzoni la vendeva agganciandola al fixing dell'oro. Vale oro pure la monnezza che, come scriveva De Lillo, "è gemella del diavolo perché è la storia segreta, la storia che sta sotto". Chi sono i diavoli e chi ha scritto le storie segrete di Napoli? Ecco un breve glossario.

A come Asìa, Azienda servizi Igiene ambientale. Inventata da Bassolino nel 1999. Napoli è stata l'ultima grande città italiana ad avere una municipalizzata dei rifiuti. Ma è un trucco. La raccolta in oltre due terzi della città è affidata a un'azienda privata di proprietà dell'imprenditore veneziano Stefano Gavioli: Enerambiente è una delle 35 società del suo inestricabile impero. Lui la eredita dalla Slia di Manlio Cerroni, l'ottavo re di Roma e proprietario della più grande discarica europea, quella di Malagrotta. Slia viene incorporata in Enerambiente perché incappa in una certificazione antimafia che ipotizza legami con la criminalità. I 2.500 dipendenti di Asìa ripuliscono solo un terzo della città. I 400 operai a libro paga di Gavioli tutto il resto.

Sproporzione evidente. Dice Paolo Giacomelli, assessore all'Igiene urbana di Napoli: "Almeno cinquecento dipendenti di Asìa sono improduttivi. Senza di loro risparmieremmo 15 milioni l'anno". Anche Enerambiente è oggetto di un esame dell'antimafia recapitato all'Asìa dalla Prefettura di Venezia. Nel corso di un'interrogazione parlamentare, il deputato del Pdl abruzzese Daniele Toto (la società di Gavioli è socia anche di Teramo Ambiente) ha chiesto "se risponde al vero che in Enerambiente lavori un personaggio che agisca da anello di congiunzione tra i clan di Castellammare di Stabia e la Sacra Corona Unita".

Nel frattempo, l'imprenditore veneziano ha allontanato l'amministratore delegato Giovanni Faggiano, coinvolto nella tangentopoli brindisina, e ha congelato Corrado Cigliano, uomo chiave dell'azienda a Napoli, figlio dell'ex assessore socialista alla Nettezza urbana di Napoli Antonio Cigliano, fratello di Giuseppe, anche lui in forza a Enerambiente, e Dario, consigliere comunale e provinciale a Napoli. Cigliano Spa.

D come discariche: vietate tassativamente su tutto il territorio dell'Unione europea dal 2003. Quella di Chiaiano sarà stracolma in primavera. La cava Sari di Terzigno in autunno. Dal 2011, in Campania, tutti i poteri in materia di rifiuti passeranno alle Province, così come prevede la legge 26 del 2010. Ora tocca al presidente della Provincia, Gigino Cesaro, scovare le aree capaci di accogliere i rifiuti di 3 milioni di persone (un milione a Napoli, due distribuiti tra i 92 Comuni della Provincia). La Regione nel frattempo ha bandito una gara rivolta alle aziende "disponibili alla fornitura di servizi per lo smaltimento dei rifiuti fuori regione e in territorio comunitario". La monnezza non vola ma si può sempre spostare.

R come raccolta differenziata. Il ciclo dei rifiuti è articolato in tre fasi: raccolta, trattamento e smaltimento. Più la differenziata è spinta, più si semplificano gli altri passaggi. L'obiettivo fissato dall'Esecutivo per i Comuni campani alla fine del 2010, cioè il 35% di differenziata, non sarà raggiunto neppure nel 2011, quando si dovrebbe toccare il 50 per cento. A Palazzo San Giacomo sostengono che per un progetto credibile di differenziata servirebbero almeno 60 milioni ma le casse della terza città italiana sono esangui: Tarsu evasa per oltre il 40%, crediti inesigibili per almeno 50 milioni. Silvio Berlusconi annunciò una massiccia campagna di comunicazione per invogliare i napoletani alla differenziata mai apparsa sui teleschermi. Dice l'assessore Giacomelli, il tecnico romano chiamato dalla Iervolino durante i giorni della vergogna: "I napoletani sono scettici. Pensano che la differenziata non serva oppure che il loro vicino di casa non la farà mai". Il cerchio si chiude se si analizza la composizione sociale e la struttura urbana dei quartieri popolari. "Alla Sanità, a Forcella, ai quartieri Spagnoli, in certe zone di Scampia o San Giovanni a Teduccio, quelle con il più alto tasso di degrado, la differenziata è una battaglia persa in partenza", spiega Michele Petrone, l'uomo dell'Asìa che coordina il progetto. Einstein diceva: meglio essere ottimisti è avere torto, che pessimisti e aver ragione.

T come termovalorizzatori. Quello di Acerra funziona a intermittenza. A2A Partenope non ha smentito la ristrutturazione radicale di tutti e tre i forni. Per rivedere le tre linee in funzione si dovrà aspettare la metà del 2011. A complicare la situazione ci sono i ritardi accumulati per la costruzione del termovalorizzatore di Napoli est, quello che nel piano Bertolaso avrebbe dovuto risolvere l'emergenza di Napoli. Una commedia degli equivoci: la scelta del luogo spetta alla Iervolino che indica i Campi flegrei. O' termovalorizzatore 'ncoppa o vulcano. Un modo per dire: non mi assumo nemmeno questa responsabilità. Riprende il pallino Bertolaso che indica la zona orientale. Il sottosegretario potrebbe espropriare i terreni ma preferisce attendere che sia la Regione, bloccata dalle elezioni, a seguire l'iter ordinario. La delibera della giunta Caldoro è dell'agosto 2010. A giorni si aspetta il trasferimento delle aree al Comune. Gara lampo, almeno si spera, e poi la costruzione in quattro o cinque anni. E a quel punto pure i ciucci potranno volare.

 

 

 

 

 

 

 

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